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Jolly Roger Magazine - Anno III - Numero II - Aprile 2020

Jolly Roger Magazine - Anno III - Numero II - Aprile 2020

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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0<br />

Primavera e rinascita<br />

Impegno, progetti e novità per ripartire alla grande<br />

intervista a<br />

PAOLA CIMMINO<br />

autrice <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

Pag. 38<br />

DECAMERON 2<strong>02</strong>0<br />

Tanti libri in regalo<br />

per una quarantena<br />

all’insegna della lettura<br />

Pag. 18<br />

CAPORETTO<br />

Un racconto inedito<br />

di Lorenzo Leoni<br />

per i lettori di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

GIÙ LA MASCHERA!<br />

Il “Made in Italy”<br />

diventa “Fatto in Italia”<br />

con l’eccellenza Terrida<br />

Pag. 49 Pag. 58<br />

www.jollyrogerflag.it


INDICE<br />

Editoriale di Fabio Gimignani pag. 5<br />

Plancia di comando di Fabio Gimignani pag. 6<br />

La Via del Vino di Camilla Cosi pag. 10<br />

Ricerca e costume di Francesca Magrini pag. 14<br />

Ricerca e costume di Lorenzo Leoni pag. 16<br />

Zapping di Fabio Gimignani pag. 18<br />

Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> Tutti i Titoli pag. 22<br />

INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />

MENSILE ONLINE<br />

DI CULTURA, ARTE E INFORMAZIONE<br />

Anno III · Numero II · Aprile 2<strong>02</strong>0<br />

INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />

• JOLLY ROGER •<br />

info@jollyrogerflag.it<br />

www.jollyrogerflag.it<br />

INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />

• JOLLY ROGER •<br />

INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />

Astrologia di Simona Bruni pag. 28<br />

Le vele della poesia di Federica Terrida pag. 34<br />

Utile & Futile di Fabio Gimignani pag. 36<br />

Scrittori di Flavia Chiarolanzai pag. 38<br />

I luoghi del cuore di Francesca Magrini pag. 42<br />

Racconti di AAVV pag. 44<br />

Made in Italy di Bruno Ferro pag. 58<br />

Sarafian says di T. Sarafian pag. 60<br />

On writing di Wladimiro Borchi pag. 62<br />

Editing di Simona Mastrangeli pag. 66<br />

Recensioni di Paola Cimmino pag. 68<br />

La Posta del cuore di Massimo Scalabrino pag. 70<br />

Cucina bipolare di Wladimiro Borchi pag. 72<br />

Nel cuore di Firenze di Simone Molinelli pag. 74<br />

Psicologia di Floriana Marrocchelli pag. 78<br />

Cucina d’Autore di Gustavo Lapatata pag. 80<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

