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quattro chiacchiere<br />
quattro chiacchiere<br />
Ho appena annullato la prenotazione<br />
della suite al Lydmar<br />
di Stoccolma, rinunciando così<br />
ufficialmente al Nobel 2<strong>01</strong>9<br />
per la simpatia, anche perché il<br />
principale lato positivo di essere<br />
un bastardo acido e stronzo,<br />
consiste nel non dover disperdere<br />
preziose energie in stupidi<br />
buonismi per dimostrare il contrario.<br />
Posto ciò, passiamo alla dissertazione<br />
mensile su argomenti<br />
di totale futilità, finalizzata<br />
solo alla puerile gratificazione<br />
dell’Ego di chi scrive.<br />
Fuffa, in estrema sinesi, ma<br />
scritta con stile e magistralmente<br />
argomentata, al punto da<br />
farla assurgere al rango di opinione<br />
per poter imbrattare queste<br />
quattro pagine alle quali, in<br />
veste di Padrone del Vapore, mi<br />
rifiuto caparbiamente di rinunciare,<br />
venisse giù anche Gesù<br />
Cristo in persona.<br />
Nel sottotitolo ho scomodato<br />
nientepopodimeno che Anthony<br />
De Mello, che alcuni di voi<br />
ricorderanno per i suoi manuali<br />
dedicati alle aquile che si credono<br />
polli e al profondo concetto<br />
di recupero dell’autostima, senza<br />
passare dalle forche caudine<br />
di costosi e spesso inutili cicli<br />
A ciascuno il suo<br />
Da Anthony De Mello a Wanna Marchi, tra polli, aquile<br />
e tralci di edera magica<br />
di Fabio Gimignani<br />
di sedute psicoterapiche.<br />
Un “muovi il culo e vai con<br />
Dio”, in sostanza, che tanti lettori<br />
hanno seguito traendone insegnamento<br />
per conseguire ottimi<br />
risultati. Poi c’erano quelli<br />
che necessitavano di intere focacce<br />
di Xanax, ma lì non c’è<br />
De Mello che tenga!<br />
Quindi c’è Wanna Marchi che,<br />
in simbiosi con il Maestro do<br />
Nascimento, propinava tronchetti<br />
d’edera dalle proprietà<br />
taumaturgiche ai poveri dementi<br />
che accettavano di svenarsi<br />
pur di risolvere le proprie<br />
miserie, affidandosi alla magia<br />
invece di rimboccarsi le maniche.<br />
In tutta sincerità – piccolo inciso<br />
che mi allontanerà ancor<br />
più della Svezia – se pur ho<br />
applaudito la Magistratura per<br />
la condanna inflitta alla signora<br />
Marchi, avrei voluto vedere<br />
tutti i truffati costituitisi parte<br />
civile, condannati quantomeno<br />
a un’interdizione d’ufficio per<br />
manifesta incapacità di intendere<br />
e di volere. E se pensate<br />
che abbia così dato di dementi a<br />
tutte le vittime dell’imbonitrice<br />
romagnola, allora avete pienamente<br />
ragione. Ma dementi col<br />
botto!<br />
Fondamentalmente mi rifaccio<br />
a quell’assioma sociale che<br />
definisce la conclusione di un<br />
affare come quel momento nel<br />
quale un furbo e un coglione si<br />
incontrano, dopo essersi svegliati<br />
come i proverbiali gazzella<br />
e leone in Africa.<br />
È chimica.<br />
È destino.<br />
Ed è sfiga. Per il coglione, of<br />
course.<br />
So che adesso vi starete chiedendo<br />
quale sia l’obiettivo<br />
che sto inquadrando, girandoci<br />
intorno e stringendo i cerchi<br />
come un falco d’alto volo (paragone<br />
immeritato, lo so, ma<br />
passatemelo, voi che aspirate al<br />
viaggio verso la Reale Accademia<br />
Svedese delle Scienze).<br />
È presto detto: sto parlando dei<br />
cosiddetti Corsi di Scrittura<br />
Creativa, che se non fosse per<br />
quell’ultima parolina sarebbero<br />
quanto di meglio il panorama<br />
formativo possa offrire agli<br />
aspiranti scrittori; ma proprio in<br />
virtù di quel maledetto aggettivo,<br />
appiccicato alla definizione<br />
con la stessa nobiltà di una caccola<br />
spiaccicata sul ginocchio<br />
della Pietà Rondanini, sono più<br />
simili all’edera di Wanna Marchi<br />
che non alle aquile di Anthony<br />
De Mello.<br />
Perché affermo una simile bestialità?<br />
