SUONO n° 544
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N. XXX<br />
Editoriale<br />
Tutto andrà bene?di Paolo Corciulo<br />
Rientrando da una delle poche sortite recenti da casa (giustificate, come da autocertificazione,<br />
dalla motivazione: “smaltimento spazzatura”) noto un cartello appena appeso all’ingresso della<br />
proprietà dove abito: sotto un arcobaleno recita: “andrà tutto bene”…<br />
Mi apre il cuore questo “quadro” inatteso e, si vede, frutto della mano di<br />
un bambino (scoprirò poi che è di Nina, cinque anni, figlia di un vicino).<br />
Un hashtag che ha colpito l’animo di piccoli e adulti quel “andrà tutto<br />
bene”, in origine “Tutto andrà bene” (Giuliana di Norwich) ma che, in<br />
entrambi i casi, meriterebbe un bel punto interrogativo alla fine dell’anelito:<br />
andrà tutto bene?<br />
Non solo una bambina ma poeti, economisti, imprenditori (persino i<br />
sindacalisti!) si sono convinti, paragonando la pandemia provocata dal<br />
Covid-19 a una guerra, che tutto non sarà più come prima. Da pessimista<br />
nel senso in cui l’intende Oscar Wilde (“il pessimista non è nient’altro che<br />
un ottimista ben informato”) ritengo che quale che sia il tempo necessario<br />
per il ritorno alla normalità non trarremo insegnamento dalla lezione<br />
ricevuta e no, non andrà tutto bene; dimenticheremo subitaneamente<br />
quanto appreso in questi giorni di emergenza! La parte ottimista che è in<br />
me mi ricorda che di quel più o meno breve lasso di tempo che ci separa dal<br />
ritorno all’ordinaria amministrazione dovremmo trarne beneficio, prima<br />
che la dimensione orwelliana in cui ricadremo raffreddi ogni pulsione<br />
rispetto a ciò che abbiamo imparato dal Coronavirus, dalla quarantena,<br />
dalle paure e dalle certezze del pericolo che abbiamo corso. Cose la cui<br />
importanza solo oggi che le ferite sono a carne viva possiamo valutare<br />
nella loro importanza perché le condizioni economiche e quelle culturali<br />
generate dalla tragedia che stiamo attraversando hanno comunque<br />
squarciato una sorta di indolenza che ci ha accompagnato nell’attraversamento<br />
tra due secoli nell’arco di due decenni. O forse, parafrasando<br />
dalla scienza, è stato un vero e proprio “riflesso di Semmelweis”, ovvero<br />
un’attitudine a respingere qualsiasi evidenza che contraddica lo status<br />
quo, detto anche bit di conferma…<br />
Molte delle filiere sono ancora novecentesche; mentre una rivoluzione<br />
tecnologica e culturale attraversava la società e il mondo della riproduzione<br />
musicale, la filiera dell’Hi-Fi si rifugiava nei suoi stanchi e consunti riti:<br />
i mostri sacri e gli ammazza giganti, le idiosincrasie e i tocchi magici, le<br />
fiere si, fiere no senza il “fiere come”. Con religiosa renitenza abbiamo<br />
negato l’ingresso dell’informatica nell’alveo della riproduzione musicale,<br />
la più grande rivoluzione del nuovo secolo nel campo, salvo scoprire con<br />
ritardo che l’informatica, la rete, la metabolizzazione dell’ascolto musicale<br />
erano l’unica chance per condividere un destino che ci ha chiusi in casa,<br />
povere formichine. Che l’attività online era una chance per non tirà<br />
giò la clèr uccidendo le attività che contribuiscono a che la filiera della<br />
musica rimanga viva…<br />
Il digital divide, dunque, ci è balzato agli occhi nella sua interezza, affannati<br />
a colmarlo con la classica “pezza”, mentre per contrappasso, in<br />
tempi di tregenda, di paure e di dubbi, ci è apparso anche finalmente<br />
chiaro l’impatto delle fake news e l’importanza della competenza (“La<br />
rivincita dei competenti” - Michele Serra su “Repubblica”). Non un<br />
panegirico (“Nelle emergenze sanitarie i giornali sono come i farmaci:<br />
un antidoto” - il sottosegretario all’editoria Andrea Martella, sempre su<br />
“Repubblica”) ma uno stimolo, una sfida per quanti, come chi scrive, sono<br />
chiamati a rispondere del modo e del se quella eventuale competenza<br />
sia stata messa in campo e condivisa.<br />
La mia parte migliore mi dice che potrò sfruttare questi insegnamenti<br />
per migliorarmi e, ulteriormente, mi solletica il fatto che la permanenza<br />
coatta nelle nostre abitazioni ha avuto almeno un elemento positivo: ci<br />
ha portato a rivalutare quel che di buono avviene nella vita domestica.<br />
La mia parte peggiore ribadisce, soffiando all’orecchio, la convinzione<br />
che con il ritorno del “quieto vivere” le condizioni a contorno torneranno<br />
a indurci tutti a fare la cosa più utile, non quella più giusta.<br />
Quando sarà, comunque, gioverà ricordarsi che dopo lo tsunami<br />
Covid-19 siamo come dopo un incidente in pista in una corsa di auto:<br />
la safety car ci ha messi in riga, quasi del tutto uniformemente, con il<br />
piede sulla riga di partenza. Forse tirar fuori gli attributi, far buon uso<br />
del proprio scatto, saper focalizzare la nostra determinazione, farà di<br />
nuovo la differenza...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 3
Sommario<br />
N. <strong>544</strong><br />
MAGGIO 2020<br />
EDITORIALE di Paolo Corciulo<br />
Rientrando da una delle poche sortite recenti da casa (giustificate,<br />
come da autocertificazione, dalla motivazione: “smaltimento<br />
spazzatura”) noto un cartello appena appeso...<br />
ANTENNA Prodotti, News, Storie<br />
Scouting tra le proposte del mercato: in un mare di<br />
offerta occorre orientarsi con una bussola!<br />
3<br />
6<br />
foto by Irene Starita<br />
SUL CAMPO<br />
DIFFUSORI<br />
TCL TS9030<br />
di Paolo Corciulo<br />
30<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
QUARANTACINQUE DI QUESTE VOLTE!<br />
MPI e McIntosh da 45 anni insieme<br />
di Paolo Corciulo<br />
Uno dei più longevi e saldi rapporti di<br />
collaborazione che si possa ricordare in Italia,<br />
quello tra il marchio americano McIntosh e il<br />
distributore italiano MPI. Lo racconta attraverso<br />
i suoi ricordi ricchi di aneddoti un cronista<br />
di lunga data, perché da un lato e dall’altro<br />
dell’asse USA - Italia si sono sempre<br />
alternati personaggi con i cojones!<br />
14<br />
LA QUALITÀ NON È UN’OPZIONE<br />
La storia della Stax: parte II<br />
di Roberto Salafia<br />
Se oggi Stax ha ridotto la sua produzione alle sole<br />
cuffie, in passato ha prodotto alcuni tra i migliori<br />
apparecchi in assoluto, non soltanto in ambito<br />
giapponese ma comparati al mondo intero: uno<br />
spot azzeccato per sfatare la leggenda negativa<br />
sulla qualità dell’Hi-Fi made in Japan!<br />
18<br />
IN PROVA<br />
CONVERTITORE<br />
Bryston BDA-3.14<br />
a cura della redazione<br />
34<br />
BARDAMU<br />
Musica nuova per le nostre orecchie<br />
di Francesco Bonerba<br />
Si chiamano Bardamù, sono due fratelli calabresi<br />
ma da vent’anni girano il mondo, con New York<br />
come campo base. Alchimisti della musica “da<br />
strada”, hanno inventato lo Stray Bop, stile che<br />
ha già conquistato i jazz club più importanti di<br />
Manhattan.<br />
24
AUDIO & TV<br />
L’audio video come dico io<br />
de Il Tremila<br />
Guardate l’immagine promozionale che apre<br />
questo articolo. Non vi pare che manchi qualcosa?<br />
Eh già: l’audio è riprodotto forse dallo Spirito<br />
Santo... Sembra che non sia indispensabile per<br />
ricreare la giusta atmosfera alle immagini o, più<br />
probabilmente, ancora una volta se ne è trascurata<br />
l’importanza…<br />
28<br />
Sommario<br />
O mangi<br />
la solita...<br />
SUL CAMPO<br />
COMPLEMENTO<br />
Powergrip YG-1<br />
di Nicola Candelli<br />
38<br />
42<br />
IN<br />
PROVA<br />
GIRADISCHI<br />
Luxman PD-151<br />
a cura della redazione<br />
...o salti<br />
nella<br />
“finestra”<br />
46<br />
a<br />
IN PROVA<br />
UNITÀ PHONO<br />
Blue Aura PH1<br />
cura della redazione<br />
50<br />
SUL CAMPO<br />
DIFFUSORI<br />
JBL L-100<br />
di Vincenzo Sollazzo<br />
58 a<br />
IN PROVA<br />
DIFFUSORI<br />
Wharfedale EVO 4.1<br />
cura della redazione<br />
54<br />
SUL CAMPO<br />
DIFFUSORI<br />
TAD E1TX-K<br />
di Vincenzo Sollazzo<br />
30€*<br />
www.suono.it :<br />
informazione non<br />
omologata in rete<br />
63<br />
Mobili,<br />
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mensole stand e supporti<br />
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A.A.V.V.<br />
LE RECENSIONI<br />
Classica - Rock - Jazz<br />
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Alla musa della musica veniva attribuito il potere di risollevare l’umore degli uomini. Di questo si occupa la<br />
musicaterapia di cui ci parla Lucio Gallo. Seguito da una esclusiva intervista a Carlo Massarini!
ANTENNA<br />
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Il proprio DNA non si può cancellare<br />
Nella sua storia più che centenaria, Thorens<br />
è passata da momenti di gloria, specie negli<br />
anni ’60/’70 del secolo scorso, quando i<br />
suoi giradischi rappresentavano l’eccellenza<br />
del settore, a momenti di crisi che<br />
hanno portato a diversi cambi di proprietà;<br />
nel 2018 l’ultimo scossone con la vendita<br />
dell’azienda da Heniz Rohrer all’ex AD di<br />
Elac, Gunther Kurten, il quale ha riportato<br />
la fabbrica in Germania (a Berisch<br />
Gladbach) inaugurando un nuovo corso<br />
che, ripartendo da un catalogo alquanto<br />
pletorico di modelli e linee molto diverse tra<br />
loro, ha l’obiettivo, Kurten lo ha dichiarato<br />
chiaramente, di iniettare il vecchio DNA<br />
nella nuova produzione di giradischi di<br />
Thorens. L’obiettivo, ovviamente, è quello<br />
di rinverdirne gli antichi fasti e per farlo<br />
Thorens persegue due strategie: l’introduzione<br />
di nuovi modelli che a quel periodo<br />
d’oro alludono, pur sfruttando le tecnologie<br />
contemporanee e una sfoltita del catalogo<br />
per dargli più coerenza e una personalità<br />
specifica. In sostanza un giradischi Thorens<br />
deve esserlo di nome e di fatto e non una<br />
commistione di classici e scopiazzature<br />
di idee altrui! I modelli TD 1600 e 1601 si<br />
schierano sul primo fronte: richiamano nel<br />
nome e, in parte, nella sostanza, il glorioso<br />
TD 160, il giradischi a telaio flottante e<br />
trazione a cinghia di maggior successo nella<br />
sua storia più che centenaria.<br />
Presentati all’Hi End di Monaco 2019, in<br />
veste poco più che prototipale, arrivano<br />
ora nei negozi, anche da noi, i TD 1600 e<br />
1601, che differiscono tra loro solo per un<br />
maggior automatismo del 1601. Come il<br />
glorioso TD 160 degli anni ’70, adottano<br />
un doppio chassis di tipo flottante, con una<br />
bella cornice in legno, la trazione a cinghia<br />
usa una analoga cinghia piatta che trasmette<br />
il movimento dall’alberino del motore<br />
al contropiatto, in modo che poi il piatto<br />
copra il tutto, e le similitudini finiscono qui.<br />
Il telaio flottante, al quale è fissato il piatto e<br />
la basetta del braccio, poggia sulle tre molle<br />
della sospensione, che sono fissate da sotto<br />
la base del telaio principale, mentre prima<br />
veniva appeso alle molle stesse, regolabili<br />
in tensione dall’alto. Il telaio flottante è<br />
una spessa tavola in MDF nella quale è<br />
riservata la sede per il cuscinetto del perno<br />
del piatto e la basetta, sempre in MDF, che<br />
ospita il braccio, è rigidamente fissata a<br />
esso. La basetta del braccio è sviluppata per<br />
tutta la profondità del telaio flottante e il<br />
suo colore nero rispetto a quello silver del<br />
telaio ricorda più il classico Sondek della<br />
Linn. Si tratta di una specie di scambio<br />
d’ispirazione, visto che c’è chi sostiene che<br />
il TD 160 fu d’ispirazione per la nascita del<br />
giradischi scozzese e di altri contemporanei<br />
britannici come l’Ariston o il Sistemdek.<br />
Il sistema flottante ora oscilla solamente<br />
in verticale in quanto è stata introdotta un<br />
soluzione originale per impedire le oscillazioni<br />
orizzontali. In pratica all’interno<br />
del piano oscillante è stata ricavata una<br />
scanalatura nella direzione perno del piatto/asse<br />
di rotazione verticale del braccio,<br />
dove è stato inserito un tirante in acciaio<br />
che dovrebbe impedire questo movimento<br />
dannoso per la corretta lettura da parte<br />
del fonorilevatore. Il braccio fornito di<br />
serie è il già noto TP-92 da 9 pollici, con<br />
articolazione cardanica, cuscinetti a sfera<br />
ad alta precisione e olio viscoso in quello<br />
orizzontale. Il motore è fissato alla base ed<br />
è controllato elettronicamente tramite un<br />
6 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
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circuito che s’incarica anche del cambio<br />
di velocità tra 33 1/3 e 45 rpm. L’alimentazione<br />
è esterna in un box metallico che<br />
contiene il circuito di raddrizzamento e il<br />
trasformatore toroidale. Il segnale phono<br />
dal braccio giunge alle uscite, poste nel<br />
lato posteriore e di tipo RCA e XLR (queste<br />
ultime sono consigliate quando si devono<br />
impiegare cavi phono lunghi almeno due<br />
metri). TD 1600 e1601 sono modelli della<br />
gamma di vertice, superati solo dal TD 907<br />
da 15.000 euro che rimane unico esponente<br />
della pur recente serie 900, e presto prenderà<br />
il ruolo di modello top del marchio al<br />
posto del TD 550, di costo simile e troppo<br />
diverso per look e filosofia rispetto alla<br />
storia che si vuol percorrere e raccontare.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: MPI Electronic<br />
mpielectronic.com<br />
Giradischi Thorens TD 1600<br />
Prezzo: € 3.600,00<br />
Dimensioni: 45,4 x 8 x 36 cm (lxaxp)<br />
Peso: 10,9 Kg<br />
Tipo: con braccio Telaio: flottante su tre<br />
elementi elastici Trasmissione: cinghia<br />
piatta Piatto: piatto e contropiatto in alluminio<br />
Velocità (RPM): 33 e 1/3 e 45<br />
con controllo elettronico Braccio: TP-92<br />
da 9 pollici con antiskating magnetico Alzabraccio:<br />
manuale Wow & Flutter<br />
(%): < 0,06 Note: uscite phono RCA e<br />
XLR; alimentazione esterna; finitura laccato<br />
piano nero, noce lucido.<br />
Giradischi Thorens TD 1601<br />
Prezzo: € 4.300,00<br />
Dimensioni: 45,4 x 8 x 36 cm (lxaxp)<br />
Peso: 11 Kg<br />
Tipo: con braccio Telaio: flottante su tre<br />
elementi elastici Trasmissione: a cinghia<br />
piatta Piatto: piatto e contropiatto in alluminio<br />
Velocità (RPM): 33 e 1/3 e 45<br />
con controllo elettronico Braccio: TP-92<br />
da 9 pollici con antiskating magnetico Alzabraccio:<br />
a controllo elettronico Wow<br />
& Flutter (%): < 0,06 Note: auto spegnimento<br />
a fine lettura, lift elettronico<br />
automatico; uscite phono RCA e XLR; alimentazione<br />
esterna; finitura laccata piano<br />
nero, noce lucido.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 7
ivando distrattamente a Piangipane (RA) potresti percorrere<br />
la via omonima più volte senza accorgerti che sei arrivato alla<br />
meta (a me è accaduto la prima volta), se la meta è Musica &<br />
Video, il punto vendita di Maurizio Vecchi che si presenta apparentemente<br />
in modo anonimo (delle vetrine che potrebbero essere l’ingresso<br />
di un ufficio, di un magazzino o di un supermercato), ipotesi immediatamente<br />
scartata non appena se ne varca l’ingresso: due salette con una<br />
selezione attenta (appare chiaro al bene informato) di prodotti, molti<br />
accessori per il vinile e, soprattutto, una sala dei sogni che si svela però<br />
solo passando al primo piano. Perché la sala d’ascolto di Musica & Video<br />
è davvero bella, ben suonante e impostata, soprattutto, nella logica dell’analogico<br />
espresso anche nelle sue forme più estreme: Maurizio Vecchi<br />
è un sostenitore dell’ascolto con i registratori a bobine, molti dei quali<br />
fanno bella mostra di sé all’interno della sala: “ho cominciato quando<br />
il vinile non era ancora ritornato di moda, selezionando soprattutto<br />
un sacco di accessori”.<br />
E invece oggi che tipo di persone animano questo ritorno al<br />
vinile?<br />
Nel pubblico di oggi riscontri una sorta di ignoranza di ritorno (e qui<br />
vengono clienti che sanno mettere le mani sul vinile); il limite di questa<br />
rinascita, ciò che mi spaventa di questa nuova ondata di vinile, è che<br />
spesso vengono proposti giradischi plug ‘n’ play ma le persone non sanno<br />
neanche da dove si comincia!<br />
È un discorso lungo perché presuppone di parlare sia dei giradischi che<br />
del vinile. Direi che questa moda non ha fatto bene al disco nero, ha<br />
giovato alle vendite delle case discografiche ma non ha fatto bene alla<br />
qualità del vinile: fino a 8/9 anni fa, quando c’erano solamente alcune<br />
etichette che proponevano vinili, Original Master Recording, Analog<br />
Production o Sisco, Speakers Corner e in Europa Pure Pleasure, la<br />
qualità era molto alta. Chi stampava vinili non aveva grossi ordini e si<br />
preoccupava della qualità: utilizzava della buona pasta vinilica, quando<br />
stampavano il controllo era più elevato e si tendeva sempre a utilizzare<br />
il master analogico quando disponibile. I vinili costavano - i prezzi erano<br />
decisamente elevati - ma la qualità si percepiva! Oggi mi sembra che si<br />
sia ritornati verso la fine degli anni ’70, quando la cosa importante era<br />
l’apparire e non l’essere...<br />
Forse anche peggio, perché si è tornati agli anni ’60/’70 ma<br />
con apparecchiature… che sono sempre le stesse, senza<br />
quella sensibilità che, al di là delle metafore, serviva in fase di<br />
mastering, frutto di una tradizione orale andata perdendosi.<br />
È vero, difatti i tecnici migliori sono ancora gli americani (Bernie<br />
Grundman & co.) ma non si vede all’orizzonte qualcuno che abbia la<br />
stessa maestria; speriamo che prima o poi salti fuori, sebbene uno dei<br />
grossi problemi sia appunto il controllo qualità della stampa e l’utilizzo<br />
di un vinile di scarsa qualità. Spesso porto questo esempio ai clienti: il<br />
peso del vinile non ha nessuna importanza; quello che faceva la differenza<br />
negli anni ’70 era la qualità del vinile, il famoso vinile vergine che veniva<br />
utilizzato da Original Master Recording nelle sue stampe, perché quei<br />
dischi venivano stampati dalla JVC o dalla Toshiba in Giappone e da<br />
etichette storiche di Jazz eppure le stampe erano di 100 gr, leggerissime.<br />
I dischi si flettevano nelle tue mani ma se li si mettevano in controluce<br />
erano di colore ambrato; quello era il miglior vinile in assoluto: aveva<br />
una silenziosità quasi pari all’ascolto di un CD attuale. Era decisamente<br />
più elevato il rapporto segnale/rumore, potevi alzare di più il volume e<br />
non c’erano problemi quando la testina percorreva il solco non inciso…<br />
Quindi si è tornati indietro: le grosse etichette discografiche guardano al<br />
profitto e non alla qualità, il disco deve costare poco perché si deve vendere;<br />
sono queste le equazioni che portano all’abbassamento della qualità.<br />
Si privilegia il vestito anziché la sostanza: il trionfo<br />
dell’apparenza?<br />
Mettere a punto un giradischi e conoscere i parametri necessari per un<br />
corretto set up è un’arte che è andata irrimediabilmente persa. Lo vedo<br />
dai miei clienti e dalle domande che mi fanno: non c’è conoscenza di<br />
causa. Se non hai un tecnico a disposizione o una conoscenza del set up<br />
del giradischi, l’unica cosa che puoi fare è prendere un giradischi plug<br />
‘n’ play e sperare che non ci siano delle grosse problematiche. Ti faccio<br />
un esempio concreto: ieri ho testato un giradischi della MoFi che viene<br />
considerato plug ‘n’ play: ti danno il contrappeso staccato, ti mettono<br />
una tacca di riferimento fino dove deve andare il contrappeso, la testina<br />
è montata, il VTL regolato…<br />
Il piatto, che ha il perno rovesciato, quando viene messo sul perno siccome<br />
ha poco gioco ci mette parecchio tempo ad andar giù. Anche lì:<br />
se non hai un po’ di esperienza e non cominci a muoverlo per trovare<br />
la posizione per farlo sfiatare, la mattina dopo è ancora lì che galleggia!<br />
Ho fatto le misure e i test per vedere se azimut, peso, VTA e frequenza<br />
di risonanza erano corretti... ma è tutto approssimativo, nel senso che<br />
se regoli il peso come consigliato pesa 2,4 grammi mentre dovrebbe<br />
pesare solo 2; il 20% di differenza in peso è tanto, visto che il peso di<br />
lettura deve andare da 1,8 a 2,2 gr. L’azimuth è corretto: se metti la tua<br />
bella bolla, vedi che quando la testina va a poggiare sul piatto è in bolla,<br />
ma se misuri l’azimuth, quindi la separazione (il canale destro quando<br />
si ascolta il canale sinistro, canale sinistro quando ascolto solo il destro) e<br />
la fase in uscita, vedi che ci sono 10 dB di differenza uno dall’altro e la<br />
fase è sballata di 100 gradi! Servono il disco test e il programma sul computer<br />
per capire come devi effettuare queste regolazioni a regola d’arte.<br />
Quella predisposta è una regolazione standard ma se poi la puntina o il<br />
cantilever non sono esattamente perpendicolari, come spesso succede,<br />
buonanotte ai suonatori!<br />
Altra cosa è il VTL, regolato molto alto, probabilmente perché in seguito<br />
ai test preliminari sanno che suona meglio; ma se il cliente non ha una<br />
bilancina elettronica e un po’ di conoscenza di causa spende 1.000 e più<br />
euro per portarsi a casa qualcosa che non è come immaginava...<br />
Questo significa che anche per far suonare correttamente i plug and<br />
play bisogna avere conoscenze di causa sempre più rare e gli accessori<br />
necessari: una dima di un certo tipo per fare regolazioni come azimuth,<br />
peso di lettura e VTA, una bilancina elettronica e un fotometro per l’azimuth,<br />
un programmino o qualcosina che ti faccia fare qualche misurazione<br />
e un disco test molto avanzato. A questo va aggiunto il fatto<br />
che chi vende giradischi da migliaia di euro non sempre possiede una<br />
competenza all’altezza di ciò che sta vendendo...<br />
Diversificazione o compenetrazione? Vendo “software”<br />
solo agli audiofili, vendo musica agli amanti della musica<br />
o attraverso la musica porto qualcuno ad apprezzarne una<br />
riproduzione di qualità?<br />
Il vinile è stato un logico sbocco per l’Hi-Fi perché è abbastanza facile<br />
capire come il “software” sia probabilmente la parte più importante in un<br />
ascolto ad alta fedeltà. Sappiamo bene, infatti, che se un impianto Hi-Fi<br />
è di alta qualità e vai ad ascoltare un “software” di qualità, l’esperienza è<br />
di grande soddisfazione; diversamente, il risultato è inascoltabile.<br />
Strizzare l’occhio alla parte tecnica e un po’ meno a quella artistica può<br />
sembrare poco corretto ma alla fine è una via. Il problema è la compressione,<br />
perché alla fine anche le grandi registrazioni di classica della<br />
Deutsche Grammophon degli anni ’70 / ’80 tagliavano in alto, tagliavano<br />
in basso, comprimevano e ci si ritrovava qualcosa che suonava bene<br />
nell’autoradio e malissimo nel proprio impianto! Le grandi produzioni<br />
non sono mai di state qualità, probabilmente perché devono suonare<br />
sui media attuali e non sui nostri impianti. Esistono poi delle produzioni<br />
di nicchia: c’è un ritorno al Direct To Disc, magari con back-up<br />
su nastro, mentre Original Master Recording offre dischi con la tecnica<br />
One Step (vedi box). Analog Productions ha rispolverato i vecchi UHQR<br />
che erano i dischi con la vecchia tecnica della Mobile Fidelity negli<br />
anni ’80: vinile vergine 200 grammi fatto con una tecnica particolare<br />
di mastering e pressing in Giappone di qualità straordinaria. Anche<br />
Mickey Hart, Airto Moreira, Flora Purim<br />
DAFOS<br />
Reference Recording 45 RPM – 1983<br />
Mastered By – Doug Sax<br />
Da oltre 20 di anni sono alla ricerca di software di alta qualità e non hai idea di quanto<br />
denaro e tempo ho dovuto investire per poter capire quali sono i dischi e le etichette<br />
di riferimento. Sono partito dal nulla: il primo che mi ricordo si chiama Dafos. Artisticamente<br />
lascia il tempo che trova però ebbe un successo strepitoso perché c’erano<br />
dei brani dove il basso elettrico è viscerale e altri con percussioni e timpani enormi<br />
che erano un test per l’impianto.<br />
Clarity Vinyl, prima di chiudere, ha utilizzato per i suoi cofanetti vinile<br />
trasparente neutro, lo stesso di Classic Records… Se si fa attenzione, il<br />
disco di qualità c’è!<br />
Dal tuo punto di vista, il fatto che oggi il vinile, filologicamente<br />
parlando, quasi non esista più (è sempre più raro realizzare<br />
un master analogico), rappresenta o meno un limite?<br />
Cerco di vendere le cose migliori anche della produzione attuale, e ti<br />
faccio l’esempio dell’ultima versione di The Division Bell dei Pink<br />
Floyd, uscito in questi giorni con una stampa su due vinili blu, come<br />
fu fatto per la prima uscita; ne esistono due stampe, una europea realizzata<br />
probabilmente in Repubblica Ceca e una americana, realizzata<br />
al Quality Record Pressings (QRP), la fabbrica di Acousting Sound di<br />
Analog Productions, che stampa anche per terzi. Questa versione è decisamente<br />
migliore rispetto a quella europea ed è quella che acquisto; costa<br />
sui 55 euro (quasi il doppio di quella europea che si trova su Amazon),<br />
ma ne vale la pena.<br />
Sul nuovo cerco sempre di selezionare le etichette che garantiscono come<br />
punto di partenza il Master analogico originale; quando questo non è<br />
scritto, so bene che nel 99% passa da un file digitale ma ci sono titoli di<br />
qualità artistica talmente elevate che quello che trovi devi averlo in negozio.<br />
La differenza in qualità fra un LP che parte dal mastering analogico<br />
o da un file il digitale è enorme. A suo tempo presi una stampa originale<br />
di Wish You Were Here e la ristampa fatta dalla EMI 100 che era stata<br />
presa sicuramente dal digitale; le ho fatte ascoltare a un cliente, prima<br />
quella digitale – “Guarda che bello, senti, non c’è rumore di fondo, gli<br />
strumenti saltano fuori puliti nello spazio tridimensionale” – e subito<br />
dopo l’altra copia – “Questa però è un’altra cosa! Lì hanno tolto tutto<br />
l’ambiente, segato le armoniche, percepisci che manca qualcosa...”.<br />
ANTENNA<br />
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ANCHE NAIM AUDIO CREDE NELL’ANALOGICO<br />
Pur dedicandosi molto al settore digitale in tutte le sue molteplici forme,<br />
Naim non dimentica gli analogisti ai quali è rivolta la linea XS anche se gli<br />
amplificatori di questa linea fino a poco tempo fa accettavano solamente<br />
ingressi linea alto livello. Così era per l’antesignano Nait XS mentre il Nait<br />
XS2 poteva alimentare i pre phono esterni StageLine o SuperLine. L’attuale<br />
Nait XS3 dedica invece al vinile direttamente un ingresso per fonorilevatori<br />
MM da 5 mV e 47 kOhm. Come nel caso della versione precedente uscita di<br />
produzione, sono presenti quattro ingressi alto livello duplicati RCA e DIN;<br />
una ulteriore connessione DIN consente di connettersi ad alimentatori esterni<br />
come l’X FlatCap, l’HiCap o il SuperCap. Invariato il pre-out e il power-in sempre<br />
in formato DIN: le connessioni DIN richiedono cavi di segnale Naim Snaic 4<br />
e Snaic5 per l’ingresso dalla duplice funzione. Il Nait XS3 è dotato anche di<br />
una uscita cuffia con un amplificatore specifico in classe A mentre rimane<br />
simile al predecessore a livello circuitale, con il grande trasformatore toroidale<br />
interno, l’ordinata distribuzione dei vari componenti con la fila di relais per<br />
gli ingressi e l’eccellente pulizia e ridotta lunghezza del percorso del segnale<br />
audio. Il prezzo è salito dai 2.725 euro del Nait XS2 ai 2.850 euro del Nait XS3.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: Green Sounds - www.greensounds.it<br />
Amplificatore integrato Naim Audio Nait XS 3<br />
Prezzo: € 2.850,00<br />
Dimensioni: 43 x 7 x 30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8,50 Kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 70 W su 8<br />