2 3


EDITORIALE<br />

QUarantena!<br />

Ma i Lupi di Mare non sono nuovi a certe usanze<br />

di Fabio Gimignani<br />

Viaggiando e veleggiando di<br />

porto in porto capita spesso di<br />

imbattersi in ostacoli naturali<br />

pronti a decimare l’equipaggio<br />

con la furia di una falce fienaia<br />

abbattuta sul vascello senza<br />

fare distinzioni di grado, anzianità<br />

o passato.<br />

Scorbuto, febbre gialla, colera,<br />

peste... nel corso delle traversate<br />

un Pirata ha visto di tutto, e<br />

se è sopravvissuto per raccontarlo<br />

ha sicuramente fatto tesoro<br />

dell’esperienza e guarda<br />

l’orizzonte con occhi più profondi.<br />

In questo momento siamo tutti<br />

vascelli alla fonda, fuori delle<br />

acque dei porti amici, capaci<br />

di segnalare tra noi solo con le<br />

lanterne o con le bandiere, ma<br />

non lasciamo che morbo e contagio<br />

possano avere la meglio.<br />

E poi, se diamo un’occhiata in<br />

cabina possiamo anche accorgerci<br />

che, a differenza dei nostri<br />

predecessori, i galeoni di<br />

oggi sono dotati di connessione<br />

internet; che possiamo interagire<br />

con gli altri equipaggi e con<br />

la terraferma in maniera organica<br />

e costante.<br />

Quindi bando alle tristezze:<br />

oggi come non mai possiamo<br />

sfruttare questo periodo di quarantena<br />

per dedicarci alle cose<br />

che, solitamente, diciamo di<br />

non aver tempo per fare. Adesso<br />

il tempo è l’unica cosa che<br />

non manca, e allora posti di<br />

manovra e diamoci da fare, che<br />

quando sarà l’ora di riprendere<br />

il mare non potremo permetterci<br />

di farci cogliere impreparati<br />

o imbolsiti dall’inattività sia fisica<br />

che intellettuale.<br />

Non starò qui a farvi prediche<br />

di tipo etico, politico o religioso:<br />

un Pirata che si rispetti conosce<br />

solo il proprio obiettivo,<br />

è apolide e tendenzialmente<br />

ateo, quindi rilassatevi: niente<br />

proclami!<br />

Vi chiedo solo di investire il<br />

vostro tempo nella costruzione<br />

di reti Social sempre più salde<br />

che possano essere utilizzate<br />

non appena potremo issare<br />

nuovamente il <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> sul<br />

pennone più alto.<br />

Vi chiedo di mettervi sotto per<br />

cesellare quel manoscritto che<br />

pensavate di aver ripulito a dovere,<br />

ma che magari necessita<br />

ancora di un po’ di attenzione e<br />

di amore.<br />

Vi chiedo di togliervi il tricorno<br />

e far prendere aria al cervello,<br />

per spremerlo a dovere pensando<br />

a cosa potreste fare (ognuno<br />

di voi, ognuno di noi) per dare<br />

alla piccola editoria indipendente<br />

quel refolo di vento in più<br />

affinché possa sciogliere anche<br />

gli ultimi velacci e fendere le<br />

onde con sicurezza.<br />

Come Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> vi<br />

assicuro che sto facendo il possibile<br />

e l’impossibile per farmi<br />

trovare preparato quando questo<br />

periodo orribile finirà.<br />

Sarò in piedi dietro al timone,<br />

con le mani ben salde sulle<br />

manopole di legno reso lucido<br />

dall’uso e dal tempo, e lo<br />

sguardo puntato oltre il castello<br />

di prora e la polena, là dove inizia<br />

il vero Mare.<br />

Quello con la M maiuscola.<br />

Quello che ci fa paura.<br />

Quello che ci permette ancora e<br />

sempre di sognare.<br />

Già con l’Operazione Decameron<br />

2<strong>02</strong>0 stiamo raccogliendo<br />

molti consensi, e presto riusciremo<br />

ad approdare anche su<br />

canali di comunicazione fino a<br />

ora preclusi, ma dobbiamo fare<br />

la nostra parte; ognuno di noi.<br />

E non importa quanto sia infima<br />

o gloriosa: un vascello naviga<br />

correttamente solo se ogni<br />

compito di bordo è svolto con<br />

efficienza, da quello del Capitano<br />

fino a quello dell’ultimo<br />

mozzo imbarcato.<br />

Ognuno è importante.<br />

Quinti pulite il ponte, rammendate<br />

le vele e caricate i pezzi a<br />

palle incatenate, che tra poco si<br />

salpa l’ancora!<br />

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5


Plancia di comando<br />

plancia di comando<br />

resilienza<br />

una parola, una speranza<br />

È il momento di capire se abbiamo abbastanza cuore<br />

per superare le difficoltà e scoprire una nuova eccellenza<br />

Mi ero ripromesso di non parlare<br />

dell’emergenza senitaria<br />

mondiale e delle restrizioni imposte<br />

ai cittadini.<br />

Eppure eccomi qui davanti alla<br />

tastiera, mentre mi occupo proprio<br />

di questo in barba a ogni<br />

buon proponimento.<br />

Non voglio prendere posizione<br />

circa la bontà o meno delle<br />

misure adottate: ho le mie idee,<br />

ma questo non è il luogo adatto<br />

per dissertazioni politico-ideologiche,<br />

molto più indicate per<br />

infestare le colonne di giornali<br />

e social network... qui si parla<br />

d’altro.<br />

Di resilienza, ad esempio, ovvero<br />

della capacità di sovvertire<br />

gli eventi negativi volgendoli a<br />

nostro favore.<br />

La resilienza è figlia legittima<br />

di Speranza e Determinazione.<br />

È ciò che l’essere umano distilla<br />

quando ogni forma di lotta è<br />

vana per contrastare un nemico<br />

troppo potente, ma, scendendo<br />

dal piedistallo e citando Clint<br />

Eastwoon nei panni del sergente<br />

artigliere Thomas Gunny<br />

Highway, “La resa non è nel<br />

nostro credo”.<br />

E di motivi per pensare alla<br />

di Fabio Gimignani<br />

resa, non c’è bisogno di sottolinearlo,<br />

ce ne sono davvero<br />

parecchi.<br />

Molti di noi sono costretti a una<br />

quarantena forzata da trascorrere<br />

tra le mura di casa, avendo<br />

come unico spiraglio di evasione<br />

quello rappresentato dalla<br />

spesa o dalla veloce passeggiata<br />

con il cane; altri, e per fortuna<br />

posso avvonerarmi tra questi,<br />

hanno l’incolpevole fortuna di<br />

vivere in campagna e di poter<br />

beneficiare di ampi spazi aperti<br />

e poco frequentati nei quali almeno<br />

passeggiare liberamente<br />

in questo inizio di primavera.<br />

Ma qualunque sia la forma del<br />

nostro isolamento, siamo in primo<br />

luogo dei creativi.<br />

Scriviamo.<br />

E la nostra finestra su mondi<br />

fantastici, misteriosi, terribili<br />

o sognanti è aperta da sempre;<br />

quindi basta concentrarsi su di<br />

essa e dedicarle tutto il tempo<br />

di cui fino a oggi abbiamo lamentato<br />

la mancanza.<br />

La pandemia e i suoi effetti sulla<br />

vita sociale non dureranno in<br />

eterno, ma la ripresa della vita<br />

più o meno normale ci costringerà<br />

a riappropriarci del tempo<br />

perduto sottoponendoci a ritmi<br />

forsennati, anche perché sarà<br />

interesse di tutti recuperare al<br />

meglio (o al meno peggio) i<br />

danni inflitti da un flegello che<br />

sta attaccando contemporaneamente<br />

la vita sanitaria, sociale<br />

ed economica di ogni individuo.<br />

libri & lettori<br />

Limitatamente all’editoria, prima<br />

che le presentazioni dei libri<br />

possano riprendere un corso<br />

normale dovrà scorrere tanta<br />

acqua sotto ai ponti, e nessuno<br />

di noi può permettersi di abbandonare<br />

la presa sulla popolazione<br />

dei lettori correndo il rischio<br />

di venir dimenticato. Ricordiamoci<br />

sempre che siamo lontani<br />

anni-luce dai nomi scolpiti nel<br />

marmo bianco; ci leggono, ci<br />

apprezzano... ma mesi di silenzio<br />

faranno cadere sulle nostre<br />

pagine tanta di quella polvere<br />

che sarà impossibile soffiarla<br />

via al momento opportuno.<br />

Quindi se esiste un lato positivo<br />

di questo periodo di reclusione<br />

coatta, esso consiste nel fatto di<br />

disporre del tempo necessario<br />

a occuparci di noi, della nostra<br />

presenza in Rete e della cura di<br />

quanto abbiamo scritto e stiamo<br />

scrivendo.<br />

È il tempo necessario a riprendere<br />

in mano le stesure che consideravamo<br />

definitive per sottoporle<br />

a una nuova revisione,<br />

magari scambiandoci i files con<br />

colleghi Autori o impegnando<br />

i beta readers in un momento<br />

nel quale anche a loro serve un<br />

modo per passare le giornate.<br />

È il tempo per programmare<br />

un’attività di informazione attraverso<br />

i social nerwork per<br />

mantenere vivo l’interesse dei<br />

lettori abituati e per stimolare<br />

la curiosità di quelli che ancora<br />

non ci conoscono.<br />

È il tempo per documentarsi<br />

sulle migliorie che possiamo<br />

apportare al nostro modo di<br />

scrivere o di promuoverci, prendendo<br />

in esame con la dovuta<br />

calma l’immensa offerta formativa<br />

presente in Rete, senza<br />

doverci per forza accontentare<br />

del primo risultato a causa delle<br />

poche ore disponibili.<br />

È il tempo di pianificare le azioni,<br />

dirette o virtuali, da porre in<br />

essere quando la morsa si allenterà<br />

e dovremo essere pronti,<br />

pronti come non mai, per emergere<br />

dalla massa con le idee<br />

chiare e le armi affilate.<br />

Non possiamo permetterci di<br />

adagiarci su noi stessi in attesa<br />

che qualcuno intervenga in<br />

nostro favore: non accadrà; e<br />

se mai dovesse accadere sarà<br />

qualcosa capace di tamponere<br />

una ferita, ma non di fermare<br />

l’emorragia.<br />

nuove competenze<br />

Da questo periodo orribile potremo<br />

trarre nozioni, risorse e<br />

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insegnamenti.<br />

Molti di noi, ad esempio, hanno<br />

scoperto nuovi modi di connettersi<br />

col mondo e gestiscono la<br />

propria vita sociale tramite programmi<br />

come Zoom (personalmente<br />

lo consiglio a chiunque: è<br />

veramente l’uovo di Colombo),<br />

capaci di annullare le distanze<br />

e facilitare i rapporti sociali o<br />

professionali.<br />

Altri hanno sviluppato nuove<br />

competenze informatiche approfondendo<br />

l’utilizzo di risorse<br />

che sono sempre state a loro<br />

disposizione, ma che, per mancanza<br />

di tempo, non hanno mai<br />

padroneggiato.<br />

Altri ancora, e questo è il vero<br />

lato positivo della medaglia, si<br />

sono accorti che esiste una cosa<br />

chiamata solidarietà o empatia,<br />

capace di fornire propellente<br />

alla volontà di creare e di spingerla<br />

a livelli fino ad ora nemmeno<br />

contemplabili.<br />

Nel mio piccolo, come Edizioni<br />

<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>, ho voluto creare<br />

uno spazio nel quale regalare<br />

eBook due volte alla settimana,<br />

unendo la possibilità di far conoscer<br />

gli Autori anche in questo<br />

periodo di quarantena, a un<br />

gesto di solidarietà nei confronti<br />

di tutti.<br />

Ho chiamato questa operazione<br />

“Decameron 2<strong>02</strong>0” ravvisando<br />

molte similitudini con il periodo<br />

descritto dalla penna del<br />

Boccaccio durante la pestilenza<br />

di Firenze.<br />

È un modo per rimanere vicino<br />

agli Autori e ai Lettori... ma vicino<br />

davvero, non solo a chiacchiere!<br />

nosce se ipsum<br />

E comunque siamo stati costretti<br />

a fronteggiare la nostra<br />

più grande paura: il rapporto<br />

con noi stessi.<br />

Abbiamo guardato nell’Abisso,<br />

come si suol dire, e se stiamo<br />

ancora leggendo queste pagine<br />

o pensando a cosa scrivere<br />

per quelle del numero di maggio,<br />

allora vuol dire che quando<br />

l’Abisso ha guardato in noi<br />

siamo stati capaci di sostenerne<br />

lo sguardo.<br />

Perché la solitudine rafforza.<br />

Perché è proprio nei momenti<br />

di estrema necessità che l’essere<br />

umano si trasforma in un<br />

supereroe.<br />

Perché mai come adesso, e mi<br />

Plancia di comando<br />

stringo a tutti coloro che sono<br />

stati colpiti da un lutto in questo<br />

periodo, ma anche a coloro<br />

che sono rimasti in piedi a fronteggiare<br />

le avversità, risuonano<br />

le parole immortali di un Nietzsche<br />

ancora lontano dalle mani<br />

adunche della follia che scriveva<br />

“Quello che non mi uccide<br />

mi rende più forte”.<br />

E noi saremo più forti.<br />

Tutti noi.<br />

Noi che abbiamo continuato a<br />

lavorare traendo forza da ogni<br />

microscopico successo.<br />

Noi che abbiamo stretto i denti,<br />

costretti a non vedere le persone<br />

care per tanto tempo.<br />

Noi che abbiamo mantenuto i<br />

ritmi di vita normali nonostante<br />

di normale non fosse rimasto<br />

quasi più niente.<br />

Noi che abbiamo dato il nostro<br />

piccolo, misero, glorioso contributo<br />

a un mondo sull’orlo<br />

della resa, ma comunque deciso<br />

a non appoggiare le ginocchia a<br />

terra e a non chinare la fronte.<br />

Noi.<br />

Poveri e fragili esseri umani.<br />

Noi.<br />

Meravigliosi eroi.<br />

“... è una ballata Heavy Metal”<br />

(Wladimiro Borchi)<br />

NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />

www.edizionijollyroger.it<br />

DISPONIBILE PRESSO<br />

8<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


la via del vino<br />

la via del vino<br />

sommelier<br />

in una parola, un mondo<br />

Il Castello di Monsanto è una<br />

proprietà della famiglia Bianchi.<br />

La tenuta comprende allo stato<br />

attuale il Castello, risalente<br />

al 1740, la Vinsantaia, custode<br />

dei caratelli che riposano l’uno<br />

sull’altro illuminati dalla luce<br />

naturale che filtra dalle porte<br />

aperte per favorire il costante<br />

ricircolo d’aria e l’Anfiteatro<br />

Il castello di Monsanto<br />

di Camilla Cosi<br />

che circoscrive l’intero giardino.<br />

Il primo proprietario della tenuta<br />

fu Aldo Bianchi, nato a San<br />

Gimignano, che in occasione<br />

di un matrimonio rientrò in Toscana,<br />

abbandonata anni prima<br />

della Seconda Guerra Mondiale<br />

in cerca di fortuna al Nord.<br />

La vista dalla terrazza del Castello<br />

di Monsanto, che spazia<br />

dalle Torri di San Gimignano al<br />

Chianti Fiorentino e dal Monte<br />

Amiata alle Alpi Apuane lo rapì<br />

a tal punto che in poco tempo<br />

acquistò la proprietà della quale<br />

il figlio Fabrizio e la moglie<br />

Giuliana si presero cura impiantando<br />

nuove vigne e ristrutturando<br />

i casali che fanno<br />

parte del tenuta.<br />

Nel 1962 avvenne la prima<br />

vendemmia e vinificando le<br />

uve di un singolo vigneto, cosa<br />

mai avvenuta nel territorio del<br />

Chianti prima di allora, nacque<br />

il Primo Cru del Chianti Classico,<br />

Il Poggio, situato a 310<br />

metri sopra il livello del mare,<br />

soggetto a scarse piogge, costituito<br />

da 90% Sangiovese e 10%<br />

Canaiolo e Colorino.<br />

Nel 1968 Fabrizio Bianchi impianta<br />

la Vigna di Scanni dalla<br />

quale nel 1974 otterrà il Fabrizio<br />

Bianchi Sangioveto Grosso.<br />

L’espansione della produzione<br />

comportò una ricerca costante<br />

delle tecniche di vinificazione<br />

e di conservazione dei vini e<br />

a partire dagli anni ’70, Fabrizio<br />

Bianchi iniziò ad utilizzare<br />

i fermentini in acciaio al posto<br />

di quelli in legno, nei quali le<br />

temperature erano difficilmente<br />

controllabili. Al contempo, le<br />

botti di castagno furono sostituite<br />

da quelle di rovere di Slavonia,<br />

con tannini più dolci e<br />

meno aggressivi.<br />

Nel 1974, alla ricerca di un<br />

bianco di grande eleganza,<br />

venne impiantato il Vigneto<br />

Valdigallo dal quale anni dopo<br />

si produrrà il Fabrizio Bianchi<br />

Chardonnay, vino di buona mineralità<br />

adatto ai lunghi invecchiamenti.<br />

A metà degli anni ’80, dopo<br />

aver approntato una nuova<br />

cantina e dopo la prima vendemmia<br />

di Nemo, un cabernet<br />

Sauvignon nato dal Vigneto Il<br />

Mulino, Fabrizio Bianchi decise<br />

di imbattersi in una grande<br />

avventura: costruire una galleria<br />

sotterranea di 300 metri<br />

che unisca le nuove cantine con<br />

quella settecentesca attraverso<br />

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la via del vino<br />

la via del vino<br />

io tronco-conici a temperatura<br />

controllata, ma ciascuno con<br />

tecniche di invecchiamento differenziate:<br />

- Castello di Monsanto Chianti<br />

Classico 2017, 90% Sangiovese,<br />

10% Canaiolo e Colorino,<br />

invecchiato in botti di rovere<br />

da 38hl, è un Chianti Classico<br />

D.O.C.G elegante, con una<br />

buona acidità e freschezza, invecchiato<br />

in botti grandi, dai<br />

sentori di frutta rossa matura;<br />

i sotterranei del castello, dove<br />

stoccare i fusti di legno.<br />

Attraversiamo il tunnel, in silenzio.<br />

Quasi impensabile la realizzazione<br />

di questo suggestivo<br />

arco etrusco ribassato. Tre<br />

operai, Giotto Cicionesi, Mario<br />

Secci e Romolo Bartalesi che<br />

già si erano adoperati per la ristrutturazione<br />

dei casali, sono<br />

riusciti a compiere un’opera<br />

magnificente impiegando 6<br />

anni, dal 1986 al 1992.<br />

È impossibile restare indifferenti<br />

al tunnel, che ha intrappolato<br />

il nostro stupore: il profumo di<br />

mille sentori inebria l’ambiente,<br />

i muri sono ricoperti di strati di<br />

muffe nobili, il silenzio fa eco<br />

mentre lo attraversiamo ammirando<br />

la barricaia, la cantina<br />

settecentesca, le cantine nuove,<br />

la libreria delle vecchie annate,<br />

le gallerie dedicate ai membri<br />

della famiglia.<br />

Dopo la visita alle cantine risaliamo<br />

e ci accomodiamo nella<br />

sala degustazioni nell’Anfiteatro,<br />

la cui bellezza è impossibile<br />

da descrivere a parole.<br />

Degustiamo quattro vini, tutti<br />

ottenuti con lo stesso metodo<br />

di vinificazione, in tini di accia-<br />

- Castello di Monsanto Riserva<br />

2015, stesso uvaggio del primo,<br />

affinato parzialmente in barrique<br />

da 225 litri e parzialmente<br />

in botte grande da 500 litri<br />

e assemblato successivamente.<br />

Ha un gusto elegantemente<br />

minerale conferito dal galestro<br />

del terroir e adatto a lungo invecchiamento.<br />

Questo è il vino<br />

più prodotto dall’azienda e la<br />

sua etichetta, ambasciatrice nel<br />

mondo, resta immutata da 58<br />

anni;<br />

- Il Poggio Gran Selezione<br />

2014, 95% Sangiovese e 5%<br />

Colorino, prodotto dal Vigneto<br />

Il Poggio, invecchiato in botti<br />

di rovere francese da 500 litri,<br />

in parte nuove e in parte di<br />

secondo passaggio, per 18/20<br />

mesi e affinato in bottiglia per<br />

due anni, è un vino ricco in sentori,<br />

fine, elegante, di carattere;<br />

- Nemo 2013, 100% Cabernet<br />

Sauvignon, prodotto dal Vigneto<br />

Il Mulino, invecchiato<br />

in barriques di rovere francesi<br />

per 18 mesi e affinato 2 anni in<br />

bottiglia, ci delizia con un bouquet<br />

di fiori rossi, frutta matura<br />

e di sentori terziari provenienti<br />

dal legno. Un vino elegante, di<br />

gusto internazionale.<br />

È una giornata soleggiata quella<br />

della visita e degustazione al<br />

Castello di Monsanto, proprio<br />

come quella di oggi. L’aria, rinata<br />

dopo un inverno faticoso,<br />

ci immerge in una primavera<br />

rigogliosa. Passeggiare nella<br />

tenuta di Monsanto è un’opportunità<br />

alla quale io, residente in<br />

Toscana, non rinuncio.<br />

Oggi, in questa situazione di<br />

emergenza dovuta al Covit19,<br />

anche poche decine di chilometri<br />

sembrano distanze immense.<br />

Nel mio cuore conservo le<br />

emozioni provate quel giorno<br />

affacciandomi dalla terrazza Il<br />

Poggio, con lo sguardo che dominava<br />

l’immenso panorama<br />

che mi rende fiera di far parte di<br />

queste terre toscane e parte di<br />

un universo che si espande oltre<br />

il loro percepibile orizzonte.<br />

Il vino è natura, è emozione, il<br />

vino arricchisce il calore di un<br />

abbraccio, il vino parla della<br />

gente.<br />

Di quella gente con la quale<br />

spero di poter condividere un<br />

bicchiere al più presto.<br />

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icerca e costume<br />

pensieri dalla quarantena<br />

LE CATENE INVISIBILI<br />

SONO QUELLE PIÙ DIFFICILI<br />

DA SPEZZARE<br />

di Francesca Magrini<br />

Una cosa è certa, finiremo nei<br />

libri di storia. Bella consolazione<br />

direte voi. Non sarà una<br />

consolazione ma per qualcuno<br />

sarà motivo di orgoglio. Pensate<br />

ai leoni da tastiera, quelli che<br />

scrivono, scrivono, inveiscono,<br />

pontificano, ci spiegano come<br />

vivere, quelli insomma che già<br />

prima del COVID-19 passavano<br />

il loro tempo a inserire post<br />

sui vari social media, spesso<br />

copiando frasi scritte da altri e<br />

che al massimo ricevevano due<br />

like e un commento. Adesso il<br />

tempo che ognuno di noi passa<br />

girovagando in rete è aumentato<br />

e quindi i suddetti leoni<br />

hanno, spesso, visto aumentare<br />

il seguito ai loro sproloqui. Lo<br />

potete quasi vedere il loro ego<br />

che esce dal monitor del vostro<br />

cellulare, qualcuno ha iniziato<br />

a fare video, altri si lanciano in<br />

considerazioni pseudo scientifiche<br />

e in due giorni hanno<br />

già ottenuto, a sentirlo loro, il<br />

riconoscimento della comunità<br />

scientifica internazionale,<br />

loro lo sapevano, loro avevano<br />

previsto tutto, novelli Nostradamus.<br />

Altri invece non lo<br />

sapevano come sarebbe andata<br />

a finire ma sono sicuri che sia<br />

tutta una manovra delle Big<br />

Pharma, il vaccino esiste ma<br />

adesso economicamente non<br />

conviene immetterlo sul mercato,<br />

no macchè, meglio fra qualche<br />

mese, certo!! Adesso che<br />

in molti pagherebbe decine di<br />

euro per una mascherina nessuno<br />

pagherebbe migliaia per un<br />

vaccino. Come no!!!<br />

Insomma dicevamo che finiremo<br />

nei libri di storia. Le generazioni<br />

future studieranno<br />

questa nuova Peste a Milano,<br />

studieranno di come i militari,<br />

moderni Monatti, portano lontano<br />

dai loro cari le vittime di<br />

una guerra invisibile, racconteranno<br />

di come, nel vero momento<br />

del bisogno, ognuno ha<br />

chiuso i propri confini sancendo,<br />

ancora una volta, l’inutilità<br />

di una comunità sovranazionale<br />

che esiste solo sulla carta. Qualcuno<br />

dice che gli aiuti cinesi<br />

siano dettati solo dal loro senso<br />

di colpa, qualcuno che stiano<br />

solo preparando la loro scalata<br />

all’Occidente, ergendosi, in<br />

questo momento di difficoltà, a<br />

salvatori delle loro future terre<br />

di conquista. Io, in questo momento,<br />

non riesco a fare pensieri<br />

troppo analitici, guardo<br />

le notizie e mi spaventa solo la<br />

stupidità di tanti miei connazionali<br />

e poi mi ricordo che il mio<br />

popolo è fatto non solo di leoni<br />

da tastiera ma anche di tanti<br />

egoisti che sempre, non solo<br />

ora, si sono sentiti e si sentono<br />

superiori agli altri, immuni<br />

a ciò che tocca “l’uomo comune”<br />

e i mali dell’Italia non nascono<br />

adesso, adesso ne stanno<br />

pagando le conseguenze, platealmente,<br />

un numero superiore<br />

di persone. In questo momento<br />

vedo persone a passeggio (senza<br />

cane), vedo ragazzi chiusi<br />

in casa nel primo giorno di primavera,<br />

sento sirene passare e<br />

penso al rumore dei macchinari<br />

che risuonano in asettiche stanze<br />

di ospedali. Chi quel rumore<br />

l’ha ascoltato, chi ha atteso con<br />

ansia il respiro successivo di un<br />

proprio caro, chi anche prima<br />

del COVID-19 ha sentito quei<br />

macchinari emettere allarmi,<br />

adesso sta in casa senza lamentarsi.<br />

Finora molti potevano<br />

giustificarsi pensando che, non<br />

avendo direttamente provato<br />

certe cose... ma adesso che da<br />

certe notizie e immagini siamo<br />

bombardati, lo capiranno davvero?<br />

O tutto questo sarà solo<br />

un capitolo in un libro di storia<br />

e saremo solo dei poveri stupidi<br />

che non hanno imparato nulla.<br />

NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />

www.edizionijollyroger.it<br />

DISPONIBILE PRESSO<br />

14<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


icerca e costume<br />

ricerca e costume<br />

In questi giorni di quarantena<br />

per la peste del 2<strong>02</strong>0 si sprecano<br />

le battute a proposito delle<br />

conseguenze che la convivenza<br />

obbligata avrà sui matrimoni:<br />

gli avvocati divorzisti stanno<br />

fregandosi le mani alla sola<br />

prospettiva.<br />

Eh, sì!<br />

Perché il matrimonio da favola<br />

non è così scontato, l’amore si<br />

rivela ben più caduco dell’eternità<br />

e lo stress della quotidianità<br />

forzata, magari assieme a figli<br />

piccoli o, peggio ancora, adolescenti<br />

può mettere a dura prova<br />

anche le unioni più ferreee.<br />

amore e matrimonio<br />

Ovvero come maritarsi e uscirne vivi<br />

di Lorenzo Leoni<br />

Così riflettendo di palo in frasca,<br />

mi è venuta in mente l’ironia<br />

del nostro bias collettivo a<br />

proposito di questa santa istituzione.<br />

Siamo cresciuti a favole di<br />

amori eterni, di principesse<br />

che si sposano con principi, a<br />

baci d’amore e il tanto agognato<br />

‘vissero per sempre felici e<br />

contenti’.<br />

In pratica, ci hanno insegnato<br />

che il matrimonio è una questione<br />

d’amore, e per contro gli<br />

sposalizi di convenienza sono<br />

cose brutte brutte, che è un vincolo<br />

sacro da celebrarsi in chiesa,<br />

in pompa magna con tanto<br />

di fiori bianchi e organi che<br />

suonano, che è indissolubile e<br />

che la fedeltà è un valore fondante<br />

per esso.<br />

Assieme a tutto questo ci hanno<br />

pure educati a pensare che sia<br />

un’istituzione antichissima, almeno<br />

vecchia quanto il cristianesimo<br />

ma anche di più, come<br />

se ogni religione dell’uomo<br />

avesse nell’unione matrimoniale<br />

un punto di contatto con tutte<br />

le altre religioni del mondo.<br />

Ora vi racconto una cosa.<br />

Non è vero nulla.<br />

Questa forma ideale del matrimonio<br />

è un poco più recente,<br />

diciamo certamente ottocentesca,<br />

con varie accezioni ed<br />

eccezioni possiamo arrivare al<br />

seicento, ma non più in là.<br />

L’ultimo tassello aggiunto alla<br />

narrazione è certamente l’amore<br />

romantico, proprio con il<br />

romanticismo; tutto il resto si<br />

coagula nel costume in periodi<br />

piuttosto lunghi a partire da un<br />

concetto primevo parecchio diverso.<br />

Visto che scrivo della società<br />

italiana del primo ‘500, vi posso<br />

raccontare come fosse il matrimonio<br />

a quei tempi.<br />

Amore. Non c’entra nulla con il<br />

matrimonio. Ci si sposava per<br />

suggellare accordi tra le famiglie,<br />

stabilire ponti diplomatici<br />

o mettere insieme la sorte, cioè<br />

la terra (vi dice nulla il termine<br />

‘consorte’?). Pare un discorso<br />

da ricchi o nobili, ma anche le<br />

famiglie più povere si legavano<br />

tra di loro mandando in spose<br />

le figlie e tessendo amicizie e<br />

alleanze tra di loro. E l’amore?<br />

Fedeltà. Parlando di amore,<br />

passione, sesso e quanto connesso,<br />

la fedeltà matrimoniale<br />

era tutt’altro che richiesta. Certo,<br />

nel mondo cristiano veniva<br />

sbandierata una pretesa fedeltà<br />

della moglie, anche se nella<br />

pratica poteva essere disattesa<br />

purché non se ne facesse scandalo.<br />

Tuttavia era considerato<br />

assolutamente normale che i<br />

mariti soddisfacessero le proprie<br />

voglie con amanti, concubine<br />

o meretrici e parimenti che<br />

le mogli avessero un ‘cavalier<br />

servente’ o un ‘cicisbeo’ che si<br />

‘occupasse’ di loro in vece del<br />

marito che era in altre faccende<br />

affaccendato. Del resto, se<br />

ci si sposava per convenienza<br />

politica, nessuno dei due aveva<br />

un reale desiderio di stare con<br />

l’altro.<br />

I figli e la loro legittimità erano<br />

questioni di secondo piano, che<br />

tanto le eredità erano spesso<br />

designate per scritto e adottare<br />

un bastardo era un atto semplice,<br />

praticamente una dichiarazione<br />

pubblica; come pure era<br />

ripudiare un figlio.<br />

La cerimonia. Veniamo al cuore<br />

dell’immaginario: il matrimonio<br />

non era una questione religiosa.<br />

Per nulla. Si prendeva su<br />

un notaio, si andava a casa di<br />

lei con tutti i parenti e i testimoni,<br />

si scriveva per bene ogni<br />

cosa, si inventariava la dote e si<br />

facevano tutte le firme del caso.<br />

A quel punto il matrimonio era<br />

fatto e si tornava a casa propria<br />

con moglie e dote al seguito.<br />

Tutto qui. Poi, vabbé, si poteva<br />

far festa; ma era una festa per<br />

rendere noto a tutti l’avvenuto<br />

suggello del contratto, mica per<br />

celebrare l’amore o altre smancerie.<br />

Per quanto riguarda l’indissolubilità,<br />

fintanto che non divenne<br />

una questione religiosa, e allora<br />

si doveva chiedere al Papa,<br />

era alla stregua di un contratto<br />

commerciale: si poteva ricorrere<br />

a un giudice che valutasse se<br />

la richiesta di dissoluzione era<br />

legittima e stabilisse l’eventuale<br />

indennizzo dovuto alla<br />

parte che ne avrebbe avuto detrimento.<br />

In questo ambito, la<br />

monogamia era una condizione<br />

necessaria per dare il massimo<br />

spessore a questo tipo di<br />

alleanza, per cui non si poteva<br />

contrarne una seconda se prima<br />

non si fosse ripudiata quella<br />

precedente.<br />

Facendo un esempio pratico,<br />

messer Fosco, della potente<br />

Arte dei Beccai, riceve una richiesta<br />

commerciale da messer<br />

Nicolò, dell’Arte dei Correggiai.<br />

Messer Nicolò vuole assicurarsi<br />

cuoio di prima qualità per<br />

la propria bottega e vede in un<br />

maggiorente del Beccai una<br />

persona che, potendo controllare<br />

l’approvigionamento di bestiame<br />

da macello, può favorirlo<br />

nella prima scelta delle pelli<br />

da conciare.<br />

L’accordo di esclusiva tra le<br />

due botteghe può interessare a<br />

messer Fosco, il quale ha giusto<br />

un figlio scapestrato d’avanzo;<br />

messer Nicolò, che ha molto da<br />

guadagnarci nella faccenda, ha<br />

un’unica figlia, per cui la fornisce<br />

di una dote adeguata alla<br />

famiglia del marito, spendendo<br />

così un’ingente quantità di denaro,<br />

e la propone in matrimonio.<br />

Un bel giorno di giugno, messer<br />

Fosco si presenta a casa di<br />

Messer Nicolò assieme ai suoi<br />

tre figli, al notaro, a un paio di<br />

amici di famiglia per far da testimoni<br />

e a un nutrito codazzo<br />

di famigli e garzoni. Messer<br />

Nicolò, assieme ai suoi fratelli,<br />

al figlio maggiore e a un paio di<br />

amici chiamati per l’occasione,<br />

riceve gli ospiti e si mettono a<br />

discutere fitto fitto per tutta la<br />

mattina, mentre il notaro prende<br />

nota di ogni singolo accordo<br />

che i due bottegai raggiungono<br />

stringendosi la mano.<br />

Infine viene visionato e inventariato<br />

il corredo della ragazza,<br />

che include alcune pezze di<br />

broccato, sette corredi da letto,<br />

dodici camicie ricamate, tre<br />

tovaglie, una quantità di altri<br />

panni e abiti, gioielli, argenteria,<br />

fiorini d’oro.<br />

Detto tutto e scritto tutto, i due<br />

figli vengono presentati l’un<br />

l’altra e viene fatto dichiarare<br />

loro di accettare il vincolo matrimoniale.<br />

Tutti firmano i documenti.<br />

Messer Fosco, a questo punto,<br />

torna a casa propria con tutti i<br />

suoi, la nuova moglie del figlio<br />

e tutto il corredo, oltre ai documenti<br />

che attestano l’avvenuto<br />

accordo.<br />

Di lì a poco, gli sposini si ricavano<br />

un quartiere per loro,<br />

all’interno della grande casa<br />

della famiglia di messer Fosco,<br />

presumibilmente consumano il<br />

matrimonio in quanto lei rimane<br />

presto gravida di un erede<br />

alla fortuna delle due famiglie,<br />

ma per il resto la loro vita continua.<br />

Un amico d’infanzia della sposina<br />

viene assunto dal marito<br />

come famiglio, cioé come domestico<br />

privato. Sarà questo a<br />

tenere compagnia alla giovane<br />

sposa mentre il marito partirà<br />

alla volta di una carriera militare<br />

che lo terrà lontano da casa<br />

per molti anni.<br />

Pensandoci, non era mica poi<br />

così male.<br />

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ZAPPING<br />

ZAPPING<br />

DEcameron 2<strong>02</strong>0<br />

la lettura contro il contagio<br />

“Cento novelle in dieci dì dette da sette donne<br />

e da tre giovani uomini. Ma tutte in eBook”<br />

Umana cosa è l’avere compassione<br />

degli afflitti, e come<br />

che a ciascuna persona stea<br />

bene, a coloro è massimamente<br />

richesto li quali giá hanno<br />

di conforto avuto mestiere ed<br />

hannol trovato in alcuni; tra<br />

li quali, se alcuno mai n’ebbe<br />

bisogno o gli fu caro o giá ne<br />

ricevette piacere, io sono un<br />

di quegli.<br />

Così Giovanni Boccaccio, nel<br />

XIV secolo, apriva il suo indiscusso<br />

capolavoro Decameron.<br />

Firenze, il grande flagello della<br />

pestilenza, la fuga dalla città<br />

per sottrarsi al contagio e le<br />

novelle come modo per far fluire<br />

più dolcemente il tempo di<br />

un esilio volontario affrontato<br />

con l’unico scopo di salvarsi la<br />

vita.<br />

di Fabio Gimignani<br />

Le analogie con i tempi che<br />

stiamo vivendo sono più che<br />

evidenti, tanto che, prima ancora<br />

dell’inasprimento delle misure<br />

restrittive messe in atto dalle<br />

Istituzioni, ho pensato di associare<br />

al capolavoro del celebre<br />

autore di Certaldo un’iniziativa<br />

volta a rendere meno tedioso il<br />

tempo da trascorrere chiusti tra<br />

quattro mura in attesa che il flagello<br />

attuale si plachi.<br />

Il nome “Decameron 2<strong>02</strong>0” è<br />

dunque un ovvio tributo a Boccaccio<br />

e una sorta di “istruzioni<br />

per l’uso” destinate a tutti coloro<br />

i quali abiano intenzione di<br />

trascorrere qualche ora in compagnia<br />

di un buon libro senza<br />

spendere un solo centesimo.<br />

La meccanica è molto semplice:<br />

ogni lunedì e ogni giovedì<br />

sul sito di Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

verrà regalato l’eBook di uno<br />

dei libri in catalogo.<br />

Alle 10 del mattino saranno<br />

attivati i link per il downluad<br />

gratuito e alle 22 gli stessi link<br />

verranno rimossi.<br />

TITOLI GIÀ DISTRIBUITI :<br />

Lunedì 16 marzo<br />

OSSI DI SEPPIA PER COCCODRILLI<br />

di Fabio Gimignani - Collana “Pulp’n’Roll”<br />

Giovedì 19 marzo<br />

LA STRABILIANTE STORIA DI UN VENTAGLIO<br />

di Massimo Scalabrino - Collana “Narrativa”<br />

Lunedì 23 marzo<br />

ERAVAMO FASCISTI<br />

di Wladimiro Borchi - Collana “Narrativa”<br />

Giovedì 26 marzo<br />

LA PREVENZIONE DEI DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI<br />

di Simone Molinelli - Collana “Manualistica”<br />

Lunedì 30 marzo<br />

IL FUTURO FINISCE PRESTO<br />

di Tommaso Galligani - Collana “Pulp’n’Roll”<br />

Giovedì 2 aprile<br />

L’ULTIMA IMPRESA DELLE BANDE NERE<br />

di Lorenzo Leoni - Collana “Romanzo Storico”<br />

Lunedì 6 aprile<br />

OLTRE LA PAGINA BIANCA<br />

di AAVV - Collana “Antologia”<br />

Dodici ore, dunque. Dodici ore<br />

nelle quali chiunque potrà collegarsi<br />

al sito e scaricare gratuitamente<br />

il libro, realizzato sia<br />

in formato .epub che in formato<br />

.mobi per praticità.<br />

Al momento sono stati distribuiti<br />

solo titoli tratti dal catalogo<br />

di Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>, ma un<br />

annuncio è già stato diramato<br />

PROSSIMI TITOLI IN DISTRIBUZIONE :<br />

Giovedì 9 aprile<br />

POPLAR<br />

di Camilla Cosi - Collana “Narrativa”<br />

Lunedì 13 aprile<br />

MINI ETOLOGIA DELLA FAUNA MASCHILE<br />

di Eleonora Falchi - Self Publishing Amazon<br />

Giovedì 16 aprile<br />

L’ISOLA DELLA NEGAZIONE<br />

di Marco Reati - Collana “Narrativa”<br />

a tutti gli Autori presenti sui<br />

social network, affinché aderiscano<br />

all’iniziativa concedendo<br />

una loro opera in distribuzione<br />

gratuita per dodici ore.<br />

Ovviamente sarà data la giusta<br />

visibilità sia all’Autore che<br />

all’Editore, dai quali sarà necessario<br />

ricevere un’autorizzazione<br />

scritta prima di procedere<br />

alla distribuzione tramite il nostro<br />

sito.<br />

Anche Autori che hanno pubblicato<br />

in self publishing saranno<br />

i benvenuti.<br />

A tale proposito volevo dare ufficialmente<br />

il benvenuto a Eleonora<br />

Falchi, amica Autrice,<br />

che aprirà la lista degli outsider<br />

con la sua bellissima “Mini<br />

etologia della fauna maschile”,<br />

autopubblicata nel 2018, lunedì<br />

13 aprile.<br />

Fino a ora sono stati diffusi sette<br />

titoli, scelti tra le varie collane<br />

proposte da <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

per rendere l’omaggio quanto<br />

più variegato possibile, e nella<br />

pagina dedicata all’iniziativa è<br />

comunque possibile consultare<br />

lo storico dei libri regalati per<br />

potere, nel caso in cui l’occasione<br />

ci sia passata sotto al naso<br />

senza che riuscissimo a coglierla,<br />

collegarsi alla pagina relativa<br />

al titolo e acquistarlo in formato<br />

cartaceo che, ricordo per<br />

chi non lo sapesse, viene spedito<br />

gratuitamente a casa come<br />

Piego di Libri di Poste Italiane.<br />

Di Decameron 2<strong>02</strong>0 hanno parlato<br />

alcuni Media, ma stiamo<br />

tuttora diffondendo la notizia<br />

affinché un pubblico sempre<br />

maggiore possa beneficiare di<br />

questa occasione per leggere<br />

gratuitamente, e al tempo stesso<br />

conoscere tutti quei nuovi<br />

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ZAPPING<br />

ANCORA NON CONOSCETE<br />

L’AVVOCATO VIVALDI?..<br />

Autori che - credetemi - vale<br />

davvero la pena di annoverare<br />

nella propria biblioteca privata.<br />

Non ho previsto un termine<br />

dell’iniziativa: per quanto mi<br />

riguarda questa andrà avanti<br />

finché non potremo tornare a<br />

fare acquisti nelle librerie o nel<br />

corso delle presentazioni che,<br />

come è logico, sono state sospese.<br />

L’impegno di Edizioni <strong>Jolly</strong><br />

<strong>Roger</strong>, pur essendo una goccia<br />

nell’oceano, è quello di rimanere<br />

al fianco dei Lettori promuovendo<br />

al tempo stesso tutti<br />

quegli Autori che accettano di<br />

donare la propria opera per alleviare<br />

l’isolamento degli italiani.<br />

Un’operazione che unisce solidarietà<br />

e comunicazione,<br />

dunque, per assumere un ruolo<br />

attivo in questo momento drammatico<br />

e dimostrare che l’editoria<br />

indipendente, nonostante<br />

tutte le difficoltà alle quali è<br />

quotidianamente sottoposta,<br />

non si tira indietro e svolge il<br />

proprio compito istituzionale<br />

diffondendo benessere, svago<br />

e, perché no, quel pizzico di<br />

cultura che serve ad alimentare<br />

la voglia di conoscere insita in<br />

ognuno di noi.<br />

È per questo motivo che esorto<br />

tutti i lettori di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

Magazine a segnalare Decameron<br />

2<strong>02</strong>0 tramite ogni mezzo<br />

disponibile ai propri contatti,<br />

così che allo sforzo di un’editoria<br />

fiaccata come tutto il<br />

comparto produttino nazionale,<br />

corrisponda almeno il beneficio<br />

apportato ai Lettori.<br />

Perché questo periodo orribile,<br />

almeno, riporti nelle case degli<br />

italiani la voglia di riscoprire<br />

l’amore per un’abitudine bellissima<br />

e dimenticata: la lettura.<br />

Grazie a tutti coloro che mi<br />

affiancano in questo momento<br />

difficile. Insieme ne usciremo<br />

più forti di prima!<br />

NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />

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DISPONIBILE PRESSO<br />

20<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


edizioni jolly roger<br />

edizioni jolly roger<br />

ABIURA<br />

di Valerio Amadei<br />

Collana IQ133<br />

ISBN 9788831938228<br />

Pagg. 446 - € 18 ,00<br />

ALICE CONAN BOYLE e i misteri di Querciamondo<br />

di Wladimiro Borchi<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 9788831938<strong>02</strong>0<br />

Pagg. 2<strong>02</strong> - € 15 ,00<br />

AMORE E MORTE La radura del Bene e del Male<br />

di Arianna Niccolai<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 9788831938457<br />

Pagg. 350 - € 15 ,00<br />

CANTINA CRISALIDE<br />

di Alberto Niccolai<br />

Collana Thriller<br />

ISBN 9788831938433<br />

Pagg. 156 - € 15 ,00<br />

COME LE FRAGOLE A PRIMAVERA<br />

di Accademia degli Impaginati<br />

Collana Antologia<br />

ISBN 9788831938<strong>03</strong>7<br />

Pagg. 226 - € 15 ,00<br />

DIAMANTI GREZZI La radura del Bene e del Male<br />

di Arianna Niccolai<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 9788831938471<br />

Pagg. 372 - € 15 ,00<br />

DONNE DA MORIRE cronache di relativa anaffettività<br />

di Paola Cimmino<br />

Collana D come Donna<br />

ISBN 9788831938310<br />

Pagg. 154 - € 15 ,00<br />

DRITTO SUI DENTI<br />

di T.Sarafian<br />

Collana Pulp’n’Roll<br />

ISBN 9788831938280<br />

Pagg. 208 - € 15 ,00<br />

ERAVAMO FASCISTI<br />

di Wladimiro Borchi<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938099<br />

Pagg. 147 - € 15 ,00<br />

FIGLIE DI FIAMMA<br />

di Irene Malfatti<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938068<br />

Pagg. 154 - € 15 ,00<br />

GLI ARTIGLI DELLE FARFALLE<br />

di Fabio Gimignani<br />

Collana Pulp’n’Roll<br />

ISBN 9788831938013<br />

Pagg. 888 - € 20 ,00<br />

GUIDA AL CORSO DI ANATOMIA PALPATORIA<br />

di Simone Molinelli<br />

Collana Manualistica<br />

ISBN 9788831938464<br />

Pagg. 187 - € 20 ,00<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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edizioni jolly roger<br />

edizioni jolly roger<br />

IL BOSCO DELLE MORE DI GELSO<br />

di Filippo Mammoli<br />

Collana Thriller<br />

ISBN 9788831938327<br />

Pagg. 271 - € 15 ,00<br />

IL CONSULENTE<br />

di Roberto Giorgetti<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938266<br />

Pagg. 283 - € 15 ,00<br />

IL FOLLETTO BURBERO<br />

di Marco Burberi<br />

Collana Pulp’n’Roll<br />

ISBN 9788831938211<br />

Pagg. 218 - € 15 ,00<br />

IL FUTURO FINISCE PRESTO<br />

di Tommaso Galligani<br />

Collana Pulp’n’Roll<br />

ISBN 9788831938273<br />

Pagg. 224 - € 15 ,00<br />

IL RESPIRO DELL’UNO<br />

di Wladimiro Borchi<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 9788831938365<br />

Pagg. 283 - € 15 ,00<br />

IL RIPROGRAMMATORE<br />

di Francesca Magrini<br />

Collana Thriller<br />

ISBN 9788831938235<br />

Pagg. 175 - € 15 ,00<br />

IL SOGNO AVVELENATO<br />

di Marco Reati<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938075<br />

Pagg. 260 - € 15 ,00<br />

INCARNAZIONE DI UN’ANIMA<br />

di Silvia Bisconti<br />

Collana Metafisica<br />

ISBN 9788831938426<br />

Pagg. 110 - € 10 ,00<br />

L’AGGUATO<br />

di Ciro Becchimanzi<br />

Collana Romanzo Storico<br />

ISBN 9788831938341<br />

Pagg. 132 - € 15 ,00<br />

L’ARTE TERAPEUTICA DEL CIBO<br />

di Silvia Castelli e Donatella Lippi<br />

Collana Cataloghi<br />

ISBN 9788831938006<br />

Pagg. 226 - € 12 ,00<br />

L’ASSEDIO - I GIORNI DI MINERVA<br />

di Lorenzo Leoni<br />

Collana Romanzo Storico<br />

ISBN 9788831938396<br />

Pagg. 532 - € 18 ,00<br />

L’INGRANAGGIO<br />

di Valerio Amadei<br />

Collana IQ133<br />

ISBN 9788831938259<br />

Pagg. 460 - € 18 ,00<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

24 25


edizioni jolly roger<br />

edizioni jolly roger<br />

L’ISOLA DELLA NEGAZIONE<br />

di Marco Reati<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 97888319384<strong>02</strong><br />

Pagg. 390 - € 18 ,00<br />

L’ULTIMA IMPRESA DELLE BANDE NERE<br />

di Lorenzo Leoni<br />

Collana Romanzo Storico<br />

ISBN 9788831938051<br />

Pagg. 590 - € 18 ,00<br />

LA CARNE, L’ACCIAIO E IL VAPORE<br />

di Valerio Amadei<br />

Collana IQ133<br />

ISBN 9788831938082<br />

Pagg. 256 - € 15 ,00<br />

LA PREVENZIONE DEI DISTURBI MUSCOLO-<br />

SCHELETRICI di Simone Molinelli<br />

Collana Manualistica<br />

ISBN 9788831938198<br />

Pagg. 240 - € 15 ,00<br />

LA STRABILIANTE STORIA DI UN VENTAGLIO<br />

di Massimo Scalabrino<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938112<br />

Pagg. 200 - € 15 ,00<br />

LA VALLE DEI CEDRI<br />

di Fabio Gimignani<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938044<br />

Pagg. 76 - € 10 ,00<br />

OLTRE LA PAGINA BIANCA<br />

AAVV<br />

Collana Antologia<br />

ISBN 9788831938358<br />

Pagg. 256 - € 15 ,00<br />

OSSI DI SEPPIA PER COCCODRILLI 2<br />

di Fabio Gimignani<br />

Collana Pulp’n’Roll<br />

ISBN 9788831938372<br />

Pagg. 410 - € 15 ,00<br />

POPLAR<br />

di Camilla Cosi<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938242<br />

Pagg. 252 - € 15 ,00<br />

SENZA RESTO<br />

di Vincenzo Montenero<br />

Collana Narrativa<br />

ISBN 9788831938419<br />

Pagg. 329 - € 15 ,00<br />

SOTTO TRE INCANTI - La giostra infernale<br />

di Paola Beatrice Rossini<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 97888319383<strong>03</strong><br />

Pagg. 428 - € 18 ,00<br />

STELLE D’INCHIOSTRO<br />

di Milena Vallero<br />

Collana Mytikas<br />

ISBN 9788831938297<br />

Pagg. 212 - € 15 ,00<br />

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astrologia<br />

astrologia<br />

le dispense celesti<br />

Mercurio<br />

di Simona Bruni<br />

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!<br />

Chi vuol esser lieto sia:<br />

Di doman non c’è certezza”<br />

(Canti carnascialeschi,“La canzone di Bacco” Lorenzo de’ Medici, Firenze 1449-1492)<br />

