FuoriAsse#23
Officina della cultura
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diviene assolutamente simbolico, facendo<br />
assumere un carattere indimenticabile<br />
alla vicenda. Il giovane Bergman<br />
riesce a registrare proprio l’aspetto “climatico”.<br />
Aspetto che diventa l’elemento<br />
fulcro, vale a dire quel dettaglio che dà<br />
spessore al racconto di una giornata in<br />
cui si assiste addirittura entusiasti alla<br />
volontaria accettazione del male. Sono i<br />
dettagli a fare in modo che la storia funzioni.<br />
In questo senso, Bergman « è stato<br />
un fedele adepto della narrazione dettagliata,<br />
anche del suo inconscio, come<br />
dimostra la sua riflessione e descrizione<br />
che sfocia in maniera ricorrente nel sogno.<br />
Una passione per la registrazione<br />
onirica che parte da molto lontano, dagli<br />
antipodi della sua carriera teatrale sino<br />
ad arrivare ai suoi ultimi film, e che influenza<br />
incessantemente il suo lavoro,<br />
quasi come se fosse il sogno a guidare<br />
la sua strada e a predisporre la sua sfida<br />
professionale ed artistica. Pertanto,<br />
anche noi, a questo punto, seguiremo<br />
lo zampillare continuo ed arbitrario del<br />
percorso artistico bergmaniano, come se<br />
fosse appunto l’unico orologio preciso al<br />
millesimo, capace di contraddistinguere<br />
cronologicamente il suo cammino:<br />
Nei miei sogni notturni sono stato spesso a<br />
Berlino. Non nella Berlino reale, ma in una sua<br />
rappresentazione scenica: una città sconfinata,<br />
opprimente, con fuligginosi edifici monumentali,<br />
campanili e statue. Io vago nel traffico che<br />
scorre incessante, tutto è ignoto e al contempo<br />
familiare. Provo terrore e piacere, e so piuttosto<br />
bene dove sono diretto: sto cercando il quartiere<br />
al di là dei ponti, quella parte della città dove<br />
accadrà qualcosa. Dall’acqua che straripa sul<br />
marciapiede sollevano con un argano un cavallo<br />
morto, grande quanto una balena.<br />
Incontro allora mia moglie morta, ci abbracciamo<br />
con tenerezza e cerchiamo una stanza<br />
d’albergo dove poter fare l’amore. Lei cammina<br />
al mio fianco con passi veloci e leggeri, io le<br />
tengo una mano sul fianco. Ora so d’essere<br />
finalmente arrivato al quartiere proibito. Lì si<br />
trova il Teatro con la messinscena incomprensibile<br />
9 .<br />
Una notte stavo ritornando a casa da teatro.<br />
All’improvviso seppi come dovevo rappresentare<br />
le streghe quando compaiono nell’ultima par<br />
te del dramma. Macbeth e la sua Lady sono<br />
distesi sul loro letto, lei è immersa in un sonno<br />
profondo. L’uomo è in dormiveglia. Ombre create<br />
dalla febbre si muovono sulla parete. Le streghe<br />
spuntano dal pavimento, ai piedi del letto,<br />
sussurrano e ridacchiano tenendosi vicinissime<br />
l’una all’altra. Le loro membra si muovono come<br />
alghe nella corrente. Dietro le quinte qualcuno<br />
suona un pianoforte scordato. Macbeth<br />
è in ginocchio sul letto, seminudo, la testa<br />
voltata, non vede le streghe.<br />
Fu un’esplosione che mi sbalordì e mi accalorò.<br />
Nonostante la mia infelicità, avevo un’autentica<br />
fiducia in me stesso, c’era una colonna<br />
di ferro che trapassava le cadenti rovine della<br />
mia anima 10 .<br />
Ho dei sogni ricorrenti. Il più frequente ha a<br />
che fare con il mio lavoro: sono nello studio<br />
cinematografico e devo preparare una scena.<br />
Per qualche motivo non riesco a ricordarmi il<br />
testo della giornata. Devo guardare continuamente<br />
sul mio libro di regia. Lì sono scritte battute<br />
incomprensibili. Torno dagli attori e fingo,<br />
dico qualcosa a proposito delle pause.<br />
L’attore mi osserva con diffidenza ma segue<br />
obbediente le mie indicazioni. Lo guardo attraverso<br />
la macchina da presa, inquadro metà del<br />
suo volto e un occhio sbarrato. Non può essere<br />
giusto così, mi rivolgo a Sven Nykvist che guar -<br />
da nell’obiettivo, sistema la macchina da presa<br />
e aziona lo zoom. Intanto l’attore è sparito, qual -<br />
cuno dice che s’è preso una sosta per fumare<br />
una sigaretta 11 .<br />
Quando ero più giovane e dormivo bene, ero<br />
tormentato da sogni ripugnanti: assassini, torture,<br />
soffocamenti, incesti, distruzioni, collera<br />
folle. Nei giorni della mia vecchiaia i sogni sono<br />
sfuggenti ma benigni, spesso consolanti.<br />
A volte scorgo una splendida messinscena,<br />
con una moltitudine di persone, musica e una<br />
scenografia coloratissima. Allora sussurro a me<br />
stesso con enorme soddisfazione: questa è una<br />
mia messinscena, sono stato io a crearla 12 .<br />
9 Ivi, p. 122.<br />
10 Ivi, p. 136.<br />
11 Ivi, p. 159.<br />
12 Ivi, p. 161.<br />
FUOR ASSE<br />
16 Cinema