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Liturgia-delle-Ore-IV-ULN-web(1)

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Ufficio delle letture 1345

L’inno di gloria a Dio, ora innalzato da innumerevoli

voci, è un’eco del «Te Deum» cantato nella chiesa

di san Domenico la sera del 27 dicembre 1637,

quando giunse da Nagasaki la notizia del martirio di

un gruppo di sei cristiani. Fra loro era il capo della

missione, padre Antonio Gonzalez, domenicano spagnolo

originario del Leon, e Lorenzo Ruiz, padre di

famiglia, nato a Manila nel sobborgo di Binondo. Il

canto dei salmi al Signore onnipotente e misericordioso

accompagnò la loro gloriosa testimonianza; sia

quando si trovarono in prigione, sia quando affrontarono

il supplizio durato tre giorni.

La fede vince il mondo. La predicazione della fede

illumina come il sole quanti desiderano giungere

alla conoscenza della verità. Pur nella diversità delle

lingue sempre risuona l’unica e identica tradizione

cristiana.

Il Signore Gesù nel suo sangue ha redento i suoi

servi e li ha riuniti da ogni razza, lingua, popolo e

nazione, per fare di loro un sacerdozio regale per il

nostro Dio.

I sedici beati martiri, nell’esercizio del sacerdozio,

in forza del Battesimo o dell’Ordine sacro, resero a

Dio il più grande atto di adorazione e di amore versando

il loro sangue in comunione al sacrificio di

Cristo sull’altare della croce. In tal modo imitarono

Cristo, sacerdote e vittima, nel grado più perfetto

possibile a umana creatura. In pari tempo il loro

martirio costituì il massimo atto di amore verso i

fratelli, per i quali anche noi siamo chiamati a donarci

sull’esempio del Figlio di Dio che sacrificò se

stesso per noi.

Tutto questo fece Lorenzo Ruiz. Guidato dallo

Spirito Santo a un traguardo inatteso dopo un viaggio

pieno di pericoli, proclamò davanti ai giudici di

essere cristiano pronto a morire per il suo Signore:

«Vorrei dare mille volte la mia vita per lui. Non sarò

mai apostata. Potete uccidermi, se volete. La mia volontà

è di morire per Dio».

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