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▲ personaggi 7 Maggio 1957 - I funerali di Padre G.B. Saglietto nella “sua” Chiesa di Crocetta stracolma di fedeli e non di tutto il rione della Venezia e della città. ▲ ganizzò queste celebrazioni, il portuale Gino Corradi, anche lui veneziano doc, comunista e figura di punta nel mondo delle gare remiere livornesi, Un forte contributo fu quello della Circoscrizione 2, presieduta da Maurizio Paolini, una sponda utile per diffondere la portata di questa iniziativa. “La Venezia era un rione povero ma pieno di gente dignitosa, capace di volersi bene”, disse tutto d’un fiato Danilo Brondi, giovanotto del 1915. Mentre Italo Piccini con accanto Domenico Alasia, ricordava “il caffellatte che da Saglietto non mancava mai” e “il piacere di mettere i piedi nudi sul pavimento freddo della chiesa soprattutto d’estate, perché non avevamo scarpe e la terra era rovente”. Nel venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, l’Amministrazione Comunale lo ricordò facendo stampare il libro “Padre G. Battista Saglietto - Trinitario”, curato da Aroldo Figara. Gli è stata pure dedicata la strada che da via Strozzi conduce a piazza della Fortezza Vecchia. Alcuni aneddoti Una notte nel rione “piovvero” quintali di generi alimentari. Alcuni ladri popolani avevano svaligiato la “BTB”, un grande supermercato dell’epoca, la cui sede era in piazza Cavour. La mattina mezza polizia della città fu sguinzagliata nel rione, ma nel corso di tutte le perquisizioni effettuate, non fu trovato niente. Il vuoto assoluto. Eppure in quei giorni, i veneziani si riempirono la pancia e fu fatta anche qualche cena sul viale Caprera con fuochi, chitarre e stornelli. Si disse allora che la polizia non trovasse niente, perché i la- dri avevano nascosto la refurtiva nel magazzino dei frati trinitari che, sicuramente, su ordine di Padre Saglietto, non si “accorsero” di niente. * * * Allo scoppio della guerra, tra i richiamati c’era anche Cammello Lorenzini che non venne per qualche tempo inviato al fronte, così lui e Liliana dei Pedani, famiglia storica del rione, decisero di sposarsi e la data fu stabilita per il secondo giorno di Natale, il 26 dicembre. I due innamorati desideravano farsi sposare da Padre Saglietto, ma quel sant’uomo, da vera tarma, pose quale condizione irrinunciabile, la comunione dei loro genitori, notori “senza Dio”. Pretese questa “riparazione” all’incredibile rifiuto opposto fino ad allora a “un irrinunciabile atto di cristiana fede nel Signore”- come disse agli esterrefatti fidanzati. “In caso contrario, mi rifiuto di sposare nel tempio di Dio la figlia di due miscredenti” - aggiunse con la sua voce sottile, ma ferma, il “padre” di tutti i veneziani. Fu dura per i due Pedani, ma una sera, quando il buio regnava sovrano sull’intero quartiere, visto che dal 10 giugno era stato dichiarato il coprifuoco, i genitori della sposa si recarono in Crocetta rasentando i muri per non farsi vedere da tutti gli abitanti del viale Caprera. Una precauzione inutile, perché l’intero rione sapeva già dell’ultimatum posto da Padre Saglietto e tutti erano a sbirciare dietro le persiane sprangate, ma nessuno, nonostante le risate, si fece sentire e vedere, così i due, compiuta l’opera di “riparazione”, sortirono dalla chiesa e, quatti, quatti, con un sospiro di sollievo, ritornarono a casa. Fu così che Liliana e Dino, benvoluti da tutti, ebbero il via libera per sposarsi in Crocetta.