Ohm in classe AB Accessori e funzionalità aggiuntive: Telecomando,<br />
Ingresso cuffia Phono: MM (5 mV/47 KOhm) Ingressi<br />
analogici: 4 RCA (130 mV/47 kOhm) Uscite analogiche: 2 RCA<br />
Note: stadio di amplificazione per cuffia in classe, ingresso<br />
alimentato per stadi phono Stageline o Superline. Upgrade con<br />
alimentazioni esterne FlatCap, HiCap o SuperCap. Richiede cavo<br />
Snaic 5 (incluso in Flatcap e Hicap) e cavo Snaic 4.<br />
ERRATA CORRIGE<br />
In merito all’articolo Non solo rose… apparso su <strong>SUONO</strong> 543 di marzo – aprile<br />
Maurizio Vecchi di Musica&Video ci ha segnalato quanto segue che doverosamente<br />
riportiamo ai lettori per una corretta comprensione degli argomenti trattati:<br />
Caro Direttore,<br />
ti ringrazio per il bell’articolo che mi riguarda apparso su nuovo numero di<br />
<strong>SUONO</strong>. Ritengo doveroso segnalarti alcune inesattezze in esso contenute. Te lo<br />
faccio notare perché tu possa replicare ad eventuali lettori che ti chiedano lumi<br />
o sollevino eccezioni su quanto da te riportato (o meglio da me affermato...) e<br />
sappiano qual’era esattamente il mio pensiero in merito.<br />
1) Si legge Sisco ma si scrive Cisco.<br />
2) Fozgometro e non fotometro, che è tutt’altra cosa.<br />
3) Clarity Vinyl non è un etichetta discografica ma bensi una serie di LP, stampati<br />
da Classic Records, in vinile trasparente chiamato appunto Clarity Vinyl.<br />
4) Hai scritto “mulching” ma non è quello il termine usato! Il mix tra polvere e<br />
olio/grasso viene chiamato, almeno dalle mie parti e probabilmente in forma<br />
forse dialettale “murcia”. Ciò che ti avevo riferito era appunto che il mix tra polvere<br />
e residui oleosi di stampa, col tempo, possono formare questa murcia che<br />
condiziona in negativo l’ascolto di un vinile.<br />
5) Hai scritto “una stampa del tempo ascoltata centinaia di volte” non credo di<br />
averlo detto... difficile dopo centinaia di ascolti avere a disposizione un vinile<br />
INSIDE SPECIALE VINILE VOLUME VII<br />
di Paolo Corciulo<br />
Non solo<br />
rose…<br />
Conversazione con Maurizio Vecchi, esperto e<br />
commerciante, con formula originale di vendita, di<br />
vinile e dischi perché “il software è probabilmente la<br />
parte più importante in un ascolto ad alta fedeltà”…<br />
A<br />
42 <strong>SUONO</strong> marzo - aprile 2020 <strong>SUONO</strong> marzo - aprile 2020 43<br />
ancora in piena forma. Forse decine oppure più volte...<br />
6) Quando si parla della strumentazione per un corretto set up del giradischi<br />
è stata fatta confusione nella trascrizione di quanto detto. Correttamente dovrebbe<br />
essere:<br />
Una dima di ottimo livello per fare una regolazione geometrica corretta del<br />
sistema braccio/testina.<br />
Una bilancina elettronica per una regolazione corretta del peso di lettura<br />
Un fozgometro (meglio sarebbe il software di Analogmagik) per il controllo e<br />
taratura dell’azimuth<br />
Un software avanzato quale quello di analogmagik per il controllo e taratura di<br />
tutti gli altri parametri in gioco<br />
Cordialmente<br />
Maurizio Vecchi<br />
INTERVISTA MAURIZIO VECCHI<br />
8 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
ANTENNA<br />
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Compatto ma di qualità<br />
GoldenEar Technology si è guadagnata una<br />
ottima reputazione, soprattutto negli USA,<br />
grazie alla produzione di diffusori dalle ottime<br />
prestazioni, spesso idonei sia per l’uso prettamente<br />
audio stereofonico che in campo Home<br />
Theater. La serie Triton è costituita da diffusori<br />
da pavimento a torre molto stretta, rigorosamente<br />
laccati nero, universalmente apprezzati<br />
per le loro doti musicali, sempre accompagnati<br />
da prezzi ben lontani dal pianeta High End pur<br />
rasentandone la qualità e le prestazioni. La<br />
piccola serie Aeon, costituita fino a ora da soli<br />
due mini monitor, si arricchisce ora del modello<br />
BRX, acronimo di Bookshelf Reference X, nome<br />
che fa capire come questo modello discenda<br />
direttamente ai modelli top della linea Triton.<br />
L’obiettivo del progetto di sviluppo BRX è infatti<br />
quello di creare un altoparlante super compatto,<br />
lussuosamente rifinito e ultra-compatto che<br />
incorpori però la più avanzata tecnologia sviluppata<br />
per Triton Reference e Reference One.R, al<br />
fine di ottenere eccellenti prestazioni e carattere<br />
timbrico in un box più piccolo e a un costo<br />
più conveniente (si parla di 1.400 $ la coppia).<br />
Il BRX incorpora un driver per medio/<br />
bassi di in un cestello da 6” con una<br />
struttura a magneti focalizzati. Il cono<br />
è formato con una curva proprietaria, da<br />
una speciale formulazione di polipropilene,<br />
che combina un elevato smorzamento interno<br />
con un’alta velocità di trasmissione dell’onda<br />
attraverso il cono. Questo è fondamentalmente<br />
lo stesso driver utilizzato nel diffusore Reference<br />
della serie Triton. Il tweeter è a nastro<br />
piegato ad alta velocità di riferimento ad alta<br />
gauss HVFR, lo stesso usato sia nei diffusori<br />
di punta Reference e One.R. Il segnale giunge<br />
ai due driver tramite un “crossover bilanciato”<br />
con una configurazione flottante che utilizza<br />
condensatori a film di alta qualità; anche per il<br />
cablaggio interno si impiega il medesimo cavo<br />
twistato dei Reference. Una coppia di radiatori<br />
planari da 6,5 situati su entrambi i lati del cabinet<br />
sono caricati acusticamente dal Mid-bass<br />
da 6”, estendendo e velocizzando la risposta<br />
dei bassi. Il mobile del diffusore dal frontale<br />
curvo è rifinito in lacca nera lucidata a mano<br />
e il BRX è stato pensato sia per i sistemi a due<br />
NASCE UN POLO - COMUNICATO UFFICIALE<br />
Dal 1 Aprile 2020 Marantz Italy distribuisce sul mercato italiano i marchi Denon,<br />
Polk Audio e Classè, che si aggiungono agli esistenti Marantz e Definitive Technology<br />
creando una delle più ampie, complete e prestigiose gamme di prodotti<br />
audio e audio-video presenti sul mercato.<br />
Tutti questi marchi appartengono al gruppo americano Sound United e condividono<br />
una cultura di innovazione e passione per la musica in tutte le sue forme<br />
ed operando ora in completa sinergia potranno offrire ai consumatori la scelta<br />
migliore, più performante, musicale e variegata per soddisfare le loro esigenze.<br />
I marchi Denon e Marantz offrono infatti alcune tra le migliori e più premiate<br />
elettroniche sul mercato sia per l’audio che per l’audio video, in qualunque<br />
fascia di prezzo.<br />
Nei cataloghi di Denon, Polk Audio e Definitive Technology il consumatore potrà<br />
trovare una vasta scelta di soundbar e di diffusori sia tradizionali che wireless,<br />
canali che per i sistemi home theater di elevata<br />
qualità dove utilizzato per i canali secondari il<br />
BRX, si abbina perfettamente con i sistemi da<br />
pavimento Triton.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: Il Tempio - www.iltempioesoterico.it<br />
Diffusori Golden Ear Technology BRX<br />
Dimensioni: 20,5 x 30,8 x 31,1 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,44 Kg<br />
Tipo: da supporto Caricamento: reflex passivo<br />
N. vie: 2 Potenza (W): 20-250 Impedenza<br />
(Ohm): 8 Risp. in freq (Hz): 40-35.000<br />
Altoparlanti: 1 Mid Bass 15 cm Reference<br />
HD, 2 radiatori passivi planari laterali, 1 Tw<br />
a nastro HVFR Reference Rifinitura: nero<br />
lucido Griglia: rimovibile<br />
per i classici sistemi Hi-Fi e audio-video così come per le soluzioni multiroom.<br />
Il marchio Classè, infine, potrà soddisfare le richieste degli audiofili più sofisticati<br />
grazie ai suoi componenti di assoluto livello high-end.<br />
La situazione sanitaria degli ultimi mesi in tutto il mondo e il conseguente<br />
lockdown instaurato in molti paesi ha di fatto ritardato l’inizio di questa nuova<br />
avventura e modificato il calendario previsto sia per l’arrivo dei prodotti che per<br />
la disponibilità delle informazioni.<br />
Contiamo di essere pronti a soddisfare le richieste di tutti gli appassionati di<br />
musica come noi già a partire dal mese di maggio con tutti i prodotti e ci scusiamo<br />
per il ritardo.<br />
Per info:<br />
Marantz Italy - info@marantzitaly.com<br />
NUOVA SERIE<br />
www.pmc-speakers.com<br />
Vieni ad ascoltarle a Torino da:<br />
Tanti marchi prestigiosi e una vasta offerta di<br />
usato per trattare al meglio la Vostra Musica.<br />
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Tel.: 011501039 - w ww.dptrade.it - info@dptrade.it<br />
10 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
ANTENNA<br />
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DI APHELION NON NE BASTA MAI<br />
Nuova versione per il fonorilevatore Rega Aphelion che adotta importanti modifiche rispetto alla precedente,<br />
già di gran lunga il modello più costoso del catalogo di Rega Research. L’Aphelion 2 differisce principalmente<br />
per lo stilo, ora dal profilo Fine Line, al posto del meno raffinato Vital, sempre montato su un cantilever in boro<br />
che termina, verso il cuscinetto, con la bobina posizionata su un supporto a croce in ferro miniaturizzato e che<br />
Rega sostiene sia il più piccolo al mondo. Stessa riduzione è stata possibile per i magneti in potente neodimio.<br />
Il filo delle bobine è da 0,018 mm ed è avvolta sul supporto a mano.<br />
Caratteristica di questo elemento mobile è il fatto di non essere tenuto in posizione tramite un tirante ma il<br />
contatto tra cantilever e telaio è del tipo unipivot con perno romboidale. Le dimensioni del foro di montaggio<br />
del cuscinetto di articolazione e del foro di montaggio dei magneti richiedono una costruzione del telaio,<br />
ricavato da un pezzo unico di alluminio, a “tolleranza zero”. Il telaio è ridotto all’essenziale e, per proteggere la<br />
zona esposta dei sottili fili del segnale elettrico, c’è una copertura rigida e trasparente. Le masse ridotte consentono<br />
di sviluppare una tensione d’uscita di 350 microvolt, valore quindi non troppo critico per i pre phono di<br />
buon livello. Con una impedenza interna di 10 Ohm è consigliabile un carico di 100 Ohm. Il peso complessivo<br />
è di soli 6 grammi, perfetto per i bracci dalla massa media come, ovviamente, tutti quelli della serie RB della<br />
Rega ma non solo. Il prezzo dovrebbe rimanere lo stesso della vecchia versione Aphelion o, almeno, questo è<br />
quanto accade nel paese di origine.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: Green Sounds - www.greensounds.it<br />
Dopo molti anni<br />
dedicati alla<br />
produzione di<br />
giradischi analogici<br />
spesso davvero<br />
validi oltre belli,<br />
Michell amplia la sua<br />
offerta in campo analogico presentando una<br />
serie di fonorilevatori a bobina mobile chiamata<br />
Cusis. Tre i modelli (E, S e M) al prezzo in UK di<br />
675, 1.275 e 2.300 £, che condividono l’impiego<br />
di un magnete in cobalto/samario e ferro per<br />
creare un campo magnetico ad elevata intensità:<br />
all’interno di questo campo magnetico si<br />
muovono le bobine elettriche in rame puro dallo<br />
spessore di pochi micron avvolte intorno a una<br />
Fonorivelatore Rega Aphelion 2<br />
Prezzo: € 4.380,00<br />
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0,35 Forza di appoggio (g): 1,9 Separazione canali (dB): > 29 Stilo:<br />
diamante nudo, profilo Fine Line su cantilever in boro Impedenza di carico (Ohm): 100 Note: corpo<br />
in alluminio anodizzato nero, bobina assemblata su supporto a croce in ferro,magnete in neodimio<br />
Michell Enginnering: c’è sempre una prima volta<br />
armatura ultra leggera e montate sul cantilever<br />
in prossimità dello smorzatore in gomma al<br />
quale è stato dedicato molta attenzione affinché<br />
controlli al meglio i movimento del cantilever<br />
stesso, per una lettura ottimale del disco.<br />
Il Cusis E utilizza uno stilo ellittico, un cantilever<br />
in alluminio, un telaio in alluminio e un corpo<br />
in acetile ad alta densità; il Cusis S sfrutta uno<br />
stilo Shibata, un cantilever in boro, una risposta<br />
in frequenza più estesa mentre condivide il<br />
medesimo disegno di telaio e corpo e il modello<br />
di punta, Cusis M, impiega uno stilo Microline<br />
Ultra, un cantilever in boro, una massa della<br />
bobina ridotta e un telaio in alluminio e un<br />
corpo smorzato in acrilico caricato in carbonio.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: Audio Reference<br />
www.audioreference.it<br />
NUOVA SERIE<br />
www.pmc-speakers.com<br />
Vieni ad ascoltarle a Cassano d’Adda da:<br />
Visconti Alta Fedeltà<br />
Se amate la musica,<br />
noi, possiamo fare molto per Voi.<br />
Piazzale Gobetti 20062 Cassano d’Adda (MI)<br />
Tel: +39 0363 361120<br />
info@viscontialtafedelta.it<br />
12 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
di Paolo Corciulo<br />
Quarantacinque<br />
di queste volte!<br />
Uno dei più longevi e saldi rapporti di collaborazione che si possa ricordare in Italia, quello tra il marchio<br />
americano McIntosh e il distributore italiano MPI. Lo raccontiamo attraverso ricordi e aneddoti, perché<br />
da un lato e dall’altro dell’asse USA - Italia si sono sempre alternati personaggi “con i cojones”!<br />
Sarebbe stata una grande festa quella per festeggiare i 45 anni di<br />
ininterrotta collaborazione tra McIntosh e MPI, con il marchio<br />
americano intenzionato a realizzare qualcosa di originale, un<br />
prodotto della linea Anniversary appunto, dedicato al partner italiano.<br />
Tuttavia il Covid-19, buffo e pelosetto ma non per questo meno pericoloso,<br />
ha mandato a rotoli ogni piano... Così se a Binghamton forse le 178<br />
miglia da New York City (focolaio principale in USA) rassicurano un po’<br />
ma non troppo (e Cornaredo, sede della MPI, è proprio nel centro dell’epidemia),<br />
in entrambi i casi c’è altro a cui pensare, altro che festeggiare. Ci<br />
sembra allora doveroso raccogliere l’onere del “festeggiamento che non<br />
c’è” sottolineando l’eccezionalità del fatto, tanto più in una fase storica<br />
caratterizzata dall’atteggiamento sempre più disinvolto nelle relazioni<br />
di affari del nostro tempo dove i contratti e gli impegni, da quel che ci<br />
dicono, valgono come il quotidiano del giorno prima (buono per incartare<br />
il pesce, si dice), anche perché le strategie aziendali ormai in molti casi<br />
puntano, in una sorta di globalizzazione Hi-Fi, a concentrare sia la produzione<br />
che la distribuzione in pochi potenti poli. In questo senso MPI<br />
è stato e tutt’ora quasi un unicum: è un distributore grande, è il partner<br />
di quello che oggi è un grosso gruppo produttivo Hi-end come McIntosh<br />
Group ma è anche ed è sempre stato un distributore indipendente dove<br />
l’offerta di marchi trattati spazia al di là delle ferree logiche di marketing,<br />
senza figli e figliastri se non per il dovuto peso che ognuno dei marchi<br />
scelti ha sul mercato e dunque nelle logiche di distribuzione. Un segnale<br />
in controtendenza, quello del rapporto McIntosh - MPI, ad esempio, con<br />
le scelte che hanno portato la multinazionale Sound United (vedi nelle<br />
pagine precedenti) a interrompere un rapporto ventennale per riunire<br />
sotto un unico cappello (in parte suo) la sorte dei suoi marchi in Italia<br />
e nel resto del mondo. Ma il rapporto di McIntosh & MPI fa storia a sé<br />
anche per il fatto che in una sorta di continuità forse voluta, forse casuale,<br />
a condurre queste aziende ci sono sempre state persone all’antica ma,<br />
come si dice, con gli attributi; gente per cui la semplice stretta di mano<br />
paradossalmente vale più di un contratto firmato che, appunto, si dice sia<br />
come i fogli del quotidiano il giorno dopo (buoni per incartare il pesce!):<br />
nella mia ormai lunga esperienza più volte mi è capitato di assistere a<br />
repentini cambi di rapporto, in barba agli accordi, generati da sirene<br />
(“Con me venderai molto di più”) rivelatesi quasi sempre fallaci!<br />
Intuizione e onore furono certamente gli ingredienti della metaforica<br />
stretta di mano (possiamo solo immaginarla) nel 1975 tra Italo Pagani da<br />
Gallarate e il vice Presidente di McIntosh (ma con pieni poteri) Gordon<br />
Gow: Pagani era il classico imprenditore lombardo tutto d’un pezzo,<br />
Gordon Gow un amante della bella vita con una intraprendenza notevole:<br />
venne chiamato da Frank McIntosh quando questi, dopo 10 anni passati<br />
ai Bell Telephone Laboratories del New Jersey, decise di fondare la<br />
McIntosh Engineering Laboratory (1949). Inizialmente lo scopo di quella<br />
collaborazione era aiutare McIntosh nella ricerca e sviluppo di un nuovo<br />
amplificatore (diventerà l’AE-2, il primo pre della casa) ma già l’anno<br />
successivo (1950) Gow conquista la carica di Vice Presidente. Il canadese<br />
Gow è nato a Lethbridge, Alberta, ed è un tipo “di bosco e di riviera”: la<br />
sua carriera comincia nello staff che si occupa delle trasmissioni di una<br />
stazione radio di Calgary; in seguito si unisce alla Royal Canadian Air<br />
Force dove si guadagna il grado di tenente di volo (ha servito in Canada,<br />
Inghilterra, Africa occidentale e Gibilterra) e la Corona britannica gli<br />
conferirà il titolo di “Membro dell’Impero Britannico” per le invenzioni<br />
nel campo dei radar. Viene assegnato alla delegazione britannica presso<br />
Washington D.C. (dove in seguito incontrerà Frank McIntosh) con il<br />
compito di esplorare tecniche e problematiche nel settore della comunicazione,<br />
elemento che diventerà cruciale durante la II Guerra Mondiale a<br />
causa delle diverse lingue parlate dagli alleati (e la ragione per cui molti<br />
progettisti Hi-Fi acquisirono il proprio know how proprio sotto le armi).<br />
Fin da subito, nella sua avventura in McIntosh ne diventerà il frontman,<br />
complice il rapido successo del marchio che riunisce sotto il suo tetto<br />
un ampio staff non alla portata di altre aziende Hi-end dell’epoca e che<br />
necessita di una figura che indichi la rotta. Una situazione che solleva<br />
Frank McIntosh dalle incombenze quotidiane, consentendogli di defilarsi<br />
per coltivare i suoi hobby: le registrazioni sonore e soprattutto il lavoro<br />
nei campi: “Mi piace andare al lavoro: sudare durante una tempesta<br />
e sentirmi come se stessi facendo qualcosa di utile”. Fin dal 1959, infatti,<br />
Frank McIntosh aveva cominciato ad acquistare fattorie nel Maine,<br />
prima in forma di investimento poi come puro passatempo e con lo scopo<br />
di “creare una riserva di caccia dove gli animali potessero essere ammirati<br />
e vagare liberamente senza paura dei cacciatori”; ancor prima<br />
(1938) aveva acquistato la sua prima proprietà nel sud del New Mexico,<br />
trasformando un arido appezzamento piantando alberi e riempiendo<br />
stagni per gli animali: nel giro di due anni possedeva quasi 8.000 acri<br />
di terreno rustico in New Mexico, Arizona e California. Arriverà a ben<br />
1.700 progettando all’interno della proprietà un lago da 1000.000 mq<br />
(tenete bene a mente questa informazione perché le storie si ripetono)!<br />
Torniamo però al 1975 e alla stretta di mano tra Pagani e Gordon Gow;<br />
14 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
LA NOSTRA STORIA<br />
MPI & McIntosh forever?<br />
Alessandro Faccendini è stato il primo<br />
dei figli di Giovanni a entrare in azienda<br />
e ad affiancare “Il Capo”. Gli abbiamo<br />
chiesto alcuni commenti in occasione<br />
dell’anniversario virtuale che sottolinea<br />
la lunga collaborazione tra MPI e<br />
McIntosh.<br />
Qual è stato il grande insegnamento<br />
del Capo che ti indirizza nella<br />
gestione corrente della MPI?<br />
Il Capo è una figura sempre presente<br />
all’interno dell’azienda e prima di prendere qualunque decisione ci chiediamo<br />
come si comporterebbe di fronte una scelta. Il Capo mi ha insegnato a dare fiducia<br />
al mercato, soprattutto nei momenti difficili (come questo), a cavalcare l’onda e<br />
a farmi trasportare. Mi ha insegnato a relazionarmi in campo internazionale e a<br />
carpire la fiducia comportandomi sempre educatamente e correttamente. Il Capo<br />
era un visionario e prima ancora è stato un pioniere del settore. Noi abbiamo<br />
la fortuna di poterci basare su un passato, su dati statistici e su scenari che si<br />
ripropongono ciclicamente. Oggi la nostra è una gestione a traino finanziario,<br />
abbiamo tempi di reazione velocissimi e come gli agenti di cambio, agiamo su delle<br />
leve spiazzanti per chi ancora oggi parla di sconti e margini sul singolo prodotto.<br />
In questo periodo ci sembra di assistere a una concentrazione di marchi<br />
tra i costruttori e, conseguentemente, di distribuzioni che sono lo specchio<br />
del portfolio del costruttore. Quale futuro, quale ruolo e quali i pregi della<br />
distribuzione per così dire indipendente, quella dove si guarda a marchi<br />
che fanno capo a differenti proprietà?<br />
La concentrazione di marchi è figlia del proliferare di fondi che diversificano i<br />
propri investimenti su settori minori e in questo l’elettronica e la tecnologia in<br />
generale (così come l’informatica) sono degli incubatori di idee che possono<br />
riservare sorprese in ogni istante. In molti casi questi grandi gruppi non hanno<br />
un know-how in materia e concentrano i diversi marchi sul distributore che gli<br />
ispira più fiducia. Non è diverso da quello che accadeva 30 anni fa quando andavi<br />
alle fiere “a caccia di marchi”. Il mondo dell’alta fedeltà è conservatore ma questo<br />
atteggiamento nell’audio professionale è la regola e ha fatto saltare tanti equilibri<br />
distributivi, soprattutto laddove ci si trovava di fronte a gestioni di lungo corso<br />
e di vecchio stampo. Oggi un marchio lo “conquisti” e lo mantieni se sai offrire<br />
un valore aggiunto alla casa madre e questo valore aggiunto si traduce nella<br />
capacità di creare la domanda di prodotto attraverso strumenti che ti consentano<br />
di mantenere alto e attuale il profilo e il percepito dell’azienda. I distributori che<br />
credono di “rubare” marchi con la sola promessa dei grandi numeri durano come<br />
un gatto in tangenziale!<br />
ne nasce una sorta di amicizia (non ho informazioni certe in merito) che<br />
determinerà un ampio interscambio: spesso Gow visiterà l’Italia e ancor<br />
più farà Pagani con gli States. La strana coppia (attenti a quei due?)<br />
darà adito a un sacco di aneddoti tra cui quello secondo cui Pagani, ogni<br />
qualvolta visitava gli States, tornasse eludendo la frontiera non tanto per<br />
lucro quanto per evitare lungaggini burocratiche (e a chi lo spiegavi che si<br />
trattava di ricambi per prodotti Hi-Fi?) con due valigie in più contenenti<br />
le parti di ricambio per i suoi Mac, desiderate come il pane dal suo servizio<br />
di assistenza! Quello per cui Gow pizzicasse con gusto sotto il tavolo<br />
le gambe della sua vicina è più un rumour che una certezza ma... vabbè!<br />
Non fraintendete le mie parole: Gow era una persona dalla grande socialità<br />
e amava la bella vita (era un intenditore di cibo, tanto che un ristorante<br />
gli serviva il roast beef cucinato in uno specifico modo definito “The Gow<br />
Cut” e un altro aveva a menu un piatto definito “Gow Clams”). Però era<br />
anche competente e motivato, si occupava di ogni aspetto all’interno<br />
dell’azienda e nel corso degli anni ne ha promosso alcuni aspetti specifici<br />
importantissimi: è stato uno dei primi, perlomeno in questo settore, a<br />
introdurre procedure di marketing (con l’adesione alla Società Internazionale<br />
di Semantica Generale (ISGS) cercò di comprendere al meglio<br />
i desideri e le caratteristiche dei rivenditori e dei consumatori, con la<br />
sponsorizzazione di uno studio presso l’Università del Michigan cercò<br />
di prevedere il comportamento e gli stili di vita futuri....) e, soprattutto,<br />
riteneva doveroso, anche per una azienda Hi-end, dotarsi delle migliori<br />
attrezzature tecniche: sponsorizzò le “cliniche”, sviluppò il laboratorio di<br />
McIntosh come una unità separata e fece investire all’azienda 100.000<br />
dollari in macchinari Bruel & Kjaer per ricerche in autonomia. Fu infine<br />
l’artefice della sala anecoica realizzata all’interno del laboratorio nella<br />
sede della casa. Proprio in quegli anni (1975 - 1977) prendeva forma il<br />
progetto della nuova sede della McIntosh che riuniva attività in precedente<br />
svolte in differenti siti aziendali e alla fine di questa transumanza (1977)<br />
il comando dell’azienda passava definitivamente nelle mani di Gordon<br />
Gow, anche in ragione del ritiro dagli affari di Franck McIntosh. La MPI<br />
rappresentava il suo quartier generale in Europa dal che la supposizione<br />
che la sigla fosse l’acronimo di McIntosh - Pagani - International; l’altra<br />
ipotesi è che significasse Mario Pagani Italo: in azienda, infatti, oltre<br />
a Italo operava il figlio Mario, un ingegnere “testacchione” costretto<br />
(obtorto collo, credo) all’attività del padre che fu lieto di abbandonare, per<br />
ritornare in Hewlett Packard (mi sembra) qualche anno dopo, quando il<br />
padre decise di lasciare. Quando ho cominciato questo mestiere (1977),<br />
gli incontri ufficiali tra “SuperStereo” che rappresentavo e la MPI avvenivano<br />
nella sede milanese della MPI principalmente con Mario Pagani:<br />
ricordo ancora l’imbarazzo per i suoi silenzi ma anche la sua attitudine a<br />
maneggiare nervosamente dosi crescenti di colla Coccoina, lavorandola<br />
tra le dita fino a farla diventare via via una sfera delle dimensioni di una<br />
palla da tennis! L’intenzione di Italo Pagani di creare una chance per<br />
il figlio si infranse sulle diverse intenzioni di quest’ultimo e così, qualche<br />
anno più tardi (1984), Pagani decise di vendere la MPI; in questo<br />
caso non dobbiamo limitarci a immaginare il passaggio di consegne, ne<br />
abbiamo una testimonianza: “L’occasione per conoscere “Il Capo” fu<br />
abbastanza inconsueta! Siamo nel novembre del 1984, ero agli albori<br />
della mia professione, e un amico comune me lo presentò, nel corso<br />
dell’acquisizione della MPI dal “vecchio” Italo Pagani...”<br />
A parlare è Pino Fasulo, proprio a partire<br />
McIntosh come Mark Twain? L’edizione di luglio del<br />
1984 della rivista High Fidelity titola Audio Electronics:<br />
American Style. Nell’articolo di J. Gordon Holt si parla di<br />
Gordon Gow (ripreso di fronte a un microscopio Wild-<br />
Heerbrug per l’esame degli stili fonografici (è presente<br />
anche un McIntosh MPI-4 Maximum Performance<br />
Indicato) e viene ricordata, tra l’altro, la morte di<br />
Frank McIntosh (nato il 12 luglio 1906) avvenuta<br />
nel 1971. Nell’edizione di settembre, nella<br />
rubrica delle lettere, la rivista si scusa, visto che<br />
McIntosh è vivo e vegeto (morirà nel gennaio<br />
del 2000).<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 15
INSIDE<br />
da quella occasione commercialista<br />
della MPI di<br />
nuova proprietà e, in seguito,<br />
co-organizzatore<br />
del Top Audio. “Era un<br />
venerdì sera e la mattina<br />
seguente l’operazione si<br />
concluse (non dopo mille<br />
peripezie), grazie a una<br />
inusuale empatia che ci<br />
ha da sempre coinvolto:<br />
uno sguardo, nessun<br />
Alle origini di McIntosh: Gordon Gow.<br />
accordo preliminare,<br />
ma medesima lunghezza<br />
d’onda! E di operazioni del genere ne realizzammo parecchie nel<br />
corso degli anni!”.<br />
“Il Capo” - anche per i suoi figli quando erano sul posto di lavoro - era<br />
Giovanni Faccendini, uno dei personaggi più rappresentativi di questo<br />
mercato, a cui ho dedicato il primo di una serie di ritratti di chi meglio<br />
ha saputo fare scouting in questo mercato (<strong>SUONO</strong> 539). Faccendini si<br />
era trasferito a Milano nel 1968, dove era stato assunto in Siemens, nella<br />
divisione ELA che si occupava della vendita di impianti di filodiffusione<br />
e della distribuzione di Stanton, Revox e Thorens. Negli anni divenne il<br />
