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Binge drinking: il problema dei giovani che ci bevono su “L’alcol è un anestetico che permette <strong>di</strong> sopportare l’operazione della vita” <strong>di</strong>sse George Bernard Shaw, scrittore e drammaturgo irlandese. Una pillola <strong>di</strong> vita con<strong>di</strong>visibile? Su due pie<strong>di</strong> in molti <strong>di</strong>rebbero <strong>di</strong> sì, ma la verità è che quasi tutti conoscono ormai gli effetti negativi causati dall’abuso <strong>di</strong> alcol e, a conti fatti, il gioco non vale la candela: i danni che il consumo <strong>di</strong> alcolici è in grado <strong>di</strong> provocare superano senza dubbio i lati positivi che sembra poter avere sull’in<strong>di</strong>viduo. E allora perché il numero <strong>di</strong> adolescenti che bevono alcol fuori dai pasti è in aumento? Perché il binge drinking – ovvero l’assunzione incontrollata <strong>di</strong> bevande alcoliche – è sempre più <strong>di</strong>ffuso? Perché i centri me<strong>di</strong>ci hanno registrato un notevole aumento delle richieste <strong>di</strong> consulenza proprio in merito a questo problema? Se oggi come oggi i giovani sono più informati rispetto ad una volta, se la piaga dell’ignoranza per quel che riguarda le problematiche sociali più <strong>di</strong>ffuse è stata in gran parte risanata, perché l’alcolismo giovanile non è ancora stato superato e non rappresenta ancora un brutto capitolo della storia a cui è stata messa la parola ‘fine’? Purtroppo non sembra affatto facile risolvere questo problema che è ancora oggi una questione sociale parecchio spinosa. Gli adolescenti del ventunesimo secolo, non meno <strong>di</strong> quelli dei secoli precedenti, sono vulnerabili e tutto ciò che li circonda sembra poterli influenzare, nel bene e nel male. Ogni aspetto della vita, durante l’adolescenza, sembra essere messo alla prova: la stabilità tipica dell’infanzia viene perduta, le certezze lasciano spazio ai dubbi su se stessi e sulla propria esistenza, quei limiti che un tempo garantivano protezione e sicurezza ora <strong>di</strong>ventano barriere da superare, confini da oltrepassare in nome dell’emancipazione personale; l’adolescenza è una fase <strong>di</strong> transizione, un momento complesso della vita <strong>di</strong> ciascuno in cui ogni obiettivo è una conquista ed un passo avanti verso la costituzione della propria in<strong>di</strong>vidualità. Ed è proprio qui che entra in gioco l’alcol, visto come un mezzo <strong>di</strong> facilitazione, una strada alternativa e più breve per raggiungere quell’in<strong>di</strong>pendenza tanto desiderata e <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong>. L’emotività dei giovani è costantemente messa alla prova, soprattutto nei momenti <strong>di</strong> relazione e socialità: sebbene per gli adolescenti rapportarsi ai propri coetanei risulti sicuramente un’esperienza piacevole, vi è sempre una componente <strong>di</strong> stress – talvolta impercettibile dall’esterno – dovuta alla paura del giu<strong>di</strong>zio altrui e del proprio che spinge ogni giovane a comportarsi secondo delle regole sociali implicite. Questo porta all’utilizzo <strong>di</strong> alcol o <strong>di</strong> altre sostanze al fine <strong>di</strong> inibire le tensioni dovute a questa situazione e <strong>di</strong> affrontare così più facilmente i rapporti con gli altri. Ma le cause dell’abuso <strong>di</strong> alcolici tra i più piccoli non si limitano a questo: la pressione me<strong>di</strong>atica gioca un ruolo fondamentale nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> questo fenomeno. Da tempo si sta ormai <strong>di</strong>ffondendo il modello <strong>di</strong> consumo anglosassone che, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello italiano e me<strong>di</strong>terraneo, non considera la bevanda alcolica come qualcosa <strong>di</strong> piacevole da gustare limitatamente durante i pasti, ma come un mezzo per ‘sballarsi’ durante il resto della giornata. I giovani cercano l’alcol <strong>di</strong>sinibitore così come ogni tipo <strong>di</strong> sostanza in grado <strong>di</strong> farli sentire più forti, meno impacciati, più capaci <strong>di</strong> integrarsi - almeno apparentemente - in un gruppo <strong>di</strong> pari. E così un problema sociale che si pensava <strong>di</strong> poter combattere con la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una corretta informazione risulta ancora irrisolto perché fondato su cause che vanno ben oltre la semplice ignoranza; vi sono complesse <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> psicologia <strong>di</strong> massa che sarebbe necessario analizzare e su cui successivamente occorrerebbe intervenire per tentare <strong>di</strong> estirpare definitivamente la tendenza dei più giovani a rifugiarsi nell’abuso <strong>di</strong> sostanze tossiche. Sicuramente, comunque, una corretta educazione che insegni a non imboccare strade pericolose - sebbene in apparenza più semplici – in nome <strong>di</strong> uno storpiato concetto <strong>di</strong> accettazione sociale è un dovere a cui ogni famiglia e ogni istituzione deve adempiere. I ragazzi devono essere al corrente dei danni, spesso anche permanenti, che l’alcol può causare all’organismo. Oltre all’alcol<strong>di</strong>pendenza e al coma etilico, <strong>di</strong> cui si parla spesso, vi sono anche molti altri rischi, tra cui quello <strong>di</strong> compromettere l’apparato gastroenterico in modo definitivo. Inoltre un grosso errore in cui molti incorrono sta nel credere che basse quantità <strong>di</strong> alcol siano sempre innocue, quando invece possono essere letali per un fisico non ancora maturo. Insomma, il problema dell’alcol rimane ancora aperto e a tutti spetta il dovere <strong>di</strong> dare il buon esempio e <strong>di</strong> contribuire nella costruzione <strong>di</strong> un’immagine nuova, l’immagine <strong>di</strong> una società in cui l’integrazione avviene in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, in cui l’errore non sta nell’essere timi<strong>di</strong> o impacciati, ma nel cercare mezzi pericolosi per evitare <strong>di</strong> esserlo. Bisogna far capire ai ragazzi che crescere è importante ed inevitabile, ma che non occorre avere fretta <strong>di</strong> farlo, che ogni cosa accadrà quando e come dovrà accadere e che non serve cercare nessuna sostanza magica in grado <strong>di</strong> rendere più bella e facile la vita. Perché la vita non è bella quando è facile, è bella quando viene messa al primo posto. Martina Cogni 15