Mercurio è il Pianeta “dominante”<br />

diurno del segno dei Gemelli,<br />

notturno del segno della<br />

Vergine. Diurno e notturno non<br />

si riferiscono alle parti della<br />

giornata ma al valore caratteristico<br />

di ogni segno. Pertanto<br />

Mercurio nel segno dei Gemelli<br />

si esprime con una forza solare,<br />

diviene pratico e attivo, mentre<br />

nel segno della Vergine la sua<br />

espressione si raffina divenendo<br />

più intimo, misterioso, critico.<br />

Ma Mercurio ha anche un’altra<br />

posizione da non sottovalutare<br />

ossia “l’esaltazione” (posizione<br />

in cui la forza di Mercurio si<br />

eleva e si amplia) nel segno dello<br />

Scorpione. Il pianeta diviene<br />

meno potente e più fragile nelle<br />

posizioni di “esilio”, diurno<br />

in Sagittario, notturno in Pesci<br />

ed è debilitato quando risulta in<br />

“caduta” nel segno del Toro.<br />

Il pianeta Mercurio è il più interno<br />

del nostro sistema solare, il<br />

più vicino al Sole. È considerato<br />

in gergo astrologico un “pianeta<br />

veloce”in quanto impiega<br />

solo 87 giorni per fare il giro<br />

completo dello zodiaco, sostando<br />

circa 7 giorni in ogni costellazione<br />

(Saturno per es,pianeta<br />

lento ma non lentissimo, impiega<br />

29 anni per muoversi in tutto<br />

lo zodiaco sostando 2-3 anni in<br />

ogni segno zodiacale, a differenza<br />

dei pianeti “generazionali”<br />

come Urano che impiega<br />

80 anni rimanendo in un segno<br />

astrologico 6/7 anni, Nettuno<br />

che ne impiega 164 albergando<br />

14 anni in ogni segno e Plutone,<br />

il più lento di tutti che per<br />

fare il suddetto giro ne impiega<br />

250 fermandosi così in ogni<br />

segno circa 21 anni). Mercurio,<br />

essendo così vicino al Sole la<br />

sua caratteristica astronomica è<br />

quella di avere sempre e solo<br />

un lato rivolto verso il Sole,<br />

mentre l’atro rimane sempre<br />

nell’ombra (caratteristica questa<br />

che a livello astrologico per<br />

analogia diviene molto importante).<br />

L’osservazione di Mercurio,<br />

poiché è impedita dalla<br />

luce solare è possibile solo<br />

dopo il tramonto in primavera<br />

inoltrata, poco prima dell’alba<br />

in autunno e se le condizioni<br />

atmosferiche lo consentono.<br />

Mercurio è visibile ad occhio<br />

nudo ed è riconoscibilissimo<br />

poiché emette un luccichio intermittente<br />

giallo-arancione ed<br />

è sempre accompagnato da una<br />

suggestiva falce di Luna.<br />

MERCURIO nei MITI<br />

e ARCHETIPI<br />

ASTROLOGICI<br />

Di Mercurio cominciarono a<br />

parlarle gli astronomo-astrologi<br />

Assiri trascrivendolo con<br />

il nome UDU. In seguito i Babilonesi<br />

esattamente i Caldei o<br />

meglio ancora la “Casta Sacerdotale”<br />

dei Caldei”, i quali arricchirono<br />

di nuovi studi le basi<br />

dell’astrologia-astronomia,<br />

chiamarono Mercurio NEBO.<br />

Conseguentemente gli Egizi<br />

associarono a Mercurio il Dio<br />

Thot, il Dio dalla testa di Ibis,<br />

divinità egizia protettrice degli<br />

scribi, Dio della Luna,della sapienza,<br />

della magia, matematica<br />

e geometria. Thot, il grande<br />

Mago, era anche il Dio delle<br />

LEGGI e dei DIRITTI che mitologicamente<br />

presiedeva il tribunale<br />

dell’oltre tomba insieme<br />

all’altra divinità Anubi, dalla<br />

testa di Sciacallo,assistendo<br />

alla “pesatura del cuore” (Psicostasia,<br />

un cerimoniale religioso<br />

il quale si rifaceva al<br />

“Libro dei Morti”, antico testo<br />

funerario, insieme di formule<br />

magiche, inni e preghiere che<br />

accompagnava il defunto) stabilendo<br />

così se un defunto poteva<br />

o meno entrare nell’aldilà.<br />

Successivamente i Greci assegnarono<br />

due nomi a Mercurio:<br />

Apollo quando appariva come<br />

stella del mattino, Hermes<br />

quando invece appariva come<br />

stella della sera. Per gli antichi<br />

Romani Hermes-Mercurio era<br />

la rappresentazione di ERME-<br />

TE TRISMEGISTO (il tre volte<br />

saggio) personaggio leggendario<br />

e maestro di sapienza ellenica.<br />

A tale figura venne attribuita<br />

nel corso dei secoli la fondazione<br />

della filosofia ermetica. A lui<br />

venne attribuito il CORPUS<br />

ERMETICUM, testo filosofico<br />

dell’era bizantina contenente<br />

incantesimi e procedure di<br />

iniziazione, tradotto per la prima<br />

volta in latino da Marsilio<br />

Ficino (1433-1499), filosofo,<br />

umanista, astrologo. Sempre a<br />

Ermete Trismegisto venne poi<br />

attribuito il testo sapienziale<br />

“TAVOLA SMERALDINA”<br />

che secondo la leggenda fu ritrovato<br />

in Egitto prima del cristianesimo.<br />

Tale testo inciso su<br />

una tavola di smeraldo venne<br />

tradotto dall’arabo in latino nel<br />

1250. Un testo questo divenuto<br />

un documento importantissimo<br />

poiché in tali scritti ermetici si<br />

ritrovano i principi fondamentali<br />

di ogni disciplina esoterica,<br />

compresa l‘Astrologia. Con<br />

l’aforisma “COME IN ALTO<br />

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astrologia<br />

astrologia<br />

COSI’ IN BASSO (Come in<br />

cielo così in terra,un collegamento<br />

che non per caso ritroviamo<br />

in una delle preghiere<br />

più belle: Pater Noster), COME<br />

DENTRO COSI’ FUORI” si<br />

richiama quella connessione<br />

dove per analogia ciò che è<br />

nell’infinitamente piccolo ha le<br />

stesse regole dell’infinitamente<br />

grande (Macro-Cosmo,Micro-<br />

Cosmo) e che noi conosciamo<br />

come LEGGE di ATTRAZIO-<br />

NE.<br />

HERMES-MERCURIO,<br />

“ENFANT TERRIBLE”<br />

MERCURIO astrologicamente<br />

nella crescita umana rappresenta<br />

l’ADOLESCENZA, la<br />

GIOVINEZZA ed è personificazione<br />

della mente agile e<br />

frizzante,della scaltrezza,della<br />

comunicazione, dell’udito, della<br />

parola e rappresenta alcune<br />

figure familiari come fratelli,<br />

sorelle, cugini, amici stretti.<br />

HERMES, Mercurio nella mitologia<br />

greca è il “Messaggero<br />

alato degli Dei” e astrologicamente<br />

gli vengono attribuite<br />

tutti i valori corrispondenti<br />

all’egiziano Dio Thot. Mercurio<br />

è quindi collegato, all’intelligenza,<br />

alla comunicazione,<br />

alla parola, all’udito, all’alchimia,<br />

all’astrologia. Ma nel mito<br />

di Hermes vi è qualcosa che lo<br />

contraddistingue. In tale archetipo<br />

vi è un’alternanza di significati<br />

spesso contraddittoria. Intanto<br />

nei miti Greci, Hermes, è<br />

la mitica figura che proteggeva<br />

i “Ladri”. Ciò diviene chiaro se<br />

ci ricolleghiamo al mito greco<br />

di Hermes. Figlio di Maya, la<br />

ninfa più bella e di Zeus. Hermes,<br />

era un bambino davvero<br />

precoce tant’è che appena nato<br />

riuscì a togliersi le fasce e allontanarsi<br />

dalla madre, cominciando<br />

a vagabondare per la<br />

Tessaglia. Imbattendosi in una<br />

mandria di bovini custoditi dal<br />

fratello Apollo, pensò bene di<br />

rubali. Con uno stratagemma<br />

trascinò il bestiame per la coda,<br />

facendolo camminare a ritroso<br />

affinché le tracce degli zoccoli<br />

confondessero il percorso, nascondendo<br />

poi il bestiame in<br />

una spelonca. Apollo accortosi<br />

della geniale marachella prese<br />

il fratello e lo condusse dal padre<br />

Zeus. Ovviamente Zeus lo<br />

punì ma rimase divertito della<br />

furba e ribelle birbanteria di<br />

Hermes. Apollo ne fu offeso<br />

ma il padre lo persuase a non<br />

rompere con il fratello al quale<br />

avrebbe dato incarichi basati<br />

sull’astuzia e il rapporto con gli<br />

altri. Così nominò Ermes “Messaggero<br />

degli Dei” con il preciso<br />

compito di portare a termine<br />

ogni trattativa commerciale. Lo<br />

promosse protettore del commercio,<br />

dei viaggi e dei viaggiatori.<br />

Gli donò un bastone, il<br />

“CADUCEO”che gli avrebbe<br />

permesso di effettuare incantesimi<br />

e interpretare i sogni.<br />

In più con tale mezzo Mercurio<br />

poteva rendersi invisibile.<br />

Apollo si riappropriò del suo<br />

bestiame ad esclusione di una<br />

mucca. Hermes approfittando<br />

dell’ultimo animale rimasto e<br />

in modo geniale, con le budella<br />

di esso e il guscio di una tartaruga<br />

costruì la lira,strumento<br />

con il quale accompagnava il<br />

canto del fratello Apollo. Il Dio<br />

del Sole, Apollo, ne rimase così<br />

affascinato che decise di offrire<br />

in cambio dello strumento il<br />

resto del bestiame al fratello.<br />

Ovviamente Hermes accettò,<br />

ma da buon commerciante e<br />

come “baratto”, chiese al fratello<br />

Apollo di insegnargli l’arte<br />

della profezia. Ovviamente<br />

Apollo si rifiutò ma lo indirizzo<br />

dalla MUSE,le nove sorelle<br />

ispiratrici dell’arte, dalle quali<br />

Hermes acquisì l’arte di leggere<br />

i cristalli. Ma il “Messaggero<br />

degli Dei” continuò le sue imprese<br />

nei più stravaganti settori.<br />

Aiutò le MOIRE, le Dee del<br />

destino e della vita, nella composizione<br />

dell’alfabeto, della<br />

scala musicale, inventò il pugilato,<br />

la ginnastica, l’astronomia,<br />

la bilancia e le misure di<br />

capacità.<br />

Gli archetipi o simboli di Mercurio<br />

a livello astrologico acquisiscono<br />

così più varianti<br />

interessanti. A seconda di come<br />

gli aspetti di Mercurio cadono<br />

in un Tema Natale descrivono le<br />

qualità psicologiche del soggetto.<br />

Come tutti i pianeti, anche<br />

Mercurio diviene un veicolo<br />

nella lettura astrologica. Mercurio<br />

è un “intermediario” tra la<br />

mente e l’inconscio e può dare<br />

origine a situazioni contrastanti<br />

dove possono prevalere l’una o<br />

l’altra o entrambi le descrizioni<br />

della psiche mercuriale.<br />

Associato al mito Greco e in<br />

concomitanza di determinati<br />

aspetti planetari, Mercurio<br />

suggerisce una natura inquieta<br />

dove il soggetto in questione<br />

per affermare la sua individualità<br />

usa qualsiasi mezzo e lo giustifica.<br />

La tendenza di questo<br />

Mercurio sarà quindi menzognera,<br />

subdola, dove le bugie se<br />

pur innocenti, diventano anche<br />

ammissibili perché risultano a<br />

salvaguardia di qualcosa. Questo<br />

Mercurio è quindi, furbo,<br />

intrigante, abile parlatore con<br />

una grande capacità dialettica<br />

tanto da incantare. Il suo ingegno<br />

è formidabile (esattamente<br />

come l’Hermes bambino) dotato<br />

di un intuito straordinario<br />

ma spesso incompatibile con le<br />

virtù morali. Il Mercurio greco<br />

è un vagabondo che girovaga<br />

senza né scopo né meta, imbattendosi<br />

anche in situazioni scabrose<br />

e per riscattarle affina la<br />

sua intelligenza. La natura del<br />

soggetto in questione è dunque<br />

mossa dalla curiosità e si muove<br />

per questo motivo in tutte le<br />

direzioni possibili. Ha doti extrasensoriali<br />

e come Hermes del<br />

mito ha abilità “psicopompe”<br />

(essere tramite dell’aldilà come<br />

guida per le anime dei defunti).<br />

La personalità è quindi ricettiva,<br />

ma essendo un’entusiasta si<br />

annoia facilmente. Questo tipo<br />

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di Mercurio rifiuta sia l’assiduità<br />

che gli impegni. Pertanto<br />

non scende nella profondità<br />

dell’inconscio e della mente ma<br />

va solo in cerca di un qualcosa<br />

che assomiglia alla “predizione”,<br />

poiché la vera “divinazione”<br />

richiede un altissimo grado<br />

di consapevolezza che questo<br />

Mercurio rifiuta, a differenza<br />

del Mercurio -Thot egizio.<br />

In tali vesti Mercurio diviene<br />

quindi un bravissimo attore, un<br />

malizioso indifferente ma abilissimo<br />

commerciante, ottimo<br />

e abile scrittore o diplomatico<br />

ruolo che interpreta molto bene<br />

quando è nella sede del segno<br />

astrologico dei Gemelli. In tale<br />

segno la capacità di apprendere<br />

è veloce quasi fulminea di<br />

tipi enciclopedico e il soggetto<br />

vivrà attraverso ritmi molto<br />

veloci come se andasse sempre<br />

di fretta (non dimentichiamoci<br />

che Mercurio nel mito indossa<br />

calzari alari!).<br />

Cosa molto diversa quando invece<br />

la struttura degli aspetti<br />

del Tema Natale determinano<br />

invece un soggetto Mercurio-<br />

THOT. Il Dio Thot nel mito<br />

Egizio è la verità, la sacralità.<br />

È una divinità lunare e incarna<br />

perfettamente ciò che è mistero.<br />

Mentre a Mercurio -Hermes<br />

appartiene tutto ciò che è esteriore<br />

a Mercurio-Thot appartiene<br />

tutto ciò che interiore ed<br />

è l’equivalente alla parte femminile<br />

di Hermes-Mercurio.<br />

Thot è difensore della giustizia<br />

e definisce le sue caratteristiche<br />

catalogandole e ciò lo esprime<br />

molto bene quando si trova nella<br />

sede del segno astrologico della<br />

Vergine (molti soggetti che<br />

hanno un Mercurio in Vergine<br />

astrologia<br />

adorano infatti tutto ciò che va<br />

registrato, messo in ordine es:<br />

bibliotecari, archivisti). Ed è in<br />

questa sede che Mercurio unisce<br />

la mente con la logica, divenendo<br />

selettivo, discriminante acquisendo<br />

pratica e competenza.<br />

Ed è sempre qui che Mercurio<br />

si appropria in maniera naturale<br />

dell’emblema che da equilibrio<br />

alla mente e alla ragione: quel<br />

famoso bastone magico donatogli<br />

da Zeus nei miti: Il CA-<br />

DUCEO. Hermes-Mercurio in<br />

Gemelli invece può muoversi<br />

anche ai limiti della legalità,<br />

attraverso la curiosità ed è una<br />

sorta di eterno narcisista che<br />

lo rende non solo molto eclettico<br />

ma anche eterno PeterPan<br />

o un’eterna Alice nel Paese<br />

delle Meraviglie. Quindi Mercurio,<br />

pianeta legato in astrologia<br />

all’intelligenza, alla mente,<br />

alla comunicazione, alla parola,<br />

all’udito si identifica con l’uno<br />

o l’altro ruolo a seconda degli<br />

aspetti personali con gli altri<br />

pianeti del Tema Natale.<br />

Vi è una terza sede in cui Mercurio<br />

riesce ad esprimere la sua<br />

“comunicazione” che non diviene<br />

più separata tra esteriore<br />

ed interiore ma risulta espressione<br />

intellettiva tra l’unione<br />

dei due mondi: cielo e terra.<br />

Ciò succede quando Mercurio<br />

si trova nel segno dello Scorpione<br />

e quindi in “esaltazione”.<br />

In questo caso Mercurio<br />

avrà incontrato Plutone (primo<br />

dominatore dello Scorpione)<br />

scendendo così nelle profondità<br />

(Plutone=inconscio). In tale circostanza<br />

assume le vere qualità<br />

di “psicopompo” esattamente<br />

come il Dio Thot. Non solo, ma<br />

allegoricamente riesce a portare<br />

a galla la “verità”. L’intuito<br />

e le percezioni extrasensoriali<br />

divengono fortissime. Con<br />

questo tipo di salto quantico<br />

Mercurio non usa più la sua comunicazione<br />

a livello esteriore<br />

ma interiore, esattamente come<br />

Mercurio-Thot. Ed ecco che allora<br />

a tale Mercurio appartiene<br />

l’investigatore, lo stratega, il<br />

tattico, il giocatore di scacchi.<br />

Mercurio in Scorpione legato<br />

dunque a Plutone riesce a vedere<br />

“oltre”, usa il suo “Terzo<br />

occhio” sviscerando ciò che<br />

appare.<br />

A livello esoterico Mercurio<br />

risulta un pianeta androgino,<br />

ossia maschile e femminile insieme,<br />

assumendo entrambe le<br />

simbologie del Sole (Unità-padre)<br />

e della Luna (dualità -madre),<br />

divenendo simbolicamente<br />

un mediatore, ossia il figlio.<br />

In tale sede Mercurio archetipicamente<br />

richiama la precisa<br />

figura di colui che diviene tramite<br />

tra il mondo dell’invisibile<br />

e quello della materia. Sempre<br />

esotericamente Mercurio rappresenta<br />

“il cordone d’argento”<br />

quel filo che consente al corpo<br />

fisico di essere collegato ai<br />

suoi “corpi sottili energetici”,<br />

il quale si spezza al momento<br />

del “trapasso” o si sfilaccia<br />

in caso di malattie importanti.<br />

Mercurio è quindi il collegamento<br />

empirico tra noi umani e<br />

la quarta dimensione o mondo<br />

astrale, divenendo così il “Dio<br />

dei confini”. Per tale motivo<br />

viene associato all’Arcangelo<br />

Rafael, l’arcangelo della guarigione,<br />

custode della salute e<br />

della arti mediche.<br />

(continua nel prossimo numero)<br />

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32<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


LE VELE DELLA POESIA<br />

le vele della poesia<br />

I GIOIELLI DELL’UNIVERSO<br />

La Porta della Scelta<br />

di Federica Terrida<br />

“Ognuno di noi sceglie letteralmente, per mezzo del proprio modo di partecipare alle cose,<br />

di quale tipo di Universo farà parte”<br />

William James Dawson<br />

Soffia un vento gelido, mentre<br />

noi del Galeone Sognante<br />

stiamo rientrando dal nostro<br />

misterioso viaggio tra i gioielli<br />

dell’universo. Noi, viaggiatori<br />

del cosmo, tra polvere di stelle,<br />

porte di colori , fiabe e musica<br />

ci siamo allontanati per un breve<br />

tempo dal nostro pianeta, ma<br />

nel momento in cui stiamo per<br />

atterrare ci rendiamo conto che<br />

la terra non sembra più lo stesso<br />

mondo.<br />

Qualcosa di minaccioso lo sta<br />

avvolgendo, sembrano nuvole<br />

temporalesche, sembrano particelle<br />

di paura e ci chiediamo<br />

silenziosamente cosa stia accadendo.<br />

Il veliero sorvola città vuote,<br />

strade deserte in un susseguirsi<br />

di immagini quasi surreali di<br />

un’umanità nascosta. Siamo increduli<br />

cosa succede e un’ eco<br />

arriva a noi... con il vento... il<br />

mondo è nella sofferenza della<br />

malattia e della morte.<br />

Ad accoglierci alla banchina<br />

del porto troviamo con sorpresa<br />

i nostri amici, i tre Cavalieri<br />

del Tempo e la Dama del Tempo<br />

Immaginario che ci vengono<br />

incontro, sorridendo.<br />

Il Cavaliere del Passato indossa<br />

un mantello di colore viola, Il<br />

Cavaliere del Presente uno verde<br />

smeraldo e il Cavaliere del<br />

Futuro uno turchese, mentre la<br />

Dama del Tempo Immaginario<br />

al loro fianco è invece avvolta<br />

in un velo rosa.<br />

Non parlano, ci invitano a prendere<br />

posto e mentre donano a<br />

ognuno di noi delle penne dorate<br />

e dei lussuosi diari rilegati<br />

con il più pregiato cuoio italiano,<br />

con grande abilità posizionano<br />

tra le vele del nostro Galeone<br />

un grande schermo.<br />

Il Cavaliere del Passato che<br />

conosciamo per la sua voce<br />

cioccolatosa prende per primo<br />

la parola: “Più volte mi sono<br />

avvicinato con i miei insegnamenti<br />

all’uomo, sapendo bene<br />

che studiare e apprendere sono<br />

percorsi faticosi, senza i quali<br />

però non c’è possibilità di consapevolezza”.<br />

Segue il Cavaliere del Presente<br />

che appoggiandosi al timone<br />

del veliero continua: “Più volte<br />

mi sono avvicinato all’uomo<br />

con il dono dell’eternità del<br />

momento, senza il quale non<br />

c’è possibilità di essere”.<br />

Prosegue Il Cavaliere del Futuro<br />

le cui parole ci arrivano da<br />

sopra l’albero maestro del veliero:<br />

“Più volte mi sono avvicinato<br />

all’uomo con la speranza<br />

che la magnificenza dell’insegnamento<br />

del mio amico Passato<br />

e la ricchezza del dono del<br />

mio amico Presente costruissero<br />

il vero splendore”.<br />

La Dama che ascolta i suoi<br />

compagni ci accarezza con lo<br />

sguardo e ci sussurra : “Più volte<br />

mi sono avvicinata all’uomo<br />

con il sogno che proprio l’essere<br />

umano osservando le stelle,<br />

guardando verso il luogo da cui<br />

proviene si potesse nutrire di<br />

amore, di gentilezza, di compassione<br />

e di bellezza”.<br />

Improvvisamente insieme rivolgendosi<br />

a tutti noi dicono:<br />

“E ancor più volte ci avvicineremo!<br />

Amiamo l’uomo e il<br />

nostro fine è aiutare l’umanità<br />

a comprendere che il mondo<br />

è tutt’uno con la vita e che la<br />

vita è un tutt’uno con il proprio<br />

sè profondo e che nella fluidità<br />

della nostra essenza doniamo<br />

sempre a ognuno di voi la possibilità<br />

di fare del passato una<br />

luce, del presente un tesoro, del<br />

futuro un faro e dell’immaginario<br />

la perla della vita”.<br />

Senza parole e in qualche modo<br />

frastornati da ciò che accade assistiamo<br />

alla loro danza intorno<br />

a noi, mentre sullo schermo inizia<br />

la proiezione di un film il<br />

cui titolo Apollo 13 ci soprende<br />

in quanto non ne comprendiamo<br />

il fine.<br />

Le immagini del film si trasformano<br />

in realtà e ognuno di noi<br />

ne diventa uno dei protagonisti.<br />

Chi uno degli astronauti<br />

dell’Apollo 13 , chi uno dei<br />

tecnici del centro di controllo<br />

della Nasa, chi uno dei membri<br />

della famiglia degli esploratori<br />

spaziali.<br />

Ci lasciamo trasportare dalla<br />

trama del film fino al momento<br />

in cui la navicella spaziale<br />

Apollo 13 entra in avaria.Chi<br />

tra voi, caro equipaggio, non<br />

conosce la frase “Ok Huston<br />

abbiamo un problema” e la<br />

frase di ritorno “Qui Houston,<br />

ripetere prego”, quante volte<br />

abbiamo utilizzate queste parole,<br />

credo molte.<br />

Ed da queste frasi che comprediamo<br />

il messaggio che i tre del<br />

tempo e la dama del tempo immaginario<br />

desiderano portare al<br />

nostro cuore, ossia del coraggio<br />

e della volontà dei tre astronauti<br />

che vissero in quel modulo lunare<br />

che la tenacia, la forza, la<br />

determinazione di un gruppo di<br />

persone riuscì a riportare sulla<br />

Terra. Allora forse quel modulo,<br />

quel centro di controllo sono<br />

l’immagine che l’Umanità necessità<br />

del recupero di qualcosa<br />

che per “ un problema” ha<br />

dimenticato o che forse non ha<br />

mai ben compreso. Ma cosa ci<br />

chiediamo, ma non appena abbiamo<br />

afferrato il senso del perchè<br />

ci viene mostrato questo<br />

film , improvvisamente i nostri<br />

amici del tempo ne interropono<br />

la visione, sostituendolo con<br />

una scritta sullo schermo :<br />

Il silenzio è d’oro<br />

Con un gentile gesto ci invitano<br />

a prendere i diari rilegati che ci<br />

hanno donato, chiedendoci di<br />

scrivere le riflessioni su chi siamo,<br />

riflessione che determina<br />

un lavoro su di sè di grande e<br />

costante impegno, del perchè<br />

siamo qui su questo pianeta<br />

ora, di cosa vogliamo donare a<br />

noi stessi e agli altri e con chi<br />

e cosa d’ora in poi vogliamo<br />

rapportarci. Ognuno sa...di sè<br />

con la grande possibilità che<br />

oggi abbiamo di scegliere con<br />

il cuore.<br />

In silenzio, nella quiete, filamenti<br />

dorati si posano su noi,<br />

mentre una preghiera per tutta<br />

l’Umanità si alza dal nostro Galeone<br />

Sognante verso il Cielo...<br />

...e il viaggio continua.<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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utile e futile<br />

orgoglio e merchandising<br />

L’identità è una bandiera che sventola ovunque<br />

IRRIVERENTE, BRILLANTE,<br />

SENZA UN ATTIMO DI TREGUA<br />

di Fabio Gimignani<br />

Quando si fa parte di un gruppo,<br />

di una squadra, di un branco,<br />

di un clan, se ne assumono<br />

i colori portandoli con<br />

orgoglio. È naturale: fa<br />

parte del comune senso di<br />

appartenenza che fin dagli<br />

albori dell’umanità ha<br />

contraddistinto l’uomo.<br />

Poi, con il passare degli<br />

anni, qualcuno ha codificato<br />

il bisogno di appartenenza<br />

secondo regole derivate dallo<br />

studio dell’individuo, trasformando<br />

il sentimento in logiche<br />

di mercato.<br />

Et voila: la genesi del Merchandising,<br />

ovvero di tutta quell’accozzaglia<br />

di cose perfettamente<br />

inutili alle quali, però, non sapremmo<br />

mai rinunciare.<br />

E se parliamo di appartenenza,<br />

quale miglior simbolo potremmo<br />

impiegare se non una<br />

bandiera? E se fosse addirittura<br />

una bandiera pirata? Meglio<br />

ancora!<br />

Ecco perché il vostro affezionatissimo<br />

si è spremuto il Gulliver<br />

per creare un sacco di oggettini<br />

meravigliosamente inutili, ma<br />

assolutamente irrinunciabili<br />

per tutti coloro i quali scrivono,<br />

leggono o simpatizzano per la<br />

nostra bandiera con teschio e<br />

tibie. Dalle spille alle T-shirt;<br />

dagli adesivi trasparenti a<br />

quelli sagomati; dai sottobicchieri<br />

ai magneti,<br />

il <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> sventola<br />

ovunque vi sia un Pirata<br />

degno di tale nome con un<br />

senso di appartenenza abbastanza<br />

sviluppato da non<br />

poter fare a meno di portare<br />

ovunque il nostro brand.<br />

A breve sarà varata anche una<br />

sezione apposita sul sito internet,<br />

tramite la quale potersi<br />

accaparrare ogni nuovo oggetto,<br />

certi tanto dalla sua inutilità<br />

quanto dello spasmodico bisogno<br />

di possederlo!<br />

Che poi è anche questione di<br />

orgoglio: facciamo tutti parte di<br />

un equipaggio votato al successo...<br />

tanto vale che si sappia in<br />

giro!<br />

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36<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