Semplice: perché pur essendo<br />
una bestialità, almeno secondo<br />
i parametri di quella frangia<br />
di mondo che ha barattato recentemente<br />
la filosofia Wiccan<br />
con l’arte delle Belle Lettere, è<br />
la pura e sacrosanta verità, che<br />
piaccia o meno.<br />
Ma giustamente dobbiamo parlare,<br />
per rendere il pensiero in<br />
modo concreto e dettagliato,<br />
del bilanciato rapporto di causa/effetto.<br />
Il fatto che le persone accettino<br />
di sborsare fior di quattrini per<br />
un corso di Scrittura Creativa,<br />
ahimé, rappresenta l’effetto; la<br />
causa è da ricercarsi spesso tra i<br />
facili entusiasmi procurati dagli<br />
sbrigativi giudizi entusiastici<br />
forniti dai Social.<br />
Mi rifrisco principalmente a<br />
Facebook e ai suoi immancabili<br />
pollici verso l’alto, tanto facili<br />
da attribuire quanto insignificanti<br />
da un punto di vista della<br />
reale valutazione.<br />
Purtroppo chi scrive esclusivamente<br />
in Rete (e qui ricordo<br />
un’affermazione del compianto<br />
Umberto Eco che fece epoca)<br />
attribuisce ai “like” un valore<br />
decisamente sovradimensionato,<br />
considerandoli alla stregua<br />
di un acquisto in libreria.<br />
Niente di più fuorviante.<br />
Ho visto testi pubblicati sul<br />
Social di mister Zuckerberg e<br />
premiati da migliaia di pollicini<br />
azzurri, raccogliere solo polvere<br />
e indifferenza sugli scaffali<br />
delle librerie che, e sfido chiunque<br />
ad affermare il contrario,<br />
sono l’unica prova tangibile del<br />
successo di pubblico attribuito<br />
a un libro.<br />
E non parlo delle copie che<br />
amici, parenti e conoscenti si<br />
recano ad acquistare più per<br />
solidarietà con l’Autore che<br />
per reale volontà di lettura, ma<br />
di quelle comprate da perfetti<br />
sconosciuti, magari in librerie<br />
situate in località lontane centinaia<br />
di chilometri dalla residenza<br />
dell’Autore o dell’Editore.<br />
Quelle sono prove tangibili,<br />
altro che storie!<br />
Però il pensiero “like=vendite”<br />
è una droga sottile che si insinua<br />
nelle sinapsi dell’aspirante<br />
Autore, portandolo a credere<br />
che lo stesso successo gratuito<br />
ottenuto in Rete gli sarà tributato<br />
anche una volta impressi<br />
i suoi pensieri su carta e posti<br />
in vendita, con un prezzo di<br />
copertina che scoraggerà i più<br />
anche solo a voltare il volume<br />
per leggere la sinossi in quarta<br />
di copertina, non comparendo<br />
il nome di Dan Brown nel frontespizio<br />
del libro.<br />
Ma la psiche umana è perversamente<br />
selettiva, nel senso che<br />
propende per vedere solo ciò<br />
che fa piacere, illuminandolo<br />
con la luce più favorevole, ragion<br />
per cui l’Autore in erba<br />
(che forse farebbe meglio a<br />
fumarsela) pensa che le scarse<br />
vendite dell’Opera Prima siano<br />
attribuibili esclusivamente<br />
a delle trascurabili carenze stilistiche<br />
e, nella maggior parte<br />
dei casi, allo scarso impegno<br />
dell’Editore, incapace di sbattersi<br />
abbastanza per diffondere<br />
il Verbo in ogni dove, magari<br />
dopo averlo pubblicato gratuitamente<br />
assecondando le farneticazioni<br />
di Autore e Editor<br />
freelance, che solitamente formano<br />
una combinazione meno<br />
deleteria solo di quella tra glicerina<br />
e acido nitrico. Ogni riferimento<br />
a fatti e persone esistenti<br />
di mia conoscenza è puramente<br />
casuale, giurin giuretta!<br />
Non fate caso al naso che si allunga:<br />
è solo un effetto ottico<br />
dovuto al riverbero del sole a<br />
quest’ora.<br />
Però è proprio qui che entra in<br />
gioco il perverso meccanismo<br />
del Corso di Scrittura Creativa.<br />
È una tela di ragno capace di<br />
ANNO I • NUMERO VII • settembre 2<strong>01</strong>8 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
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