Jolly Roger_03_02
Jolly Roger Magazine - Anno III - Numero II - Aprile 2020
Jolly Roger Magazine - Anno III - Numero II - Aprile 2020
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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0<br />
Primavera e rinascita<br />
Impegno, progetti e novità per ripartire alla grande<br />
intervista a<br />
PAOLA CIMMINO<br />
autrice <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
Pag. 38<br />
DECAMERON 2<strong>02</strong>0<br />
Tanti libri in regalo<br />
per una quarantena<br />
all’insegna della lettura<br />
Pag. 18<br />
CAPORETTO<br />
Un racconto inedito<br />
di Lorenzo Leoni<br />
per i lettori di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
GIÙ LA MASCHERA!<br />
Il “Made in Italy”<br />
diventa “Fatto in Italia”<br />
con l’eccellenza Terrida<br />
Pag. 49 Pag. 58<br />
www.jollyrogerflag.it
INDICE<br />
Editoriale di Fabio Gimignani pag. 5<br />
Plancia di comando di Fabio Gimignani pag. 6<br />
La Via del Vino di Camilla Cosi pag. 10<br />
Ricerca e costume di Francesca Magrini pag. 14<br />
Ricerca e costume di Lorenzo Leoni pag. 16<br />
Zapping di Fabio Gimignani pag. 18<br />
Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> Tutti i Titoli pag. 22<br />
INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />
MENSILE ONLINE<br />
DI CULTURA, ARTE E INFORMAZIONE<br />
Anno III · Numero II · Aprile 2<strong>02</strong>0<br />
INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />
• JOLLY ROGER •<br />
info@jollyrogerflag.it<br />
www.jollyrogerflag.it<br />
INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />
• JOLLY ROGER •<br />
INDEPENDENT, FREE AND HUNGRY PUBLISHING<br />
Astrologia di Simona Bruni pag. 28<br />
Le vele della poesia di Federica Terrida pag. 34<br />
Utile & Futile di Fabio Gimignani pag. 36<br />
Scrittori di Flavia Chiarolanzai pag. 38<br />
I luoghi del cuore di Francesca Magrini pag. 42<br />
Racconti di AAVV pag. 44<br />
Made in Italy di Bruno Ferro pag. 58<br />
Sarafian says di T. Sarafian pag. 60<br />
On writing di Wladimiro Borchi pag. 62<br />
Editing di Simona Mastrangeli pag. 66<br />
Recensioni di Paola Cimmino pag. 68<br />
La Posta del cuore di Massimo Scalabrino pag. 70<br />
Cucina bipolare di Wladimiro Borchi pag. 72<br />
Nel cuore di Firenze di Simone Molinelli pag. 74<br />
Psicologia di Floriana Marrocchelli pag. 78<br />
Cucina d’Autore di Gustavo Lapatata pag. 80<br />
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2 3
EDITORIALE<br />
QUarantena!<br />
Ma i Lupi di Mare non sono nuovi a certe usanze<br />
di Fabio Gimignani<br />
Viaggiando e veleggiando di<br />
porto in porto capita spesso di<br />
imbattersi in ostacoli naturali<br />
pronti a decimare l’equipaggio<br />
con la furia di una falce fienaia<br />
abbattuta sul vascello senza<br />
fare distinzioni di grado, anzianità<br />
o passato.<br />
Scorbuto, febbre gialla, colera,<br />
peste... nel corso delle traversate<br />
un Pirata ha visto di tutto, e<br />
se è sopravvissuto per raccontarlo<br />
ha sicuramente fatto tesoro<br />
dell’esperienza e guarda<br />
l’orizzonte con occhi più profondi.<br />
In questo momento siamo tutti<br />
vascelli alla fonda, fuori delle<br />
acque dei porti amici, capaci<br />
di segnalare tra noi solo con le<br />
lanterne o con le bandiere, ma<br />
non lasciamo che morbo e contagio<br />
possano avere la meglio.<br />
E poi, se diamo un’occhiata in<br />
cabina possiamo anche accorgerci<br />
che, a differenza dei nostri<br />
predecessori, i galeoni di<br />
oggi sono dotati di connessione<br />
internet; che possiamo interagire<br />
con gli altri equipaggi e con<br />
la terraferma in maniera organica<br />
e costante.<br />
Quindi bando alle tristezze:<br />
oggi come non mai possiamo<br />
sfruttare questo periodo di quarantena<br />
per dedicarci alle cose<br />
che, solitamente, diciamo di<br />
non aver tempo per fare. Adesso<br />
il tempo è l’unica cosa che<br />
non manca, e allora posti di<br />
manovra e diamoci da fare, che<br />
quando sarà l’ora di riprendere<br />
il mare non potremo permetterci<br />
di farci cogliere impreparati<br />
o imbolsiti dall’inattività sia fisica<br />
che intellettuale.<br />
Non starò qui a farvi prediche<br />
di tipo etico, politico o religioso:<br />
un Pirata che si rispetti conosce<br />
solo il proprio obiettivo,<br />
è apolide e tendenzialmente<br />
ateo, quindi rilassatevi: niente<br />
proclami!<br />
Vi chiedo solo di investire il<br />
vostro tempo nella costruzione<br />
di reti Social sempre più salde<br />
che possano essere utilizzate<br />
non appena potremo issare<br />
nuovamente il <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> sul<br />
pennone più alto.<br />
Vi chiedo di mettervi sotto per<br />
cesellare quel manoscritto che<br />
pensavate di aver ripulito a dovere,<br />
ma che magari necessita<br />
ancora di un po’ di attenzione e<br />
di amore.<br />
Vi chiedo di togliervi il tricorno<br />
e far prendere aria al cervello,<br />
per spremerlo a dovere pensando<br />
a cosa potreste fare (ognuno<br />
di voi, ognuno di noi) per dare<br />
alla piccola editoria indipendente<br />
quel refolo di vento in più<br />
affinché possa sciogliere anche<br />
gli ultimi velacci e fendere le<br />
onde con sicurezza.<br />
Come Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> vi<br />
assicuro che sto facendo il possibile<br />
e l’impossibile per farmi<br />
trovare preparato quando questo<br />
periodo orribile finirà.<br />
Sarò in piedi dietro al timone,<br />
con le mani ben salde sulle<br />
manopole di legno reso lucido<br />
dall’uso e dal tempo, e lo<br />
sguardo puntato oltre il castello<br />
di prora e la polena, là dove inizia<br />
il vero Mare.<br />
Quello con la M maiuscola.<br />
Quello che ci fa paura.<br />
Quello che ci permette ancora e<br />
sempre di sognare.<br />
Già con l’Operazione Decameron<br />
2<strong>02</strong>0 stiamo raccogliendo<br />
molti consensi, e presto riusciremo<br />
ad approdare anche su<br />
canali di comunicazione fino a<br />
ora preclusi, ma dobbiamo fare<br />
la nostra parte; ognuno di noi.<br />
E non importa quanto sia infima<br />
o gloriosa: un vascello naviga<br />
correttamente solo se ogni<br />
compito di bordo è svolto con<br />
efficienza, da quello del Capitano<br />
fino a quello dell’ultimo<br />
mozzo imbarcato.<br />
Ognuno è importante.<br />
Quinti pulite il ponte, rammendate<br />
le vele e caricate i pezzi a<br />
palle incatenate, che tra poco si<br />
salpa l’ancora!<br />
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5
Plancia di comando<br />
plancia di comando<br />
resilienza<br />
una parola, una speranza<br />
È il momento di capire se abbiamo abbastanza cuore<br />
per superare le difficoltà e scoprire una nuova eccellenza<br />
Mi ero ripromesso di non parlare<br />
dell’emergenza senitaria<br />
mondiale e delle restrizioni imposte<br />
ai cittadini.<br />
Eppure eccomi qui davanti alla<br />
tastiera, mentre mi occupo proprio<br />
di questo in barba a ogni<br />
buon proponimento.<br />
Non voglio prendere posizione<br />
circa la bontà o meno delle<br />
misure adottate: ho le mie idee,<br />
ma questo non è il luogo adatto<br />
per dissertazioni politico-ideologiche,<br />
molto più indicate per<br />
infestare le colonne di giornali<br />
e social network... qui si parla<br />
d’altro.<br />
Di resilienza, ad esempio, ovvero<br />
della capacità di sovvertire<br />
gli eventi negativi volgendoli a<br />
nostro favore.<br />
La resilienza è figlia legittima<br />
di Speranza e Determinazione.<br />
È ciò che l’essere umano distilla<br />
quando ogni forma di lotta è<br />
vana per contrastare un nemico<br />
troppo potente, ma, scendendo<br />
dal piedistallo e citando Clint<br />
Eastwoon nei panni del sergente<br />
artigliere Thomas Gunny<br />
Highway, “La resa non è nel<br />
nostro credo”.<br />
E di motivi per pensare alla<br />
di Fabio Gimignani<br />
resa, non c’è bisogno di sottolinearlo,<br />
ce ne sono davvero<br />
parecchi.<br />
Molti di noi sono costretti a una<br />
quarantena forzata da trascorrere<br />
tra le mura di casa, avendo<br />
come unico spiraglio di evasione<br />
quello rappresentato dalla<br />
spesa o dalla veloce passeggiata<br />
con il cane; altri, e per fortuna<br />
posso avvonerarmi tra questi,<br />
hanno l’incolpevole fortuna di<br />
vivere in campagna e di poter<br />
beneficiare di ampi spazi aperti<br />
e poco frequentati nei quali almeno<br />
passeggiare liberamente<br />
in questo inizio di primavera.<br />
Ma qualunque sia la forma del<br />
nostro isolamento, siamo in primo<br />
luogo dei creativi.<br />
Scriviamo.<br />
E la nostra finestra su mondi<br />
fantastici, misteriosi, terribili<br />
o sognanti è aperta da sempre;<br />
quindi basta concentrarsi su di<br />
essa e dedicarle tutto il tempo<br />
di cui fino a oggi abbiamo lamentato<br />
la mancanza.<br />
La pandemia e i suoi effetti sulla<br />
vita sociale non dureranno in<br />
eterno, ma la ripresa della vita<br />
più o meno normale ci costringerà<br />
a riappropriarci del tempo<br />
perduto sottoponendoci a ritmi<br />
forsennati, anche perché sarà<br />
interesse di tutti recuperare al<br />
meglio (o al meno peggio) i<br />
danni inflitti da un flegello che<br />
sta attaccando contemporaneamente<br />
la vita sanitaria, sociale<br />
ed economica di ogni individuo.<br />
libri & lettori<br />
Limitatamente all’editoria, prima<br />
che le presentazioni dei libri<br />
possano riprendere un corso<br />
normale dovrà scorrere tanta<br />
acqua sotto ai ponti, e nessuno<br />
di noi può permettersi di abbandonare<br />
la presa sulla popolazione<br />
dei lettori correndo il rischio<br />
di venir dimenticato. Ricordiamoci<br />
sempre che siamo lontani<br />
anni-luce dai nomi scolpiti nel<br />
marmo bianco; ci leggono, ci<br />
apprezzano... ma mesi di silenzio<br />
faranno cadere sulle nostre<br />
pagine tanta di quella polvere<br />
che sarà impossibile soffiarla<br />
via al momento opportuno.<br />
Quindi se esiste un lato positivo<br />
di questo periodo di reclusione<br />
coatta, esso consiste nel fatto di<br />
disporre del tempo necessario<br />
a occuparci di noi, della nostra<br />
presenza in Rete e della cura di<br />
quanto abbiamo scritto e stiamo<br />
scrivendo.<br />
È il tempo necessario a riprendere<br />
in mano le stesure che consideravamo<br />
definitive per sottoporle<br />
a una nuova revisione,<br />
magari scambiandoci i files con<br />
colleghi Autori o impegnando<br />
i beta readers in un momento<br />
nel quale anche a loro serve un<br />
modo per passare le giornate.<br />
È il tempo per programmare<br />
un’attività di informazione attraverso<br />
i social nerwork per<br />
mantenere vivo l’interesse dei<br />
lettori abituati e per stimolare<br />
la curiosità di quelli che ancora<br />
non ci conoscono.<br />
È il tempo per documentarsi<br />
sulle migliorie che possiamo<br />
apportare al nostro modo di<br />
scrivere o di promuoverci, prendendo<br />
in esame con la dovuta<br />
calma l’immensa offerta formativa<br />
presente in Rete, senza<br />
doverci per forza accontentare<br />
del primo risultato a causa delle<br />
poche ore disponibili.<br />
È il tempo di pianificare le azioni,<br />
dirette o virtuali, da porre in<br />
essere quando la morsa si allenterà<br />
e dovremo essere pronti,<br />
pronti come non mai, per emergere<br />
dalla massa con le idee<br />
chiare e le armi affilate.<br />
Non possiamo permetterci di<br />
adagiarci su noi stessi in attesa<br />
che qualcuno intervenga in<br />
nostro favore: non accadrà; e<br />
se mai dovesse accadere sarà<br />
qualcosa capace di tamponere<br />
una ferita, ma non di fermare<br />
l’emorragia.<br />
nuove competenze<br />
Da questo periodo orribile potremo<br />
trarre nozioni, risorse e<br />
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insegnamenti.<br />
Molti di noi, ad esempio, hanno<br />
scoperto nuovi modi di connettersi<br />
col mondo e gestiscono la<br />
propria vita sociale tramite programmi<br />
come Zoom (personalmente<br />
lo consiglio a chiunque: è<br />
veramente l’uovo di Colombo),<br />
capaci di annullare le distanze<br />
e facilitare i rapporti sociali o<br />
professionali.<br />
Altri hanno sviluppato nuove<br />
competenze informatiche approfondendo<br />
l’utilizzo di risorse<br />
che sono sempre state a loro<br />
disposizione, ma che, per mancanza<br />
di tempo, non hanno mai<br />
padroneggiato.<br />
Altri ancora, e questo è il vero<br />
lato positivo della medaglia, si<br />
sono accorti che esiste una cosa<br />
chiamata solidarietà o empatia,<br />
capace di fornire propellente<br />
alla volontà di creare e di spingerla<br />
a livelli fino ad ora nemmeno<br />
contemplabili.<br />
Nel mio piccolo, come Edizioni<br />
<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>, ho voluto creare<br />
uno spazio nel quale regalare<br />
eBook due volte alla settimana,<br />
unendo la possibilità di far conoscer<br />
gli Autori anche in questo<br />
periodo di quarantena, a un<br />
gesto di solidarietà nei confronti<br />
di tutti.<br />
Ho chiamato questa operazione<br />
“Decameron 2<strong>02</strong>0” ravvisando<br />
molte similitudini con il periodo<br />
descritto dalla penna del<br />
Boccaccio durante la pestilenza<br />
di Firenze.<br />
È un modo per rimanere vicino<br />
agli Autori e ai Lettori... ma vicino<br />
davvero, non solo a chiacchiere!<br />
nosce se ipsum<br />
E comunque siamo stati costretti<br />
a fronteggiare la nostra<br />
più grande paura: il rapporto<br />
con noi stessi.<br />
Abbiamo guardato nell’Abisso,<br />
come si suol dire, e se stiamo<br />
ancora leggendo queste pagine<br />
o pensando a cosa scrivere<br />
per quelle del numero di maggio,<br />
allora vuol dire che quando<br />
l’Abisso ha guardato in noi<br />
siamo stati capaci di sostenerne<br />
lo sguardo.<br />
Perché la solitudine rafforza.<br />
Perché è proprio nei momenti<br />
di estrema necessità che l’essere<br />
umano si trasforma in un<br />
supereroe.<br />
Perché mai come adesso, e mi<br />
Plancia di comando<br />
stringo a tutti coloro che sono<br />
stati colpiti da un lutto in questo<br />
periodo, ma anche a coloro<br />
che sono rimasti in piedi a fronteggiare<br />
le avversità, risuonano<br />
le parole immortali di un Nietzsche<br />
ancora lontano dalle mani<br />
adunche della follia che scriveva<br />
“Quello che non mi uccide<br />
mi rende più forte”.<br />
E noi saremo più forti.<br />
Tutti noi.<br />
Noi che abbiamo continuato a<br />
lavorare traendo forza da ogni<br />
microscopico successo.<br />
Noi che abbiamo stretto i denti,<br />
costretti a non vedere le persone<br />
care per tanto tempo.<br />
Noi che abbiamo mantenuto i<br />
ritmi di vita normali nonostante<br />
di normale non fosse rimasto<br />
quasi più niente.<br />
Noi che abbiamo dato il nostro<br />
piccolo, misero, glorioso contributo<br />
a un mondo sull’orlo<br />
della resa, ma comunque deciso<br />
a non appoggiare le ginocchia a<br />
terra e a non chinare la fronte.<br />
Noi.<br />
Poveri e fragili esseri umani.<br />
Noi.<br />
Meravigliosi eroi.<br />
“... è una ballata Heavy Metal”<br />
(Wladimiro Borchi)<br />
NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />
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DISPONIBILE PRESSO<br />
8<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
la via del vino<br />
la via del vino<br />
sommelier<br />
in una parola, un mondo<br />
Il Castello di Monsanto è una<br />
proprietà della famiglia Bianchi.<br />
La tenuta comprende allo stato<br />
attuale il Castello, risalente<br />
al 1740, la Vinsantaia, custode<br />
dei caratelli che riposano l’uno<br />
sull’altro illuminati dalla luce<br />
naturale che filtra dalle porte<br />
aperte per favorire il costante<br />
ricircolo d’aria e l’Anfiteatro<br />
Il castello di Monsanto<br />
di Camilla Cosi<br />
che circoscrive l’intero giardino.<br />
Il primo proprietario della tenuta<br />
fu Aldo Bianchi, nato a San<br />
Gimignano, che in occasione<br />
di un matrimonio rientrò in Toscana,<br />
abbandonata anni prima<br />
della Seconda Guerra Mondiale<br />
in cerca di fortuna al Nord.<br />
La vista dalla terrazza del Castello<br />
di Monsanto, che spazia<br />
dalle Torri di San Gimignano al<br />
Chianti Fiorentino e dal Monte<br />
Amiata alle Alpi Apuane lo rapì<br />
a tal punto che in poco tempo<br />
acquistò la proprietà della quale<br />
il figlio Fabrizio e la moglie<br />
Giuliana si presero cura impiantando<br />
nuove vigne e ristrutturando<br />
i casali che fanno<br />
parte del tenuta.<br />
Nel 1962 avvenne la prima<br />
vendemmia e vinificando le<br />
uve di un singolo vigneto, cosa<br />
mai avvenuta nel territorio del<br />
Chianti prima di allora, nacque<br />
il Primo Cru del Chianti Classico,<br />
Il Poggio, situato a 310<br />
metri sopra il livello del mare,<br />
soggetto a scarse piogge, costituito<br />
da 90% Sangiovese e 10%<br />
Canaiolo e Colorino.<br />
Nel 1968 Fabrizio Bianchi impianta<br />
la Vigna di Scanni dalla<br />
quale nel 1974 otterrà il Fabrizio<br />
Bianchi Sangioveto Grosso.<br />
L’espansione della produzione<br />
comportò una ricerca costante<br />
delle tecniche di vinificazione<br />
e di conservazione dei vini e<br />
a partire dagli anni ’70, Fabrizio<br />
Bianchi iniziò ad utilizzare<br />
i fermentini in acciaio al posto<br />
di quelli in legno, nei quali le<br />
temperature erano difficilmente<br />
controllabili. Al contempo, le<br />
botti di castagno furono sostituite<br />
da quelle di rovere di Slavonia,<br />
con tannini più dolci e<br />
meno aggressivi.<br />
Nel 1974, alla ricerca di un<br />
bianco di grande eleganza,<br />
venne impiantato il Vigneto<br />
Valdigallo dal quale anni dopo<br />
si produrrà il Fabrizio Bianchi<br />
Chardonnay, vino di buona mineralità<br />
adatto ai lunghi invecchiamenti.<br />
A metà degli anni ’80, dopo<br />
aver approntato una nuova<br />
cantina e dopo la prima vendemmia<br />
di Nemo, un cabernet<br />
Sauvignon nato dal Vigneto Il<br />
Mulino, Fabrizio Bianchi decise<br />
di imbattersi in una grande<br />
avventura: costruire una galleria<br />
sotterranea di 300 metri<br />
che unisca le nuove cantine con<br />
quella settecentesca attraverso<br />
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10 11
la via del vino<br />
la via del vino<br />
io tronco-conici a temperatura<br />
controllata, ma ciascuno con<br />
tecniche di invecchiamento differenziate:<br />
- Castello di Monsanto Chianti<br />
Classico 2017, 90% Sangiovese,<br />
10% Canaiolo e Colorino,<br />
invecchiato in botti di rovere<br />
da 38hl, è un Chianti Classico<br />
D.O.C.G elegante, con una<br />
buona acidità e freschezza, invecchiato<br />
in botti grandi, dai<br />
sentori di frutta rossa matura;<br />
i sotterranei del castello, dove<br />
stoccare i fusti di legno.<br />
Attraversiamo il tunnel, in silenzio.<br />
Quasi impensabile la realizzazione<br />
di questo suggestivo<br />
arco etrusco ribassato. Tre<br />
operai, Giotto Cicionesi, Mario<br />
Secci e Romolo Bartalesi che<br />
già si erano adoperati per la ristrutturazione<br />
dei casali, sono<br />
riusciti a compiere un’opera<br />
magnificente impiegando 6<br />
anni, dal 1986 al 1992.<br />
È impossibile restare indifferenti<br />
al tunnel, che ha intrappolato<br />
il nostro stupore: il profumo di<br />
mille sentori inebria l’ambiente,<br />
i muri sono ricoperti di strati di<br />
muffe nobili, il silenzio fa eco<br />
mentre lo attraversiamo ammirando<br />
la barricaia, la cantina<br />
settecentesca, le cantine nuove,<br />
la libreria delle vecchie annate,<br />
le gallerie dedicate ai membri<br />
della famiglia.<br />
Dopo la visita alle cantine risaliamo<br />
e ci accomodiamo nella<br />
sala degustazioni nell’Anfiteatro,<br />
la cui bellezza è impossibile<br />
da descrivere a parole.<br />
Degustiamo quattro vini, tutti<br />
ottenuti con lo stesso metodo<br />
di vinificazione, in tini di accia-<br />
- Castello di Monsanto Riserva<br />
2015, stesso uvaggio del primo,<br />
affinato parzialmente in barrique<br />
da 225 litri e parzialmente<br />
in botte grande da 500 litri<br />
e assemblato successivamente.<br />
Ha un gusto elegantemente<br />
minerale conferito dal galestro<br />
del terroir e adatto a lungo invecchiamento.<br />
Questo è il vino<br />
più prodotto dall’azienda e la<br />
sua etichetta, ambasciatrice nel<br />
mondo, resta immutata da 58<br />
anni;<br />
- Il Poggio Gran Selezione<br />
2014, 95% Sangiovese e 5%<br />
Colorino, prodotto dal Vigneto<br />
Il Poggio, invecchiato in botti<br />
di rovere francese da 500 litri,<br />
in parte nuove e in parte di<br />
secondo passaggio, per 18/20<br />
mesi e affinato in bottiglia per<br />
due anni, è un vino ricco in sentori,<br />
fine, elegante, di carattere;<br />
- Nemo 2013, 100% Cabernet<br />
Sauvignon, prodotto dal Vigneto<br />
Il Mulino, invecchiato<br />
in barriques di rovere francesi<br />
per 18 mesi e affinato 2 anni in<br />
bottiglia, ci delizia con un bouquet<br />
di fiori rossi, frutta matura<br />
e di sentori terziari provenienti<br />
dal legno. Un vino elegante, di<br />
gusto internazionale.<br />
È una giornata soleggiata quella<br />
della visita e degustazione al<br />
Castello di Monsanto, proprio<br />
come quella di oggi. L’aria, rinata<br />
dopo un inverno faticoso,<br />
ci immerge in una primavera<br />
rigogliosa. Passeggiare nella<br />
tenuta di Monsanto è un’opportunità<br />
alla quale io, residente in<br />
Toscana, non rinuncio.<br />
Oggi, in questa situazione di<br />
emergenza dovuta al Covit19,<br />
anche poche decine di chilometri<br />
sembrano distanze immense.<br />
Nel mio cuore conservo le<br />
emozioni provate quel giorno<br />
affacciandomi dalla terrazza Il<br />
Poggio, con lo sguardo che dominava<br />
l’immenso panorama<br />
che mi rende fiera di far parte di<br />
queste terre toscane e parte di<br />
un universo che si espande oltre<br />
il loro percepibile orizzonte.<br />
Il vino è natura, è emozione, il<br />
vino arricchisce il calore di un<br />
abbraccio, il vino parla della<br />
gente.<br />
Di quella gente con la quale<br />
spero di poter condividere un<br />
bicchiere al più presto.<br />
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12 13
icerca e costume<br />
pensieri dalla quarantena<br />
LE CATENE INVISIBILI<br />
SONO QUELLE PIÙ DIFFICILI<br />
DA SPEZZARE<br />
di Francesca Magrini<br />
Una cosa è certa, finiremo nei<br />
libri di storia. Bella consolazione<br />
direte voi. Non sarà una<br />
consolazione ma per qualcuno<br />
sarà motivo di orgoglio. Pensate<br />
ai leoni da tastiera, quelli che<br />
scrivono, scrivono, inveiscono,<br />
pontificano, ci spiegano come<br />
vivere, quelli insomma che già<br />
prima del COVID-19 passavano<br />
il loro tempo a inserire post<br />
sui vari social media, spesso<br />
copiando frasi scritte da altri e<br />
che al massimo ricevevano due<br />
like e un commento. Adesso il<br />
tempo che ognuno di noi passa<br />
girovagando in rete è aumentato<br />
e quindi i suddetti leoni<br />
hanno, spesso, visto aumentare<br />
il seguito ai loro sproloqui. Lo<br />
potete quasi vedere il loro ego<br />
che esce dal monitor del vostro<br />
cellulare, qualcuno ha iniziato<br />
a fare video, altri si lanciano in<br />
considerazioni pseudo scientifiche<br />
e in due giorni hanno<br />
già ottenuto, a sentirlo loro, il<br />
riconoscimento della comunità<br />
scientifica internazionale,<br />
loro lo sapevano, loro avevano<br />
previsto tutto, novelli Nostradamus.<br />
Altri invece non lo<br />
sapevano come sarebbe andata<br />
a finire ma sono sicuri che sia<br />
tutta una manovra delle Big<br />
Pharma, il vaccino esiste ma<br />
adesso economicamente non<br />
conviene immetterlo sul mercato,<br />
no macchè, meglio fra qualche<br />
mese, certo!! Adesso che<br />
in molti pagherebbe decine di<br />
euro per una mascherina nessuno<br />
pagherebbe migliaia per un<br />
vaccino. Come no!!!<br />
Insomma dicevamo che finiremo<br />
nei libri di storia. Le generazioni<br />
future studieranno<br />
questa nuova Peste a Milano,<br />
studieranno di come i militari,<br />
moderni Monatti, portano lontano<br />
dai loro cari le vittime di<br />
una guerra invisibile, racconteranno<br />
di come, nel vero momento<br />
del bisogno, ognuno ha<br />
chiuso i propri confini sancendo,<br />
ancora una volta, l’inutilità<br />
di una comunità sovranazionale<br />
che esiste solo sulla carta. Qualcuno<br />
dice che gli aiuti cinesi<br />
siano dettati solo dal loro senso<br />
di colpa, qualcuno che stiano<br />
solo preparando la loro scalata<br />
all’Occidente, ergendosi, in<br />
questo momento di difficoltà, a<br />