SCRITTORI<br />

scrittori<br />

donne da morire<br />

e da gustare<br />

Il nuovo libro di Paola Cimmino<br />

tra quotidiana ironia e dissacrante riflessione<br />

Come sopravvivere<br />

alla quarantena?<br />

Leggendo, per esempio,<br />

ma attenti alla<br />

scelta, perché oggi<br />

le parole faticano a<br />

scorrere piacevolmente<br />

sulla carta (o<br />

sullo schermo): spesso<br />

rompono le fila di<br />

una narrazione coerente<br />

e si sparpagliano<br />

in mille direzioni,<br />

perdendo di vista lo<br />

scopo primario, che<br />

è pur sempre quello<br />

di comunicare.<br />

Conosco l’autrice<br />

da tempo, seguo da<br />

sempre i suoi virtuosismi<br />

letterari.<br />

Eppure, lei riesce a<br />

stupirmi ogni volta,<br />

partorendo qualcosa<br />

di nuovo, con grande<br />

soddisfazione per la<br />

lista delle mie letture preferite;<br />

per ciò che io chiamo “narcisismo<br />

intellettuale”. Ebbene sì,<br />

sono una snob della lettura: da<br />

un libro mi aspetto sempre il<br />

massimo, specialmente da un<br />

autore già conosciuto.<br />

di Flavia Chiarolanza<br />

Quante volte si sente parlare di<br />

“ultima fatica letteraria”? Questa<br />

espressione, di uso comune,<br />

è molto in voga tra noi lettori.<br />

Ma se penso a Donne da morire<br />

Cronache di relativa anaffettività<br />

– questo il titolo del nuovo<br />

romanzo di Paola<br />

Cimmino – mi riesce<br />

difficile immaginare<br />

un parto doloroso. La<br />

naturalezza con cui<br />

si esprime fa sembrare<br />

la scrittura una<br />

cosa semplice, alla<br />

portata di chiunque;<br />

invece occorre grande<br />

abilità, oltre a una<br />

buona dose di ironia<br />

e intelligenza, per<br />

sorprendere il lettore<br />

“senza effetti speciali”.<br />

Siamo un popolo<br />

famelico ed esigente,<br />

cosa credete? Mica<br />

ci accontentiamo di<br />

luoghi comuni.<br />

L’ultima volta mi<br />

aveva deliziata con<br />

una storia fantasy,<br />

entro e oltre il Tempo.<br />

Dunque, volumetto<br />

alla mano, ero<br />

carica di nuove aspettative già<br />

a partire dalla copertina. Ho<br />

ritrovato un gustoso racconto,<br />

che di fiabesco o distopico non<br />

ha nulla, perché il cambiamento<br />

di genere (qui biografia romanzata)<br />

invita a riflettere su un<br />

momento alquanto difficile del<br />

nostro percorso esistenziale:<br />

quello degli inevitabili bilanci.<br />

La storia ruota intorno alla vicenda<br />

di un Don Giovanni che,<br />

ormai sulla sessantina, rivive le<br />

tappe dei suoi trascorsi amorosi<br />

in compagnia di una bionda<br />

e simpatica ascoltatrice. Costei,<br />

armata di penna, riversa<br />

su carta il contenuto di quelle<br />

confessioni; e dispensa perle di<br />

leggerezza (nonché ironia), per<br />

lenire il dolore di un uomo piegato<br />

in due sulle macerie della<br />

sua vita sentimentale.<br />

Alla sofferta meditazione<br />

dell’uno, fa da contraltare il sereno<br />

e agile ascolto dell’altra,<br />

che raccoglie lo sfogo senza<br />

dare giudizi o drammatizzare.<br />

Ne deriva un inedito spaccato<br />

delle fragilità di uomini e donne,<br />

focus attento e puntuale su<br />

quel baratro di solitudine da<br />

noi stessi creato, incapaci come<br />

siamo di porci all’ascolto degli<br />

altri. Il tutto con quel distacco,<br />

quella sottile, raffinata ironia<br />

che pervade i suoi scritti.<br />

Tra un’arguzia e l’altra – chi<br />

conosce il suo stile sa bene che<br />

non c’è nulla di prevedibile<br />

nello sviluppo della sua narrazione<br />

– viene messo in campo<br />

un aspetto da molti ignorato e<br />

spesso temuto, l’anaffettività,<br />

non osservata con l’occhio del<br />

clinico, bensì quello dello scrittore.<br />

Ciò che vi attende è un viaggio<br />

divertente, insolito, a tratti commovente,<br />

nei meandri della vita<br />

moderna di uomini e donne. E<br />

un finale che vi sorprenderà.<br />

Poiché immagino che siate curiosi<br />

come lo sono io, ho deciso<br />

di porre alcune domande<br />

all’autrice, prolungando così il<br />

godimento di questa lettura.<br />

Paola, come è nata l’idea della<br />

copertina?<br />

Tutto è partito da un’idea di<br />

Fabio Gimignani, l’anima e il<br />

capitano di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> – casa<br />

editrice toscana – che io ho<br />

immediatamente avallato. La<br />

scelta è quasi automaticamente<br />

caduta sul Big Jim della Mattel,<br />

il prototipo e stereotipo di una<br />

certa visione della mascolinità<br />

e virilità, che si scontra però<br />

con la reale, ma più nascosta o<br />

malcelata, fragilità dell’uomo<br />

di oggi.<br />

Questo racconto affonda le<br />

sue radici nella più quotidiana<br />

delle realtà. Non era facile evitare<br />

lo scoglio del “già detto”.<br />

Come sei riuscita a elaborare<br />

un registro narrativo così insolito<br />

e accattivante?<br />

Non potendo affrontare la tematica<br />

dell’anaffettività – in<br />

questo caso, vorrei specificare,<br />

relativa ovvero parziale<br />

– in termini diversi da quelli<br />

letterari, ho pensato di tradire<br />

o trasgredire, per così dire, i<br />

limiti di genere. Il mio non si<br />

può definire propriamente un<br />

romanzo, semmai un racconto<br />

corredato da un’intervista al<br />

personaggio principale, ovvero<br />

una sorta di scambio dialogico<br />

fra due interlocutori, persone e<br />

personaggi allo stesso tempo,<br />

dove si mescolano e alternano i<br />

differenti punti di vista e modalità<br />

di approccio.<br />

Mi piace pensare a questo volume<br />

come a un reportage letterario<br />

ad andamento filmico.<br />

38<br />

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39


Una delle formule vincenti, a<br />

mio dire, è quella delle interferenze<br />

di Paoletta, che alleggerisce<br />

la tensione del racconto<br />

con i suoi simpatici intermezzi.<br />

Condividi?<br />

Per carattere sono portata a cercare<br />

il lato ludico in ogni cosa, a<br />

vedere sempre il bicchiere mezzo<br />

pieno. Così, anche di fronte<br />

alle crisi, anzi, soprattutto in<br />

momenti di crisi, mie o di altri,<br />

non combatto opponendo una<br />

resistenza estrema, ma mi siedo<br />

a ragionare con la crisi, per<br />

trovare una via d’uscita. Non<br />

digrignando i denti, ma aprendoli<br />

a un sorriso e offrendole un<br />

buon tè. In questo modo anche<br />

la crisi si disarma.<br />

L’ironia ci salverà, ed è raro<br />

– secondo l’immaginario comune<br />

– che questa dote appartenga<br />

a una donna. Tra i due,<br />

Paoletta è quella più propensa<br />

a prendere il tutto con leggerezza,<br />

abbandonando il ruolo<br />

tipicamente femminile di consolatrice.<br />

Gli uomini come potrebbero<br />

reagire dinanzi a un<br />

approccio ironico, dissacrante,<br />

delle loro problematiche e<br />

delle loro debolezze?<br />

Hai detto bene: immaginario<br />

comune. Credo sia il caso di<br />

rinnovarne i parametri. Non<br />

vedo perché le donne non debbano<br />

possedere ironia o avvalersene.<br />

Non si tratta di una<br />

caratteristica di genere: si sviluppa<br />

e va di pari passo con la<br />

crescita e il carattere specifico<br />

di una singola persona. Uomo<br />

o donna che sia. Io la considero<br />

un’utilissima risorsa. Purtroppo<br />

non è da tutti, e spesso viene<br />

anche fraintesa. Se non si conosce<br />

e pratica, la si teme.<br />

Hai valutato la possibilità che<br />

alcuni lettori prendano in antipatia<br />

il personaggio di Fabrizio?<br />

Onestamente non è un problema<br />

che mi pongo. Credo che i<br />

personaggi, esattamente come<br />

avviene fra le persone, possano<br />

generare reazioni contrastanti.<br />

Mi farebbe piacere ricevere dai<br />

lettori dei feedback al riguardo.<br />

Paoletta emerge nel racconto,<br />

ponendosi al di sopra di uno<br />

scenario devastante popolato<br />

da uomini e donne soli, direi<br />

incattiviti. Io me la immagino<br />

mentre, affacciata su quel panorama,<br />

sorride sornionamente<br />

senza lasciarsi contagiare.<br />

È così?<br />

No, direi piuttosto che mi pongo<br />

di lato, al più su un muretto,<br />

ma solo per evitare strattoni che<br />

mi farebbero capitombolare per<br />

terra poco elegantemente.<br />

Questo libro piacerà più agli<br />

uomini o alle donne?<br />

Vorrei che piacesse senza distinzioni,<br />

agli umani in generale.<br />

Ma se si aggiungono cani e<br />

gatti, anche meglio.<br />

Al centro del racconto, si pone<br />

l’anaffettività. Conoscevi questa<br />

condizione dell’animo<br />

umano? Io sono piuttosto scettica<br />

al riguardo e penso che si<br />

tratti, banalmente, di egoismo.<br />

Dinanzi a una simile obiezione,<br />

tu – o Fabrizio – come rispondereste?<br />

Conosco varie persone con<br />

problemi nella sfera affettiva,<br />

SCRITTORI<br />

ma non per tutte si può parlare<br />

propriamente di anaffettività,<br />

una condizione particolare<br />

e abbastanza al limite, che<br />

non va banalmente confusa<br />

con l’egoismo. Egoisti possiamo<br />

esserlo tutti, stabilmente o<br />

all’occorrenza, ma ciò non significa<br />

essere anaffettivi. Per<br />

avere certezza di essere anaffettivi<br />

occorrono particolari tipi<br />

di riscontro, un andamento non<br />

episodico, e a volte anche un<br />

background traumatico già a<br />

partire dall’infanzia.<br />

Cosa puoi dirci in merito<br />

all’esperienza con la casa editrice<br />

<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>?<br />

<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> è una realtà dinamica<br />

che vede coinvolti gli autori<br />

in un unico grande progetto:<br />

partire insieme, su un unico<br />

vascello, per solcare gli oceani<br />

della Letteratura restando uniti<br />

anche nelle più sferzanti tempeste.<br />

Per fortuna c’è un ottimo<br />

Capitano al comando, disposto<br />

a scommettere su ciascuno di<br />

noi, il cui fiuto da lupo di mare<br />

riesce a sopperire a eventuali<br />

mancanze, a sorreggerci o strigliarci,<br />

a seconda dei casi. Su<br />

una nave occorre che ognuno<br />

faccia la propria parte, se non<br />

ci si vuole arenare sugli scogli.<br />

Devo dire che un’esperienza<br />

così unica e avvincente non<br />

l’avrei mai immaginata, eppure<br />

credevo di averne di fantasia…<br />

Farò di tutto per dimostrare<br />

al mio Capitano che il mal di<br />

mare non mi impedirà mai di<br />

issare in alto la nostra mitica<br />

bandiera.<br />

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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


DUILIO 48<br />

i luoghi del cuore<br />

ARIANNA NICCOLAI È QUI.<br />

SIETE PRONTI PER LEI?<br />

Ricordi di una Firenze passata, ma mai dimenticata<br />

di Francesca Magrini<br />

Fine anni ‘70, un sabato pomeriggio<br />

di fine autunno, io e<br />

mia mamma a passeggio “in<br />

centro”, termine prettamente<br />

fiorentino per indicare il centro<br />

storico di Firenze e le sue<br />

zone più frequentate, il Duomo,<br />

Piazza Signoria, Piazza della<br />

Repubblica. Quello del sabato<br />

era un rito per molti fiorentini e<br />

infatti la calca in Via de’ Calzaiuoli<br />

era tanta, stavamo andando,<br />

non ricordo in quale negozio,<br />

a comprarmi un cappotto<br />

nuovo ma il mio unico obiettivo<br />

era fermarmi nel grande<br />

negozio, nella strada affollata,<br />

che collegava la grande chiesa<br />

con la piazza dove si beveva la<br />

cioccolata calda più buona del<br />

mondo. Avevo sette anni e per<br />

me tutte le strade erano strade,<br />

le piazze solo piazze e le chiese<br />

diverse solo per dimensioni.<br />

Stavo dando il tormento a mia<br />

mamma e lei alla fine cedette.<br />

Entrammo e ricordo, come fosse<br />

ora, la sensazione di meraviglia.<br />

Mille oggetti colorati che<br />

avrei voluto toccare, osservare<br />

con cura. Non so quanto rimanemmo<br />

lì ricordo che uscì senza<br />

essere riuscita a scegliere niente<br />

e delusa continuai a camminare<br />

tra la gente. Ci ripensai fino a<br />

quando non mi addormentai, la<br />

sera, nel mio letto e la delusione<br />

bruciò per tutta la domenica.<br />

Come dice quel detto: Chi<br />

troppo vuole nulla stringe... e io<br />

quella volta non strinsi nulla, al<br />

Duilio 48.<br />

Duilio 48<br />

Il primo emporio era nato in<br />

quell’edificio nel 1834, si chiamava<br />

“Bazar Bonajuti”; nel<br />

1888 era diventato il “Grande<br />

Emporio Duilio” grazie ai fratelli<br />

Papalini, si dice che Duilio<br />

fosse il nome di una nave<br />

da qui l’arredamento interno in<br />

stile marinaresco e la divisa da<br />

marinaio degli inservienti. Nel<br />

19<strong>02</strong> nacque “l’Emporio Duilio<br />

48” per opera del commerciante<br />

austriaco Joseph Siebzehner.<br />

48 (centesimi) era il prezzo di<br />

ogni oggetto in vendita, in pratica<br />

l’antenato del 99 cent di<br />

adesso. Siebzehner apparteneva<br />

a una ricca famiglia ebrea<br />

polacca ed era molto attivo in<br />

Austria, soprattutto a Vienna,<br />

prima di acquistare il bazar di<br />

Firenze e creare, successivamente,<br />

le due sedi di Montecatini<br />

e Viareggio e nel 1911<br />

anche due negozi a Bologna.<br />

Era un uomo intraprendente e<br />

visionario, da alcuni documenti<br />

storici risulta che avesse, alla<br />

fine dell’800, due contratti di<br />

esclusiva con un produttore di<br />

festoni, lumi di carta e addobbi<br />

per le feste e uno con il fabbro<br />

bolognese Giordani che costruiva<br />

tricicli per bambini, carrozzine<br />

e biciclette, inoltre fu il<br />

primo negozio senza obbligo<br />

di acquisto, a entrata libera insomma.<br />

Nel periodo tra le due<br />

guerre mondiali creò il primo<br />

catalogo di prodotti con vendita<br />

per corrispondenza. Joseph<br />

Siebzehner morì sul treno che<br />

da Milano lo stava deportando<br />

ad Auschwitz insieme alla moglie.<br />

Dopo la guerra l’attività<br />

passò ai figli Giorgio e Federico,<br />

entrambi nati a Firenze, nel<br />

tempo subentrarono vari eredi,<br />

nel 1986 iniziarono le pratiche<br />

di fallimento presso il Tribunale.<br />

Nel 1988 l’attività e l’edificio<br />

furono rilevati da COIN<br />

e da allora il Duilio 48, come<br />

tutti lo chiamavano a Firenze, è<br />

diventato un dolce ricordo per<br />

tante generazioni.<br />

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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


