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FuoriAsse#23

Officina della cultura

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nascosti tuttavia percepibili e palpabili.<br />

L’autrice si auto analizza commentando,<br />

sotto l’altro se narrante dello psichiatra,<br />

alcuni, plausibilmente reali, suoi disegni<br />

di bambina riprodotti in bianco e nero<br />

nel libro e si mette a nudo in tutta la sua<br />

fragilità. A pagina 141 la ripetizione, in<br />

un dialogo diretto con echi danteschi,<br />

di “Fior” è un tributo alla sequenza iniziale<br />

di Mamma Roma mentre a pagina<br />

160 scopriamo che l’ossessione della<br />

paziente Zelda per una piccola pianta<br />

che accudisce come fosse la sua stessa<br />

linfa vitale è un richiamo alla novella di<br />

Lisabetta da Messina del Decameron di<br />

Pasolini. Lisabetta, come nella novella<br />

di Boccaccio, nasconde la testa di Lorenzo,<br />

ucciso barbaramente dai tre fratelli,<br />

nel vaso di una pianta di basilico, che<br />

innaffia tutte le sere, e Zelda, in una lettera,<br />

confessa ad un altro sé, che la<br />

pianta cresce troppo e fatica a ridiventare<br />

verde prima della seduta. La pianta<br />

è Pasolini e Laura Betti è Lisabetta,<br />

distrutta dal dolore e rasente la follia.<br />

«P.S. È impossibile tenere in mano la situazione<br />

ancora a lungo. I tempi sono più che maturi e<br />

LUI diventa sempre più esigente. Ieri è diventato<br />

rosso e quasi scottava. Non ce la faceva quasi<br />

più a tornare verde per la seduta. E poi seguita<br />

a crescere» 10 .<br />

L’autrice non cela più la propria disperazione<br />

sempre congiunta alla rabbia per<br />

il presente e nutrita nei confronti di<br />

alcuni “amici” scrittori.<br />

«Ho bisogno di Pier Paolo...dov’è Pier Paolo...<br />

datemi Pier Paolo. Aveva la voce sottile, incosciente,<br />

di quando dice le cose grosse» 11 .<br />

Nell’esigua quarta parte, La villeggiatura,<br />

la Betti torna ad essere Madame ed è<br />

sola, sulla terrazza. Alle cinque fa merenda<br />

sfogandosi negli attacchi famelici<br />

ormai cronici. Lo Scrittore non farà mai<br />

più ritorno e una pagina in cui è riprodotta,<br />

con calligrafia di bambina, una<br />

breve poesia sulla lucciola non è che<br />

l’estremo tributo all’articolo che Pasolini<br />

scrisse sulla loro scomparsa.<br />

Le ironiche pagine finali ricorrono alla<br />

finzione letteraria per eccellenza del<br />

manoscritto ritrovato con velenosi attacchi<br />

agli scrittori “amici” che tentano di<br />

disfarsene perché non ne desiderano la<br />

circolazione.<br />

«Lo SCRITTORE non è arrivato. L’Agenzia ANSA<br />

dà per certo che non arriverà. Tutto qui. Lontano,<br />

molto lontano, passa un canottiere con un<br />

cartello: FINE» 12 .<br />

Solo grazie a Laura Betti si deve la<br />

costituzione del Fondo Pier Paolo Pasolini,<br />

oggi trasferito da Roma presso la<br />

9 Ivi, Op. cit., p. 50.<br />

10 Ivi, Op. cit., p. 160.<br />

11 Ivi, Op. cit., p. 161.<br />

12 Ivi, Op. cit., p. 186.<br />

FUOR ASSE 64<br />

Redazione Diffusa

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