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Atalanta-Valencia

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Atalanta-Valencia Il business della Champions

L'ECO DI BERGAMO

FEBBRAIO 2020

Il cassiere fa festa

Obiettivo 65 milioni

GIOVANNI CORTINOVIS

Ancora prima di scendere

in campo a San Siro per la

partita di andata degli ottavi

l’Atalanta ha guadagnato almeno

51 milioni di euro dalla partecipazione

alla Champions League

2019/2020. E tutto ciò senza

considerare la rivalutazione del

valore dei calciatori né eventuali

premi di risultato previsti nei

contratti con gli sponsor.

La parte del leone la fanno le

quota di partecipazione e i premi

pagati dall’Uefa per le prestazioni

in Europa da settembre ad

oggi. Più ridotta è invece l’incidenza

delle altre voci come il

market pool, gli incassi da stadio

e la quota per il rendimento storico

dei nerazzurri nelle competizioni

internazionali.

Quest’anno la semplice partecipazione

alla fase a gironi della

Champions League frutta a ciascuno

dei 32 club la bellezza di

15,25 milioni di euro. Dieci anni

fa invece lo «starting fee» ammontava

a 7,1 milioni di euro. Sia

allora che oggi l’importo prescinde

dai risultati ottenuti nel

corso delle 6 partite e ciò spiega

perché tutti aspirano ad approdare

a questa fase.

Avendo battuto la Dinamo

Zagabria e lo Shakhtar Donetsk

e pareggiato a San Siro con il

Manchester City, l’Atalanta ha

inoltre guadagnato 6,3 milioni

per i risultati nella fase a gironi:

ciascuna vittoria valeva infatti

un premio di 2,7 milioni mentre

ogni pareggio fruttava 900 mila

euro. Nonostante non abbia passato

il turno anche l’Inter intascherà

6,3 milioni di euro perché

anch’essa ha totalizzato 7 punti.

Essendo stata promossa agli

ottavi di Champions League,

l’Atalanta ha inoltre guadagnato

(e come lei anche le altre 15 che

hanno superato il turno) ulteriori

9,5 milioni di euro. Sommando

quindi questo valore a

quello per le due vittorie e il

pareggio il premio di risultato

per la Dea ammonta a 15,8 milioni

di euro.

La voce che al momento più

penalizza l’Atalanta è il coefficiente

decennale Uefa, calcolato

sulla base dei risultati nelle

competizioni europee: davanti

a tutti c’è il Real Madrid seguito

da Barcellona e Bayern Monaco.

La prolungata assenza dell’Atalanta

dalle coppe, tamponata

nell’ultimo triennio, la relega al

30° dei 32 posti di questa graduatoria.

Ciò significa incassare

da questa voce appena 3,324 milioni

di euro, il triplo della quota

spettante alla peggiore delle 32,

lo Slavia Praga.

La parte più incerta dei soldi

che arriveranno dall’Uefa all’Atalanta

è il market pool: con

tale termine si intende la quota

dei diritti tv e commerciali legata

all’ammontare dei contratti

sottoscritti con le aziende dei

vari Paesi, al momento ignota.

La quota presumibile di market

pool per l’Italia dovrebbe attestarsi

dai 50 ai 70 milioni di euro.

Questa voce verrà suddivisa

in due parti, una legata al piazzamento

nell’ultimo campionato

n Tutti i conti della

partecipazione

alla Champions

League, tra premi

partita e «pool»

e una al numero di partite giocate

in questa edizione della

Champions League. La ripartizione

della prima metà prevede

che alla vincitrice dello scudetto

vada il 40 per cento, alla seconda

classificata il 30 per cento, alla

terza il 20 per cento e alla quarta

il 10 per cento.

Ipotizzando quindi per difetto

che il market pool italiano sia

di 50 milioni di euro, per il 3°

n Dal girone 6,3

milioni, più i 9,5

previsti per gli

ottavi. E vola anche

il botteghino

posto nello scorso campionato

l’Atalanta avrebbe 5 milioni. A

questi va aggiunta la quota del

market pool proporzionale al

numero di partite giocate: l’Inter

si è fermata a 6 mentre Atalanta,

Juventus e Napoli con gli

ottavi ne giocheranno almeno 8.

Lo scenario peggiore per

l’Atalanta sarebbe l’eliminazione

negli ottavi e una finale tra

Juventus e Napoli. In tal modo

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