salvatori delle loro future terre<br />
di conquista. Io, in questo momento,<br />
non riesco a fare pensieri<br />
troppo analitici, guardo<br />
le notizie e mi spaventa solo la<br />
stupidità di tanti miei connazionali<br />
e poi mi ricordo che il mio<br />
popolo è fatto non solo di leoni<br />
da tastiera ma anche di tanti<br />
egoisti che sempre, non solo<br />
ora, si sono sentiti e si sentono<br />
superiori agli altri, immuni<br />
a ciò che tocca “l’uomo comune”<br />
e i mali dell’Italia non nascono<br />
adesso, adesso ne stanno<br />
pagando le conseguenze, platealmente,<br />
un numero superiore<br />
di persone. In questo momento<br />
vedo persone a passeggio (senza<br />
cane), vedo ragazzi chiusi<br />
in casa nel primo giorno di primavera,<br />
sento sirene passare e<br />
penso al rumore dei macchinari<br />
che risuonano in asettiche stanze<br />
di ospedali. Chi quel rumore<br />
l’ha ascoltato, chi ha atteso con<br />
ansia il respiro successivo di un<br />
proprio caro, chi anche prima<br />
del COVID-19 ha sentito quei<br />
macchinari emettere allarmi,<br />
adesso sta in casa senza lamentarsi.<br />
Finora molti potevano<br />
giustificarsi pensando che, non<br />
avendo direttamente provato<br />
certe cose... ma adesso che da<br />
certe notizie e immagini siamo<br />
bombardati, lo capiranno davvero?<br />
O tutto questo sarà solo<br />
un capitolo in un libro di storia<br />
e saremo solo dei poveri stupidi<br />
che non hanno imparato nulla.<br />
NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />
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DISPONIBILE PRESSO<br />
14<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
icerca e costume<br />
ricerca e costume<br />
In questi giorni di quarantena<br />
per la peste del 2<strong>02</strong>0 si sprecano<br />
le battute a proposito delle<br />
conseguenze che la convivenza<br />
obbligata avrà sui matrimoni:<br />
gli avvocati divorzisti stanno<br />
fregandosi le mani alla sola<br />
prospettiva.<br />
Eh, sì!<br />
Perché il matrimonio da favola<br />
non è così scontato, l’amore si<br />
rivela ben più caduco dell’eternità<br />
e lo stress della quotidianità<br />
forzata, magari assieme a figli<br />
piccoli o, peggio ancora, adolescenti<br />
può mettere a dura prova<br />
anche le unioni più ferreee.<br />
amore e matrimonio<br />
Ovvero come maritarsi e uscirne vivi<br />
di Lorenzo Leoni<br />
Così riflettendo di palo in frasca,<br />
mi è venuta in mente l’ironia<br />
del nostro bias collettivo a<br />
proposito di questa santa istituzione.<br />
Siamo cresciuti a favole di<br />
amori eterni, di principesse<br />
che si sposano con principi, a<br />
baci d’amore e il tanto agognato<br />
‘vissero per sempre felici e<br />
contenti’.<br />
In pratica, ci hanno insegnato<br />
che il matrimonio è una questione<br />
d’amore, e per contro gli<br />
sposalizi di convenienza sono<br />
cose brutte brutte, che è un vincolo<br />
sacro da celebrarsi in chiesa,<br />
in pompa magna con tanto<br />
di fiori bianchi e organi che<br />
suonano, che è indissolubile e<br />
che la fedeltà è un valore fondante<br />
per esso.<br />
Assieme a tutto questo ci hanno<br />
pure educati a pensare che sia<br />
un’istituzione antichissima, almeno<br />
vecchia quanto il cristianesimo<br />
ma anche di più, come<br />
se ogni religione dell’uomo<br />
avesse nell’unione matrimoniale<br />
un punto di contatto con tutte<br />
le altre religioni del mondo.<br />
Ora vi racconto una cosa.<br />
Non è vero nulla.<br />
Questa forma ideale del matrimonio<br />
è un poco più recente,<br />
diciamo certamente ottocentesca,<br />
con varie accezioni ed<br />
eccezioni possiamo arrivare al<br />
seicento, ma non più in là.<br />
L’ultimo tassello aggiunto alla<br />
narrazione è certamente l’amore<br />
romantico, proprio con il<br />
romanticismo; tutto il resto si<br />
coagula nel costume in periodi<br />
piuttosto lunghi a partire da un<br />
concetto primevo parecchio diverso.<br />
Visto che scrivo della società<br />
italiana del primo ‘500, vi posso<br />
raccontare come fosse il matrimonio<br />
a quei tempi.<br />
Amore. Non c’entra nulla con il<br />
matrimonio. Ci si sposava per<br />
suggellare accordi tra le famiglie,<br />
stabilire ponti diplomatici<br />
o mettere insieme la sorte, cioè<br />
la terra (vi dice nulla il termine<br />
‘consorte’?). Pare un discorso<br />
da ricchi o nobili, ma anche le<br />
famiglie più povere si legavano<br />
tra di loro mandando in spose<br />
le figlie e tessendo amicizie e<br />
alleanze tra di loro. E l’amore?<br />
Fedeltà. Parlando di amore,<br />
passione, sesso e quanto connesso,<br />
la fedeltà matrimoniale<br />
era tutt’altro che richiesta. Certo,<br />
nel mondo cristiano veniva<br />
sbandierata una pretesa fedeltà<br />
della moglie, anche se nella<br />
pratica poteva essere disattesa<br />
purché non se ne facesse scandalo.<br />
Tuttavia era considerato<br />
assolutamente normale che i<br />
mariti soddisfacessero le proprie<br />
voglie con amanti, concubine<br />
o meretrici e parimenti che<br />
le mogli avessero un ‘cavalier<br />
servente’ o un ‘cicisbeo’ che si<br />
‘occupasse’ di loro in vece del<br />
marito che era in altre faccende<br />
affaccendato. Del resto, se<br />
ci si sposava per convenienza<br />
politica, nessuno dei due aveva<br />
un reale desiderio di stare con<br />
l’altro.<br />
I figli e la loro legittimità erano<br />
questioni di secondo piano, che<br />
tanto le eredità erano spesso<br />
designate per scritto e adottare<br />
un bastardo era un atto semplice,<br />
praticamente una dichiarazione<br />
pubblica; come pure era<br />
ripudiare un figlio.<br />
La cerimonia. Veniamo al cuore<br />
dell’immaginario: il matrimonio<br />
non era una questione religiosa.<br />
Per nulla. Si prendeva su<br />
un notaio, si andava a casa di<br />
lei con tutti i parenti e i testimoni,<br />
si scriveva per bene ogni<br />
cosa, si inventariava la dote e si<br />
facevano tutte le firme del caso.<br />
A quel punto il matrimonio era<br />
fatto e si tornava a casa propria<br />
con moglie e dote al seguito.<br />
Tutto qui. Poi, vabbé, si poteva<br />
far festa; ma era una festa per<br />
rendere noto a tutti l’avvenuto<br />
suggello del contratto, mica per<br />
celebrare l’amore o altre smancerie.<br />
Per quanto riguarda l’indissolubilità,<br />
fintanto che non divenne<br />
una questione religiosa, e allora<br />
si doveva chiedere al Papa,<br />
era alla stregua di un contratto<br />
commerciale: si poteva ricorrere<br />
a un giudice che valutasse se<br />
la richiesta di dissoluzione era<br />
legittima e stabilisse l’eventuale<br />
indennizzo dovuto alla<br />
parte che ne avrebbe avuto detrimento.<br />
In questo ambito, la<br />
monogamia era una condizione<br />
necessaria per dare il massimo<br />
spessore a questo tipo di<br />
alleanza, per cui non si poteva<br />
contrarne una seconda se prima<br />
non si fosse ripudiata quella<br />
precedente.<br />
Facendo un esempio pratico,<br />
messer Fosco, della potente<br />
Arte dei Beccai, riceve una richiesta<br />
commerciale da messer<br />
Nicolò, dell’Arte dei Correggiai.<br />
Messer Nicolò vuole assicurarsi<br />
cuoio di prima qualità per<br />
la propria bottega e vede in un<br />
maggiorente del Beccai una<br />
persona che, potendo controllare<br />
l’approvigionamento di bestiame<br />
da macello, può favorirlo<br />
nella prima scelta delle pelli<br />
da conciare.<br />
L’accordo di esclusiva tra le<br />
due botteghe può interessare a<br />
messer Fosco, il quale ha giusto<br />
un figlio scapestrato d’avanzo;<br />
messer Nicolò, che ha molto da<br />
guadagnarci nella faccenda, ha<br />
un’unica figlia, per cui la fornisce<br />
di una dote adeguata alla<br />
famiglia del marito, spendendo<br />
così un’ingente quantità di denaro,<br />
e la propone in matrimonio.<br />
Un bel giorno di giugno, messer<br />
Fosco si presenta a casa di<br />
Messer Nicolò assieme ai suoi<br />
tre figli, al notaro, a un paio di<br />
amici di famiglia per far da testimoni<br />
e a un nutrito codazzo<br />
di famigli e garzoni. Messer<br />
Nicolò, assieme ai suoi fratelli,<br />
al figlio maggiore e a un paio di<br />
amici chiamati per l’occasione,<br />
riceve gli ospiti e si mettono a<br />
discutere fitto fitto per tutta la<br />
mattina, mentre il notaro prende<br />
nota di ogni singolo accordo<br />
che i due bottegai raggiungono<br />
stringendosi la mano.<br />
Infine viene visionato e inventariato<br />
il corredo della ragazza,<br />
che include alcune pezze di<br />
broccato, sette corredi da letto,<br />
dodici camicie ricamate, tre<br />
tovaglie, una quantità di altri<br />
panni e abiti, gioielli, argenteria,<br />
fiorini d’oro.<br />
Detto tutto e scritto tutto, i due<br />
figli vengono presentati l’un<br />
l’altra e viene fatto dichiarare<br />
loro di accettare il vincolo matrimoniale.<br />
Tutti firmano i documenti.<br />
Messer Fosco, a questo punto,<br />
torna a casa propria con tutti i<br />
suoi, la nuova moglie del figlio<br />
e tutto il corredo, oltre ai documenti<br />
che attestano l’avvenuto<br />
accordo.<br />
Di lì a poco, gli sposini si ricavano<br />
un quartiere per loro,<br />
all’interno della grande casa<br />
della famiglia di messer Fosco,<br />
presumibilmente consumano il<br />
matrimonio in quanto lei rimane<br />
presto gravida di un erede<br />
alla fortuna delle due famiglie,<br />
ma per il resto la loro vita continua.<br />
Un amico d’infanzia della sposina<br />
viene assunto dal marito<br />
come famiglio, cioé come domestico<br />
privato. Sarà questo a<br />
tenere compagnia alla giovane<br />
sposa mentre il marito partirà<br />
alla volta di una carriera militare<br />
che lo terrà lontano da casa<br />
per molti anni.<br />
Pensandoci, non era mica poi<br />
così male.<br />
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16 17
ZAPPING<br />
ZAPPING<br />
DEcameron 2<strong>02</strong>0<br />
la lettura contro il contagio<br />
“Cento novelle in dieci dì dette da sette donne<br />
e da tre giovani uomini. Ma tutte in eBook”<br />
Umana cosa è l’avere compassione<br />
degli afflitti, e come<br />
che a ciascuna persona stea<br />
bene, a coloro è massimamente<br />
richesto li quali giá hanno<br />
di conforto avuto mestiere ed<br />
hannol trovato in alcuni; tra<br />
li quali, se alcuno mai n’ebbe<br />
bisogno o gli fu caro o giá ne<br />
ricevette piacere, io sono un<br />
di quegli.<br />
Così Giovanni Boccaccio, nel<br />
XIV secolo, apriva il suo indiscusso<br />
capolavoro Decameron.<br />
Firenze, il grande flagello della<br />
pestilenza, la fuga dalla città<br />
per sottrarsi al contagio e le<br />
novelle come modo per far fluire<br />
più dolcemente il tempo di<br />
un esilio volontario affrontato<br />
con l’unico scopo di salvarsi la<br />
vita.<br />
di Fabio Gimignani<br />
Le analogie con i tempi che<br />
stiamo vivendo sono più che<br />
evidenti, tanto che, prima ancora<br />
dell’inasprimento delle misure<br />
restrittive messe in atto dalle<br />
Istituzioni, ho pensato di associare<br />
al capolavoro del celebre<br />
autore di Certaldo un’iniziativa<br />
volta a rendere meno tedioso il<br />
tempo da trascorrere chiusti tra<br />
quattro mura in attesa che il flagello<br />
attuale si plachi.<br />
Il nome “Decameron 2<strong>02</strong>0” è<br />
dunque un ovvio tributo a Boccaccio<br />
e una sorta di “istruzioni<br />
per l’uso” destinate a tutti coloro<br />
i quali abiano intenzione di<br />
trascorrere qualche ora in compagnia<br />
di un buon libro senza<br />
spendere un solo centesimo.<br />
La meccanica è molto semplice:<br />
ogni lunedì e ogni giovedì<br />
sul sito di Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
verrà regalato l’eBook di uno<br />
dei libri in catalogo.<br />
Alle 10 del mattino saranno<br />
attivati i link per il downluad<br />
gratuito e alle 22 gli stessi link<br />
verranno rimossi.<br />
TITOLI GIÀ DISTRIBUITI :<br />
Lunedì 16 marzo<br />
OSSI DI SEPPIA PER COCCODRILLI<br />
di Fabio Gimignani - Collana “Pulp’n’Roll”<br />
Giovedì 19 marzo<br />
LA STRABILIANTE STORIA DI UN VENTAGLIO<br />
di Massimo Scalabrino - Collana “Narrativa”<br />
Lunedì 23 marzo<br />
ERAVAMO FASCISTI<br />
di Wladimiro Borchi - Collana “Narrativa”<br />
Giovedì 26 marzo<br />
LA PREVENZIONE DEI DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI<br />
di Simone Molinelli - Collana “Manualistica”<br />
Lunedì 30 marzo<br />
IL FUTURO FINISCE PRESTO<br />
di Tommaso Galligani - Collana “Pulp’n’Roll”<br />
Giovedì 2 aprile<br />
L’ULTIMA IMPRESA DELLE BANDE NERE<br />
di Lorenzo Leoni - Collana “Romanzo Storico”<br />
Lunedì 6 aprile<br />
OLTRE LA PAGINA BIANCA<br />
di AAVV - Collana “Antologia”<br />
Dodici ore, dunque. Dodici ore<br />
nelle quali chiunque potrà collegarsi<br />
al sito e scaricare gratuitamente<br />
il libro, realizzato sia<br />
in formato .epub che in formato<br />
.mobi per praticità.<br />
Al momento sono stati distribuiti<br />
solo titoli tratti dal catalogo<br />
di Edizioni <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>, ma un<br />
annuncio è già stato diramato<br />
PROSSIMI TITOLI IN DISTRIBUZIONE :<br />
Giovedì 9 aprile<br />
POPLAR<br />
di Camilla Cosi - Collana “Narrativa”<br />
Lunedì 13 aprile<br />
MINI ETOLOGIA DELLA FAUNA MASCHILE<br />
di Eleonora Falchi - Self Publishing Amazon<br />
Giovedì 16 aprile<br />
L’ISOLA DELLA NEGAZIONE<br />
di Marco Reati - Collana “Narrativa”<br />
a tutti gli Autori presenti sui<br />
social network, affinché aderiscano<br />
all’iniziativa concedendo<br />
una loro opera in distribuzione<br />
gratuita per dodici ore.<br />
Ovviamente sarà data la giusta<br />
visibilità sia all’Autore che<br />
all’Editore, dai quali sarà necessario<br />
ricevere un’autorizzazione<br />
scritta prima di procedere<br />
alla distribuzione tramite il nostro<br />
sito.<br />
Anche Autori che hanno pubblicato<br />
in self publishing saranno<br />
i benvenuti.<br />
A tale proposito volevo dare ufficialmente<br />
il benvenuto a Eleonora<br />
Falchi, amica Autrice,<br />
che aprirà la lista degli outsider<br />
con la sua bellissima “Mini<br />
etologia della fauna maschile”,<br />
autopubblicata nel 2018, lunedì<br />
13 aprile.<br />
Fino a ora sono stati diffusi sette<br />
titoli, scelti tra le varie collane<br />
proposte da <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
per rendere l’omaggio quanto<br />
più variegato possibile, e nella<br />
pagina dedicata all’iniziativa è<br />
comunque possibile consultare<br />
lo storico dei libri regalati per<br />
potere, nel caso in cui l’occasione<br />
ci sia passata sotto al naso<br />
senza che riuscissimo a coglierla,<br />
collegarsi alla pagina relativa<br />
al titolo e acquistarlo in formato<br />
cartaceo che, ricordo per<br />
chi non lo sapesse, viene spedito<br />
gratuitamente a casa come<br />
Piego di Libri di Poste Italiane.<br />
Di Decameron 2<strong>02</strong>0 hanno parlato<br />
alcuni Media, ma stiamo<br />
tuttora diffondendo la notizia<br />
affinché un pubblico sempre<br />
maggiore possa beneficiare di<br />
questa occasione per leggere<br />
gratuitamente, e al tempo stesso<br />
conoscere tutti quei nuovi<br />
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18 19
ZAPPING<br />
ANCORA NON CONOSCETE<br />
L’AVVOCATO VIVALDI?..<br />
Autori che - credetemi - vale<br />
davvero la pena di annoverare<br />
nella propria biblioteca privata.<br />
Non ho previsto un termine<br />
dell’iniziativa: per quanto mi<br />
riguarda questa andrà avanti<br />
finché non potremo tornare a<br />
fare acquisti nelle librerie o nel<br />
corso delle presentazioni che,<br />
come è logico, sono state sospese.<br />
L’impegno di Edizioni <strong>Jolly</strong><br />
<strong>Roger</strong>, pur essendo una goccia<br />
nell’oceano, è quello di rimanere<br />
al fianco dei Lettori promuovendo<br />
al tempo stesso tutti<br />
quegli Autori che accettano di<br />
donare la propria opera per alleviare<br />
l’isolamento degli italiani.<br />
Un’operazione che unisce solidarietà<br />
e comunicazione,<br />
dunque, per assumere un ruolo<br />
attivo in questo momento drammatico<br />
e dimostrare che l’editoria<br />
indipendente, nonostante<br />
tutte le difficoltà alle quali è<br />
quotidianamente sottoposta,<br />
non si tira indietro e svolge il<br />
proprio compito istituzionale<br />
diffondendo benessere, svago<br />
e, perché no, quel pizzico di<br />
cultura che serve ad alimentare<br />
la voglia di conoscere insita in<br />
ognuno di noi.<br />
È per questo motivo che esorto<br />
tutti i lettori di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
Magazine a segnalare Decameron<br />
2<strong>02</strong>0 tramite ogni mezzo<br />
disponibile ai propri contatti,<br />
così che allo sforzo di un’editoria<br />
fiaccata come tutto il<br />
comparto produttino nazionale,<br />
corrisponda almeno il beneficio<br />
apportato ai Lettori.<br />
Perché questo periodo orribile,<br />
almeno, riporti nelle case degli<br />
italiani la voglia di riscoprire<br />
l’amore per un’abitudine bellissima<br />
e dimenticata: la lettura.<br />
Grazie a tutti coloro che mi<br />
affiancano in questo momento<br />
difficile. Insieme ne usciremo<br />
più forti di prima!<br />
NELLE MIGLIORI LIBRERIE E SULLO SHOP ONLINE<br />
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DISPONIBILE PRESSO<br />
20<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
edizioni jolly roger<br />
edizioni jolly roger<br />
ABIURA<br />
di Valerio Amadei<br />
Collana IQ133<br />
ISBN 9788831938228<br />
Pagg. 446 - € 18 ,00<br />
ALICE CONAN BOYLE e i misteri di Querciamondo<br />
di Wladimiro Borchi<br />
Collana Mytikas<br />
ISBN 9788831938<strong>02</strong>0<br />
Pagg. 2<strong>02</strong> - € 15 ,00<br />
AMORE E MORTE La radura del Bene e del Male<br />
di Arianna Niccolai<br />
Collana Mytikas<br />
ISBN 9788831938457<br />
Pagg. 350 - € 15 ,00<br />
CANTINA CRISALIDE<br />
di Alberto Niccolai<br />
Collana Thriller<br />
ISBN 9788831938433<br />
Pagg. 156 - € 15 ,00<br />
COME LE FRAGOLE A PRIMAVERA<br />
di Accademia degli Impaginati<br />
Collana Antologia<br />
ISBN 9788831938<strong>03</strong>7<br />
Pagg. 226 - € 15 ,00<br />
DIAMANTI GREZZI La radura del Bene e del Male<br />
di Arianna Niccolai<br />
Collana Mytikas<br />
ISBN 9788831938471<br />
Pagg. 372 - € 15 ,00<br />
DONNE DA MORIRE cronache di relativa anaffettività<br />
di Paola Cimmino<br />
Collana D come Donna<br />
ISBN 9788831938310<br />
Pagg. 154 - € 15 ,00<br />
DRITTO SUI DENTI<br />
di T.Sarafian<br />
Collana Pulp’n’Roll<br />
ISBN 9788831938280<br />
Pagg. 208 - € 15 ,00<br />
ERAVAMO FASCISTI<br />
di Wladimiro Borchi<br />
Collana Narrativa<br />
ISBN 9788831938099<br />
Pagg. 147 - € 15 ,00<br />
FIGLIE DI FIAMMA<br />
di Irene Malfatti<br />
Collana Narrativa<br />
ISBN 9788831938068<br />
Pagg. 154 - € 15 ,00<br />
GLI ARTIGLI DELLE FARFALLE<br />
di Fabio Gimignani<br />
Collana Pulp’n’Roll<br />
ISBN 9788831938013<br />
Pagg. 888 - € 20 ,00<br />
GUIDA AL CORSO DI ANATOMIA PALPATORIA<br />
di Simone Molinelli<br />
Collana Manualistica<br />
ISBN 9788831938464<br />
Pagg. 187 - € 20 ,00<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
22 23
edizioni jolly roger<br />
edizioni jolly roger<br />
IL BOSCO DELLE MORE DI GELSO<br />
di Filippo Mammoli<br />
Collana Thriller<br />
ISBN 9788831938327<br />
Pagg. 271 - € 15 ,00<br />
IL CONSULENTE<br />
di Roberto Giorgetti<br />
Collana Narrativa<br />
ISBN 9788831938266<br />
Pagg. 283 - € 15 ,00<br />
IL FOLLETTO BURBERO<br />
di Marco Burberi<br />
Collana Pulp’n’Roll<br />
ISBN 9788831938211<br />
Pagg. 218 - € 15 ,00<br />
IL FUTURO FINISCE PRESTO<br />
di Tommaso Galligani<br />
Collana Pulp’n’Roll<br />
ISBN 9788831938273<br />
Pagg. 224 - € 15 ,00<br />
IL RESPIRO DELL’UNO<br />
di Wladimiro Borchi<br />
Collana Mytikas<br />
ISBN 9788831938365<br />
Pagg. 283 - € 15 ,00<br />
IL RIPROGRAMMATORE<br />
di Francesca Magrini<br />
Collana Thriller<br />
ISBN 9788831938235<br />
Pagg. 175 - € 15 ,00<br />
IL SOGNO AVVELENATO<br />
di Marco Reati<br />
Collana Narrativa<br />
ISBN 9788831938075<br />
Pagg. 260 - € 15 ,00<br />
INCARNAZIONE DI UN’ANIMA<br />
di Silvia Bisconti<br />
Collana Metafisica<br />
ISBN 9788831938426<br />
Pagg. 110 - € 10 ,00<br />
L’AGGUATO<br />
di Ciro Becchimanzi<br />
Collana Romanzo Storico<br />
ISBN 9788831938341<br />
Pagg. 132 - € 15 ,00<br />
L’ARTE TERAPEUTICA DEL CIBO<br />
di Silvia Castelli e Donatella Lippi<br />
Collana Cataloghi<br />
ISBN 9788831938006<br />
Pagg. 226 - € 12 ,00<br />
L’ASSEDIO - I GIORNI DI MINERVA<br />
di Lorenzo Leoni<br />
Collana Romanzo Storico<br />
ISBN 9788831938396<br />
Pagg. 532 - € 18 ,00<br />
L’INGRANAGGIO<br />
di Valerio Amadei<br />
Collana IQ133<br />
ISBN 9788831938259<br />
Pagg. 460 - € 18 ,00<br />
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24 25
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L’ISOLA DELLA NEGAZIONE<br />
di Marco Reati<br />
Collana Narrativa<br />
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Collana Romanzo Storico<br />
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26 27
astrologia<br />
astrologia<br />
le dispense celesti<br />
Mercurio<br />
di Simona Bruni<br />
“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!<br />
Chi vuol esser lieto sia:<br />
Di doman non c’è certezza”<br />
(Canti carnascialeschi,“La canzone di Bacco” Lorenzo de’ Medici, Firenze 1449-1492)<br />
Mercurio è il Pianeta “dominante”<br />
diurno del segno dei Gemelli,<br />
notturno del segno della<br />
Vergine. Diurno e notturno non<br />
si riferiscono alle parti della<br />
giornata ma al valore caratteristico<br />
di ogni segno. Pertanto<br />
Mercurio nel segno dei Gemelli<br />
si esprime con una forza solare,<br />
diviene pratico e attivo, mentre<br />
nel segno della Vergine la sua<br />
espressione si raffina divenendo<br />
più intimo, misterioso, critico.<br />
Ma Mercurio ha anche un’altra<br />
posizione da non sottovalutare<br />
ossia “l’esaltazione” (posizione<br />
in cui la forza di Mercurio si<br />
eleva e si amplia) nel segno dello<br />
Scorpione. Il pianeta diviene<br />
meno potente e più fragile nelle<br />
posizioni di “esilio”, diurno<br />
in Sagittario, notturno in Pesci<br />
ed è debilitato quando risulta in<br />
“caduta” nel segno del Toro.<br />
Il pianeta Mercurio è il più interno<br />
del nostro sistema solare, il<br />
più vicino al Sole. È considerato<br />
in gergo astrologico un “pianeta<br />
veloce”in quanto impiega<br />
solo 87 giorni per fare il giro<br />
completo dello zodiaco, sostando<br />
circa 7 giorni in ogni costellazione<br />
(Saturno per es,pianeta<br />
lento ma non lentissimo, impiega<br />
29 anni per muoversi in tutto<br />
lo zodiaco sostando 2-3 anni in<br />
ogni segno zodiacale, a differenza<br />
dei pianeti “generazionali”<br />
come Urano che impiega<br />
80 anni rimanendo in un segno<br />
astrologico 6/7 anni, Nettuno<br />
che ne impiega 164 albergando<br />
14 anni in ogni segno e Plutone,<br />
il più lento di tutti che per<br />
fare il suddetto giro ne impiega<br />
250 fermandosi così in ogni<br />
segno circa 21 anni). Mercurio,<br />
essendo così vicino al Sole la<br />
sua caratteristica astronomica è<br />
quella di avere sempre e solo<br />
un lato rivolto verso il Sole,<br />
mentre l’atro rimane sempre<br />
nell’ombra (caratteristica questa<br />
che a livello astrologico per<br />
analogia diviene molto importante).<br />
L’osservazione di Mercurio,<br />
poiché è impedita dalla<br />
luce solare è possibile solo<br />
dopo il tramonto in primavera<br />
inoltrata, poco prima dell’alba<br />
in autunno e se le condizioni<br />
atmosferiche lo consentono.<br />
Mercurio è visibile ad occhio<br />
nudo ed è riconoscibilissimo<br />
poiché emette un luccichio intermittente<br />
giallo-arancione ed<br />
è sempre accompagnato da una<br />
suggestiva falce di Luna.<br />
MERCURIO nei MITI<br />
e ARCHETIPI<br />
ASTROLOGICI<br />
Di Mercurio cominciarono a<br />
parlarle gli astronomo-astrologi<br />
Assiri trascrivendolo con<br />
il nome UDU. In seguito i Babilonesi<br />
esattamente i Caldei o<br />
meglio ancora la “Casta Sacerdotale”<br />
dei Caldei”, i quali arricchirono<br />
di nuovi studi le basi<br />
dell’astrologia-astronomia,<br />
chiamarono Mercurio NEBO.<br />
Conseguentemente gli Egizi<br />
associarono a Mercurio il Dio<br />
Thot, il Dio dalla testa di Ibis,<br />
divinità egizia protettrice degli<br />
scribi, Dio della Luna,della sapienza,<br />
della magia, matematica<br />
e geometria. Thot, il grande<br />
Mago, era anche il Dio delle<br />
LEGGI e dei DIRITTI che mitologicamente<br />
presiedeva il tribunale<br />
dell’oltre tomba insieme<br />
all’altra divinità Anubi, dalla<br />
