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FuoriAsse#23

Officina della cultura

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Harriet Andersson - Monica e il desiderio (1961)<br />

sia il cinema con annesse modalità produttive,<br />

è più facile cogliere il significato<br />

di quale sia l’esperienza pratica sul set<br />

di uno dei suoi primi film di successo<br />

mondiale, Monica e il desiderio (1961):<br />

Monica e il desiderio era stato programmato<br />

come film a budget ridotto, con risorse<br />

limitate e un minimo di personale.<br />

Dopo tre settimane di fatiche mandammo<br />

a sviluppare i nostri risultati. A causa di<br />

una macchina difettosa, il laboratorio fece<br />

un graffio di migliaia di metri sulla pellicola<br />

e bisognò rifare quasi tutto. Per salvare le<br />

apparenze piangemmo qualche lacrima ipocrita<br />

ma eravamo segretamente felici per la<br />

nostra prolungata libertà.<br />

Girare un film è un’operazione intensamente<br />

erotica. La vicinanza con gli attori<br />

non conosce riserve, ognuno si affida totalmente<br />

all’altro. L’intimità, l’affetto, la dipendenza,<br />

la tenerezza, la fiducia, la disinvoltura<br />

davanti al magico occhio della macchina<br />

da presa danno un caldo e forse illusorio<br />

senso di sicurezza. L’atmosfera è<br />

irresistibilmente carica di sessualità.<br />

Per tutti questi anni ho lavorato insieme a<br />

Harriet Andersson, una persona di forza<br />

singolare ma vulnerabile, con una vena di<br />

genialità nel suo talento. La sua relazione<br />

con la macchina da presa è diretta e sensuale.<br />

Ha inoltre una tecnica superba e si<br />

muove velocissima tra la più intensa ispirazione<br />

e la sobria osservazione. Il suo umorismo<br />

è aspro ma mai cinico. Una persona<br />

amabile e una delle mie più care amiche 14 .<br />

Un legame, quello con gli attori, che<br />

condizionerà tutta la filmografia bergmaniana.<br />

I suoi film, per quanto drammaturgicamente<br />

forti, saranno affidati<br />

comunque a un particolare gruppo di<br />

attori scelti capaci appunto di comprendere<br />

in pieno il “sentire” bergmaniano:<br />

le sue emozioni, i suoi sogni, i suoi ricordi.<br />

E Bergman, a sua volta, ricambia<br />

elargendo un ritratto poderoso delle capacità<br />

di questi grandissimi attori, che<br />

hanno avuto il difficilissimo compito di<br />

interpretare, per quasi tutta la loro carriera,<br />

il vero ‘Volto’ bergmaniano. Soprattutto<br />

quando il regista prende dimora<br />

nella sua amata Fårö dove tutto è<br />

perfetto e in completa sintonia con la<br />

sua individualità e personalità, un luogo<br />

di continua ispirazione perché, come<br />

14 Ivi, p.156.<br />

FUOR ASSE 18<br />

Cinema

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