Plancia di comando plancia di comando resilienza una parola, una speranza È il momento di capire se abbiamo abbastanza cuore per superare le difficoltà e scoprire una nuova eccellenza Mi ero ripromesso di non parlare dell’emergenza senitaria mondiale e delle restrizioni imposte ai cittadini. Eppure eccomi qui davanti alla tastiera, mentre mi occupo proprio di questo in barba a ogni buon proponimento. Non voglio prendere posizione circa la bontà o meno delle misure adottate: ho le mie idee, ma questo non è il luogo adatto per dissertazioni politico-ideologiche, molto più indicate per infestare le colonne di giornali e social network... qui si parla d’altro. Di resilienza, ad esempio, ovvero della capacità di sovvertire gli eventi negativi volgendoli a nostro favore. La resilienza è figlia legittima di Speranza e Determinazione. È ciò che l’essere umano distilla quando ogni forma di lotta è vana per contrastare un nemico troppo potente, ma, scendendo dal piedistallo e citando Clint Eastwoon nei panni del sergente artigliere Thomas Gunny Highway, “La resa non è nel nostro credo”. E di motivi per pensare alla di Fabio Gimignani resa, non c’è bisogno di sottolinearlo, ce ne sono davvero parecchi. Molti di noi sono costretti a una quarantena forzata da trascorrere tra le mura di casa, avendo come unico spiraglio di evasione quello rappresentato dalla spesa o dalla veloce passeggiata con il cane; altri, e per fortuna posso avvonerarmi tra questi, hanno l’incolpevole fortuna di vivere in campagna e di poter beneficiare di ampi spazi aperti e poco frequentati nei quali almeno passeggiare liberamente in questo inizio di primavera. Ma qualunque sia la forma del nostro isolamento, siamo in primo luogo dei creativi. Scriviamo. E la nostra finestra su mondi fantastici, misteriosi, terribili o sognanti è aperta da sempre; quindi basta concentrarsi su di essa e dedicarle tutto il tempo di cui fino a oggi abbiamo lamentato la mancanza. La pandemia e i suoi effetti sulla vita sociale non dureranno in eterno, ma la ripresa della vita più o meno normale ci costringerà a riappropriarci del tempo perduto sottoponendoci a ritmi forsennati, anche perché sarà interesse di tutti recuperare al meglio (o al meno peggio) i danni inflitti da un flegello che sta attaccando contemporaneamente la vita sanitaria, sociale ed economica di ogni individuo. libri & lettori Limitatamente all’editoria, prima che le presentazioni dei libri possano riprendere un corso normale dovrà scorrere tanta acqua sotto ai ponti, e nessuno di noi può permettersi di abbandonare la presa sulla popolazione dei lettori correndo il rischio di venir dimenticato. Ricordiamoci sempre che siamo lontani anni-luce dai nomi scolpiti nel marmo bianco; ci leggono, ci apprezzano... ma mesi di silenzio faranno cadere sulle nostre pagine tanta di quella polvere che sarà impossibile soffiarla via al momento opportuno. Quindi se esiste un lato positivo di questo periodo di reclusione coatta, esso consiste nel fatto di disporre del tempo necessario a occuparci di noi, della nostra presenza in Rete e della cura di quanto abbiamo scritto e stiamo scrivendo. È il tempo necessario a riprendere in mano le stesure che consideravamo definitive per sottoporle a una nuova revisione, magari scambiandoci i files con colleghi Autori o impegnando i beta readers in un momento nel quale anche a loro serve un modo per passare le giornate. È il tempo per programmare un’attività di informazione attraverso i social nerwork per mantenere vivo l’interesse dei lettori abituati e per stimolare la curiosità di quelli che ancora non ci conoscono. È il tempo per documentarsi sulle migliorie che possiamo apportare al nostro modo di scrivere o di promuoverci, prendendo in esame con la dovuta calma l’immensa offerta formativa presente in Rete, senza doverci per forza accontentare del primo risultato a causa delle poche ore disponibili. È il tempo di pianificare le azioni, dirette o virtuali, da porre in essere quando la morsa si allenterà e dovremo essere pronti, pronti come non mai, per emergere dalla massa con le idee chiare e le armi affilate. Non possiamo permetterci di adagiarci su noi stessi in attesa che qualcuno intervenga in nostro favore: non accadrà; e se mai dovesse accadere sarà qualcosa capace di tamponere una ferita, ma non di fermare l’emorragia. nuove competenze Da questo periodo orribile potremo trarre nozioni, risorse e ANNO III • NUMERO II • aprile 2<strong>02</strong>0 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger 6 7