referente italiano di questi marchi, stringendo con le controparti rapporti<br />
di sincera amicizia come nel caso di Frank Conlon (da poco scomparso),<br />
che di Stanton era la colonna portante! Anche quando Frank si ritirò dal<br />
mondo del business, rimasero (posso dire “restammo”) sempre in contatto!<br />
Quando nel 1981 Siemens confluì nella Italtel, diventando l’azienda<br />
italiana di riferimento del settore delle telecomunicazioni, l’interesse<br />
dell’azienda per l’alta fedeltà andò scemando e venne abbandonata la<br />
rappresentanza dei marchi legati all’audio. In quel momento Audium,<br />
già rappresentante di Studer per l’Italia, acquisì la distribuzione di Revox<br />
(allora catalogo Hi-Fi della stessa Studer), e propose a Giovanni<br />
di continuare la sua attività di distributore con loro. Faccendini portò<br />
in Audium il proprio portafoglio clienti, oltre a Thorens e Stanton,<br />
dando vita a una divisione indipendente, gestita da lui insieme alla<br />
rete vendita composta dai sui ex colleghi Siemens (durante gli anni<br />
in Audium acquisì la distribuzione italiana di altre aziende, tra cui<br />
Mission...). In Audium Faccendini conobbe Manrico Casagrande,<br />
una delle altre grandi figure dell’Hi-Fi italiana, con cui creò la Audio<br />
4, che inizialmente distribuiva le parti di ricambio dei marchi che<br />
Audium aveva “ereditato” da Siemens e che successivamente avrebbe<br />
ampliato il suo portfolio con Meridian, Quad e Kef. Alla fine del 1983<br />
Faccendini decise di abbandonare la Audium (e di fatto la Audio<br />
4) per prendere successivamente la direzione della MPI Electronic<br />
dove trasferì Thorens, Stanton, Mission e la rete vendita che l’aveva<br />
giù seguito in Audium. Una separazione non senza frizioni, almeno<br />
nella vulgata generale che vede da allora i due come antagonisti oltre<br />
che concorrenti, anche se nei lunghi anni in cui ho frequentato “Il<br />
Capo” non gli ho sentito mai pronunciare una sola parola “contro”<br />
il suo concorrente.<br />
Il decennio che segue è importante per McIntosh, per MPI e per il<br />
mercato dell’Hi-end. La prima continuerà l’opera di ammodernamento<br />
della sua struttura, acquistando sempre nuovi macchinari per le<br />
lavorazioni esclusive (i pannelli di vetro, lo chassis) realizzate in casa<br />
in omaggio all’orgoglio del Made in USA, mentre le sirene orientali<br />
si irrobustiscono anche nel segmento top del mercato. La seconda<br />
amplierà a dismisura il suo portfolio di marchi (Accuphase, Arcam,<br />
Tannoy, Klipsch...) detenendo via sempre maggiori quote del mercato.<br />
Proprio quest’ultimo, il mercato, specificatamente nel segmento<br />
dell’Hi-end, si irrobustirà fino alla definitiva esplosione, concomitante<br />
con la chiusura del Salone Internazionale della Musica (SIM) per<br />
Status symbol: nel 1992 viene introdotto in McIntosh un nuovo sistema di taglio<br />
ad acqua della Ingersoll-Rand. La macchina esegue 18 fasi del processo di taglio<br />
del vetro, producendo un componente in pochi minuti. Precedentemente lo stesso<br />
processo richiedeva diversi giorni per essere completato... Il nuovo cutter a emette<br />
un minuscolo getto d’acqua ad altissima pressione che taglia il vetro e lascia un taglio<br />
perfettamente liscio: il processo è completamente gestito al computer. Si dice che la<br />
macchina sia costata 250.000 dollari.<br />
volontà dei grandi marchi consumer come Sony, Philips, Pioneeer.<br />
Nella seconda metà del decennio (1980 - 1990) la manifestazione,<br />
al fianco della grande sezione dedicata agli strumenti musicali e ai<br />
prodotti per la riproduzione musicale, aveva inaugurato un’area (JEI)<br />
dedicata alle apparecchiature iper specializzate, dove alla tradizionale<br />
area espositiva di natura fieristica si sostituivano salette d’ascolto<br />
sulla falsariga delle mostre oltreoceano. Orfane del SIM le aziende<br />
espositrici del JEI si riunirono insieme in una associazione (APAF)<br />
per dare vita a una mostra che li rappresentasse, il Top Audio. Anima<br />
e organizzatore di quella associazione fu proprio “Il Capo”, che negli<br />
anni ne avrebbe ricoperto più volte la presidenza!<br />
La fine degli anni ’80 segna la fine di un’era, perlomeno in casa<br />
McIntosh: nel giugno del 1989 muore Gordon Gow e nel gennaio<br />
dell’anno successivo Frank McIntosh. Nell’agosto del 2000 McIntosh<br />
viene venduta alla Clarion dove nel decennio successivo si alterneranno<br />
come presidenti Rone Fone e Sidney Cordeman. Non<br />
ho ricordi particolari né aneddoti in merito a quel periodo se non<br />
per il fatto che proprio la tranquillità e la saldezza con cui la MPI<br />
sostenne la distribuzione di McIntosh ha rappresentato un ottimo<br />
antidoto ai possibili rumour sull’azienda (ma come, McIntosh finisce<br />
in mano a un produttore di car stereo?). L’ingresso nel nuovo secolo<br />
rappresenta invece l’inizio di un’era nuova caratterizzata dal passaggio<br />
del marchio di Binghamton alla multinazionale giapponese<br />
16 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
LA NOSTRA STORIA<br />
Charlie Randall ai fornelli: “Mi sono sempre sentito come se fossi uno dei proprietari<br />
di McIntosh; sono qui da 35 anni!”. I nostri auguri per le nozze d’argento... e un po’...<br />
D&M Holding (che aveva acquistato o acquisterà anche Marantz,<br />
Denon e in seguito Snell e Boston Acoustic). Dalle parti di Cornaredo,<br />
invece, tutto fila che è una meraviglia: l’improbabile semaforo che<br />
contingenta il manipolo delle poche anime che vi abitano è sempre lì<br />
e mi fornisce l’indicazione per apprezzare il fatto che sono arrivato al<br />
luogo deputato senza disperdermi nell’interland milanese. Tre, quattro<br />
appuntamenti l’anno per fare il punto della situazione: “Tu veramente<br />
non hai capito un c**zo!” mi accoglie il Capo, e capisci che è di buon<br />
umore. Il Capo sa tutto di tutti, è una fonte di informazioni e aneddoti<br />
che dovrebbero essere ad appannaggio del giornalista e invece è il<br />
Capo a raccontarteli. Il Capo saprebbe anche se tua moglie ti tradisce<br />
mentre sei al telefono con lui ma per sensibilità non te lo racconta!<br />
Nell’arco di quasi venti anni di incontri ho imparato ad apprezzarne<br />
l’approccio apparentemente burbero, che serviva a coprire l’affetto<br />
sincero che nutriva per me e in genere per i giovani di allora, esteso se<br />
non a tutti almeno ad alcuni dei partner e concorrenti di cui chiedeva<br />
informazioni e dispensava aiuti quando possibile: la MPI (che in quegli<br />
anni era lui) era considerata una azienda mangia marchi perché<br />
l’autorevolezza che gli veniva riconosciuta a livello internazionale si<br />
traduceva in proposte prioritarie per la distribuzione in Italia di un<br />
marchio, ma quando gli fu proposto l’unico marchio che distribuiva<br />
un operatore piacentino, il Capo rifiutò decisamente perché quella<br />
era l’ultima e unica fonte di sostentamento di quell’operatore, il caro<br />
Adriano. Non posso dimenticare la sua generosità, soprattutto in<br />
occasione delle tradizionali zingarate che accompagnavano l’abituale<br />
trasferta in terra americana per il CES: se lo intercettavi durante la<br />
fiera (e lo riconoscevi subito, lui e la fida Mara, entrambi due piccoli<br />
orsetti in un mondo di giganti ipernutriti) da quel momento entravi<br />
a far parte della brigata e del corollario di cene, gite e appuntamenti<br />
che accompagnavano la trasferta al Consumer Electronic; tramite lui<br />
entravi in contatto con i personaggi che contavano delle varie aziende<br />
nel modo migliore: in maniera colloquiale. Irrimediabilmente sovrappeso,<br />
aveva sempre una scusa per giustificare gli sgarri a una dieta<br />
praticata a singhiozzo. Le mangiate di dolci americani? “Tanto sono<br />
sugar free...”. Più di una volta l’ho “beccato” dopo l’inevitabile spesa<br />
nei negozietti a Manhattan sulla West Street accanto ai moli, carico<br />
come uno sherpa mentre cercava di far passare il tutto come bagaglio<br />
a mano raggiungendo il suo posto sull’aereo del ritorno: tutti regali per<br />
gli amici, quelli immaginabili e quelli non! Anche nelle occasioni ufficiali<br />
il Capo era ironico e spiritoso perché gli piaceva riportare il tutto<br />
a livello di umanità; così non sorprende che la sintonia con Charlie<br />
Randall sia stata immediata e paragonabile a quella di Gordon Gow<br />
con Italo Pagani. Charlie diventa presidente di McIntosh nel 2001,<br />
ma ha lavorato nella compagnia dal 1985 prima come ingegnere e<br />
poi come Vice Presidente della progettazione (1999). Con Randall si<br />
chiude una sorta di ipotetico cerchio: Charlie è un omone che viene<br />
da (e ama la) campagna: “Mi sono fatto le ossa spalando merda nella<br />
fattoria dei miei, che facevano gli allevatori”, racconta. Entra in<br />
McIntosh in un momento difficile: “Quando sono entrato in azienda,<br />
i preamplificatori non disponevano di telecomando e, sebbene fosse<br />
già molto popolare, non avevamo la tecnologia per realizzare i lettori<br />
CD, quindi...”, ma è in grado di apprezzare le pulsioni autarchiche della<br />
società che ama fare tutto da sé ed è orgogliosa del suo essere Made<br />
in USA e assecondarle, dirigendole verso le nuove istanze dell’audio,<br />
mantenendo quell’equilibrio aurico tra i valori dell’artigianato e le<br />
possibilità offerte dall’industrializzazione: “Dobbiamo mantenere la<br />
tradizione artigiana che rappresenta una grande parte della nostra<br />
tradizione. Non è diverso da un orologio costoso o da una Ferrari: in<br />
ognuno di questi prodotti è il dettaglio che fa la differenza!”. Charlie<br />
Randall e Giovanni Faccendini sembrano il giorno e la notte, una riedizione<br />
della precedente “strana coppia”: uno è alto, l’altro è basso,<br />
uno parla con competenza delle istanze del lusso, l’altro mi ricorda mio<br />
padre che non concedeva nulla al superfluo e lo dovevamo costringere<br />
ogni tanto a comprare un vestito nuovo. Li unisce l’amore per la terra:<br />
Giovanni ha le tenute nella regione natale, Charlie si è fatto costruire<br />
una villa enorme ma spartana con al centro della tenuta, unica concessione<br />
allo status raggiunto negli anni, un “laghetto” dove lui e la<br />
sua famiglia nuotano e vanno in canoa... Entrambi amano il cibo e<br />
se Faccendini fa conoscere all’altro le meraviglie della cucina italiana,<br />
Randall si esibisce alla griglia nelle serate conviviali americane.<br />
Famoso per il suo barbecue, in uno al quale partecipai lo osservavo<br />
intento ad innaffiare cinque enormi bistecche; “qual è il tuo segreto in<br />
cucina?” gli chiesi, “the sauce” (la salsa), rispose sorridendo, indicando<br />
la bottiglia assolutamente di tipo commerciale! Ecco: il gusto per la<br />
battuta, per il nonsense, li accomuna entrambi, quel valore in più che<br />
sembra soffocato dalle odierne regole del marketing...<br />
Di quegli anni epici ben poco è rimasto: non esiste più il Top Audio<br />
e il CES difficilmente è sinonimo di alta fedeltà; McIntosh è passata<br />
di mano prima avvicinandosi (per mano del fondo Quadrivio di<br />
origine italiana) e poi di nuovo allontanandosi dal nostro Paese<br />
con la nascita di World of McIntosh. A Cornaredo la villetta a due<br />
piani sede della MPI, però, è sempre lì (e il semaforo nella piazzetta<br />
cittadina mi indica sempre la rotta). Sulla tolda di comando<br />
non siede più Giovanni detto “Il Capo” che ci ha lasciato un giorno<br />
dell’inverno 2014 ma i figli che prima uno (Alessandro) e poi l’altro<br />
(Fabio) lo hanno prima affiancato e poi sostituito senza molto<br />
cambiare, almeno nello spirito, la MPI (ancora oggi molti degli<br />
agenti sono i figli dei rappresentanti di allora). C’è una nuova storia<br />
da scrivere, da aggiungere a quella precedente nel rapporto con<br />
McIntosh e così sarà di certo, almeno fino a quando una stretta di<br />
mano varrà più di mille firme...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 17
INSIDE<br />
di Roberto Salafia<br />
La qualità<br />
non è un’opzione<br />
Se oggi Stax ha ridotto la sua produzione alle sole cuffie,<br />
in passato ha prodotto alcuni tra i migliori apparecchi in<br />
assoluto, non soltanto in ambito giapponese ma comparati<br />
al mondo intero: uno spot azzeccato per sfatare la leggenda<br />
negativa sulla qualità dell’Hi-Fi made in Japan!<br />
Se consideriamo Stax un’eccezione, potremmo comunque discutere<br />
di Nakamichi, Kenwood, Technics, Onkyo, Marantz, Yamaha,<br />
Sansui, Accuphase, Micro Seiki, Sony, etc.; ognuna di queste<br />
aziende ha creato almeno un prodotto da annoverare nell’Olimpo della<br />
vera Hi-end... Così, dopo aver visto in dettaglio i preamplificatori Stax,<br />
in questa seconda parte dell’articolo dedicato alla casa giapponese passeremo<br />
in rassegna il resto della produzione Stax (bracci, testine, amplificatori,<br />
DAC, CD players, diffusori elettrostatici...) con la sola esclusione<br />
delle cuffie che hanno un range troppo vasto per potere essere trattate<br />
in un contesto come questo. Cominciamo dai bracci che non sono molti.<br />
Questo perché una volta raggiunta la perfezione, almeno secondo il<br />
parere del chairman di Stax Naotake Hayashi, non c’era più bisogno<br />
di migliorare, almeno nel breve periodo! Così l’elenco è relativamente<br />
breve: SA-227/SA-228 (stereo) MA-229 (mono), UA-3 (corto), UA-3N<br />
(corto) UA-3NL (lungo), UA-7 (corto), UA-70 (lungo), UA-7cf (carbon<br />
fiber), UA-90 (lungo) UA-9 (corto). Poi la nuova serie: UA-7N, UA-70N,<br />
UA-7cf, UA-9N, UA-90N.<br />
L’SA-227/SA-228, così come l’MA-229 uscito nel 1963, è un braccio<br />
sviluppato con l’aiuto della Facoltà di Fisica dell’Università di Kyoto e<br />
aveva un uso esclusivo con la testina CPS-40, la prima al mondo che<br />
seguiva il principio HF-condenser microphone: aveva una puntina biradiale<br />
che non poteva essere sostituita e abbisognava di un oscillatore/<br />
demodulatore POD10. Questa testina veniva anche fornita con il braccio<br />
UA-3N o L e nei modelli 40 (puntina conica), 40E (ellittica) e 40RF. Le<br />
sue caratteristiche erano già all’avanguardia per il tempo: frequenze<br />
da 5 Hz a 30 kHz +-3 dB. Uscita 100 mV s/cm. Uscito nel 1970 l’UA-7<br />
(10”) con le sue variazioni aveva la possibilità di intercambiare l’asta in<br />
alluminio con una in fibra di carbonio: la differenza di massa non variava<br />
perché per entrambe le soluzioni il peso era di 16 gr, cosa che mi fa<br />
pensare che l’asta non fosse in alluminio come indicato ma in magnesio<br />
che, infatti, ha più o meno la stessa densità della fibra di carbonio. La<br />
differenza tra le due soluzioni risiede forse in una maggiore rigidità nella<br />
fibra rispetto al magnesio (l’UA-70 è identico ma a 12”). Con l’avvento<br />
del UA-9 (1979) la Stax si propone di migliorare l’efficienza del UA-7.<br />
Il braccio, infatti, è molto simile nei risultati ma presenta tre caratteristiche<br />
innovative: oltre alla doppia sospensione viene aggiunto ai cuscinetti<br />
anche uno stabilizzatore anti rollio (per chi non sapesse cos’è il rollio: si<br />
tratta dello spostamento della massa lateralmente, similmente a quello<br />
che avviene nelle automobili). Viene poi introdotto il cavo interno in<br />
argento e la canna in fibra di carbonio viene rinforzata in plastica onde<br />
evitare qualsiasi risonanza. A differenza del UA-7 la canna non è più a S<br />
ma diritta. L’UA-90 è identico ma a 12”.<br />
Oltre alla testina CPS-40 citata in precedenza, ci sono altri modelli prodotti<br />
da Stax – CP-20, CP20A, CP20AN, CP20AD/N (1952), CP15V<br />
(monoaurale) (1957) – nessuno dei quali è mai uscito dal Giappone! In<br />
tal senso vale la pena di ricordare come molto spesso le maggiori aziende<br />
giapponesi riservassero al mercato interno o tutt’al più a quello statunitense<br />
i prodotti di gamma più alta... Tra i modelli di fonorivelatore più<br />
interessanti vanno annoverati il CP-X e il CP-Y con i loro rispettivi oscillatori/equalizzatori<br />
amplificatori POD-X e ECP-1. Queste testine hanno<br />
un suono che nessuna testina MM o MC può eguagliare per definizione<br />
e realtà; purtroppo, però, la loro messa a punto richiede accorgimenti<br />
estenuanti e non sempre risolutivi: non si può, ad esempio, accoppiarle<br />
con bracci che non siano lo Stax UA-7(70), UA-9(90). Questo perché il<br />
cavo interno di questi bracci è l’unico che si sposa perfettamente con le<br />
citate testine. Utilizzando bracci diversi il risultato ottimale non viene<br />
raggiunto a meno che, dopo svariati tentativi, non riusciate a trovare<br />
un braccio avente il cavo interno con la stessa capacità del UA-7! Un<br />
altro problema sta nel fatto che i loro oscillatori/equalizzatori non sono<br />
stabili, specialmente ad alte temperature, e quindi richiedono continue<br />
regolazioni; se, però, avete la pazienza di aspettare almeno un’ora dall’accensione,<br />
risultano più domati e avrete così le chiavi del paradiso. La<br />
CP-X segue il principio dei microfoni a condensatore RF; la CP-Y segue<br />
il principio elettrostatico: il motivo per cui suonano così bene potrebbe<br />
essere dovuto al fatto che il segnale non viene prelevato solamente in<br />
coda al cantilever ma anche attraverso due elementi metallici (elettrodi)<br />
montati a 45° sopra il cantilever, similmente a quanto avviene con le<br />
Decca e le Ikeda. Entrambe hanno un precedente nelle testine Toshiba<br />
con un sistema simile, testine che pare furono studiate con l’aiuto di<br />
Stax e che richiedono una forza d’appoggio di un solo grammo, fatto che<br />
riduce moltissimo l’usura degli amati LP.<br />
Passiamo ora agli amplificatori di potenza Stax: DA-300(1974), DA-<br />
80(Stereo), DA-80M (Mono) (1976), DA-100M (1980), DA-50M (1981),<br />
DMA-X1 (1987), DMA-X2 (1990). Il DA-300 è un amplificatore da 150<br />
18 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
LA STORIA DELLA STAX PARTE II<br />
Una delle varianti del Stax UA-7/70, uscito nel 1970.<br />
Watt per canale a 8 Ohm in classe A. A causa della potenza e della classe<br />
A, Stax l’aveva equipaggiato con due ventole per ridurre il calore.<br />
Ventole che non si percepiscono a potenza media (circa 50W) ma che<br />
si fanno sentire leggermente a piena potenza; difficilissimo da trovare<br />
nel mercato dell’usato sia per i pochi esemplari prodotti e importati che<br />
per il prezzo, ancora oggi sui 3.500 euro (ma vi assicuro che ha tutte<br />
le ragioni per rimanere a questi livelli). Era stato creato per pilotare i<br />
diffusori elettrostatici ESS-3A, ESS-6A, ESS-12 del 1964 e ESS-4A del<br />
1967 (gli ELS-4A e gli ELS-6A compariranno nel 1976). Naotake Hayashi<br />
si lamentava sempre di non trovare sul mercato amplificatori in grado<br />
di far suonare adeguatamente i diffusori da lui studiati in quanto questi<br />
richiedevano una riserva di potenza inusuale: pensate che quando uscì il<br />
DA-300 Mark Levinson ne comprò uno per studiarlo a fondo fin quando<br />
uscì col suo primo amplificatore! Questo senza nulla togliere a Levinson<br />
che rimane un’icona inossidabile nel mondo Hi-Fi: anche lui, del resto,<br />
come Stax, ha realizzato prodotti senza mai mettere il costo come limite,<br />
puntando invece ai maggiori risultati sonici possibili.<br />
Il DA-80 è un dual mono da 45W per canale in classe A. Scalda moltissimo<br />
ma questo è abbastanza comprensibile: in un amplificatore di<br />
classe AB i transistor finali si alternano con la parte negativa e positiva del<br />
segnale e quindi sono sollecitati solo per metà del tempo. Nel momento<br />
in cui un transistor viene attivato e un altro disattivato si forma la così<br />
detta distorsione d’incrocio; esiste inoltre un’altra distorsione maggiore<br />
data dall’andamento del transistor nel momento vicino allo spegnimento.<br />
Negli amplificatori in classe A questo non avviene perché i transistori<br />
finali sono sempre attivi in quanto trattano sia la parte negativa che<br />
quella positiva del segnale simultaneamente; questo, però, provoca l’effetto<br />
surriscaldamento. Comunque non correte tutti necessariamente<br />
a cambiare il vostro amplificatore AB per uno in pura classe: esistono<br />
ovviamente degli accorgimenti per evitare la distorsione d’incrocio come,<br />
ad esempio, polarizzando i transistori stessi...<br />
Il DA-100M è un amplificatore mono che eroga 100 Watt in classe A<br />
(tutti gli Stax lavorano in classe A), raffreddato a metallo liquido invece<br />
che con le ventole; sì, avete letto bene, viene utilizzato lo stesso processo<br />
usato nei reattori e nei sottomarini nucleari, e per di più con il sistema<br />
più costoso, quello a sodio. L’apparecchio ha una risposta in frequenza<br />
da 1 Hz a 500 kHz con una distorsione armonica totale di solo 0,008%,<br />
un suono potente e dettagliato che non sfigura neanche di fronte a molti<br />
concorrenti più moderni. Per cercare di ampliare le vendite la Stax esce<br />
nel 1981 con il DA-50M, amplificatore mono, identico al suo fratello maggiore<br />
ma con potenza minore come sottolineato dalla sigla: 50 Watt su 8<br />
Ohm, risposta in frequenza da 0 Hz a 450 kHz. Il suono è praticamente<br />
identico, solo meno potente. Passano ben sei anni prima dell’uscita di un<br />
mastodonte da 101 kg, il DMA-X1, altro finale mono, munito di rotelle<br />
come un vecchio computer e capace di erogare 1000 Watt con un carico<br />
di 1 Ohm. Ricordo che aveva al suo interno due trasformatori toroidali<br />
enormi. A presentarlo alla stampa questa volta è il figlio di Naotake<br />
Hayashi, Takeshi, che lo definisce come il più potente amplificatore<br />
mai costruito (almeno fino ad allora). È un amplificatore senza feedback<br />
negativo con l’apporto della connessione BTL (Bridge Tide Load) e cioè<br />
a ponte intero: in parole semplici, il DMA-X1 non ha controreazione!<br />
Il feedback negativo non è altro che la controreazione necessaria prelevata<br />
dal segnale in uscita e detratta dal segnale in entrata correggendolo<br />
ed eliminando la distorsione creatasi a causa del decremento dell’amplificazione<br />
all’aumentare della frequenza del segnale e quindi ripristinando<br />
così la corretta onda sinusoidale; sono dell’idea che a questi livelli<br />
di iper-amplificazione sia giusto evitare la controreazione che, come<br />
spiega benissimo Nelson Pass (potete trovare la sua dissertazione in<br />
rete), abbassa l’ammontare totale della distorsione ma allo stesso tempo<br />
aumenta la complessità della distorsione stessa modificando il segnale.<br />
Vuoi per il prezzo o per il peso il DMA-X1 non ebbe molto successo e<br />
credo che i pochi costruiti vennero venduti solo in Giappone: è infatti<br />
impossibile trovarne una coppia oggi nel mercato dell’usato. Così che, tre<br />
anni più tardi, Stax decide di introdurne una versione alleggerita (“solo”<br />
47 Kg al pezzo!), il DMA-X2. Sempre senza controreazione negativa,<br />
con gli stadi finali in Classe A pura e, come spiega Takeshi, per ridurre<br />
il problema del calore, l’alimentazione è in A/B; è anche totalmente<br />
bilanciato. Potenza infinita: 600 Watt a 8 Ohm, 1000 a 4 Ohm. Il suono<br />
è indescrivibile per dettaglio, leggerezza e punch allo stesso tempo;<br />
vi rimando ai numeri citati di <strong>SUONO</strong> (a pag. 21) per la descrizione<br />
dettagliata della sua performance non prima di un’ultima curiosità: il<br />
DMA-x2 è stato venduto in una certa quantità negli USA. Negli anni<br />
successivi, quando un cliente voleva affiancargli un altro amplificatore<br />
blasonato il rivenditore, se veniva a conoscenza del possesso dello Stax,<br />
conoscendo bene la sua performance, si rifiutava di eseguire alcuna prova<br />
(è stato riferito da più di un rivenditore e anche questa informazione si<br />
può trovare in rete). La Stax aveva allo studio una versione Stereo del<br />
La testina CPS-40 è stata la prima al mondo ispirata al principio HF-condenser microphone:<br />
la puntina era biradiale (non poteva essere sostituita) e abbisognava di un oscillatore/<br />
demodulatore (POD10).<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 19
INSIDE<br />
DMA-x2, ridimensionato e ovviamente meno costoso, ma il progetto<br />
non si è mai materializzato; un altro progetto che venne studiato da<br />
Naotake Hayashi è una cassa elettrostatica caricata a tromba (?) ma<br />
che non vide mai la luce.<br />
Nel palmares di Stax ci sono anche i DAC: il primo, introdotto nel 1989, è<br />
il DAC-X1t. Si tratta di apparecchio unico e lo è in tutti i sensi: malgrado<br />
sia un multibit (20 con oversampling di 8) confrontato a un DAC odierno<br />
non sfigura affatto. È mia profonda convinzione che quando si giunga a<br />
livelli di costruzione e di spesa (in Italia costava 19 milioni di lire) di questo<br />
calibro, l’anno di costruzione non è così importante: oggi arriviamo a<br />
32 bit ma se vogliamo compararli e sentire veramente un miglioramento<br />
dobbiamo spendere una cifra equipollente. Il DAC-X1t è una macchina<br />
da 19 kg di peso con tre cavi potenza, uno per l’alimentatore della sezione<br />
digitale e uno per ogni canale analogico, destro/sinistro. Tutto lo chassis<br />
ha uno spessore di 10 mm. La sezione digitale all’interno è incapsulata<br />
in un contenitore di puro rame per evitare interferenze di qualsiasi tipo.<br />
Lo stadio finale è a valvole. Il suono è quanto di meglio si possa aspettare<br />
da un sistema digitale: è il DAC che più di ogni altro è riuscito quasi ad<br />
annullare la differenza con l’LP! Il secondo DAC della Stax è il Talent,<br />
uscito nel 1990. Una macchina che, a differenza di tutti i prodotti Stax,<br />
considera solo la parte interna dell’oggetto, tralasciando l’estetica. Come<br />
nel fratello maggiore è un 20 bit 8x (caratteristiche degne di nota: S/R<br />
ratio 118dB, distorsione armonica totale 0,0015, stadio finale a valvole).<br />
Credo che a questo punto della sua storia la Stax abbia cominciato a<br />
sentire qualche difficoltà finanziaria e per questo corse ai ripari introducendo<br />
questo DAC che, malgrado costasse sempre molto, risultava<br />
abbordabile a un più ampio pubblico e quindi migliorava il potenziale di<br />
vendite e le entrate della compagnia che, nel 1993, esce comunque con<br />
una versione migliorata del DAC Talent denominata BD. Implementava<br />
l’alimentazione a batterie anziché da rete, un vecchio cruccio della Stax:<br />
le batterie non introducono rumore e interferenze! Il suono è ottimo ma<br />
non eguagliava il DAC-X1t. Sempre rimanendo nell’ambito del digitale,<br />
è ancora più limitata la produzione in fatto di lettori CD in quanto Stax<br />
ha commercializzato solo un modello, il CDP Quattro (1986), in seguito<br />
migliorato con il Quattro II (1988): nel primo si era scelta una decodifica<br />
a 16 bit 4x, nel secondo 18 bit 8x (solo nel DAC-X1t si era giunti<br />
al 20bit 8x, sistema più accurato per il raggiungimento del messaggio<br />
completo). L’approccio di Stax al digitale era comunque focalizzato sui<br />
sistemi multibit: del resto Takeshi non nascondeva il suo sconcerto per<br />
il bitstream che, secondo lui, introduceva livelli di rumore maggiore!<br />
I Quattro erano comunque macchine all’avanguardia per il tempo e oltre,<br />
il suono era dettagliato, dolce ma con bassi potenti e oggi nel mercato<br />
dell’usato, proprio in ragione della loro ottima qualità, mantengono<br />
ancora prezzi alti, dai 2.000 ai 2.500 euro.<br />
Infine i diffusori: ESS3A, ESS6A, ESS12, ESS-4A, ELS 4A, 4X, 6A, 8X,<br />
8X-BB, ELS-F81, F81X, F83, F83X, Kit EK-1, Class Model 2, tutti elettrostatici<br />
e per questa ragione, come la concorrenza del tempo, eccellenti<br />
su medie e alte, mentre mancano un po’ sui bassi, nel senso che non<br />
garantiscono il punch che può avere una bass-reflex. Ma se non siete<br />
amanti del rock puro o dell’organo, il suono che percepirete è talmente<br />
appagante da farvi dimenticare bassi e altre amenità! Del resto l’impossibilità<br />
di riprodurre adeguatamente le note basse è di tipo meccanico:<br />
