Saints Dorothea, Agnes, and Kunigunde Lucas Cranach (1472-1553) Francisco de Osona (1465-1518) Andrea Bonaiuti (1343–1377)
"Gino" di Roberto Angero N on era mai stanco di camminare Gino, anche adesso che andava per gli 80, sopratutto per andare a godersi il suo panorama preferito. Lui <strong>Somma</strong>, la girava a piedi e, trovava sempre qualcuno con cui chiacchierare. Quando più giovane si trasferì a <strong>Somma</strong> dal sud, trovò subito lavoro in una delle tante fabbriche presenti: un vanto per la nostra città. Partiva di buon ora la mattina, si fermava dalla “Pattina” a prender le sigarette e poi su per la salita del Castello per raggiungere la sua ditta. Portava con se un sacchetto, in cui teneva la gavetta con il pranzo preparato con amore dalla moglie, insieme ad una bottiglia di vetro piena d’acqua, a volte con una bustina di frizzantina. Gino apparteneva a quei tempi che furono: quei tempi in cui quando ti stancavi del tuo lavoro, il giorno dopo a <strong>Somma</strong> ne trovavi subito uno nuovo senza problemi, sempre a piedi e sempre con la gavetta pronta. La sera quando suonava la sirena poi si ritornava: un salto dal lattaio o dal prestinaio e poi dritto a casa. Non importa se c’era pioggia o c’era il sole: Gino accompagnava il suo cammino osservando gli edifici che all'epoca cominciavano a crescere. Vedeva <strong>Somma</strong> trasformarsi ogni giorno e diventare città. Un sabato Gino, visto che non lavorava, decise di farsi un giro per le zone boschive, quelle note solo ai contadini ed ai boscaioli del posto. Lui, abituato alla solita strada cittadina piena di cantieri, decise di esplorare altri posti e si incamminò verso <strong>Somma</strong> bassa. Si ricordava che qualche tempo prima, con un amico sommese, era andato a raccogliere in autunno le castagne. Gli era rimasta impressa la lunga strada con le borse piene e pesanti. Non si ricordava benissimo la strada ma si ricorda della fatica. Così quel mattino presto Gino partì. Il tempo e la memoria non aiutano ora a ricordare ma Gino da solo, entrò nel bosco e camminò per ore, senza però più trovar la strada di casa. Preso un po' dalla preoccupazione e un po' dalla fame, incomincio ad allungare il passo ma le strade gli sembravano tutte uguali. Sconfortato, decise di sedersi. Proprio in quell'istante però Gino, casualmente tra due robinie vide per la prima volta il fiume Ticino dall'alto. Gino rimase a bocca aperta dallo spettacolo che questo panorama si propose a lui, nonostante gli brontolasse lo stomaco. Sono passati tanti anni, ma ancora oggi Gino spesso si perde come allora. Purtroppo l'alzheimer non gli permette più di ritrovare la strada, ma ogni volta che lo accompagnano li, spesso dice di aver fame.