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Marzo 2018

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storia<br />

20<br />

LIVORNOnonstop<br />

Livornese, generale napoleonico ma sopratutto un precursore del Risorgimento, “due volte dimenticato”.<br />

Cosimo Del Fante, chi era costui?<br />

di Roberto Mocci<br />

L’idea di occuparmi di Cosimo<br />

Del Fante, come talvolta accade,<br />

ha avuto origine da un<br />

evento banale: l’essermi accorto<br />

che sotto la lapide marmorea<br />

indicante la via omonima, quella<br />

posta all’incrocio con la via<br />

Buontalenti, riporta, oltre alla<br />

data di nascita e di morte, la<br />

dizione “Generale napoleonico”<br />

(ciò che invece non appare nelle<br />

altre due targhe collocate agli<br />

estremi della strada stessa con<br />

piazza Guerrazzi e scali Bettarini).<br />

“Generale napoleonico”: definizione<br />

un po’ imprecisa a dire<br />

il vero, ma che, quantomeno,<br />

dava l’idea del periodo storico<br />

in cui il nostro concittadino era<br />

vissuto.<br />

Il secondo motivo è stato dettato<br />

dall’interesse che non poche<br />

persone, di ogni fascia<br />

d’età, mi hanno dimostrato<br />

chiedendomi: “Conosciamo la<br />

Via, ma... chi era Cosimo Del<br />

Fante?”. Così ho iniziato una ricerca<br />

presso la Biblioteca Labronica,<br />

la Biblioteca dell’Accademia<br />

Navale e presso altri<br />

Enti e istituzioni che mi potessero<br />

fornire notizie su Del Fante.<br />

L’imprecisione della targa,<br />

alla quale ho fatto riferimento,<br />

sta nel fatto che, Cosimo Damiano<br />

Del Fante, combatté numerose<br />

campagne napoleoniche<br />

che gli valsero due delle<br />

onoreficienze più importanti all’epoca:<br />

la Croce di Cavaliere<br />

dell’Ordine della Corona di Ferro<br />

e la Legion d’Onore napoleonica,<br />

oltre al titolo di Nobile<br />

dell’Impero, trasmissibile agli<br />

eredi, ottenuto per la conquista<br />

della fortezza di Gerona, in<br />

Spagna.<br />

Ma Cosimo si era arruolato volontario<br />

nel 1803 a Reggio Emilia,<br />

dove sei anni prima era nato<br />

il Tricolore, quando la Repubblica<br />

Cisalpina ancora non era<br />

divenuta Regno d’Italia (1805),<br />

con sovrano Napoleone Bonaparte<br />

e Viceré il figlio di primo<br />

letto dell’imperatrice Giuseppina<br />

Bonaparte, Eugèn de Beauharnais.<br />

Del Fante infatti, rimase sempre<br />

un soldato italiano, fino alla sua<br />

morte, avvenuta a Krasnoe, il<br />

16 novembre del 1812, durante<br />

la ritirata di quel che rimaneva<br />

della Grande Armée, dopo l’invasione<br />

della Russia del giugno<br />

1812. Come accadde 130 anni<br />

più tardi durante l’invasione<br />

germanica della Russia (i punti<br />

di contatto tra i due eventi, così<br />

lontani nel tempo, sono impressionanti),<br />

allorquando gli Alpini<br />

durante la tremenda ritirata,<br />

riuscirono a fare uscire dall’accerchiamento<br />

i resti delle divisioni<br />

italiane (i sopravvissuti,<br />

tra i quali erano molti i feriti e i<br />

congelati, furono circa 30 mila)<br />

combattendo un disperata battaglia<br />

presso la città di Nikolaijevka.<br />

Quel 16 di novembre<br />

La lapide posta sull’angolo tra la via Del Fante e la via Buontalenti.<br />

La locandina della mostra.<br />

Questa la locandina di presentazione<br />

della conferenza del Dr. Roberto<br />

Mocci che recentemente ha<br />