l’escursione della membrana all’interno delle due griglie è limitata e<br />
quindi lo spostamento d’aria richiesto per i bassi risulta “insufficiente”<br />
Tra i modelli di fonorivelatore più interessanti vanno annoverati il CP-X e il CP-Y con i<br />
loro rispettivi oscillatori/equalizzatori amplificatori POD-X e ECP-1<br />
20 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
LA STORIA DELLA STAX PARTE II<br />
Per chi volesse approfondire<br />
Consiglio la lettura dei seguenti vecchi numeri di <strong>SUONO</strong> reperibili e acquistabili<br />
dal sito stesso della rivista nella sezione “LA RIVISTA”- ARCHIVIO:<br />
n. 66 12/1977 Amplificatore DA300<br />
n. 165 2/1987 Casse ESL.F81<br />
n. 173 10/1987 CDP Quattro<br />
n. 228 5/1992 Amplificatore DMA-X2<br />
n. 214 3/1991 Generale: DAC X1T, Pre SRA-14S, DMA-X2, Casse F81X<br />
n. 281 11/1996 Casse ELS-F81 (1)<br />
n. 282 12/1996 Casse ELS-F81 (2)<br />
n. 73 7-8/1978 cuffia SRX-MK3<br />
n. 153 2/1986 cuffia SR-Lambda Pro<br />
n. 156 5/1986 cuffia SR-Lambda<br />
n. 229 6/1992 cuffia SR-200<br />
n. 244 10/1993 cuffia SR-80MX<br />
n. 253 7-8/1994 cuffia SR-Lambda Pro<br />
n. 255 9/1994 cuffia SR-Omega<br />
n. 267 9/1995 cuffia SR-Lambda Nova<br />
n. 281 11/1996 cuffia SR-001<br />
n. 328 1/2001 cuffia SR-001 Mk2<br />
n. 393 6/2006 cuffia SRS-3030 (SR-303+SRM-313)<br />
DALL’ALTO:<br />
Stax DA-300: un amplificatore da 150 Watt per canale a 8 Ohm in classe A.<br />
Il DAC-X1t era un multibit (20 con oversampling di 8) e in Italia costava 19 milioni di lire.<br />
(tanto da far nascere in seguito sistemi ibridi con mobile e altoparlanti<br />
per le basse frequenze caricati in bass reflex. Tutte le prove che troverete<br />
su varie riviste e in rete convergono sul fatto che le Stax hanno un suono<br />
unico e ineguagliabile. I progetti elettrostatici di Stax sono la sintesi di<br />
prove estenuanti effettuate da padre e figlio Hayashi, di giorno e di notte,<br />
per ottimizzare il risultato. Uno dei segreti del loro successo timbrico fu<br />
nello spessore della membrana dei loro speaker, che credo sia inferiore<br />
a qualsiasi altro concorrente elettrostatico: 6 micron per la ELS-F81X,<br />
la ELS-F83 e il Kit EK-1 e addirittura 4 micron per ELS-F81 (1 micron<br />
= 0,001 mm). Più sottile è la membrana e più sensibile sarà agli impulsi<br />
di corrente e quindi all’efficienza del trasduttore...<br />
Fino al modello ELS-6A credo che i diffusori elettrostatici Stax siano<br />
stati commercializzati solo in Giappone con voltaggio a 100v, malgrado<br />
qualche coppia sia riuscita ad arrivare anche in Italia. A partire dalla<br />
ELS-F81 furono distribuiti in tutto il mondo. Il Kit EK-1 MK2 (1984)<br />
era pensato per chi non volesse spendere molto o per progetti fai-da-te,<br />
magari in abbinamento a una cassa chiusa per il trattamento dei bassi<br />
(efficienza 78 dB). Gli ELS-F81 (1981) rinnovati in F81X (1987) erano<br />
i “piccoli” della gamma, poco invadenti per dimensioni e con simile<br />
risultato sonoro, con cornice in legno, efficienza 73 dB. Gli ELS-F83<br />
(1983) rinnovati in F83X (1989) erano il modello medio con cornice in<br />
legno ed efficienza 80 dB. Gli ELS-8X (1987) rinnovati 8X-BB (1987) il<br />
modello più grande, con cornice in legno e efficienza di 81 dB. Nel 1992<br />
vennero invece presentati i Class Model 2; senza cornice, di efficienza<br />
sconosciuta, questa versione non si è mai vista al di fuori del Giappone.<br />
In generale l’efficienza di tutti i diffusori Stax è abbastanza bassa ed è<br />
quindi importante utilizzare un amplificatore potente e che comunque<br />
abbia riserva di corrente (classe A), proprio come sono gli amplificatori<br />
Stax. Tutti sono praticamente introvabili sul mercato dell’usato e quelle<br />
poche volte che appaiono mantengono un prezzo elevato.<br />
Attorno agli anni ’93 – ’94 la Stax cominciò a soffrire di problemi finanziari<br />
e iniziò a concentrarsi solo sulla produzione di cuffie; nel 1995<br />
il tracollo per insolvenza e per disaccordo tra il proprietario Takeshi<br />
Hayashi e la forza lavoro sullo sviluppo dei prodotti. L’anno dopo un<br />
gruppo dei suoi ingegneri e tecnici riprese la produzione delle cuffie<br />
I progetti elettrostatici di Stax sono la sintesi di prove estenuanti effettuate da padre<br />
e figlio Hayashi<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 21
INSIDE<br />
Il Kit EK-1 MK2 (1984) era pensato per chi non volesse spendere molto o per progetti fai-date,<br />
magari in abbinamento a una cassa chiusa per il trattamento dei bassi (efficienza 78 dB).<br />
DALL’ALTO:<br />
I diffusori elettrostatici ESS3A (nella foto) e ELS-6A vennero commercializzati solo in Giappone<br />
con voltaggio a 100V, malgrado qualche coppia sia riuscita ad arrivare anche in Italia.<br />
Gli ELS-F83 (1983) rinnovati in F83X (1989) erano il modello medio con cornice in legno<br />
ed efficienza 80 dB.<br />
continuando sino al 1997, anno in cui una parte delle quote societarie<br />
vennero acquisite dalla Cinese Edifier Technology Co. (costruttori di casse<br />
acustiche). Nel 2011 la stessa società ha comprato la rimanenza delle<br />
quote arrivando al 100% della proprietà. Al momento dell’acquisizione la<br />
forza lavoro della Stax era scesa a circa 12 persone ed era reduce da uno<br />
stress finanziario dovuto alla progettazione e sviluppo della cuffia SR-009<br />
(è comprensibile che lo studio per migliorare prodotti d’alta tecnologia<br />
richieda finanziamenti ingenti); a quel punto gli amanti del suono Stax<br />
iniziarono a preoccuparsi e ci volle una circolare del General Manager<br />
di Edifier per calmare le acque, dove si specificava che la produzione e la<br />
progettazione sarebbe rimasta in Giappone e che Edifier avrebbe soltanto<br />
fornito il materiale per i diaframmi. Ritengo che questa dichiarazione non<br />
potrà valere indefinitamente: è possibile che la progettazione rimanga<br />
in Giappone a cura di ingegneri che possono vantare una esperienza<br />
acquisita sin dalle origini ma pensare che la produzione rimanga per<br />
sempre in Giappone, dove il costo orario è nettamente superiore a quello<br />
cinese, è pura utopia. Fino a oggi è rimasto lo status quo ma sono molti<br />
i problemi che il gruppo Edifier dovrà affrontare: dalla presenza di una<br />
rete vendita costituita in alcuni casi da distributori erratici e poco incisivi<br />
al fatto che dopo anni di gregariato, complice il rilancio del settore, altre<br />
case costruttrici che si dedicano all’ascolto in cuffia hanno progettato<br />
prodotti che, pur utilizzando sistemi non elettrostatici, si sono avvicinati<br />
o hanno eguagliato quelli Stax. La sfida è aperta e se nel 2018 Stax<br />
ha celebrato i suoi ottant’anni di vita c’è da ben sperare che almeno la<br />
sezione cuffie di questa gloriosa casa possa raggiungere il centenario!<br />
La perdita maggiore, però, è data dai due capostipiti, fondatore e ingegnere,<br />
Naotake e Takeshi Hayashi, tecnici di livello assoluto la cui mancanza<br />
dal mercato ha lasciato un vuoto incolmabile.<br />
Infine, laddove è auspicabile che non vi sia una vera fine, vorrei citare una<br />
frase dedicata alla musica che Shakespeare cita nel Mercante di Venezia;<br />
forse è poco attinente al soggetto di questo articolo ma accomuna tutti<br />
noi amanti della musica: “Colui che non può contare su alcuna musica<br />
dentro di sé e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni<br />
dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina:<br />
i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte e i suoi affetti tenebrosi<br />
come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile”.<br />
22 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
INSIDE<br />
di Francesco Bonerba<br />
Musica nuova per<br />
le nostre orecchie<br />
Si chiamano Bardamù, sono due fratelli calabresi ma da vent’anni girano il mondo, con New York<br />
come campo base. Alchimisti della musica “da strada”, hanno inventato lo Stray Bop, stile che ha già<br />
conquistato i jazz club più importanti di Manhattan.<br />
Hanno cucinato per anni la propria musica, aggiungendo<br />
ingredienti Paese dopo Paese, incontro dopo incontro, sensazione<br />
dopo sensazione; alla fine, hanno “sfornato” un<br />
nuovo linguaggio musicale che rispecchia le loro passioni, che fonde<br />
Jazz e Hip Hop, il movimento del BeBop anni Quaranta e lo stile di vita<br />
“stray” (girovago), condensando tutto nel loro nuovo disco, Stray Bop,<br />
disponibile anche in vinile nei negozi e ordinabile sulle pagine Facebook<br />
e Instagram del duo. Ginaski Wop (batteria, percussioni, sampler,<br />
voce) e Alfonso Tramontana (pianoforte, tastiere, sintetizzatore e voce)<br />
ci raccontano senza filtri la propria invenzione, trascinandoci in un<br />
viaggio “on the road” dalla imprevedibile e cangiante colonna sonora.<br />
Partiamo dal principio: com’è nato il vostro sodalizio artistico,<br />
quando hanno preso forma i Bardamù e perché avete<br />
scelto di chiamarvi così.<br />
Alfonso: Il nostro sodalizio si è concretizzato ovviamente in modo<br />
molto naturale, siamo cresciuti con la musica. Io ho iniziato a suonare<br />
il pianoforte, Ginaski invece suonava la batteria, abbiamo iniziato sin<br />
da piccoli a sperimentare cose insieme. I primi concerti che abbiamo<br />
fatto erano prettamente di musica jazz, spesso ci esibivamo in due.<br />
Ognuno ha sempre avuto i suoi interessi per cui andando avanti abbiamo<br />
combinato le rispettive esperienze. Insieme siamo andati a vivere<br />
a L’Avana, dove abbiamo affinato e potenziato alcune caratteristiche<br />
della nostra musica fino poi ad arrivare allo Stray Bop e all’esperienza<br />
americana.<br />
Ginaski: Riguardo al nome, lo abbiamo rubato a Louis-Ferdinand<br />
Céline, Bardamu è infatti il protagonista di un romanzo, Viaggio al<br />
termine della notte; il libro ci ha affascinato moltissimo e con il personaggio<br />
condividiamo molte affinità caratteriali. Così abbiamo deciso<br />
di impreziosire il nostro progetto rubando il nome a Céline, che oltre<br />
essere uno scrittore era anche appassionato di musica, che suonava,<br />
danza classica e Opera.<br />
Come funziona il vostro processo artistico? Vi trovate sempre<br />
d’accordo su tutto?<br />
G: È tutto abbastanza naturale. Talvolta capita che Alfonso scriva<br />
per intero una traccia o viceversa, altre volte Alfonso fa la musica e io<br />
scrivo il testo, o viceversa. Di base i compiti si dividono realmente nella<br />
fase di arrangiamento: io mi occupo dell’arrangiamento ritmico, lui<br />
di quello armonico. Se nelle tracce si sentono archi o fiati, in genere è<br />
opera di Alfonso. Per la stesura dei brani non seguiamo una struttura<br />
standard. Se invece c’è un progetto più ampio, magari partiamo da<br />
un concetto. Nel caso di Stray Bop avevamo strutturato a monte, un<br />
po’ come fosse un libro, la storia che avrebbe dovuto seguire l’album,<br />
24 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
INTERVISTA BARDAMÙ<br />
lasciandoci però liberi di costruire individualmente cose da assemblare<br />
successivamente una volta entrati in studio.<br />
Il vostro primo album è nato in<br />
modo casuale in un club a New<br />
York: qual è l’aspetto che più vi ha<br />
entusiasmato/divertito di questo<br />
lavoro e quello che secondo voi lo<br />
contraddistingue dall’offerta musicale<br />
attuale?<br />
A: La cosa che più mi ha appassionato<br />
è stata la libertà, grazie al nostro studio<br />
mobile, di riprendere il suono come lo desideravamo,<br />
di lavorare in prima persona<br />
su specifiche sonorità, riverberi e missaggio.<br />
Ovviamente è sempre entusiasmante<br />
trovarsi poi, ad esempio durante la fase di masterizzazione, negli studi<br />
Abbey Road di Londra per finalizzare tutto il materiale. È stato un lavoro<br />
che mi ha dato fortissime sensazioni. Non è stato divertente perché<br />
quando faccio musica mi appassiono e la passione è intrinsecamente<br />
legata a una certa dose di sofferenza, che mi impedisce di divertirmi<br />
completamente. Relativamente a una particolarità, la prima che mi<br />
viene in mente è che si tratta di un disco suonato per cui anche quando<br />
ci sono dei campioni sono realizzati su tracce prima realmente suonate<br />
e poi campionate in analogico.<br />
G: Se ci muoviamo a ritroso osservando il lavoro di altri artisti,<br />
quest’album potrebbe anche non rappresentare un’innovazione: se<br />
ascoltiamo le ultime produzioni di Miles Davis fino agli anni Ottanta,<br />
ad esempio, già troviamo dei suoi tentativi di mescolare la propria<br />
musica alle sonorità Hip Hop della nascente cultura Urban. Stessa cosa<br />
hanno fatto Herbie Hancock o Guru nei suoi album Jazzmatazz. Nel<br />
nostro caso, come diceva Alfonso, la particolarità è che tutto quello che<br />
si sente è suonato dal vivo. Nel caso di Stray Bop, ad esempio, dove<br />
c’è DJ Ooo Child che ha realizzato<br />
il bip della batteria, quel bip proviene<br />
da una batteria live che io ho<br />
suonato e che poi lui ha “sporcato”<br />
tramite dei campionatori analogici,<br />
mettendo poi a loop quello che<br />
abbiamo realizzato insieme. Noi<br />
non trattiamo l’Hip Hop come<br />
qualcosa di estraneo al Jazz: non<br />
è un disco di Jazz con sfumature<br />
Hip Hop e non è un disco Hip Hop<br />
con interventi Jazz. Noi crediamo<br />
che l’Hip Hop sia una naturale<br />
evoluzione del Jazz. Autori della<br />
Beat Generation come Jack Kerouac<br />
e Allen Ginsberg si definivano<br />
poeti Bop, parlavano di BeBop in<br />
quanto letteratura. Secondo noi<br />
l’Hip Hop consente, grazie al rap,<br />
di fare letteratura BeBop, perché<br />
si ragiona in termini di velocità del<br />
“Non si tratta di un collage tra Jazz<br />
e Hip Hop, semmai di un Décollage,<br />
come i manifesti di Mimmo Rotella,<br />
che una volta strappati rivelavano<br />
la “memoria” che si celava<br />
sotto le immagini. Lo Stray Bop<br />
è un linguaggio prima d’ora mai<br />
sperimentato sotto questa forma.”<br />
testo, di ritmo all’interno delle parole. Se finora erano state fatte delle<br />
sperimentazioni tra questi due linguaggi, noi forse siamo riusciti a<br />
trattarli come un unico linguaggio omogeneo, suonando tutto dal vivo<br />
dall’inizio alla fine.<br />
La creazione dello “Stray bop”,<br />
stile musicale che ha per l’appunto<br />
l’ambizione di essere un nuovo<br />
linguaggio e movimento culturale,<br />
è stata premeditata o frutto inaspettato<br />
degli eventi?<br />
G: È una cosa che cerchiamo di costruire<br />
da molto tempo. Nel 1999 siamo andati a<br />
vivere a L’Avana e già all’epoca, all’interno<br />
del festival del Jazz, sperimentavamo<br />
questo linguaggio. È qualcosa che viene<br />
da lontano, ci appassiona, siamo cresciuti negli anni Novanta, quando<br />
in Italia è esploso l’Hip Hop. Ci siamo così immersi in questo mondo<br />
affascinante, trovandoci da subito affinità con il jazz. Abbiamo iniziato<br />
a lavorarci ma è chiaro che per dar forma a un linguaggio che ti convinca<br />
appieno serve un percorso lungo, durato anni nel nostro caso.<br />
Parole e musica, jazz, hip hop, BeBop: la contaminazione<br />
tra linguaggi, epoche e contesti sembra fondamentale per<br />
i Bardamù.<br />
A: Questo è il motivo conduttore della nostra esperienza musicale. Così<br />
come nella vita cerchiamo di conoscere al meglio noi stessi, in musica<br />
si cerca di trovare il proprio suono: si comincia da quando si è bambini,<br />
con le scale e gli arpeggi, ma la svolta avviene quando dopo aver a<br />
lungo cercato ci si riconosce in certe note suonate in un certo modo.<br />
Cuba, Barcellona, Madrid, New York: essere nomadi, “cittadini<br />
del mondo”, è stata una conseguenza della vostra<br />
musica o un elemento che l’ha<br />
caratterizzata?<br />
G: Il partire in continuazione,<br />
l’essere sempre in giro è probabilmente<br />
dettato da una condizione<br />
interiore, e allo stesso tempo i<br />
viaggi chiaramente ti influenzano.<br />
È come una pentolaccia che cuoce<br />
a fuoco lento e dentro cui pian piano<br />
aggiungi nuove spezie: il sapore<br />
che tirerai fuori (o il suono) si arricchisce<br />
viaggio dopo viaggio, incontro<br />
dopo incontro. Mi viene in<br />
mente il film di Spike Jonze, Her,<br />
quando il protagonista, Joaquin<br />
Phoenix, parla del sentimento e<br />
della memoria paragonandoli a<br />
un hard disk: ogni informazione<br />
che incontriamo sul nostro cammino<br />
ci contaminerà per sempre<br />
andando ad arricchire e modifica-<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 25
INSIDE<br />
re il nostro vissuto, il nostro linguaggio, il nostro modo di pensare e<br />
vedere la vita. Stessa cosa accade con i suoni dei Paesi che abbiamo<br />
visitato nel corso degli anni.<br />
Stray Bop: un progetto del genere sarebbe stato possibile<br />
in Italia? Quali sono le differenze tra lo scenario italiano e<br />
quello americano?<br />
A: Grazie al nostro studio mobile avremmo senz’altro potuto registrare<br />
anche in Italia. Ma non avremmo avuto la stessa tipologia di<br />
ispirazione di quel contesto, l’energia peculiare dei luoghi, le sonorità<br />
di interpreti che respirano quell’atmosfera come Marianne Solivan,<br />
il cui jazz è senza dubbio meno impregnato di grammatica rispetto a<br />
chi l’ha studiato in conservatorio.<br />
G: Il rischio che avremmo corso realizzando il disco in Italia sarebbe<br />
stato quello di un lavoro pieno di featuring. Mentre in America i contatti<br />
tra artisti nascono in modo molto naturale, in Italia è più complicato,<br />
tant’è che l’unico featuring italiano del disco è con Tormento. Le<br />
differenze tra i due scenari alla fine non sono moltissime, fatto salvo<br />
che in America se fai un concerto trovi una maggiore predisposizione<br />
da parte dei proprietari dei club a relazionarsi con gli artisti, c’è più<br />
rispetto nei confronti dell’arte. Il Italia, spesso, i musicisti devono<br />
sopportare atteggiamenti svilenti quando vanno a suonare nei club.<br />
E poi il pubblico: in America le persone accettano la musica come una<br />
professione e non lo considerano un divertimento fine a sé stesso; chi<br />
va ad ascoltare un concerto, quindi, sa che deve pagare un biglietto,<br />
sa che deve avere attenzione nei confronti di ciò che accade sul palco.<br />
In Italia nella maggior parte dei casi l’arte e la musica in particolare<br />
vengono visti come una forma di intrattenimento televisivo dove<br />
tutti si sentono in diritto di dire la propria, pur non avendo spesso<br />
le competenze necessarie per farlo. Quando alla domanda “Cosa fai<br />
nella vita?” rispondi “Il musicista”, spesso poi ti senti dire “E come<br />
mestiere vero?”.<br />
Bardamù e il cinema: le colonne sonore che più vi hanno<br />
influenzato e i film ai quali vi piacerebbe prestare la vostra<br />
musica.<br />
A: Sicuramente quelle della trilogia de Il Padrino e di Rocky. Poi<br />
trovo bellissimo il motivo di James Bond: già dalle prime note ti fa<br />
entrare nel film. Le colonne sonore hanno influenzato moltissimo il<br />
nostro modo di fare musica.<br />
G: A differenza di altri artisti, i nostri modelli provengono prevalentemente<br />
dalla letteratura e dal cinema. Siamo entrambi appassionati di<br />
alcuni registi: Spike Lee, Martin Scorsese, Marco Ferreri, Francesco<br />
Nuti, Sofia Coppola, Spike Jonze. Nei film della Coppola, ad esempio,<br />
come Somewhere o Lost in translation, l’impatto visivo è così forse<br />
che si potrebbe fare a meno dei dialoghi, le immagini acquisiscono<br />
naturalmente un suono e una musicalità in grado di trasmettere il<br />
messaggio voluto al pubblico. Se riuscissi a scrivere per Spike Lee<br />
penso che il giorno seguente potrei anche ritirarmi! Sono tante le<br />
opere in cui il regista di Brooklyn ha omaggiato il Jazz, la cultura<br />
Urban, l’Hip Hop; mi vengono in mente Mo’ Better Blues, Fa’ la cosa<br />
giusta e Clockers. Comporre per autori di questo calibro, che riescono<br />
a raccontare tematiche intense con le sole immagini, sarebbe meraviglioso.<br />
Quello tra musica e cinema è il connubio perfetto.<br />
Avete mai pensato di declinare o ampliare il vostro progetto<br />
con un libro?<br />
G: Come detto, amiamo il mondo della letteratura e dell’audiovisivo<br />
e l’idea di coniugare entrambi ci appartiene senz’altro. In passato<br />
abbiamo fatto dei tour in alcuni teatri off e club in cui univamo il<br />
reading di alcuni testi scritti da noi alla musica; in Stray Bop, poi, c’è<br />
un intermezzo recitato che altro non è che una poesia scritta da noi<br />
e interpretata da Michael Imperioli (vincitore di un Emmy e con una<br />
nomination ai Golden Globe, ndr.). L’idea di un libro accompagnato<br />
da un CD è un’idea che coltiviamo già da un po’ di tempo, bisogna solo<br />
trovare le condizioni produttive ideali.<br />
La vostra più grande ambizione e un sogno nel cassetto che<br />
vorreste realizzare nel 2020.<br />
A: Personalmente ho l’abitudine a non fare le cose con il fine di raggiungere<br />
chissà quale risultato. La mia ambizione è di continuare a<br />
produrre musica tentando di avere sempre rispetto di me stesso e di<br />
ciò che mi piace fare. Stiamo lavorando a un progetto di concerti live,<br />
soprattutto negli Stati Uniti, vediamo cosa ne viene fuori.<br />
G: Nel 2020 torneremo a Brooklyn con dei concerti. Ci piacerebbe<br />
poter presentare Stray Bop anche in Italia, che è il posto dove paradossalmente<br />
abbiamo lavorato di meno - non abbiamo mai suonato<br />
neanche in un festival del Jazz! Dalle interviste che stiamo facendo,<br />
però, e anche sulla base delle poche esperienze live, ci siamo resi conto<br />
che c’è un grande interesse attorno al progetto. Purtroppo, finora una<br />
serie di elementi hanno impedito una nostra attività continuativa qui<br />
a casa, speriamo che qualcosa in futuro cambi. Per ora è in distribuzione<br />
anche la versione in vinile dell’album, alla quale teniamo in<br />
particolar modo.<br />
26 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
INSIDE<br />
de Il Tremila<br />
La TV ha sempre<br />
bisogno dell’audio,<br />
non il contrario!<br />
Guardate l’immagine promozionale che apre questo articolo. Non vi pare che manchi qualcosa? Eh già: l’audio<br />
è riprodotto forse dallo Spirito Santo... Sembra che non sia indispensabile per ricreare la giusta atmosfera alle<br />
immagini o, più probabilmente, ancora una volta se ne è trascurata l’importanza…<br />
Complice l’obbligo di permanenza all’interno dell’abitazione<br />
domestica, sono tornato ad accendere la TV con<br />
una certa frequenza per scoprire che… non ci capisco<br />
niente! Non si tratta di mancanza critica nella comprensione del<br />
palinsesto, o magari di una cattiva predisposizione per la fiction,<br />
i talk o altro ancora: in TV non si capisce niente perché non si<br />
sente niente o, a dire il vero, più che non sentire niente si sente<br />
talmente male da far passare ogni fantasia, che si tratti di un film<br />
(a prescindere dalla buona o cattiva colonna sonora in origine)<br />
o di un telegiornale. E se provi ad alzare il volume per cercare di<br />
ascoltare meglio... non succede niente (perché entra in funzione<br />
il compressore visto che i minuscoli altoparlanti della TV proprio<br />
non ce la fanno a erogare livelli sonori maggiori!).<br />
Lo spettacolo cinematografico, lo sappiamo, è un mélange di<br />
grandi e belle immagini e ottimi e realistici suoni. Nell’ambito<br />
domestico la riproposizione di questa formula, risolto da tempo<br />
il problema delle dimensioni (oggi schermi che un tempo sarebbero<br />
stati considerati “grandi” non vengono nemmeno presi in<br />
considerazione nei cataloghi delle aziende), nel suo permanente<br />
inseguimento della realtà da un lato, dell’evento cinematografico<br />
dall’altro, continua a mancare di un prezioso elemento, l’audio,<br />
che ne completa una riproduzione realistica e dunque convincente,<br />
in quella “mission impossible” simile a quella dell’alta fedeltà<br />
che è al tempo stesso un ossimoro e un sogno da tempo perseguito.<br />
Anzi, nel moderno focolaio domestico - così venne etichettato<br />
il televisore in un tempo in cui “se un albero cade in una foresta e<br />
28 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
L’AUDIO VIDEO COME DICO IO<br />
non è ripreso in televisione l’albero è realmente caduto?” (Percy<br />
Tannenbaum) - paradossalmente l’audio è peggiorato non poco,<br />
complici proprio gli avvenenti schermi ultra piatti, che nella cura<br />
dimagrante del loro spessore hanno dimenticato di trovare spazio<br />
per gli altoparlanti. Peccato che proprio la dimensione della<br />
profondità sia una ragion d’essere per gli altoparlanti, chiamati<br />
al compito di riprodurre la parte audio di un programma, a<br />
meno di non poter travalicare le umane leggi della fisica!<br />
Se si escludono gli altoparlanti elettrostatici<br />
(però molto costosi da realizzare e con<br />
qualche problema nella porzione delle<br />
basse frequenze), ci hanno provato<br />
tutti e un tempo qualcuno quasi<br />
ci riuscì (NXT) ma poi no.<br />
Così, nel rapporto con la<br />
TV l’audio è l’elemento<br />
ciclicamente mortificato<br />
e poi esaltato: il<br />
sonoro nel cinema ne<br />
rappresentò il salto di<br />
qualità ma pochi anni<br />
dopo, durante la grande<br />
depressione del 1929, fu<br />
l’oggetto dei primi tagli da<br />
parte dell’entertainment alla ricerca<br />
di risparmi sul “superfluo”. “Ripescato” da George Lucas (Star<br />
Wars, 1977) e trionfalmente parte essenziale della proposta cinematografica<br />
da lì ad oggi, al punto che le star musicali sono<br />
diventate famose nel cinema alla stregua dei grandi maestri d’orchestra<br />
degli anni ’20 (quando venivano pagati più degli attori),<br />
l’ingresso della colonna sonora nell’esperienza audiovisiva<br />
domestica non ha potuto più essere procrastinata con la nascita<br />
dell’Home Theater che le aziende elettroniche hanno trasformato<br />
in una sorta di sentina dell’audio, tentando di perseguire il sogno,<br />
laddove possibile, di realizzare un sistema prima a 5 canali, poi<br />
a “n” canali allo stesso prezzo dello stereo (e perché mai? Ah già,<br />
basta abbassarne immensamente la qualità!). Sarà anche per questo<br />
(o forse più perché è davvero un’utopia pensare che laddove non<br />
sono bene accetti i due canali stereo ne possano entrare 5/7/12/n...)<br />
che l’Home Theater, con le eccezioni delle sale realizzate ad hoc,<br />
non ha preso piede all’interno del salotto domestico? Con un incredibile<br />
ritardo il mercato si è accorto di essersi infilato in un<br />
vicolo cieco (la TV con lo schermo piatto non si sente, il sistema<br />
HT non è proponibile e suona male) ed è corso ai ripari, almeno<br />
in parte, con una nuova tipologia di prodotto, le soundbar, anche<br />
se sarebbe più onesto offrire ineludibilmente una TV, tanto più se<br />
di grande schermo, unicamente in bundle con una soundbar: da<br />
solo suona talmente male da risultare enormemente distante dallo<br />
spettacolo audiovisivo che ci si attende con un prodotto costoso e<br />
che deve essere buono, ma buono lo è solo con un ottimo audio<br />
(percepiamo la realtà che ci circonda con gli occhi ma le orecchie<br />
sono immediatamente al secondo posto).<br />
Peccato che, udite, udite, anche le prime soundbar suonassero<br />
male! Dobbiamo ringraziare le nuove modalità di fruizione<br />
dell’audio, quelle per certi versi avvenute “nostro malgrado” (nel<br />
noi si intende il mondo dell’Hi-Fi e al contempo quello delle grandi<br />
multinazionali consumer coinvolte nella produzione delle TV) e<br />
la necessità on the fly di trasporre le istanze della generazione M<br />
(M per movimento) all’interno del focolaio domestico. Il Bluetooth<br />
per connettersi, una qualità audio ancorché minima per ascoltare<br />
in casa i contenuti musicali e non a bordo degli smartphone.<br />
A questo si aggiunge ora un fatto nuovo, in parte conseguente a<br />
quanto già avvenuto e che in sintesi possiamo intendere come un<br />
