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Speciale
Atalanta-Valencia
L'ECO DI BERGAMO
FEBBRAIO 2020
CHE STORIE
Gli «ottavi» dell’Atalanta
Il racconto. Eligio Nicolini superstar di entrambi i precedenti europei: contro l’Ofi Creta nella Coppa Coppe
del 1987/88 e contro il Colonia nella Coppa Uefa del 1990/91. Contro i tedeschi andò a segno anche Bordin
Emiliano Mondonico, timoniere degli ottavi di Coppa Coppe 87/88
n Mondonico
fu il grande
protagonista delle
imprese europee
dell’Atalanta
Pierluigi Frosio, allenatore degli ottavi di Coppa Uefa del 90/91
n Frosio, dopo i
quarti di finale in
Uefa, fu esonerato
per lasciare il posto
a Bruno Giorgi
PAOLO VAVASSORI
C’era una volta la mitica
sfida di Salonicco e la favola
di un gol preso e rimontato con
la doppia scintilla di Bergamo
firmata Nicolini-Garlini. E poi
l’impresa di Colonia, dove la
capocciata poderosa di Bordin
alimentò speranze e sogni diventati
realtà al Comunale.
L’Atalanta sfida il Valencia negli
ottavi di finale di Champions e
la memoria si tuffa all’indietro
di oltre trent’anni. Sempre ottavi
di finale, sempre Europa, che
una volta si chiamava Coppa
delle Coppe e Coppa Uefa.
L’Atalanta, in quegli anni
ruggenti, di prime conquiste
continentali vissuti da mina vagante,
con la spregiudicatezza
di chi in fondo non aveva nulla
da perdere, era «soltanto» la
regina delle provinciali: la squadra
orgogliosa e indomita, capace
in una gara secca di rovesciare
le grandi d’Italia, di ribaltare
i valori tecnici con l’agonismo,
l’intensità, gli slanci del cuore
e magari l’abilità balistica di
qualche stoccatore di qualità.
Ora è tutta un’altra storia:
l’Atalanta di Gasp è volontà,
muscoli, corsa, caparbietà negli
assalti. Ma è, anche e soprattutto,
una squadra che punge con
la tecnica e la corale bellezza del
suo gioco. E’ considerata una
big a tutti gli effetti. Non più
solo una magnifica outsider.
Questo ottavo di finale di
Champions League, si inserisce,
quindi, in un contesto diverso
rispetto alle avventurose
sortite europee a cavallo fra gli
anni ’80 e ’90. E’ il contesto di
una consacrazione ad alti livelli.
Tuttavia, il profumo inebriante
delle sfide europee, con il fascino,
la trepidazione, la partecipazione
di una città intera,
l’adrenalina e l’orizzonte di entusiasmi
nuovi, si origina indubbiamente
e trae ispirazione
dall’Atalanta di Emiliano Mondonico,
audace e sbarazzina,
forte e orgogliosa, che sgambettava
le grandi e sapeva prendersi
il palcoscenico anche fuori
dai confini italiani. Riavvolgiamo
il nastro del film europeo
allora. E partiamo dalla più celebre
delle cavalcate continentali.
Quella scolpita nella memoria
a caratteri cubitali, nella
Coppa delle Coppe 1987/1988
che condusse fino alla semifinale
persa con il Malines e che,
nello snodo degli ottavi di finale,
presentò come avversario i
greci dell’Ofi Creta. Ostacolo
abbordabile, tutto sommato,
non proprio come il Merthyr
Tydfil nel turno precedente, ma
l’incrocio con il calcio greco,
anche per una squadra impegnata
nel campionato di serie
B, appariva all’epoca decisamente
alla portata. La doccia
gelata, nell’autunno del 1987,
arriva però dalla «battaglia»» di
Salonicco che vede spuntarla
l’Ofi di misura, con il sigillo del
centrocampista Takis Persias.
L’1-0 in trasferta, in tempi di
difese blindate e di marcature
asfissianti, era considerato un
risultato indigesto e potenzialmente
letale.
Il classico punteggio da difesa
arcigna e contropiede ficcante,
difficilissimo da maneggiare
a livello strategico per la squadra
chiamata a dover rimontare.
Se ti sbilanci troppo, rischi
la coltellata in ripartenza e addio
quarti di finale. Se non acceleri
con decisione, l’avversario
si barrica nelle retrovie, si chiude
come un bunker e scalfire la
muraglia diventa complicato, se
non quasi impossibile.
Un rompicapo sottilissimo,
di tattica e di atteggiamento,
una matassa intricata e tempestata
di grovigli e tranelli, che
però è più facile da sbrogliare se
in panchina c’è un maestro di
contromisure e di lettura della
gara come Emiliano Mondonico,
giovane tecnico rampante
nel 1987, ma già arguto pianificatore
di mosse spiazzanti e disegni
vincenti. Infatti, l’Atalanta,
nel secondo round di Bergamo,
giocato insolitamente di
primo pomeriggio come nei fischi
d’inizio della domenica, è
aggressiva al punto giusto, attacca
con intelligenza senza
scoprire le praterie al contropiede.
E prima si affianca con
un piazzato a fil di palo di quel
furetto tutto fosforo e dinamismo
di Eligio Nicolini. E poi
mette la freccia e sorpassa con
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