testa di Sciacallo,assistendo<br />
alla “pesatura del cuore” (Psicostasia,<br />
un cerimoniale religioso<br />
il quale si rifaceva al<br />
“Libro dei Morti”, antico testo<br />
funerario, insieme di formule<br />
magiche, inni e preghiere che<br />
accompagnava il defunto) stabilendo<br />
così se un defunto poteva<br />
o meno entrare nell’aldilà.<br />
Successivamente i Greci assegnarono<br />
due nomi a Mercurio:<br />
Apollo quando appariva come<br />
stella del mattino, Hermes<br />
quando invece appariva come<br />
stella della sera. Per gli antichi<br />
Romani Hermes-Mercurio era<br />
la rappresentazione di ERME-<br />
TE TRISMEGISTO (il tre volte<br />
saggio) personaggio leggendario<br />
e maestro di sapienza ellenica.<br />
A tale figura venne attribuita<br />
nel corso dei secoli la fondazione<br />
della filosofia ermetica. A lui<br />
venne attribuito il CORPUS<br />
ERMETICUM, testo filosofico<br />
dell’era bizantina contenente<br />
incantesimi e procedure di<br />
iniziazione, tradotto per la prima<br />
volta in latino da Marsilio<br />
Ficino (1433-1499), filosofo,<br />
umanista, astrologo. Sempre a<br />
Ermete Trismegisto venne poi<br />
attribuito il testo sapienziale<br />
“TAVOLA SMERALDINA”<br />
che secondo la leggenda fu ritrovato<br />
in Egitto prima del cristianesimo.<br />
Tale testo inciso su<br />
una tavola di smeraldo venne<br />
tradotto dall’arabo in latino nel<br />
1250. Un testo questo divenuto<br />
un documento importantissimo<br />
poiché in tali scritti ermetici si<br />
ritrovano i principi fondamentali<br />
di ogni disciplina esoterica,<br />
compresa l‘Astrologia. Con<br />
l’aforisma “COME IN ALTO<br />
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astrologia<br />
astrologia<br />
COSI’ IN BASSO (Come in<br />
cielo così in terra,un collegamento<br />
che non per caso ritroviamo<br />
in una delle preghiere<br />
più belle: Pater Noster), COME<br />
DENTRO COSI’ FUORI” si<br />
richiama quella connessione<br />
dove per analogia ciò che è<br />
nell’infinitamente piccolo ha le<br />
stesse regole dell’infinitamente<br />
grande (Macro-Cosmo,Micro-<br />
Cosmo) e che noi conosciamo<br />
come LEGGE di ATTRAZIO-<br />
NE.<br />
HERMES-MERCURIO,<br />
“ENFANT TERRIBLE”<br />
MERCURIO astrologicamente<br />
nella crescita umana rappresenta<br />
l’ADOLESCENZA, la<br />
GIOVINEZZA ed è personificazione<br />
della mente agile e<br />
frizzante,della scaltrezza,della<br />
comunicazione, dell’udito, della<br />
parola e rappresenta alcune<br />
figure familiari come fratelli,<br />
sorelle, cugini, amici stretti.<br />
HERMES, Mercurio nella mitologia<br />
greca è il “Messaggero<br />
alato degli Dei” e astrologicamente<br />
gli vengono attribuite<br />
tutti i valori corrispondenti<br />
all’egiziano Dio Thot. Mercurio<br />
è quindi collegato, all’intelligenza,<br />
alla comunicazione,<br />
alla parola, all’udito, all’alchimia,<br />
all’astrologia. Ma nel mito<br />
di Hermes vi è qualcosa che lo<br />
contraddistingue. In tale archetipo<br />
vi è un’alternanza di significati<br />
spesso contraddittoria. Intanto<br />
nei miti Greci, Hermes, è<br />
la mitica figura che proteggeva<br />
i “Ladri”. Ciò diviene chiaro se<br />
ci ricolleghiamo al mito greco<br />
di Hermes. Figlio di Maya, la<br />
ninfa più bella e di Zeus. Hermes,<br />
era un bambino davvero<br />
precoce tant’è che appena nato<br />
riuscì a togliersi le fasce e allontanarsi<br />
dalla madre, cominciando<br />
a vagabondare per la<br />
Tessaglia. Imbattendosi in una<br />
mandria di bovini custoditi dal<br />
fratello Apollo, pensò bene di<br />
rubali. Con uno stratagemma<br />
trascinò il bestiame per la coda,<br />
facendolo camminare a ritroso<br />
affinché le tracce degli zoccoli<br />
confondessero il percorso, nascondendo<br />
poi il bestiame in<br />
una spelonca. Apollo accortosi<br />
della geniale marachella prese<br />
il fratello e lo condusse dal padre<br />
Zeus. Ovviamente Zeus lo<br />
punì ma rimase divertito della<br />
furba e ribelle birbanteria di<br />
Hermes. Apollo ne fu offeso<br />
ma il padre lo persuase a non<br />
rompere con il fratello al quale<br />
avrebbe dato incarichi basati<br />
sull’astuzia e il rapporto con gli<br />
altri. Così nominò Ermes “Messaggero<br />
degli Dei” con il preciso<br />
compito di portare a termine<br />
ogni trattativa commerciale. Lo<br />
promosse protettore del commercio,<br />
dei viaggi e dei viaggiatori.<br />
Gli donò un bastone, il<br />
“CADUCEO”che gli avrebbe<br />
permesso di effettuare incantesimi<br />
e interpretare i sogni.<br />
In più con tale mezzo Mercurio<br />
poteva rendersi invisibile.<br />
Apollo si riappropriò del suo<br />
bestiame ad esclusione di una<br />
mucca. Hermes approfittando<br />
dell’ultimo animale rimasto e<br />
in modo geniale, con le budella<br />
di esso e il guscio di una tartaruga<br />
costruì la lira,strumento<br />
con il quale accompagnava il<br />
canto del fratello Apollo. Il Dio<br />
del Sole, Apollo, ne rimase così<br />
affascinato che decise di offrire<br />
in cambio dello strumento il<br />
resto del bestiame al fratello.<br />
Ovviamente Hermes accettò,<br />
ma da buon commerciante e<br />
come “baratto”, chiese al fratello<br />
Apollo di insegnargli l’arte<br />
della profezia. Ovviamente<br />
Apollo si rifiutò ma lo indirizzo<br />
dalla MUSE,le nove sorelle<br />
ispiratrici dell’arte, dalle quali<br />
Hermes acquisì l’arte di leggere<br />
i cristalli. Ma il “Messaggero<br />
degli Dei” continuò le sue imprese<br />
nei più stravaganti settori.<br />
Aiutò le MOIRE, le Dee del<br />
destino e della vita, nella composizione<br />
dell’alfabeto, della<br />
scala musicale, inventò il pugilato,<br />
la ginnastica, l’astronomia,<br />
la bilancia e le misure di<br />
capacità.<br />
Gli archetipi o simboli di Mercurio<br />
a livello astrologico acquisiscono<br />
così più varianti<br />
interessanti. A seconda di come<br />
gli aspetti di Mercurio cadono<br />
in un Tema Natale descrivono le<br />
qualità psicologiche del soggetto.<br />
Come tutti i pianeti, anche<br />
Mercurio diviene un veicolo<br />
nella lettura astrologica. Mercurio<br />
è un “intermediario” tra la<br />
mente e l’inconscio e può dare<br />
origine a situazioni contrastanti<br />
dove possono prevalere l’una o<br />
l’altra o entrambi le descrizioni<br />
della psiche mercuriale.<br />
Associato al mito Greco e in<br />
concomitanza di determinati<br />
aspetti planetari, Mercurio<br />
suggerisce una natura inquieta<br />
dove il soggetto in questione<br />
per affermare la sua individualità<br />
usa qualsiasi mezzo e lo giustifica.<br />
La tendenza di questo<br />
Mercurio sarà quindi menzognera,<br />
subdola, dove le bugie se<br />
pur innocenti, diventano anche<br />
ammissibili perché risultano a<br />
salvaguardia di qualcosa. Questo<br />
Mercurio è quindi, furbo,<br />
intrigante, abile parlatore con<br />
una grande capacità dialettica<br />
tanto da incantare. Il suo ingegno<br />
è formidabile (esattamente<br />
come l’Hermes bambino) dotato<br />
di un intuito straordinario<br />
ma spesso incompatibile con le<br />
virtù morali. Il Mercurio greco<br />
è un vagabondo che girovaga<br />
senza né scopo né meta, imbattendosi<br />
anche in situazioni scabrose<br />
e per riscattarle affina la<br />
sua intelligenza. La natura del<br />
soggetto in questione è dunque<br />
mossa dalla curiosità e si muove<br />
per questo motivo in tutte le<br />
direzioni possibili. Ha doti extrasensoriali<br />
e come Hermes del<br />
mito ha abilità “psicopompe”<br />
(essere tramite dell’aldilà come<br />
guida per le anime dei defunti).<br />
La personalità è quindi ricettiva,<br />
ma essendo un’entusiasta si<br />
annoia facilmente. Questo tipo<br />
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di Mercurio rifiuta sia l’assiduità<br />
che gli impegni. Pertanto<br />
non scende nella profondità<br />
dell’inconscio e della mente ma<br />
va solo in cerca di un qualcosa<br />
che assomiglia alla “predizione”,<br />
poiché la vera “divinazione”<br />
richiede un altissimo grado<br />
di consapevolezza che questo<br />
Mercurio rifiuta, a differenza<br />
del Mercurio -Thot egizio.<br />
In tali vesti Mercurio diviene<br />
quindi un bravissimo attore, un<br />
malizioso indifferente ma abilissimo<br />
commerciante, ottimo<br />
e abile scrittore o diplomatico<br />
ruolo che interpreta molto bene<br />
quando è nella sede del segno<br />
astrologico dei Gemelli. In tale<br />
segno la capacità di apprendere<br />
è veloce quasi fulminea di<br />
tipi enciclopedico e il soggetto<br />
vivrà attraverso ritmi molto<br />
veloci come se andasse sempre<br />
di fretta (non dimentichiamoci<br />
che Mercurio nel mito indossa<br />
calzari alari!).<br />
Cosa molto diversa quando invece<br />
la struttura degli aspetti<br />
del Tema Natale determinano<br />
invece un soggetto Mercurio-<br />
THOT. Il Dio Thot nel mito<br />
Egizio è la verità, la sacralità.<br />
È una divinità lunare e incarna<br />
perfettamente ciò che è mistero.<br />
Mentre a Mercurio -Hermes<br />
appartiene tutto ciò che è esteriore<br />
a Mercurio-Thot appartiene<br />
tutto ciò che interiore ed<br />
è l’equivalente alla parte femminile<br />
di Hermes-Mercurio.<br />
Thot è difensore della giustizia<br />
e definisce le sue caratteristiche<br />
catalogandole e ciò lo esprime<br />
molto bene quando si trova nella<br />
sede del segno astrologico della<br />
Vergine (molti soggetti che<br />
hanno un Mercurio in Vergine<br />
astrologia<br />
adorano infatti tutto ciò che va<br />
registrato, messo in ordine es:<br />
bibliotecari, archivisti). Ed è in<br />
questa sede che Mercurio unisce<br />
la mente con la logica, divenendo<br />
selettivo, discriminante acquisendo<br />
pratica e competenza.<br />
Ed è sempre qui che Mercurio<br />
si appropria in maniera naturale<br />
dell’emblema che da equilibrio<br />
alla mente e alla ragione: quel<br />
famoso bastone magico donatogli<br />
da Zeus nei miti: Il CA-<br />
DUCEO. Hermes-Mercurio in<br />
Gemelli invece può muoversi<br />
anche ai limiti della legalità,<br />
attraverso la curiosità ed è una<br />
sorta di eterno narcisista che<br />
lo rende non solo molto eclettico<br />
ma anche eterno PeterPan<br />
o un’eterna Alice nel Paese<br />
delle Meraviglie. Quindi Mercurio,<br />
pianeta legato in astrologia<br />
all’intelligenza, alla mente,<br />
alla comunicazione, alla parola,<br />
all’udito si identifica con l’uno<br />
o l’altro ruolo a seconda degli<br />
aspetti personali con gli altri<br />
pianeti del Tema Natale.<br />
Vi è una terza sede in cui Mercurio<br />
riesce ad esprimere la sua<br />
“comunicazione” che non diviene<br />
più separata tra esteriore<br />
ed interiore ma risulta espressione<br />
intellettiva tra l’unione<br />
dei due mondi: cielo e terra.<br />
Ciò succede quando Mercurio<br />
si trova nel segno dello Scorpione<br />
e quindi in “esaltazione”.<br />
In questo caso Mercurio<br />
avrà incontrato Plutone (primo<br />
dominatore dello Scorpione)<br />
scendendo così nelle profondità<br />
(Plutone=inconscio). In tale circostanza<br />
assume le vere qualità<br />
di “psicopompo” esattamente<br />
come il Dio Thot. Non solo, ma<br />
allegoricamente riesce a portare<br />
a galla la “verità”. L’intuito<br />
e le percezioni extrasensoriali<br />
divengono fortissime. Con<br />
questo tipo di salto quantico<br />
Mercurio non usa più la sua comunicazione<br />
a livello esteriore<br />
ma interiore, esattamente come<br />
Mercurio-Thot. Ed ecco che allora<br />
a tale Mercurio appartiene<br />
l’investigatore, lo stratega, il<br />
tattico, il giocatore di scacchi.<br />
Mercurio in Scorpione legato<br />
dunque a Plutone riesce a vedere<br />
“oltre”, usa il suo “Terzo<br />
occhio” sviscerando ciò che<br />
appare.<br />
A livello esoterico Mercurio<br />
risulta un pianeta androgino,<br />
ossia maschile e femminile insieme,<br />
assumendo entrambe le<br />
simbologie del Sole (Unità-padre)<br />
e della Luna (dualità -madre),<br />
divenendo simbolicamente<br />
un mediatore, ossia il figlio.<br />
In tale sede Mercurio archetipicamente<br />
richiama la precisa<br />
figura di colui che diviene tramite<br />
tra il mondo dell’invisibile<br />
e quello della materia. Sempre<br />
esotericamente Mercurio rappresenta<br />
“il cordone d’argento”<br />
quel filo che consente al corpo<br />
fisico di essere collegato ai<br />
suoi “corpi sottili energetici”,<br />
il quale si spezza al momento<br />
del “trapasso” o si sfilaccia<br />
in caso di malattie importanti.<br />
Mercurio è quindi il collegamento<br />
empirico tra noi umani e<br />
la quarta dimensione o mondo<br />
astrale, divenendo così il “Dio<br />
dei confini”. Per tale motivo<br />
viene associato all’Arcangelo<br />
Rafael, l’arcangelo della guarigione,<br />
custode della salute e<br />
della arti mediche.<br />
(continua nel prossimo numero)<br />
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32<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
LE VELE DELLA POESIA<br />
le vele della poesia<br />
I GIOIELLI DELL’UNIVERSO<br />
La Porta della Scelta<br />
di Federica Terrida<br />
“Ognuno di noi sceglie letteralmente, per mezzo del proprio modo di partecipare alle cose,<br />
di quale tipo di Universo farà parte”<br />
William James Dawson<br />
Soffia un vento gelido, mentre<br />
noi del Galeone Sognante<br />
stiamo rientrando dal nostro<br />
misterioso viaggio tra i gioielli<br />
dell’universo. Noi, viaggiatori<br />
del cosmo, tra polvere di stelle,<br />
porte di colori , fiabe e musica<br />
ci siamo allontanati per un breve<br />
tempo dal nostro pianeta, ma<br />
nel momento in cui stiamo per<br />
atterrare ci rendiamo conto che<br />
la terra non sembra più lo stesso<br />
mondo.<br />
Qualcosa di minaccioso lo sta<br />
avvolgendo, sembrano nuvole<br />
temporalesche, sembrano particelle<br />
di paura e ci chiediamo<br />
silenziosamente cosa stia accadendo.<br />
Il veliero sorvola città vuote,<br />
strade deserte in un susseguirsi<br />
di immagini quasi surreali di<br />
un’umanità nascosta. Siamo increduli<br />
cosa succede e un’ eco<br />
arriva a noi... con il vento... il<br />
mondo è nella sofferenza della<br />
malattia e della morte.<br />
Ad accoglierci alla banchina<br />
del porto troviamo con sorpresa<br />
i nostri amici, i tre Cavalieri<br />
del Tempo e la Dama del Tempo<br />
Immaginario che ci vengono<br />
incontro, sorridendo.<br />
Il Cavaliere del Passato indossa<br />
un mantello di colore viola, Il<br />
Cavaliere del Presente uno verde<br />
smeraldo e il Cavaliere del<br />
Futuro uno turchese, mentre la<br />
Dama del Tempo Immaginario<br />
al loro fianco è invece avvolta<br />
in un velo rosa.<br />
Non parlano, ci invitano a prendere<br />
posto e mentre donano a<br />
ognuno di noi delle penne dorate<br />
e dei lussuosi diari rilegati<br />
con il più pregiato cuoio italiano,<br />
con grande abilità posizionano<br />
tra le vele del nostro Galeone<br />
un grande schermo.<br />
Il Cavaliere del Passato che<br />
conosciamo per la sua voce<br />
cioccolatosa prende per primo<br />
la parola: “Più volte mi sono<br />
avvicinato con i miei insegnamenti<br />
all’uomo, sapendo bene<br />
che studiare e apprendere sono<br />
percorsi faticosi, senza i quali<br />
però non c’è possibilità di consapevolezza”.<br />
Segue il Cavaliere del Presente<br />
che appoggiandosi al timone<br />
del veliero continua: “Più volte<br />
mi sono avvicinato all’uomo<br />
con il dono dell’eternità del<br />
momento, senza il quale non<br />
c’è possibilità di essere”.<br />
Prosegue Il Cavaliere del Futuro<br />
le cui parole ci arrivano da<br />
sopra l’albero maestro del veliero:<br />
“Più volte mi sono avvicinato<br />
all’uomo con la speranza<br />
che la magnificenza dell’insegnamento<br />
del mio amico Passato<br />
e la ricchezza del dono del<br />
mio amico Presente costruissero<br />
il vero splendore”.<br />
La Dama che ascolta i suoi<br />
compagni ci accarezza con lo<br />
sguardo e ci sussurra : “Più volte<br />
mi sono avvicinata all’uomo<br />
con il sogno che proprio l’essere<br />
umano osservando le stelle,<br />
guardando verso il luogo da cui<br />
proviene si potesse nutrire di<br />
amore, di gentilezza, di compassione<br />
e di bellezza”.<br />
Improvvisamente insieme rivolgendosi<br />
a tutti noi dicono:<br />
“E ancor più volte ci avvicineremo!<br />
Amiamo l’uomo e il<br />
nostro fine è aiutare l’umanità<br />
a comprendere che il mondo<br />
è tutt’uno con la vita e che la<br />
vita è un tutt’uno con il proprio<br />
sè profondo e che nella fluidità<br />
della nostra essenza doniamo<br />
sempre a ognuno di voi la possibilità<br />
di fare del passato una<br />
luce, del presente un tesoro, del<br />
futuro un faro e dell’immaginario<br />
la perla della vita”.<br />
Senza parole e in qualche modo<br />
frastornati da ciò che accade assistiamo<br />
alla loro danza intorno<br />
a noi, mentre sullo schermo inizia<br />
la proiezione di un film il<br />
cui titolo Apollo 13 ci soprende<br />
in quanto non ne comprendiamo<br />
il fine.<br />
Le immagini del film si trasformano<br />
in realtà e ognuno di noi<br />
ne diventa uno dei protagonisti.<br />
Chi uno degli astronauti<br />
dell’Apollo 13 , chi uno dei<br />
tecnici del centro di controllo<br />
della Nasa, chi uno dei membri<br />
della famiglia degli esploratori<br />
spaziali.<br />
Ci lasciamo trasportare dalla<br />
trama del film fino al momento<br />
in cui la navicella spaziale<br />
Apollo 13 entra in avaria.Chi<br />
tra voi, caro equipaggio, non<br />
conosce la frase “Ok Huston<br />
abbiamo un problema” e la<br />
frase di ritorno “Qui Houston,<br />
ripetere prego”, quante volte<br />
abbiamo utilizzate queste parole,<br />
credo molte.<br />
Ed da queste frasi che comprediamo<br />
il messaggio che i tre del<br />
tempo e la dama del tempo immaginario<br />
desiderano portare al<br />
nostro cuore, ossia del coraggio<br />
e della volontà dei tre astronauti<br />
che vissero in quel modulo lunare<br />
che la tenacia, la forza, la<br />
determinazione di un gruppo di<br />
persone riuscì a riportare sulla<br />
Terra. Allora forse quel modulo,<br />
quel centro di controllo sono<br />
l’immagine che l’Umanità necessità<br />
del recupero di qualcosa<br />
che per “ un problema” ha<br />
dimenticato o che forse non ha<br />
mai ben compreso. Ma cosa ci<br />
chiediamo, ma non appena abbiamo<br />
afferrato il senso del perchè<br />
ci viene mostrato questo<br />
film , improvvisamente i nostri<br />
amici del tempo ne interropono<br />
la visione, sostituendolo con<br />
una scritta sullo schermo :<br />
Il silenzio è d’oro<br />
Con un gentile gesto ci invitano<br />
a prendere i diari rilegati che ci<br />
hanno donato, chiedendoci di<br />
scrivere le riflessioni su chi siamo,<br />
riflessione che determina<br />
un lavoro su di sè di grande e<br />
costante impegno, del perchè<br />
siamo qui su questo pianeta<br />
ora, di cosa vogliamo donare a<br />
noi stessi e agli altri e con chi<br />
e cosa d’ora in poi vogliamo<br />
rapportarci. Ognuno sa...di sè<br />
con la grande possibilità che<br />
oggi abbiamo di scegliere con<br />
il cuore.<br />
In silenzio, nella quiete, filamenti<br />
dorati si posano su noi,<br />
mentre una preghiera per tutta<br />
l’Umanità si alza dal nostro Galeone<br />
Sognante verso il Cielo...<br />
...e il viaggio continua.<br />
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34 35
utile e futile<br />
orgoglio e merchandising<br />
L’identità è una bandiera che sventola ovunque<br />
IRRIVERENTE, BRILLANTE,<br />
SENZA UN ATTIMO DI TREGUA<br />
di Fabio Gimignani<br />
Quando si fa parte di un gruppo,<br />
di una squadra, di un branco,<br />
di un clan, se ne assumono<br />
i colori portandoli con<br />
orgoglio. È naturale: fa<br />
parte del comune senso di<br />
appartenenza che fin dagli<br />
albori dell’umanità ha<br />
contraddistinto l’uomo.<br />
Poi, con il passare degli<br />
anni, qualcuno ha codificato<br />
il bisogno di appartenenza<br />
secondo regole derivate dallo<br />
studio dell’individuo, trasformando<br />
il sentimento in logiche<br />
di mercato.<br />
Et voila: la genesi del Merchandising,<br />
ovvero di tutta quell’accozzaglia<br />
di cose perfettamente<br />
inutili alle quali, però, non sapremmo<br />
mai rinunciare.<br />
E se parliamo di appartenenza,<br />
quale miglior simbolo potremmo<br />
impiegare se non una<br />
bandiera? E se fosse addirittura<br />
una bandiera pirata? Meglio<br />
ancora!<br />
Ecco perché il vostro affezionatissimo<br />
si è spremuto il Gulliver<br />
per creare un sacco di oggettini<br />
meravigliosamente inutili, ma<br />
assolutamente irrinunciabili<br />
per tutti coloro i quali scrivono,<br />
leggono o simpatizzano per la<br />
nostra bandiera con teschio e<br />
tibie. Dalle spille alle T-shirt;<br />
dagli adesivi trasparenti a<br />
quelli sagomati; dai sottobicchieri<br />
ai magneti,<br />
il <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> sventola<br />
ovunque vi sia un Pirata<br />
degno di tale nome con un<br />
senso di appartenenza abbastanza<br />
sviluppato da non<br />
poter fare a meno di portare<br />
ovunque il nostro brand.<br />
A breve sarà varata anche una<br />
sezione apposita sul sito internet,<br />
tramite la quale potersi<br />
accaparrare ogni nuovo oggetto,<br />
certi tanto dalla sua inutilità<br />
quanto dello spasmodico bisogno<br />
di possederlo!<br />
Che poi è anche questione di<br />
orgoglio: facciamo tutti parte di<br />
un equipaggio votato al successo...<br />
tanto vale che si sappia in<br />
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36<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
SCRITTORI<br />
scrittori<br />
donne da morire<br />
e da gustare<br />
Il nuovo libro di Paola Cimmino<br />
tra quotidiana ironia e dissacrante riflessione<br />
Come sopravvivere<br />
alla quarantena?<br />
Leggendo, per esempio,<br />
ma attenti alla<br />
scelta, perché oggi<br />
le parole faticano a<br />
scorrere piacevolmente<br />
sulla carta (o<br />
sullo schermo): spesso<br />
rompono le fila di<br />
una narrazione coerente<br />
e si sparpagliano<br />
in mille direzioni,<br />
perdendo di vista lo<br />
scopo primario, che<br />
è pur sempre quello<br />
di comunicare.<br />
Conosco l’autrice<br />
da tempo, seguo da<br />
sempre i suoi virtuosismi<br />
letterari.<br />
Eppure, lei riesce a<br />
stupirmi ogni volta,<br />
partorendo qualcosa<br />
di nuovo, con grande<br />
soddisfazione per la<br />
lista delle mie letture preferite;<br />
per ciò che io chiamo “narcisismo<br />
intellettuale”. Ebbene sì,<br />
sono una snob della lettura: da<br />
un libro mi aspetto sempre il<br />
massimo, specialmente da un<br />
autore già conosciuto.<br />
di Flavia Chiarolanza<br />
Quante volte si sente parlare di<br />
“ultima fatica letteraria”? Questa<br />
espressione, di uso comune,<br />
è molto in voga tra noi lettori.<br />
Ma se penso a Donne da morire<br />
Cronache di relativa anaffettività<br />
– questo il titolo del nuovo<br />
romanzo di Paola<br />
Cimmino – mi riesce<br />
difficile immaginare<br />
un parto doloroso. La<br />
naturalezza con cui<br />
si esprime fa sembrare<br />
la scrittura una<br />
cosa semplice, alla<br />
portata di chiunque;<br />
invece occorre grande<br />
abilità, oltre a una<br />
buona dose di ironia<br />
e intelligenza, per<br />
sorprendere il lettore<br />
“senza effetti speciali”.<br />
Siamo un popolo<br />
famelico ed esigente,<br />
cosa credete? Mica<br />
ci accontentiamo di<br />
luoghi comuni.<br />
L’ultima volta mi<br />
aveva deliziata con<br />
una storia fantasy,<br />
entro e oltre il Tempo.<br />
Dunque, volumetto<br />
alla mano, ero<br />
carica di nuove aspettative già<br />
a partire dalla copertina. Ho<br />
ritrovato un gustoso racconto,<br />
che di fiabesco o distopico non<br />
ha nulla, perché il cambiamento<br />
di genere (qui biografia romanzata)<br />
invita a riflettere su un<br />
momento alquanto difficile del<br />
nostro percorso esistenziale:<br />
quello degli inevitabili bilanci.<br />
La storia ruota intorno alla vicenda<br />
di un Don Giovanni che,<br />
ormai sulla sessantina, rivive le<br />
tappe dei suoi trascorsi amorosi<br />
in compagnia di una bionda<br />
e simpatica ascoltatrice. Costei,<br />
armata di penna, riversa<br />
su carta il contenuto di quelle<br />
confessioni; e dispensa perle di<br />
leggerezza (nonché ironia), per<br />
lenire il dolore di un uomo piegato<br />
in due sulle macerie della<br />
sua vita sentimentale.<br />
Alla sofferta meditazione<br />
dell’uno, fa da contraltare il sereno<br />
e agile ascolto dell’altra,<br />
che raccoglie lo sfogo senza<br />
dare giudizi o drammatizzare.<br />
