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“INTEGRAZIONE DEL PROTOCOLLO EMDR NELLA TERAPIA ...

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come configurata dall'impatto di precedenti esperienze conservate nel sistema nervoso<br />

nella loro forma originale” (Shapiro, 2000, pag. 14). A fronte dell'evento traumatico<br />

l'informazione viene, cioè, immagazzinata con le cognizioni negative, le emozioni, le<br />

percezioni e le sensazioni fisiche che sono state esperite al momento dell'evento<br />

traumatico e come tali vengono riattivate ogni qualvolta uno stimolo attuale le richiama.<br />

L'<strong>EMDR</strong>, attraverso i movimenti oculari bilaterali (simili a quelli del sonno REM) o altre<br />

forme di stimolazione bilaterale (tapping, stimolazioni acustiche bilaterali alternate), stimola<br />

l'integrazione tra le reti neurali, favorendo una rapida elaborazione degli eventi traumatici<br />

e delle cognizioni negative, delle percezioni, delle sensazioni fisiche ed delle emozioni<br />

connesse.<br />

LE MOTIVAZIONI A SOSTEGNO <strong>DEL</strong>L'INTEGRAZIONE <strong>DEL</strong><br />

TRATTAMENTO <strong>EMDR</strong> CON LA <strong>TERAPIA</strong> SISTEMICO<br />

RELAZIONALE<br />

I clinici formatori ed esperti dell'<strong>EMDR</strong> (Shapiro, Fernandez etc.) sottolineano quanto siano<br />

essenziali una solida preparazione clinica del terapeuta e una adeguata fase di<br />

consultazione volta ad individuare le connessioni tra la sofferenza attuale e la storia<br />

individuale e relazionale del paziente, nonché le sue risorse personali e relazionali. Tutto<br />

ciò è essenziale per individuare sia i ricordi “target” da elaborare, in quanto ritenuti<br />

all'origine della sofferenza attuale, sia le risorse personali e relazionali legate a<br />

esperienze positive che possono essere potenziate nella fase di stabilizzazione e possono<br />

orientare il terapeuta negli interventi cognitivi integrativi (responsabilità/colpa, sicurezza,<br />

scelta).<br />

Più in specifico, Shapiro (Shapiro, 2000) sottolinea che:<br />

a- Per rendere efficace l'<strong>EMDR</strong> è necessario individuare i giusti target da elaborate e<br />

pianificarne l'elaborazione nella giusta sequenza, sulla base dell'esperienza clinica del<br />

terapeuta e attraverso il confronto con il paziente. Un'elaborazione su ricordi casuali<br />

rischia di avere scarsa efficacia o, quanto meno, di prolungare i tempi del trattamento.<br />

b- Altro presupposto essenziale per un utilizzo efficace dell' <strong>EMDR</strong>, in particolare con<br />

pazienti gravi/difficili come i pazienti con DCA che tendono alla dissociazione e<br />

all'evitamento delle emozioni disturbanti, è appunto la stabilizzazione del paziente che<br />

comprende:<br />

� la costruzione di una solida relazione terapeutica;<br />

� a livello individuale l'installazione del “posto al sicuro” o di altre tecniche di<br />

rilassamento e l' “installazione delle risorse” che attraverso l'apprendimento di<br />

strategie di “coping” possono dare un senso di maggior efficacia e controllo al<br />

paziente;<br />

� l'attivazione di risorse familiari/relazionali importanti per avviare l'elaborazione in<br />

condizioni di sicurezza. Infatti, l'elaborazione di esperienze traumatiche può fare<br />

emergere ricordi, emozioni e sensazioni fisiche altamente disturbanti anche tra una<br />

seduta e l'altra. E' quindi importante che il paziente possa essere accolto e<br />

contenuto, oltre che dal terapeuta, anche dalle persone significative del suo mondo<br />

relazionale (Shapiro, 2000).<br />

Questi obiettivi “preparatori” all'elaborazione con <strong>EMDR</strong> mi sembrano sostanzialmente<br />

sovrapponibili a quelli individuati da Selvini Palazzoli e altri (1998) tra gli obiettivi della fase

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