acconti<br />

racconti<br />

ars gratia artis<br />

il piacere della scrittura<br />

Racconti di lettori, collaboratori e perfetti sconosciuti<br />

pubblicati per il puro piacere di condividerli con voi<br />

Candide certezze<br />

di Paola Cimmino<br />

A quel tempo, chiusa in una torre da suo padre,<br />

che non vedeva di buon occhio le frequentazioni<br />

della giovane figliola, costei attendeva invano<br />

l’arrivo di un cavaliere, di un crociato o insomma<br />

di qualsivoglia liberatore; nel frattempo s’ingegnava<br />

ad ammazzare il tempo, nutrendosi di<br />

pane e fantasie.<br />

“A chi verrà a salvarmi donerò tutta me stessa”<br />

non faceva che ripetere da mane a sera.<br />

Strada facendo, capitò lì per caso un araldo, non<br />

più giovane e in procinto di andarsene in pensione.<br />

Pareva in quei giorni svolgere le sue ultime<br />

autorevoli commissioni. Al ritorno, sulla stessa<br />

strada, volgendo il capo all’insù, quegli incrociò<br />

una sagoma mesta e fuggitiva. Lo stesso evento<br />

ebbe a ripetersi svariati giorni.<br />

Scortolo assiduamente in quei pressi, dopo attento<br />

meditare la donzella puntò a incoraggiarlo per<br />

potersi liberare da quel giogo.<br />

Venne infine il tempo in cui l’araldo s’appalesò<br />

sotto le finestre non più a piedi ma in sella al suo<br />

pregevole destriero.<br />

“A tempo e luogo vi farò dono del mio cuore,<br />

se mi aiuterete a liberarmi”, lesse avidamente<br />

l’araldo su un cartiglio volato giù dall’alto.<br />

L’anziano araldo, vedendo balenare scenari inusitati<br />

e auspicabili lusinghe per la sua carne antica,<br />

propose in men che non si dica al padre di<br />

colei la sua candidatura. Questi, conoscendo la<br />

figliola e subodorando le sue trame, negò con<br />

fermezza il suo consenso.<br />

«Un giorno mi ringrazierete» si limitò a osservare.<br />

Sgomento, l’araldo riferì alla giovane di quel tristo<br />

diniego. Candida, la giovincella, astutamente<br />

si sciolse in lacrime che, come languida pioggia,<br />

ebbero il potere di irretirlo.<br />

«Mio padre è un orco, e vostro dovere è liberarmi<br />

dai suoi insani propositi di chiudermi in convento.<br />

Se lo farete, varcherete con me le soglie<br />

del paradiso in terra».<br />

«Mia dolce regina, non anelo che a quel momento!»<br />

«Escogitate un piano e io vi seguirò».<br />

Non potendo farlo lui stesso, stante la sciatica e i<br />

dolori articolari, la notte appresso l’araldo inviò,<br />

dietro lauto compenso, sulla torre un nano trapezista<br />

del vicino circo per facilitare la fuga alla<br />

sua amata. Questi superò di slancio ogni ostacolo<br />

traendo in salvo e affidando all’araldo la donzella.<br />

Unico neo, impiegando all’interno un tempo<br />

immemorabile.<br />

Ormai al riparo dalla potestà paterna e al tepore<br />

di un nuovo focolare, la donzella continuava a<br />

tergiversare; ragion per cui l’araldo prese in breve<br />

a scalpitare.<br />

«Non temete, ogni cosa ha il suo tempo, come<br />

insegna il proverbio».<br />

«Orsù, madonna, sapete che vi anelo» azzardò<br />

l’araldo alla donzella.<br />

«Datemi solo un momento, fedele araldo, per<br />

rassettarmi».<br />

E scomparve dalla stanza.<br />

Passata invano la prima ora, l’araldo si spazien-<br />

tì.<br />

«Ma quanto tempo ci metti, dolce cor mio?»<br />

esclamò affranto, quando alfine la donzella si<br />

parò al suo cospetto.<br />

«Giusto il tempo necessario!» rispose soavemente<br />

lei.<br />

Neanche il tempo di desinare, l’araldo s’appropinquò<br />

a lei con fare ardimentoso, spingendola<br />

verso l’alcova.<br />

«Non perdete tempo!» esclamò lei, ancora accaldata<br />

per il viaggio «Concedetemi un attimo di<br />

tregua, giusto il tempo per rinfrescarmi un po’».<br />

«Potrete farlo dopo, quando saziato avrò del tutto<br />

il mio desio».<br />

E a onor del vero, per acquietare la sua brama,<br />

quegli da subito s’adoperò di buona lena.<br />

Trovato lo stato dei luoghi già violato, l’araldo<br />

apparve alquanto sbigottito. Amareggiato, si lasciò<br />

scappare l’esternazione: «Vedo che anche<br />

lei, madonna, non ha perso tempo!»<br />

«Tempus fugit, insegna il saggio» rispose lei «E<br />

io avevo fretta d’imparare…»<br />

«Da chi, dal saggio?» rise sardonico «O dal<br />

nano?»<br />

«Anche! Lui sì che il tempo suo l’ha fatto. Non<br />

era il solo, m’accompagnavo in verità con molti<br />

No! Non è come fanno vedere nei film…<br />

In qualche misura vorrei che lo fosse stato, ma<br />

in realtà, il processo di… vogliamo dire transizione?<br />

È stato abbastanza lungo… Doloroso… Distruttivo!<br />

Il corpo ti esplode e si scioglie dentro, non è ancora<br />

del tutto chiara la dinamica e l’esatta sequenza<br />

di questo processo, ma il male sembra attaccare<br />

selettivamente solo alcune parti dell’organismo<br />

distruggendo o alterandone la funzionalità.<br />

Per prima cosa, il corpo non riesce più ad assimilare<br />

i nutrimenti (lo fa solo parzialmente).<br />

Diario di un non vivo<br />

di Alessandro Querci<br />

altri baldi giovani… Però non sempre, solo nei<br />

tempi morti dei circensi. Ovvero lungo tutta la<br />

giornata, altrimenti il tempo non passava mai…<br />

Sapeste quante e quali acrobazie m’hanno insegnato<br />

in questi lunghi anni di prigionia… Un<br />

andazzo che, se lei consente, potrebbe con gran<br />

soddisfazione di noi tutti continuare».<br />

«La cosa è tale da fare impallidire i morti e i<br />

vivi…» sgomento mormorò l’araldo.<br />

«Perché, lei ancora vagheggia dei bei tempi andati?<br />

Quand’era in uso aspettare a babbo morto,<br />

pria che…» e contornò la frase di un languido<br />

sorriso.<br />

«Certe usanze, direi, non sono mai fuori tempo.<br />

Questione di creanza!» osservò lui.<br />

«Non posso convenire, eccellentissimo araldo.<br />

Lei forse non conosce i versi del poeta “Quanto<br />

è bella giovinezza…”?» disse speranzosa «Giacché<br />

lo tempo si fugge» aggiunse «che senso avea<br />

temporeggiare? M’insegna anche lei che il tempo<br />

è denaro! Infatti sono ricca che più ricca… Mi<br />

preferiva casta e povera?» E intanto le sue curve<br />

astutamente occhieggiavano.<br />

Messer l’araldo ragionò, e senza por tempo in<br />

mezzo sentenziò: «Il tempo è galantuomo! Capirà».<br />

Da qui la fame, feroce, violenta, insaziabile…<br />

riesce in pratica solo a sintetizzare quanto sufficiente<br />

a sostenere le interminabili corse alla ricerca<br />

del nutrimento, crudo… vivo.<br />

In questo è aiutato dal cedimento del cervello nel<br />

quale si ha un cedimento, i freni morali cadono<br />

sinapsi dopo sinapsi, rimane solo l’istinto della<br />

bestia e la capacità di identificare le prede.<br />

Perdita del peso e del tono muscolare.<br />

Non hai più il controllo degli sfinteri e giri lordo<br />

di te stesso.<br />

Modifica della pigmentazione.<br />

Cadono sia la peluria sia i capelli e la temperatu-<br />

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acconti<br />

racconti<br />

ra corporea si abbatte.<br />

Questo credo, contribuisca, a rendere distinguibili<br />

coloro che sono ancora sani, le prede, da i<br />

cacciatori.<br />

A secondo delle aree geografiche la situazione<br />

è diversa, là dove la densità abitativa è minore,<br />

i colpiti dal male non sopravvivono a lungo e,<br />

terminate le prede, rimanendo li stanziati, la fine<br />

arriva in breve tempo, tre o quattro settimane o<br />

poco più.<br />

I corpi consumati se stessi si abbattono al suolo<br />

con pochi rantoli.<br />

Ma nelle zone densamente abitate la furia di questa<br />

folle mattanza può durare molto a lungo, feroce,<br />

sanguinaria… insaziabile.<br />

Le modifiche occorse all’organismo sembrano<br />

far si che il singolo non distingua gli altri contagiati,<br />

in preda agli spasmi del male, mentre i<br />

sani, i gustosi sani sembrano come risplendere<br />

abbaglianti in questa notte dell’umanità.<br />

Non c’è aggregazione, non ci sono schemi di<br />

gruppo, la massa si muove come un onda di marea,<br />

senza alcun sistema organizzato, una miriade<br />

di singoli che non hanno la minima percezione<br />

gli uni degli altri.<br />

Corse folli, senza direzioni precise, scavalcandosi,<br />

spingendosi, in preda ai sensi residui, ci si<br />

getta a decine su di un singolo corpo, che non<br />

sfama, che non sazia a sufficienza, che prolunga<br />

i giorni di questo purgatorio in terra.<br />

Non si ha il senso di cosa stiano facendo gli altri,<br />

le forme organizzative residuali, le attività di<br />

contenimento del morbo, gli isolamenti, niente<br />

di niente.<br />

Non vi è più percezione di questo ne di quello<br />

Il tram si lanciò in campo aperto alla volta<br />

dell’ultima stazione, intitolata a un politico, un<br />

socialista di cui si roicordavano in pochi, forse<br />

perchè non era mai stato arrestato.<br />

Caccia al cinghiale<br />

di Coppo di Marcovaldo<br />

che eravamo, siamo erranti tabule rase.<br />

Unica costante, il dolore che ti distrugge da dentro<br />

e per il quale non c’è sollievo.<br />

Organo dopo organo, cellula dopo cellula, in un<br />

agonia che si somma di orrore e che ti precipita<br />

in un buio pozzo privo di emozioni e poi ti ripesca<br />

e ti tira su trasformato, non bestia ma istinto<br />

e fame.<br />

Gli altri animali hanno lasciato il campo, in disparte<br />

assistono a questo caos, schifano i cadaveri<br />

dei sani e degli infetti e attendono con calma<br />

l’ultimo atto di questo collasso per poter riprendere<br />

il controllo del loro pianeta.<br />

Le grandi città rimandano immagini di apocalittici<br />

roghi e devastazioni alimentate dall’assenza<br />

di un qualsiasi controllo o regia.<br />

Tante novelle Troia o Gerusalemme, cadono una<br />

alla volte, le grandi e le piccole, sotto i dardi di<br />

questo inumano assedio.<br />

I pochi sani scappano, ma non vanno molto lontano,<br />

o li prende il contagio o li prendiamo noi.<br />

No puoi più distinguere il giorno e la notte, ma<br />

l’odore quello si, quello lo senti bene.<br />

Incredibilmente il puzzo del vivo lo percepisci<br />

in mezzo a questo fetore di putrefazione che si<br />

muove.<br />

Dolce come la morte.<br />

Salato come il sangue, che non smetteresti mai<br />

di bere.<br />

Quindi corri, corri! Per arrivare primo e comunque<br />

degli altri come te non hai percezione.<br />

Sei solo, ma siamo in tanti.<br />

Ma anche voi siete in tanti, eravamo più di sette<br />

miliardi.<br />

Ho fame… stiamo venendo a prendervi.<br />

Gli argini del torrente a destra e il muro a scarpa<br />

di un convento, coperto di muschio a sinistra, disegnavano<br />

una valletta lussureggiante.<br />

E in quella miniatura comparvero i cinghiali,<br />

neri, furibondi, in fila seguiti da cani che affettavano<br />

l’aria con i latrati.<br />

Sparpagliati su un tappeto verde, Prequel distingueva<br />

battitori e cacciatori, lampi dlle canne e<br />

fumo.<br />

Il finestrino del tram si frantumò, un passeggero<br />

cadde per lo spavento mentre una turista, intenta<br />

a litigare con il controllore, si ritrovò il trolley<br />

e una gamba squarciati da qualcosa che poteva<br />

essere un vetro o una pallottola.<br />

La lite era seguita all’incursione di tre dipendenti<br />

della compagnia dei trasporti che, vedendo<br />

una comitiva di turisti salire senza il biglietto in<br />

mano, li avevano multati tutti.<br />

I turisti spiegavano loro, in lingue diverse, che i<br />

biglietti erano stati acquistati dalla guida che li<br />

stava timbrando, ma ci voleva un po’ di tempo,<br />

erano trenta.<br />

I controllori insistevano e già partivano le prime<br />

recensioni su internet.<br />

Prequel cercava di capire se l’ostinazione dei<br />

controllori era dettato dal clima aziendale che<br />

non tollerava interpretazioni personali del regolamento,<br />

o se c’erano premi in denaro pr chi portava<br />

a casa un carniere di multe.<br />

La fucilata fece cessare l’alterco.<br />

Prequel fu rapido a disincagliare la gamba ferita<br />

dallo stivale che lo avvolgeva.<br />

A chi gli chiedeva se non era meglio aspettare<br />

l’ambulanza, rispondeva: “Ricordatevi di<br />

Heydrich”<br />

Heydrich era il nazista ucciso dagli eroici resistenti<br />

cecoslovacchi.<br />

La bomba che lo aveva centrato, però, non lo<br />

aveva ucciso sul colpo e il gerarca si poteva<br />

salvare, ma il crine che ne imbottiva la vettura,<br />

mischiandosi alle sue parti maciullate, le infettò<br />

senza rimedio.<br />

Prequel in fondo era contento che quella storia<br />

fosse finita così, ma da ispettore sanitario doveva<br />

evitare che si ripetesse, soprattutto se il maciullato<br />

non era un nazista.<br />

Ecco perchè staccò con cura la pelliccia che guarniva<br />

gli stivali dallo stinco della povera donna.<br />

Mentre eseguiva l’operazione, dava rapide occhiate<br />

al pianoro su cui sostava il tram.<br />

Cacciatori col fucile e senza si erano radunati<br />

presso le portiere, l’autista era sceso, erano arrivati<br />

anche i cani e si dovette faticare pr non imbrcarli<br />

tutti.<br />

Un viavai di levrieri e livree.<br />

Prequel ci mise un po’ a capire che i vigili urbani<br />

erano anche cacciatori, mentre i battitori erano<br />

semplici volontari con adosso divise mimetiche<br />

delle due germanie rimediate sui banchi del mercato.<br />

Alcuni di loro portavano fucili e coltellacci<br />

ma avevano l’ordine tassativo di dare la precedenza<br />

agli agenti.<br />

Questi ultimi negavano di sapere chi aveva<br />

esploso il colpo fatale: seguendo le tradizioni<br />

venatorie del luogo, si erano disposti a semicerchio<br />

e avevano fatto fuoco in direzione del primo<br />

cinghiale che i battitori avevano stanato, che era<br />

anche il più grosso.<br />

A non sfuggiva che se si voleva scoprire il cecchino<br />

bastava annusare i fucili e scegliere tra<br />

quelli che avevano sparato, in base al clibro ad<br />

altre cose.<br />

Poteva darsi che gli agenti si coprissero o che<br />

non avessero idea di come procedere in questi<br />

casi, erano pur sempre addetti al traffico che in<br />

un giorno che si erano ritrovati il fucile in mano<br />

e l’ordine di uccidere.<br />

E da come si erano equipaggiati si capiva che per<br />

loro doveva essere solo un giorno di festa: ghette,<br />

incerate, merende e una lucidata ai mezzi più pesanti<br />

di cui disponevano, quelli che escono dalla<br />

fabbrica già con le ruote incrostate di fango.<br />

L’arrivo dell’ambulanza squarciò il velo di omertà:<br />

chi aveva sparato andò incontro ai soccorritori,<br />

li seguì sul tram, volle vedere che ne era della<br />

sua vittima.<br />

Ancora più scosso e in ambasce il tranviere,<br />

come se la clpa fosse sua o del mezzo.<br />

Scena pasoliniana in cui il vigile operaio, l’operaio<br />

conducente e la vittima, operaia o segretaria<br />

in vacanza, si riconoscevano e solidarizzavano<br />

immediatamente.<br />

La stessa cosa accadeva anche al soccorritore<br />

operaio, al battitore contadino, al medico a bordo<br />

di recente immigrazione...<br />

Solo, in disparte, si stagliava un cappotto blu allacciato<br />

con una pesante fibbia metallica.<br />

Era sceso da una macchina e ora orvegliava la<br />

scena.<br />

Doveva essere un funzionario di qualcuno degli<br />

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acconti<br />

racconti<br />

enti responsabili dell’incidente: Segreteria del<br />

Sindaco, Federcaccia, Assessorato ai Trasporti.<br />

Aveva la pelle da pachiderma, rugosa e spessa,<br />

occhiali sfumati quel poco che basta a nascondere<br />

lo sguardo, mani in tasca e autista a disposizione.<br />

“Ricordatevi di Heydrich” Sussurrò Prequel<br />

mentre scendeva dal tram e si portava dietro<br />

l’uomo con la fibbia.<br />

Il funzionario tolse le mani di tasca, prima per<br />

accendersi una sigaretta, poi per tlefonare.<br />

Prequel ascoltava.<br />

“Sì, è un bel casino, ma se riusciamo a tenere<br />

lontani i giornali siamo a posto. Chi ha sparato<br />

è gente nostra, il tram è una partecipata, quelli<br />

dell’ambulanza stanno zitti finchè gli conviene...<br />

Il dottore magari è un personaggio, non perde occasione<br />

di mettersi in mostra sul giornale, a lui ci<br />

penso io.”<br />

“Sì, ma qui sta girando roba su facebook, ci sputtatanano.<br />

Perchè la municipale organizzando la<br />

battuta i caccia non ha tenuto conto della tranvia<br />

che costeggia il giardino?” Gracchiò una voce<br />

che Prequel riconobbe epr essere quella del sindaco.<br />

“Le mamme erano già sul piede di guerra per i<br />

cinghiali, ora che diranno?”<br />

Prequel sentiva su di sè il sole e intorno il prato,<br />

un lenzuolo verde su cui si moriva come in tante<br />

bellissime scene di caccia e di guerra<br />

Sentì la vita e si ricordò la prima volta che l’aveva<br />

sentita, poppante in braccio alla mamma, in<br />

un giardino così, forse più piccolo.<br />

Da come il sindaco parlava delle mamme si capiva<br />

che non l’aveva mai sentita così.<br />

L’aveva incontrato pochi giorno prima per discutere<br />

dei cinghiali che infestavano il parco. Voleva<br />

sapere da Prequel se i selvatici portavano malttie,<br />

se sporcavano i fossi, se bisognava disinfestare<br />

una volta che erano stati allontanati.<br />

Aveva detto “Allontanati”.<br />

Era un uomo con la bocca stretta, di vedute ristrette,<br />

mortificato.<br />

Le emozioni doveva averle provate tutte, allo<br />

specchio prima di uscire.<br />

Prequel aveva le sue idee a proposito di gente<br />

così: venuti al mondo per distrazione da ventri<br />

freddi che appena li avevano espulsi si erano richiusi<br />

alle loro spalle, murati da imeni miracolosi.<br />

La vita non li aveva voluti e loro si vendicavano<br />

colpendola là dove è più esuberante, sui prati, nei<br />

cinghiali.<br />

“Ungulati”, recitava il cartello affisso quando<br />

avevano chiuso il parco.<br />

“Parco temporaneamente chiuso per la presenza<br />

di ungulati”<br />

Ungulati era un eufemismo voluto dal sindaco<br />

per non spaventare le mamme che funestavano<br />

i suoi sogni.<br />

Sogni junghiani d cui non si riprendeva neanche<br />

al mattino.<br />

Quando i vigili avevano abbattuto il cinghiale<br />

obbedendo a lui, con tanto di ordine firmato, gli<br />

spari che lo avevano svegliato da quell’incubo<br />

lo avevano precipitato in un altro peggiore.<br />

La turista era stata portata via ma il resto della<br />

comitiva era ancora lì che minacciava rapresaglie<br />

e dava seguito alle minacce con i cellulari.<br />

A nulla era valso il sincero atto di coraggio del<br />

colpevole, solo le scuse e i soldi del sindaco potevano<br />

placare gli animi.<br />

Il pachiderma cercava di tenerlo lontano ma lui<br />

volle venire di persona, più per paura che per coraggio.<br />

Ora chiedeva se si poteva scendere in elicottero,<br />

pensava che un arrivo scenografico gli avrebbe<br />

giovato.<br />

Il funzionario disse di sì, a di stare attento a non<br />

tranciare anche i fili del tram.<br />

Quell’ “anche” suonò al sindaco come l’ennesima<br />

mortificazione e non gliela perdonò mai, ma<br />

si seppe dopo.<br />

Prequel si godette l’atterraggio: il cielo scosso<br />

dalle eliche, i salici piegati, i cani nervosi, gli<br />

ucelli in fuga.<br />

E il sindaco che nessuno voleva che goffamente<br />

balzava sul prato con i pochi capelli in disordine.<br />

Le pale dell’elicottero erano ancora in movimento.<br />

Un sussulto del sindaco, uno scatto verso l’alto e<br />

l’elica gli avrebbe strappato lo scalpo.<br />

I pochi capelli si sarebbero impastati con le<br />

schegge d’osso.<br />

Rcordatevi di Heydrich!<br />

Ma il sindaco era abituato a strisciare e trascinò<br />

la gobba fuori dalla zona di pericolo.<br />

Il funzionario gli strinse la mano e la sentì fradicia.<br />

I passeggeri gli si fecero incontro ma il sindaco<br />

passò oltre, raggiunse un gruppetto di vigili, si<br />

fece dare il fucile più accessoriato e impartì qualche<br />

ordine.<br />

Si udirono nuovamente degli spari.<br />

Qualcuno temette un attentato, qualcun altro ci<br />

sperò, invece fu abbattuto un cinghiale.<br />

Sotto il basso solaio dell’abitazione che fungeva<br />

da comando per la 50° divisione, il fumo dei<br />

sigari stagnava pigro, formando una coltre consistente<br />

illuminata dalla luce dorata delle lanterne.<br />

Il rombo lontano delle artiglierie era l’unico<br />

rumore che faceva da sottofondo agli appelli del<br />

telefonista, gli altri sette uomini stavano in scaramantico<br />

silenzio, in piedi, nella speranzosa attesa<br />

di una notizia positiva.<br />

«Ancora niente signor generale.» fece il telefonista<br />

interrompendo la sua nenia di appelli, «L’ottantasettesimo<br />

e l’ottantottesimo sono isolati.»<br />

«Continua, Tonio, continua.» rispose asciutto ma<br />

cortese il generale Arrighi, senza lasciar trasparire<br />

alcuna emozione da dietro i suoi mustacchi<br />

brizzolati.<br />

Caporetto<br />

di Lorenzo Leoni<br />

I volontari lo accerchiarono.<br />

Lo avevano freddato nella fossa in cui aveva cercato<br />

rifugio, sembrava che gli avessero scavato<br />

la tomba.<br />

Il sindaco si avvicinò e quando gli assicurarono<br />

che era morto si mise in posa con il fucile<br />

appoggiato di calcio alla testa dell’animale, che<br />

siallungava quasi quanto il corpo per terminare<br />

in un groviglio di zanne.<br />

Attese i flash, poi finse di armeggiare con l’arma<br />

per animare le riprese dei cellulari.<br />

Non è mia abitudine introdurre un racconto pubblicato in questa sezione, ma in questo caso sono<br />

costretto a fare un’eccezione buttando giù due righe per presentare il testo che segue, inviatomi da<br />

Lorenzo Leoni pochi giorni orsono. “Steso di getto”, mi scrive l’Autore su Whatsapp, allegando<br />

il file... e io non ho avuto il coraggio nemmeno di appoggiarci la punta della penna, imbambolato<br />

davanti alla magia che esplode dalle ultime quattro righe, proprio come fa il cioccolato fondente al<br />

90% quando lascia che la staffilata di gusto liberi il suo ormai inatteso arcobaleno.<br />

No: non è mia abitudine scrivere un’introduzione per un racconto, ma in questo caso non potevo<br />

davvero farne a meno,<br />

Grazie Lorenzo. A nome di chiunque, divenendo adulto, si sia chiesto “Che fine avrà fatto?”<br />