Ne deriva un inedito spaccato<br />
delle fragilità di uomini e donne,<br />
focus attento e puntuale su<br />
quel baratro di solitudine da<br />
noi stessi creato, incapaci come<br />
siamo di porci all’ascolto degli<br />
altri. Il tutto con quel distacco,<br />
quella sottile, raffinata ironia<br />
che pervade i suoi scritti.<br />
Tra un’arguzia e l’altra – chi<br />
conosce il suo stile sa bene che<br />
non c’è nulla di prevedibile<br />
nello sviluppo della sua narrazione<br />
– viene messo in campo<br />
un aspetto da molti ignorato e<br />
spesso temuto, l’anaffettività,<br />
non osservata con l’occhio del<br />
clinico, bensì quello dello scrittore.<br />
Ciò che vi attende è un viaggio<br />
divertente, insolito, a tratti commovente,<br />
nei meandri della vita<br />
moderna di uomini e donne. E<br />
un finale che vi sorprenderà.<br />
Poiché immagino che siate curiosi<br />
come lo sono io, ho deciso<br />
di porre alcune domande<br />
all’autrice, prolungando così il<br />
godimento di questa lettura.<br />
Paola, come è nata l’idea della<br />
copertina?<br />
Tutto è partito da un’idea di<br />
Fabio Gimignani, l’anima e il<br />
capitano di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> – casa<br />
editrice toscana – che io ho<br />
immediatamente avallato. La<br />
scelta è quasi automaticamente<br />
caduta sul Big Jim della Mattel,<br />
il prototipo e stereotipo di una<br />
certa visione della mascolinità<br />
e virilità, che si scontra però<br />
con la reale, ma più nascosta o<br />
malcelata, fragilità dell’uomo<br />
di oggi.<br />
Questo racconto affonda le<br />
sue radici nella più quotidiana<br />
delle realtà. Non era facile evitare<br />
lo scoglio del “già detto”.<br />
Come sei riuscita a elaborare<br />
un registro narrativo così insolito<br />
e accattivante?<br />
Non potendo affrontare la tematica<br />
dell’anaffettività – in<br />
questo caso, vorrei specificare,<br />
relativa ovvero parziale<br />
– in termini diversi da quelli<br />
letterari, ho pensato di tradire<br />
o trasgredire, per così dire, i<br />
limiti di genere. Il mio non si<br />
può definire propriamente un<br />
romanzo, semmai un racconto<br />
corredato da un’intervista al<br />
personaggio principale, ovvero<br />
una sorta di scambio dialogico<br />
fra due interlocutori, persone e<br />
personaggi allo stesso tempo,<br />
dove si mescolano e alternano i<br />
differenti punti di vista e modalità<br />
di approccio.<br />
Mi piace pensare a questo volume<br />
come a un reportage letterario<br />
ad andamento filmico.<br />
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39
Una delle formule vincenti, a<br />
mio dire, è quella delle interferenze<br />
di Paoletta, che alleggerisce<br />
la tensione del racconto<br />
con i suoi simpatici intermezzi.<br />
Condividi?<br />
Per carattere sono portata a cercare<br />
il lato ludico in ogni cosa, a<br />
vedere sempre il bicchiere mezzo<br />
pieno. Così, anche di fronte<br />
alle crisi, anzi, soprattutto in<br />
momenti di crisi, mie o di altri,<br />
non combatto opponendo una<br />
resistenza estrema, ma mi siedo<br />
a ragionare con la crisi, per<br />
trovare una via d’uscita. Non<br />
digrignando i denti, ma aprendoli<br />
a un sorriso e offrendole un<br />
buon tè. In questo modo anche<br />
la crisi si disarma.<br />
L’ironia ci salverà, ed è raro<br />
– secondo l’immaginario comune<br />
– che questa dote appartenga<br />
a una donna. Tra i due,<br />
Paoletta è quella più propensa<br />
a prendere il tutto con leggerezza,<br />
abbandonando il ruolo<br />
tipicamente femminile di consolatrice.<br />
Gli uomini come potrebbero<br />
reagire dinanzi a un<br />
approccio ironico, dissacrante,<br />
delle loro problematiche e<br />
delle loro debolezze?<br />
Hai detto bene: immaginario<br />
comune. Credo sia il caso di<br />
rinnovarne i parametri. Non<br />
vedo perché le donne non debbano<br />
possedere ironia o avvalersene.<br />
Non si tratta di una<br />
caratteristica di genere: si sviluppa<br />
e va di pari passo con la<br />
crescita e il carattere specifico<br />
di una singola persona. Uomo<br />
o donna che sia. Io la considero<br />
un’utilissima risorsa. Purtroppo<br />
non è da tutti, e spesso viene<br />
anche fraintesa. Se non si conosce<br />
e pratica, la si teme.<br />
Hai valutato la possibilità che<br />
alcuni lettori prendano in antipatia<br />
il personaggio di Fabrizio?<br />
Onestamente non è un problema<br />
che mi pongo. Credo che i<br />
personaggi, esattamente come<br />
avviene fra le persone, possano<br />
generare reazioni contrastanti.<br />
Mi farebbe piacere ricevere dai<br />
lettori dei feedback al riguardo.<br />
Paoletta emerge nel racconto,<br />
ponendosi al di sopra di uno<br />
scenario devastante popolato<br />
da uomini e donne soli, direi<br />
incattiviti. Io me la immagino<br />
mentre, affacciata su quel panorama,<br />
sorride sornionamente<br />
senza lasciarsi contagiare.<br />
È così?<br />
No, direi piuttosto che mi pongo<br />
di lato, al più su un muretto,<br />
ma solo per evitare strattoni che<br />
mi farebbero capitombolare per<br />
terra poco elegantemente.<br />
Questo libro piacerà più agli<br />
uomini o alle donne?<br />
Vorrei che piacesse senza distinzioni,<br />
agli umani in generale.<br />
Ma se si aggiungono cani e<br />
gatti, anche meglio.<br />
Al centro del racconto, si pone<br />
l’anaffettività. Conoscevi questa<br />
condizione dell’animo<br />
umano? Io sono piuttosto scettica<br />
al riguardo e penso che si<br />
tratti, banalmente, di egoismo.<br />
Dinanzi a una simile obiezione,<br />
tu – o Fabrizio – come rispondereste?<br />
Conosco varie persone con<br />
problemi nella sfera affettiva,<br />
SCRITTORI<br />
ma non per tutte si può parlare<br />
propriamente di anaffettività,<br />
una condizione particolare<br />
e abbastanza al limite, che<br />
non va banalmente confusa<br />
con l’egoismo. Egoisti possiamo<br />
esserlo tutti, stabilmente o<br />
all’occorrenza, ma ciò non significa<br />
essere anaffettivi. Per<br />
avere certezza di essere anaffettivi<br />
occorrono particolari tipi<br />
di riscontro, un andamento non<br />
episodico, e a volte anche un<br />
background traumatico già a<br />
partire dall’infanzia.<br />
Cosa puoi dirci in merito<br />
all’esperienza con la casa editrice<br />
<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong>?<br />
<strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong> è una realtà dinamica<br />
che vede coinvolti gli autori<br />
in un unico grande progetto:<br />
partire insieme, su un unico<br />
vascello, per solcare gli oceani<br />
della Letteratura restando uniti<br />
anche nelle più sferzanti tempeste.<br />
Per fortuna c’è un ottimo<br />
Capitano al comando, disposto<br />
a scommettere su ciascuno di<br />
noi, il cui fiuto da lupo di mare<br />
riesce a sopperire a eventuali<br />
mancanze, a sorreggerci o strigliarci,<br />
a seconda dei casi. Su<br />
una nave occorre che ognuno<br />
faccia la propria parte, se non<br />
ci si vuole arenare sugli scogli.<br />
Devo dire che un’esperienza<br />
così unica e avvincente non<br />
l’avrei mai immaginata, eppure<br />
credevo di averne di fantasia…<br />
Farò di tutto per dimostrare<br />
al mio Capitano che il mal di<br />
mare non mi impedirà mai di<br />
issare in alto la nostra mitica<br />
bandiera.<br />
UOMINI: CONQUISTATORI<br />
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ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
DUILIO 48<br />
i luoghi del cuore<br />
ARIANNA NICCOLAI È QUI.<br />
SIETE PRONTI PER LEI?<br />
Ricordi di una Firenze passata, ma mai dimenticata<br />
di Francesca Magrini<br />
Fine anni ‘70, un sabato pomeriggio<br />
di fine autunno, io e<br />
mia mamma a passeggio “in<br />
centro”, termine prettamente<br />
fiorentino per indicare il centro<br />
storico di Firenze e le sue<br />
zone più frequentate, il Duomo,<br />
Piazza Signoria, Piazza della<br />
Repubblica. Quello del sabato<br />
era un rito per molti fiorentini e<br />
infatti la calca in Via de’ Calzaiuoli<br />
era tanta, stavamo andando,<br />
non ricordo in quale negozio,<br />
a comprarmi un cappotto<br />
nuovo ma il mio unico obiettivo<br />
era fermarmi nel grande<br />
negozio, nella strada affollata,<br />
che collegava la grande chiesa<br />
con la piazza dove si beveva la<br />
cioccolata calda più buona del<br />
mondo. Avevo sette anni e per<br />
me tutte le strade erano strade,<br />
le piazze solo piazze e le chiese<br />
diverse solo per dimensioni.<br />
Stavo dando il tormento a mia<br />
mamma e lei alla fine cedette.<br />
Entrammo e ricordo, come fosse<br />
ora, la sensazione di meraviglia.<br />
Mille oggetti colorati che<br />
avrei voluto toccare, osservare<br />
con cura. Non so quanto rimanemmo<br />
lì ricordo che uscì senza<br />
essere riuscita a scegliere niente<br />
e delusa continuai a camminare<br />
tra la gente. Ci ripensai fino a<br />
quando non mi addormentai, la<br />
sera, nel mio letto e la delusione<br />
bruciò per tutta la domenica.<br />
Come dice quel detto: Chi<br />
troppo vuole nulla stringe... e io<br />
quella volta non strinsi nulla, al<br />
Duilio 48.<br />
Duilio 48<br />
Il primo emporio era nato in<br />
quell’edificio nel 1834, si chiamava<br />
“Bazar Bonajuti”; nel<br />
1888 era diventato il “Grande<br />
Emporio Duilio” grazie ai fratelli<br />
Papalini, si dice che Duilio<br />
fosse il nome di una nave<br />
da qui l’arredamento interno in<br />
stile marinaresco e la divisa da<br />
marinaio degli inservienti. Nel<br />
19<strong>02</strong> nacque “l’Emporio Duilio<br />
48” per opera del commerciante<br />
austriaco Joseph Siebzehner.<br />
48 (centesimi) era il prezzo di<br />
ogni oggetto in vendita, in pratica<br />
l’antenato del 99 cent di<br />
adesso. Siebzehner apparteneva<br />
a una ricca famiglia ebrea<br />
polacca ed era molto attivo in<br />
Austria, soprattutto a Vienna,<br />
prima di acquistare il bazar di<br />
Firenze e creare, successivamente,<br />
le due sedi di Montecatini<br />
e Viareggio e nel 1911<br />
anche due negozi a Bologna.<br />
Era un uomo intraprendente e<br />
visionario, da alcuni documenti<br />
storici risulta che avesse, alla<br />
fine dell’800, due contratti di<br />
esclusiva con un produttore di<br />
festoni, lumi di carta e addobbi<br />
per le feste e uno con il fabbro<br />
bolognese Giordani che costruiva<br />
tricicli per bambini, carrozzine<br />
e biciclette, inoltre fu il<br />
primo negozio senza obbligo<br />
di acquisto, a entrata libera insomma.<br />
Nel periodo tra le due<br />
guerre mondiali creò il primo<br />
catalogo di prodotti con vendita<br />
per corrispondenza. Joseph<br />
Siebzehner morì sul treno che<br />
da Milano lo stava deportando<br />
ad Auschwitz insieme alla moglie.<br />
Dopo la guerra l’attività<br />
passò ai figli Giorgio e Federico,<br />
entrambi nati a Firenze, nel<br />
tempo subentrarono vari eredi,<br />
nel 1986 iniziarono le pratiche<br />
di fallimento presso il Tribunale.<br />
Nel 1988 l’attività e l’edificio<br />
furono rilevati da COIN<br />
e da allora il Duilio 48, come<br />
tutti lo chiamavano a Firenze, è<br />
diventato un dolce ricordo per<br />
tante generazioni.<br />
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42<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
acconti<br />
racconti<br />
ars gratia artis<br />
il piacere della scrittura<br />
Racconti di lettori, collaboratori e perfetti sconosciuti<br />
pubblicati per il puro piacere di condividerli con voi<br />
Candide certezze<br />
di Paola Cimmino<br />
A quel tempo, chiusa in una torre da suo padre,<br />
che non vedeva di buon occhio le frequentazioni<br />
della giovane figliola, costei attendeva invano<br />
l’arrivo di un cavaliere, di un crociato o insomma<br />
di qualsivoglia liberatore; nel frattempo s’ingegnava<br />
ad ammazzare il tempo, nutrendosi di<br />
pane e fantasie.<br />
“A chi verrà a salvarmi donerò tutta me stessa”<br />
non faceva che ripetere da mane a sera.<br />
Strada facendo, capitò lì per caso un araldo, non<br />
più giovane e in procinto di andarsene in pensione.<br />
Pareva in quei giorni svolgere le sue ultime<br />
autorevoli commissioni. Al ritorno, sulla stessa<br />
strada, volgendo il capo all’insù, quegli incrociò<br />
una sagoma mesta e fuggitiva. Lo stesso evento<br />
ebbe a ripetersi svariati giorni.<br />
Scortolo assiduamente in quei pressi, dopo attento<br />
meditare la donzella puntò a incoraggiarlo per<br />
potersi liberare da quel giogo.<br />
Venne infine il tempo in cui l’araldo s’appalesò<br />
sotto le finestre non più a piedi ma in sella al suo<br />
pregevole destriero.<br />
“A tempo e luogo vi farò dono del mio cuore,<br />
se mi aiuterete a liberarmi”, lesse avidamente<br />
l’araldo su un cartiglio volato giù dall’alto.<br />
L’anziano araldo, vedendo balenare scenari inusitati<br />
e auspicabili lusinghe per la sua carne antica,<br />
propose in men che non si dica al padre di<br />
colei la sua candidatura. Questi, conoscendo la<br />
figliola e subodorando le sue trame, negò con<br />
fermezza il suo consenso.<br />
«Un giorno mi ringrazierete» si limitò a osservare.<br />
Sgomento, l’araldo riferì alla giovane di quel tristo<br />
diniego. Candida, la giovincella, astutamente<br />
si sciolse in lacrime che, come languida pioggia,<br />
ebbero il potere di irretirlo.<br />
«Mio padre è un orco, e vostro dovere è liberarmi<br />
dai suoi insani propositi di chiudermi in convento.<br />
Se lo farete, varcherete con me le soglie<br />
del paradiso in terra».<br />
«Mia dolce regina, non anelo che a quel momento!»<br />
«Escogitate un piano e io vi seguirò».<br />
Non potendo farlo lui stesso, stante la sciatica e i<br />
dolori articolari, la notte appresso l’araldo inviò,<br />
dietro lauto compenso, sulla torre un nano trapezista<br />
del vicino circo per facilitare la fuga alla<br />
sua amata. Questi superò di slancio ogni ostacolo<br />
traendo in salvo e affidando all’araldo la donzella.<br />
Unico neo, impiegando all’interno un tempo<br />
immemorabile.<br />
Ormai al riparo dalla potestà paterna e al tepore<br />
di un nuovo focolare, la donzella continuava a<br />
tergiversare; ragion per cui l’araldo prese in breve<br />
a scalpitare.<br />
«Non temete, ogni cosa ha il suo tempo, come<br />
insegna il proverbio».<br />
«Orsù, madonna, sapete che vi anelo» azzardò<br />
l’araldo alla donzella.<br />
«Datemi solo un momento, fedele araldo, per<br />
rassettarmi».<br />
E scomparve dalla stanza.<br />
Passata invano la prima ora, l’araldo si spazien-<br />
tì.<br />
«Ma quanto tempo ci metti, dolce cor mio?»<br />
esclamò affranto, quando alfine la donzella si<br />
parò al suo cospetto.<br />
«Giusto il tempo necessario!» rispose soavemente<br />
lei.<br />
Neanche il tempo di desinare, l’araldo s’appropinquò<br />
a lei con fare ardimentoso, spingendola<br />
verso l’alcova.<br />
«Non perdete tempo!» esclamò lei, ancora accaldata<br />
per il viaggio «Concedetemi un attimo di<br />
tregua, giusto il tempo per rinfrescarmi un po’».<br />
«Potrete farlo dopo, quando saziato avrò del tutto<br />
il mio desio».<br />
E a onor del vero, per acquietare la sua brama,<br />
quegli da subito s’adoperò di buona lena.<br />
Trovato lo stato dei luoghi già violato, l’araldo<br />
apparve alquanto sbigottito. Amareggiato, si lasciò<br />
scappare l’esternazione: «Vedo che anche<br />
lei, madonna, non ha perso tempo!»<br />
«Tempus fugit, insegna il saggio» rispose lei «E<br />
io avevo fretta d’imparare…»<br />
«Da chi, dal saggio?» rise sardonico «O dal<br />
nano?»<br />
«Anche! Lui sì che il tempo suo l’ha fatto. Non<br />
era il solo, m’accompagnavo in verità con molti<br />
No! Non è come fanno vedere nei film…<br />
In qualche misura vorrei che lo fosse stato, ma<br />
in realtà, il processo di… vogliamo dire transizione?<br />
È stato abbastanza lungo… Doloroso… Distruttivo!<br />
Il corpo ti esplode e si scioglie dentro, non è ancora<br />
del tutto chiara la dinamica e l’esatta sequenza<br />
di questo processo, ma il male sembra attaccare<br />
selettivamente solo alcune parti dell’organismo<br />
distruggendo o alterandone la funzionalità.<br />
Per prima cosa, il corpo non riesce più ad assimilare<br />
i nutrimenti (lo fa solo parzialmente).<br />
Diario di un non vivo<br />
di Alessandro Querci<br />
altri baldi giovani… Però non sempre, solo nei<br />
tempi morti dei circensi. Ovvero lungo tutta la<br />
giornata, altrimenti il tempo non passava mai…<br />
Sapeste quante e quali acrobazie m’hanno insegnato<br />
in questi lunghi anni di prigionia… Un<br />
andazzo che, se lei consente, potrebbe con gran<br />
soddisfazione di noi tutti continuare».<br />
«La cosa è tale da fare impallidire i morti e i<br />
vivi…» sgomento mormorò l’araldo.<br />
«Perché, lei ancora vagheggia dei bei tempi andati?<br />
Quand’era in uso aspettare a babbo morto,<br />
pria che…» e contornò la frase di un languido<br />
sorriso.<br />
«Certe usanze, direi, non sono mai fuori tempo.<br />
Questione di creanza!» osservò lui.<br />
«Non posso convenire, eccellentissimo araldo.<br />
Lei forse non conosce i versi del poeta “Quanto<br />
è bella giovinezza…”?» disse speranzosa «Giacché<br />
lo tempo si fugge» aggiunse «che senso avea<br />
temporeggiare? M’insegna anche lei che il tempo<br />
è denaro! Infatti sono ricca che più ricca… Mi<br />
preferiva casta e povera?» E intanto le sue curve<br />
astutamente occhieggiavano.<br />
Messer l’araldo ragionò, e senza por tempo in<br />
mezzo sentenziò: «Il tempo è galantuomo! Capirà».<br />
Da qui la fame, feroce, violenta, insaziabile…<br />
riesce in pratica solo a sintetizzare quanto sufficiente<br />
a sostenere le interminabili corse alla ricerca<br />
del nutrimento, crudo… vivo.<br />
In questo è aiutato dal cedimento del cervello nel<br />
quale si ha un cedimento, i freni morali cadono<br />
sinapsi dopo sinapsi, rimane solo l’istinto della<br />
bestia e la capacità di identificare le prede.<br />
Perdita del peso e del tono muscolare.<br />
Non hai più il controllo degli sfinteri e giri lordo<br />
di te stesso.<br />
Modifica della pigmentazione.<br />
Cadono sia la peluria sia i capelli e la temperatu-<br />
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acconti<br />
racconti<br />
ra corporea si abbatte.<br />
Questo credo, contribuisca, a rendere distinguibili<br />
coloro che sono ancora sani, le prede, da i<br />
cacciatori.<br />
A secondo delle aree geografiche la situazione<br />
è diversa, là dove la densità abitativa è minore,<br />
i colpiti dal male non sopravvivono a lungo e,<br />
terminate le prede, rimanendo li stanziati, la fine<br />
arriva in breve tempo, tre o quattro settimane o<br />
poco più.<br />
I corpi consumati se stessi si abbattono al suolo<br />
con pochi rantoli.<br />
Ma nelle zone densamente abitate la furia di questa<br />
folle mattanza può durare molto a lungo, feroce,<br />
sanguinaria… insaziabile.<br />
Le modifiche occorse all’organismo sembrano<br />
far si che il singolo non distingua gli altri contagiati,<br />
in preda agli spasmi del male, mentre i<br />
sani, i gustosi sani sembrano come risplendere<br />
abbaglianti in questa notte dell’umanità.<br />
Non c’è aggregazione, non ci sono schemi di<br />
gruppo, la massa si muove come un onda di marea,<br />
senza alcun sistema organizzato, una miriade<br />
di singoli che non hanno la minima percezione<br />
gli uni degli altri.<br />
Corse folli, senza direzioni precise, scavalcandosi,<br />
spingendosi, in preda ai sensi residui, ci si<br />
getta a decine su di un singolo corpo, che non<br />
sfama, che non sazia a sufficienza, che prolunga<br />
i giorni di questo purgatorio in terra.<br />
Non si ha il senso di cosa stiano facendo gli altri,<br />
le forme organizzative residuali, le attività di<br />
contenimento del morbo, gli isolamenti, niente<br />
di niente.<br />
Non vi è più percezione di questo ne di quello<br />
Il tram si lanciò in campo aperto alla volta<br />
dell’ultima stazione, intitolata a un politico, un<br />
socialista di cui si roicordavano in pochi, forse<br />
perchè non era mai stato arrestato.<br />
Caccia al cinghiale<br />
di Coppo di Marcovaldo<br />
che eravamo, siamo erranti tabule rase.<br />
Unica costante, il dolore che ti distrugge da dentro<br />
e per il quale non c’è sollievo.<br />
Organo dopo organo, cellula dopo cellula, in un<br />
agonia che si somma di orrore e che ti precipita<br />
in un buio pozzo privo di emozioni e poi ti ripesca<br />
e ti tira su trasformato, non bestia ma istinto<br />
e fame.<br />
Gli altri animali hanno lasciato il campo, in disparte<br />
assistono a questo caos, schifano i cadaveri<br />
dei sani e degli infetti e attendono con calma<br />
l’ultimo atto di questo collasso per poter riprendere<br />
il controllo del loro pianeta.<br />
Le grandi città rimandano immagini di apocalittici<br />
roghi e devastazioni alimentate dall’assenza<br />
di un qualsiasi controllo o regia.<br />
Tante novelle Troia o Gerusalemme, cadono una<br />
alla volte, le grandi e le piccole, sotto i dardi di<br />
questo inumano assedio.<br />
I pochi sani scappano, ma non vanno molto lontano,<br />
o li prende il contagio o li prendiamo noi.<br />
No puoi più distinguere il giorno e la notte, ma<br />
l’odore quello si, quello lo senti bene.<br />
Incredibilmente il puzzo del vivo lo percepisci<br />
in mezzo a questo fetore di putrefazione che si<br />
muove.<br />
Dolce come la morte.<br />
Salato come il sangue, che non smetteresti mai<br />
di bere.<br />
Quindi corri, corri! Per arrivare primo e comunque<br />
degli altri come te non hai percezione.<br />
Sei solo, ma siamo in tanti.<br />
Ma anche voi siete in tanti, eravamo più di sette<br />
miliardi.<br />
Ho fame… stiamo venendo a prendervi.<br />
Gli argini del torrente a destra e il muro a scarpa<br />
di un convento, coperto di muschio a sinistra, disegnavano<br />
una valletta lussureggiante.<br />
E in quella miniatura comparvero i cinghiali,<br />
neri, furibondi, in fila seguiti da cani che affettavano<br />
l’aria con i latrati.<br />
Sparpagliati su un tappeto verde, Prequel distingueva<br />
battitori e cacciatori, lampi dlle canne e<br />
fumo.<br />
Il finestrino del tram si frantumò, un passeggero<br />
cadde per lo spavento mentre una turista, intenta<br />
a litigare con il controllore, si ritrovò il trolley<br />
e una gamba squarciati da qualcosa che poteva<br />
essere un vetro o una pallottola.<br />
La lite era seguita all’incursione di tre dipendenti<br />
della compagnia dei trasporti che, vedendo<br />
una comitiva di turisti salire senza il biglietto in<br />
mano, li avevano multati tutti.<br />
I turisti spiegavano loro, in lingue diverse, che i<br />
biglietti erano stati acquistati dalla guida che li<br />
stava timbrando, ma ci voleva un po’ di tempo,<br />
erano trenta.<br />
I controllori insistevano e già partivano le prime<br />
recensioni su internet.<br />
Prequel cercava di capire se l’ostinazione dei<br />
controllori era dettato dal clima aziendale che<br />
non tollerava interpretazioni personali del regolamento,<br />
o se c’erano premi in denaro pr chi portava<br />
a casa un carniere di multe.<br />
La fucilata fece cessare l’alterco.<br />
Prequel fu rapido a disincagliare la gamba ferita<br />
dallo stivale che lo avvolgeva.<br />
A chi gli chiedeva se non era meglio aspettare<br />
l’ambulanza, rispondeva: “Ricordatevi di<br />
Heydrich”<br />
Heydrich era il nazista ucciso dagli eroici resistenti<br />
cecoslovacchi.<br />
La bomba che lo aveva centrato, però, non lo<br />
aveva ucciso sul colpo e il gerarca si poteva<br />
salvare, ma il crine che ne imbottiva la vettura,<br />
mischiandosi alle sue parti maciullate, le infettò<br />
senza rimedio.<br />
Prequel in fondo era contento che quella storia<br />
fosse finita così, ma da ispettore sanitario doveva<br />
evitare che si ripetesse, soprattutto se il maciullato<br />
non era un nazista.<br />
Ecco perchè staccò con cura la pelliccia che guarniva<br />
gli stivali dallo stinco della povera donna.<br />
Mentre eseguiva l’operazione, dava rapide occhiate<br />
al pianoro su cui sostava il tram.<br />
Cacciatori col fucile e senza si erano radunati<br />
presso le portiere, l’autista era sceso, erano arrivati<br />
anche i cani e si dovette faticare pr non imbrcarli<br />
tutti.<br />
Un viavai di levrieri e livree.<br />
Prequel ci mise un po’ a capire che i vigili urbani<br />
erano anche cacciatori, mentre i battitori erano<br />
semplici volontari con adosso divise mimetiche<br />
delle due germanie rimediate sui banchi del mercato.<br />
Alcuni di loro portavano fucili e coltellacci<br />
ma avevano l’ordine tassativo di dare la precedenza<br />
agli agenti.<br />
Questi ultimi negavano di sapere chi aveva<br />