riavvicinamento del mondo del due canali. Nell’arco del tempo si<br />
sono sostanzialmente identificate due linee di pensiero in materia:<br />
da un lato quella che nasce dalla convinzione che, considerando<br />
la scadente qualità dell’audio della TV in generale, è già un grosso<br />
passo in avanti offrire una catena a due canali di qualità, edificandola<br />
insieme al televisore; l’altra prevede di separare, al limite<br />
anche nello stesso ambiente, quanto serve per l’audio del video e<br />
ciò che attiene la musica.<br />
L’introduzione del collegamento HDMI ARC consente la trasmissione<br />
di contenuti audio e non ad alta risoluzione con un facile<br />
collegamento tra dispositivo audio e TV; è stata salutata con entusiasmo<br />
da alcuni costruttori che intravedono in questo matrimonio<br />
una opportunità che, al di là delle possibili critiche di lesa maestà,<br />
apre un capitolo nuovo per l’impianto Hi-Fi all’interno dell’intrattenimento<br />
domestico. Va ricordato che mentre la televisione ha<br />
tassi bulgari di penetrazione nelle abitazioni, l’alta fedeltà molto<br />
meno. Sonos Amp, Moon 390, Bryston BDA-3.14 (tutti dispositivi<br />
già provati incluso quest’ultimo, presente sul numero che state<br />
leggendo di <strong>SUONO</strong>) sono lì a testimoniarlo e vanno analizzati<br />
anche alla luce di quanto qui asserito...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 29
SELECTOR<br />
di Paolo Corciulo<br />
Con più di 5 miliardi di<br />
euro di fatturato (metà<br />
del quale ottenuto direttamente<br />
nel paese d’origine)<br />
e un organico di circa 75.000<br />
dipendenti, la multinazionale<br />
cinese di Shenzhen è al terzo<br />
posto nel mercato mondiale<br />
dei televisori (dove è uno dei<br />
pochi marchi a produrre i pannelli<br />
dei propri TV e da tempo<br />
ha stretto una partnership con<br />
Thompson), mentre nel settore<br />
degli smartphone, con l’acquisizione<br />
di Alcatel, i risultati<br />
arriveranno...<br />
Eppure TCL (acronimo che<br />
sta per The Creative Life) è un<br />
marchio per noi pressoché sconosciuto,<br />
se non ché, è troppo<br />
semplice scommetterci, il piano<br />
soprannominato “Dragone e<br />
Tigre” (l’obiettivo è individuare<br />
due settori in cui TCL possa<br />
competere a livello mondiale<br />
- Dragoni - e tre settori in cui<br />
essere leader nel mercato cinese<br />
- Tigri) colmerà a breve questa<br />
lacuna. L’azienda è stata fondata<br />
nel 1981 iniziando a produrre<br />
per il mercato interno, nel 1985<br />
è diventata società per azioni e<br />
nel nuovo secolo, con il piano<br />
“Dragoni e Tigri” appunto,<br />
ha cominciato a vendere all’estero.<br />
Volendo, dunque, ci sono<br />
già una storicità e uno spessore<br />
aziendale che chiariscono come<br />
il marchio non voglia limitarsi<br />
a essere uno dei tanti enormi<br />
terzisti cinesi a cui ci siamo<br />
abituati ma voglia imporre globalmente<br />
e direttamente il suo<br />
marchio attraverso una politica<br />
aggressiva sia dal punto di vista<br />
dei prezzi che della tecnologia<br />
(quest’ultimo è un caso abbastanza<br />
singolare, perlomeno<br />
DIFFUSORI<br />
TCL TS9030<br />
Prezzo: € 399,00<br />
Dimensioni (lxaxp in cm): soundbar (105 x 5,6 x 11)<br />
subwoofer (24 x 42 x 24)<br />
Peso (Kg): soundbar (2,6) - subwoofer (5,5)<br />
Distributore: TCL<br />
www.tcl.com/it/it.html<br />
Tipo: soundbar Caricamento: bass reflex N. vie: 3.1 Potenza<br />
(W): 4 x 30 Altoparlanti: 1 tw-mid da 2,5”ellittico, 2 larga banda,<br />
1 sub da 16.5 cm wireless Note: display LED, regolazione bassi<br />
e alti. Compatibile Dolby Digital / Dolby Digital Plus / Dolby<br />
TrueHD / Dolby Atmos. Ingressi HDMI, HDMI ARC, USB, ottico,<br />
Bluetooth.<br />
SUL CAMPO<br />
30 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
per i<br />
prodotti<br />
provenienti dalla<br />
Cina): la società è capofila nello<br />
sviluppo del 4K e offre in molti<br />
casi soluzioni originali. Dal<br />
2018 le attività internazionali<br />
di TCL Electronics hanno assunto<br />
una importanza rilevante<br />
e il fatturato della società al di<br />
fuori della Cina è aumentato<br />
del 27%. In particolare in Europa<br />
il volume delle vendite<br />
è cresciuto del 43,1% su base<br />
annua: Francia, Germania, Italia<br />
e Spagna sono le aree dove<br />
l’incremento è stato maggiore.<br />
Manca ancora qualcosa, però,<br />
per rendere mediatico il marchio,<br />
almeno qui in casa nostra:<br />
un lavoro per gli strateghi del<br />
marketing che, comunque,<br />
hanno deciso di affrontare il<br />
mercato italiano con una certa<br />
verve. Ecco la ragione per<br />
cui un prodotto originale dal<br />
punto di vista tecnico e da<br />
poco presentato al mercato<br />
ha fatto il suo sbarco nelle<br />
redazioni dei media italiani<br />
prima ancora che fosse commercializzato<br />
(poi il Coronavirus<br />
ha fatto il suo...). Si<br />
tratta del sistema soundbar<br />
+ subwoofer TS9030 (rinominato<br />
chissà perché Ray-<br />
Danz) che utilizza una configurazione<br />
3.1 basata su un<br />
originale caricamento degli<br />
altoparlanti a bordo della<br />
soundbar: uno emette direttamente<br />
verso l’ascoltatore<br />
e funge da<br />
canale centrale e altri due, uno<br />
ad ogni lato del mobile, emettono<br />
attraverso una linea array<br />
verso i lati dell’ascoltatore. L’unità<br />
è collegata via Bluetooth a<br />
un subwoofer privo di qualsiasi<br />
regolazione se non il tasto per<br />
l’eventuale pairing con l’unità<br />
centrale, che avviene comunque<br />
in automatico: per i settaggi<br />
si opera via telecomando<br />
visto che sul pannello superiore<br />
della soundbar sono presenti<br />
solo i comandi essenziali.<br />
Proprio il collegamento wireless<br />
tra le due unità (e l’originalità<br />
di proporlo a un prezzo<br />
basso) è una delle buone ragioni<br />
per consigliare il sistema<br />
TCL o, anzi, è una condizione<br />
Il telecomando è realizzato con buoni materiali e garantisce una piacevole sensazione<br />
al tocco. L’intervento dei comandi però non è particolarmente preciso.<br />
sine qua non per introdurre un<br />
sistema di questo tipo nel proprio<br />
salotto, almeno a parere di<br />
chi scrive: il 5.1 ha fallito, perlomeno<br />
all’interno delle abitazioni<br />
domestiche tipo (discorso<br />
diverso vale in ambienti adibiti<br />
ad hoc), proprio per l’alto grado<br />
di intrusione rappresentato da<br />
cavi e diffusori utilizzati (per il<br />
WAF due sono troppi, immaginarsi<br />
cinque o più!). Anche le<br />
dimensioni contenute (perlomeno<br />
in altezza e profondità)<br />
del sistema, come e più della<br />
riduzione dei collegamenti, ne<br />
favoriscono l’armonizzazione<br />
con l’ambiente, tipicamente il<br />
salotto, in cui andrà collocato il<br />
sistema: in questo senso anche<br />
le proporzioni del subwoofer,<br />
un cubotto sviluppato in altezza,<br />
si rivelano “armoniche”.<br />
Personalmente, ero alla ricerca<br />
di un sistema di diffusione<br />
audio che tra le altre caratteristiche<br />
potesse da un lato<br />
adattarsi alla mia TV da 60<br />
pollici e dall’altra essere sistemato<br />
all’interno di un ripiano<br />
della libreria (tramite staffe la<br />
soundbar può essere collocata<br />
anche a parete): il Ray-Danz<br />
si è rivelato ideale proprio in<br />
funzione delle sue esigenze, in<br />
particolare la soundbar, per via<br />
del ridotto sviluppo in altezza.<br />
La particolare soluzione<br />
di emissione, inoltre,<br />
al contrario di altri<br />
sistemi non penalizza<br />
l’emissione laterale laddove<br />
il posizionamento in libreria<br />
potrebbe far interagire<br />
l’emissione con le pareti. Naturalmente<br />
questo vale se, come<br />
nel caso della Ray-Danz, una<br />
soluzione del genere non limita<br />
eccessivamente (in particolare<br />
nel preset cinema) la creazione<br />
di un palcoscenico avvolgente<br />
dove, nel caso della Ray Danz,<br />
gli effetti sonori se non proprio<br />
esaltanti sono comunque ben<br />
percepibili, sia con il surround<br />
inserito che senza! La pletora di<br />
collegamenti possibili (HDMI,<br />
HDMI ARC, ottico...), questi sì<br />
via cavo, hanno consentito un<br />
collegamento privo di insidie,<br />
facilissimo (sul retro dell’apparecchio<br />
c’è un coperchio<br />
asportabile per accedere alle<br />
connessioni che<br />
una volta ritornato<br />
in sede<br />
blocca anche i<br />
cavi in uscita) e<br />
potenzialmente<br />
estremamente<br />
versatile. Si aggiunga<br />
la presenza del Bluetooth<br />
per un ascolto musicale<br />
momentaneo: si, lo sappiamo,<br />
la qualità è quella che è ma vuoi<br />
mettere poter ascoltare le scelte<br />
di tuo figlio o tuo nipote dal suo<br />
telefonino rispetto a non poterlo<br />
proprio fare? Aggiungerei<br />
che sia in relazione al prezzo,<br />
sia in assoluto, le prestazioni<br />
sonore della Ray-Danz sono<br />
accettabili (perlomeno nella<br />
modalità music) ed è possibile<br />
ascoltare con soddisfazione<br />
stazioni come Radio Swiss o<br />
una delle altre emittenti raggiungibili<br />
con il decoder Sky,<br />
soluzione che, per la sua semplicità,<br />
è la mia prescelta per la<br />
musica di sottofondo quando<br />
ricevo gente a casa! Data la particolare<br />
enfatizzazione del settaggio<br />
audio per il cinema (che<br />
sostanzialmente sposta in secondo<br />
piano il canale centrale a<br />
favore dei due laterali, che così<br />
concorrono significativamente<br />
alla riproposizione degli effetti<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 31
SELECTOR<br />
Lo schema costruttivo della soundbar consente di apprezzare il tipo di caricamento ma anche la natura degli altoparlanti.<br />
sonori relativi al movimento di<br />
oggetti e persone sulla scena)<br />
nel caso di programmi dove<br />
prevale invece il parlato (talk<br />
show, telegiornale...) è indispensabile<br />
e non solo consigliabile<br />
selezionare la modalità<br />
audio “TV” che di fatto annulla<br />
i canali laterali a favore di quello<br />
centrale. Poco significativa,<br />
invece, la modalità boost che<br />
incrementa la resa alle basse<br />
frequenze, che però risultano<br />
già abbondanti se non eccedenti<br />
nell’equilibrio prefissato<br />
tra soundbar e subwoofer<br />
(ricordo che quest’ultimo non<br />
dispone di controlli propri:<br />
quasi costantemente ho effettuato<br />
la regolazione delle<br />
basse frequenze riducendone<br />
l’emissione rispetto allo zero).<br />
Probabilmente questa modalità<br />
è pensata per utilizzi della sola<br />
soundbar, cosa che ha poco<br />
senso visto che nella Ray-Danz<br />
i due elementi sono in bundle!<br />
Non è l’unica ingenuità a bordo<br />
del prodotto; l’inserimento dei<br />
quattro differenti effetti stereo,<br />
ad esempio, è sequenziale secondo<br />
una sola direzione: per<br />
tornare dunque al settaggio<br />
precedente a quello in uso occorre<br />
percorrerli tutti! Ancor<br />
più fastidioso è il fatto che non<br />
esistendo uno stand-by né un<br />
pulsante di accensione, il sistema<br />
si spenga automaticamente<br />
quando per un certo lasso di<br />
tempo non ha percepito sollecitazioni<br />
sonore. Peccato che<br />
la routine di caricamento del<br />
software (che si attiva quando<br />
il sistema si riaccende) richieda<br />
20 interminabili secondi,<br />
così che se si vede un film a<br />
spizzichi e bocconi, ogni volta<br />
occorre far fronte una pausa<br />
non prevista! Se si eccettuano,<br />
però, questi due difetti e se si<br />
considera il costo, la Ray-Danz<br />
rappresenta la soluzione ideale<br />
per quanti, come chi scrive,<br />
abbiano deciso di utilizzare<br />
due zone separate per la riproduzione<br />
della musica e per<br />
lo spettacolo audiovisivo: in<br />
questo caso i pur presenti limiti<br />
nella ricostruzione di una<br />
scena sonora cinematografica<br />
(peraltro a mio parere a volte<br />
troppo impegnativa) non costituiscono<br />
un ostacolo alla<br />
fruizione piacevole di un film,<br />
anche quelli ricchi di effetti.<br />
La possibilità “di soccorso” di<br />
ascoltare musica è anch’essa<br />
estremamente ben voluta e<br />
insieme alla logistica praticamente<br />
ridotta al minimo fa<br />
balenare, in relazione all’investimento,<br />
l’espressione “ideale<br />
per l’uso previsto”.<br />
Ampia e di qualità la dotazione che prevede un cavo HDMI di ottima fattura, il cavo ottico e le staffe per il montaggio a parete.<br />
32 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
CONVERTITORE<br />
Bryston BDA-3.14<br />
Ormai da tempo la canadese<br />
Bryston ha ringiovanito<br />
il suo look, originariamente<br />
improntato<br />
unicamente ad una serietà<br />
spartana e all’ approccio<br />
professionale (anche nel<br />
senso di rivolgersi primariamente<br />
ai professionisti<br />
della riproduzione musicale)<br />
quasi lunare: se rimane<br />
l’invitante e rassicurante<br />
garanzia ventennale (per<br />
amplificazioni e diffusori),<br />
l’opera di restying ha<br />
preso al balzo la generazione<br />
digitale (music for a<br />
generation, recita lo slogan)<br />
per offrire di Bryston<br />
un’altra faccia di se.<br />
Allo stato attuale la casa<br />
canadese annovera ben<br />
9 prodotti dedicati al digitale<br />
come chiaramente sintetizzato<br />
nell’area ad essi dedicati del<br />
nuovo sito anch’esso oggetto di<br />
restyling rispetto alla precedente<br />
versione... “ottocentesca”! Per<br />
fare questo Bryston ha fatto delle<br />
precise scelte strategiche non disdegnando<br />
di utilizzare elementi<br />
di terze parti (pur rivendicando<br />
con orgoglio il “made in...”) e si è<br />
affidata ad un approccio modulare<br />
nelle elettroniche con particolare<br />
attenzione per le sezioni<br />
funzionali e le parti più soggette<br />
a danneggiamenti, ingegnerizzate<br />
allo stato dell’arte in quanto<br />
a cablaggi, il che consente una<br />
grande e semplice possibilità di<br />
sostituzione delle parti ma anche<br />
un eventuale up grade o, come nel<br />
caso dell’apparecchio in prova,<br />
qualche cosa di più. Esiste infatti<br />
un trait d’union che lega il BDA-1<br />
al BDA-2 e al BDA-3 e quel “filo”<br />
è ancor più solido nel recente<br />
BDA-3.14 che è di fatto l’unione<br />
del convertitore D/A BDA-3 e del<br />
BDP-π (entrambi tutt’ora in catalogo),<br />
pur costando meno della<br />
somma dei due. Così il BDA-3.14<br />
ripropone l’ormai consueta diatriba<br />
sui limiti delle classificazioni<br />
attuali: un pre, un convertitore o<br />
uno streamer? Per fortuna la<br />
mancanza di una uscita cuffia elimina<br />
l’ulteriore punto interrogativo<br />
ma è al tempo stesso in parte<br />
rivelatrice. Perché se ci si chiede<br />
a chi è destinato un apparecchio<br />
di questo tipo (il che risponde<br />
anche alla domanda: “perché<br />
Bryston avendo già un dac e uno<br />
streamer li riunisce in un terzo<br />
apparecchio?”) e si immagina<br />
l’utente più lontano dall’ascolto<br />
in cuffia, è plausibile immaginare<br />
che lo sia il telespettatore!<br />
Una crescente e razionale domanda<br />
di audio a due canali di<br />
qualità adatto alla tv (vedi nelle<br />
pagine precedenti) e la presenza<br />
di ben 4 collegamenti HDMI (di<br />
cui anche l’HDMI eARC già visto<br />
a bordo di Sonos e Moon) sono<br />
buoni indizi in merito. Sulla carta<br />
la qualità della eHDMI potrebbe<br />
essere alta, ma lo stream viene ancora<br />
fatto meglio con gli streamer.<br />
Certo, viene facile collegare una<br />
Chromecast, la Fire TV, o un’altra<br />
periferica che veicola nell l’HDMI<br />
un segnale audio di ottima qualità<br />
e valore artistico, tuttavia, a prescindere<br />
da concerti live godibili<br />
su schermo e altre cose collegate<br />
al home enterteinment, si tratta<br />
sempre di un servizio meno “raffinato”<br />
rispetto a USB, spdif<br />
o stream puro. Inoltre<br />
Bluray o altri supporti<br />
fisici sono morti; non<br />
verranno sostituiti e<br />
se ciò accadrà chissà<br />
quando e chissà<br />
se l’HDMI così<br />
com’è funzionerà<br />
ancora...<br />
Stimolante il<br />
BDA-3.14 lo è<br />
di per se perché<br />
Prezzo: € 5.515,00<br />
Dimensioni: 43 x 8,6 x 30,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 4Kg<br />
Distributore: Audio Reference<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4<br />
20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02-29.404.989 - Fax 02-29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
CONVERTITORE BRYSTON BDA-3.14<br />
Frequenza di campionamento (kHz): 384 / 32 bit e DSD-256<br />
THD (%):
TEST<br />
SI DICE STREAMER, SI PRONUNCIA RASBERRY<br />
La sezione streamer a bordo del BDA 3.14 si basa sullo stesso hardware e<br />
gran parte del software sviluppato per il BDP π che ruota intorno ad una<br />
Raspberry 3 Model B V1.2 e gran parte di software open source dedicato alla<br />
riproduzione di audio ad alta risoluzione e al supporto di servizi streaming e<br />
di condivisione e gestione dei contenuti in rete. Sono state effettuate anche<br />
molte personalizzazioni per quel che riguarda l’interfacciamento con l’hardaware<br />
a valle, in quanto attraverso i controlli a bordo dello streamer è possibile<br />
intervenire direttamente sulla regolazione del volume e sulla selezione degli<br />
ingressi. Dal punto di vista invece prettamente hardware, Bryston ha creato<br />
il supporto fisico per la connessione a pettine da cui prelevare i segnali in<br />
I2S per l’audio e quelli di controlli e per alimentare la scheda. Questa sezione<br />
è stata aggiunta alla scheda già esistente nel BDA3 beneficiando di tutte<br />
le soluzioni di ricezione di filtratura e disaccoppiamento dei segnali che<br />
costituiscono uno dei valori aggiunti dell’azienda, particolarmente sensibile<br />
a certe chicche e soluzioni circuitali che danno risultati tangibili a livello<br />
strumentale e all’ascolto.<br />
riunisce in un tutto in uno gli<br />
aspetti più dirompenti delle nuova<br />
fruizione della musica. Due<br />
sopra gli altri quelli ad elevato<br />
impatto sulla modalità di fruizione<br />
della musica degli appassionati<br />
“di vecchia data”. Il primo è collegato<br />
più al modello più antico<br />
e tradizionale di approcciarsi al<br />
“totem” sopravvalutando perciò<br />
l’hardware e tutto quel che ne deriva;<br />
l’altro è l’effettiva modalità di<br />
fruizione che sta cambiando. Affrontarli<br />
al meglio significa fare<br />
buon uso dell’apparecchio...<br />
Anche perché, totem o non totem,<br />
una delle uscite digitali più<br />
soddisfacenti che abbiamo avuto<br />
il modo di provare nel tempo è<br />
proprio quella usata nelle varie<br />
versioni del BDP in cui, il sistema<br />
di trasmissione era piuttosto<br />
comune, ma l’implementazione<br />
per mano di Bryston con<br />
disaccoppiamento a trasformatori<br />
e cura nei dettagli più squisitamente<br />
elettrici, o per chissà quale<br />
altro motivo noto solo a Bryston,<br />
ha determinato una qualità complessiva<br />
unica nel suo genere. Ed è<br />
per questo motivo per cui, al pari<br />
del quid in più di Bryston nell’ambito<br />
“hardware”, bisogna cercare,<br />
anzi “esigere”, la stessa ricchezza<br />
di risultati nell’abito della fruizione<br />
che fa parte integrante<br />
dell’esperienza d’uso. Quindi la<br />
prima e forse l’unica domanda<br />
che bisogna farsi nel momento in<br />
cui si sceglie un DAC è: “con quale<br />
sorgente abbiamo intenzione<br />
di sfruttarla?”. Con una meccanica<br />
CD? Anche se affascinante,<br />
diciamo che si tratta di una condizione<br />
“superata”, mentre, il collegamento<br />
ad un computer, per<br />
quanto versatile, di fatto costringe<br />
l’utente ad avere un computer<br />
troppo vicino all’impianto. La<br />
soluzione di “trasformare” il DAC<br />
in una sorta di media server, per<br />
quanto attraente, è anche la soluzione<br />
che alla fine comporta<br />
una serie di difficoltà e criticità<br />
che possono rivelarsi fastidiose,<br />
soprattutto se le aspettative del<br />
sistema di riproduzione sono di<br />
altissimo livello.<br />
Il BDB 3.14 diventa un caso studio<br />
proprio per tutto quello che<br />
offre con un incremento di circa<br />
cinquecento euro rispetto alla versione<br />
senza lo streamer a bordo<br />
e senza contare l’incremento di<br />
qualità delle riproduzione e della<br />
fruibilità che in certe condizioni<br />
diventano molto rare! Considerato<br />
che il sistema utilizza un<br />
modulo Raspberry e del codice<br />
open source, qualcuno potrebbe<br />
chiedersi se c’è uno streamer più<br />
a buon mercato, e da un punto di<br />
vista è una domanda lecita ma<br />
analizzando i costi, alla fine, sopratutto<br />
se si vuole ottener un<br />
risultato così ben implementato<br />
come nel BDP3.14, non sono poi<br />
cosi lontani. Prendiamo ad esempio<br />
un modulo ASUS Tinker Board<br />
che ben carrozzato e con un<br />
case in alluminio e un alimentatore<br />
decente può oltrepassare anche<br />
di molto i cento euro; oppure, alzando<br />
molto la posta, con uno dei<br />
sistemi proposti da ALLO, ditta<br />
specializzata nella realizzazione<br />
di steamer e accessori dedicati<br />
all’audio, si oltrepassano i 400<br />
Euro con un ottimo dispositivo<br />
di comunicazione e alimentatore<br />
lineare a basso rumore! Due soluzioni<br />
ottime, ma che, oltre ad<br />
non essere così plug ‘n’ play come<br />
quella del Bryston, non controllano<br />
alcune funzioni dell’apparecchio.<br />
E poi sarebbero collegate in<br />
Le uscite analogiche, XLR con<br />
affiancata l’RCA, sono poste ad un<br />
estremo dell’apparecchio, gli ingressi<br />
digitali spdif al centro e dal lato<br />
opposto quelli meno tradizionali: 2<br />
USB indipendenti e i 4 HDMI audio<br />
con l’HDMI out con video passante<br />
fino a 4K. La connessione Ethernet<br />
e le altre sono solo di servizio per il<br />
controllo remoto e l’aggiornamento<br />
dell’apparecchio. Al di sopra<br />
degli ingressi spdif è è presente il<br />
connettore RJ-45 e le quattro USB<br />
della Raspberry.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 35
SELECTOR<br />
La connessione USB utilizza un XMOS 8U6C6<br />
collegato a due prese indipendenti che<br />
consentono l’abbinamento con due sorgenti<br />
che sfruttano tale sistema di comunicazione.<br />
La comunicazione con la sezione DAC<br />
avviene sfruttando appieno la banda ad<br />
alta risoluzione ben oltre i 192kHz.<br />
Gli ingressi HDMI utilizzano la scheda HSR-41.2 della Momentum Data<br />
System realizzata appositamente per estrarre l’audio ad alta risoluzione<br />
da un collegamento HDMI senza perdita di qualità e con un elevato<br />
controllo del jitter. Il plus valore del prodotto è nella accuratezza della<br />
realizzazione e nella manutenzione di un processo che è soggetto alle<br />
variazioni delle policy di protezione di contenuti (HDCP).<br />
Il front end di ricezione dei segnali<br />
spdif utilizza un ricevitore AKM SRC43921<br />
particolarizzante indicato anche per la<br />
soppressione del jiitter. I clock, Oscilent<br />
serie 433, sono ti tipo SMD con jitter a 1 ps.<br />
Le connessioni digitali sono disaccoppiate<br />
galvanicamente a trasformatori. La sezione di<br />
conversione (sotto) utilizza un AKM AK4490E, uno<br />
per ogni canale in modalità differenziale, ed è integrata<br />
nella sezione di uscita poco prima del filtro analogico e dello<br />
stadio di uscita. Il circuito è a componenti discreti di<br />
tipo SMD, compresi i transistor di potenza ON<br />
J44H11 e J45H11 e i condensatori.<br />
USB e non in I2S all’interno del<br />
DAC; certo con la connessione<br />
USB si disporrebbe del pieno supporto<br />
alla riproduzione dei formati<br />
ad alta risoluzione, mentre con<br />
il modulo interno al BDP3.14 c’è il<br />
limite a 192kHz. I risultati, a parità<br />
di condizioni, dai test effettuati<br />
sul campo sono più soddisfacenti<br />
con lo steamer a bordo rispetto<br />
alla connessione esterna.<br />
Quindi si apre un ultimo capito:<br />
ma l’altissima risoluzione<br />
(PCM o DSD che sia) è proprio<br />
così nettamente superiore? La<br />
risposta, invece è altrove: come<br />
posso ascoltare nel modo più<br />
soddisfacente in assoluto risorse<br />
come Qobuz o Tidal che tra l’altro<br />
oggi e per molto tempo ancora,<br />
supporteranno al massimo file a<br />
192kHz? Nonostante il sistema<br />
a bordo del BDP3.14 sia molto<br />
flessibile, cela un approccio<br />
(abbastanza frequente in verità)<br />
in cui la UX (User Experience)<br />
viene lasciata in secondo piano.<br />
Concludendo: l’esperienza d’uso<br />
con Roon + Quobuz è fra le più<br />
soddisfacenti e ciò, grazie al supporto<br />
del BDP3.14 a Roon rende<br />
possibile beneficiare del livello<br />
36 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST BRYSTON BDA-3.14<br />
al banco di misura<br />
La risposta in frequenza mostra un<br />
filtro che attenua di 3 dB i 60 kHz<br />
con una pendenza comunque molto<br />
dolce mantenuta anche per la riproduzione<br />
dei formati DSD. Il livello di<br />
uscita, di 2,01 Vrms nel single ended<br />
e di 4,02 Vrms per quella differenziale<br />
XLR, risulta identico per qualsiasi<br />
ingresso digitale, anche l’USB, e per i<br />
due canali, e anche per i formati DSD<br />
a riprova di un livello di accuratezza<br />
della sezione analogica altissimo. I<br />
valori di distorsione armonica e da<br />
intermodulazione, praticamente<br />
assenti e per quel poco rilevabile,<br />
sono uguali sui due canali. Anche<br />
il livello di rumore è estremamente<br />
basso. Si tratta di risultati eccellenti<br />
anche in considerazione delle scelte<br />
progettuali dello stadio di uscita<br />
realizzato a componenti discreti che<br />
è soggetto a disturbi di maggiore entità<br />
se non implementato con cura,<br />
rispetto agli stadi di amplificazione<br />
realizzati con circuiti integrati.<br />
qualitativo supereroe del modulo<br />
interno (ma fino a 192kHz).<br />
Tramite Roon è possibile anche<br />
fruire della musica digitale già in<br />
possesso. É vero che per ottenere<br />
un livello qualitativo di questo tenore<br />
bisogna sostenere il prezzo<br />
di Roon, circa 100 euro l’anno,<br />
ma è anche vero che in un impianto<br />
così l’incidenza di questo<br />
costo è irrisoria come lo è quello<br />
dell’abbonamento ad un fornitore<br />
di musica in streaming di alta<br />
qualità.<br />
Ovviamente, è possibile collegare<br />
un hard disk direttamente al<br />
Bryston con tutta la collezione<br />
di musica liquida, collegarlo in<br />
rete e usarlo addirittura su altri<br />
dispositivi tramite l’interfaccia<br />
di gestione proprietaria, anzi: in<br />
questo il BDP3.14 è anche molto<br />
più ricco di tanti altri concorrenti,<br />
ma il sistema è, rispetto alla<br />
musica liquidi 3.0, decisamente<br />
“rozzo” e poco usabile. Quindi,<br />
quando si punta in alto, e per certi<br />
versi quanto offerto dal BDP3.14<br />
ha uno slancio veramente interessante,<br />
perché non puntare in alto<br />
anche nel resto?<br />
Dal punto di vista sonoro va<br />
detto che l’apparecchio ricalca<br />
fedelmente l’impronta sonora<br />
dell’ottimo BDA-3 (e sarebbe<br />
stato strano se non fosse così), a<br />
migliore dimostrazione dell’idea<br />
di family sound (dicemmo la stessa<br />
cosa nella prova del BDA-3 nei<br />
confronti del BDA-2, anche se si<br />
La GUI a bordo del BDP3.14 si occupa della sezione dell’apparecchio e di<br />
quella dei contenuti, memorizzati nella rete o a bordo dell’apparecchio<br />
ma anche quelli di fornitori di streaming. Tra le varie schermate delle varie<br />
sezioni si notano molti “stili grafici”, alcuni utili ed essenziali per la gestione<br />
dell’apparecchio, altri che spesso sono troppo semplificati rispetto alle<br />
modalità native di fornitori di servizi streaming. Ad esempio, i contenuti<br />
e la qualità di riproduzione anche ad alta risoluzione da parte di Qobuz<br />
rimane la stessa, ma l’esperienza d’uso di una interfaccia come quella nativa<br />