Fabio Gimignani<br />

Un colonnello che fingeva, senza troppo riuscirci,<br />

di consultare i ruolini dell’artiglieria incrociò<br />

lo sguardo del generale; l’occhiata che passò tra<br />

loro fu come un dialogo per quegli uomini abituati<br />

da decenni a vestire la divisa.<br />

«Se fossero stati annientati?»<br />

«Gli austriaci avrebbero smesso di cannoneggiare<br />

e sarebbero già sulla strada.»<br />

«Ma se fossero?»<br />

«Non lo sono.»<br />

«Quelli usano...»<br />

«Lo so. Ma solo perché ci sono i maledetti prussiani<br />

a dar loro spalla.»<br />

Il colonnello rimise il naso nei propri appunti,<br />

aggiustandosi un poco per avere il favore di una<br />

lanterna e poter leggere davvero.<br />

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acconti<br />

racconti<br />

Bussarono alla porta. Se un bussare poteva avere<br />

un tono, quello aveva un tono da carabiniere.<br />

«Tosinghi?»<br />

«Ordini, generale!» scattò su un tenente colonnello.<br />

«Avete mandato i carabinieri a cercare Lorenzini?»<br />

«Sì, signor generale!»<br />

«Mi volete proprio far bestemmiare prima che<br />

faccia giorno! Vi avevo detto di mandare qualcuno<br />

dei vostri a cercarlo.»<br />

«Ma... signor generale, ho pensato che i carabinieri<br />

fossero più svelti a rintracciare un fante...»<br />

«Senza farvi sbrandare qualche piedidolci del<br />

vostro battaglione, eh?» Rivolgendosi a tutti,<br />

soggiunse: «Ormai è fatta. Via i sigari, tutti!»<br />

Obbedienti, tutti gli ufficiali gettarono il proprio<br />

sigaro fuori dalla finestra, a spegnersi nella neve.<br />

Quando aprirono la porta anche la pigra coltre di<br />

fumo dovette riscuotersi dal proprio agio e risolversi<br />

a evacuare all’esterno seguendo il tabacco.<br />

Due carabinieri fecero il loro ingresso scortando<br />

un recalcitrante fante in una logora divisa senza<br />

berretto né cappotto.<br />

«E lasciatemi! Sbirri di merda! Siete solo dei pisciasotto<br />

con il pennacchio in testa!»<br />

Arrighi fece cenno ai carabinieri di lasciare l’uomo<br />

e di andarsene; quelli salutarono marzialmente<br />

e, obbedienti, chiusero la porta alle loro<br />

spalle.<br />

«Lorenzini. Grazie di essere arrivato così in fretta.»<br />

attaccò il generale.<br />

«‘nerale.» salutò svogliatamente il soldato.<br />

Tosinghi ebbe uno spunto di stizza: «È così che<br />

si saluta, soldato?»<br />

Lorenzini considerò l’ufficiale con un’occhiata<br />

annoiata, poi fece un cenno al generale come<br />

chiedere: «Chi sarebbe questo qui?»<br />

«Lasci perdere, Tosinghi. È una battaglia persa.»<br />

poi rivolto al soldato: «Il tenente colonnello Tosinghi<br />

è al comando del battaglione in cui saresti<br />

inquadrato.»<br />

«Ah!» fu la risposta dell’altro.<br />

«Bando alle ciance. Ti ho fatto chiamare perché<br />

c’è bisogno di te.»<br />

«Mi avete mandato i carabinieri!» Lorenzini alzò<br />

la voce, «Io odio i carabinieri! Sbirri di merda!»<br />

«Lo so, lo so.» fece conciliante il generale mentre<br />

con un’occhiataccia teneva a tacere gli altri<br />

ufficiali, «Si è trattato solo di un fraintendimento,<br />

non succederà più.»<br />

«Promesso?»<br />

«Promesso, promesso.»<br />

«Vabbé, generale. Che diavolo c’è che bolle in<br />

pentola per toglierci il sonno?»<br />

«Gli austriaci hanno iniziato l’offensiva.»<br />

«Ecco cos’erano tutti quei botti!»<br />

«Artiglieria. Granate e gas...» Alla menzione<br />

della temutissima arma dei gas, tutti gli ufficiali<br />

rabbrividirono come quando si nomina un peccato<br />

bestiale che la decenza vuole vi si alluda<br />

solamente. Lorenzini non fece una piega. «...abbiamo<br />

l’ottantasettesimo inchiodato a Plezzo, sai<br />

dov’è?»<br />

«Otto chilometri da qui, lungo l’Isonzo.» rispose<br />

svogliatamente Lorenzini come un bimbo ad<br />

un’interrogazione.<br />

«Bravo. Ho bisogno che tu vada fin laggiù, capisca<br />

perché non rispondono al telefono e torni<br />

a riferire.»<br />

«E se sono tutti morti?»<br />

Il generale represse un brivido di disappunto.<br />

«Torni qui e mi dici che sono tutti morti, ma in<br />

quel caso troveresti gli austriaci per la strada.»<br />

«Se posso, signor generale...» il telefonista attese<br />

un cenno d’assenso per proseguire, «Più facilmente<br />

la linea telefonica è stata tranciata dal<br />

bombardamento. Non avevamo previsto di sotterrarla<br />

in questo punto del fronte.»<br />

«In quel caso,» continuò il generale, «porterai un<br />

plico con gli ordini da trasmettere.»<br />

«Una passeggiata, insomma: otto chilometri nella<br />

neve, di buio, con le granate e i gas. Che ci<br />

vuole?» il viso impassibile di Lorenzini non tradiva<br />

né ironia né sarcasmo.<br />

«Sapevo che avresti capito subito. Grazie. Tosinghi<br />

verrà con te.»<br />

«Generale?!» saltò su il tenente.<br />

«Così vedrà di persona cosa vuol dire stare sotto<br />

le granate e rispettare le raccomandazioni dei<br />

superiori.»<br />

Il tenente Tosinghi deglutì vistosamente sbiancato<br />

prima di annuire: «Sì, signor generale.»<br />

«Niente da fare.» disse, invece, Lorenzini, «Mi<br />

sarebbe solo d’intralcio questo sacco d’ossa. Io<br />

vado da solo.»<br />

«Non è negoziabile.» mise il proprio punto il generale,<br />

«Tosinghi è un ufficiale e ci si aspetta che<br />

se la sappia cavare senza essere d’intralcio. In<br />

questa operazione non avrà facoltà di comandarti,<br />

considerate che state compiendo entrambi la<br />

missione in maniera indipendente. Tra quindici<br />

minuti vi voglio pronti a partire, abbiamo perso<br />

già fin troppo tempo e quei ragazzi sono sotto le<br />

bombe da tre ore.»<br />

«Il tempo di un latte caldo con il vino.» concluse<br />

Lorenzini.<br />

«Un’ultima cosa.» fece il generale ottenendo<br />

l’attenzione di tutti, «Lorenzini, hai desiderio di<br />

disertare?»<br />

«Certamente, per tornare a casa dal babbo che ha<br />

bisogno di me più che voi.»<br />

«Hai intenzione di disertare, stanotte o domani?»<br />

Lorenzini fece una smorfia che poteva essere un<br />

sorriso amaro. «No. Non stanotte, né domani. Ci<br />

sono dei ragazzi che hanno bisogno di una mano,<br />

laggiù.»<br />

L’aria gelida era incredibilmente ferma, posto<br />

che in quota infuriava la tempesta e la neve cadeva<br />

lenta anche a valle. Un carretto con un mulo<br />

aggiogato li aspettava, a cassetta due soldati imbacuccati<br />

nella mantella, uno con la frusta e l’altro<br />

con la lanterna.<br />

Tosinghi si era procurato l’occorrente per la<br />

missione: mantella, elmetto, maschera antigas,<br />

moschetto, pistola e giberne colme di munizioni.<br />

Prima di salire sul pianale coperto, attese il<br />

suo irriverente compagno di ventura fumando un<br />

mozzicone di sigaro; vide arrivare il soldato Lorenzini<br />

che camminava a passo svelto nella neve:<br />

noncurante del freddo, non si era dato pena di<br />

indossare cappotto e mantella, solo un berretto<br />

era spuntato a contenere la zazzera scura che coronava<br />

quel viso inespressivo e bruciato dal sole,<br />

segnato da mille piccole rughe come una corteccia<br />

eppure assolutamente rasato. Il fatto che<br />

non portasse i baffi, aveva ingannato il tenente<br />

sull’età e sulla determinazione di quell’uomo,<br />

non un ragazzo, che pareva avere così tanto credito<br />

e licenza presso il generale.<br />

«Giuseppe.» pronunciò il soldato arrestandosi<br />

davanti all’ufficiale e facendogli volar via di<br />

bocca il sigaro con un gesto fulmineo. «Non fumate<br />

quando siete con me. Non lo tollero.»<br />

Tosinghi represse uno scatto d’ira stringendo il<br />

pugno, cercò per un secondo le parole, poi seguì<br />

l’altro che già si era arrampicato dentro il tendalino.<br />

Solo con il carretto già in movimento verso il rumore<br />

delle artiglierie austriache, il tenente trovò<br />

il contegno per conversare: «Giulio. Giulio Tosinghi.<br />

Potrebbe essere scomodo usare il protocollo,<br />

in missione.»<br />

«Come preferite. Non mi state tra i piedi, comunque,<br />

Giulio.»<br />

Il tenente non sapeva da che lato prendere quel<br />

soldato così scostante. Si mise ad armeggiare un<br />

poco attorno finché trovò una lanterna.<br />

«Che fate?» chiese con tono sospettoso il soldato.<br />

«Accendo la lanterna, non ci si vede nulla qua<br />

dentro.»<br />

«Non se ne parla neanche! C’è già quella del<br />

conducente.»<br />

«Ma su!» si spazientì Tosinghi; la lanterna del<br />

soldato a cassetta ondeggiava rabbiosamente,<br />

proiettando un alone scostante attraverso l’apertura<br />

anteriore del telo. «Siamo lontani dal fronte,<br />

ancora, non c’è pericolo di cecchini.»<br />

«C’è pericolo eccome! Se quella lanterna si rovescia<br />

qua dietro, va tutto a fuoco. Non ho la minima<br />

voglia di bruciare prima ancora di arrivare<br />

alla linea dell’artiglieria.»<br />

«Bazzecole! C’è un gancio apposta, vedi? Per<br />

appenderla che non caschi.»<br />

«No. Non l’accenderete.»<br />

«Non essere assurdo!» disse il tenente per chiudere<br />

la questione mentre cacciava una mano in<br />

tasca a cercare la scatola dei fiammiferi.<br />

In quel mentre, il soldato gli strappò di mano la<br />

lanterna, ancora con un gesto preciso e rapidissimo,<br />

lanciandola fuori a schiantarsi sulla strada.<br />

«Ma che diavolo!»<br />

«Ho detto di no.»<br />

Il tenente si arrese piombando a sedere di peso:<br />

«Non credo sia utile discutere, ormai. Non ho autorità<br />

su di te per ordine del generale, ma dubito<br />

che anche se fosse, potrei farti obbedire a un singolo<br />

ordine.»<br />

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acconti<br />

racconti<br />

Il soldato non rispose, si limitò a restare immobile<br />

assecondando le oscillazioni del carretto.<br />

«Non hai preso su né l’elmetto né il moschetto.»<br />

«Peso inutile.»<br />

«Come? Come fai a startene in giubba con questo<br />

freddo? E come pensi di andare al fronte disarmato?»<br />

«Non mi fa freddo. Non mi fa mai freddo, a me.<br />

E poi a che mi serve un’arma? A intralciarmi<br />

mentre corro sotto le granate.»<br />

«A sparare al nemico.»<br />

«Quale nemico? Non si può mica sparare alle<br />

granate, o al gas. Né crediate che abbia la minima<br />

intenzione di sparare a quei ragazzi che ci<br />

manderanno addosso.»<br />

«Questo è inammissibile! Sono il nemico. È nostro<br />

dovere...»<br />

«Bla, bla, bla...» lo interruppe il soldato, «Solita<br />

retorica patriottica. Il sangue per la patria, il petto<br />

opposto al nemico come scudo per l’Italia, e<br />

tutto il resto. Ne ho sentita fin troppa per crederci<br />

ancora. Ho già visto fin troppi ragazzi dilaniati<br />

dalle granate per sperare che serva a qualche<br />

cosa.<br />

Sapete?»<br />

«Che cosa?» domandò Tosinghi automaticamente,<br />

stordito da quell’interruzione.<br />

«Che quando state crepando nel fango di una<br />

trincea, il petto aperto da una raffica di mitragliatrice,<br />

o dissanguato per una palla di moschetto<br />

nella gamba, sbarrate gli occhi e cercate vostra<br />

madre come ogni altro ragazzo, come ogni altro<br />

uomo qui; italiano, austriaco, francese o tedesco.<br />

Non importa più.»<br />

«E allora? Che vorresti?»<br />

«Vorrei che si smettesse tutto questo. Che si<br />

smettesse di ammazzarsi tra di noi per chissà<br />

quale ordine di gente che non si è mai nemmeno<br />

sporcata le scarpe con il nostro fango insanguinato.»<br />

«Ma sei qui. Hai accettato senza batter ciglio<br />

l’incarico.»<br />

«Certo! Ma perché stiamo andando a tirar fuori<br />

quei ragazzi dalla merda prima che sia troppo<br />

tardi, o almeno ci proveremo.»<br />

«Non hai paura?»<br />

«Qualche volta. Adesso no.»<br />

Il silenzio cadde tra di loro. Tosinghi fissò i lineamenti<br />

del soldato ai lampi della lanterna, cercando<br />

di scovare un’emozione che glielo avesse<br />

fatto apparire un poco meno duro e pragmatico,<br />

ma quello stava lì a fissarlo dalla sua faccia di<br />

corteccia senza battere ciglio.<br />

Alla fine il tenente cedette un passo: «Io sì.»<br />

«Fate bene. Non è necessario che veniate.»<br />

«Lo è: sono gli ordini.» Tosinghi ritrovò l’orgoglio<br />

militare dietro cui rifugiarsi.<br />

«Cazzate! Rischiate la pelle per dimostrare che<br />

siete un uomo? Per avere una medaglia sul petto<br />

e magari una promozione per poter essere voi a<br />

decidere quanti uomini mandare al macello domani?»<br />

«Te sei sordo al dovere.»<br />

«Ci sento benissimo. Il generale ha detto di andare,<br />

tornare e riferire. Questo significa: restare<br />

vivi. Da morti non si torna a riferire.»<br />

«E allora?»<br />

«Allora o restate vivo, qui al carro, o cercate di<br />

restare vivo stando basso e seguendomi da vicino<br />

senza dare fastidio. Andiamo!»<br />

Nel frattempo il carretto si era arrestato, il rumore<br />

delle granate si era fatto decisamente assordante,<br />

la notte rischiarata dai lampi delle esplosioni che<br />

facevano sussultare la terra.<br />

«Noi ci fermiamo qui, signore.» fece il conducente,<br />

«Scarichiamo le casse e torniamo indietro.<br />

Buona fortuna!»<br />

Erano arrivati presso una ridotta, in testa ai trinceramenti,<br />

a metà strada da Plezzo.<br />

«Sicuro di volervi portare tutta quella roba?»<br />

Tosinghi annuì incapace di distogliere lo sguardo<br />

dallo spettacolo di distruzione che i lampi delle<br />

granate gli rivelavano a tratti.<br />

«Come preferite. Su, in marcia.»<br />

Lorenzini si gettò a passo svelto dentro un camminamento,<br />

camminando accucciato lungo la<br />

trincea, gli scarponi che pestavano sicuri l’assito<br />

infangato del pavimento. Il tenente lo seguì, scoprendo<br />

subito di dover imparare, e alla svelta, a<br />

gestire l’ingombro dell’attrezzatura per non intralciarsi.<br />

A tratti, il soldato si fermava in una nicchia coperta,<br />

faceva cenno all’altro di star basso mentre<br />

una scarica d’artiglieria cadeva tutto attorno facendo<br />

rimbalzare schegge e sollevando mucchi<br />

di terra che ricadevano violenti dentro la trincea.<br />

Poi ripartiva dello stesso passo svelto, come se<br />

nulla fosse.<br />

Tosinghi tratteneva la vescica. La sua carriera<br />

militare era stata tutt’altro che quell’esperienza:<br />

come borghese aveva avuto rapido accesso<br />

al grado di ufficiale e la formazione accademica<br />

consisteva in puliti rettangoli mossi su una carta<br />

geografica. Niente lo aveva potuto preparare al<br />

quel caos.<br />

Quando trovarono i primi morti, non riuscì più a<br />

trattenere la vescica, né lo stomaco. Dette sfogo<br />

alla propria vergogna in un angolo, bagnandosi i<br />

pantaloni ma riuscendo a vomitare senza lordarsi<br />

la casacca.<br />

«Guardate. Guardate, Giulio, e non dimenticatevene.»<br />

Tre soldati giacevano supini nel camminamento,<br />

gli occhi sbarrati, i volti lividi e gonfi,<br />

le mani contratte come artigli in uno spasmo.<br />

«Mettetevi quella maschera in faccia, da bravo.»<br />

«E te?»<br />

«Io non ho paura del gas.»<br />

«Te non hai paura di niente.»<br />

«Tutti hanno paura, di qualcosa. Fate attenzione,<br />

ecco.» il soldato aiutò il tenente a stringersi<br />

in faccia la pesante maschera, il telo di gomma<br />

doveva aderire al viso rasato senza lasciare aria<br />

e i grossi baffi dell’ufficiale potevano essere un<br />

problema.<br />

Con la vista ottenebrata dagli spessi vetri della<br />

maschera, Tosinghi scoprì subito che respirare lì<br />

dentro era un’impresa, non una garanzia. Dentro<br />

la gomma, il viso si scaldò rapidamente, superando<br />

in un balzo la sensazione di sollievo dal gelo<br />

della neve per divenire un’atroce sauna di sudore<br />

appiccicoso; l’odore dei filtri era tutt’altro che<br />

aria pulita e ogni respiro doveva essere tirato con<br />

forza attraverso quell’accrocchio di tubi e dispositivi<br />

che promettevano di salvargli la vita.<br />

Seguire il soldato Lorenzini era diventata un’impresa<br />

ancora più difficile, ma il tenente non si<br />

poteva permettere di cedere il proprio onore di<br />

ufficiale di fronte a quella prova.<br />

Trovarono altri soldati morti, strangolati dal gas<br />

o dilaniati dalle schegge. In un tratto, la trincea<br />

aveva ceduto, probabilmente per via di una granata<br />

caduta abbastanza vicino da forzare il terreno<br />

contro i piloni e le tavole; la terra era franata<br />

come una slavina di fango, seppellendo ogni<br />

cosa: un piede spuntava in basso come indizio<br />

che qualche sfortunato si trovava nel posto sbagliato,<br />

magari in cerca di un angolo sicuro.<br />

Corsero in questa maniera per un tempo lunghissimo,<br />

scandito dai colpi delle artiglierie. Il tenente<br />

Tosinghi ansimava dentro la maschera antigas,<br />

soffocando nel calore del proprio stesso respiro;<br />

gli prudeva tutto il viso e il collo, l’elmetto<br />

gli stringeva la fronte dolorosamente, calzato<br />

com’era sopra la spessa gomma, il moschetto si<br />

stava rivelando un carico scomodo da portare in<br />

quegli spazi angusti e le stesse giberne zeppe di<br />

promesse di morte erano diventate una zavorra<br />

inutile.<br />

Alla fine si accasciarono vicini l’uno all’altro in<br />

una ridotta, coperta da un decente soffitto di tronchi<br />

e terra battuta.<br />

Togliendosi la maschera, Tosinghi cercò un poco<br />

di fiato nell’aria gelida che, pur sapendo di ferro<br />

e cordite, gli pareva dolce come la primavera sui<br />

pascoli. «Ma come fai?»<br />

«A far cosa?» rispose il soldato senza traccia di<br />

affanno nella voce.<br />

«A correre così e non restare soffocato dal gas.»<br />

«Quale gas? Non c’è gas qui.»<br />

«Come no? E quei poveracci laggiù?»<br />

«Il gas, di sicuro.»<br />

«Non mi prendere per il culo, soldato!» scattò su,<br />

solamente con la voce, il tenente.<br />

«Non vi prendo per il culo. Quei disgraziati sono<br />

stati ammazzati dal gas, non si sbaglia, ma quello<br />

si è disperso ore prima che arrivassimo noi.»<br />

«Perché non me lo hai detto subito?»<br />

«Mi avreste creduto?»<br />

Tosinghi fissò un poco l’altro negli occhi scuri<br />

prima di rispondere. «Forse no. Non è così semplice...»<br />

«Non è così semplice credere che il gas non ci<br />

sia più mentre si guardano negli occhi i morti,<br />

vero?»<br />

«Esatto. Ma allora la maschera... non serviva a<br />

niente.»<br />

«Come no? È servita e parecchio! Sareste venuto<br />

di corsa dietro di me se aveste avuto paura del<br />

gas?»<br />

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acconti<br />

racconti<br />

«No. È vero. Avevo più paura per la tua incoscienza,<br />

ma... posso essere franco?»<br />

«Io lo sono sempre.»<br />

«Una parte di me ha pensato che, al diavolo! Che<br />

se stramazzavi, maledetto incosciente che non<br />

sei altro, avrei capito che stavamo dentro il gas e<br />

avrei potuto fare qualcosa.»<br />

«Ma non è successo, no?»<br />

«No. Ma allora, davvero non c’era gas.»<br />

«Certo che non c’era. Che vi credevate? Che vi<br />

avrei portato di corsa a crepare in quel modo?»<br />

«Ma io avevo la maschera.»<br />

«Un’inutile orpello, quando si parla di gas e morte.<br />

Ma, come avete veduto da voi, molto utile a<br />

darvi il coraggio per muovere i piedi e farvi sentire<br />

un po’ più eroico nel sopportare la fatica e il<br />

timore.»<br />

«Come inutile?»<br />

«Inutile, come fermare il vento con un lenzuolo.<br />

Ho visto troppi ragazzi crepare con addosso quei<br />

marchingegni soffocanti. Il gas entra lo stesso,<br />

brucia la pelle, mangia le guarnizioni e fa fumare<br />

la merda che mettono nei filtri. No! L’uomo è<br />

troppo più bravo a inventare sistemi per ammazzarsi<br />

che per sopravvivere.»<br />

Lasciarono che quelle chiacchiere si spegnessero<br />

sotto il bombardamento e che il vuoto colmasse<br />

per un poco i loro pensieri.<br />

«Quanto manca alla linea?»<br />

«Credo poco, ormai. Qui sembra che abbiano lasciato<br />

le posizioni da poco, direi per concentrarsi<br />

sulla prima linea di trincee.»<br />

«Non è imprudente ammassarsi sotto il bombardamento?»<br />

«Se devi crepare per una granata, un posto vale<br />

l’altro. Più che altro, gli austriaci stanno bombardando<br />

da cinque ore, ormai. Questo vuol dire che<br />

tra poco passeranno all’assalto.»<br />

«Giusto. Per cui tutti gli uomini sono in linea per<br />

respingerli.»<br />

«O per morire tentando. Andiamo, vi siete riposato<br />

abbastanza, ormai.»<br />

«Altolà! Chi va là?!»<br />

L’appello della sentinella risuonò stentoreo tra le<br />

esplosioni.<br />

I due si arrestarono di colpo, Iacoporispose alla<br />

voce: «Fante Lorenzini, tenente colonnello Tosinghi,<br />

dal comando di divisione.»<br />

«Venite.» fece la voce sbrigativa.<br />

Avanzarono scoprendo di essere già nel mezzo<br />

della prima linea: soldati si rannicchiavano in<br />

ogni angolo per cercare un poco di riparo dal<br />

bombardamento, i loro occhi, colmi di paura,<br />

scrutavano i nuovi arrivati con un misto di speranza<br />

e rassegnazione.<br />

«Tenente colonnello Alessandro Angiono.» si<br />

presentò un ufficiale facendosi largo tra gli uomini<br />

per riscontrare l’altro.<br />

«Tenente colonnello Giulio Tosinghi. Ci manda<br />

il generale Arrighi. Siete isolati, non c’è segnale<br />

telefonico.»<br />

«Il bombardamento ha fatto saltare i cavi. Ho<br />

mandato tre squadre a ricollegare, ma ancora non<br />

abbiamo risolto.»<br />

«Non abbiamo visto nessuno... vivo, arrivando.<br />

Temo che non risolverete.»<br />

L’espressione affaticata di Angiono non cambiò<br />

di un pelo sotto il bordo dell’elmetto se non per<br />

un fremito dei baffi. «Manderò un’altra squadra.<br />

Avete ordini per noi?»<br />

Tosinghi porse la busta degli ordini al suo omologo;<br />

questi l’aprì sotto gli occhi fissi dei suoi<br />

uomini, scorse il foglio nella luce grigia dell’alba,<br />

lo richiuse e lo fece sparire nella giacca.<br />

«Grazie per gli ordini.» disse salutando militarmente,<br />

«Tornate dal generale e riferite che terremo<br />

la posizione.»<br />

«Possiamo fare altro per voi?» chiese Tosinghi<br />

restituendo il saluto.<br />

«Certo che possiamo! Che state a fare i damerini,<br />

voi due?» intervenne brusco come suo solito il<br />

soldato Lorenzini, «Su! Date qui il cavo e i morsetti,<br />

che ci vado io a cercare l’interruzione.»<br />

Angiono era palesemente combattuto tra ribattere<br />

all’insubordinazione del soldato, per non perdere<br />

la faccia di fronte ai propri uomini, e approfittare<br />

del nuovo arrivato, non mandando a morire, così,<br />

altri due dei suoi già stremati da ore di bombardamento.<br />

Senza perdere troppo tempo, si risolse<br />

per la seconda opzione, tacendo e facendo cenno<br />

che venisse dato loro quanto necessario.<br />

«Caffè?» propose per non restare proprio in silenzio.<br />

«Volentieri.» rispose Tosinghi, Lorenzini declinò<br />

con un gesto spazientito, rivolgendo la propria<br />

attenzione ai soldati che si davano da fare per far<br />

arrivare quanto occorreva.<br />

Due gavette fecero la loro comparsa, mentre<br />

tutt’attorno continuavano a cadere le granate, i<br />

due ufficiali scambiarono i convenevoli restando<br />

in piedi nella trincea, scaldandosi con il caffé<br />

sgradevolmente amaro.<br />

«Dovevi proprio proporti per questo impiccio?»<br />

«Se volete, potete tornare alla svelta da solo, la<br />

strada la conoscete, ormai.»<br />

«Non ho paura.» rispose stizzito il tenente.<br />

«Non mentite, che vi si allunga il naso.» lo ammonì<br />

l’altro.<br />

«Che cosa?»<br />

«Il naso, vi si allunga se dite una bugia.»<br />

«Ma che storia è questa?»<br />

«Lasciate perdere.» dismire la faccenda il soldato,<br />

«Si passa di qua. Da adesso state basso, non<br />

abbiamo il riparo della trincea.»<br />

Si arrampicò rapidamente fuori dalla relativa<br />

sicurezza della trincea, sparendo sopra la fila di<br />

sacchi di sabbia e iniziando a strisciare sul ventre;<br />

il tenente lo seguì più svelto che poté, reggendo<br />

il moschetto avanti a sé mentre avanzava<br />

facendo leva su gomiti e ginocchia.<br />

La terra era martoriata dalle granate, ridotta<br />

in fango pestato nel quale i due si trovarono a<br />

sguazzare senza speranza alcuna di conservare<br />

la decenza. Seguirono il cavo del telefono nella<br />

crescente luce del giorno che arrivava attraverso<br />

le nubi basse sul Colovrat; il fante Lorenzini si<br />

trovava spesso a pescarlo nella melma dove spariva,<br />

cercandolo a tentoni.<br />

Dopo molti minuti di quel procedere lento, riparandosi<br />

nel nulla dalle schegge delle granate,<br />

si arrestarono: avevano trovato il punto in cui il<br />

cavo del telefono era stato centrato dall’artiglieria<br />

e il moncone stava inerte nella melma.<br />

«Mettetevi a sistemare qui. Sapete come fare?<br />

Pulite il cavo e collegate i morsetti. Su!» Lorenzini<br />

incoraggiò sbrigativamente il tenente, «Io<br />

cerco l’altro pezzo.» Continuò a strisciare nella<br />

melma, esplorandola con le mani palmo a palmo<br />

nella generica direzione che avevano tenuto.<br />

Dopo un poco riuscì a trovare l’altro capo, che<br />

era schizzato indietro diversi metri, lo tirò a sé e<br />

prese a strisciare all’indietro per tornare a congiungerlo.<br />

Quando si ritrovarono assieme, i due si guardarono<br />

in viso tacendo: «Sentite?» chiese il soldato.<br />

«Cosa? No, non sento niente.»<br />

In effetti tutto taceva: né le esplosioni delle granate,<br />

né i fischi dei proiettili, nemmeno il canto<br />

di un uccello o il fruscio di un animale rompeva<br />

il silenzio mortale che era caduto loro addosso.<br />

«Appunto! Sbrigatevi! Il bombardamento! Non<br />

bombardano più!»<br />

«Merda!» si lasciò sfuggire l’ufficiale affrettando<br />

il lavoro.<br />

Stavano ancora armeggiando con i morsetti, sperando<br />

che quella fosse l’unica interruzione sulla<br />

linea, quando il crepitio dei moschetti ruppe<br />

quella quiete innaturale, subito seguito dalla cadenza<br />

terribile delle mitragliatrici; tenui e soffocate,<br />

al confronto delle granate d’artiglieria, le<br />

esplosioni lontane delle bombe a mano toglievano<br />

ogni dubbio: gli austriaci avevano iniziato la<br />

carica.<br />

Collegarono in fretta e furia il cavo stringendo i<br />

morsetti, sperando che il lavoro fosse funzionale<br />

e che non ci fossero altre maledette interruzioni.<br />

«Continuiamo a seguire il cavo.» disse Lorenzini<br />

avviandosi svelto.<br />

«No, soldato.» si impuntò il tenente, «Raggiungiamo<br />

la trincea. È troppo rischioso adesso stare<br />

in campo aperto.»<br />

«Balle! Se ci sono altre interruzioni, l’ottantasettesimo<br />

è ancora tagliato fuori e non può fare rapporto<br />

e ricevere ordini di ripiegare. Dobbiamo<br />

continuare.»<br />

«Abbiamo sistemato il cavo. È difficile che venga<br />

colpito in più di un punto su questa distanza.»<br />

«Scherzate? Quasi un chilometro di cavo e voi<br />

dite che è difficile? Fate come volete, se vi manca<br />

il cuore. Io proseguo. Date qua l’attrezzatura.»<br />

Il viso scuro del soldato era una maschera di risolutezza.<br />

Il tenente fissò quegli occhi scuri. Si<br />

rammentò in un lampo dello sforzo di arrivare<br />

fin lì, del coraggio che aveva trovato per non cedere<br />

alla fatica e al terrore del gas, degli sguardi<br />

speranzosi di quei soldati affondati nella melma,<br />

della loro muta delusione al carpire gli ordini di<br />

resistere. Non se la sentiva di essere da meno di<br />

quel soldato sfrontato ma integerrimo.<br />

«Al diavolo! Mi farai ammazzare! Proseguiamo,<br />

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la roba la porto io, tanto questo moschetto non<br />

serve più.» esclamò abbandonando l’arma per<br />

potersi spostare meglio nella melma.<br />

Ci volevano minuti preziosi per spostarsi di poche<br />

decine di metri in quel campo sconnesso,<br />

seguendo il cavo del telefono che si andava a<br />

nascondere nella mota, che spariva per spuntare<br />

più in là, magari dopo aver fatto una curva imprevista.<br />

Avevano percorso altri duecento metri, che iniziarono<br />

a percepire movimento dietro di loro. Si<br />

voltarono senza alzarsi da terra appena a tempo a<br />

vedere un nugolo di soldati correre incespicando<br />

nella loro direzione.<br />

Non un pensiero riuscì a formarsi nella mente del<br />

tenente, stupito da quella vista contro il grigio<br />

chiaro del mattino, che una mitragliatrice crepitò<br />

il suo canto di morte. Molti uomini caddero a<br />

pochi passi da loro, Tosinghi poté vedere chiaramente<br />

le ferite aprirsi sulle giacche quando i<br />

grossi proiettili trapassavano senza sforzo i soldati.<br />

Uno di quegli sventurati cadde proprio lì, a meno<br />

di un metro dal tenente, gli occhi sbarrati che lo<br />

fissavano tra l’elmetto e il fango.<br />

Un terrore primitivo lo colse, i muscoli gli si<br />

contrassero e il sapore ferroso della paura gli invase<br />

le narici. Alla prima pausa del canto della<br />

mitragliatrice, si alzò in piedi e si precipitò senza<br />

pensare verso la trincea più vicina.<br />

«Fermo, idiota!» gridò il fante Lorenzini alzandosi<br />

a sua volta.<br />

Percorsero cinque, sei falcate nel fango viscido,<br />

prima che la mitragliatrice riprendesse a cantare.<br />

Il tenente sentì chiaramente i proiettili fischiargli<br />

sopra la testa, si voltò stupidamente solo per<br />

intuire il lampo che indicava la posizione dalla<br />

quale gli austriaci sparavano loro addosso e vedere<br />

il soldato gettarglisi addosso.<br />

Fu un tutt’uno: sentì il peso di Lorenzini travolgerlo,<br />

costringendolo a inciampare e cadere<br />

prono nella melma, mentre i proiettili della mitragliatrice<br />

colpivano la schiena del soldato, gli<br />

impatti arrivarono chiaramente alla coscienza<br />

del tenente.<br />

Giacquero un poco lì, uno sotto l’altro e tutti e<br />

due nella melma mentre i colpi continuavano a<br />

racconti<br />

fischiare e gli uomini attorno a loro a morire.<br />

«State bene, tenente?» la voce del soldato gli arrivò<br />

nitida all’orecchio.<br />

«Vivo. Grazie, ma te?»<br />

«Sono stato meglio. Adesso strisciamo, piano e<br />

con attenzione. Ci mancano venti metri, forse<br />

venticinque, alla trincea. Su!»<br />

Incapace di formulare altri pensieri, il tenente seguì<br />

le indicazioni: si districò dal peso dell’altro<br />

e si avviò carponi senza osare sollevare la nuca<br />

oltre la linea delle spalle. Un’eternità d’inferno<br />

nella quale ogni illusione di discesa era una<br />

speranza di scendere sotto la linea di tiro delle<br />

mitragliatrici austriache che avevano occupato la<br />

trincea della prima linea.<br />

Il soldato Lorenzini lo seguiva come un segugio,<br />

tallonando le suole degli scarponi e suggerendo<br />

con voce calma piccole deviazioni per scendere<br />

il prima possibile al riparo della trincea.<br />

Alla fine rotolarono, cadendo lungo la ripida parete<br />

del camminamento già occupato dai passi<br />

di centinaia di soldati in ritirata. Si sedettero un<br />

attimo contro la parete, cercando di non essere<br />

d’intralcio agli altri. Videro molti feriti portati a<br />

braccia dai compagni, sangue e arti rotti, elmetti<br />

ammaccati dai colpi di mazza, occhi vacui colmi<br />

di terrore.<br />

«Ce la fate?» domandò il soldato con la solita<br />

voce stentorea.<br />

«Sì, sì. Sto bene. Non devi preoccuparti di me.<br />

Te, piuttosto.»<br />

«Poche chiacchiere, Giulio, alzatevi e muovete<br />

le gambe, che è meglio torniate al comando a<br />

raccontare di persona tutto. Qui avete finito.»<br />

«Sì. Ma non vieni?»<br />

«Basta che torniate voi.» disse l’altro, «Dite<br />

all’Arrighi che sono rimasto a dare una mano.<br />

Qui hanno bisogno di me più che al comando.<br />

Buona fortuna.» Detto questo, si voltò e si avviò<br />

indietro nella trincea, sparendo tra i soldati.<br />

Il tenente colonnello Giulio Tosinghi salutò militarmente<br />

quello strano e irriverente soldato. Non<br />

si sarebbe mai scordato di quelle poche ore assieme,<br />

né dell’impressione di aver scorto le lucide<br />

venature del legno stagionato tra i buchi che la<br />

mitragliatrice aveva aperto sulla schiena della<br />

sua casacca.<br />

TORNANO LE BANDE NERE<br />

DI LORENZO LEONI<br />

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56<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


made in italy<br />

made in italy<br />

Giù la maschera!<br />

Lo stile italiano non rinuncia alla sicurezza. Terrida docet<br />

di Bruno Ferro<br />

“T-Proteggo” è il nome che alla<br />

Terrida Luxury Travel Bags di<br />

Spinea (VE) hanno assegnato<br />

all’ultima idea con la quale è<br />

stata arricchita la collezione.<br />

Al tempo stesso oggetto di design<br />

e strumento di prevenzione,<br />

il nuovo parto di casa Terrida si<br />

presenta come una mascherina<br />

protettiva, con la peculiarità di<br />

essere realizzata completamente<br />

in pelle italiana conciata al vegetale,<br />

quindi senza l’impiego<br />

di cromo.<br />

Non si tratta, come tengono a<br />

sottolineare in Azienda, di una<br />

mascherina a uso medico, ma di<br />

una protezione, indispensabile<br />

anche secondo i Decreti che di<br />

giorno in giorno vengono adottati<br />

da sempre più Regioni al<br />

vine di contenere quanto possibile<br />

il contagio da CoronaVirus.<br />

Quindi se per moti presidenti è<br />

sufficiente coprrsi naso e bocca<br />

anche con una sciarpa o un foulard,<br />

allora tanto vale farlo con<br />

qualcosa di elegante, pratico,<br />

confortevole e, soprattutto, italiano<br />

al 100%.<br />

“Fatto in Italia”, dicono in Terrida,<br />

e non più “Made in Italy”<br />

proprio per sottolineare la nazionalità<br />

di tutti quei prodotti<br />

sognati progettati e realizzati<br />

nel nostro Paese, secondo i dettami<br />

di una filiera virtuosa che<br />

ha come scopo quello di salvaguardare<br />

un patrimonio creativo,<br />

intellettuale e produttivo da<br />

sempre riconosciuto come un<br />

fiore all’occhiello ai quattro angoli<br />

del mondo.<br />

E in un periodo come questo,<br />

funestato da un flagello dal quale<br />

dovremo rialzarci pronti a<br />

spronare il cavallo incastrando<br />

ben bene la lancia nella resta,<br />

l’azienda veneta non si è limitata<br />

a inventarsi la mascherina in<br />

pelle ecologica, ma ne ha addirittura<br />

fatto omaggio alle persone<br />

che, nel Comune di Spinea,<br />

si danno da fare per il bene della<br />

comunità.<br />

Le mascherine sono realizzate<br />

in nove diversi colori e presentano<br />

una decorazione centrale<br />

la cui perforazione consente la<br />

perfetta traspirazione.<br />

All’interno, ovvero a contatto<br />

con il volto, viene inserita una<br />

garza sterile che può essere sostituita<br />

con facilità dopo aver<br />

pulito la mascherina stessa con<br />

acqua e qualche goccia di disinfettante.<br />

La morbidezza della pelle conciata<br />

al vegetale rende l’oggetto<br />

estremamente confortevole<br />

anche se indossato ininterrottamente<br />

per ore.<br />

Non è un presidio medico, insistono<br />

alla Terrida Luxury Travel<br />

Bags, quindi non deve essere<br />

utilizzata nei luoghi ove sia necessaria<br />

una protezione specifica,<br />

ma per tutte le esigenze nelle<br />

quali è obbligatorio indossare<br />

qualcosa che eviti la diffusione<br />

delle famigerate droplet, la mascherina<br />

“T-proteggo” svolge<br />

il proprio ruolo con praticità,<br />

comfort ed eleganza.<br />

Perché siamo un esempio per il<br />

mondo, e tanto vale dimostrarlo<br />

anche nei particolari.<br />

Fatti in Italia naturalmente.<br />

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sarafian says<br />

sarafian says<br />

rambo<br />

last blood<br />

di T. Sarafian<br />

Nessun simbolo è stato altrettanto<br />

significativo per la mia<br />

generazione quanto John Rambo,<br />

e nessuno avrebbe potuto<br />

imporlo all’attenzione dell’immaginario<br />

collettivo se non<br />

Sylvester Stallone.<br />

Se Sly è Rambo, Rambo è Sly,<br />

ma anche molto di più: campione<br />

dei diseredati, reietto tra<br />

gli uomini, John Rambo incarna<br />

l’anelito alla rivalsa proprio<br />

di ogni individuo privato di un<br />

posto nel mondo, e quando ciò<br />

non sia possibile, la sua legittima<br />

aspirazione alla vendetta.<br />

Se Rocky affronta gli avversari<br />

sul ring, uomo a uomo, Rambo<br />

li annienta col fuoco e l’acciaio,<br />

e poco importa se siano<br />

cento contro uno. Come nessun<br />

altro sul grande schermo o tra<br />

le pagine di un libro, Rambo è<br />

la furia, il peggior incubo dei<br />

sopraffattori, la nemesi di ogni<br />

tirannia. E come tutti i guerrieri,<br />

è solo, la morte quale unica<br />

compagna, giacché gli affetti<br />

non possono durare a fronte di<br />

un simile retaggio.<br />

“Vivi per niente, o muori per<br />

qualcosa” era il motto circolare<br />

e inequivocabile del quarto<br />

film, quel “John Rambo” fino<br />

a oggi considerato l’ultimo capitolo<br />

della saga: poche parole<br />

che riassumono perfettamente<br />

l’essenza del personaggio. Con<br />

poco o nulla per cui vivere,<br />

l’esistenza acquisisce significato<br />

immolandosi per una causa<br />

superiore; al pari degli eroi<br />

omerici Rambo è una figura<br />

tragica, e nel destino segnato<br />

risiede la sua grandezza.<br />

Riesumato per motivi economici<br />

o ambizioni autoriali, e posto<br />

davanti a un nemico invincibile,<br />

ovvero una pessima sceneggiatura,<br />

l’ex berretto verde trionfa<br />

contro ogni aspettativa, perché<br />

“Last Blood” è si un film brutto,<br />

ma anche l’ennesima prova<br />

di un interprete immortale.<br />

Stallone è vecchio, la chioma<br />

non è più quella esibita solo<br />

qualche anno fa ne “I mercenari”,<br />

né lo è con tutta probabilità<br />

il fisico, che non viene<br />

mai mostrato. Il volto segnato<br />

appare tuttavia intatto, indomito,<br />

ardente. Viene da chiedersi<br />

se il cancro di Rocky Balboa<br />

in “Creed” non sia l’eco di una<br />

battaglia analoga, combattuta<br />

da Stallone nella vita reale,<br />

e tenuta segreta, nella miglior<br />

tradizione delle star del cinema<br />

d’azione che non possono<br />

mostrarsi vulnerabili al pari dei<br />

normali esseri umani. Il quesito<br />

indugia nella mente dello<br />

spettatore per non più di una<br />

manciata di secondi, perché,<br />

come già scritto, Rambo è l’uomo<br />

che lo interpreta ma anche,<br />

soprattutto, molto di più: non<br />

appena la telecamera gli dedica<br />

un primo piano, ogni incertezza<br />

svanisce; non esiste buco nello<br />

script o montaggio grossolano<br />

in grado di intaccarne l’intensità,<br />

la magnifica forza cui l’età<br />

conferisce tuttalpiù un valore<br />

aggiunto.<br />

Last Blood lascia in bocca un<br />

sapore amaro, metallico: sarebbe<br />

potuta andare meglio, ma va<br />

bene anche così.<br />

Se non vi è piaciuto, siete delle<br />

merde.<br />

E respirate solo in virtù della<br />

pietà di John Rambo.<br />

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on writing<br />

on writing<br />

i “pericoli” del legal thriller<br />

DALL’ARRESTO<br />

ALL’UDIENZA<br />

DI CONVALIDA<br />

Proviamo a completare il nostro<br />

sintetico excursus sull’arresto,<br />

venendo a quelle parti che nascondono<br />

più insidie.<br />

Cominciamo con i doveri specifici<br />

della Polizia Giudiziaria.<br />

Come abbiamo evidenziato nel<br />

primo capitolo, lo sbirro che ti<br />

arresta non è tenuto a leggerti i<br />

diritti all’americana maniera.<br />

Le cose che deve fare, si trovano<br />

negli articoli 386 e 387 del<br />

codice di procedura penale.<br />

Sembra complesso da leggere,<br />

ma si tratta di tutte attività che<br />

hanno lo scopo di garantire il<br />

cittadino, d’improvviso privato<br />

della propria libertà personale.<br />

Ovviamente, apprestandosi a<br />

mettere in cella di sicurezza<br />

un’altra persona, il poliziotto<br />

deve informare il P.M. del luogo<br />

dove è stato eseguito l’arresto<br />

o il fermo.<br />

Il disgraziato in manette deve<br />

essere quindi avvertito (per<br />

Esperienza forense & bucce di banana<br />

di Wladimiro Borchi<br />

Wladimiro Borchi si prende una meritata pausa dalla rubrica “Lex dure Lex”, ma non ci<br />

abbandona. Ecco infatti il primo di una serie di articoli nei quali in nostro Principe del Foro<br />

preferito elargisce una serie di utilissimi consigli per coloro che hanno la necessità di un’ambientazione<br />

legalese nel proprio romanzo, ma vorrebbero evitare di scivolare sulla proverbiale<br />