esploso il colpo fatale: seguendo le tradizioni<br />
venatorie del luogo, si erano disposti a semicerchio<br />
e avevano fatto fuoco in direzione del primo<br />
cinghiale che i battitori avevano stanato, che era<br />
anche il più grosso.<br />
A non sfuggiva che se si voleva scoprire il cecchino<br />
bastava annusare i fucili e scegliere tra<br />
quelli che avevano sparato, in base al clibro ad<br />
altre cose.<br />
Poteva darsi che gli agenti si coprissero o che<br />
non avessero idea di come procedere in questi<br />
casi, erano pur sempre addetti al traffico che in<br />
un giorno che si erano ritrovati il fucile in mano<br />
e l’ordine di uccidere.<br />
E da come si erano equipaggiati si capiva che per<br />
loro doveva essere solo un giorno di festa: ghette,<br />
incerate, merende e una lucidata ai mezzi più pesanti<br />
di cui disponevano, quelli che escono dalla<br />
fabbrica già con le ruote incrostate di fango.<br />
L’arrivo dell’ambulanza squarciò il velo di omertà:<br />
chi aveva sparato andò incontro ai soccorritori,<br />
li seguì sul tram, volle vedere che ne era della<br />
sua vittima.<br />
Ancora più scosso e in ambasce il tranviere,<br />
come se la clpa fosse sua o del mezzo.<br />
Scena pasoliniana in cui il vigile operaio, l’operaio<br />
conducente e la vittima, operaia o segretaria<br />
in vacanza, si riconoscevano e solidarizzavano<br />
immediatamente.<br />
La stessa cosa accadeva anche al soccorritore<br />
operaio, al battitore contadino, al medico a bordo<br />
di recente immigrazione...<br />
Solo, in disparte, si stagliava un cappotto blu allacciato<br />
con una pesante fibbia metallica.<br />
Era sceso da una macchina e ora orvegliava la<br />
scena.<br />
Doveva essere un funzionario di qualcuno degli<br />
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acconti<br />
racconti<br />
enti responsabili dell’incidente: Segreteria del<br />
Sindaco, Federcaccia, Assessorato ai Trasporti.<br />
Aveva la pelle da pachiderma, rugosa e spessa,<br />
occhiali sfumati quel poco che basta a nascondere<br />
lo sguardo, mani in tasca e autista a disposizione.<br />
“Ricordatevi di Heydrich” Sussurrò Prequel<br />
mentre scendeva dal tram e si portava dietro<br />
l’uomo con la fibbia.<br />
Il funzionario tolse le mani di tasca, prima per<br />
accendersi una sigaretta, poi per tlefonare.<br />
Prequel ascoltava.<br />
“Sì, è un bel casino, ma se riusciamo a tenere<br />
lontani i giornali siamo a posto. Chi ha sparato<br />
è gente nostra, il tram è una partecipata, quelli<br />
dell’ambulanza stanno zitti finchè gli conviene...<br />
Il dottore magari è un personaggio, non perde occasione<br />
di mettersi in mostra sul giornale, a lui ci<br />
penso io.”<br />
“Sì, ma qui sta girando roba su facebook, ci sputtatanano.<br />
Perchè la municipale organizzando la<br />
battuta i caccia non ha tenuto conto della tranvia<br />
che costeggia il giardino?” Gracchiò una voce<br />
che Prequel riconobbe epr essere quella del sindaco.<br />
“Le mamme erano già sul piede di guerra per i<br />
cinghiali, ora che diranno?”<br />
Prequel sentiva su di sè il sole e intorno il prato,<br />
un lenzuolo verde su cui si moriva come in tante<br />
bellissime scene di caccia e di guerra<br />
Sentì la vita e si ricordò la prima volta che l’aveva<br />
sentita, poppante in braccio alla mamma, in<br />
un giardino così, forse più piccolo.<br />
Da come il sindaco parlava delle mamme si capiva<br />
che non l’aveva mai sentita così.<br />
L’aveva incontrato pochi giorno prima per discutere<br />
dei cinghiali che infestavano il parco. Voleva<br />
sapere da Prequel se i selvatici portavano malttie,<br />
se sporcavano i fossi, se bisognava disinfestare<br />
una volta che erano stati allontanati.<br />
Aveva detto “Allontanati”.<br />
Era un uomo con la bocca stretta, di vedute ristrette,<br />
mortificato.<br />
Le emozioni doveva averle provate tutte, allo<br />
specchio prima di uscire.<br />
Prequel aveva le sue idee a proposito di gente<br />
così: venuti al mondo per distrazione da ventri<br />
freddi che appena li avevano espulsi si erano richiusi<br />
alle loro spalle, murati da imeni miracolosi.<br />
La vita non li aveva voluti e loro si vendicavano<br />
colpendola là dove è più esuberante, sui prati, nei<br />
cinghiali.<br />
“Ungulati”, recitava il cartello affisso quando<br />
avevano chiuso il parco.<br />
“Parco temporaneamente chiuso per la presenza<br />
di ungulati”<br />
Ungulati era un eufemismo voluto dal sindaco<br />
per non spaventare le mamme che funestavano<br />
i suoi sogni.<br />
Sogni junghiani d cui non si riprendeva neanche<br />
al mattino.<br />
Quando i vigili avevano abbattuto il cinghiale<br />
obbedendo a lui, con tanto di ordine firmato, gli<br />
spari che lo avevano svegliato da quell’incubo<br />
lo avevano precipitato in un altro peggiore.<br />
La turista era stata portata via ma il resto della<br />
comitiva era ancora lì che minacciava rapresaglie<br />
e dava seguito alle minacce con i cellulari.<br />
A nulla era valso il sincero atto di coraggio del<br />
colpevole, solo le scuse e i soldi del sindaco potevano<br />
placare gli animi.<br />
Il pachiderma cercava di tenerlo lontano ma lui<br />
volle venire di persona, più per paura che per coraggio.<br />
Ora chiedeva se si poteva scendere in elicottero,<br />
pensava che un arrivo scenografico gli avrebbe<br />
giovato.<br />
Il funzionario disse di sì, a di stare attento a non<br />
tranciare anche i fili del tram.<br />
Quell’ “anche” suonò al sindaco come l’ennesima<br />
mortificazione e non gliela perdonò mai, ma<br />
si seppe dopo.<br />
Prequel si godette l’atterraggio: il cielo scosso<br />
dalle eliche, i salici piegati, i cani nervosi, gli<br />
ucelli in fuga.<br />
E il sindaco che nessuno voleva che goffamente<br />
balzava sul prato con i pochi capelli in disordine.<br />
Le pale dell’elicottero erano ancora in movimento.<br />
Un sussulto del sindaco, uno scatto verso l’alto e<br />
l’elica gli avrebbe strappato lo scalpo.<br />
I pochi capelli si sarebbero impastati con le<br />
schegge d’osso.<br />
Rcordatevi di Heydrich!<br />
Ma il sindaco era abituato a strisciare e trascinò<br />
la gobba fuori dalla zona di pericolo.<br />
Il funzionario gli strinse la mano e la sentì fradicia.<br />
I passeggeri gli si fecero incontro ma il sindaco<br />
passò oltre, raggiunse un gruppetto di vigili, si<br />
fece dare il fucile più accessoriato e impartì qualche<br />
ordine.<br />
Si udirono nuovamente degli spari.<br />
Qualcuno temette un attentato, qualcun altro ci<br />
sperò, invece fu abbattuto un cinghiale.<br />
Sotto il basso solaio dell’abitazione che fungeva<br />
da comando per la 50° divisione, il fumo dei<br />
sigari stagnava pigro, formando una coltre consistente<br />
illuminata dalla luce dorata delle lanterne.<br />
Il rombo lontano delle artiglierie era l’unico<br />
rumore che faceva da sottofondo agli appelli del<br />
telefonista, gli altri sette uomini stavano in scaramantico<br />
silenzio, in piedi, nella speranzosa attesa<br />
di una notizia positiva.<br />
«Ancora niente signor generale.» fece il telefonista<br />
interrompendo la sua nenia di appelli, «L’ottantasettesimo<br />
e l’ottantottesimo sono isolati.»<br />
«Continua, Tonio, continua.» rispose asciutto ma<br />
cortese il generale Arrighi, senza lasciar trasparire<br />
alcuna emozione da dietro i suoi mustacchi<br />
brizzolati.<br />
Caporetto<br />
di Lorenzo Leoni<br />
I volontari lo accerchiarono.<br />
Lo avevano freddato nella fossa in cui aveva cercato<br />
rifugio, sembrava che gli avessero scavato<br />
la tomba.<br />
Il sindaco si avvicinò e quando gli assicurarono<br />
che era morto si mise in posa con il fucile<br />
appoggiato di calcio alla testa dell’animale, che<br />
siallungava quasi quanto il corpo per terminare<br />
in un groviglio di zanne.<br />
Attese i flash, poi finse di armeggiare con l’arma<br />
per animare le riprese dei cellulari.<br />
Non è mia abitudine introdurre un racconto pubblicato in questa sezione, ma in questo caso sono<br />
costretto a fare un’eccezione buttando giù due righe per presentare il testo che segue, inviatomi da<br />
Lorenzo Leoni pochi giorni orsono. “Steso di getto”, mi scrive l’Autore su Whatsapp, allegando<br />
il file... e io non ho avuto il coraggio nemmeno di appoggiarci la punta della penna, imbambolato<br />
davanti alla magia che esplode dalle ultime quattro righe, proprio come fa il cioccolato fondente al<br />
90% quando lascia che la staffilata di gusto liberi il suo ormai inatteso arcobaleno.<br />
No: non è mia abitudine scrivere un’introduzione per un racconto, ma in questo caso non potevo<br />
davvero farne a meno,<br />
Grazie Lorenzo. A nome di chiunque, divenendo adulto, si sia chiesto “Che fine avrà fatto?”<br />
Fabio Gimignani<br />
Un colonnello che fingeva, senza troppo riuscirci,<br />
di consultare i ruolini dell’artiglieria incrociò<br />
lo sguardo del generale; l’occhiata che passò tra<br />
loro fu come un dialogo per quegli uomini abituati<br />
da decenni a vestire la divisa.<br />
«Se fossero stati annientati?»<br />
«Gli austriaci avrebbero smesso di cannoneggiare<br />
e sarebbero già sulla strada.»<br />
«Ma se fossero?»<br />
«Non lo sono.»<br />
«Quelli usano...»<br />
«Lo so. Ma solo perché ci sono i maledetti prussiani<br />
a dar loro spalla.»<br />
Il colonnello rimise il naso nei propri appunti,<br />
aggiustandosi un poco per avere il favore di una<br />
lanterna e poter leggere davvero.<br />
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acconti<br />
racconti<br />
Bussarono alla porta. Se un bussare poteva avere<br />
un tono, quello aveva un tono da carabiniere.<br />
«Tosinghi?»<br />
«Ordini, generale!» scattò su un tenente colonnello.<br />
«Avete mandato i carabinieri a cercare Lorenzini?»<br />
«Sì, signor generale!»<br />
«Mi volete proprio far bestemmiare prima che<br />
faccia giorno! Vi avevo detto di mandare qualcuno<br />
dei vostri a cercarlo.»<br />
«Ma... signor generale, ho pensato che i carabinieri<br />
fossero più svelti a rintracciare un fante...»<br />
«Senza farvi sbrandare qualche piedidolci del<br />
vostro battaglione, eh?» Rivolgendosi a tutti,<br />
soggiunse: «Ormai è fatta. Via i sigari, tutti!»<br />
Obbedienti, tutti gli ufficiali gettarono il proprio<br />
sigaro fuori dalla finestra, a spegnersi nella neve.<br />
Quando aprirono la porta anche la pigra coltre di<br />
fumo dovette riscuotersi dal proprio agio e risolversi<br />
a evacuare all’esterno seguendo il tabacco.<br />
Due carabinieri fecero il loro ingresso scortando<br />
un recalcitrante fante in una logora divisa senza<br />
berretto né cappotto.<br />
«E lasciatemi! Sbirri di merda! Siete solo dei pisciasotto<br />
con il pennacchio in testa!»<br />
Arrighi fece cenno ai carabinieri di lasciare l’uomo<br />
e di andarsene; quelli salutarono marzialmente<br />
e, obbedienti, chiusero la porta alle loro<br />
spalle.<br />
«Lorenzini. Grazie di essere arrivato così in fretta.»<br />
attaccò il generale.<br />
«‘nerale.» salutò svogliatamente il soldato.<br />
Tosinghi ebbe uno spunto di stizza: «È così che<br />
si saluta, soldato?»<br />
Lorenzini considerò l’ufficiale con un’occhiata<br />
annoiata, poi fece un cenno al generale come<br />
chiedere: «Chi sarebbe questo qui?»<br />
«Lasci perdere, Tosinghi. È una battaglia persa.»<br />
poi rivolto al soldato: «Il tenente colonnello Tosinghi<br />
è al comando del battaglione in cui saresti<br />
inquadrato.»<br />
«Ah!» fu la risposta dell’altro.<br />
«Bando alle ciance. Ti ho fatto chiamare perché<br />
c’è bisogno di te.»<br />
«Mi avete mandato i carabinieri!» Lorenzini alzò<br />
la voce, «Io odio i carabinieri! Sbirri di merda!»<br />
«Lo so, lo so.» fece conciliante il generale mentre<br />
con un’occhiataccia teneva a tacere gli altri<br />
ufficiali, «Si è trattato solo di un fraintendimento,<br />
non succederà più.»<br />
«Promesso?»<br />
«Promesso, promesso.»<br />
«Vabbé, generale. Che diavolo c’è che bolle in<br />
pentola per toglierci il sonno?»<br />
«Gli austriaci hanno iniziato l’offensiva.»<br />
«Ecco cos’erano tutti quei botti!»<br />
«Artiglieria. Granate e gas...» Alla menzione<br />
della temutissima arma dei gas, tutti gli ufficiali<br />
rabbrividirono come quando si nomina un peccato<br />
bestiale che la decenza vuole vi si alluda<br />
solamente. Lorenzini non fece una piega. «...abbiamo<br />
l’ottantasettesimo inchiodato a Plezzo, sai<br />
dov’è?»<br />
«Otto chilometri da qui, lungo l’Isonzo.» rispose<br />
svogliatamente Lorenzini come un bimbo ad<br />
un’interrogazione.<br />
«Bravo. Ho bisogno che tu vada fin laggiù, capisca<br />
perché non rispondono al telefono e torni<br />
a riferire.»<br />
«E se sono tutti morti?»<br />
Il generale represse un brivido di disappunto.<br />
«Torni qui e mi dici che sono tutti morti, ma in<br />
quel caso troveresti gli austriaci per la strada.»<br />
«Se posso, signor generale...» il telefonista attese<br />
un cenno d’assenso per proseguire, «Più facilmente<br />
la linea telefonica è stata tranciata dal<br />
bombardamento. Non avevamo previsto di sotterrarla<br />
in questo punto del fronte.»<br />
«In quel caso,» continuò il generale, «porterai un<br />
plico con gli ordini da trasmettere.»<br />
«Una passeggiata, insomma: otto chilometri nella<br />
neve, di buio, con le granate e i gas. Che ci<br />
vuole?» il viso impassibile di Lorenzini non tradiva<br />
né ironia né sarcasmo.<br />
«Sapevo che avresti capito subito. Grazie. Tosinghi<br />
verrà con te.»<br />
«Generale?!» saltò su il tenente.<br />
«Così vedrà di persona cosa vuol dire stare sotto<br />
le granate e rispettare le raccomandazioni dei<br />
superiori.»<br />
Il tenente Tosinghi deglutì vistosamente sbiancato<br />
prima di annuire: «Sì, signor generale.»<br />
«Niente da fare.» disse, invece, Lorenzini, «Mi<br />
sarebbe solo d’intralcio questo sacco d’ossa. Io<br />
vado da solo.»<br />
«Non è negoziabile.» mise il proprio punto il generale,<br />
«Tosinghi è un ufficiale e ci si aspetta che<br />
se la sappia cavare senza essere d’intralcio. In<br />
questa operazione non avrà facoltà di comandarti,<br />
considerate che state compiendo entrambi la<br />
missione in maniera indipendente. Tra quindici<br />
minuti vi voglio pronti a partire, abbiamo perso<br />
già fin troppo tempo e quei ragazzi sono sotto le<br />
bombe da tre ore.»<br />
«Il tempo di un latte caldo con il vino.» concluse<br />
Lorenzini.<br />
«Un’ultima cosa.» fece il generale ottenendo<br />
l’attenzione di tutti, «Lorenzini, hai desiderio di<br />
disertare?»<br />
«Certamente, per tornare a casa dal babbo che ha<br />
bisogno di me più che voi.»<br />
«Hai intenzione di disertare, stanotte o domani?»<br />
Lorenzini fece una smorfia che poteva essere un<br />
sorriso amaro. «No. Non stanotte, né domani. Ci<br />
sono dei ragazzi che hanno bisogno di una mano,<br />
laggiù.»<br />
L’aria gelida era incredibilmente ferma, posto<br />
che in quota infuriava la tempesta e la neve cadeva<br />
lenta anche a valle. Un carretto con un mulo<br />
aggiogato li aspettava, a cassetta due soldati imbacuccati<br />
nella mantella, uno con la frusta e l’altro<br />
con la lanterna.<br />
Tosinghi si era procurato l’occorrente per la<br />
missione: mantella, elmetto, maschera antigas,<br />
moschetto, pistola e giberne colme di munizioni.<br />
Prima di salire sul pianale coperto, attese il<br />
suo irriverente compagno di ventura fumando un<br />
mozzicone di sigaro; vide arrivare il soldato Lorenzini<br />
che camminava a passo svelto nella neve:<br />
noncurante del freddo, non si era dato pena di<br />
indossare cappotto e mantella, solo un berretto<br />
era spuntato a contenere la zazzera scura che coronava<br />
quel viso inespressivo e bruciato dal sole,<br />
segnato da mille piccole rughe come una corteccia<br />
eppure assolutamente rasato. Il fatto che<br />
non portasse i baffi, aveva ingannato il tenente<br />
sull’età e sulla determinazione di quell’uomo,<br />
non un ragazzo, che pareva avere così tanto credito<br />
e licenza presso il generale.<br />
«Giuseppe.» pronunciò il soldato arrestandosi<br />
davanti all’ufficiale e facendogli volar via di<br />
bocca il sigaro con un gesto fulmineo. «Non fumate<br />
quando siete con me. Non lo tollero.»<br />
Tosinghi represse uno scatto d’ira stringendo il<br />
pugno, cercò per un secondo le parole, poi seguì<br />
l’altro che già si era arrampicato dentro il tendalino.<br />
Solo con il carretto già in movimento verso il rumore<br />
delle artiglierie austriache, il tenente trovò<br />
il contegno per conversare: «Giulio. Giulio Tosinghi.<br />
Potrebbe essere scomodo usare il protocollo,<br />
in missione.»<br />
«Come preferite. Non mi state tra i piedi, comunque,<br />
Giulio.»<br />
Il tenente non sapeva da che lato prendere quel<br />
soldato così scostante. Si mise ad armeggiare un<br />
poco attorno finché trovò una lanterna.<br />
«Che fate?» chiese con tono sospettoso il soldato.<br />
«Accendo la lanterna, non ci si vede nulla qua<br />
dentro.»<br />
«Non se ne parla neanche! C’è già quella del<br />
conducente.»<br />
«Ma su!» si spazientì Tosinghi; la lanterna del<br />
soldato a cassetta ondeggiava rabbiosamente,<br />
proiettando un alone scostante attraverso l’apertura<br />
anteriore del telo. «Siamo lontani dal fronte,<br />
ancora, non c’è pericolo di cecchini.»<br />
«C’è pericolo eccome! Se quella lanterna si rovescia<br />
qua dietro, va tutto a fuoco. Non ho la minima<br />
voglia di bruciare prima ancora di arrivare<br />
alla linea dell’artiglieria.»<br />
«Bazzecole! C’è un gancio apposta, vedi? Per<br />
appenderla che non caschi.»<br />
«No. Non l’accenderete.»<br />
«Non essere assurdo!» disse il tenente per chiudere<br />
la questione mentre cacciava una mano in<br />
tasca a cercare la scatola dei fiammiferi.<br />
In quel mentre, il soldato gli strappò di mano la<br />
lanterna, ancora con un gesto preciso e rapidissimo,<br />
lanciandola fuori a schiantarsi sulla strada.<br />
«Ma che diavolo!»<br />
«Ho detto di no.»<br />
Il tenente si arrese piombando a sedere di peso:<br />
«Non credo sia utile discutere, ormai. Non ho autorità<br />
su di te per ordine del generale, ma dubito<br />
che anche se fosse, potrei farti obbedire a un singolo<br />
ordine.»<br />
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acconti<br />
racconti<br />
Il soldato non rispose, si limitò a restare immobile<br />
assecondando le oscillazioni del carretto.<br />
«Non hai preso su né l’elmetto né il moschetto.»<br />
«Peso inutile.»<br />
«Come? Come fai a startene in giubba con questo<br />
freddo? E come pensi di andare al fronte disarmato?»<br />
«Non mi fa freddo. Non mi fa mai freddo, a me.<br />
E poi a che mi serve un’arma? A intralciarmi<br />
mentre corro sotto le granate.»<br />
«A sparare al nemico.»<br />
«Quale nemico? Non si può mica sparare alle<br />
granate, o al gas. Né crediate che abbia la minima<br />
intenzione di sparare a quei ragazzi che ci<br />
manderanno addosso.»<br />
«Questo è inammissibile! Sono il nemico. È nostro<br />
dovere...»<br />
«Bla, bla, bla...» lo interruppe il soldato, «Solita<br />
retorica patriottica. Il sangue per la patria, il petto<br />
opposto al nemico come scudo per l’Italia, e<br />
tutto il resto. Ne ho sentita fin troppa per crederci<br />
ancora. Ho già visto fin troppi ragazzi dilaniati<br />
dalle granate per sperare che serva a qualche<br />
cosa.<br />
Sapete?»<br />
«Che cosa?» domandò Tosinghi automaticamente,<br />
stordito da quell’interruzione.<br />
«Che quando state crepando nel fango di una<br />
trincea, il petto aperto da una raffica di mitragliatrice,<br />
o dissanguato per una palla di moschetto<br />
nella gamba, sbarrate gli occhi e cercate vostra<br />
madre come ogni altro ragazzo, come ogni altro<br />
uomo qui; italiano, austriaco, francese o tedesco.<br />
Non importa più.»<br />
«E allora? Che vorresti?»<br />
«Vorrei che si smettesse tutto questo. Che si<br />
smettesse di ammazzarsi tra di noi per chissà<br />
quale ordine di gente che non si è mai nemmeno<br />
sporcata le scarpe con il nostro fango insanguinato.»<br />
«Ma sei qui. Hai accettato senza batter ciglio<br />
l’incarico.»<br />
«Certo! Ma perché stiamo andando a tirar fuori<br />
quei ragazzi dalla merda prima che sia troppo<br />
tardi, o almeno ci proveremo.»<br />
«Non hai paura?»<br />
«Qualche volta. Adesso no.»<br />
Il silenzio cadde tra di loro. Tosinghi fissò i lineamenti<br />
del soldato ai lampi della lanterna, cercando<br />
di scovare un’emozione che glielo avesse<br />
fatto apparire un poco meno duro e pragmatico,<br />
ma quello stava lì a fissarlo dalla sua faccia di<br />
corteccia senza battere ciglio.<br />
Alla fine il tenente cedette un passo: «Io sì.»<br />
«Fate bene. Non è necessario che veniate.»<br />
«Lo è: sono gli ordini.» Tosinghi ritrovò l’orgoglio<br />
militare dietro cui rifugiarsi.<br />
«Cazzate! Rischiate la pelle per dimostrare che<br />
siete un uomo? Per avere una medaglia sul petto<br />
e magari una promozione per poter essere voi a<br />
decidere quanti uomini mandare al macello domani?»<br />
«Te sei sordo al dovere.»<br />
«Ci sento benissimo. Il generale ha detto di andare,<br />
tornare e riferire. Questo significa: restare<br />
vivi. Da morti non si torna a riferire.»<br />
«E allora?»<br />
«Allora o restate vivo, qui al carro, o cercate di<br />
restare vivo stando basso e seguendomi da vicino<br />
senza dare fastidio. Andiamo!»<br />
Nel frattempo il carretto si era arrestato, il rumore<br />
delle granate si era fatto decisamente assordante,<br />
la notte rischiarata dai lampi delle esplosioni che<br />
facevano sussultare la terra.<br />
«Noi ci fermiamo qui, signore.» fece il conducente,<br />
«Scarichiamo le casse e torniamo indietro.<br />
Buona fortuna!»<br />
Erano arrivati presso una ridotta, in testa ai trinceramenti,<br />
a metà strada da Plezzo.<br />
«Sicuro di volervi portare tutta quella roba?»<br />
Tosinghi annuì incapace di distogliere lo sguardo<br />
dallo spettacolo di distruzione che i lampi delle<br />
granate gli rivelavano a tratti.<br />
«Come preferite. Su, in marcia.»<br />
Lorenzini si gettò a passo svelto dentro un camminamento,<br />
camminando accucciato lungo la<br />
trincea, gli scarponi che pestavano sicuri l’assito<br />
infangato del pavimento. Il tenente lo seguì, scoprendo<br />
subito di dover imparare, e alla svelta, a<br />
gestire l’ingombro dell’attrezzatura per non intralciarsi.<br />
A tratti, il soldato si fermava in una nicchia coperta,<br />
faceva cenno all’altro di star basso mentre<br />
una scarica d’artiglieria cadeva tutto attorno facendo<br />
rimbalzare schegge e sollevando mucchi<br />
di terra che ricadevano violenti dentro la trincea.<br />
Poi ripartiva dello stesso passo svelto, come se<br />
nulla fosse.<br />
Tosinghi tratteneva la vescica. La sua carriera<br />
militare era stata tutt’altro che quell’esperienza:<br />
come borghese aveva avuto rapido accesso<br />
al grado di ufficiale e la formazione accademica<br />
consisteva in puliti rettangoli mossi su una carta<br />
geografica. Niente lo aveva potuto preparare al<br />
quel caos.<br />
Quando trovarono i primi morti, non riuscì più a<br />
trattenere la vescica, né lo stomaco. Dette sfogo<br />
alla propria vergogna in un angolo, bagnandosi i<br />
pantaloni ma riuscendo a vomitare senza lordarsi<br />
la casacca.<br />
«Guardate. Guardate, Giulio, e non dimenticatevene.»<br />
Tre soldati giacevano supini nel camminamento,<br />
gli occhi sbarrati, i volti lividi e gonfi,<br />
le mani contratte come artigli in uno spasmo.<br />
«Mettetevi quella maschera in faccia, da bravo.»<br />
«E te?»<br />
«Io non ho paura del gas.»<br />
«Te non hai paura di niente.»<br />
«Tutti hanno paura, di qualcosa. Fate attenzione,<br />
ecco.» il soldato aiutò il tenente a stringersi<br />
in faccia la pesante maschera, il telo di gomma<br />
doveva aderire al viso rasato senza lasciare aria<br />
e i grossi baffi dell’ufficiale potevano essere un<br />
problema.<br />
Con la vista ottenebrata dagli spessi vetri della<br />
maschera, Tosinghi scoprì subito che respirare lì<br />
dentro era un’impresa, non una garanzia. Dentro<br />
la gomma, il viso si scaldò rapidamente, superando<br />
in un balzo la sensazione di sollievo dal gelo<br />
della neve per divenire un’atroce sauna di sudore<br />
appiccicoso; l’odore dei filtri era tutt’altro che<br />
aria pulita e ogni respiro doveva essere tirato con<br />
forza attraverso quell’accrocchio di tubi e dispositivi<br />
che promettevano di salvargli la vita.<br />
Seguire il soldato Lorenzini era diventata un’impresa<br />
ancora più difficile, ma il tenente non si<br />
poteva permettere di cedere il proprio onore di<br />
ufficiale di fronte a quella prova.<br />
Trovarono altri soldati morti, strangolati dal gas<br />