di Qobuz oppure attraverso Roon è imparagonabile a quella a bordo del<br />
Bryston in cui sembra aver fatto un tuffo nel passato!<br />
percepisce, almeno nel confronto<br />
a memoria, qualche elemento<br />
migliorativo in relazione al punch<br />
e alla capacità di trattare attacchi<br />
e rilasci con prontezza e decadimento<br />
immediato del segnale.<br />
Ancora una volta colpiscono le capacità<br />
per quel che attiene il PRaT<br />
(Pace, Rhythm and Timing) e l’articolazione<br />
in gamma bassa con<br />
capacità di estensione da primato.<br />
Forse anche per questo quel che<br />
accade in gamma alta in termini<br />
di raffinatezza ,buona ma per cosi<br />
dir nel regno delle performance<br />
attese sebbene si possa apprezzare<br />
l’energia con cui gli estremi alti<br />
vengono riproposti.<br />
Al tempo in termini di rapporto<br />
qualità/prezzo azzardammo un<br />
voto in più rispetto al predecessore;<br />
qui il gap si allarga (2 gli ipotetici<br />
punti in più) perché accanto a<br />
performance di vertice anche per<br />
la costosa fascia di appartenenza<br />
si aggiunge la versatilità di avere<br />
a bordo uno streamer con un<br />
aumento di prezzo irrisorio...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 37
SELECTOR<br />
di Nicola Candelli<br />
Powerfilter distributor<br />
Powergrip YG-1<br />
È risaputo che l’energia elettrica che raggiunge il nostro impianto è affetta da una serie di deficienze,<br />
fluttuazioni, interferenze e disturbi vari. Insistere poi nel collegare una ciabatta economica o peggio<br />
ancora qualche spina tripla per distribuire corrente ai nostri apparecchi ne amplifica i difetti, peggiorando<br />
ulteriormente la situazione.<br />
COMPLEMENTO<br />
Powergrip YG-1<br />
Prezzo: € 1.525,00<br />
Dimensioni: 44 x 15 x 40,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 10 Kg<br />
Distributore: LP Audio di Luca Parlato<br />
Via della Tesa, 20 - 34138 Trieste (TS)<br />
Tel.040.56.98.24 - Fax<br />
www.lpaudio.it<br />
Tipo: condizionatore di rete Ingressi: 11 Note: corpo in alluminio<br />
spazzolato. Capacità 3680 W, max picco 187.000 A. 2 USB per<br />
ricarica.<br />
SUL CAMPO<br />
38 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
Generalmente la nostra<br />
attenzione è rivolta a<br />
settare al meglio il resto<br />
dell’impianto e spesso trascuriamo<br />
a torto questo anello<br />
della catena dedicandogli molto<br />
meno interesse. Eppure in<br />
commercio c’è una vasta scelta<br />
di accessori che concorrono<br />
a migliorare le prestazioni<br />
dei nostri sistemi spaziando<br />
da semplici multiprese (non<br />
quelle degli ipermercati) ai<br />
condizionatori e filtri di rete<br />
fino ai rigeneratori di corrente.<br />
I prezzi variano ma variano<br />
anche le prestazioni. Di certo<br />
su un impianto economico non<br />
si inserisce un condizionatore<br />
o un rigeneratore che supera di<br />
4 o 5 volte il prezzo dell’intero<br />
sistema, il tutto deve essere<br />
proporzionato. Per questa ragione<br />
il Powerfilter “Powergrip<br />
YG-1” è un apparecchio che mi<br />
sembra molto interessante, visto<br />
che il prezzo non è proprio<br />
entry-level ma nemmeno eccessivo,<br />
tale da risultare alla<br />
fine, dopo aver verificato prestazioni<br />
e qualità, un prodotto<br />
davvero interessante e competitivo.<br />
Innanzitutto due parole sulla<br />
società che detiene il marchio,<br />
la Barnsly Sound Organisation,<br />
costituita da un gruppo<br />
di ingegneri audiofili che dal<br />
1999 selezionano o creano apparecchiature<br />
e accessori per<br />
il mercato russo. Nel caso di<br />
Powergrip e nello specifico del<br />
YG-1 (uno dei due modelli di<br />
condizionatore prodotti dal<br />
marchio; l’altro, YG-2, è più<br />
economico ma meno performante)<br />
molto si è detto sulle<br />
similitudini, principalmente<br />
estetiche, con il Belkin PF50;<br />
una volta scoperchiato l’apparecchio,<br />
però, ci si accorge<br />
che i “ragazzi” russi ci hanno<br />
messo del loro! Comunque sia<br />
il YG-1 si presenta come un<br />
classico prodotto Hi-Fi molto<br />
robusto: completamente<br />
in metallo utilizza uno spesso<br />
frontale di alluminio anodizzato<br />
nero dalle dimensioni e peso<br />
importanti. Ma perché è così<br />
ingombrante? Basta aprirlo e<br />
PICCOLE ACCORTEZZE<br />
Sul pannello posteriore sono presenti 10 prese divise in 5 gruppi da due prese<br />
ciascuno; i primi due sono per il collegamento digitale, i due seguenti per il collegamento<br />
analogico e l’ultimo dedicato ad apparecchi che assorbono grosse<br />
correnti (ad esempio due finali monofonici), il tutto asservito da relais che attivano<br />
o disattivano le varie utenze. Sono presenti anche ingressi e uscite dedicate<br />
all’Home cinema (sat - antenna - cable) e, cosa davvero interessane, una serie<br />
di switch: se disattivati la tensione è immediatamente disponibile all’accensione<br />
dell’interruttore principale, quando attivati avviano l’accensione in sequenza,<br />
prima per la sezione digitale poi per quella analogica e infine per gli apparecchi<br />
di potenza. Allo spegnimento la sequenza è inversa, togliendo per prima l’alimentazione<br />
agli apparecchi di potenza e a seguire il resto.<br />
visionare l’interno per vederlo<br />
completamente occupato da<br />
due grosse schede di controllo<br />
e filtraggio di ottima qualità,<br />
soprattutto nei nuclei toroidali<br />
sovradimensionati e ben<br />
costruiti oltre a una ulteriore<br />
piccola scheda dedicata alle<br />
prese USB anteriori. L’eccessiva<br />
altezza è resa necessaria<br />
per consentire l’alloggiamento<br />
di ben dieci prese Schuko oltre<br />
alla sezione dedicata all’home<br />
cinema. Nel pannello anteriore<br />
si cela uno sportellino magnetico<br />
dove è collocata una<br />
ulteriore presa molto comoda<br />
per attacchi volanti, oltre<br />
due prese USB da 5 volt 2,1<br />
ampere. Il grosso coperchio<br />
superiore è smorzato da uno<br />
spesso pannello fonoassorbente<br />
che rende l’apparecchio<br />
completamente sordo e immune<br />
da interferenze esterne.<br />
Durante le fasi di accensione o<br />
spegnimento si ode solo il clic<br />
dei relais e null’altro, nessun<br />
pump nei diffusori, rendendo<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 39
SELECTOR<br />
davvero interessante la soluzione<br />
adottata (vedi box). Ogni<br />
presa ha l’indicazione della<br />
fase, le stesse sono dorate e<br />
ben costruite per una tenuta<br />
ferma e robusta ed è presente<br />
un tasto di reset e un collegamento<br />
di massa. La presa<br />
posteriore che alimenta il nostro<br />
Powergrip, una IEC da<br />
16A, costringe a usare il cavo<br />
in dotazione, peraltro ottimo,<br />
con una sezione da 3,3 mm ma<br />
impedisce di fatto l’inserimento<br />
dei cavi in commercio che<br />
normalmente sono dotati di<br />
spina IEC da 10A. Sulla parte<br />
anteriore troviamo a destra<br />
l’interruttore di accensione,<br />
sulla parte sinistra una presa<br />
Schuko e due USB coperti<br />
dallo sportellino magnetico,<br />
al centro il display che indica<br />
la tensione, il collegamento di<br />
massa se presente alla presa a<br />
muro e l’indicazione dei gruppi<br />
al momento attivi. Il display<br />
può essere disattivato tenendo<br />
premuto per alcuni secondi il<br />
tasto di accensione. Per provare<br />
le capacità del Powergrip ho<br />
effettuato una serie di prove,<br />
partendo da un sistema costituito<br />
da due finali monofonici<br />
da 150 watt, un preamplificatore,<br />
un lettore CD e un convertitore,<br />
con cavi che normalmente<br />
sono in dotazione degli<br />
apparecchi, collegati alla presa<br />
muro attraverso una ciabatta<br />
a sei prese Schuko che si acquista<br />
normalmente al negozio<br />
di elettricità sotto casa. L’impianto<br />
suona e se non presta<br />
molta attenzione il risultato è<br />
accettabile. Ho poi sostituito i<br />
cavi con altri più performanti,<br />
inserito una multipresa a sei<br />
posti (di ottima marca molto<br />
ben costruita ma dal prezzo<br />
non proprio modesto) e un ulteriore<br />
buon cavo che collega<br />
la stessa alla rete domestica.<br />
Non si può assolutamente dire<br />
che il suono non sia cambiato<br />
e facendo un po’ di conti<br />
la spesa è salita di parecchio<br />
ma di pari passo ai risultati.<br />
Il confronto è improponibile,<br />
il suono è pieno, lucido, intellegibile,<br />
sparita quella opacità<br />
che contraddistingueva<br />
l’ascolto precedente. Proprio<br />
tutt’altra cosa. E il Powergrip?<br />
Dopo l’immissione di tanto<br />
materiale che ha migliorato e<br />
non di poco le prestazioni del<br />
sistema, non mi aspettavo un<br />
ulteriore incremento rispetto<br />
alla seconda prova grazie a<br />
questo apparecchio ma dopo<br />
diversi ascolti devo ammettere<br />
che l’apparecchio ha fatto un<br />
ottimo lavoro incrementando<br />
e migliorando ulteriormente<br />
le capacità dell’impianto:<br />
aumenta la pulizia, aumenta<br />
il buio tra strumenti, aumenta<br />
il silenzio nelle pause e i<br />
due finali collegati alle prese<br />
high-courrent non hanno<br />
manifestato alcun effetto di<br />
compressione attraversando<br />
i circuiti del condizionatore.<br />
Sono quindi molto soddisfatto<br />
dei risultati ottenuti: il Powergrip<br />
YG-1 è sicuramente un<br />
apparecchio al quale possiamo<br />
collegare con tranquillità tutti<br />
i dispositivi del nostro sistema,<br />
certi di ottenere miglioramenti<br />
tangibili, il tutto a un prezzo,<br />
vista la qualità dei materiali,<br />
le funzioni di cui è dotato e i<br />
risultati ottenuti, davvero interessante...<br />
40 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
GIRADISCHI<br />
Luxman PD-151<br />
In passato i giradischi<br />
hanno occupato un posto<br />
di rilievo in casa Luxman,<br />
in particolar modo per<br />
alcune soluzioni molto<br />
originali orientate alla<br />
stabilizzazione del disco<br />
sul piatto e dell’eventuale<br />
riduzione delle ondulazioni<br />
tramite un sistema molto<br />
complesso di creazione<br />
del vuoto fra il piatto e il<br />
disco. Soluzioni che negli<br />
anni Settanta e Ottanta<br />
hanno dato una spinta interessante<br />
in un segmento<br />
molto delicato, meno critico<br />
di quello dei registratori<br />
a nastro ma per certi versi<br />
molto più insidioso.<br />
Dal punto di vista del<br />
trascinamento, invece,<br />
le scelte di Luxman<br />
non hanno mai preso una strada<br />
univoca in favore del motore<br />
a trazione diretta oppure a cinghia,<br />
mentre altri costruttori le<br />
abbracciavano, una o l’altra, con<br />
gran determinazione: i modelli<br />
con l’aspiratore a vuoto erano infatti<br />
disponibili sia per la trazione<br />
diretta che per quella a cinghia,<br />
situazione che ha determinato<br />
una complicazione non indifferente<br />
nel caso della presenza del<br />
motore montato sotto il piatto in<br />
asse al perno. È anche vero che<br />
negli anni d’oro del vinile c’era<br />
una distinzione netta fra i sostenitori<br />
della trazione diretta e quelli<br />
della trazione a cinghia, situazione<br />
tutt’ora in voga ma con<br />
un effetto notevolmente<br />
depotenziato rispetto al<br />
passato, motivo per il<br />
quale Luxman, ma anche molti<br />
altri costruttori, hanno optato<br />
per una offerta più mirata dei<br />
prodotti, scegliendo il sistema più<br />
semplice da percorrere. Perché,<br />
senza girarci troppo intorno, la realizzazione<br />
di un motore specifico<br />
per la trazione diretta di un giradischi<br />
è molto complesso e più dispendioso<br />
di uno esterno e di una<br />
trazione a cinghia. In fin dei conti<br />
è economicamente più valido un<br />
atteggiamento meno integralista<br />
e che prenda in considerazione i<br />
benefici di scegliere la strada più<br />
semplice ed efficace, scelta che ha<br />
abbracciato anche Luxman nel revival<br />
del vinile in cui ha optato per<br />
la trasmissione a cinghia già nel<br />
primo giradischi presentato nel<br />
2011, il PD-171, e nel suo successore<br />
PD-151, anch’esso con trazione<br />
a cinghia. Ciò ha consentito<br />
al costruttore di selezionare<br />
un motore<br />
e un sistema<br />
d i<br />
regolazione della velocità molto<br />
robusto e preciso in quanto i<br />
motori robusti, precisi e affidabili<br />
sono una risorsa molto ambita sia<br />
nell’ambito industriale che consumer,<br />
tanto che esiste una classificazione<br />
Hi-end anche nell’ambito<br />
professionale. Da questo punto<br />
di vista Luxman ha scelto un<br />
costruttore giapponese specializzato<br />
nella realizzazione di motori<br />
di precisione, estraneo al mondo<br />
dell’Hi-Fi ma specializzato nella<br />
realizzazione di prodotti destinati<br />
a settori in cui l’affidabilità e la<br />
precisione sono requisiti inalienabili.<br />
Consultando il catalogo<br />
di Tsukasa Electric, costruttore<br />
di motori specializzati di Tokyo<br />
dal 1967, non si può non apprezzare<br />
l’offerta specifica al mondo<br />
professionale ma con un “taglio”<br />
molto singolare, ispirato dalla<br />
mentalità di un piccolo artigiano,<br />
dedito alla ricerca ma anche al<br />
mantenimento delle tradizione tipica<br />
della cultura giapponese. Ciò<br />
è stato possibile solo grazie alla<br />
scelta della trazione a cinghia, che<br />
tra l’altro ha consentito<br />
a Luxman di ottenere<br />
un prodotto customizzato<br />
partendo però da<br />
un sistema di assoluta<br />
eccellenza, raro in altri<br />
prodotti in ambito Hi-<br />
Fi che invece adottano<br />
motori meno raffinati e<br />
robusti. Anche la filosofia a telaio<br />
rigido evidenzia una scelta chiara<br />
nelle intenzioni, che tra l’altro fa<br />
Prezzo: € 4.690,00<br />
Dimensioni: 46,5 x 13,3 x 39,3 cm (lxaxp)<br />
Peso: 15,7Kg<br />
Distributore: Tecnofuturo<br />
www.tecnofuturo.it<br />
GIRADISCHI LUXMAN PD-151<br />
Tipo: con braccio Telaio: a sospensione con top in alluminio<br />
Trasmissione: a cinghia Piatto: in alluminio da 4 kg Braccio: a S<br />
con attacco universale, lunghezza 22,9 cm, overhang 15 mm, per<br />
testine da 4 a 12 gr. Alzabraccio: si Wow & Flutter (%): 0.04%<br />
42 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
parte in questo caso della storia<br />
di Luxman ma che, senza troppe<br />
complicazioni, è molto efficace a<br />
patto di fare le cose “in grande”.<br />
Senza rischiare di semplificare<br />
eccessivamente un sistema<br />
che per sua natura risulta molto<br />
complesso, un giradischi con un<br />
piatto ad elevata massa, soprattutto<br />
periferica, mette al riparo il<br />
sistema da numerose perturbazioni<br />
esterne. L’unica accortezza<br />
è quella di usare materiali idonei,<br />
ottimi e disporre di lavorazioni<br />
meccaniche adeguate, magari<br />
apparentemente poco complesse<br />
e articolate, ma che necessitano<br />
di macchinari e procedure molto<br />
specifiche. Cosa apparentemente<br />
scontata sempre più rara fra i<br />
costruttori di giradischi, il piatto<br />
ruota con estrema precisione,<br />
senza oscillazioni e senza alcuna<br />
eccentricità. Anzi, anche grazie<br />
a una finitura superficiale del<br />
piatto in alluminio, praticamente<br />
a specchio (ottenuta però non<br />
con una “banale” lucidatura ma<br />
tramite la lavorazione meccanica<br />
di tornitura che raggiunge una<br />
superficie riflettente), non si riesce<br />
ad apprezzare il movimento<br />
del piatto, a meno di qualche impronta<br />
lasciata inavvertitamente<br />
dai polpastrelli. Inavvertitamente<br />
in quanto il montaggio del piatto<br />
si effettua tramite due piccole<br />
grucce che si avvitano al piatto per<br />
favorire una installazione agevole<br />
del piatto sul perno sia per la<br />
massa importante sia per il tipo<br />
di innesto fra il perno e il piatto<br />
che è di tipo conico e necessita<br />
di accoppiamento deciso e senza<br />
esitazioni. Anche da questo punto<br />
di vista si tratta di una soluzione<br />
tipica del mondo industriale in cui<br />
gli accoppiamenti ad alta precisione<br />
devono essere assolutamente<br />
conici, altrimenti non si riesce<br />
a ottenere una rotazione assiale<br />
senza alcun tipo di eccentricità.<br />
L’impostazione dell’apparecchio<br />
appare quindi molto semplice ma<br />
con una esecuzione di altissimo<br />
rango e, soprattutto, con una efficacia<br />
sorprendente considerata<br />
la semplicità del progetto. Il<br />
braccio è fissato al piano e a differenza<br />
del modello più grande, il<br />
PD-171, non è possibile sostituirlo<br />
in quanto sul piano in alluminio<br />
è presente solo il foro e non l’alloggiamento<br />
per una placca di<br />
adattamento per bracci con altre<br />
dimensioni e geometrie. Tuttavia<br />
è possibile regolare il VTA abbastanza<br />
agevolmente agendo sui<br />
controlli della base del braccio.<br />
Il setup del giradischi risulta molto<br />
semplice e anche gradevole da<br />
mettere a punto, come peraltro<br />
l’utilizzo: anche se si tratta di un<br />
sistema che non definiremmo<br />
plug ‘n’ play, ci vuole poco a regolare<br />
il tutto con estrema precisione,<br />
anche grazie alla ripetibilità<br />
delle verifiche dei parametri<br />
impostati. La regolazione del<br />
peso di lettura, ad esempio, è immediata<br />
e molto precisa e si può<br />
effettuare anche senza l’ausilio<br />
di una bilancina di precisione:<br />
l’ottenimento del punto di equilibrio<br />
si raggiunge velocemente e<br />
il braccio torna rapidamente alla<br />
posizione orizzontale e, una volta<br />
tarato il punto zero,<br />
la precisione della<br />
regolazione è alla<br />
seconda cifra decimale<br />
fra il valore<br />
impostato e quello misurato<br />
per valori che vanno<br />
da uno a tre grammi di<br />
peso! Davvero inusuale.<br />
Certo, disponendo di una<br />
bilancina non ha alcune senso<br />
tanta “precisione” ma evidenzia<br />
comunque l’attenzione delle lavorazioni,<br />
che forniscono inoltre<br />
una ripetibilità nei rilevamenti.<br />
Nel setup si apprezza in particolar<br />
modo lo shell rimovibile, che semplifica<br />
l’installazione della testina<br />
e consente, avendo a disposizione<br />
più di uno shell, di sostituire semplicemente<br />
due testine facendo<br />
solo piccole regolazioni. L’istallazione<br />
della cinghia è abbastanza<br />
semplice anche grazie all’altezza<br />
di sei millimetri e all’ampia puleggia<br />
del motore con profilo a botte<br />
autocentrante. La regolazione<br />
della velocità si ottiene agendo sui<br />
tre trimmer presenti nel pannello<br />
anteriore, invero esteticamente<br />
poco attraenti ma al contempo<br />
abbastanza anonimi, con la semplicità<br />
di selezionare la rotazione<br />
con il commutatore fra 33, 45 e<br />
78, e agendo sui tre trimmer indipendenti:<br />
una volta regolata la<br />
Lo shell, in pressofusione di alluminio con<br />
una massa di circa 11 grammi, è collegato<br />
al supporto con i contatti elettrici tramite<br />
un innesto stretto con un bullone a<br />
brugola. Ciò consente anche di intervenire<br />
sull’inclinazione con piccoli spostamenti di<br />
affinamento per raggiungere<br />
la perpendicolarità della<br />
testina con il piatto.<br />
velocità<br />
con il<br />
sistema definitivo<br />
e ottimizzato braccio/testina, la<br />
rotazione rimane costante anche<br />
con un eventuale clamp di<br />
pressione del disco sul piatto.<br />
Il motore parte lentamente ma<br />
con una certa accelerazione e<br />
arriva rapidamente a velocità costante<br />
con l’indicatore led che da<br />
lampeggiante diventa fisso.<br />
Nella scelta dei partner utilizzati,<br />
alla fine abbiamo optato per<br />
la Dynavector Karat 17DX (mettendo<br />
da parte le altre due MC disponibili,<br />
Sumiko Blackbird e Lyra<br />
Helicon), principalmente per una<br />
maggiore compatibilità meccanica,<br />
di peso e tracciabilità. Perfetto<br />
in tutti e tre i casi il pre phono Stellar<br />
di PS Audio ma anche il piccolo<br />
e sempre sorprendente Limetree<br />
by Lindemann, che sono stati i<br />
maggiormente utilizzati.<br />
Sul pannello posteriore è presente<br />
la vaschetta IEC per la connessione<br />
del cavo di alimentazione. Sono<br />
presenti due alloggiamenti per<br />
l’installazione delle cerniere del<br />
coperchio, venduto come optional.<br />
Il cavo di segnale fuoriesce dal fondo<br />
al quale è fissato con un supporto<br />
elastico. I comandi sono disposti<br />
sul pannello anteriore compreso il<br />
tasto di accensione che interrompe<br />
fisicamente il contatto elettrico al<br />
trasformatore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 43
SELECTOR<br />
I componenti sono tutti fissati nella parte inferiore della lastra superiore<br />
in alluminio da un centimetro di spessore. Il motore e il trasformatore di<br />
alimentazione sono disaccoppiati al piano con isolanti in gomma mentre gli<br />
altri componenti sono fissati stabilmente, in particolar modo il braccio e il<br />
cuscinetto, per garantire la rigidità del sistema braccio/piatto.<br />
ll corpo centrale in ottone è la<br />
sede in cui scorre il perno in<br />
acciaio con diametro di 16 mm<br />
che poggia alla base su un<br />
elemento in tecnopolimetro<br />
(PEEK) particolarmente adatto<br />
nell’impiego in cuscinetti o parti<br />
a contatto per l’alta resistenza<br />
meccanica unita a bassi coefficienti<br />
di attrito.<br />
Il piede d’appoggio è composta da un cilindro<br />
in alluminio chiuso da due elementi in materiale<br />
smorzante fissato al fondo del giradischi<br />
tramite un piattello in ferro con una vite di<br />
piccolo diametro a passo fine che consente la<br />
regolazione in altezza.<br />
Il perno è a contatto con la “pasticca” in tecnopolimetro tramite<br />
una sfera alloggiata nella sede emisferica del perno. Nella parte<br />
superiore ha un profilo conico complementare a quello ricavato<br />
al centro del piatto, per favorire l’accoppiamento geometrico più<br />
preciso possibile e stabile fra i due elementi.<br />
Con un piccolo gruppo di musicisti<br />
e la Eine Kleine NachtMusik di<br />
W. A. Mozart i musicisti si distribuiscono<br />
correttamente a semicerchio,<br />
tra un diffusore e l’altro,<br />
ed è facile individuarli, uno per<br />
uno al loro posto in una scena<br />
piena e ben sviluppata in 3D.<br />
I timbri e i dettagli sono quelli<br />
giusti, con un suono fresco e<br />
brillante tipico anche di questa<br />
formazione con strumenti<br />
antichi e di una interpretazione<br />
filologica ma non troppo esagerata.<br />
La capacità di riprodurre una<br />
immagine così precisa e ricca di<br />
particolari non svanisce nella<br />
grande orchestra otto-novecentesca;<br />
il controllo consente, anche<br />
in questo caso, di riconoscere le<br />
varie famiglie dell’orchestra,<br />
senza prevaricazioni e con una<br />
scena piena e ampia. Controllo<br />
e dinamiche sono come si deve,<br />
con una eccellente registrazione<br />
come la Quinta di Beethoven dei<br />
Berliner diretti da Karajan per la<br />
DG. Precisione quasi militaresca<br />
nella quale, a volte, eccedeva il<br />
grande direttore salisburghese.<br />
Brusco salto temporale e di genere<br />
con Tutu di Miles Davis. Il<br />
brano omonimo d’apertura viene<br />
restituito nella sua complicatissima<br />
trama di ritmi, effetti sullo<br />
sfondo che appaiono, scivolano<br />
e svaniscono, la mitica tromba<br />
del solista che emerge dal buio,<br />
tastiere che ritmano insieme<br />
al saltellante basso di M. Miller,<br />
tingendo con vivaci colori e<br />
suoni, tipicamente anni Ottanta,<br />
questo capolavoro. Nel più morbido<br />
e avvolgente Portia il suono<br />
scorre più fluido, vellutato e<br />
illuminato dagli interventi della<br />
tromba, dalla prepotente sezione<br />
ritmica dai bassi profondissimi e<br />
44 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST LUXMAN PD-151<br />
Il braccio ha forma ad S con innesto rapido dello shell. La canna è<br />
trattata internamente con materiale smorzante. La base, una piastra<br />
in alluminio di elevato spessore, è fissata al piano del giradischi<br />
ed ha un foro molto preciso in cui scorre il supporto del braccio<br />
tramite il quale si può regolare agevolmente il VTA agendo sulla<br />
brugola di serraggio posta alla base. Il contrappeso è fissato sul<br />
prolungamento della canna dopo l’articolazione, sul quale è stato<br />
inserito un elemento in metallo con interposto materiale smorzante<br />
in modo da disaccoppiarlo e rendere comunque fluida e precisa la<br />
rotazione per la regolazione del peso.<br />
DATI RILEVATI<br />
BRACCIO<br />
lunghezza (“): 9,06<br />
ETL (mm): 230<br />
PTS (mm): 215,5<br />
OvH (mm): 14,5<br />
Peso sulla puntina senza contrappeso (gr): 23,5<br />
Contrappeso (gr): 141<br />
PIATTO<br />
Diametro (mm): 300<br />
Massa totale rotante (gr): 4162<br />
Diametro perno (mm): 16<br />
LEGENDA<br />
ETL = effective tonearm lenght PTS = distanza tra<br />
gli assi OvH = overhang<br />
Il contrappeso è fissato sul prolungamento<br />
della canna dopo l’articolazione, sul quale<br />
è stato inserito un elemento in metallo con<br />
interposto materiale smorzante in modo da<br />
disaccoppiarlo e rendere comunque fluida e precisa<br />
la rotazione per la regolazione del peso.<br />
Il piatto è realizzato dalla tornitura dal pieno di un elemento unico<br />
in alluminio. La finitura superficiale denota l’utilizzo di macchinari<br />
di precisione e l’adozione di utensili appositamente concepiti per<br />
ottenere una lavorazione di qualità e al contempo pulita e con un<br />
effetto lucido ma ancora con i segni di lavorazione in evidenza, come<br />
fossero microsolchi! La parte centrale inferiore del piatto è scavata<br />
per diminuire la massa complessiva ma lascia inalterato il momento<br />
angolare del piatto, che di fatto è il parametro più influente sulla<br />
regolarità delle rotazione. All’interno è stato collocato un nastro di<br />
materiale viscoelastico per il controllo delle vibrazioni in alta frequenza.<br />
La calettatura fra il piatto in alluminio e il perno in acciaio si<br />
effettua tramite l’ausilio di due grucce avvitate sul piatto che<br />
facilitano l’accoppiamento conico dei due elementi. Le superfici<br />
sono perfettamente aderenti una con l’altra e non si apprezza il<br />
benché minimo accenno a sbavature di lavorazione nemmeno sui<br />
bordi: un accoppiamento perfetto e di gran effetto al momento<br />
dell’installazione.<br />
tastiere quasi ambient che rimangono<br />
sospese prima di sciogliersi<br />
o trasformarsi in note prolungate<br />
dei fiati. Emozionante, non v’è<br />
dubbio! Tale è la bellezza del suono<br />
che ci convince ad ascoltare<br />
il disco tutto d’un fiato, anche i<br />
pezzi meno ascoltati, laddove l’elettronica<br />
si avvicina di più all’hip<br />
hop: ora quei brani sembrano tutti<br />
trascinanti e il suono non è mai<br />
sgradevole o eccessivo. Trascinati<br />
da questi ritmi jazzofili contemporanei,<br />
effettuiamo un leggero<br />
passo indietro per approdare, nel<br />
1979, a Herbie Hancock e al suo<br />
sorprendente Future Shock. Un<br />
album incredibilmente in anticipo<br />
per i tempi, per certi versi<br />
vicino alle esperienze multietniche<br />
contemporanee di Byrne con<br />
i suoi Talking Heads ed Eno. Ancora<br />
oggi un disco efficacissimo<br />
in un tripudio di scratch, hip-hop,<br />
poliritmie che si mischiano con le<br />
tastiere elettroniche di Hancock<br />
e la corposa sezione ritmica di<br />
Bill Laswell e Sly Dunbar. Niente<br />
sembra riuscire a mettere il<br />
front end analogico in affanno o<br />
a fargli perdere la lucidità nella<br />
riproduzione. Controllo e trasparenza<br />
non si stemperano in freddezza,<br />
anzi: è l’entusiasmo del<br />
contenuto ad essere chiaramente<br />
comunicato, il coinvolgimento, la<br />
freschezza e la precisione quasi<br />
chirurgica degli interventi stupiscono<br />
non stancando mai.<br />
In sintesi: sebbene si stia parlando<br />
di un insieme non proprio<br />
alla portata di tutti, costruzione<br />
(un vero inno alle capacità meccaniche),<br />
