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Be Sport Magazine n.3

Tutto lo sport di Bologna

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28<br />

Tu dici che “La poetica e i sillogismi servono<br />

a far appassionare a questo sport quante più<br />

persone possibili”: come ti sei inventato telecronista<br />

e qual è l’obiettivo del particolare<br />

linguaggio che utilizzi in telecronaca?<br />

Uso le metafore per spiegare le cose più tecniche.<br />

Amo il pragmatismo, non mi piacciono le<br />

spiegazioni lunghe e il girare attorno al nocciolo<br />

della questione. Già all’epoca di quando giocavo<br />

io, le spiegazioni tecniche degli allenatori<br />

erano troppo lunghe durante i time out. Io volevo<br />

la spiegazione rapida, la soluzione veloce. Faccio<br />

uso di diversi tipi di linguaggio come quello<br />

dei cartoni animati, nei quali io divento il personaggio<br />

“Lucky”. Mi sono inventato uno stile tutto<br />

mio nel fare le telecronache, per raccontare<br />

in pochi secondi quello che tu, telespettatore,<br />

hai già visto. Spesso è inutile un commento<br />

prettamente tecnico, perché parlerebbe solo ad<br />

una fascia molto ristretta di pubblico. Quando<br />

devo spiegare concetti complicati come quelli<br />

tecnici, uso un linguaggio che faccia sorridere,<br />

che sia sopra le righe. Gioco sui cognomi,<br />

storpio i nomi dei giocatori, mi diverto per far<br />

divertire. Questo mi dà la possibilità di innestare<br />

quella leva che mi fa entrare nel “cazzeggio<br />

tecnico”. L’obiettivo dovrebbe sempre essere<br />

quello di allargare la base, attraendo sempre<br />

più pubblico e io cerco di farlo in questo modo.

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