buccia di banana che è sempre in agguato. Buona lettura.<br />

iscritto o intanto oralmente nel<br />

caso in cui la comunicazione<br />

scritta non sia prontamente disponibile<br />

in una lingua da questi<br />

comprensibile) che: 1) ha facoltà<br />

di nominare un difensore<br />

di fiducia e di essere ammesso<br />

al patrocinio a spese dello stato<br />

ove ne ricorrano i presupposti;<br />

2) ha diritto di ottenere informazioni<br />

in merito all’accusa;<br />

3) ha diritto all’interprete e alla<br />

traduzione di atti fondamentali<br />

(ove straniero che non conosca<br />

la lingua italiana); 4) ha diritto<br />

di avvalersi della facoltà di non<br />

rispondere; 5) ha diritto di accedere<br />

agli atti sui quali si fonda<br />

l’arresto o il fermo; 6) ha diritto<br />

di informare le autorità consolari<br />

e di dare avviso ai familiari;<br />

7) ha diritto di accedere all’assistenza<br />

medica di urgenza; 8) ha<br />

diritto di essere condotto dinanzi<br />

all’autorità giudiziaria per la<br />

convalida entro 96 ore dall’arresto<br />

o dal fermo; 9) ha diritto<br />

di comparire dinanzi al giudice<br />

per rendere l’interrogatorio e di<br />

proporre ricorso per cassazione<br />

contro l’ordinanza che decide<br />

sulla convalida dell’arresto o<br />

del fermo.<br />

All’apparenza potrebbe sem-<br />

brare più facile ambientare un<br />

poliziesco negli Stati Uniti. In<br />

realtà, nella prassi, tutta sta bella<br />

pappardella di cui sopra viene<br />

riportata per iscritto, in pratici<br />

moduli prestampati e consegnata<br />

all’arrestato o quando<br />

è già in cella di sicurezza o,<br />

addirittura, all’udienza di convalida.<br />

Altra garanzia fondamentale<br />

a tutela del diritto di libertà<br />

dell’arrestato è l’informazione<br />

dell’avvocato.<br />

La norma recita “immediatamente”.<br />

Il difensore dovrebbe<br />

essere avvertito quindi nell’immediatezza<br />

dell’arresto o del<br />

fermo.<br />

Nella prassi, però, la telefonata<br />

di avviso al difensore avviene<br />

circa quattro o cinque ore dopo<br />

l’arresto, come ultimo atto,<br />

dopo aver sistemato il detenuto<br />

in cella e aver riempito ogni<br />

singolo verbale.<br />

Spesso di notte, svegliando il<br />

difensore e tutta la sua famiglia.<br />

Di questo non ringrazierò mai<br />

abbastanza le nostre forze<br />

dell’ordine.<br />

Entro e non oltre 24 ore, l’arrestato<br />

o il fermato deve essere<br />

posto a disposizione del P.M.<br />

conducendolo nella casa circondariale<br />

del luogo in cui l’arresto<br />

è stato eseguito.<br />

A questo punto la polizia deve<br />

redigere un verbale contenente<br />

l’eventuale nomina del difensore<br />

di fiducia, l’indicazione del<br />

giorno, dell’ora e del luogo in<br />

cui l’arresto o il fermo è stato<br />

eseguito, l’enunciazione delle<br />

ragioni che lo hanno determinato,<br />

la menzione dell’avvenuta<br />

consegna della comunicazione<br />

scritta o dell’informazione<br />

orale fornita al fermato o all’arrestato.<br />

Anche il P.M. dopo l’arresto ha<br />

il suo bel da fare (artt. 388-390<br />

c.p.p.).<br />

Ha il POTERE di interrogare<br />

l’arrestato o il fermato, dandone<br />

tempestivo avviso al difensore,<br />

informandolo del fatto per<br />

cui si procede e delle ragioni<br />

che hanno determinato il provvedimento<br />

e comunicandogli<br />

gli elementi a suo carico e (se<br />

non può derivarne pregiudizio<br />

per le indagini) le fonti.<br />

L’interrogatorio avviene nei<br />

casi più eclatanti, quando si<br />

procede per gravi reati.<br />

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Sinceramente al sottoscritto è<br />

capitato solo e si procedeva per<br />

omicidio.<br />

Se il P.M. vuole interrogare<br />

l’arrestato, l’avvocato di regola<br />

esce di casa e va ad assistere il<br />

suo cliente, anche in nottata.<br />

Il P.M. ha invece il DOVERE<br />

di disporre con decreto motivato<br />

la liberazione dell’arrestato<br />

o del fermato a) se risulta che<br />

l’arresto o il fermo sono stati<br />

eseguiti per errore di persona<br />

o fuori dei casi previsti dalla<br />

legge; b) se l’arresto o il fermo<br />

sono divenuti inefficaci perché<br />

l’arrestato o fermato non è stato<br />

messo a disposizione del P.M.<br />

e il verbale dell’atto non è stato<br />

trasmesso a costui entro 24<br />

ore dall’arresto o fermo oppure<br />

perché lo stesso P.M. entro 48<br />

ore dall’arresto o fermo non ha<br />

chiesto la convalida al giudice;<br />

c) se ritiene di non dover chieder<br />

al giudice l’applicazione<br />

all’arrestato o fermato di una<br />

misura coercitiva.<br />

on writing<br />

Ove non ordini la liberazione,<br />

il P.M. provvede a richiedere la<br />

convalida al giudice per le indagini<br />

preliminari competente<br />

in relazione al luogo dove l’arresto<br />

o il fermo sono stati eseguiti<br />

entro 48 ore dall’arresto o<br />

dal fermo.<br />

Ai dati temporali sopra riportati<br />

prestiamo particolare attenzione<br />

perché la sanzione prevista<br />

dall’ordinamento è l’immediata<br />

liberazione dell’arrestato.<br />

Se nelle 24 ore l’arrestato non<br />

è messo a disposizione del P.M.<br />

o se entro 48 ore il P.M. non ha<br />

chiesto al Giudice per le indagini<br />

preliminari la convalida<br />

dell’arresto, BOMBA LIBERA<br />

TUTTI!<br />

Altro termine che, ove non rispettato,<br />

determina l’immediata<br />

liberazione dell’arrestato è<br />

quello tra la richiesta della convalida<br />

e la fissazione dell’udienza<br />

di convalida.<br />

Entro 48 ore dalla richiesta di<br />

convalida del P.M., il Giudice<br />

per le indagini preliminari<br />

(G.I.P.) deve fissare l’udienza di<br />

convalida (artt. 390-391 c.p.p.)<br />

dandone avviso, senza ritardo,<br />

al P.M., al difensore.<br />

Nelle stesse 48 ore, all’esito<br />

dell’udienza, deve essere emessa<br />

l’ordinanza di convalida<br />

dell’arresto, sempre a pena di<br />

immediata liberazione dell’arrestato.<br />

Per oggi penso che possa bastare.<br />

Oggi la rubrica è venuta particolarmente<br />

noiosa.<br />

L’importante è ricordare che i<br />

termini di cui sopra sono a pena<br />

di immediata liberazione e di<br />

rispettarli nei nostri racconti o<br />

romanzi.<br />

La prossima volta parleremo<br />

brevemente dell’udienza di<br />

convalida e dell’assunzione<br />

della prova nel dibattimento,<br />

mediante esame incrociato.<br />

Prometto che ci sarà un po’ più<br />

da divertirsi.<br />

LA DIVERSITÀ SPAVENTA<br />

E VA ELIMINATA<br />

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64<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


EDITING<br />

editing<br />

PROGETTO EDITING<br />

Esempio pratico su un racconto, con Assunta Adamo<br />

di Simona Mastrangeli<br />

Salve a tutti miei carissimi lettori,<br />

oggi vi presento l’editor Assunta<br />

Adamo. Con lei i ci siamo<br />

soffermate sulla struttura del<br />

racconto: caratterizzazione del<br />

luogo e dei personaggi, trama<br />

adeguata e corretto sviluppo dei<br />

temi. In un racconto sviluppare<br />

tutto sembra ancora più difficile<br />

che in un romanzo, viste le pagine<br />

a disposizione, ma vedrete<br />

che basta poco per dare un altro<br />

volto a uno scritto.<br />

Assunta Adamo ha seguito un<br />

corso universitario di redattore<br />

di casa editrice presso la Casa<br />

editrice Leonida e continua ad<br />

aggiornarsi con corsi di scrittura<br />

creativa e di editing.<br />

Vi lascio quindi ad Assunta e<br />

alle sue stesse parole.<br />

Ho sviluppato una prima fase<br />

di editing con una sommaria<br />

correzione bozze (la correzione<br />

bozze si svolge alla fine<br />

dell’editing). Necessita che<br />

l’autore verifichi suggerimenti<br />

e/o modifiche e le accetti o<br />

meno. Un editing ha bisogno<br />

di un costante contatto con lo<br />

scrittore per comprendere il<br />

mondo che esso vuole trasmettere<br />

al lettore attraverso la sua<br />

scrittura e veicolare il messaggio<br />

che intende dare nel miglior<br />

modo possibile. Un editor non<br />

modifica la natura o l’essenza<br />

del testo, ne trova i punti deboli<br />

che lo scrittore non riesce<br />

a cogliere perché direttamente<br />

coinvolto.<br />

Nel racconto proposto va sicuramente<br />

sistemata la trama,<br />

vanno delineati, in modo più<br />

concreto, i luoghi dove si svolge<br />

l’azione nelle varie fasi del<br />

racconto; le note inserite danno<br />

consigli su come procedere. È<br />

necessario inoltre caratterizzare<br />

i personaggi sempre come<br />

segnalato nelle note.<br />

L’autore usa aggettivi troppo<br />

generici nella descrizione dei<br />

poteri magici e tende ad anteporli<br />

al sostantivo dando al racconto<br />

un linguaggio ricercato<br />

che però si perde nel momento<br />

in cui utilizza un intercalare sicuramente<br />

più moderno. È necessario<br />

in questo caso individuare<br />

il linguaggio da utilizzare<br />

e uniformarlo al racconto.<br />

Una volta valutate le modifiche<br />

da effettuare si procederà con<br />

un ulteriore giro di editing. In<br />

conclusione, si farà la correzione<br />

bozze.<br />

Pagina Facebook:<br />

Parole Sciolte<br />

E non dimenticate di passare<br />

sul blog www.librifantasydisimonamastrangeli.wordpress.<br />

com per saperne di più sul<br />

progetto e per scrivere i vostri<br />

commenti.<br />

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um-bum... boom!<br />

recensioni<br />

VENT’ANNI, GLI IDEALI<br />

E UN MITRA IN SPALLA<br />

“La valle dei cedri” di Fabio Gimignani<br />

di Paola Cimmino<br />

La valle dei cedri è un libro che<br />

non si legge solo con gli occhi;<br />

anzi, a volte verrebbe voglia di<br />

non avere la vista né altri sensi,<br />

perché ciò che ti arriva da un<br />

certo momento in poi è un vero<br />

e proprio colpo nello stomaco.<br />

Per meglio dire una raffica di<br />

colpi, di proiettili. Veri.<br />

Lo vedi scorrere, davanti a te,<br />

quel rosso sangue che improvviso<br />

si incendia sullo schermo<br />

della tua mente; schizzare sulle<br />

guance, caldo e poi terribilmente<br />

freddo, quel liquido che fino<br />

a un secondo prima dava vita,<br />

speranza e sogni a un ragazzo<br />

della tua stessa età, a un figlio,<br />

a un uomo che non avrà un futuro.<br />

È la guerra, dicono, e da che<br />

mondo è mondo la guerra unisce<br />

in un girone dantesco chi la<br />

fa. MAI chi la vuole e di tutto il<br />

resto se ne fotte. Se si vendono<br />

armi, non è per tenerle in bella<br />

mostra, ma perché vengano<br />

usate.<br />

La migliore gioventù è stata per<br />

anni – e lo è ancora – chiamata<br />

ad assolvere agli obblighi di<br />

leva, con un addestramento per<br />

lo più teorico. Ma nessuno insegna<br />

o ha mai insegnato a questi<br />

giovani come comprenderne la<br />

logica, cioè la sua follia; dove<br />

trovare la lucidità, il coraggio e<br />

soprattutto la forza per affrontare<br />

l’imprevisto, per fronteggiare<br />

in senso letterale un nemico<br />

che spunta all’improvviso, un<br />

nemico che non ha sempre indosso<br />

una corazza o è a bordo<br />

di un blindato. Un nemico che<br />

può provocare in un istante la<br />

morte di due come di mille persone.<br />

Che qualche volta, però,<br />

ha solo un sasso in mano.<br />

Fabio Gimignani, l’autore di<br />

questo libro, leggero solo in<br />

termini di grammi, ti catapulta<br />

in uno scenario di palpabile<br />

tensione, ti fa percorrere le vie<br />

deformi, straziate dalle macerie,<br />

crivellate di colpi. Ti scaglia<br />

vis-à-vis col pericolo, per<br />

poi farti annusare e incrociare<br />

la morte in agguato o alle spalle,<br />

come solo pochi maestri del<br />

Cinema sono in grado di fare.<br />

Senza sconti e senza filtri.<br />

Un ritorno alla normalità, ognuno<br />

stretto e al riparo nei propri<br />

pensieri, non riesce poi facile,<br />

né scontato. Come ciò che colpisce<br />

e scuote nel profondo,<br />

questo libro esige un tempo per<br />

ricondurre a casa, ma un solo<br />

secondo per capire cosa si vuole<br />

e da che parte stare. Un testo<br />

che senza esitazioni andrebbe<br />

letto da tutti, soprattutto da<br />

quelli che considerano la guerra<br />

un’astrazione da videogame.<br />

Come reagireste se a un tratto<br />

al posto del joystick ci fosse un<br />

kalashnikov e foste in procinto<br />

di doverlo usare? Come vi sentireste<br />

se la scelta fosse di colpo<br />

vivere o morire?<br />

Una risposta è nel libro. Leggerlo<br />

farà la differenza.<br />

Fabio Gimignani, La valle dei<br />

cedri (2018), Edizioni <strong>Jolly</strong><br />

<strong>Roger</strong><br />

NB<br />

“…c’è sempre un prima o poi.<br />

In qualunque guerra […]. Poi<br />

arriva sempre. Il trucco è restare<br />

vivi nel frattempo”<br />

L’arma vincente anti Covid-19<br />

è #restiamoacasa. Tutti.<br />

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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0


