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NOTIZIARIO.agosto2019

IN QUESTO NUMERO: Editoriale della Presidente, Il medico informa, Calendario attività, Diario dell’Associazione, I nostri ambulatori, Informazioni/Appuntamenti

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Apomorfina, scelta terapeutica<br />

Ci può parlare dell’apomorfina e della sua efficacia<br />

nella malattia di Parkinson ?<br />

L’apomorfina è stato il primo composto con<br />

proprietà di agonista dopaminergico ad essere<br />

sintetizzato nel 1877. E’ un derivato semisintetico<br />

della morfina che non si lega ai recettori oppiacei,<br />

ma si lega ad entrambi i tipi di recettore<br />

della dopamina. La sua struttura molecolare è<br />

infatti simile a quella della dopamina ed è perciò<br />

l’unico agonista ad avere un profilo farmacologico<br />

paragonabile a quello della dopamina.<br />

L’apomorfina non può essere somministrata per<br />

via orale, perché viene degradata in gran parte<br />

dal fegato, viene pertanto utilizzata la via sottocutanea.<br />

La sua azione si manifesta circa 15<br />

minuti dopo la somministrazione e presenta<br />

una durata massima dell’effetto di 45 minuti.<br />

Proprio per queste caratteristiche, come già riportato<br />

nei primi studi (Hardie e coll., 1984),<br />

l'apomorfina può essere molto utile come trattamento<br />

di “salvataggio” durante i periodi di<br />

blocco motorio imprevedibile (off) .<br />

La somministrazione di apomorfina sottocutanea<br />

intermittente può essere pertanto consigliata<br />

per la riduzione dei periodi off in pazienti<br />

con malattia di Parkinson allo stadio avanzato,<br />

come riportato dalle Linee Guida Nazionali pubblicate<br />

dalla Limpe nel 2013.<br />

Il dispositivo utilizzato per la somministrazione<br />

dell’apormofina, disponibile in commercio in<br />

Italia si chiama Apofin Stylo ed assomiglia ad<br />

una vera e propria penna. Tale dispositivo è<br />

costituito da un iniettore per le iniezioni sottocutanee<br />

contenente una cartuccia preriempita,<br />

multidose non ricaricabile che garantisce la<br />

somministrazione di boli sottocutanei di farmaco<br />

a dosaggi che possono variare da 1-2 mg fino<br />

ad un massimo di 5-6 mg.<br />

Solitamente la dose iniziale prevede un’iniezione<br />

sottocutanea di 1 mg ; nel caso in cui tale<br />

dose iniziale risulti insufficiente, vengono effettuati<br />

i graduali incrementi di 1 mg fino ad ottenere<br />

un’adeguata risposta terapeutica (effetto<br />

di sblocco).<br />

I pazienti selezionati per questa terapia sono<br />

solitamente quelli con blocchi motori imprevedibili<br />

oppure blocchi resistenti alla terapia (soprattutto<br />

nel periodo post prandiale), ripetuti<br />

anche più volte nel corso della giornata. Come<br />

per ogni altra scelta terapeutica, è opportuno<br />

che anche in questo caso la scelta venga concordata<br />

con il neurologo di riferimento , che abbia<br />

Il medico informa<br />

verificato l’assenza di controindicazioni<br />

e definito con appropriatezza<br />

la dose di sblocco ed<br />

i livelli di tollerabilità da parte<br />

del paziente.<br />

Tra gli effetti collaterali più<br />

comuni ci sono la nausea ed il<br />

vomito, che solitamente vengono<br />

contrastati con la somministrazione di<br />

domperidone, che deve essere assunto almeno<br />

due giorni prima dell’inizio della terapia, e sospeso<br />

il prima possibile, in considerazione delle<br />

potenziali alterazioni elettrocardiografiche<br />

(prolungamento dell’intervallo QT).<br />

Dal momento che anche l’apomorfina, soprattutto<br />

a dosi elevate, puó determinare le stesse<br />

alterazioni elettrocardiografiche, si deve usare<br />

una particolare cautela nel trattamento di pazienti<br />

a rischio di aritmie cardiache, e sottoporre<br />

il paziente a controlli elettrocardiografici ripetuti<br />

periodicamente.<br />

Particolare attenzione deve pertanto essere rivolta<br />

alla presenza di fattori di rischio, presentati<br />

dal paziente sia prima che durante il trattamento<br />

con apormofina, come gravi patologie<br />

cardiache,grave insufficienza epatica o significative<br />

alterazioni elettrolitiche ed inoltre le interazioni<br />

farmacologiche.<br />

Altri effetti collaterali importanti che condizionano<br />

l’utilizzo di questo farmaco sono rappresentati<br />

dall’ipotensione ortostatica e dagli effetti<br />

di tipo psichiatrico caratterizzati da comparsa<br />

di confusione ed allucinazioni, psicosi acute e<br />

croniche.<br />

In generale l’utilizzo dell’apormofina è sconsigliato<br />

in tutta una serie di condizioni quali l’età<br />

biologica molto avanzata, la grave psicosi dopaminergica,<br />

la demenza e l’ipotensione ortostatica.<br />

Inoltre i pazienti in terapia con apomorfina<br />

intermittente presentano il rischio di sviluppare<br />

una sindrome da disregolazione dopaminergica,<br />

caratterizzata da abuso della terapia dopaminergica<br />

a dosi sempre crescenti.<br />

E’ auspicabile che ogni scelta terapeutica venga<br />

condivisa con il neurologo di riferimento e che<br />

rappresenti sempre il risultato di un percorso<br />

che ponga il paziente al centro di ogni tipo di<br />

scelta terapeutica al fine di migliorare la qualità<br />

di vita in tutti i suoi aspetti.<br />

Parkinson Notiziario<br />

dott.ssa Donatella Ottaviani<br />

medico neurologo<br />

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