finitura ed efficacia nei<br />
risultati ne fanno un sistema analogico<br />
da consigliare senza “ma”<br />
a tutti per le performance e la<br />
solidità trasmesse.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 45
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
UNITÀ PHONO<br />
Blue Aura PH1<br />
Il solo fatto che in Blue<br />
Aura si sia pensato a uno<br />
stadio phono separato<br />
come il PH1 è la riprova che<br />
nel mercato Hi-Fi in una<br />
certa misura i costi di produzione<br />
e il prezzo di listino<br />
siano svincolati almeno in<br />
parte l’uno dall’altro e che il<br />
posizionamento di mercato<br />
sia determinato dalle scelte<br />
di marketing che altro non<br />
sono che la vulgata del pensiero<br />
comune o di quel che<br />
si crede tale. Proviamo a<br />
spiegarvi perché…<br />
Se acquistate una giocattolo<br />
parlante, troverete<br />
immancabilmente le<br />
batterie per metterlo in funzione.<br />
Non è tanto una questione<br />
di contenimento dei costi<br />
(sebbene delle buone batterie<br />
possano costare quasi quanto<br />
il giocattolo): ci si aspetta che<br />
il prodotto, una volta scartato,<br />
sia perfettamente funzionante<br />
per soddisfare le aspettative<br />
del bambino a cui è destinato,<br />
pena la sua irrazionale, profonda<br />
delusione… Allo stesso<br />
modo, soprattutto ora che i<br />
giovani hanno valutato l’ascolto<br />
del vinile, ci si aspetta che una<br />
volta acquistato l’amplificatore<br />
e i diffusori a cui collegare<br />
il giradischi, questo funzioni<br />
immediatamente e non si<br />
debba scoprire che l’ingresso<br />
phono è altra cosa da quelli ad<br />
alto livello. E infatti in un prodotto<br />
budget come il Blue Aura<br />
V32 (provato su <strong>SUONO</strong> 542),<br />
destinato alla fascia di primo<br />
acquisto, l’ingresso phono lo si<br />
trova a bordo!<br />
Logica vorrebbe (almeno il processo<br />
logico della maggior parte<br />
della comunità umana) che<br />
spendendo di più per un amplificatore<br />
più costoso (Blue Aura<br />
V40) a bordo si trovi “di più” o<br />
almeno qualcosa di equivalente.<br />
Nemmeno per sogno! Dal<br />
segmento di mercato successivo,<br />
infatti, si entra nella logica<br />
della vera Hi-Fi dove domina la<br />
logica del “di meno” che, con un<br />
sillogismo un po’ tortuoso, sulla<br />
carta o nell’immaginario audiofilo<br />
significa “di più”. Questa è<br />
la principale ragione, almeno<br />
secondo la nostra opinione, per<br />
offrire in un catalogo composto<br />
da soli tre<br />
elementi, due oltre il V32, che si<br />
compenetrano: un amplificatore<br />
e uno stadio fono, fatto salvo<br />
il discutibile vantaggio, nell’estremizzare<br />
la logica dei separati,<br />
che così facendo si assicura<br />
una versatilità maggiore a chi<br />
si diverte a comporre come un<br />
puzzle il suo impianto. Rimane<br />
il fatto che lo stadio phono PH1<br />
nasce chiaramente per affiancare<br />
l’integrato (senza ingresso<br />
phono) V40 da cui mutua<br />
il design e il materiale che ne<br />
costituisce il frontale, reso solo<br />
più scarno dalla sola presenza<br />
di un led blu che segnala se il<br />
PH1 è acceso o meno e del logo<br />
aziendale. Quanto a semplicità<br />
d’uso, difficile scendere ancora<br />
di più: oltre al relativo pulsante<br />
on/off posto sul retro appena<br />
sopra la presa d’alimentazione,<br />
sempre sul retro ci sono gli in/<br />
out di segnale, un micro selettore<br />
per l’ascolto da MC o MM<br />
e nulla più.<br />
L’apparecchio, non solo<br />
per quel che riguarda il<br />
frontale, è realizzato con<br />
ampia profusione di mezzi<br />
e risorse; i componenti<br />
sembrano di “nuova”<br />
generazione e ben assortiti,<br />
considerata anche<br />
la classe di prezzo. Il<br />
progetto ruota attorno<br />
a due punti cardini: il primo<br />
consiste nell’utilizzo di una<br />
Prezzo: € 199,00<br />
Dimensioni: 15,2x 4,9 x 18 cm (lxaxp)<br />
Peso: 0,85 Kg<br />
Distributore: Exhibo<br />
Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854 Vedano al Lambro<br />
Tel. 039 49841<br />
www.exhibo.it<br />
UNITÀ PHONO BLUE AURA PH1<br />
Tipo: MM/MC Impedenza MM (kOhm): 45~56 Impedenza MC<br />
(Ohm): 80~120 S/N (dB): 82.8 MM -
TEST BLUE AURA PH1<br />
L’interno è completamente occupato da un PCB di ottima qualità con<br />
la disposizione dei circuiti concentrata in relazione alle funzionalità: al<br />
centro lo stadio di amplificazione e in posizione opposta all’ingresso<br />
di alimentazione il circuito di stabilizzazione.<br />
La tensione di ingresso<br />
di 12VDC scorre lungo<br />
un lato del PCB e<br />
viene ulteriormente<br />
filtrata e stabilizzata<br />
tramite un circuito<br />
integrato switching<br />
FT FP5139<br />
particolarmente<br />
indicato nelle<br />
applicazioni in cui<br />
la stabilità della<br />
tensione e la velocità<br />
di controllo è critica.<br />
Lo stadio di amplificazione<br />
impiega due operazionali<br />
duali ST Microelectronics<br />
MC33078 particolarmente<br />
indicati per l’amplificazione<br />
di segnali deboli grazie<br />
a una bassa distorsione<br />
e a una tensione di<br />
alimentazione molto alta.<br />
I due canali sono<br />
realizzati uno di fianco<br />
all’altro nel PCB, con<br />
l’utilizzo di una rete<br />
RIAA che impiega<br />
condensatori a film e<br />
resistori SMD. Gli altri<br />
condensatori sono di<br />
tipo elettrolitico.<br />
alimentazione esterna a 12VDC<br />
che potenzialmente offre ampi<br />
margini di utilizzo e di “successive<br />
e ulteriori” filtrature.<br />
A differenza di apparecchi di<br />
qualche tempo fa, in cui si usavano<br />
alimentatori a 5VDC, è<br />
un bel passo avanti, anche in<br />
considerazione del fatto che<br />
all’interno è presente un circuito<br />
di stabilizzazione molto<br />
“evoluto” che sembrerebbe<br />
rappresentare una soluzione<br />
ottimale. Eppure, nell’ambito<br />
“esoterico”, certe soluzioni con<br />
l’impiego forsennato di “treni”<br />
di stabilizzatori vengono viste<br />
come il male assoluto, in quanto<br />
la stabilità della tensione è<br />
subordinata alla presenza di<br />
spurie e disturbi, cose che gli<br />
stabilizzatori producono quasi<br />
per natura, come se questo<br />
pernicioso scopo fosse il loro<br />
fine! Soluzioni più “scarne”<br />
potrebbero essere più efficaci<br />
in amplificazioni semplici, dove<br />
la stabilità è molto meno importante<br />
rispetto all’assenza di<br />
spurie e disturbi. Gli stabilizzatori,<br />
infatti, sono necessari per<br />
apparecchiature elettroniche<br />
di precisione in cui piccole variazioni<br />
di tensione potrebbero<br />
indurre malfunzionamenti, ma<br />
nel caso di una amplificazione<br />
lineare la tensione di alimentazione,<br />
molto più elevata di quella<br />
di uscita, non ha alcun effetto<br />
sulle prestazioni. Recentemente<br />
(vedi prova dello stadio phono<br />
Fezz su <strong>SUONO</strong> 543) ci siamo<br />
occupati di un approccio dove il<br />
costruttore si occupa proprio di<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 47
SELECTOR<br />
La disposizione delle connessioni,<br />
nonostante l’esiguo spazio a disposizione,<br />
appare molto razionale, con l’ingresso<br />
collocato a un estremo, l’uscita al centro<br />
e l’alimentazione a 12VDC all’estremo<br />
opposto del segnale in ingresso.<br />
I connettori RCA sono saldati direttamente<br />
sul PCB mentre il morsetto di terra è molto<br />
grande e facilita il serraggio di qualsiasi<br />
tipo di cavo spellato o terminato a forcella<br />
proveniente dal giradischi. Al di sotto del<br />
morsetto è presente il selettore per la<br />
scelta del guadagno adatto per testine<br />
MM oppure MC.<br />
questo aspetto, scegliendo una<br />
soluzione con un filtro molto<br />
efficace sui disturbi, con una<br />
riserva di energia superiore alle<br />
esigenze, senza l’impiego di stabilizzatori<br />
che richiederebbero<br />
ulteriori stadi di filtratura.<br />
La filosofia è quella di mantenere<br />
i costi e ottenere il risultato<br />
“giusto” per lo scopo. Il<br />
secondo elemento significativo<br />
dell’apparecchio è costituito<br />
dalla scelta di supportare anche<br />
gli ingressi MC e a tal scopo<br />
sono stati utilizzati dispositivi<br />
dalle ottime caratteristiche,<br />
adatti per amplificare segnali<br />
di basso livello e dotati di una<br />
elevata uscita.<br />
Sebbene non sia dichiarato il<br />
livello minimo d’accettazione<br />
di tensione d’uscita, abbinando<br />
questo PH1 a fonorilevatori<br />
MC da 0,3-0,7 mV (la più<br />
bassa è la Dynavector Karat<br />
DX, l’intermedia Lyra Helicon<br />
e la più generosa la Sumiko<br />
Blackbird) viene da pensare che<br />
questo pre-phono sia più indicato<br />
per modelli ad alta uscita<br />
o più semplicemente per quelli<br />
magneto mobile. L’esperienza<br />
con i modelli MC utilizzati, infatti,<br />
non è tra le più soddisfacenti.<br />
Non è tanto una questione<br />
di volume sonoro ottenibile,<br />
che certo migliora avvicinandoci<br />
al milliVolt, quanto della<br />
qualità del suono: opaco, piatto,<br />
con un soundstage piccolo<br />
e sostanzialmente bidimensionale.<br />
Con l’MC Lyra il suono<br />
si fa leggermente più aperto e<br />
dinamico ma siamo sinceramente<br />
lontano da quanto possono<br />
fare i pre-phono di fascia<br />
più alta (300-500 euro). Ovvia<br />
constatazione, si dirà, ma ne<br />
consegue che i modelli MC anche<br />
di più basso livello rispetto<br />
a quelli provati, pensiamo<br />
espressamente alle Ortofon serie<br />
Quintet, non sarebbero davvero<br />
messi nelle condizioni di<br />
esprimere il loro potenziale. In<br />
termini di versatilità (che altrimenti<br />
sarebbe stata elevata in<br />
funzione del prezzo) il PH1 è<br />
dunque meno unico di quel che<br />
appare sulla carta, visto che di<br />
fatto va considerato come uno<br />
stadio phono principalmente<br />
(se non solo) adatto alle MM!<br />
I risultati migliori si ottengono<br />
con una economica Goldring<br />
1022 GX ad alta uscita (6,5<br />
mV) con un suono più rotondo,<br />
pieno e completo, anche se<br />
qualche appunto va rilevato in<br />
merito alla capacità dinamica<br />
e all’apertura timbrica, almeno<br />
in paragone ad altri pre phono<br />
di fascia simile, segnatamente<br />
Micromega MyGroov e Fez<br />
Audio Gaia Mini, rivelatisi straordinariamente<br />
performanti in<br />
relazione al costo.<br />
La vecchia Goldring MM è un<br />
modello di quelli definibili onesti,<br />
dai quali ci si attende un<br />
suono gradevole un po’ con tutti<br />
L’alimentatore in dotazione è di tipo switching da parete con la spina integrata<br />
europea di tipo CEE senza presa di terra con uscita a 12 VDC da 1.0 A per una<br />
tensione di ingresso da 100 a 240 VCA. La tensione continua dell’alimentatore<br />
viene ulteriormente filtrata all’interno dell’apparecchio da eventuali armoniche<br />
e spurie generate dal tipo di alimentatore tramite un circuito interno, anch’esso<br />
basato su un principio switching per la regolazione e la stabilizzazione<br />
della tensione di alimentazione delle varie sezioni.<br />
i generi, che non svetta in nessun<br />
particolare parametro ma<br />
nel bilancio finale supera ampiamente<br />
la sufficienza grazie a<br />
un suono comunque piacevole<br />
e vivace. Il connubio PH-1 con<br />
questa MM e con modelli simili<br />
fornisce sicuramente i migliori<br />
risultati per questo pre-phono<br />
ma, anche in questo abbinamento,<br />
la sensazione è quella di<br />
non riuscire a tirar fuori tutto<br />
quello che è in grado di fare la<br />
1022 GX. Il suono è un po’ troppo<br />
piccolo, arrotondato e smussato,<br />
riducendo così la vivacità,<br />
la freschezza che invece anche<br />
a livelli di spesa paragonabili a<br />
quelli di questa testina è lecito<br />
aspettarsi.<br />
Una performance dunque non<br />
perfettamente in linea con<br />
quell’idea generale che Blue<br />
Aura vuole dare di sé, nonostante<br />
siano stati comunque<br />
utilizzati componenti costosi<br />
(non eccessivamente ma comunque<br />
di un certo livello); è<br />
come se il team abbia applicato<br />
le direttive della application<br />
note e niente più, non valutando<br />
la destinazione d’uso del<br />
prodotto.<br />
Lodevole lo sforzo (comune a<br />
tutta la produzione della casa)<br />
di voler offrire una versione<br />
dell’alta fedeltà “a prezzi ragionevoli”<br />
che si presenti anche<br />
con un vestito piacevole in<br />
grado di soddisfare le pulsioni<br />
ludiche dell’utente; a livello di<br />
performance, però, i veri “Kraken”<br />
sono altri!<br />
48 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
SELECTOR<br />
Di Vincenzo Sollazzo<br />
Se volessimo esprimere in estrema sintesi i nomi che hanno fatto la fortuna dell’alta fedeltà nella sua<br />
epoca eroica dovremmo nominare McIntosh e Marantz per quanto concerne la storia dell’amplificazione<br />
e senz’altro Acoustic Research (AR) e JBL nel campo delle elettroacustiche. Con gli L100 si fondono<br />
la tradizione da un lato e il progresso della tecnica dall’altro: il passato rivive nel presente grazie a un<br />
costruttore in grado di dare agli appassionati questa interessante opportunità.<br />
JBL è l’acronimo del nome<br />
del fondatore James Bullough<br />
Lansing che diede<br />
vita alla JBL nel 1946 partendo<br />
dalla precedente esperienza della<br />
Altec Lansing. James B. Lansing<br />
aveva iniziato la produzione<br />
di altoparlanti già nel 1927, di<br />
conseguenza si capisce come il<br />
marchio californiano sia radicato<br />
nell’universo dell’audio sin dai suoi<br />
albori. JBL si è guadagnata la sua<br />
importante reputazione sul campo<br />
sonorizzando le sale di ascolto di<br />
milioni di appassionati così come<br />
le sale cinematografiche e i più<br />
prestigiosi studi di registrazione in<br />
giro per il mondo. Si è confrontata<br />
con competitor di altissimo livello.<br />
Come non ricordare il grande dualismo<br />
fra il sound intellettuale e ricercato<br />
“east coast” delle creature<br />
di Edgar Villchur, Roy Allison ed<br />
Henry Kloss di AR dichiaratamente<br />
dedicato all’ascolto domestico<br />
e il suono “west coast” JBL più<br />
esplicito, dinamico, estroverso e<br />
sanguigno teso alla riproposizione<br />
dell’evento reale? Bei tempi quelli<br />
in cui Villchur & company davano<br />
vita al sistema a sospensione<br />
pneumatica (di cui le AR 3 nelle<br />
loro varie declinazioni sino alle 10<br />
PI-Greco rappresentano l’apice<br />
assoluto) mentre JBL da un lato<br />
produceva monitor da studio (ad<br />
esempio i 4310, 4311 e successivamente<br />
i 4312) e dall’altro la loro<br />
versione edulcorata più adatta a un<br />
ambito casalingo come, ad esem-<br />
DIFFUSORI<br />
JBL L-100<br />
SUL CAMPO<br />
Prezzo: € 5.500,00<br />
Dimensioni: 39 x 63, 6 x 37,1 cm (lxaxp)<br />
Peso: 26,7 Kg<br />
Distributore: JVC Kenwood Italia<br />
www.kenwood.it<br />
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza<br />
(W): 25-200 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover<br />
(Hz): 450, 3.500 Risp. in freq (Hz): 40 -40.000 - 6dB Sensibilità<br />
(dB): 90 Altoparlanti: tw 1 pollice (25mm) cupola in titanio con<br />
sospensione morbida, Mid 5-1/4 pollici (13cm) Polymer-coated,<br />
cono Pure Pulp, Wf 12 pollici (30cm) cono Pure Pulp<br />
50 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
pio, le L100 e le L65. Le AR e JBL<br />
erano interpreti diversi del modo<br />
della riproduzione musicale. Le<br />
AR esprimevano sonorità composte<br />
con l’obiettivo dell’accuratezza<br />
mentre le JBL, pur cercando<br />
di mantenersi fedeli, mostravano<br />
di più il lato dinamico e di spontaneità<br />
del suono. Due differenti<br />
interpretazioni della bellezza della<br />
riproduzione, entrambe in grado<br />
di soddisfare a modo proprio il<br />
fortunato appassionato che si poteva<br />
permettere questi magnifici<br />
diffusori. Questa differente predisposizione<br />
caratteriale diede vita<br />
allo stereotipo venuto alla luce<br />
negli anni ’70 secondo cui le AR<br />
fossero prevalentemente dedicate<br />
ai cultori della musica classica<br />
mentre le JBL fossero eccellenti<br />
per il rock. Era frutto di una interpretazione<br />
semplicistica e distorta<br />
della filosofia progettuale dei due<br />
marchi; infatti, si è sempre potuto<br />
ascoltare bene il rock con le AR<br />
così come la musica classica con<br />
le JBL, ovviamente con le loro naturali<br />
divergenze di impostazione.<br />
Negli ultimi anni si sta assistendo<br />
a una riscoperta del vintage e<br />
tanti appassionati affollano negozi<br />
dove si possono trovare meravigliosi<br />
apparecchi d’epoca ancora<br />
funzionanti. C’è da chiedersi se<br />
la ricerca del vintage derivi da<br />
un mero interesse collezionistico<br />
verso apparecchiature che un<br />
tempo rappresentavano il meglio<br />
e che erano irraggiungibili per lo<br />
sbarbatello squattrinato di allora<br />
oppure rappresenti la ricerca di<br />
sonorità che solo gli strumenti<br />
di quell’epoca erano in grado di<br />
esprimere e che oggi non ritroviamo<br />
più. Il suono degli anni ’70<br />
è nella mente di tutta quella generazione<br />
di amanti della musica che<br />
ha ampiamente varcato la soglia<br />
dei 50 anni. Chi è più giovane non<br />
può per forza di cose ricordarlo<br />
perché per ovvi motivi anagrafici<br />
non ha vissuto in presa diretta<br />
quel periodo. Si tratta di un suono<br />
incompleto nella sua essenzialità<br />
ma perfettamente inserito nella<br />
acustica degli ambienti casalinghi.<br />
All’epoca gli altoparlanti non<br />
scendevano a 20 Hz e non raggiungevano<br />
picchi ultrasonici, non<br />
esprimevano sonorità patinate<br />
come quelli attuali ma indubbiamente<br />
avevano una verve diversa<br />
dalla perfezione asettica della modernità<br />
contemporanea. Il suono<br />
era più megafonico e appuntito<br />
ma anche più ricco e colorato,<br />
nel bene e nel male. La ricerca ha<br />
portato a produrre piccoli woofer<br />
da 16 cm che in cabinet adeguati<br />
consentono loro di scendere ben<br />
al di sotto dei 50 Hz di quei vecchi<br />
e ingombranti wooferoni degli<br />
anni ’70. Eppure la “botta” di quei<br />
woofer era un’altra cosa rispetto<br />
ai nanetti vitaminizzati di adesso.<br />
L’esperienza “full range” degli<br />
altoparlanti di oggigiorno porta<br />
a scontrarsi con le idiosincrasie<br />
inevitabili di ambienti non in<br />
grado di assorbire adeguatamente<br />
tutto il loro contenuto armonico.<br />
Nel contempo tra i 50 e i 100<br />
Hz, ancorché quasi silenti sotto<br />
tale soglia, i pachidermi di allora<br />
erano una presenza concreta forse<br />
più fisiologicamente in linea con<br />
l’acustica ambientale. È pur vero<br />
che trovare dei diffusori vintage<br />
in buone condizioni e conformi<br />
all’originale può diventare molto<br />
difficile. In tanti casi hanno subito<br />
riparazioni e sostituzione di<br />
componenti che possono averne<br />
alterato la resa. Eppure il richiamo<br />
verso quelle sonorità è forte<br />
per chi ne ha subito l’imprinting.<br />
JBL ha intelligentemente recepito<br />
questa esigenza. L’azienda di<br />
Northridge possiede infatti tutti<br />
gli elementi per rispondervi adeguatamente.<br />
Avendo come patrimonio<br />
il fascino della tradizione,<br />
competenze e risorse, da qualche<br />
anno ha iniziato a rispolverare in<br />
chiave moderna alcuni dei suoi<br />
grandi successi del passato dando<br />
agli appassionati la possibilità di<br />
riassaporare il piacere del suono<br />
d’antan in un contesto che si può<br />
avvalere delle moderne tecnologie<br />
costruttive degli altoparlanti.<br />
Il risultato è un prodotto affidabile<br />
che sfrutta le più attuali tecnologie<br />
al servizio di uno schema<br />
tradizionale. Gli L-100 sono stati<br />
sicuramente diffusori importanti<br />
nella storia della JBL. Apprezzatissimi<br />
dal pubblico sono stati i più<br />
venduti del marchio californiano<br />
e sono diventati iconici con quelle<br />
griglie quadrettate e di colore<br />
arancione divenute loro elemento<br />
immediatamente distintivo. Tre<br />
vie equipaggiate con il “wooferone”<br />
da 30 cm con il cono bianco e<br />
dotati di possibilità di regolazione<br />
del guadagno sia del midrange<br />
che del tweeter. Un bookshelf che<br />
rendeva più digeribile e facilmente<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 51
SELECTOR<br />
fruibile la musica in ambiente casalingo<br />
registrata in studio magari<br />
su delle 4311, decisamente più chirurgiche<br />
ed affilate.<br />
Gli L-100 Classic sono leggermente<br />
più grandi rispetto alla vecchia<br />
versione anche se ne mantengono<br />
l’impostazione a tre vie caricato in<br />
bass reflex; il woofer da 12 pollici<br />
bianco a prima vista sembra lo<br />
stesso, in realtà è molto cambiato.<br />
Il cono è sempre in carta trattata e<br />
la sospensione elastica è in materiale<br />
gommoso; il cestello pressofuso<br />
in alluminio è molto robusto<br />
e alloggia l’enorme doppio magnete<br />
in neodimio in configurazione<br />
push-pull. Il woofer lavora fino<br />
a 450 Hz e non è perfettamente<br />
allineato rispetto al tweeter e al<br />
midrange, leggermente spostati<br />
sulla destra del woofer. Anche il<br />
midrange, tagliato a 3,5 kHz, ha<br />
il cono in carta trattata con materiale<br />
polimerico. Il tweeter è una<br />
unità nuova in titanio con guida<br />
d’onda dotata di lente acustica ed<br />
è in grado di spingersi fino a 40<br />
kHz. Il cabinet di legno presenta<br />
rinforzi interni che lo rendono più<br />
rigido e meno risonante rispetto<br />
alle L-100. Sul pannello anteriore<br />
del diffusore in alto a sinistra sono<br />
alloggiati i controlli per il tweeter e<br />
per il midrange; servono ad adattare<br />
la risposta degli altoparlanti<br />
alle differenti condizioni ambientali<br />
rendendo il sistema più flessibile.<br />
La presenza di questo tipo<br />
di controlli è rara oggigiorno ma<br />
una volta era molto diffusa. A mio<br />
parere è un plus positivo il fatto di<br />
poter agire sulla taratura del sistema<br />
qualora ve ne sia la necessità;<br />
in caso contrario, si può mantenere<br />
il controllo nella posizione<br />
flat così da non introdurre alcuna<br />
alterazione. La finitura esterna è<br />
impeccabile sebbene non sia lussuosa.<br />
Le griglie arancioni con i<br />
quadretti rilevati ricordano quelle<br />
dei progenitori anche se sono<br />
fatte di un materiale che, a detta<br />
del costruttore, dovrebbe durare<br />
nel tempo senza sbriciolarsi come<br />
invece succedeva in passato. Sono<br />
belle da vedere e il color noce<br />
(unico disponibile) del mobile<br />
si raccorda bene a questa tonalità:<br />
possono essere scelte anche<br />
nere o blu ma penso che prenderle<br />
diverse da arancioni sia un piccolo<br />
delitto; una Ferrari si compra<br />
rossa anche se è bella verdolina!<br />
Meglio comunque rimuoverle per<br />
gli ascolti critici...<br />
Svestiti dalle griglie colorate si<br />
assiste a una vera e propria esibizione<br />
muscolare. I tre altoparlanti<br />
assieme al riquadro dei controlli<br />
evidenziati dal contrasto sul pannello<br />
nero conferiscono al diffusore<br />
un aspetto molto tecnico e il<br />
woofer, in particolare, è minaccioso<br />
e promette sfracelli. Il pannello<br />
posteriore presenta una vaschetta<br />
con i morsetti per i cavi, ben fatti<br />
ma non particolarmente pregiati;<br />
rigorosamente monowiring e senza<br />
grande spazio fra loro, consentono<br />
comunque il collegamento<br />
di cavi terminati e spellati di<br />
grosso spessore. La JBL fornisce<br />
come optional uno stand alto una<br />
ventina di centimetri lievemente<br />
orientato verso l’alto, appositamente<br />
studiato per posizionare<br />
alla distanza ideale il diffusore rispetto<br />
al pavimento e nel contempo<br />
ottimizzare la scena acustica.<br />
Le L-100 Classic suonano benissimo<br />
anche su stand tradizionali<br />
con una distanza dal pavimento di<br />
circa 30 cm che portino il tweeter<br />
a suonare all’altezza delle orecchie<br />
dell’ascoltatore. L’installazione è<br />
piuttosto facile in ambiente. Nella<br />
sala di ascolto completamente<br />
isolata, insonorizzata e trattata di<br />
28 mq con soffitto alto 2,90 metri<br />
in cui sono state testate hanno<br />
funzionato al meglio distanziate<br />
di circa 2 metri l’una dall’altra e<br />
solo leggermente inclinate verso<br />
il punto di ascolto, quest’ultimo a<br />
circa 3 metri da loro. Le distanze<br />
dalla parete di fondo e da quelle<br />
laterali erano rispettivamente di<br />
1,5 e di 1,2 metri. Non è stato difficile<br />
trovare la giusta collocazione<br />
per i diffusori. Lo stand accessorio<br />
è consigliabile perché consente di<br />
mettere a punto al meglio la resa<br />
della scena acustica. La prima cosa<br />
che stupisce degli L-100 Classic<br />
è quanto siano buoni. Dopo un<br />
rodaggio di un paio di settimane<br />
circa, in cui è stato necessario agire<br />
lievemente attenuando la resa<br />
del medio acuto servendosi degli<br />
appositi controlli, le sospensioni<br />
dei woofer hanno incominciato a<br />
mollarsi e anche il rendimento del<br />
basso è aumentato, consigliando<br />
di riportare i suddetti controlli<br />
sullo 0. La sala della prova è piuttosto<br />
“sorda” ma in ambienti più<br />
riverberanti questi controlli possono<br />
tornare molto utili e vanno<br />
considerati come un elemento importante<br />
ai fini dell’ottimizzazione<br />
del sistema altoparlanti-ambiente.<br />
Al di là di ogni altra valutazione di<br />
carattere tecnico la prima considerazione<br />
che si fa di impulso subito<br />
dopo averli “attaccati” è che<br />
non si tratta di una operazione<br />
“amarcord” fine a se stessa. Questi<br />
JBL vanno, eccome se vanno!<br />
Ma andiamo per ordine. Si tratta<br />
di diffusori dalla buona efficienza<br />
di 90 dB ma la loro impedenza<br />
52 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST JBL L-100<br />
media dichiarata di 4 Ohm ne<br />
suggerisce l’utilizzo con amplificatori<br />
ben dotati sotto il profilo<br />
energetico; funzionano comunque<br />
bene anche con i 45w di un bello<br />
e tenero Marantz 1090 di epoca,<br />
cosi come con i 95w del Denon<br />
AVR-X3550H che può essere utilizzato,<br />
come in questo caso, anche<br />
in configurazione stereo. Per capire<br />
bene di quanto siano capaci<br />
questi JBL, però, bisogna ascoltarli<br />
con amplificatori di alto livello<br />
con tanti watt e di buona qualità.<br />
A tal proposito l’accoppiata Classé<br />
CP-800 e CT2300 sembra ideale<br />
per spremerli come si deve. Diciamolo<br />
subito e con chiarezza:<br />
il basso è splendido! Pesante,<br />
teso e articolato al tempo stesso.<br />
Non è estesissimo e a voler fargli<br />
un appunto mancano le note più<br />
profonde; è una cosa di cui però<br />
non si avverte la mancanza perché<br />
fin dove il woofer emette in<br />
maniera lineare il basso è superlativo,<br />
introvabile in altoparlanti<br />
di costo paragonabile. Un basso<br />
corposo, grosso e potente, paradossalmente<br />
non invadente e risonante<br />
e nel contempo dotato di<br />
ottima articolazione e capacità di<br />
analisi. Il contrabbasso naturale<br />
dei Doctor 3 diventa una presenza<br />
tattile nella stanza con ottima definizione<br />
delle sfumature tonali. È<br />
possibile discernere le più piccole<br />
variazioni dello strumento anche<br />
nelle fasi più caotiche delle esecuzioni.<br />
Un altro aspetto qualificante<br />
del basso è che scandisce molto<br />
bene l’assetto ritmico della musica<br />
rendendo la riproduzione vivida e<br />
interessante. E poi, l’impatto è di<br />
prim’ordine, addirittura esplosivo<br />
dove ci vuole. Il medio è molto<br />
aperto e comunicativo. Se la sorgente<br />
è delicata e di qualità questi<br />
diffusori sono perfino raffinati con<br />
una riproduzione delle medie frequenze<br />
molto informativa. Ti fanno<br />