tenuto al C.R.D.D. su “Cosimo<br />

Damiano Del Fante; un precursore<br />

del Risorgimento” e sulla storia<br />

della Livorno del suo tempo.<br />

del 1812, accadde un fatto analogo:<br />

le colonne di sbandati in<br />

ritirata da Mosca, continuamente<br />

attaccate dai cosacchi, erano<br />

state accerchiate presso i campi<br />

innevati della città di Krasnoe,<br />

punto di passaggio obbligato<br />

per la ritirata verso<br />

ovest, dove il comandante in<br />

capo russo Kutuzov, aveva teso<br />

loro una trappola.<br />

Del Fante, con i pochi uomini<br />

ancora in grado di combattere<br />

(le fonti parlano di duecentocinquanta<br />

- trecento uomini), allo<br />

scopo di evitare la cattura del<br />

Viceré Eugenio e dello stesso<br />

Napoleone - ricordiamo che<br />

poco tempo prima, l’imperatore<br />

dei francesi, era sfuggito quasi<br />

per miracolo alla cattura, da parte<br />

di un drappello di cosacchi -<br />

si gettò contro i reparti russi che<br />

avevano occupata la strada<br />

principale e al costo della sua<br />

vita e di quella dei suoi uomini,<br />

riuscì a sfondare e a permettere<br />

la ritirata ai resti dell’armata, che<br />

adesso contava solo poche decine<br />

di migliaia di uomini.<br />

Parlare di comportamento eroico,<br />

in questo caso, non credo<br />

possa dare adito a letture “retoriche”:<br />

primo, perché gli italiani<br />

accorsi sotto il primo Tricolore,<br />

erano realmente animati da amor<br />

patrio, che altro non è, alla fine,<br />

se non l’amore per le proprie famiglie,<br />

per la terra in cui si è nati<br />

e cresciuti, l’amore per la Tradizione,<br />

che veniva quasi quotidianamente<br />

“raccontata” e trasmessa<br />

dai genitori ai figli.<br />

Comunque, tornando a noi, ripassarono<br />

il fiume Niemen, confine<br />

del Ducato di Varsavia, 30<br />

mila reduci, quel che restava dei<br />

circa 600 mila uomini (di cui circa<br />

un terzo erano francesi, gli<br />

altri appartenevano alle nazioni<br />

alleate o occupate dall’esercito<br />

francese: italiani, polacchi, austriaci,<br />

prussiani, spagnoli, solo<br />

per citare i contingenti numericamente<br />

più importanti) che il<br />

22 giugno 1812 avevano invaso<br />

la Russia.<br />

Ho definito Del Fante un precursore<br />

del Risorgimento perché,<br />

come molti appartenenti<br />

alla sua generazione, era rimasto<br />

profondamente colpito dagli<br />

ideali che provenivano d’oltralpe.<br />

Lo dimostra il suo arruolamento<br />

come volontario a Reggio<br />

Emilia e la folgorante carriera<br />

ottenuta per meriti ‘sul campo’<br />

e non grazie alla sua posizione<br />

sociale.<br />

Cosimo infatti, nacque a Livorno<br />

il 27 settembre del 1781 in<br />

‘Casa Costantini’, un bel palazzo<br />

sulla via Grande al n. Civico<br />

33 (oggi n. 110, presso l’angolo<br />

Nord-Ovest della Piazza, dove<br />

da anni esiste una libreria), figlio<br />

di Gioacchino e Uliva, rispettivamente<br />

cuoco e governante<br />

del Signor Costantini, un<br />

anziano signore che aveva fatto<br />

fortuna grazie al commercio.<br />

Egli volle dare un futuro a Cosimo,<br />

considerato come un figlio,<br />

pagandogli gli studi presso i<br />

padri Barnabiti. Il ragazzo era<br />

sveglio e d’intelletto pronto.<br />

Prediligeva lo studio delle lingue<br />

e della matematica. Oltre al<br />

latino, conosceva il france-<br />

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