o dilaniati dalle schegge. In un tratto, la trincea<br />
aveva ceduto, probabilmente per via di una granata<br />
caduta abbastanza vicino da forzare il terreno<br />
contro i piloni e le tavole; la terra era franata<br />
come una slavina di fango, seppellendo ogni<br />
cosa: un piede spuntava in basso come indizio<br />
che qualche sfortunato si trovava nel posto sbagliato,<br />
magari in cerca di un angolo sicuro.<br />
Corsero in questa maniera per un tempo lunghissimo,<br />
scandito dai colpi delle artiglierie. Il tenente<br />
Tosinghi ansimava dentro la maschera antigas,<br />
soffocando nel calore del proprio stesso respiro;<br />
gli prudeva tutto il viso e il collo, l’elmetto<br />
gli stringeva la fronte dolorosamente, calzato<br />
com’era sopra la spessa gomma, il moschetto si<br />
stava rivelando un carico scomodo da portare in<br />
quegli spazi angusti e le stesse giberne zeppe di<br />
promesse di morte erano diventate una zavorra<br />
inutile.<br />
Alla fine si accasciarono vicini l’uno all’altro in<br />
una ridotta, coperta da un decente soffitto di tronchi<br />
e terra battuta.<br />
Togliendosi la maschera, Tosinghi cercò un poco<br />
di fiato nell’aria gelida che, pur sapendo di ferro<br />
e cordite, gli pareva dolce come la primavera sui<br />
pascoli. «Ma come fai?»<br />
«A far cosa?» rispose il soldato senza traccia di<br />
affanno nella voce.<br />
«A correre così e non restare soffocato dal gas.»<br />
«Quale gas? Non c’è gas qui.»<br />
«Come no? E quei poveracci laggiù?»<br />
«Il gas, di sicuro.»<br />
«Non mi prendere per il culo, soldato!» scattò su,<br />
solamente con la voce, il tenente.<br />
«Non vi prendo per il culo. Quei disgraziati sono<br />
stati ammazzati dal gas, non si sbaglia, ma quello<br />
si è disperso ore prima che arrivassimo noi.»<br />
«Perché non me lo hai detto subito?»<br />
«Mi avreste creduto?»<br />
Tosinghi fissò un poco l’altro negli occhi scuri<br />
prima di rispondere. «Forse no. Non è così semplice...»<br />
«Non è così semplice credere che il gas non ci<br />
sia più mentre si guardano negli occhi i morti,<br />
vero?»<br />
«Esatto. Ma allora la maschera... non serviva a<br />
niente.»<br />
«Come no? È servita e parecchio! Sareste venuto<br />
di corsa dietro di me se aveste avuto paura del<br />
gas?»<br />
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racconti<br />
«No. È vero. Avevo più paura per la tua incoscienza,<br />
ma... posso essere franco?»<br />
«Io lo sono sempre.»<br />
«Una parte di me ha pensato che, al diavolo! Che<br />
se stramazzavi, maledetto incosciente che non<br />
sei altro, avrei capito che stavamo dentro il gas e<br />
avrei potuto fare qualcosa.»<br />
«Ma non è successo, no?»<br />
«No. Ma allora, davvero non c’era gas.»<br />
«Certo che non c’era. Che vi credevate? Che vi<br />
avrei portato di corsa a crepare in quel modo?»<br />
«Ma io avevo la maschera.»<br />
«Un’inutile orpello, quando si parla di gas e morte.<br />
Ma, come avete veduto da voi, molto utile a<br />
darvi il coraggio per muovere i piedi e farvi sentire<br />
un po’ più eroico nel sopportare la fatica e il<br />
timore.»<br />
«Come inutile?»<br />
«Inutile, come fermare il vento con un lenzuolo.<br />
Ho visto troppi ragazzi crepare con addosso quei<br />
marchingegni soffocanti. Il gas entra lo stesso,<br />
brucia la pelle, mangia le guarnizioni e fa fumare<br />
la merda che mettono nei filtri. No! L’uomo è<br />
troppo più bravo a inventare sistemi per ammazzarsi<br />
che per sopravvivere.»<br />
Lasciarono che quelle chiacchiere si spegnessero<br />
sotto il bombardamento e che il vuoto colmasse<br />
per un poco i loro pensieri.<br />
«Quanto manca alla linea?»<br />
«Credo poco, ormai. Qui sembra che abbiano lasciato<br />
le posizioni da poco, direi per concentrarsi<br />
sulla prima linea di trincee.»<br />
«Non è imprudente ammassarsi sotto il bombardamento?»<br />
«Se devi crepare per una granata, un posto vale<br />
l’altro. Più che altro, gli austriaci stanno bombardando<br />
da cinque ore, ormai. Questo vuol dire che<br />
tra poco passeranno all’assalto.»<br />
«Giusto. Per cui tutti gli uomini sono in linea per<br />
respingerli.»<br />
«O per morire tentando. Andiamo, vi siete riposato<br />
abbastanza, ormai.»<br />
«Altolà! Chi va là?!»<br />
L’appello della sentinella risuonò stentoreo tra le<br />
esplosioni.<br />
I due si arrestarono di colpo, Iacoporispose alla<br />
voce: «Fante Lorenzini, tenente colonnello Tosinghi,<br />
dal comando di divisione.»<br />
«Venite.» fece la voce sbrigativa.<br />
Avanzarono scoprendo di essere già nel mezzo<br />
della prima linea: soldati si rannicchiavano in<br />
ogni angolo per cercare un poco di riparo dal<br />
bombardamento, i loro occhi, colmi di paura,<br />
scrutavano i nuovi arrivati con un misto di speranza<br />
e rassegnazione.<br />
«Tenente colonnello Alessandro Angiono.» si<br />
presentò un ufficiale facendosi largo tra gli uomini<br />
per riscontrare l’altro.<br />
«Tenente colonnello Giulio Tosinghi. Ci manda<br />
il generale Arrighi. Siete isolati, non c’è segnale<br />
telefonico.»<br />
«Il bombardamento ha fatto saltare i cavi. Ho<br />
mandato tre squadre a ricollegare, ma ancora non<br />
abbiamo risolto.»<br />
«Non abbiamo visto nessuno... vivo, arrivando.<br />
Temo che non risolverete.»<br />
L’espressione affaticata di Angiono non cambiò<br />
di un pelo sotto il bordo dell’elmetto se non per<br />
un fremito dei baffi. «Manderò un’altra squadra.<br />
Avete ordini per noi?»<br />
Tosinghi porse la busta degli ordini al suo omologo;<br />
questi l’aprì sotto gli occhi fissi dei suoi<br />
uomini, scorse il foglio nella luce grigia dell’alba,<br />
lo richiuse e lo fece sparire nella giacca.<br />
«Grazie per gli ordini.» disse salutando militarmente,<br />
«Tornate dal generale e riferite che terremo<br />
la posizione.»<br />
«Possiamo fare altro per voi?» chiese Tosinghi<br />
restituendo il saluto.<br />
«Certo che possiamo! Che state a fare i damerini,<br />
voi due?» intervenne brusco come suo solito il<br />
soldato Lorenzini, «Su! Date qui il cavo e i morsetti,<br />
che ci vado io a cercare l’interruzione.»<br />
Angiono era palesemente combattuto tra ribattere<br />
all’insubordinazione del soldato, per non perdere<br />
la faccia di fronte ai propri uomini, e approfittare<br />
del nuovo arrivato, non mandando a morire, così,<br />
altri due dei suoi già stremati da ore di bombardamento.<br />
Senza perdere troppo tempo, si risolse<br />
per la seconda opzione, tacendo e facendo cenno<br />
che venisse dato loro quanto necessario.<br />
«Caffè?» propose per non restare proprio in silenzio.<br />
«Volentieri.» rispose Tosinghi, Lorenzini declinò<br />
con un gesto spazientito, rivolgendo la propria<br />
attenzione ai soldati che si davano da fare per far<br />
arrivare quanto occorreva.<br />
Due gavette fecero la loro comparsa, mentre<br />
tutt’attorno continuavano a cadere le granate, i<br />
due ufficiali scambiarono i convenevoli restando<br />
in piedi nella trincea, scaldandosi con il caffé<br />
sgradevolmente amaro.<br />
«Dovevi proprio proporti per questo impiccio?»<br />
«Se volete, potete tornare alla svelta da solo, la<br />
strada la conoscete, ormai.»<br />
«Non ho paura.» rispose stizzito il tenente.<br />
«Non mentite, che vi si allunga il naso.» lo ammonì<br />
l’altro.<br />
«Che cosa?»<br />
«Il naso, vi si allunga se dite una bugia.»<br />
«Ma che storia è questa?»<br />
«Lasciate perdere.» dismire la faccenda il soldato,<br />
«Si passa di qua. Da adesso state basso, non<br />
abbiamo il riparo della trincea.»<br />
Si arrampicò rapidamente fuori dalla relativa<br />
sicurezza della trincea, sparendo sopra la fila di<br />
sacchi di sabbia e iniziando a strisciare sul ventre;<br />
il tenente lo seguì più svelto che poté, reggendo<br />
il moschetto avanti a sé mentre avanzava<br />
facendo leva su gomiti e ginocchia.<br />
La terra era martoriata dalle granate, ridotta<br />
in fango pestato nel quale i due si trovarono a<br />
sguazzare senza speranza alcuna di conservare<br />
la decenza. Seguirono il cavo del telefono nella<br />
crescente luce del giorno che arrivava attraverso<br />
le nubi basse sul Colovrat; il fante Lorenzini si<br />
trovava spesso a pescarlo nella melma dove spariva,<br />
cercandolo a tentoni.<br />
Dopo molti minuti di quel procedere lento, riparandosi<br />
nel nulla dalle schegge delle granate,<br />
si arrestarono: avevano trovato il punto in cui il<br />
cavo del telefono era stato centrato dall’artiglieria<br />
e il moncone stava inerte nella melma.<br />
«Mettetevi a sistemare qui. Sapete come fare?<br />
Pulite il cavo e collegate i morsetti. Su!» Lorenzini<br />
incoraggiò sbrigativamente il tenente, «Io<br />
cerco l’altro pezzo.» Continuò a strisciare nella<br />
melma, esplorandola con le mani palmo a palmo<br />
nella generica direzione che avevano tenuto.<br />
Dopo un poco riuscì a trovare l’altro capo, che<br />
era schizzato indietro diversi metri, lo tirò a sé e<br />
prese a strisciare all’indietro per tornare a congiungerlo.<br />
Quando si ritrovarono assieme, i due si guardarono<br />
in viso tacendo: «Sentite?» chiese il soldato.<br />
«Cosa? No, non sento niente.»<br />
In effetti tutto taceva: né le esplosioni delle granate,<br />
né i fischi dei proiettili, nemmeno il canto<br />
di un uccello o il fruscio di un animale rompeva<br />
il silenzio mortale che era caduto loro addosso.<br />
«Appunto! Sbrigatevi! Il bombardamento! Non<br />
bombardano più!»<br />
«Merda!» si lasciò sfuggire l’ufficiale affrettando<br />
il lavoro.<br />
Stavano ancora armeggiando con i morsetti, sperando<br />
che quella fosse l’unica interruzione sulla<br />
linea, quando il crepitio dei moschetti ruppe<br />
quella quiete innaturale, subito seguito dalla cadenza<br />
terribile delle mitragliatrici; tenui e soffocate,<br />
al confronto delle granate d’artiglieria, le<br />
esplosioni lontane delle bombe a mano toglievano<br />
ogni dubbio: gli austriaci avevano iniziato la<br />
carica.<br />
Collegarono in fretta e furia il cavo stringendo i<br />
morsetti, sperando che il lavoro fosse funzionale<br />
e che non ci fossero altre maledette interruzioni.<br />
«Continuiamo a seguire il cavo.» disse Lorenzini<br />
avviandosi svelto.<br />
«No, soldato.» si impuntò il tenente, «Raggiungiamo<br />
la trincea. È troppo rischioso adesso stare<br />
in campo aperto.»<br />
«Balle! Se ci sono altre interruzioni, l’ottantasettesimo<br />
è ancora tagliato fuori e non può fare rapporto<br />
e ricevere ordini di ripiegare. Dobbiamo<br />
continuare.»<br />
«Abbiamo sistemato il cavo. È difficile che venga<br />
colpito in più di un punto su questa distanza.»<br />
«Scherzate? Quasi un chilometro di cavo e voi<br />
dite che è difficile? Fate come volete, se vi manca<br />
il cuore. Io proseguo. Date qua l’attrezzatura.»<br />
Il viso scuro del soldato era una maschera di risolutezza.<br />
Il tenente fissò quegli occhi scuri. Si<br />
rammentò in un lampo dello sforzo di arrivare<br />
fin lì, del coraggio che aveva trovato per non cedere<br />
alla fatica e al terrore del gas, degli sguardi<br />
speranzosi di quei soldati affondati nella melma,<br />
della loro muta delusione al carpire gli ordini di<br />
resistere. Non se la sentiva di essere da meno di<br />
quel soldato sfrontato ma integerrimo.<br />
«Al diavolo! Mi farai ammazzare! Proseguiamo,<br />
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la roba la porto io, tanto questo moschetto non<br />
serve più.» esclamò abbandonando l’arma per<br />
potersi spostare meglio nella melma.<br />
Ci volevano minuti preziosi per spostarsi di poche<br />
decine di metri in quel campo sconnesso,<br />
seguendo il cavo del telefono che si andava a<br />
nascondere nella mota, che spariva per spuntare<br />
più in là, magari dopo aver fatto una curva imprevista.<br />
Avevano percorso altri duecento metri, che iniziarono<br />
a percepire movimento dietro di loro. Si<br />
voltarono senza alzarsi da terra appena a tempo a<br />
vedere un nugolo di soldati correre incespicando<br />
nella loro direzione.<br />
Non un pensiero riuscì a formarsi nella mente del<br />
tenente, stupito da quella vista contro il grigio<br />
chiaro del mattino, che una mitragliatrice crepitò<br />
il suo canto di morte. Molti uomini caddero a<br />
pochi passi da loro, Tosinghi poté vedere chiaramente<br />
le ferite aprirsi sulle giacche quando i<br />
grossi proiettili trapassavano senza sforzo i soldati.<br />
Uno di quegli sventurati cadde proprio lì, a meno<br />
di un metro dal tenente, gli occhi sbarrati che lo<br />
fissavano tra l’elmetto e il fango.<br />
Un terrore primitivo lo colse, i muscoli gli si<br />
contrassero e il sapore ferroso della paura gli invase<br />
le narici. Alla prima pausa del canto della<br />
mitragliatrice, si alzò in piedi e si precipitò senza<br />
pensare verso la trincea più vicina.<br />
«Fermo, idiota!» gridò il fante Lorenzini alzandosi<br />
a sua volta.<br />
Percorsero cinque, sei falcate nel fango viscido,<br />
prima che la mitragliatrice riprendesse a cantare.<br />
Il tenente sentì chiaramente i proiettili fischiargli<br />
sopra la testa, si voltò stupidamente solo per<br />
intuire il lampo che indicava la posizione dalla<br />
quale gli austriaci sparavano loro addosso e vedere<br />
il soldato gettarglisi addosso.<br />
Fu un tutt’uno: sentì il peso di Lorenzini travolgerlo,<br />
costringendolo a inciampare e cadere<br />
prono nella melma, mentre i proiettili della mitragliatrice<br />
colpivano la schiena del soldato, gli<br />
impatti arrivarono chiaramente alla coscienza<br />
del tenente.<br />
Giacquero un poco lì, uno sotto l’altro e tutti e<br />
due nella melma mentre i colpi continuavano a<br />
racconti<br />
fischiare e gli uomini attorno a loro a morire.<br />
«State bene, tenente?» la voce del soldato gli arrivò<br />
nitida all’orecchio.<br />
«Vivo. Grazie, ma te?»<br />
«Sono stato meglio. Adesso strisciamo, piano e<br />
con attenzione. Ci mancano venti metri, forse<br />
venticinque, alla trincea. Su!»<br />
Incapace di formulare altri pensieri, il tenente seguì<br />
le indicazioni: si districò dal peso dell’altro<br />
e si avviò carponi senza osare sollevare la nuca<br />
oltre la linea delle spalle. Un’eternità d’inferno<br />
nella quale ogni illusione di discesa era una<br />
speranza di scendere sotto la linea di tiro delle<br />
mitragliatrici austriache che avevano occupato la<br />
trincea della prima linea.<br />
Il soldato Lorenzini lo seguiva come un segugio,<br />
tallonando le suole degli scarponi e suggerendo<br />
con voce calma piccole deviazioni per scendere<br />
il prima possibile al riparo della trincea.<br />
Alla fine rotolarono, cadendo lungo la ripida parete<br />
del camminamento già occupato dai passi<br />
di centinaia di soldati in ritirata. Si sedettero un<br />
attimo contro la parete, cercando di non essere<br />
d’intralcio agli altri. Videro molti feriti portati a<br />
braccia dai compagni, sangue e arti rotti, elmetti<br />
ammaccati dai colpi di mazza, occhi vacui colmi<br />
di terrore.<br />
«Ce la fate?» domandò il soldato con la solita<br />
voce stentorea.<br />
«Sì, sì. Sto bene. Non devi preoccuparti di me.<br />
Te, piuttosto.»<br />
«Poche chiacchiere, Giulio, alzatevi e muovete<br />
le gambe, che è meglio torniate al comando a<br />
raccontare di persona tutto. Qui avete finito.»<br />
«Sì. Ma non vieni?»<br />
«Basta che torniate voi.» disse l’altro, «Dite<br />
all’Arrighi che sono rimasto a dare una mano.<br />
Qui hanno bisogno di me più che al comando.<br />
Buona fortuna.» Detto questo, si voltò e si avviò<br />
indietro nella trincea, sparendo tra i soldati.<br />
Il tenente colonnello Giulio Tosinghi salutò militarmente<br />
quello strano e irriverente soldato. Non<br />
si sarebbe mai scordato di quelle poche ore assieme,<br />
né dell’impressione di aver scorto le lucide<br />
venature del legno stagionato tra i buchi che la<br />
mitragliatrice aveva aperto sulla schiena della<br />
sua casacca.<br />
TORNANO LE BANDE NERE<br />
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56<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
made in italy<br />
made in italy<br />
Giù la maschera!<br />
Lo stile italiano non rinuncia alla sicurezza. Terrida docet<br />
di Bruno Ferro<br />
“T-Proteggo” è il nome che alla<br />
Terrida Luxury Travel Bags di<br />
Spinea (VE) hanno assegnato<br />
all’ultima idea con la quale è<br />
stata arricchita la collezione.<br />
Al tempo stesso oggetto di design<br />
e strumento di prevenzione,<br />
il nuovo parto di casa Terrida si<br />
presenta come una mascherina<br />
protettiva, con la peculiarità di<br />
essere realizzata completamente<br />
in pelle italiana conciata al vegetale,<br />
quindi senza l’impiego<br />
di cromo.<br />
Non si tratta, come tengono a<br />
sottolineare in Azienda, di una<br />
mascherina a uso medico, ma di<br />
una protezione, indispensabile<br />
anche secondo i Decreti che di<br />
giorno in giorno vengono adottati<br />
da sempre più Regioni al<br />
vine di contenere quanto possibile<br />
il contagio da CoronaVirus.<br />
Quindi se per moti presidenti è<br />
sufficiente coprrsi naso e bocca<br />
anche con una sciarpa o un foulard,<br />
allora tanto vale farlo con<br />
qualcosa di elegante, pratico,<br />
confortevole e, soprattutto, italiano<br />
al 100%.<br />
“Fatto in Italia”, dicono in Terrida,<br />
e non più “Made in Italy”<br />
proprio per sottolineare la nazionalità<br />
di tutti quei prodotti<br />
sognati progettati e realizzati<br />
nel nostro Paese, secondo i dettami<br />
di una filiera virtuosa che<br />
ha come scopo quello di salvaguardare<br />
un patrimonio creativo,<br />
intellettuale e produttivo da<br />
sempre riconosciuto come un<br />
fiore all’occhiello ai quattro angoli<br />
del mondo.<br />
E in un periodo come questo,<br />
funestato da un flagello dal quale<br />
dovremo rialzarci pronti a<br />
spronare il cavallo incastrando<br />
ben bene la lancia nella resta,<br />
l’azienda veneta non si è limitata<br />
a inventarsi la mascherina in<br />
pelle ecologica, ma ne ha addirittura<br />
fatto omaggio alle persone<br />
che, nel Comune di Spinea,<br />
si danno da fare per il bene della<br />
comunità.<br />
Le mascherine sono realizzate<br />
in nove diversi colori e presentano<br />
una decorazione centrale<br />
la cui perforazione consente la<br />
perfetta traspirazione.<br />
All’interno, ovvero a contatto<br />
con il volto, viene inserita una<br />
garza sterile che può essere sostituita<br />
con facilità dopo aver<br />
pulito la mascherina stessa con<br />
acqua e qualche goccia di disinfettante.<br />
La morbidezza della pelle conciata<br />
al vegetale rende l’oggetto<br />
estremamente confortevole<br />
anche se indossato ininterrottamente<br />
per ore.<br />
Non è un presidio medico, insistono<br />
alla Terrida Luxury Travel<br />
Bags, quindi non deve essere<br />
utilizzata nei luoghi ove sia necessaria<br />
una protezione specifica,<br />
ma per tutte le esigenze nelle<br />
quali è obbligatorio indossare<br />
qualcosa che eviti la diffusione<br />
delle famigerate droplet, la mascherina<br />
“T-proteggo” svolge<br />
il proprio ruolo con praticità,<br />
comfort ed eleganza.<br />
Perché siamo un esempio per il<br />
mondo, e tanto vale dimostrarlo<br />
anche nei particolari.<br />
Fatti in Italia naturalmente.<br />
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sarafian says<br />
sarafian says<br />
rambo<br />
last blood<br />
di T. Sarafian<br />
Nessun simbolo è stato altrettanto<br />
significativo per la mia<br />
generazione quanto John Rambo,<br />
e nessuno avrebbe potuto<br />
imporlo all’attenzione dell’immaginario<br />
collettivo se non<br />
Sylvester Stallone.<br />
Se Sly è Rambo, Rambo è Sly,<br />
ma anche molto di più: campione<br />
dei diseredati, reietto tra<br />
gli uomini, John Rambo incarna<br />
l’anelito alla rivalsa proprio<br />
di ogni individuo privato di un<br />
posto nel mondo, e quando ciò<br />
non sia possibile, la sua legittima<br />
aspirazione alla vendetta.<br />
Se Rocky affronta gli avversari<br />
sul ring, uomo a uomo, Rambo<br />
li annienta col fuoco e l’acciaio,<br />
e poco importa se siano<br />
cento contro uno. Come nessun<br />
altro sul grande schermo o tra<br />
le pagine di un libro, Rambo è<br />
la furia, il peggior incubo dei<br />
sopraffattori, la nemesi di ogni<br />
tirannia. E come tutti i guerrieri,<br />
è solo, la morte quale unica<br />
compagna, giacché gli affetti<br />
non possono durare a fronte di<br />
un simile retaggio.<br />
“Vivi per niente, o muori per<br />
qualcosa” era il motto circolare<br />
e inequivocabile del quarto<br />
film, quel “John Rambo” fino<br />
a oggi considerato l’ultimo capitolo<br />
della saga: poche parole<br />
che riassumono perfettamente<br />
l’essenza del personaggio. Con<br />
poco o nulla per cui vivere,<br />
l’esistenza acquisisce significato<br />
immolandosi per una causa<br />
superiore; al pari degli eroi<br />
omerici Rambo è una figura<br />
tragica, e nel destino segnato<br />
risiede la sua grandezza.<br />
Riesumato per motivi economici<br />
o ambizioni autoriali, e posto<br />
davanti a un nemico invincibile,<br />
ovvero una pessima sceneggiatura,<br />
l’ex berretto verde trionfa<br />
contro ogni aspettativa, perché<br />
“Last Blood” è si un film brutto,<br />
ma anche l’ennesima prova<br />
di un interprete immortale.<br />
Stallone è vecchio, la chioma<br />
non è più quella esibita solo<br />
qualche anno fa ne “I mercenari”,<br />
né lo è con tutta probabilità<br />
il fisico, che non viene<br />
mai mostrato. Il volto segnato<br />
appare tuttavia intatto, indomito,<br />
ardente. Viene da chiedersi<br />
se il cancro di Rocky Balboa<br />
in “Creed” non sia l’eco di una<br />
battaglia analoga, combattuta<br />
da Stallone nella vita reale,<br />
e tenuta segreta, nella miglior<br />
tradizione delle star del cinema<br />
d’azione che non possono<br />
mostrarsi vulnerabili al pari dei<br />
normali esseri umani. Il quesito<br />
indugia nella mente dello<br />
spettatore per non più di una<br />
manciata di secondi, perché,<br />
come già scritto, Rambo è l’uomo<br />
che lo interpreta ma anche,<br />
soprattutto, molto di più: non<br />
appena la telecamera gli dedica<br />
un primo piano, ogni incertezza<br />
svanisce; non esiste buco nello<br />
script o montaggio grossolano<br />
in grado di intaccarne l’intensità,<br />
la magnifica forza cui l’età<br />
conferisce tuttalpiù un valore<br />
aggiunto.<br />
Last Blood lascia in bocca un<br />
sapore amaro, metallico: sarebbe<br />
potuta andare meglio, ma va<br />
bene anche così.<br />
Se non vi è piaciuto, siete delle<br />
merde.<br />
E respirate solo in virtù della<br />
pietà di John Rambo.<br />
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on writing<br />
on writing<br />
i “pericoli” del legal thriller<br />
DALL’ARRESTO<br />
ALL’UDIENZA<br />
DI CONVALIDA<br />
Proviamo a completare il nostro<br />
sintetico excursus sull’arresto,<br />
venendo a quelle parti che nascondono<br />
più insidie.<br />
Cominciamo con i doveri specifici<br />
della Polizia Giudiziaria.<br />
Come abbiamo evidenziato nel<br />
primo capitolo, lo sbirro che ti<br />
arresta non è tenuto a leggerti i<br />
diritti all’americana maniera.<br />
Le cose che deve fare, si trovano<br />
negli articoli 386 e 387 del<br />
codice di procedura penale.<br />
Sembra complesso da leggere,<br />
ma si tratta di tutte attività che<br />
hanno lo scopo di garantire il<br />
cittadino, d’improvviso privato<br />
della propria libertà personale.<br />
Ovviamente, apprestandosi a<br />
mettere in cella di sicurezza<br />
un’altra persona, il poliziotto<br />
deve informare il P.M. del luogo<br />
dove è stato eseguito l’arresto<br />
o il fermo.<br />
Il disgraziato in manette deve<br />
essere quindi avvertito (per<br />
Esperienza forense & bucce di banana<br />
di Wladimiro Borchi<br />
Wladimiro Borchi si prende una meritata pausa dalla rubrica “Lex dure Lex”, ma non ci<br />
abbandona. Ecco infatti il primo di una serie di articoli nei quali in nostro Principe del Foro<br />
preferito elargisce una serie di utilissimi consigli per coloro che hanno la necessità di un’ambientazione<br />
legalese nel proprio romanzo, ma vorrebbero evitare di scivolare sulla proverbiale<br />
buccia di banana che è sempre in agguato. Buona lettura.<br />
iscritto o intanto oralmente nel<br />
caso in cui la comunicazione<br />
scritta non sia prontamente disponibile<br />
in una lingua da questi<br />
comprensibile) che: 1) ha facoltà<br />
di nominare un difensore<br />
di fiducia e di essere ammesso<br />
al patrocinio a spese dello stato<br />
ove ne ricorrano i presupposti;<br />
2) ha diritto di ottenere informazioni<br />