la posta del cuore<br />

la posta del cuore<br />

Caro il mio diario, che ti devo<br />

dire se non che tra le scenografie<br />

inventate da quella banda<br />

di geni che ci portiamo in giro,<br />

questa è una delle più delicate.<br />

Tanto che riesce difficile dubitarne.<br />

Per lo meno è deliziosamente<br />

felice il pensarlo e il realizzarlo!<br />

Ammetto che quando la vedo<br />

muoversi, lei appena sufficientemente<br />

incline all’esteriorità<br />

del suo essere femminile, mi<br />

viene da pensare che ci debba<br />

essere qualcosa di straordinario,<br />

pur ammettendo che il guardare<br />

ed il giudicare dipende in gran<br />

parte dalla mia capacità di vedere.<br />

Tuttavia quando la vedo<br />

camminare mi dico sempre che<br />

la gioventù è il momento migliore<br />

della vita. L’altro giorno<br />

le ho detto qualcosa di simile<br />

e lei ridendo con la sua innata<br />

semplicità mi ha suggerito di<br />

pensare che i trenta li aveva<br />

superati da un buon numero di<br />

mesi! Lo so cosa stai pensando!<br />

Che a me le fanciulle sono<br />

sempre piaciute fanciulle; e che<br />

oltre una certa età non si può<br />

più parlare di fanciullaggine.<br />

Sono pronto a giurare che se<br />

questa ex fanciulla curasse sé<br />

stessa con la stessa attenzione<br />

che mette nell’esercizio della<br />

totalità del suo vivere, nessuno<br />

potrebbe darle gli anni che lei<br />

dice di avere. Onestamente il<br />

suo volto così lindamente ac-<br />

CARO DIARIO<br />

di Massimo Scalabrino<br />

qua e sapone qualche<br />

piccolo segnale<br />

lo dà, fatta eccezione<br />

per le labbra di<br />

cui segretamente e<br />

per un attimo e per<br />

scandalizzare scherzosamente<br />

chi ci osservava,<br />

ho tentato.<br />

non riuscendovi, di<br />

assaporarne la morbidezza.<br />

Nelle labbra,<br />

nella bocca e nel<br />

tono di voce è giovanissima.<br />

Lo sguardo<br />

poi è straordinariamente<br />

penetrante.<br />

Affettuosa, ma dura<br />

di carattere, capace<br />

tuttavia di profonde<br />

emozioni. Apparentemente non<br />

dotata di una forte base culturale,<br />

nonostante il suo diploma e<br />

la sua laurea, è aperta, curiosa<br />

e disponibile a saperne di più.<br />

Il che la rende piacevolmente<br />

attenta a valutare il punto di vista<br />

altrui, esponendo il proprio<br />

senza la pur minima reticenza,<br />

dotata com’è di una capacità di<br />

analisi e di giudizio di tutto rispetto,<br />

al che ti vien voglia di<br />

darle una carezza…<br />

Cosa hai detto? Hai detto, se<br />

non ho capito male, una carezza?<br />

Che ci risiamo!?<br />

Guarda, diario delle mie scatole,<br />

che non è che ci risiamo:<br />

è che ci siamo sempre stati in<br />

questo continuo e dolce stato<br />

di innamoramento verso l’altra<br />

metà del cielo. Quando poi<br />

ne trovi angoli di tale dolcezza<br />

non ti resta che sdraiarti su un<br />

verde prato e osservare che la<br />

vita, quando te ne innamori, è<br />

la cosa più bella che ci sia. Angoli.<br />

Se non fossi un ateo incallito<br />

avrei detto “angeli”, non<br />

angoli!<br />

A proposito, mio bel diario,<br />

devo lasciare ai posteri … a<br />

chi? ai posteri ho scritto, … e<br />

chi sarebbero i posteri? Diario<br />

scemo, fai delle strane domande<br />

a cui mi piacerebbe risponderti<br />

dandoti un esempio della<br />

mia “posterità”, quella per cui<br />

scrivo: lascio a me stesso! Io<br />

vengo dopo essermi scritto le<br />

mie scemenzuole, cosicché io<br />

abbia il piacere di rivivermele<br />

nel rileggerle.<br />

Ti basta? Posso continuare?!<br />

Mi piacerebbe poter dire che<br />

questo strabiliante evento ebbe<br />

inizio “nel mezzo del cammin<br />

della mia vita”. Certo, questo<br />

vorrebbe dire battere Matusalemme<br />

di molte lunghezze!<br />

D’altro canto dire che ciò mi<br />

accadde alla fine della mia vita<br />

mi sembra sia da uccello del<br />

malaugurio. Freghiamocene<br />

dell’età visto che per tanto tempo<br />

ho predicato l’inesistenza e<br />

l’inconsistenza del tempo, già<br />

descritto come un’invenzione<br />

diabolica degli orologiai.<br />

La conosco, la frequento e le<br />

sono affettuosamente amico da<br />

oltre dieci anni. Cercavo una<br />

collaboratrice per un progetto…di<br />

cui, a te mio bel diario,<br />

di sapere di che si trattava, non<br />

importa un gran che… Avrebbe<br />

dovuto essere persona ben educata,<br />

digitale dalla punta dei capelli<br />

fino in fondo, e sapere correttamente<br />

almeno due lingue<br />

europee. Digitale ci era nata,<br />

vent’anni prima, di lingue oltre<br />

alla sua e all’italiano ne sapeva<br />

correttamente altre due, e oltre<br />

a questo restai folgorato quando<br />

apparve sulla porta del mio<br />

studio! Non so se puoi aiutarmi<br />

a dirti quanto fosse dolcemente<br />

bella! Si era presentata per<br />

essere assunta e fu io ad essere<br />

assunto dalla sua freschezza!<br />

Sono lunghi dieci anni ed oltre<br />

da raccontare. In particolare<br />

quando sono vissuti in tanta comunanza<br />

di vedute, in profonda<br />

sincerità di rapporti.<br />

Tanto io so quanto, caro diario,<br />

tu sia cretino! Rispondo subito<br />

alla tua domanda silenziosamente<br />

urlante con un bel NO!<br />

A cui aggiungo un altrettanto<br />

melanconico e nostalgico ‘purtroppo’.<br />

Melanconico…così,<br />

per musicalità del termine.<br />

Nostalgico perché mi sto chiedendo<br />

se, il nostro rapporto che<br />

è stato così intenso e profondo,<br />

se si fosse evoluto su altri<br />

piani, cosa ne sarebbe stato…<br />

Bada bene…non che io sia la<br />

verginemaria…Giustamente<br />

mi faceva da freno, non tanto,<br />

ma anche, la paura di un rifiuto,<br />

quanto quel mezzo secolo<br />

di differenza, tra me e lei, in<br />

termini di quell’imbecille che<br />

tutti chiamiamo ‘età’ oppure<br />

‘tempo’!<br />

Ti piacerebbe sapere, amico<br />

mio, cosa mi entusiasma di<br />

questa deliziosa mia amica!? In<br />

confidenza te lo dico e tu cerca,<br />

se puoi, di capirmi.<br />

È bella! Non fare quella faccia<br />

da citrullo ambulante! Chiedimi<br />

piuttosto cosa sia per me la<br />

bellezza… Apri bene le orecchie<br />

e il cervello.<br />

La bellezza è armonia.<br />

In lei tutto è armonia. Dall’aspetto<br />

esteriore…equilibrato nel<br />

corpo, nel portamento…dotato<br />

di un seno di meravigliosa perfezione<br />

tanto da pensare che sia<br />

dotato di una particolare intelligenza!<br />

Vorrei in pochi cenni<br />

dirti del suo volto e mi limito<br />

a descriverti che …hai presente<br />

quella poesia di Corrado Govoni<br />

che parla di una “finestrata<br />

di sole”!? Ecco, questo è il suo<br />

sorriso…un improvviso raggio<br />

di sole che illumina angoli scuri<br />

e bui del mio cuore. Ma non<br />

è tutto qui! Io sono affascinato<br />

dal suo carattere. Dolce, intelligentemente<br />

creativa, intuitivamente<br />

profonda, capace di<br />

riflessioni al di là di facili fantasie…aggiungo<br />

così determinata<br />

nel disegnare la sua vita da<br />

passar sopra a tantissime mie<br />

contraddizioni. Non solo mie,<br />

ma anche a quelle delle persone<br />

con cui sta vivendo la sua vita.<br />

Ti racconto, nella dedica stupenda<br />

ad uno straordinario libro<br />

per bambini che, per Natale, mi<br />

ha regalato, dal titolo “Il cure e<br />

la bottiglia” di Oliver Jeffers,<br />

mi ha scritto “… perché vedi,<br />

mio caro O’missam, per quanto<br />

tu possa essere, a volte, un<br />

po’ antipatico, sei una persona<br />

bellissima, straordinaria, a me<br />

molto cara, e penso di essere<br />

fortunata ad averti per amico”.<br />

La scelta di questo libro è stata<br />

eccezionale! Vi si narra la storia<br />

di una bambina e della sua amicizia<br />

con un uomo più grande di<br />

lei, molto più grande. Da questa<br />

amicizia lei trae e alimenta la<br />

sua sete di conoscenza. Come<br />

accade agli anziani lui muore…<br />

Ascolta, mio diario, una di queste<br />

sere te lo faccio vedere così<br />

impari cosa e fino a quale profondità<br />

si possano vivere dolci<br />

sentimenti! Così ti dirò anche<br />

che sul mio tavolo ci sono ben<br />

una quindicina di oggetti che<br />

lei mi ha regalato in tutti questi<br />

anni; e nessuno è banale, ognuno<br />

ha un nesso speciale con il<br />

momento che stavamo e stiamo<br />

vivendo.<br />

Perché mi guardi così? Vuoi sapere<br />

infine se io sia innamorato<br />

di questa cara amica? Facciamo<br />

così: se riesci a dare il senso<br />

giusto a quello che ti ho raccontato,<br />

dai tu a me la risposta!<br />

E, per ora ti lascio!<br />

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cucina bipolare<br />

cucina bipolare<br />

RICEtte da povery<br />

Consigli agli italiani per sopravvivere senza saltare i pasti<br />

anche in periodo di ristrettezze e di Covid-19<br />

di Wladimiro Borchi<br />

Tagliare il pane a fettine sottili<br />

con un buon coltello (fatevi<br />

consigliare da Vieri, il protagonista<br />

di “Origami”, di Fabio<br />

Gimignani e Rosanna Franceschina).<br />

Vi occorrerà un bel coltello seghettato<br />

e di dimensioni “ignoranti”,<br />

altrimenti ad affettare il<br />

pane secco ci sono ottime possibilità<br />

che la lama rimanga attaccata<br />

al filone e a voi resti in<br />

mano l’impugnatura.<br />

Una volta ridotto in fette il pane<br />

marmorizzato, trasformate le<br />

fette in tocchetti piccoli, basterà<br />

appoggiare la fetta di pane per<br />

lungo sul tagliere e effettuare<br />

dei tagli verticali<br />

Prestate, ovviamente, molta attenzione<br />

a che i pezzetti di pane<br />

siano tutti della medesima lunghezza<br />

e spessore.<br />

Ora inserite i pezzetti di pane<br />

perfettamente uguali in una<br />

bacinella, aggiungete acqua di<br />

rubinetto e cominciare a spappolarli<br />

fino a farli diventare<br />

una poltiglia umida, come si fa<br />

quando si prepara la “panzanella”.<br />

Lo so, non serviva affatto tagliare<br />

tutti pezzi uguali, ma<br />

l’idea di pensarvi a perdere del<br />

tempo, del tutto inutilmente, mi<br />

faceva impazzire.<br />

Giuro che non lo faccio più.<br />

Ora aggiungete all’impasto una<br />

spruzzata di olio e.v.o.<br />

(Ma lo sapete che quando leggevo<br />

e.v.o. nelle ricette ero convinto<br />

che fosse un olio pregiato<br />

e rarissimo che si comprava<br />

chissà dove? Mi c’è voluta la<br />

spiegazione di un esperto per<br />

capire che era extravergine<br />

di oliva... Va bè, non ditelo in<br />

giro!)<br />

Impastate ancora un pò, quindi,<br />

irrorate una teglia da forno antiaderente<br />

con il solito olio preziosissimo<br />

delle valli del Nilo,<br />

recato tra le mani di un Mujaheddin,<br />

con sentori di dattero<br />

INGREDIENTI<br />

• Mezzo chilo di pane raffermo<br />

• Aqua del rubinetto<br />

• Olio e.v.o.<br />

• Sale q/b<br />

• Rosmarino, salvia e alloro q/b<br />

e uva sultanina, e schiaffateci<br />

dentro il pappone stendendolo<br />

come se fosse una focaccia.<br />

Una volta coperto tutto il fondo<br />

della teglia con l’impasto “pappoloso”,<br />

sbriciolateci sopra un<br />

po’ delle erbette che ho indicato<br />

sopra. Non esagerate con l’alloro<br />

o la nostra sbriciolona assumerà<br />

il profumo di una funzione<br />

funebre!<br />

Aggiungete sale q/b, cioè in<br />

base a quanto vi garba mangiare<br />

salato, un’altra spruzzatina<br />

d’olio e buttate tutto nel forno<br />

caldo a 200 gradi.<br />

Dopo una qindicina di minuti<br />

andate a sentire con la mano se<br />

la focaccia si è indurita. È calda<br />

ovviamente per cui dovete fare<br />

una toccata e fuga, altrimenti vi<br />

bruciate il ditone. Se è solida,<br />

prendete un paio di palette da<br />

forno e fate come avrebbe voluto<br />

fare Gregor Samsa, rigiratela.<br />

Se non è ancora tosta, aspettate<br />

ancora un po’, come quando<br />

attendete che il Viagra faccia<br />

effetto.<br />

Dopo averla girata, lasciate<br />

cuocere per altri cinque minuti,<br />

tiratela fuori, tagliatela a pezzi<br />

e mettetela a tavola, farete un<br />

figurone con poco e nessuno si<br />

accorgerà che si tratta di cibo<br />

da Povey.<br />

Buon appetito.<br />

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nel cuore di firenze<br />

nel cuore di firenze<br />

Il Cenacolo del<br />

Perugino nel<br />

Convento del<br />

Fuligno-Via<br />

Faenza Firenze<br />

Quando Caterina<br />

portò la “Forchetta” a Corte<br />

di Simone Molinelli<br />

Nel 1483 il Perugino dipinse un<br />

meraviglioso affresco adesso<br />

ubicato nel Convento del Fuligno<br />

in via Faenza a Firenze.<br />

Notando bene gli apostoli sulla<br />

destra, si può osservare che<br />

Taddeo e Bartolomeo tengono<br />

in mano uno strumento con<br />

unica punta, che pur non essendo<br />

una forchetta ne anticipa gli<br />

attributi funzionali. Il Perugino<br />

ipotizza che al tempo di Gesù<br />

qualcosa di simile al famoso<br />

strumento fosse già presente<br />

tuttavia la nascita della forchetta<br />

non è così chiara.<br />

La forchetta nacque probabilmente<br />

nel IV secolo DC<br />

nell’Impero Romano di Oriente.<br />

Con le invasioni barbariche<br />

nell’Impero Occidentale cadde<br />

in disuso mentre continuò ad<br />

esistere come oggetto di lusso<br />

in quello Orientale e venne<br />

poi reintrodotta in Italia<br />

dai Veneziani.<br />

All’inizio dell’anno<br />

mille, il<br />

figlio del<br />

Doge Pietro<br />

Orseolo sposò Teodora una<br />

eccentrica principessa Bizantina<br />

nella cui cerchia era già in<br />

uso la forchetta. Raccontano i<br />

cronisti dell’epoca che, in occasione<br />

di un banchetto, “essa<br />

portava il cibo alla bocca servendosi<br />

di una piccola forchetta<br />

in oro a due rebbi”.<br />

Ciò suscitò scandalo e viva disapprovazione,<br />

come d’altra<br />

parte avveniva all’epoca per<br />

ogni usanza di carattere innovativo,<br />

tendente a modificare<br />

tradizioni e costumi consolidati.<br />

L’uso della forchetta tarda<br />

ad affermarsi perché ritenuta<br />

quell’instrumentum diaboli<br />

contro cui aveva tuonato, nelle<br />

sue prediche, san Pier Damiani<br />

(1007-1072), in nome della<br />

semplicità dei costumi. Sulla<br />

principessa bizantina fu addirittura<br />

invocata la collera divina.<br />

Questa usanza perdurò molto<br />

in Europa tanto che a metà del<br />

‘500 i galatei consigliavano ancora<br />

alle nobili signore di prendere<br />

il cibo con le mani piuttosto<br />

che con “pezzi d’argento”!<br />

Solo alla fine del cinquecento<br />

la struttura dei rapporti sociali<br />

muterà al punto da considerare<br />

la forchetta una esigenza naturale<br />

Tuttavia a Firenze città ritenuta<br />

la più raffinata, elegante e intellettuale<br />

d’Europa le posate<br />

erano in uso da molto tempo.<br />

A Firenze era sicuramente in<br />

uso nella famiglia Pucci, come<br />

testimonia il dipinto di Sandro<br />

Botticelli sulle nozze di Nastagio<br />

degli Onesti, ripreso da<br />

una novella del Decamerone di<br />

Boccaccio (5 giornata novella<br />

ottava) commissionato come<br />

regalo di nozze da Lorenzo<br />

il Magnifico nel<br />

1483. Nel 1492,<br />

proprio nell’inventario<br />

dei<br />

a pag. 83:<br />

Nozze di<br />

Nastagio<br />

degli Onesti<br />

(Botticelli)<br />

beni di Lorenzo il Magnifico,<br />

compaiono coltelli, cucchiai e<br />

ben 56 forchette. Sulla tavola<br />

di Lorenzo, nella seconda metà<br />

del quattrocento, l’uso della<br />

forchetta è ormai una consuetudine.<br />

Caterina de medici bisnipote di<br />

Lorenzo il Magnifico nacque<br />

nel 1519 e quasi trent’anni<br />

dopo divenne Regina di Francia<br />

sposando (nel 1533) Enrico II<br />

di Valois. Una delle regine più<br />

importanti della Francia detta<br />

la Regina Madre per aver dato<br />

vita a tre Sovrani di Francia.<br />

Il suo matrimonio venne celebrato<br />

da Papa Clemente VII<br />

(cugino del nonno di Caterina)<br />

nell’ottobre del 1533.<br />

Caterina Senza dubbio non inventò<br />

la forchetta ma ne reintrodusse<br />

l’arte dell’uso soprattutto<br />

in Francia. Sembra quasi<br />

di rivedere un epico banchetto<br />

a Fontainebleau :<br />

“Dame e Gentiluomini: afferrare<br />

la carne a tocchi con le dita<br />

dal piatto è, come minimo, indecoroso<br />

e considerato intollerabile<br />

nella città da cui provengo.<br />

Esistono metodi migliori:<br />

osservate”. La nobile signora,<br />

seduta al centro di una lunga<br />

tavola, apre un astuccio dov’è<br />

inciso il suo stemma, estrae un<br />

curioso oggetto con tre punte<br />

metalliche acuminate, lo prende<br />

con le dita affusolate della<br />

mano destra. Infilza un pezzetto<br />

di carne che solleva con eleganza.<br />

“Et voilà”! Separa la<br />

carne dalle punte di metallo e<br />

l’assapora.“<br />

Caterina, proveniente da Firenze,<br />

città ritenuta la più raffinata,<br />

elegante e intellettuale<br />

d’Europa, apporta un tocco di<br />

civilizzazione alla vita di corte<br />

francese trasformandola in una<br />

delle più eleganti d’Europa,<br />

nella quale l’uso della forchetta<br />

simboleggiava un raffinato<br />

gesto di grazia femminile.<br />

Ma non solo l’uso della forchetta<br />

ma introdusse, infatti,<br />

anche l’amore per la fine biancheria<br />

intima, i freschi profumi<br />

(“L’Acqua della Regina”, arrivata<br />

da Firenze, fu poi ribattezzata<br />

“Eau de Cologne”), i<br />

tovagliati, i ricami, e i raffinati<br />

fazzoletti da naso.<br />

Fu inoltre sotto la sua reggenza<br />

e su suo ordine che venne costruito<br />

il Palazzo di Tuillereis<br />

abbellito dai famosi giardini<br />

progettati dal fiorentino Bernardo<br />

Carnesecchi.<br />

Fino qui è storia ma se poi diamo<br />

adito alle leggende i contributi<br />

della fiorentinissima Caterina<br />

alla nazione dei galletti<br />

aumentano a dismisura.<br />

Narranno infatti molti storici<br />

che la cucina francese fiorita nel<br />

Milleseicento sia stata originata<br />

da quella fiorentina . Secondo<br />

questa leggenda, Caterina de’<br />

Medici arrivò da Firenze Parigi<br />

portandosi al seguito cuochi e<br />

pasticceri fiorentini, toscani e<br />

siciliani che fecero scuola agli<br />

inetti cuochi francesi.<br />

Fu così che i cugini d’oltralpe<br />

conobbero la salsa colla, così<br />

chiamata perché utilizzata<br />

come legante per le pietanze,<br />

poi ribattezzata dal cuoco Luis<br />

Bechamel, oppure la famosa<br />

zuppa di cipolle alla fiorentina<br />

(Carabaccia) che poi è divenuta<br />

la soup d’onion e ancora il<br />

gustosissimo bongo ideato dal<br />

cuoco della corte medicea Popellini,<br />

poi ribattezzato in Francia<br />

come profiterol.<br />

Insomma un contributo enorme<br />

anche dal punto di vista culinario.<br />

In effetti anche scrittori come<br />

Orieaux in un libro dedicato a<br />

Caterina (Catherine de Mèdecis<br />

ou la Reine noire – Flammarion,<br />

1986) affermano che i<br />

fiorentini hanno riformato l’antica<br />

cucina francese di tradizione<br />

medievale e ad essi risale la<br />

cucina francese moderna.<br />

Insomma una grande fiorentina<br />

odiata dai francesi ma che ha<br />

dominato la Francia.<br />

“Era lei che faceva tutto e il<br />

re non muoveva paglia senza<br />

che lei lo sapesse” (Pierre de<br />

L’Estoile)<br />

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nel cuore di firenze<br />

nel cuore di firenze<br />

il campanile<br />

con le materasse<br />

di Simone Molinelli<br />

Prima di parlare di questo bellissimo<br />

campanile costruito nel<br />

1524 da Baccio d’Agnolo è<br />

necessario fare una piccola premessa<br />

storica<br />

Nel 1527 le truppe imperiali<br />

di Carlo V , Imperatore del<br />

Sacro Romano Impero e Re<br />

di Spagna e Napoli. composte<br />

prevalentemente dai Lanzichenecchi<br />

devastati dalla peste,<br />

il 6 maggio 1527 entrarono in<br />

Roma mettendola in ginocchio.<br />

Fu l’ennesimo Sacco di Roma<br />

il settimo dal primo di Alarico<br />

del 410 DC.<br />

Il Papa Clemente VII, figlio illegittimo<br />

del famoso Giuliano<br />

dei Medici ucciso nella congiura<br />

dei Pazzi, nonchè fratello del<br />

Magnifico, venne assediato a<br />

Castel Sant’Angelo.<br />

La notizia arrivò poco dopo a<br />

Firenze e gli antimedicei ,ripreso<br />

forza, riuscirono a scacciare<br />

il cardinale Ippolito de Medici<br />

(figlio illegittimo di Giuliano<br />

De Medici Duca di Nemours a<br />

sua volta figlio del Magnifico)<br />

e il figlio (anch’esso illegittimo)<br />

Alessandro primo Duca di<br />

Firenze (nel 1532) che erano<br />

tornati al potere in città il 14<br />

settembre 1514 dopo il Sacco<br />

di Prato. Si ricostituì nuovamente<br />

la Repubblica fiorentina<br />

con i 16 gonfaloni dei quartieri<br />

e Pier Capponi propose che il<br />

Re della Repubblica fosse Gesù<br />

Cristo.<br />

Il Papa intanto (il 5 giugno)<br />

venne imprigionato e fu poi rilasciato<br />

dopo aver fatto versare<br />

400.000 al Principe D’Orange<br />

che governava le truppe imperiali.<br />

Venne quindi rilasciato a<br />

dicembre 1527.<br />

Due anni dopo (1529) Carlo V<br />

per cercare di riconciliarsi col<br />

Papa Clemente VII nel giugno<br />

1529 firmò a Barcellona<br />

un trattato di pace col Papa, la<br />

cosiddetta Pace di Barcellona,<br />

e l’anno seguente proprio Clemente<br />

VII incoronò Carlo V<br />

Imperatore in San Petronio a<br />

Bologna. Venne scelta Bologna<br />

come sede per evitare ritorsioni<br />

dai romani ancora irritati dal<br />

precedente sacco.<br />

molte modifiche difensive alla<br />

città. Una delle sue geniali idee<br />

fu quella di legare delle materasse<br />

di lana tutte intorno al<br />

campanile di Baccio, per proteggerlo.<br />

Vennero utilizzate<br />

circa 1800 materasse fornite<br />

proprio dall’Arte della Lana<br />

che aveva sotto la sua ala protettrice<br />

proprio la meravigliosa<br />

Basilica.<br />

Inoltre vista la sua posizione<br />

favorevole rispetto all’accampamento<br />

delle truppe imperiali<br />

il campanile venne armato appositamente<br />

con due sagri.<br />

Anche lo storico Varchi ricorda<br />

l’accaduto :<br />

“il qual Lupo prima con un<br />

sagro solo poi con due, faceva<br />

danno incredibile al campo<br />

poichè scoprendo egli tutto il<br />

paese d’intorno, ogni volta che<br />

vedeva alcuna frotta di nimici,<br />

tirava loro e sempre entravano<br />

in guardia e uscivano, ne sfracellava<br />

qualcuno e talvolta parecchi”<br />

Al sergente Giovanni D’Antoni,<br />

detto il Lupo, per le sue gesta<br />

venne intitolata una strada<br />

(accanto a Palazzo Serristori)<br />

e dalla prima guerra mondiale i<br />

fanti di Toscana si chiamarono<br />

“Lupi di Toscana”.<br />

Il “campanile con le materasse”<br />

resse bene, e grazie all’abilità<br />

di Baccio e al rivestimento<br />

Michelangiolesco non venne<br />

danneggiato dalle truppe di<br />

Carlo V. Ancora oggi recandosi<br />

verso il Piazzale si può intravedere<br />

la sua tozza ma bellissima<br />

figura. Una recente lapide ricorda<br />

l’accaduto..<br />

In occasione del trattato di pace,<br />

Carlo V si impegnò quindi ad<br />

aiutare il Papa a far rientrare i<br />

Medici a Firenze, per l’ennesima<br />

volta, riportando al potere<br />

Alessandro de Medici.<br />

Queste sono le basi per l’assedio<br />

fiorentino del 17 febbraio ed<br />

è qui che entra in gioco anche il<br />

nostro bellissimo campanile.<br />

Perugino- Incoronazione di Carlo V<br />

Per contrastare le truppe imperiali<br />

la Repubblica chiamò anche<br />

Michelangelo che apportò<br />

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psicologia<br />

psicologia<br />

Ascoltare noi stessi<br />

Il cavallo come guida delle emozioni<br />

di Floriana Marrocchelli<br />

«Che cosa vuol dire addomesticare?»<br />

«Vuol dire ‘creare dei legami’» disse la volpe «Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino<br />

uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me.<br />

Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo<br />

bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo.»<br />

Cominciai a sentire una pace<br />

profonda e una quiete quasi assoluta<br />

mentre gli ero accanto e,<br />

in quel silenzio, non solo riuscivo<br />

ad ascoltare me stessa come<br />

non avevo mai fatto prima , ma<br />

sembravo giungere ad un centro<br />

del mio Essere che non credevo<br />

esistesse […] La sensazione di<br />

“stare in pace con me stessa” e<br />

di vedere le mie paure svanire<br />

era meravigliosa, ma non avevo<br />

idea che questo fosse solo<br />

l’inizio del viaggio.<br />

(Antoine de Saint – Exupéry · Il piccolo principe, 1943)<br />

I cavalli, inoltre, mostravano la<br />

capacità di “rispecchiare”,anzi<br />

di “amplificare” le emozioni<br />

che spesso stanno alla base del<br />

conflitto interiore e che le persone<br />

tendono a rimuovere e a<br />

rifiutare: come se fossero dotati<br />

di un sistema raffinatissimo di<br />

empatia, i cavalli davano segno<br />

di mostrare la rabbia, la paura,<br />

la gioia dell’umano con cui interagivano<br />

restituendo qualcosa<br />

che gli veniva trasmesso in<br />

maniera assolutamente inconsapevole,<br />

in un gioco di specchi<br />

in cui diventa impossibile non<br />

vedersi riflessi (Non riesco a<br />

mettere la nota a piè di pagina:<br />

A. Giovannini, Il potere segreto<br />

dei cavalli, Cavalli Maestri<br />

2015.)<br />

Da quando mi sono laureata,<br />

dalla mia tesi Il cavallo a<br />

Dondolo e in tutto quello che<br />

ho scritto successivamente, ho<br />

sempre cercato di sottolineare<br />

l’importanza della relazione,<br />

del contatto, del legame. Ho<br />

analizzato, da psicologa, gli<br />

aspetti motivazionali, lo sviluppo<br />

e la costruzione dell’autostima,<br />

la capacità di riuscire<br />

a regolare le proprie emozioni<br />

potendole così inserire in un<br />

universo costruttivo e non di<br />

autodistruzione.<br />

Ho parlato di come quello che<br />

vedevo strutturarsi negli altri<br />

era la fonte primaria del loro<br />

benessere, di come il cavallo<br />

era capace di entrare in ognuno<br />

delle persone che seguivo e di<br />

come, questo animale, era capace<br />

di diventare quel cavallo,<br />

con quel nome, con quel suo<br />

odore, capace di trasmettere serenità,<br />

fiducia, pace.<br />

Ma se so che tutto questo è possibile,<br />

se riesco a percepire perfettamente<br />

il momento in cui<br />

il cavallo diventa per l’Altro il<br />

riflesso di se stesso, è perché<br />

sono sensazioni che hanno invaso<br />

anche me.<br />

Perché questo cambio di rotta<br />

ora?<br />

Perché parlare di me e non<br />

dell’Altro?<br />

Perché in un momento come<br />

questo, in cui i contatti sono<br />

limitati, in cui la gente deve<br />

stare attenta all’Altro, in cui<br />

non capiamo bene le sensazioni<br />

che abbiamo dentro, in cui<br />

non sappiamo bene quello che<br />

possiamo fare e quello che è<br />

meglio evitare, i cavalli sono<br />

per me quel concentrato che<br />

fanno emergere le mie emozioni,<br />

sfondano tutte le difese e mi<br />

permettono un ascolto di me<br />

che non mi concedo mai, poiché<br />

sempre proiettata sull’Altro.<br />

Oggi l’Italia è diventata zona<br />

rossa, sono state annullate visite,<br />

bloccati gli spostamenti<br />

e nella confusione di massa<br />

mi sono ritrovata a non capire<br />

quali fossero i limiti e quanto la<br />

mia libertà, così come la libertà<br />

di tutti, potesse essere così fragile.<br />

Una mente ovattata da caos, da<br />

disordine, da emozioni al limite<br />

senza una gradazione intermedia,<br />

ma queste sensazioni erano<br />

per me date dall’incapacità di<br />

sentire , e quindi capire, quello<br />

che veramente stavo sentendo<br />

dentro.<br />

Sono andata dai miei cavalli e<br />

mi sono fermata, li ho osservati<br />

nella loro capacità di vivere in<br />

un mondo così calmo, li ho accolti<br />

nel mio spazio che è risultato<br />

-per loro- più importante<br />

in quel momento dell’erba che<br />

avevano intorno e tutto quel<br />

rumore dentro di me si è fermato.<br />

Le emozioni incontrollate<br />

mi avevano portato in un<br />

luogo in cui non ero più capace<br />

di orientarmi, la loro presenza<br />

mi ha reso consapevole, mi ha<br />

reso meno fragile, mi ha restituito<br />

quell’universo costruttivo<br />

e non di autodistruzione.<br />

I cavalli sono capaci di guidare<br />

le nostre emozioni, ci mostrano<br />

quelle fragilità che non siamo<br />

capaci di accettare in noi stessi,<br />

ed è proprio questo il loro segreto<br />

che rende il loro contributo<br />

negli Interventi Assistiti così<br />

efficace. Loro ci danno la possibilità<br />

di ascoltarci e di restare in<br />

quelle emozioni, conducendoci<br />

su un sentiero fatto di consapevolezza<br />

e accettazione.<br />

ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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cucina d’autore<br />

cucina d’autore<br />

SPIRIT OF ST. LOUIS spicy wings<br />

Nel nome di Charles Lindbergh rendiamo omaggio<br />

al pollo e alle sue solo apparentemente inutili ali<br />

Ovviamente non riveleremo<br />

mai chi si cela dietro a uno<br />

pseudonimo tanto imbecille,<br />

quindi evitate di perdere tempo<br />

in ricerche che non vi porterebbero<br />

a nulla. Voi siete Zenigata<br />

e noi Lupin Terzo; mettetevi<br />

l’anima in pace e andate avanti<br />

a leggere!<br />

Le alette di pollo si trovano un<br />

po’ ovunque. Arrostite, fritte o<br />

pucciate senza pietà nelle peggiori<br />

schifezze che la mente<br />

umana possa partorire.<br />

E come al solito, in questa rubrica,<br />

congediamo le consuetudini<br />

culinarie consolidate con il<br />

nostro laconico “e sticazzi?”<br />

Il pollo merita la stessa dignità<br />

dell’aquila, signore e signori,<br />

soprattutto quando sacrifica la<br />

propria esistenza (un po’ controvoglia,<br />

lo ammetto) per onorare<br />

la nostra tavola e deliziare<br />

i palati di tutti coloro che condividono<br />

il nostro desco.<br />

Abbiamo un solo modo per<br />

onorare questo nobile, ma sottostimato<br />

volatile: trasformarlo<br />

in prelibatezze che lasceranno<br />

nei commensali un ricordo indelebile<br />

e la voglia di guardare<br />

al nostro ruspante amico con<br />

tutt’altro rispetto.<br />

di Gustavo Lapatata<br />

SPIRIT OF ST. LOUIS<br />

SPICY WINGS<br />

Ali di pollo<br />

Rosmarino<br />

Salvia<br />

Alloro<br />

Chili<br />

Cipolla<br />

Curcuma<br />

Pepe nero<br />

Sale dell’Himalaya<br />

Paprika affumicata<br />

Scorza di limone<br />

Aceto balsamico<br />

Fottuto olio EVO<br />

Prosecco o birra doppio malto<br />

Accompagnamento:<br />

French fries<br />

Punk IPA BrewDog<br />

Conclusione:<br />

Camacho Corojo Davidoff<br />

(ma che ve lo dico a fare...)<br />

Quindi oggi prenderemo in esame<br />

la parte meno nobile di questo<br />

rapace in incognito e la sottoporremo<br />

ai nostri ospiti in una<br />

foggia talmente indimenticabile<br />

da rendervi potenzialmente eredi<br />

universali di chiunque abbia<br />

beneficiato della vostra Arte.<br />

Sì: e smuoveremo violentemente<br />

il desiderio sessuale di tutte le<br />

convitate che vi vedranno come<br />

nuova meta del proprio piacere<br />

personale.<br />

A tale proposito vi invito a<br />

guardare la serie Lucifer di<br />

Netflix per prendere due o tre<br />

spunti... ma sto divagando: torniamo<br />

alle nostre meravigliose<br />

alette.<br />

Il pollo non vola. E su questo<br />

siamo tutti d’accordo.<br />

Allora perché una qualche Divinità<br />

dovrebbe averlo dotato<br />

di ali?<br />

“Come lo struzzo”, direte voi.<br />

Fatevi i cazzi vostri, risponderò<br />

io. Anche l’Apteryx e il Dodo<br />

non volavano, ma non mi risulta<br />

che nel Neolitico qualcuno<br />

avesse aperto il franchising<br />

Kentucky Fried Apteryx, quindi<br />

buoni, tranquilli e prendete appunti!<br />

La preparazione di oggi segue<br />

la corrente filosofica magnogreca<br />

dello stip’ ca trov’ (no, non<br />

sono pugliese: era un falso indizio<br />

per depistarvi), nel senso<br />

che andremo a preparare qualcosa<br />

di sopraffino da custodire<br />

gelosamenti in freezer, giustamente<br />

porzionato, per poi tirarlo<br />

fuori al momento giusto.<br />

Parlo del pollo, ovviamente,<br />

massa di pervertiti!<br />

Dunque, si procede così!<br />

Prendete le alette di pollo e separate<br />

le tre sezioni con un coltello.<br />

In questo caso riguardatevi<br />

Dexter, che è sempre una<br />

mano santa.<br />

Triturate finemente rosmarino,<br />

salvia e qualche foglia di alloro,<br />

per poi unire una cipolla a<br />

sua volta sminuzzata.<br />

Mescolate il tutto in una ciotola<br />

capiente, unendo il sale rosa<br />

dell’Himalaya e il pepe nero<br />

macinato fresco.<br />

Aggoingete curcuma, paprika<br />

affumicata, chili e la scorza di<br />

limone grattugiata.<br />

Amalgamate il tutto e stemperate<br />

con olio d’oliva (sì: lo<br />

strafottutissimo Olio EVO che<br />

piace tanto ai Ciacco de noaltri.<br />

Ciacco, non Cracco. È Dante,<br />

bestie!), uno spruzzo di aceto<br />

balsamico e tanto prosecco<br />

quanto basta a ottenere una crema<br />

abbastanza liquida da poterci<br />

rotolare le alette, ma non<br />

troppo da renderla poco avvolgente...<br />

fate un po’ alla Boris,<br />

insomma: a cazzo di cane!<br />

Per i palati più sensualmente<br />

rozzi, dato che “Grezzo is the<br />

new Elegante”, suggerisco di<br />

sostituire il prosecco con una<br />

birra doppio malto di quelle<br />

ignoranti... tipo una Tennent’s,<br />

una Bulldog o una Dragoon.<br />

Tanta roba, credetemi!<br />

Rotolate le alette nella marinata<br />

aromatica e tenetecele per<br />

un paio d’ore, rigirandole ogni<br />

tanto.<br />

Utilizzate solo i primi due segmenti<br />

dell’ala, mi raccomando.<br />

Ma le punte non buttatele: se<br />

avete un cane o un gatto scottate<br />

le punte in padella con appena<br />

un sospetto di sale, poi fatele a<br />

pezzi con un trinciapollo (Dexter<br />

andrà sempre benissimo per<br />

la tecnica), suddividetele in<br />

porzioni e mettetele in freezer.<br />

Saranno uno snack per il quale<br />

i vostri amici pelosi andranno<br />

pazzi, e non esporrete a rischi i<br />

cani, dato che cottura e congelamento<br />

avranno reso inoffensive<br />

le già fragili ossa.<br />

Ok, sono passate le due ore?<br />

Bene.<br />

Date un’ultima mescolata alle<br />

alette in marinata e suddividetele<br />

in porzioni confacenti al<br />

vostro fabbisogno, riponendole<br />

in dei sacchetti per freezer.<br />

Distribuite negli stessi la marinata<br />

che sarà rimasta sul fondo<br />

della ciotola, chiudeteli con le<br />

mollette dell’Ikea (lo so che<br />

le avete comprate; non fate gli<br />

gnorri!) e, dopo avergli dato<br />

un’ultima agitata, mettetele nel<br />

congelatore.<br />

Alla bisogna le scongelerete<br />

nel microonde (ecco il motivo<br />

della molletta Ikea al posto del<br />

legaccio con l’anima in fil di<br />

ferro) per poi cucinarle in uno<br />

dei modi che vado a elencare.<br />

1. Griglia.<br />

Intramontabile e di sicuro effetto,<br />

ma un po’ dispendiosa a livello<br />

di tempo. Va bene se siete<br />

tra amici, ma in caso di tête-àtête<br />

la sconsiglio.<br />

2. Forno.<br />

Ottimo in ogni caso: schiaffate<br />

le alette in teglia per 30 minuti<br />

a 180° dando cinque minuti di<br />

grill per parte a fine cottura e il<br />

gioco è fatto.<br />

3. Piatto Crisp.<br />

È il non plus ultra, ma dovete<br />

avere un microonde Whirlpool,<br />

dato che il brevetto è loro... e<br />

detto tra noi è l’unica cosa che<br />

mi trattiene dal mettere una<br />

bomba nella sede in Michigan.<br />

4. Friggitrice.<br />

Così, senza pastella. Asciugatele<br />

ben bene e fiondatele nel cestello.<br />

Ma only the braves, cari<br />

amici, perché saranno una squisitezza,<br />

ma se il giorno dopo<br />

vi troveranno morti d’infarto<br />

con le arterie tappate peggio<br />

del Raccordo Anulare all’ora di<br />

punta, poi non dite che non vi<br />

avevo avvertiti.<br />

In accompagnamento, a prescindere<br />

da come le avrete cucinate,<br />

si ammettono solo delle<br />

croccantissime French fries<br />

(le patatine fritte, insomma), e<br />

da bere suggerisco una buona<br />

scorta gelata di Punk IPA del<br />

birrificio BrewDog di Ellon<br />

(UK), che se non lo conoscete<br />

potete ringraziare solo la distribuzione<br />

online di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />

Magazine, altrimenti uno sputo<br />

in un occhio non ve lo levava<br />

nessuno!<br />

A conclusione del tutto?<br />

Sesso, ovviamente. Iniziando<br />

con il leccarsi vicendevolmente<br />

le dita per poi passare a parti<br />

decisamente più interessanti.<br />

Soltanto, occhio ai residui di<br />

chili: quando avrete finito con<br />

le dita buttate giù un altro sorso<br />

di birra, che non si sa mai...<br />

Ma se invece della cena a due<br />

con sdraiamento reciproco finale<br />

siete tra amici, accendetevi<br />

un sontuoso Camacho Corojo<br />

di Davidoff accompagnato<br />

dall’ennesima Punk IPA o da<br />

parecchi begli shot di Patron.<br />

Reposado, of course!<br />

Alla prossima.<br />

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