in merito all’accusa;<br />
3) ha diritto all’interprete e alla<br />
traduzione di atti fondamentali<br />
(ove straniero che non conosca<br />
la lingua italiana); 4) ha diritto<br />
di avvalersi della facoltà di non<br />
rispondere; 5) ha diritto di accedere<br />
agli atti sui quali si fonda<br />
l’arresto o il fermo; 6) ha diritto<br />
di informare le autorità consolari<br />
e di dare avviso ai familiari;<br />
7) ha diritto di accedere all’assistenza<br />
medica di urgenza; 8) ha<br />
diritto di essere condotto dinanzi<br />
all’autorità giudiziaria per la<br />
convalida entro 96 ore dall’arresto<br />
o dal fermo; 9) ha diritto<br />
di comparire dinanzi al giudice<br />
per rendere l’interrogatorio e di<br />
proporre ricorso per cassazione<br />
contro l’ordinanza che decide<br />
sulla convalida dell’arresto o<br />
del fermo.<br />
All’apparenza potrebbe sem-<br />
brare più facile ambientare un<br />
poliziesco negli Stati Uniti. In<br />
realtà, nella prassi, tutta sta bella<br />
pappardella di cui sopra viene<br />
riportata per iscritto, in pratici<br />
moduli prestampati e consegnata<br />
all’arrestato o quando<br />
è già in cella di sicurezza o,<br />
addirittura, all’udienza di convalida.<br />
Altra garanzia fondamentale<br />
a tutela del diritto di libertà<br />
dell’arrestato è l’informazione<br />
dell’avvocato.<br />
La norma recita “immediatamente”.<br />
Il difensore dovrebbe<br />
essere avvertito quindi nell’immediatezza<br />
dell’arresto o del<br />
fermo.<br />
Nella prassi, però, la telefonata<br />
di avviso al difensore avviene<br />
circa quattro o cinque ore dopo<br />
l’arresto, come ultimo atto,<br />
dopo aver sistemato il detenuto<br />
in cella e aver riempito ogni<br />
singolo verbale.<br />
Spesso di notte, svegliando il<br />
difensore e tutta la sua famiglia.<br />
Di questo non ringrazierò mai<br />
abbastanza le nostre forze<br />
dell’ordine.<br />
Entro e non oltre 24 ore, l’arrestato<br />
o il fermato deve essere<br />
posto a disposizione del P.M.<br />
conducendolo nella casa circondariale<br />
del luogo in cui l’arresto<br />
è stato eseguito.<br />
A questo punto la polizia deve<br />
redigere un verbale contenente<br />
l’eventuale nomina del difensore<br />
di fiducia, l’indicazione del<br />
giorno, dell’ora e del luogo in<br />
cui l’arresto o il fermo è stato<br />
eseguito, l’enunciazione delle<br />
ragioni che lo hanno determinato,<br />
la menzione dell’avvenuta<br />
consegna della comunicazione<br />
scritta o dell’informazione<br />
orale fornita al fermato o all’arrestato.<br />
Anche il P.M. dopo l’arresto ha<br />
il suo bel da fare (artt. 388-390<br />
c.p.p.).<br />
Ha il POTERE di interrogare<br />
l’arrestato o il fermato, dandone<br />
tempestivo avviso al difensore,<br />
informandolo del fatto per<br />
cui si procede e delle ragioni<br />
che hanno determinato il provvedimento<br />
e comunicandogli<br />
gli elementi a suo carico e (se<br />
non può derivarne pregiudizio<br />
per le indagini) le fonti.<br />
L’interrogatorio avviene nei<br />
casi più eclatanti, quando si<br />
procede per gravi reati.<br />
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62 63
Sinceramente al sottoscritto è<br />
capitato solo e si procedeva per<br />
omicidio.<br />
Se il P.M. vuole interrogare<br />
l’arrestato, l’avvocato di regola<br />
esce di casa e va ad assistere il<br />
suo cliente, anche in nottata.<br />
Il P.M. ha invece il DOVERE<br />
di disporre con decreto motivato<br />
la liberazione dell’arrestato<br />
o del fermato a) se risulta che<br />
l’arresto o il fermo sono stati<br />
eseguiti per errore di persona<br />
o fuori dei casi previsti dalla<br />
legge; b) se l’arresto o il fermo<br />
sono divenuti inefficaci perché<br />
l’arrestato o fermato non è stato<br />
messo a disposizione del P.M.<br />
e il verbale dell’atto non è stato<br />
trasmesso a costui entro 24<br />
ore dall’arresto o fermo oppure<br />
perché lo stesso P.M. entro 48<br />
ore dall’arresto o fermo non ha<br />
chiesto la convalida al giudice;<br />
c) se ritiene di non dover chieder<br />
al giudice l’applicazione<br />
all’arrestato o fermato di una<br />
misura coercitiva.<br />
on writing<br />
Ove non ordini la liberazione,<br />
il P.M. provvede a richiedere la<br />
convalida al giudice per le indagini<br />
preliminari competente<br />
in relazione al luogo dove l’arresto<br />
o il fermo sono stati eseguiti<br />
entro 48 ore dall’arresto o<br />
dal fermo.<br />
Ai dati temporali sopra riportati<br />
prestiamo particolare attenzione<br />
perché la sanzione prevista<br />
dall’ordinamento è l’immediata<br />
liberazione dell’arrestato.<br />
Se nelle 24 ore l’arrestato non<br />
è messo a disposizione del P.M.<br />
o se entro 48 ore il P.M. non ha<br />
chiesto al Giudice per le indagini<br />
preliminari la convalida<br />
dell’arresto, BOMBA LIBERA<br />
TUTTI!<br />
Altro termine che, ove non rispettato,<br />
determina l’immediata<br />
liberazione dell’arrestato è<br />
quello tra la richiesta della convalida<br />
e la fissazione dell’udienza<br />
di convalida.<br />
Entro 48 ore dalla richiesta di<br />
convalida del P.M., il Giudice<br />
per le indagini preliminari<br />
(G.I.P.) deve fissare l’udienza di<br />
convalida (artt. 390-391 c.p.p.)<br />
dandone avviso, senza ritardo,<br />
al P.M., al difensore.<br />
Nelle stesse 48 ore, all’esito<br />
dell’udienza, deve essere emessa<br />
l’ordinanza di convalida<br />
dell’arresto, sempre a pena di<br />
immediata liberazione dell’arrestato.<br />
Per oggi penso che possa bastare.<br />
Oggi la rubrica è venuta particolarmente<br />
noiosa.<br />
L’importante è ricordare che i<br />
termini di cui sopra sono a pena<br />
di immediata liberazione e di<br />
rispettarli nei nostri racconti o<br />
romanzi.<br />
La prossima volta parleremo<br />
brevemente dell’udienza di<br />
convalida e dell’assunzione<br />
della prova nel dibattimento,<br />
mediante esame incrociato.<br />
Prometto che ci sarà un po’ più<br />
da divertirsi.<br />
LA DIVERSITÀ SPAVENTA<br />
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64<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
EDITING<br />
editing<br />
PROGETTO EDITING<br />
Esempio pratico su un racconto, con Assunta Adamo<br />
di Simona Mastrangeli<br />
Salve a tutti miei carissimi lettori,<br />
oggi vi presento l’editor Assunta<br />
Adamo. Con lei i ci siamo<br />
soffermate sulla struttura del<br />
racconto: caratterizzazione del<br />
luogo e dei personaggi, trama<br />
adeguata e corretto sviluppo dei<br />
temi. In un racconto sviluppare<br />
tutto sembra ancora più difficile<br />
che in un romanzo, viste le pagine<br />
a disposizione, ma vedrete<br />
che basta poco per dare un altro<br />
volto a uno scritto.<br />
Assunta Adamo ha seguito un<br />
corso universitario di redattore<br />
di casa editrice presso la Casa<br />
editrice Leonida e continua ad<br />
aggiornarsi con corsi di scrittura<br />
creativa e di editing.<br />
Vi lascio quindi ad Assunta e<br />
alle sue stesse parole.<br />
Ho sviluppato una prima fase<br />
di editing con una sommaria<br />
correzione bozze (la correzione<br />
bozze si svolge alla fine<br />
dell’editing). Necessita che<br />
l’autore verifichi suggerimenti<br />
e/o modifiche e le accetti o<br />
meno. Un editing ha bisogno<br />
di un costante contatto con lo<br />
scrittore per comprendere il<br />
mondo che esso vuole trasmettere<br />
al lettore attraverso la sua<br />
scrittura e veicolare il messaggio<br />
che intende dare nel miglior<br />
modo possibile. Un editor non<br />
modifica la natura o l’essenza<br />
del testo, ne trova i punti deboli<br />
che lo scrittore non riesce<br />
a cogliere perché direttamente<br />
coinvolto.<br />
Nel racconto proposto va sicuramente<br />
sistemata la trama,<br />
vanno delineati, in modo più<br />
concreto, i luoghi dove si svolge<br />
l’azione nelle varie fasi del<br />
racconto; le note inserite danno<br />
consigli su come procedere. È<br />
necessario inoltre caratterizzare<br />
i personaggi sempre come<br />
segnalato nelle note.<br />
L’autore usa aggettivi troppo<br />
generici nella descrizione dei<br />
poteri magici e tende ad anteporli<br />
al sostantivo dando al racconto<br />
un linguaggio ricercato<br />
che però si perde nel momento<br />
in cui utilizza un intercalare sicuramente<br />
più moderno. È necessario<br />
in questo caso individuare<br />
il linguaggio da utilizzare<br />
e uniformarlo al racconto.<br />
Una volta valutate le modifiche<br />
da effettuare si procederà con<br />
un ulteriore giro di editing. In<br />
conclusione, si farà la correzione<br />
bozze.<br />
Pagina Facebook:<br />
Parole Sciolte<br />
E non dimenticate di passare<br />
sul blog www.librifantasydisimonamastrangeli.wordpress.<br />
com per saperne di più sul<br />
progetto e per scrivere i vostri<br />
commenti.<br />
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um-bum... boom!<br />
recensioni<br />
VENT’ANNI, GLI IDEALI<br />
E UN MITRA IN SPALLA<br />
“La valle dei cedri” di Fabio Gimignani<br />
di Paola Cimmino<br />
La valle dei cedri è un libro che<br />
non si legge solo con gli occhi;<br />
anzi, a volte verrebbe voglia di<br />
non avere la vista né altri sensi,<br />
perché ciò che ti arriva da un<br />
certo momento in poi è un vero<br />
e proprio colpo nello stomaco.<br />
Per meglio dire una raffica di<br />
colpi, di proiettili. Veri.<br />
Lo vedi scorrere, davanti a te,<br />
quel rosso sangue che improvviso<br />
si incendia sullo schermo<br />
della tua mente; schizzare sulle<br />
guance, caldo e poi terribilmente<br />
freddo, quel liquido che fino<br />
a un secondo prima dava vita,<br />
speranza e sogni a un ragazzo<br />
della tua stessa età, a un figlio,<br />
a un uomo che non avrà un futuro.<br />
È la guerra, dicono, e da che<br />
mondo è mondo la guerra unisce<br />
in un girone dantesco chi la<br />
fa. MAI chi la vuole e di tutto il<br />
resto se ne fotte. Se si vendono<br />
armi, non è per tenerle in bella<br />
mostra, ma perché vengano<br />
usate.<br />
La migliore gioventù è stata per<br />
anni – e lo è ancora – chiamata<br />
ad assolvere agli obblighi di<br />
leva, con un addestramento per<br />
lo più teorico. Ma nessuno insegna<br />
o ha mai insegnato a questi<br />
giovani come comprenderne la<br />
logica, cioè la sua follia; dove<br />
trovare la lucidità, il coraggio e<br />
soprattutto la forza per affrontare<br />
l’imprevisto, per fronteggiare<br />
in senso letterale un nemico<br />
che spunta all’improvviso, un<br />
nemico che non ha sempre indosso<br />
una corazza o è a bordo<br />
di un blindato. Un nemico che<br />
può provocare in un istante la<br />
morte di due come di mille persone.<br />
Che qualche volta, però,<br />
ha solo un sasso in mano.<br />
Fabio Gimignani, l’autore di<br />
questo libro, leggero solo in<br />
termini di grammi, ti catapulta<br />
in uno scenario di palpabile<br />
tensione, ti fa percorrere le vie<br />
deformi, straziate dalle macerie,<br />
crivellate di colpi. Ti scaglia<br />
vis-à-vis col pericolo, per<br />
poi farti annusare e incrociare<br />
la morte in agguato o alle spalle,<br />
come solo pochi maestri del<br />
Cinema sono in grado di fare.<br />
Senza sconti e senza filtri.<br />
Un ritorno alla normalità, ognuno<br />
stretto e al riparo nei propri<br />
pensieri, non riesce poi facile,<br />
né scontato. Come ciò che colpisce<br />
e scuote nel profondo,<br />
questo libro esige un tempo per<br />
ricondurre a casa, ma un solo<br />
secondo per capire cosa si vuole<br />
e da che parte stare. Un testo<br />
che senza esitazioni andrebbe<br />
letto da tutti, soprattutto da<br />
quelli che considerano la guerra<br />
un’astrazione da videogame.<br />
Come reagireste se a un tratto<br />
al posto del joystick ci fosse un<br />
kalashnikov e foste in procinto<br />
di doverlo usare? Come vi sentireste<br />
se la scelta fosse di colpo<br />
vivere o morire?<br />
Una risposta è nel libro. Leggerlo<br />
farà la differenza.<br />
Fabio Gimignani, La valle dei<br />
cedri (2018), Edizioni <strong>Jolly</strong><br />
<strong>Roger</strong><br />
NB<br />
“…c’è sempre un prima o poi.<br />
In qualunque guerra […]. Poi<br />
arriva sempre. Il trucco è restare<br />
vivi nel frattempo”<br />
L’arma vincente anti Covid-19<br />
è #restiamoacasa. Tutti.<br />
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68<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0
la posta del cuore<br />
la posta del cuore<br />
Caro il mio diario, che ti devo<br />
dire se non che tra le scenografie<br />
inventate da quella banda<br />
di geni che ci portiamo in giro,<br />
questa è una delle più delicate.<br />
Tanto che riesce difficile dubitarne.<br />
Per lo meno è deliziosamente<br />
felice il pensarlo e il realizzarlo!<br />
Ammetto che quando la vedo<br />
muoversi, lei appena sufficientemente<br />
incline all’esteriorità<br />
del suo essere femminile, mi<br />
viene da pensare che ci debba<br />
essere qualcosa di straordinario,<br />
pur ammettendo che il guardare<br />
ed il giudicare dipende in gran<br />
parte dalla mia capacità di vedere.<br />
Tuttavia quando la vedo<br />
camminare mi dico sempre che<br />
la gioventù è il momento migliore<br />
della vita. L’altro giorno<br />
le ho detto qualcosa di simile<br />
e lei ridendo con la sua innata<br />
semplicità mi ha suggerito di<br />
pensare che i trenta li aveva<br />
superati da un buon numero di<br />
mesi! Lo so cosa stai pensando!<br />
Che a me le fanciulle sono<br />
sempre piaciute fanciulle; e che<br />
oltre una certa età non si può<br />
più parlare di fanciullaggine.<br />
Sono pronto a giurare che se<br />
questa ex fanciulla curasse sé<br />
stessa con la stessa attenzione<br />
che mette nell’esercizio della<br />
totalità del suo vivere, nessuno<br />
potrebbe darle gli anni che lei<br />
dice di avere. Onestamente il<br />
suo volto così lindamente ac-<br />
CARO DIARIO<br />
di Massimo Scalabrino<br />
qua e sapone qualche<br />
piccolo segnale<br />
lo dà, fatta eccezione<br />
per le labbra di<br />
cui segretamente e<br />
per un attimo e per<br />
scandalizzare scherzosamente<br />
chi ci osservava,<br />
ho tentato.<br />
non riuscendovi, di<br />
assaporarne la morbidezza.<br />
Nelle labbra,<br />
nella bocca e nel<br />
tono di voce è giovanissima.<br />
Lo sguardo<br />
poi è straordinariamente<br />
penetrante.<br />
Affettuosa, ma dura<br />
di carattere, capace<br />
tuttavia di profonde<br />
emozioni. Apparentemente non<br />
dotata di una forte base culturale,<br />
nonostante il suo diploma e<br />
la sua laurea, è aperta, curiosa<br />
e disponibile a saperne di più.<br />
Il che la rende piacevolmente<br />
attenta a valutare il punto di vista<br />
altrui, esponendo il proprio<br />
senza la pur minima reticenza,<br />
dotata com’è di una capacità di<br />
analisi e di giudizio di tutto rispetto,<br />
al che ti vien voglia di<br />
darle una carezza…<br />
Cosa hai detto? Hai detto, se<br />
non ho capito male, una carezza?<br />
Che ci risiamo!?<br />
Guarda, diario delle mie scatole,<br />
che non è che ci risiamo:<br />
è che ci siamo sempre stati in<br />
questo continuo e dolce stato<br />
di innamoramento verso l’altra<br />
metà del cielo. Quando poi<br />
ne trovi angoli di tale dolcezza<br />
non ti resta che sdraiarti su un<br />
verde prato e osservare che la<br />
vita, quando te ne innamori, è<br />
la cosa più bella che ci sia. Angoli.<br />
Se non fossi un ateo incallito<br />
avrei detto “angeli”, non<br />
angoli!<br />
A proposito, mio bel diario,<br />
devo lasciare ai posteri … a<br />
chi? ai posteri ho scritto, … e<br />
chi sarebbero i posteri? Diario<br />
scemo, fai delle strane domande<br />
a cui mi piacerebbe risponderti<br />
dandoti un esempio della<br />
mia “posterità”, quella per cui<br />
scrivo: lascio a me stesso! Io<br />
vengo dopo essermi scritto le<br />
mie scemenzuole, cosicché io<br />
abbia il piacere di rivivermele<br />
nel rileggerle.<br />
Ti basta? Posso continuare?!<br />
Mi piacerebbe poter dire che<br />
questo strabiliante evento ebbe<br />
inizio “nel mezzo del cammin<br />
della mia vita”. Certo, questo<br />
vorrebbe dire battere Matusalemme<br />
di molte lunghezze!<br />
D’altro canto dire che ciò mi<br />
accadde alla fine della mia vita<br />
mi sembra sia da uccello del<br />
malaugurio. Freghiamocene<br />
dell’età visto che per tanto tempo<br />
ho predicato l’inesistenza e<br />
l’inconsistenza del tempo, già<br />
descritto come un’invenzione<br />
diabolica degli orologiai.<br />
La conosco, la frequento e le<br />
sono affettuosamente amico da<br />
oltre dieci anni. Cercavo una<br />
collaboratrice per un progetto…di<br />
cui, a te mio bel diario,<br />
di sapere di che si trattava, non<br />
importa un gran che… Avrebbe<br />
dovuto essere persona ben educata,<br />
digitale dalla punta dei capelli<br />
fino in fondo, e sapere correttamente<br />
almeno due lingue<br />
europee. Digitale ci era nata,<br />
vent’anni prima, di lingue oltre<br />
alla sua e all’italiano ne sapeva<br />
correttamente altre due, e oltre<br />
a questo restai folgorato quando<br />
apparve sulla porta del mio<br />
studio! Non so se puoi aiutarmi<br />
a dirti quanto fosse dolcemente<br />
bella! Si era presentata per<br />
essere assunta e fu io ad essere<br />
assunto dalla sua freschezza!<br />
Sono lunghi dieci anni ed oltre<br />
da raccontare. In particolare<br />
quando sono vissuti in tanta comunanza<br />
di vedute, in profonda<br />
sincerità di rapporti.<br />
Tanto io so quanto, caro diario,<br />
tu sia cretino! Rispondo subito<br />
alla tua domanda silenziosamente<br />
urlante con un bel NO!<br />
A cui aggiungo un altrettanto<br />
melanconico e nostalgico ‘purtroppo’.<br />
Melanconico…così,<br />
per musicalità del termine.<br />
Nostalgico perché mi sto chiedendo<br />
se, il nostro rapporto che<br />
è stato così intenso e profondo,<br />
se si fosse evoluto su altri<br />
piani, cosa ne sarebbe stato…<br />
Bada bene…non che io sia la<br />
verginemaria…Giustamente<br />
mi faceva da freno, non tanto,<br />
ma anche, la paura di un rifiuto,<br />
quanto quel mezzo secolo<br />
di differenza, tra me e lei, in<br />
termini di quell’imbecille che<br />
tutti chiamiamo ‘età’ oppure<br />
‘tempo’!<br />
Ti piacerebbe sapere, amico<br />
mio, cosa mi entusiasma di<br />
questa deliziosa mia amica!? In<br />
confidenza te lo dico e tu cerca,<br />
se puoi, di capirmi.<br />
È bella! Non fare quella faccia<br />
da citrullo ambulante! Chiedimi<br />
piuttosto cosa sia per me la<br />
bellezza… Apri bene le orecchie<br />
e il cervello.<br />
La bellezza è armonia.<br />
In lei tutto è armonia. Dall’aspetto<br />
esteriore…equilibrato nel<br />
corpo, nel portamento…dotato<br />
di un seno di meravigliosa perfezione<br />
tanto da pensare che sia<br />
dotato di una particolare intelligenza!<br />
Vorrei in pochi cenni<br />
dirti del suo volto e mi limito<br />
a descriverti che …hai presente<br />
quella poesia di Corrado Govoni<br />
che parla di una “finestrata<br />
di sole”!? Ecco, questo è il suo<br />
sorriso…un improvviso raggio<br />
di sole che illumina angoli scuri<br />
e bui del mio cuore. Ma non<br />
è tutto qui! Io sono affascinato<br />
dal suo carattere. Dolce, intelligentemente<br />
creativa, intuitivamente<br />
profonda, capace di<br />
riflessioni al di là di facili fantasie…aggiungo<br />
così determinata<br />
nel disegnare la sua vita da<br />
passar sopra a tantissime mie<br />
contraddizioni. Non solo mie,<br />
ma anche a quelle delle persone<br />
con cui sta vivendo la sua vita.<br />
Ti racconto, nella dedica stupenda<br />
ad uno straordinario libro<br />
per bambini che, per Natale, mi<br />
ha regalato, dal titolo “Il cure e<br />
la bottiglia” di Oliver Jeffers,<br />
mi ha scritto “… perché vedi,<br />
mio caro O’missam, per quanto<br />
tu possa essere, a volte, un<br />
po’ antipatico, sei una persona<br />
bellissima, straordinaria, a me<br />
molto cara, e penso di essere<br />
fortunata ad averti per amico”.<br />
La scelta di questo libro è stata<br />
eccezionale! Vi si narra la storia<br />
di una bambina e della sua amicizia<br />
con un uomo più grande di<br />
lei, molto più grande. Da questa<br />
amicizia lei trae e alimenta la<br />
sua sete di conoscenza. Come<br />
accade agli anziani lui muore…<br />
Ascolta, mio diario, una di queste<br />
sere te lo faccio vedere così<br />
impari cosa e fino a quale profondità<br />
si possano vivere dolci<br />
sentimenti! Così ti dirò anche<br />
che sul mio tavolo ci sono ben<br />
una quindicina di oggetti che<br />
lei mi ha regalato in tutti questi<br />
anni; e nessuno è banale, ognuno<br />
ha un nesso speciale con il<br />
momento che stavamo e stiamo<br />
vivendo.<br />
Perché mi guardi così? Vuoi sapere<br />
infine se io sia innamorato<br />
di questa cara amica? Facciamo<br />
così: se riesci a dare il senso<br />
giusto a quello che ti ho raccontato,<br />
dai tu a me la risposta!<br />
E, per ora ti lascio!<br />
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cucina bipolare<br />
cucina bipolare<br />
RICEtte da povery<br />
Consigli agli italiani per sopravvivere senza saltare i pasti<br />
anche in periodo di ristrettezze e di Covid-19<br />
di Wladimiro Borchi<br />
Tagliare il pane a fettine sottili<br />
con un buon coltello (fatevi<br />
consigliare da Vieri, il protagonista<br />
di “Origami”, di Fabio<br />
Gimignani e Rosanna Franceschina).<br />
Vi occorrerà un bel coltello seghettato<br />
e di dimensioni “ignoranti”,<br />
altrimenti ad affettare il<br />
pane secco ci sono ottime possibilità<br />
che la lama rimanga attaccata<br />
al filone e a voi resti in<br />
mano l’impugnatura.<br />
Una volta ridotto in fette il pane<br />
marmorizzato, trasformate le<br />
fette in tocchetti piccoli, basterà<br />
appoggiare la fetta di pane per<br />
lungo sul tagliere e effettuare<br />
dei tagli verticali<br />
Prestate, ovviamente, molta attenzione<br />
a che i pezzetti di pane<br />
siano tutti della medesima lunghezza<br />
e spessore.<br />
Ora inserite i pezzetti di pane<br />
perfettamente uguali in una<br />
bacinella, aggiungete acqua di<br />
rubinetto e cominciare a spappolarli<br />
fino a farli diventare<br />
una poltiglia umida, come si fa<br />
quando si prepara la “panzanella”.<br />
Lo so, non serviva affatto tagliare<br />
tutti pezzi uguali, ma<br />
l’idea di pensarvi a perdere del<br />
tempo, del tutto inutilmente, mi<br />
faceva impazzire.<br />
Giuro che non lo faccio più.<br />
Ora aggiungete all’impasto una<br />
spruzzata di olio e.v.o.<br />
(Ma lo sapete che quando leggevo<br />
e.v.o. nelle ricette ero convinto<br />
che fosse un olio pregiato<br />
e rarissimo che si comprava<br />
chissà dove? Mi c’è voluta la<br />
spiegazione di un esperto per<br />
capire che era extravergine<br />
di oliva... Va bè, non ditelo in<br />
giro!)<br />
Impastate ancora un pò, quindi,<br />
irrorate una teglia da forno antiaderente<br />
con il solito olio preziosissimo<br />
delle valli del Nilo,<br />
recato tra le mani di un Mujaheddin,<br />
con sentori di dattero<br />
INGREDIENTI<br />
• Mezzo chilo di pane raffermo<br />
• Aqua del rubinetto<br />
• Olio e.v.o.<br />
• Sale q/b<br />
• Rosmarino, salvia e alloro q/b<br />
e uva sultanina, e schiaffateci<br />
dentro il pappone stendendolo<br />
come se fosse una focaccia.<br />
Una volta coperto tutto il fondo<br />
della teglia con l’impasto “pappoloso”,<br />
sbriciolateci sopra un<br />
po’ delle erbette che ho indicato<br />
sopra. Non esagerate con l’alloro<br />
o la nostra sbriciolona assumerà<br />
il profumo di una funzione<br />
funebre!<br />
Aggiungete sale q/b, cioè in<br />
base a quanto vi garba mangiare<br />
salato, un’altra spruzzatina<br />
d’olio e buttate tutto nel forno<br />
caldo a 200 gradi.<br />
Dopo una qindicina di minuti<br />
andate a sentire con la mano se<br />
la focaccia si è indurita. È calda<br />
ovviamente per cui dovete fare<br />
una toccata e fuga, altrimenti vi<br />
bruciate il ditone. Se è solida,<br />
prendete un paio di palette da<br />
forno e fate come avrebbe voluto<br />
fare Gregor Samsa, rigiratela.<br />
Se non è ancora tosta, aspettate<br />
ancora un po’, come quando<br />
attendete che il Viagra faccia<br />
effetto.<br />
Dopo averla girata, lasciate<br />
cuocere per altri cinque minuti,<br />
tiratela fuori, tagliatela a pezzi<br />
e mettetela a tavola, farete un<br />
figurone con poco e nessuno si<br />
accorgerà che si tratta di cibo<br />
da Povey.<br />
Buon appetito.<br />
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nel cuore di firenze<br />
nel cuore di firenze<br />
Il Cenacolo del<br />
Perugino nel<br />
Convento del<br />
Fuligno-Via<br />
Faenza Firenze<br />
Quando Caterina<br />
portò la “Forchetta” a Corte<br />
di Simone Molinelli<br />
Nel 1483 il Perugino dipinse un<br />
meraviglioso affresco adesso<br />
ubicato nel Convento del Fuligno<br />
in via Faenza a Firenze.<br />
Notando bene gli apostoli sulla<br />
destra, si può osservare che<br />
Taddeo e Bartolomeo tengono<br />
in mano uno strumento con<br />
unica punta, che pur non essendo<br />
una forchetta ne anticipa gli<br />
attributi funzionali. Il Perugino<br />
ipotizza che al tempo di Gesù<br />
qualcosa di simile al famoso<br />
strumento fosse già presente<br />
tuttavia la nascita della forchetta<br />
non è così chiara.<br />
La forchetta nacque probabilmente<br />
nel IV secolo DC<br />
nell’Impero Romano di Oriente.<br />
Con le invasioni barbariche<br />
nell’Impero Occidentale cadde<br />
in disuso mentre continuò ad<br />
esistere come oggetto di lusso<br />
in quello Orientale e venne<br />
poi reintrodotta in Italia<br />
dai Veneziani.<br />
All’inizio dell’anno<br />
mille, il<br />
figlio del<br />
Doge Pietro<br />
Orseolo sposò Teodora una<br />
eccentrica principessa Bizantina<br />
nella cui cerchia era già in<br />
uso la forchetta. Raccontano i<br />
cronisti dell’epoca che, in occasione<br />
di un banchetto, “essa<br />
portava il cibo alla bocca servendosi<br />
di una piccola forchetta<br />
in oro a due rebbi”.<br />
Ciò suscitò scandalo e viva disapprovazione,<br />
come d’altra<br />
parte avveniva all’epoca per<br />
ogni usanza di carattere innovativo,<br />
tendente a modificare<br />
tradizioni e costumi consolidati.<br />
L’uso della forchetta tarda<br />
ad affermarsi perché ritenuta<br />
quell’instrumentum diaboli<br />
contro cui aveva tuonato, nelle<br />
sue prediche, san Pier Damiani<br />
(1007-1072), in nome della<br />
semplicità dei costumi. Sulla<br />
principessa bizantina fu addirittura<br />
invocata la collera divina.<br />
Questa usanza perdurò molto<br />
in Europa tanto che a metà del<br />
‘500 i galatei consigliavano ancora<br />
alle nobili signore di prendere<br />
il cibo con le mani piuttosto<br />
che con “pezzi d’argento”!<br />
Solo alla fine del cinquecento<br />
la struttura dei rapporti sociali<br />
muterà al punto da considerare<br />
la forchetta una esigenza naturale<br />
Tuttavia a Firenze città ritenuta<br />
la più raffinata, elegante e intellettuale<br />
d’Europa le posate<br />
erano in uso da molto tempo.<br />
A Firenze era sicuramente in<br />
uso nella famiglia Pucci, come<br />
testimonia il dipinto di Sandro<br />
Botticelli sulle nozze di Nastagio<br />
degli Onesti, ripreso da<br />
una novella del Decamerone di<br />
Boccaccio (5 giornata novella<br />
ottava) commissionato come<br />
regalo di nozze da Lorenzo<br />
il Magnifico nel<br />
1483. Nel 1492,<br />
proprio nell’inventario<br />
dei<br />
a pag. 83:<br />
Nozze di<br />
Nastagio<br />
degli Onesti<br />
(Botticelli)<br />
beni di Lorenzo il Magnifico,<br />
compaiono coltelli, cucchiai e<br />
ben 56 forchette. Sulla tavola<br />
di Lorenzo, nella seconda metà<br />
del quattrocento, l’uso della<br />
forchetta è ormai una consuetudine.<br />
Caterina de medici bisnipote di<br />
Lorenzo il Magnifico nacque<br />
nel 1519 e quasi trent’anni<br />
dopo divenne Regina di Francia<br />
sposando (nel 1533) Enrico II<br />
di Valois. Una delle regine più<br />
importanti della Francia detta<br />
la Regina Madre per aver dato<br />
vita a tre Sovrani di Francia.<br />
Il suo matrimonio venne celebrato<br />
da Papa Clemente VII<br />
(cugino del nonno di Caterina)<br />
nell’ottobre del 1533.<br />
Caterina Senza dubbio non inventò<br />
la forchetta ma ne reintrodusse<br />
l’arte dell’uso soprattutto<br />
in Francia. Sembra quasi<br />
di rivedere un epico banchetto<br />
a Fontainebleau :<br />
“Dame e Gentiluomini: afferrare<br />
la carne a tocchi con le dita<br />
dal piatto è, come minimo, indecoroso<br />
e considerato intollerabile<br />
nella città da cui provengo.<br />
Esistono metodi migliori:<br />
osservate”. La nobile signora,<br />
seduta al centro di una lunga<br />
tavola, apre un astuccio dov’è<br />
inciso il suo stemma, estrae un<br />
curioso oggetto con tre punte<br />
metalliche acuminate, lo prende<br />
con le dita affusolate della<br />
mano destra. Infilza un pezzetto<br />
di carne che solleva con eleganza.<br />
“Et voilà”! Separa la<br />
carne dalle punte di metallo e<br />
l’assapora.“<br />
Caterina, proveniente da Firenze,<br />
città ritenuta la più raffinata,<br />
elegante e intellettuale<br />
d’Europa, apporta un tocco di<br />
civilizzazione alla vita di corte<br />
francese trasformandola in una<br />
delle più eleganti d’Europa,<br />
nella quale l’uso della forchetta<br />
simboleggiava un raffinato<br />
gesto di grazia femminile.<br />
Ma non solo l’uso della forchetta<br />
ma introdusse, infatti,<br />
anche l’amore per la fine biancheria<br />
intima, i freschi profumi<br />
(“L’Acqua della Regina”, arrivata<br />
da Firenze, fu poi ribattezzata<br />
“Eau de Cologne”), i<br />
tovagliati, i ricami, e i raffinati<br />
fazzoletti da naso.<br />
Fu inoltre sotto la sua reggenza<br />
e su suo ordine che venne costruito<br />
il Palazzo di Tuillereis<br />
abbellito dai famosi giardini<br />
progettati dal fiorentino Bernardo<br />
Carnesecchi.<br />
Fino qui è storia ma se poi diamo<br />
adito alle leggende i contributi<br />
della fiorentinissima Caterina<br />
alla nazione dei galletti<br />
aumentano a dismisura.<br />
Narranno infatti molti storici<br />
che la cucina francese fiorita nel<br />
Milleseicento sia stata originata<br />
da quella fiorentina . Secondo<br />
questa leggenda, Caterina de’<br />
Medici arrivò da Firenze Parigi<br />
portandosi al seguito cuochi e<br />
pasticceri fiorentini, toscani e<br />
siciliani che fecero scuola agli<br />
inetti cuochi francesi.<br />
Fu così che i cugini d’oltralpe<br />
conobbero la salsa colla, così<br />
chiamata perché utilizzata<br />
come legante per le pietanze,<br />
poi ribattezzata dal cuoco Luis<br />
Bechamel, oppure la famosa<br />
zuppa di cipolle alla fiorentina<br />
(Carabaccia) che poi è divenuta<br />
la soup d’onion e ancora il<br />
gustosissimo bongo ideato dal<br />
cuoco della corte medicea Popellini,<br />
poi ribattezzato in Francia<br />
come profiterol.<br />
Insomma un contributo enorme<br />
anche dal punto di vista culinario.<br />
In effetti anche scrittori come<br />
Orieaux in un libro dedicato a<br />
Caterina (Catherine de Mèdecis<br />
ou la Reine noire – Flammarion,<br />
1986) affermano che i<br />
fiorentini hanno riformato l’antica<br />
cucina francese di tradizione<br />
medievale e ad essi risale la<br />
cucina francese moderna.<br />
Insomma una grande fiorentina<br />
odiata dai francesi ma che ha<br />
dominato la Francia.<br />
“Era lei che faceva tutto e il<br />
re non muoveva paglia senza<br />
che lei lo sapesse” (Pierre de<br />
L’Estoile)<br />
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nel cuore di firenze<br />
nel cuore di firenze<br />
il campanile<br />
con le materasse<br />
di Simone Molinelli<br />
Prima di parlare di questo bellissimo<br />
campanile costruito nel<br />
1524 da Baccio d’Agnolo è<br />
necessario fare una piccola premessa<br />
storica<br />
Nel 1527 le truppe imperiali<br />
di Carlo V , Imperatore del<br />
Sacro Romano Impero e Re<br />
di Spagna e Napoli. composte<br />
prevalentemente dai Lanzichenecchi<br />
devastati dalla peste,<br />
il 6 maggio 1527 entrarono in<br />
Roma mettendola in ginocchio.<br />
Fu l’ennesimo Sacco di Roma<br />
il settimo dal primo di Alarico<br />
del 410 DC.<br />
Il Papa Clemente VII, figlio illegittimo<br />
del famoso Giuliano<br />
dei Medici ucciso nella congiura<br />
dei Pazzi, nonchè fratello del<br />
Magnifico, venne assediato a<br />
Castel Sant’Angelo.<br />
La notizia arrivò poco dopo a<br />
Firenze e gli antimedicei ,ripreso<br />
forza, riuscirono a scacciare<br />
il cardinale Ippolito de Medici<br />
(figlio illegittimo di Giuliano<br />
De Medici Duca di Nemours a<br />
sua volta figlio del Magnifico)<br />
e il figlio (anch’esso illegittimo)<br />
Alessandro primo Duca di<br />
Firenze (nel 1532) che erano<br />
tornati al potere in città il 14<br />
settembre 1514 dopo il Sacco<br />
di Prato. Si ricostituì nuovamente<br />
la Repubblica fiorentina<br />
con i 16 gonfaloni dei quartieri<br />
e Pier Capponi propose che il<br />
Re della Repubblica fosse Gesù<br />
Cristo.<br />
Il Papa intanto (il 5 giugno)<br />
venne imprigionato e fu poi rilasciato<br />
dopo aver fatto versare<br />
400.000 al Principe D’Orange<br />
che governava le truppe imperiali.<br />
Venne quindi rilasciato a<br />
dicembre 1527.<br />
Due anni dopo (1529) Carlo V<br />
per cercare di riconciliarsi col<br />
Papa Clemente VII nel giugno<br />
1529 firmò a Barcellona<br />
un trattato di pace col Papa, la<br />
cosiddetta Pace di Barcellona,<br />
e l’anno seguente proprio Clemente<br />
VII incoronò Carlo V<br />
Imperatore in San Petronio a<br />
Bologna. Venne scelta Bologna<br />
come sede per evitare ritorsioni<br />
dai romani ancora irritati dal<br />
precedente sacco.<br />
molte modifiche difensive alla<br />
città. Una delle sue geniali idee<br />
fu quella di legare delle materasse<br />
di lana tutte intorno al<br />
campanile di Baccio, per proteggerlo.<br />
Vennero utilizzate<br />
circa 1800 materasse fornite<br />
proprio dall’Arte della Lana<br />
che aveva sotto la sua ala protettrice<br />
proprio la meravigliosa<br />
Basilica.<br />
Inoltre vista la sua posizione<br />
favorevole rispetto all’accampamento<br />
delle truppe imperiali<br />
il campanile venne armato appositamente<br />
con due sagri.<br />
Anche lo storico Varchi ricorda<br />
l’accaduto :<br />
“il qual Lupo prima con un<br />
sagro solo poi con due, faceva<br />
danno incredibile al campo<br />
poichè scoprendo egli tutto il<br />
paese d’intorno, ogni volta che<br />
vedeva alcuna frotta di nimici,<br />
tirava loro e sempre entravano<br />
in guardia e uscivano, ne sfracellava<br />
qualcuno e talvolta parecchi”<br />
Al sergente Giovanni D’Antoni,<br />
detto il Lupo, per le sue gesta<br />
venne intitolata una strada<br />
(accanto a Palazzo Serristori)<br />
e dalla prima guerra mondiale i<br />
fanti di Toscana si chiamarono<br />
“Lupi di Toscana”.<br />
Il “campanile con le materasse”<br />
resse bene, e grazie all’abilità<br />
di Baccio e al rivestimento<br />
Michelangiolesco non venne<br />
danneggiato dalle truppe di<br />
Carlo V. Ancora oggi recandosi<br />
verso il Piazzale si può intravedere<br />
la sua tozza ma bellissima<br />
figura. Una recente lapide ricorda<br />
l’accaduto..<br />
In occasione del trattato di pace,<br />
Carlo V si impegnò quindi ad<br />
aiutare il Papa a far rientrare i<br />
Medici a Firenze, per l’ennesima<br />
volta, riportando al potere<br />
Alessandro de Medici.<br />
Queste sono le basi per l’assedio<br />
fiorentino del 17 febbraio ed<br />
è qui che entra in gioco anche il<br />
nostro bellissimo campanile.<br />
Perugino- Incoronazione di Carlo V<br />
Per contrastare le truppe imperiali<br />
la Repubblica chiamò anche<br />
Michelangelo che apportò<br />
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psicologia<br />
psicologia<br />
Ascoltare noi stessi<br />
Il cavallo come guida delle emozioni<br />
di Floriana Marrocchelli<br />
«Che cosa vuol dire addomesticare?»<br />
«Vuol dire ‘creare dei legami’» disse la volpe «Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino<br />
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me.<br />
Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo<br />
bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo.»<br />
Cominciai a sentire una pace<br />
profonda e una quiete quasi assoluta<br />
mentre gli ero accanto e,<br />
in quel silenzio, non solo riuscivo<br />
ad ascoltare me stessa come<br />
non avevo mai fatto prima , ma<br />
sembravo giungere ad un centro<br />
del mio Essere che non credevo<br />
esistesse […] La sensazione di<br />
“stare in pace con me stessa” e<br />
di vedere le mie paure svanire<br />
era meravigliosa, ma non avevo<br />
idea che questo fosse solo<br />
l’inizio del viaggio.<br />
(Antoine de Saint – Exupéry · Il piccolo principe, 1943)<br />
I cavalli, inoltre, mostravano la<br />
capacità di “rispecchiare”,anzi<br />
di “amplificare” le emozioni<br />
che spesso stanno alla base del<br />
conflitto interiore e che le persone<br />
tendono a rimuovere e a<br />
rifiutare: come se fossero dotati<br />
di un sistema raffinatissimo di<br />
empatia, i cavalli davano segno<br />
di mostrare la rabbia, la paura,<br />
la gioia dell’umano con cui interagivano<br />
restituendo qualcosa<br />
che gli veniva trasmesso in<br />
maniera assolutamente inconsapevole,<br />
in un gioco di specchi<br />
in cui diventa impossibile non<br />
vedersi riflessi (Non riesco a<br />
mettere la nota a piè di pagina:<br />
A. Giovannini, Il potere segreto<br />
dei cavalli, Cavalli Maestri<br />
2015.)<br />
Da quando mi sono laureata,<br />
dalla mia tesi Il cavallo a<br />
Dondolo e in tutto quello che<br />
ho scritto successivamente, ho<br />
sempre cercato di sottolineare<br />
l’importanza della relazione,<br />
del contatto, del legame. Ho<br />
analizzato, da psicologa, gli<br />
aspetti motivazionali, lo sviluppo<br />
e la costruzione dell’autostima,<br />
la capacità di riuscire<br />
a regolare le proprie emozioni<br />
potendole così inserire in un<br />
universo costruttivo e non di<br />
autodistruzione.<br />
Ho parlato di come quello che<br />
vedevo strutturarsi negli altri<br />
era la fonte primaria del loro<br />
benessere, di come il cavallo<br />
era capace di entrare in ognuno<br />
delle persone che seguivo e di<br />
come, questo animale, era capace<br />
di diventare quel cavallo,<br />
con quel nome, con quel suo<br />
odore, capace di trasmettere serenità,<br />
fiducia, pace.<br />
Ma se so che tutto questo è possibile,<br />
se riesco a percepire perfettamente<br />
il momento in cui<br />
il cavallo diventa per l’Altro il<br />
riflesso di se stesso, è perché<br />
sono sensazioni che hanno invaso<br />
anche me.<br />
Perché questo cambio di rotta<br />
ora?<br />
Perché parlare di me e non<br />
dell’Altro?<br />
Perché in un momento come<br />
questo, in cui i contatti sono<br />
limitati, in cui la gente deve<br />
stare attenta all’Altro, in cui<br />
non capiamo bene le sensazioni<br />
che abbiamo dentro, in cui<br />
non sappiamo bene quello che<br />
possiamo fare e quello che è<br />
meglio evitare, i cavalli sono<br />
per me quel concentrato che<br />
fanno emergere le mie emozioni,<br />
sfondano tutte le difese e mi<br />
permettono un ascolto di me<br />
che non mi concedo mai, poiché<br />
sempre proiettata sull’Altro.<br />
Oggi l’Italia è diventata zona<br />
rossa, sono state annullate visite,<br />
bloccati gli spostamenti<br />
e nella confusione di massa<br />
mi sono ritrovata a non capire<br />
quali fossero i limiti e quanto la<br />
mia libertà, così come la libertà<br />
di tutti, potesse essere così fragile.<br />
Una mente ovattata da caos, da<br />
disordine, da emozioni al limite<br />
senza una gradazione intermedia,<br />
ma queste sensazioni erano<br />
per me date dall’incapacità di<br />
sentire , e quindi capire, quello<br />
che veramente stavo sentendo<br />
dentro.<br />
Sono andata dai miei cavalli e<br />
mi sono fermata, li ho osservati<br />
nella loro capacità di vivere in<br />
un mondo così calmo, li ho accolti<br />
nel mio spazio che è risultato<br />
-per loro- più importante<br />
in quel momento dell’erba che<br />
avevano intorno e tutto quel<br />
rumore dentro di me si è fermato.<br />
Le emozioni incontrollate<br />
mi avevano portato in un<br />
luogo in cui non ero più capace<br />
di orientarmi, la loro presenza<br />
mi ha reso consapevole, mi ha<br />
reso meno fragile, mi ha restituito<br />
quell’universo costruttivo<br />
e non di autodistruzione.<br />
I cavalli sono capaci di guidare<br />
le nostre emozioni, ci mostrano<br />
quelle fragilità che non siamo<br />
capaci di accettare in noi stessi,<br />
ed è proprio questo il loro segreto<br />
che rende il loro contributo<br />
negli Interventi Assistiti così<br />
efficace. Loro ci danno la possibilità<br />
di ascoltarci e di restare in<br />
quelle emozioni, conducendoci<br />
su un sentiero fatto di consapevolezza<br />
e accettazione.<br />
ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />
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cucina d’autore<br />
cucina d’autore<br />
SPIRIT OF ST. LOUIS spicy wings<br />
Nel nome di Charles Lindbergh rendiamo omaggio<br />
al pollo e alle sue solo apparentemente inutili ali<br />
Ovviamente non riveleremo<br />
mai chi si cela dietro a uno<br />
pseudonimo tanto imbecille,<br />
quindi evitate di perdere tempo<br />
in ricerche che non vi porterebbero<br />
a nulla. Voi siete Zenigata<br />
e noi Lupin Terzo; mettetevi<br />
l’anima in pace e andate avanti<br />
a leggere!<br />
Le alette di pollo si trovano un<br />
po’ ovunque. Arrostite, fritte o<br />
pucciate senza pietà nelle peggiori<br />
schifezze che la mente<br />
umana possa partorire.<br />
E come al solito, in questa rubrica,<br />
congediamo le consuetudini<br />
culinarie consolidate con il<br />
nostro laconico “e sticazzi?”<br />
Il pollo merita la stessa dignità<br />
dell’aquila, signore e signori,<br />
soprattutto quando sacrifica la<br />
propria esistenza (un po’ controvoglia,<br />
lo ammetto) per onorare<br />
la nostra tavola e deliziare<br />
i palati di tutti coloro che condividono<br />
il nostro desco.<br />
Abbiamo un solo modo per<br />
onorare questo nobile, ma sottostimato<br />
volatile: trasformarlo<br />
in prelibatezze che lasceranno<br />
nei commensali un ricordo indelebile<br />
e la voglia di guardare<br />
al nostro ruspante amico con<br />
tutt’altro rispetto.<br />
di Gustavo Lapatata<br />
SPIRIT OF ST. LOUIS<br />
SPICY WINGS<br />
Ali di pollo<br />
Rosmarino<br />
Salvia<br />
Alloro<br />
Chili<br />
Cipolla<br />
Curcuma<br />
Pepe nero<br />
Sale dell’Himalaya<br />
Paprika affumicata<br />
Scorza di limone<br />
Aceto balsamico<br />
Fottuto olio EVO<br />
Prosecco o birra doppio malto<br />
Accompagnamento:<br />
French fries<br />
Punk IPA BrewDog<br />
Conclusione:<br />
Camacho Corojo Davidoff<br />
(ma che ve lo dico a fare...)<br />
Quindi oggi prenderemo in esame<br />
la parte meno nobile di questo<br />
rapace in incognito e la sottoporremo<br />
ai nostri ospiti in una<br />
foggia talmente indimenticabile<br />
da rendervi potenzialmente eredi<br />
universali di chiunque abbia<br />
beneficiato della vostra Arte.<br />
Sì: e smuoveremo violentemente<br />
il desiderio sessuale di tutte le<br />
convitate che vi vedranno come<br />
nuova meta del proprio piacere<br />
personale.<br />
A tale proposito vi invito a<br />
guardare la serie Lucifer di<br />
Netflix per prendere due o tre<br />
spunti... ma sto divagando: torniamo<br />
alle nostre meravigliose<br />
alette.<br />
Il pollo non vola. E su questo<br />
siamo tutti d’accordo.<br />
Allora perché una qualche Divinità<br />
dovrebbe averlo dotato<br />
di ali?<br />
“Come lo struzzo”, direte voi.<br />
Fatevi i cazzi vostri, risponderò<br />
io. Anche l’Apteryx e il Dodo<br />
non volavano, ma non mi risulta<br />
che nel Neolitico qualcuno<br />
avesse aperto il franchising<br />
Kentucky Fried Apteryx, quindi<br />
buoni, tranquilli e prendete appunti!<br />
La preparazione di oggi segue<br />
la corrente filosofica magnogreca<br />
dello stip’ ca trov’ (no, non<br />
sono pugliese: era un falso indizio<br />
per depistarvi), nel senso<br />
che andremo a preparare qualcosa<br />
di sopraffino da custodire<br />
gelosamenti in freezer, giustamente<br />
porzionato, per poi tirarlo<br />
fuori al momento giusto.<br />
Parlo del pollo, ovviamente,<br />
massa di pervertiti!<br />
Dunque, si procede così!<br />
Prendete le alette di pollo e separate<br />
le tre sezioni con un coltello.<br />
In questo caso riguardatevi<br />
Dexter, che è sempre una<br />
mano santa.<br />
Triturate finemente rosmarino,<br />
salvia e qualche foglia di alloro,<br />
per poi unire una cipolla a<br />
sua volta sminuzzata.<br />
Mescolate il tutto in una ciotola<br />
capiente, unendo il sale rosa<br />
dell’Himalaya e il pepe nero<br />
macinato fresco.<br />
Aggoingete curcuma, paprika<br />
affumicata, chili e la scorza di<br />
limone grattugiata.<br />
Amalgamate il tutto e stemperate<br />
con olio d’oliva (sì: lo<br />
strafottutissimo Olio EVO che<br />
piace tanto ai Ciacco de noaltri.<br />
Ciacco, non Cracco. È Dante,<br />
bestie!), uno spruzzo di aceto<br />
balsamico e tanto prosecco<br />
quanto basta a ottenere una crema<br />
abbastanza liquida da poterci<br />
rotolare le alette, ma non<br />
troppo da renderla poco avvolgente...<br />
fate un po’ alla Boris,<br />
insomma: a cazzo di cane!<br />
Per i palati più sensualmente<br />
rozzi, dato che “Grezzo is the<br />
new Elegante”, suggerisco di<br />
sostituire il prosecco con una<br />
birra doppio malto di quelle<br />
ignoranti... tipo una Tennent’s,<br />
una Bulldog o una Dragoon.<br />
Tanta roba, credetemi!<br />
Rotolate le alette nella marinata<br />
aromatica e tenetecele per<br />
un paio d’ore, rigirandole ogni<br />
tanto.<br />
Utilizzate solo i primi due segmenti<br />
dell’ala, mi raccomando.<br />
Ma le punte non buttatele: se<br />
avete un cane o un gatto scottate<br />
le punte in padella con appena<br />
un sospetto di sale, poi fatele a<br />
pezzi con un trinciapollo (Dexter<br />
andrà sempre benissimo per<br />
la tecnica), suddividetele in<br />
porzioni e mettetele in freezer.<br />
Saranno uno snack per il quale<br />
i vostri amici pelosi andranno<br />
pazzi, e non esporrete a rischi i<br />
cani, dato che cottura e congelamento<br />
avranno reso inoffensive<br />
le già fragili ossa.<br />
Ok, sono passate le due ore?<br />
Bene.<br />
Date un’ultima mescolata alle<br />
alette in marinata e suddividetele<br />
in porzioni confacenti al<br />
vostro fabbisogno, riponendole<br />
in dei sacchetti per freezer.<br />
Distribuite negli stessi la marinata<br />
che sarà rimasta sul fondo<br />
della ciotola, chiudeteli con le<br />
mollette dell’Ikea (lo so che<br />
le avete comprate; non fate gli<br />
gnorri!) e, dopo avergli dato<br />
un’ultima agitata, mettetele nel<br />
congelatore.<br />
Alla bisogna le scongelerete<br />
nel microonde (ecco il motivo<br />
della molletta Ikea al posto del<br />
legaccio con l’anima in fil di<br />
ferro) per poi cucinarle in uno<br />
dei modi che vado a elencare.<br />
1. Griglia.<br />
Intramontabile e di sicuro effetto,<br />
ma un po’ dispendiosa a livello<br />
di tempo. Va bene se siete<br />
tra amici, ma in caso di tête-àtête<br />
la sconsiglio.<br />
2. Forno.<br />
Ottimo in ogni caso: schiaffate<br />
le alette in teglia per 30 minuti<br />
a 180° dando cinque minuti di<br />
grill per parte a fine cottura e il<br />
gioco è fatto.<br />
3. Piatto Crisp.<br />
È il non plus ultra, ma dovete<br />
avere un microonde Whirlpool,<br />
dato che il brevetto è loro... e<br />
detto tra noi è l’unica cosa che<br />
mi trattiene dal mettere una<br />
bomba nella sede in Michigan.<br />
4. Friggitrice.<br />
Così, senza pastella. Asciugatele<br />
ben bene e fiondatele nel cestello.<br />
Ma only the braves, cari<br />
amici, perché saranno una squisitezza,<br />
ma se il giorno dopo<br />
vi troveranno morti d’infarto<br />
con le arterie tappate peggio<br />
del Raccordo Anulare all’ora di<br />
punta, poi non dite che non vi<br />
avevo avvertiti.<br />
In accompagnamento, a prescindere<br />
da come le avrete cucinate,<br />
si ammettono solo delle<br />
croccantissime French fries<br />
(le patatine fritte, insomma), e<br />
da bere suggerisco una buona<br />
scorta gelata di Punk IPA del<br />
birrificio BrewDog di Ellon<br />
(UK), che se non lo conoscete<br />
potete ringraziare solo la distribuzione<br />
online di <strong>Jolly</strong> <strong>Roger</strong><br />
Magazine, altrimenti uno sputo<br />
in un occhio non ve lo levava<br />
nessuno!<br />
A conclusione del tutto?<br />
Sesso, ovviamente. Iniziando<br />
con il leccarsi vicendevolmente<br />
le dita per poi passare a parti<br />
decisamente più interessanti.<br />
Soltanto, occhio ai residui di<br />
chili: quando avrete finito con<br />
le dita buttate giù un altro sorso<br />
di birra, che non si sa mai...<br />
Ma se invece della cena a due<br />
con sdraiamento reciproco finale<br />
siete tra amici, accendetevi<br />
un sontuoso Camacho Corojo<br />
di Davidoff accompagnato<br />
dall’ennesima Punk IPA o da<br />
parecchi begli shot di Patron.<br />
Reposado, of course!<br />
Alla prossima.<br />
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