apprezzare bene la differenza<br />
fra le diverse tipologie di sorgenti,<br />
ad esempio fra i file digitali Hi-res<br />
rispetto ai formati di normale risoluzione<br />
oppure al vinile. Mettere<br />
su il vinile di Harvest di Neil<br />
Young da 180 gr. è un piacere.<br />
La cassa della batteria è forte e<br />
chiara e il basso del vinile viene<br />
riproposto con quella ricchezza<br />
armonica che solo il giradischi sa<br />
fare. Tornando al medio, ha tinte<br />
luminose e riscalda la riproduzione.<br />
Il pianoforte di Keith Jarret<br />
in Thel Koln concert è ricco con<br />
un buon equilibrio fra le parti<br />
estreme della tastiera. I violini<br />
sono riprodotti con accuratezza<br />
ma se la sorgente non è sufficientemente<br />
buona possono risultare<br />
un pelo appuntiti in alcuni passaggi<br />
oppure nei pieni orchestrali; se,<br />
invece, la sorgente è inappuntabile,<br />
i violini sono privi di artificiose<br />
asperità e anche l’Adagio<br />
for strings di Samuel Barber è<br />
piacevole. Forse un sistema a torre<br />
tradizionale come, ad esempio, il<br />
ProAc D38R, risulta più gentile<br />
nella riproduzione degli archi<br />
ma non più realistico dei L-100<br />
Classic. Dello stesso livello anche<br />
la riproduzione delle voci carnose,<br />
intelligibili e dotate di rimarchevole<br />
ricchezza di sfumature timbriche.<br />
Le chitarre elettriche sono<br />
speciali e azzarderei fra le più belle<br />
se non addirittura le più belle che<br />
ho mai ascoltato. Lynyrd Skynyrd,<br />
Black Crowes, Who, Rolling Stones,<br />
etc. ringraziano sentitamente.<br />
La parte strumentale di Yellow<br />
dirt di Seals & Crofts è<br />
un crescendo entusiasmante<br />
di chitarre chiare, graffianti e<br />
musicali e nel chilometrico assolo<br />
di batteria nella versione live<br />
di Toad dei Cream nel concerto<br />
alla Royal Albert Hall la sensazione<br />
è che Ginger Baker ti spacchi<br />
in faccia i suoi tamburi. Le frequenze<br />
acute sono ben estese e<br />
controllate. Ottimo il supporto<br />
materico anche in questo ambito<br />
di frequenze che risulta privo di<br />
fastidiosi eccessi e cadute di stile.<br />
La macrodinamica è formidabile.<br />
Abbiamo a disposizione massa e<br />
sostanza a volontà. La batteria ha<br />
dimensioni naturali e con un’elettronica<br />
in grado di spingere i grandi<br />
altoparlanti a dovere raggiunge<br />
prestazioni davvero degne di un<br />
grosso sistema. Anche la microdinamica<br />
è di tutto rispetto. Le masse<br />
orchestrali sono proposte senza<br />
compressioni e fastidiose perdite<br />
di energia. La riproduzione è ricca<br />
di sfumature e di particolari<br />
facilmente percepibili che non<br />
affollano la testa dell’ascoltatore<br />
ma vengono metabolizzati rapidamente<br />
cosicché la sensazione è<br />
quella di percepire più elementi<br />
della riproduzione stessa rispetto<br />
ad altri diffusori. La scena acustica<br />
è sorprendentemente ampia.<br />
Questi diffusori hanno un baffle<br />
ampio ma nonostante ciò esprimono<br />
un soundstage molto vasto<br />
nelle tre dimensioni dello spazio.<br />
Il suono si sviluppa molto bene in<br />
altezza, merito dell’angolazione<br />
dei loro stand inclinati verso l’alto,<br />
e si proietta bene anche sul lato<br />
esterno dei diffusori. Gli strumenti<br />
risultano ben distanziati nello<br />
spazio e sono riconoscibili. Questo<br />
aspetto aiuta molto nell’identificazione<br />
della disposizione degli strumenti<br />
dell’orchestra nella musica<br />
sinfonica.<br />
Un’ultima, doverosa notazione va<br />
al profilo tonale dei L-100 Classic<br />
che è lodevolmente piuttosto<br />
neutro ed esente da colorazioni.<br />
Gli L-100 Classic sono degli ottimi<br />
diffusori indipendentemente<br />
dalla loro fascia di prezzo. Non<br />
è possibile rimanere indifferenti<br />
di fronte al loro fascino retrò e<br />
nemmeno di fronte al livello di<br />
prestazione di cui sono capaci.<br />
Sono naturalmente coinvolgenti e<br />
istintivamente estroverse. Sanno<br />
parlare alla pancia dell’appassionato<br />
come poche e nel contempo<br />
soddisfano ampiamente anche<br />
le esigenze del suo tormentato<br />
e cavilloso emisfero audiofilo.<br />
Sono dei JBL purosangue che interpretano<br />
con orgoglio e autorità<br />
in chiave moderna le radici del<br />
suono west coast di cui si parlava<br />
a inizio articolo. Macchine inesauribili<br />
da musica, sprizzano<br />
felicità da tutti i decibel e sono<br />
capaci di performance sostanziose<br />
e raffinate al contempo.<br />
Altro che operazione nostalgia!<br />
Questi L-100 Classic sono dei<br />
diffusori eccellenti; sanno andare<br />
forte ma si possono ascoltare<br />
con grande soddisfazione a basso<br />
volume per ascolti intimistici a<br />
tarda sera. Con elettroniche dello<br />
stesso livello vi faranno godere di<br />
un piacere irraggiungibile con<br />
i wooferetti perfettini da 15 cm,<br />
ancorché alloggiati in voluminose<br />
torri da pavimento. Belli, a mio<br />
parere, e buoni, oggettivamente.<br />
Voto dieci!<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 53
SELECTOR<br />
di Vincenzo Sollazzo<br />
Tecnologia e prestazioni: sono questi gli elementi con i quali TAD vuole convincere gli appassionati. La<br />
serie Evolution, alla base del prestigioso catalogo della casa giapponese, si completa con un diffusore<br />
da pavimento, il TAD-E1TX-K, dalle notevoli qualità musicali.<br />
Si può ascoltare bene e<br />
si può ascoltare meglio.<br />
Ascoltare bene oggigiorno<br />
è semplice. Il mercato è<br />
pieno di tante proposte valide.<br />
Nel campo dei diffusori questo<br />
è particolarmente vero: l’offerta<br />
è davvero molto ampia e basta<br />
sfogliare l’annuario di SUO-<br />
NO per notare che al capitolo<br />
diffusori sono dedicate ben 98<br />
pagine. Scorrendole a volo d’uccello<br />
salta subito all’occhio che<br />
una delle tipologie di acustiche<br />
che prevale è quella a torre. La<br />
chiave del successo della torre<br />
da pavimento sta nell’offrire<br />
con gli stessi ingombri di un<br />
diffusore da stand la possibilità<br />
di alloggiare più altoparlanti<br />
di quest’ultimo realizzando un<br />
sistema di maggior litraggio<br />
senza rubare spazio ad appartamenti<br />
sempre più piccoli. Tor-<br />
DIFFUSORI<br />
TAD E1TX-K<br />
Prezzo: € 25.900,00<br />
Dimensioni: 35 x 121,5 x 51,2 cm (lxaxp)<br />
Peso: 46 Kg<br />
Distributore: Audio Living Design<br />
Via Pantanelli, 119 - 61025 Montelabbate<br />
Tel.0721.472.899<br />
www.audiolivingdesign.it<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Impedenza<br />
(Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz): 420, 2500 Risp.<br />
in freq (Hz): 29 - 60.000 Sensibilità (dB): 89 Altoparlanti: 1<br />
coax da 9 cm con tw a cono da 2,5 cm; 2x wf da 16 cm<br />
SUL CAMPO<br />
54 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
nando all’incipit TAD (Technical<br />
Audio Devices), nasce con<br />
l’obiettivo ambizioso e difficile<br />
di ascoltare meglio e di figurare<br />
all’apice nel multiforme universo<br />
descritto nelle 98 pagine di<br />
cui sopra. Prima di addentrarci<br />
nella descrizione di questi bei<br />
dispositivi, vale la pena di ricordare<br />
brevemente la storia del<br />
marchio dai magnanimi lombi.<br />
TAD si sviluppa in seno alla<br />
Pioneer nel 1975 come sezione<br />
separata per lo studio di altoparlanti<br />
Hi-end per il mondo<br />
professionale e per gli studi di<br />
registrazione.<br />
Nel 2002, in occasione del CES<br />
di Las Vegas, TAD si presenta<br />
anche al mondo consumer con<br />
il suo primo diffusore, il TAD-<br />
M1. L’M1 è teso alla ricerca<br />
delle prestazioni più elevate e<br />
insieme ad esso debutta il cavallo<br />
di battaglia di TAD, l’altoparlante<br />
CST. Si tratta di un<br />
coassiale con un medio con diaframma<br />
in berillio e il tweeter<br />
a cupola anch’esso in berillio.<br />
Il CST diventa il punto centrale<br />
attorno al quale si svilupperanno<br />
tutti i diffusori TAD sino ai<br />
giorni nostri. Il CST è in grado<br />
di riprodurre suoni da 250 Hz<br />
sino a 100 kHz ed è studiato in<br />
modo da avere una dispersione<br />
uniforme sia in senso orizzontale<br />
che verticale, così da risultare<br />
molto ampia conferendo ariosità<br />
al suono e una ricostruzione<br />
della scena acustica accurata.<br />
Nel 2007 TAD, fino ad allora<br />
una sezione di Pioneer, si stacca<br />
dalla casa madre divenendo<br />
una entità autonoma, la TADL<br />
dove L sta per Laboratories,<br />
con l’obiettivo di penetrare in<br />
maniera più significativa il mercato<br />
consumer di alto livello. Il<br />
direttore tecnico che guida TAD<br />
è Andrew Jones (attualmente<br />
frontman di Elac) che presenta<br />
al CES di Las Vegas del 2008<br />
le Model 1.<br />
In quella occasione, in un’intervista,<br />
disse ai lettori di <strong>SUONO</strong><br />
che “la tecnica di lavorazione<br />
del diaframma del CST prevede<br />
una apposizione per vaporizzazione<br />
del berillio su una lamina<br />
di rame che funge da supporto.<br />
Una volta ottenuto lo strato desiderato<br />
di berillio si allontana<br />
il rame ottenendo il diaframma<br />
di berillio puro. L’altoparlante<br />
così ottenuto è in grado di<br />
grandi escursioni in frequenza<br />
e di sopportare potenze molto<br />
elevate senza cenni di compressione<br />
del suono”. Al CES 2008<br />
Andrew Jones fece ascoltare<br />
alla stampa in anteprima la<br />
prima coppia dei cinque allora<br />
costruiti Model 1 e ricordo che<br />
mi fecero un’ottima impressione.<br />
Da allora TAD ha espanso il<br />
proprio catalogo di prodotti che<br />
attualmente si articola su due<br />
livelli. La serie flagship Reference,<br />
che presenta un diffusore<br />
da pavimento, il TAD-R1TX, e<br />
uno da stand, il TAD-CRMK2<br />
e la serie Evolution più “economica”,<br />
anch’essa articolata su<br />
un diffusore da pavimento, il<br />
TAD-E1TX-K del nostro test, e<br />
uno da stand, il TAD-ME1-K. Il<br />
filo conduttore fra le due serie<br />
è quello dell’altoparlante CST<br />
che compare su tutti i diffusori.<br />
TADL, forte del DNA Pioneer,<br />
si è espansa anche nel campo<br />
delle elettroniche di alto livello<br />
e attualmente produce amplificatori,<br />
lettori CD/SCCD e DAC<br />
Hi-end.<br />
I TAD-E1TX-K oggetto di questa<br />
prova sono il modello floorstanding<br />
della serie Evolution che<br />
nasce per portare a un pubblico<br />
più ampio, sia pur sempre facoltoso,<br />
le bellezze del suono TAD.<br />
Sebbene siano grossi sembrano<br />
più piccoli di quel che sono in<br />
realtà sia perché si sviluppano<br />
soprattutto in profondità sia<br />
perché il loro frontale stretto<br />
è sagomato con una superficie<br />
I morsetti per i cavi consentono il biwiring e sono ottimamente spaziati: vi si<br />
possono collegare agevolmente e con sicurezza cavi terminati a forcella e a banana.<br />
inclinata superiormente che<br />
unisce il pannello anteriore con<br />
quello posteriore, conferendo<br />
un aspetto slanciato e dinamico<br />
al diffusore. Il risultato è esteticamente<br />
molto valido e riduce<br />
l’impatto visivo del mobile.<br />
A proposito di quest’ultimo, è<br />
di legno trattato con una impeccabile<br />
finitura piano black<br />
che si inserisce perfettamente<br />
in ambiente. La mancanza di<br />
griglie conferisce a questi TAD<br />
un aspetto Hi-tech ingentilito<br />
dal contesto raffinato e discreto<br />
delle finiture del cabinet.<br />
Il TAD-E1TX-K è un diffusore<br />
a tre vie. Utilizza due woofer<br />
da 16 cm mentre al di sopra<br />
campeggia in bella evidenza<br />
l’altoparlante coassiale CST. Su<br />
entrambi i fianchi del diffusore<br />
in basso l’oblò dei reflex che a<br />
prima vista sembra simulare un<br />
grosso woofer che in realtà non<br />
c’è. La posizione bassa del reflex<br />
con l’uscita sdoppiata sui lati<br />
(Bi-Directional ADS port) serve<br />
a dare un basso più poderoso e<br />
ad annullare la possibilità che<br />
si formino sonorità non volute<br />
a livello del tubo d’accordo. Una<br />
volta in sala di ascolto rendono<br />
al meglio distanti circa un<br />
metro dalla parete di fondo e a<br />
poco più di un metro dalla parete<br />
laterale, separati circa 2,5<br />
metri tra loro e leggermente inclinati<br />
verso il punto di ascolto.<br />
Dopo due settimane di intenso<br />
rodaggio sono pronti per le<br />
sessioni di ascolto critico! La<br />
cosa che colpisce è la chiarezza<br />
del loro suono. È nitido e facilmente<br />
comprensibile in tutte<br />
le sue sfumature e le parole nei<br />
brani cantati si capiscono molto<br />
bene. Il CST fa un gran lavoro.<br />
Il medio è asciutto, analitico,<br />
chiaro e molto informativo. La<br />
dovizia di particolari non affatica<br />
tuttavia l’ascolto perché il<br />
suono non è mai affilato. Questo<br />
è un punto qualificante dei<br />
diffusori, che non stancano mai<br />
anche nelle sessioni di ascolto<br />
più prolungate. Il medio è anche<br />
molto ricco di sfumature<br />
e benché, come si diceva in<br />
precedenza, sia asciutto, non<br />
risulta per nulla arido e clinico.<br />
Le voci vengono riprodotte<br />
accuratamente: quelle maschili<br />
calde e corpose e quelle<br />
femminili carnose e limpide. Il<br />
pianoforte è pieno e armonioso,<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 55
SELECTOR<br />
PILLOLE DI TAD<br />
Il berillio, di cui sono fatti il diaframma del midrange e la cupola<br />
del tweeter, è stato scelto perché è il metallo più leggero e<br />
contemporaneamente rigido disponibile per applicazioni in ambito<br />
audio. Questo materiale risulta ideale per la riproduzione delle<br />
frequenze ultra alte che contengono armoniche che rinforzano i toni<br />
fondamentali nella gamma udibile. Per produrre il diaframma del<br />
CST in berillio TAD ha sviluppato una tecnologia di fabbricazione<br />
proprietaria di alta precisione denominata “vapor deposition technique”.<br />
I due woofer da 16 cm hanno il cono fatto da più strati in fibra<br />
aramidica e un magnete robusto così da poter abbinare una buona<br />
estensione in basso e buona tenuta in potenza a bassa distorsione.<br />
Proprietaria anche la soluzione adottata per i piedini, con punta<br />
centrale: la regolazione in altezza e per determinare la stabilità è ottima.<br />
le corde delle chitarre vibrano<br />
in maniera naturale e musicale.<br />
Nell’ascolto della musica sinfonica<br />
tutti gli strumenti sono<br />
ben riconoscibili perché questi<br />
diffusori sono talmente precisi<br />
e informativi che rappresentano<br />
in maniera realistica<br />
le varie sezioni dell’orchestra.<br />
A questa superba prestazione<br />
del medio fa da contorno un<br />
basso molto esteso che riproduce<br />
con sufficiente pressione<br />
anche le ottave più profonde<br />
dell’organo. Si tratta di un basso<br />
velocissimo e articolato, degno<br />
del settore che occupano i<br />
TAD-E1TX-K. I tweeter vanno<br />
ampiamente nell’ultrasonoro e<br />
questo si traduce in una riproduzione<br />
molto estesa e ariosa<br />
delle frequenze acute. Queste<br />
ultime rifiniscono accuratamente<br />
il suono raccordandosi<br />
in maniera eccellente al medio,<br />
del quale si portano dietro la<br />
giusta quantità di corpo che<br />
rende materico anche questo<br />
range di frequenze. Sotto il<br />
profilo dinamico qui abbiamo<br />
56 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST TAD E1TX-K<br />
tutto quello che normalmente<br />
ricerca un appassionato esperto.<br />
Il suono è potente e massivo<br />
a sufficienza da riempire<br />
una stanza di medio-grandi<br />
dimensioni quando si voglia<br />
ascoltare a volume realistico<br />
una grande orchestra. Sospinti<br />
da un amplificatore dalla<br />
buona potenza gli altoparlanti<br />
sfoderano notevoli doti macro<br />
dinamiche. La muscolarità, che<br />
non tracima mai nella brutalità,<br />
qui va decisamente a braccetto<br />
con la gentilezza giacché le TAD<br />
manifestano capacità di risoluzione<br />
del dettaglio e precisone<br />
descrittiva di livello assoluto.<br />
La micro dinamica è sorprendente<br />
per analiticità e accuratezza.<br />
Ogni contorno del dettaglio<br />
del suono viene riportato<br />
nelle sue più intime sfumature.<br />
Ascoltare un violino ripreso<br />
in primo piano lascia a bocca<br />
aperta per la notevole varietà<br />
di particolari che questi diffusori<br />
riescono a tirare fuori dalla<br />
registrazione.<br />
Timbricamente aperte e luminose<br />
riescono a definire un<br />
soundastage molto ampio sui<br />
tre piani dello spazio con strumenti<br />
e cantanti ottimamente<br />
a fuoco e ben riconoscibili sulla<br />
scena acustica. A tal proposito<br />
giova l’utilizzo in biwiring dei<br />
diffusori ai fini di una più lucida<br />
focalizzazione degli elementi<br />
davanti all’ascoltatore. Il biwiring<br />
migliora anche la sensazione<br />
di spazialità del suono e la<br />
percezione di micro dinamica<br />
e dettaglio. Usando una singola<br />
coppia di cavi se da un lato il<br />
suono può apparire leggermente<br />
più deciso e coeso dall’altro<br />
risulta leggermente meno arioso<br />
e ricco, con una minor risoluzione<br />
del contrasto dinamico.<br />
Gli 88 dB di efficienza sono sufficienti<br />
a far ben figurare amplificatori<br />
comunque ben dotati<br />
sotto il profilo energetico. Un<br />
robusto stato solido è apparso il<br />
loro compagno ideale di avventura.<br />
Essendo il profilo timbrico<br />
di queste TAD piuttosto neutrale<br />
tendente alle tinte chiare i risultati<br />
migliori si ottengono con<br />
sorgenti ed elettroniche sonicamente<br />
altrettanto bilanciate.<br />
Non nascondo che una delle<br />
curiosità di questo test era<br />
anche quella di verificare se<br />
dopo l’uscita di Andrew Jones<br />
da TAD ci sarebbe stato un<br />
cambiamento di profilo sonico<br />
nelle acustiche prodotte dalla<br />
casa giapponese. I TAD-E1TX-<br />
K restano ancora fortemente<br />
legati alla filosofia sonica di<br />
Jones e questo è al tempo stesso<br />
rassicurante ma anche un<br />
encomio a Jones.<br />
Il suono asciutto, concreto e<br />
molto analitico che esprime<br />
questo modello è in linea con<br />
quello tradizionale di TAD.<br />
I TAD-E1TX-K restano un diffusore<br />
importante per posizionamento<br />
e costo e coerentemente<br />
rappresentano un punto di<br />
arrivo nel segmento di mercato<br />
che occupano. Sono diretti ad<br />
appassionati attenti alla accuratezza<br />
e alla estetica della riproduzione.<br />
Sebbene siano così<br />
precisi non sono tuttavia asettici.<br />
Riescono a emozionare con<br />
la loro compostezza formale<br />
facendo risaltare le caratteristiche<br />
delle elettroniche a monte e<br />
rendono giustizia anche alla riproduzione<br />
del vinile riuscendo<br />
a restituire con il giusto corpo il<br />
basso del giradischi e in maniera<br />
encomiabile il naturale respiro<br />
che caratterizza il suono<br />
del disco nero.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 57
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Wharfedale EVO 4.1<br />
Alla fine dello scorso<br />
anno Wharfedale ha lanciato<br />
la serie top Elysian<br />
e quasi di seguito, non a<br />
caso, la nuova linea Evo,<br />
frutto diretto della ricaduta<br />
tecnologica del progetto<br />
Elysian che ha richiesto tre<br />
anni per vedere la luce e<br />
ha portato all’introduzione,<br />
tanto sugli Elysian che<br />
sugli Evo, del tweeter Air<br />
Motion Transformer.<br />
Una scelta che avrebbe<br />
potuto essere considerata<br />
una originalità sulla<br />
serie Elysian ma che diventa<br />
un case studio per la contemporanea<br />
adozione negli Evo, linea<br />
tradizionalmente appartenente<br />
al segmento economico di mercato.<br />
Una svolta e una accelerazione,<br />
almeno in senso audiofilo,<br />
che non possono essere salutati<br />
altro che con gioia dagli appassionati<br />
di lunga data, che possono<br />
immaginare una luce dopo<br />
un tunnel percorso per lungo<br />
tempo. Dopo aver letteralmente<br />
sconvolto il mercato con l’entry<br />
Level Diamond negli anni ’80 e<br />
dopo diverse vicissitudini, a metà<br />
degli anni ’90 il marchio era stato<br />
uno dei primi ad approdare a una<br />
proprietà orientale, continuando<br />
a offrire un value for money ragguardevole<br />
ma perdendo un po’<br />
del suo heritage... Quello stesso<br />
valore che oggi torna d’attualità<br />
se una linea, sempre inaugurata a<br />
metà dello scorso anno, che testimonia<br />
già dal nome intenzioni e<br />
stilemi che sarebbero stati molto<br />
cari a Mr. Briggs.<br />
Per tradizione la linea Evo e<br />
quella che si pone nella fascia<br />
immediatamente superiore ai<br />
Diamond e la nuova generazione,<br />
la quarta, lo conferma: spazia<br />
da poco più di 500 euro del modello<br />
in prova fino a oltre 1.500<br />
del modello top di una gamma<br />
composta da due sistemi a torre<br />
e due da stand, due canali centrali<br />
e un sistema dipolare per il<br />
surround. Quasi a ribadire una<br />
vocazione per il value for money<br />
la Evo esibisce tutte in una volta<br />
alcune soluzioni che nessun concorrente<br />
oggi riesce a esporre<br />
nella stessa classe singolarmente.<br />
Il tweeter AMT si trova generalmente<br />
su prodotti dal prezzo<br />
“doppio”, il mobile con le pareti<br />
curve, una volta appannaggio<br />
esclusivamente di pochissimi<br />
costruttori di élite, oggi continua<br />
a essere una scelta che innalza i<br />
costi di produzione rispetto alla<br />
costruzione “a scatola” e, per finire,<br />
il condotto di accordo verso<br />
il basso con la base fissa è un altro<br />
aspetto sempre più frequente<br />
ma ancora raro, soprattutto nelle<br />
serie di basso costo. Gli EVO 4.1<br />
racchiudono tutti questi attributi<br />
in un unico prodotto e, solo per<br />
ognuno di questi, si potrebbe<br />
avvicinare a un suo concorrente<br />
di prezzo doppio. Anche tutti gli<br />
altri sistemi dela serie sono molto<br />
competitivi: è presente un ulteriore<br />
elemento che dopo una lunga<br />
assenza dalle scene è tornato<br />
in auge: il medio a cupola da 50<br />
mm di diametro.<br />
Gli EVO 4.1,sono l’unico sistema<br />
da stand a tutti gli effetti con il<br />
woofer da 13 cm in quanto il<br />
successivo, L’EVO 4.2, è equipaggiato<br />
con woofer da 16,5 cm<br />
e medio a cupola con un’altezza<br />
complessiva di otre 45 cm, una<br />
specie di “minitower da stand”.<br />
Tutti i sistemi sono caratterizzati<br />
dalla forma “a liuto” con le<br />
pareti laterali a elevato spessore<br />
Prezzo: €550,00<br />
Dimensioni: 21.0 x 33.5 x 28.5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8Kg<br />
Distributore: Tecnofuturo<br />
www.tecnofuturo.it<br />
DIFFUSORI WHARFEDALE EVO 4.1<br />
Tipo: da supporto Potenza (W): 25 - 100 Impedenza (Ohm):<br />
4 Frequenze di crossover (Hz): 2.900 Risp. in freq (Hz): 64 -<br />
22.000 Sensibilità (dB): 87 Altoparlanti: 1 Tw AMT da 80 mm, 1<br />
Wf da 13 cm cono in Kevlar<br />
58 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
TEST<br />
al banco di misura<br />
La risposta in frequenza appare molto lineare in asse<br />
e soprattutto fuori asse anche in prossimità della frequenza<br />
di incrocio in cui non si apprezzano variazioni<br />
della risposta nella zona di sovrapposizione grazie alla<br />
scelta di filtri a multipendenza. Il modulo dell’impedenza,<br />
anche se scende al di sotto dei 4 Ohm in un range che si<br />
estende dai 150 Hz ai 500 Hz, non presenta un andamento<br />
critico ma, al contrario, abbastanza lineare e sempre al<br />
di sopra dei 3,5 Ohm, pur essendo consigliato un abbinamento<br />
ad amplificazioni robuste, anche in funzione<br />
della sensibilità non altissima.<br />
I doppi morsetti sono disposti in verticale considerata la<br />
forma a cuspide del posteriore. Il corpo, massiccio e con<br />
un bullone di fissaggio di grandi dimensioni, accetta cavi<br />
terminati oppure spellati di grande diametro. La placca di<br />
supporto è in metallo, spesso con una particolare inclinazione<br />
che favorisce l’inserimento di una lamina fra i due positivi e<br />
i due negativi ma che penalizza i cavi terminati con banane<br />
oppure con forcelle.<br />
che seguono la curvatura esterna,<br />
fissate su centine interne che, oltre<br />
a dare la forma, costituiscono<br />
dei setti di rinforzo della struttura<br />
molto efficaci. Per ottenere<br />
un effetto di questo tipo, sia<br />
Wharfedale in passato che altri<br />
costruttori in tempi più recenti<br />
hanno utilizzato una parete in<br />
MDF con numerosi tagli interni<br />
alla superficie per consentire la<br />
modellazione sulle centine; con<br />
questa soluzione la struttura<br />
viene notevolmente alleggerita e<br />
perde in parte la sua omogeneità<br />
e robustezza. Il nuovo EVO 4.1,<br />
invece, presenta una superficie<br />
integra e spessa, modellata<br />
all’origine. L’esterno è rivestito<br />
con impiallacciatura di legno<br />
con finitura trasparente naturale<br />
oppure con vernice nera o bianca<br />
in modo che risaltino le venature<br />
del legno, mentre la base in MDF<br />
è laccata opaca. Gli altoparlanti<br />
presentano caratteristiche elettromeccaniche<br />
che permettono<br />
l’utilizzo di filtri molto efficaci,<br />
anche complessi ma che non devono<br />
correggere quei parametri<br />
elettrici che, come in questo caso,<br />
sono stati ottimizzati all’origine:<br />
si tratta dell’impedenza del woofer<br />
e del tweeter e della risposta<br />
agli estremi, modellata per avere<br />
fenomeni di break-up estremante<br />
contenuti.<br />
Per dimensioni i 4.1 appaiono<br />
come dei bookshelf ipervitaminizzati:<br />
improbabile la loro collocazione<br />
in libreria ma comunque<br />
eccellente il posizionamento in<br />
ambiente, con un campo sonoro<br />
molto ampio e scolpito anche in<br />
posizioni molto vicine alla parete<br />
di fondo: si avverte un rinforzo<br />
della gamma bassa ma senza eccessi<br />
e rigonfiamenti: il corpo non<br />
influisce nel resto della gamma<br />
riprodotta con un timbro delle<br />
voci, soprattutto quelle maschili,<br />
per nulla influenzato. L’equilibrio<br />
delle prestazioni è straordinario<br />
a tutto tondo con l’estremo<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 59
SELECTOR<br />
Il woofer è fissato<br />
con sei dadi a<br />
passo metrico<br />
che si avvitano<br />
su inserti in<br />
metallo inseriti<br />
nel pannello<br />
MDF. Anche in<br />
crossover interno<br />
utilizza lo stesso<br />
metodo di fissaggio.<br />
Il tweeter AMT ha una costruzione<br />
abbastanza standard ma con uno<br />
sviluppo verticale più accentuato<br />
rispetto al solito (la superficie di<br />
emissione è di 30 x 60 mm). Il woofer<br />
ha il cestello in tecnopolimero, la<br />
sospensione in gomma e la membrana<br />
in tessuto di kevlar. Il gruppo magnetico<br />
ha espansioni polari forgiate e l’anello<br />
di linearizzazzione dell’impedenza.<br />
Il modulo dell’impedenza risulta<br />
estremamente lineare e non presenta<br />
interferenze a anomalie nemmeno<br />
di lieve entità il che ha consentito<br />
l’utilizzo di un filtro semplificato e<br />
molto efficace. Il condotto di accordo<br />
con due ampie svasature alle estremità<br />
emette verso il basso, dove è collocato<br />
il piano di appoggio in MDF fissato alla<br />
base.<br />
superiore definito e al tempo<br />
stesso mai appuntito o spigoloso,<br />
una sensazione tutt’altro che<br />
caratteristica dei tweeter AMT.<br />
Proprio a voler trovare un difetto<br />
(in assoluto, non in relazione alla<br />
gamma di appartenenza) le voci<br />
femminili e la gamma medioalta<br />
in genere sembrano a volte poco<br />
incisive: non indietro o con un livello<br />
basso ma con un ritmo leggermente<br />
differente dal resto del<br />
registro, che invece è molto vivo<br />
e coinvolgente sia per pressione<br />
che estensione, invero inusuale<br />
per un sistema a due vie di queste<br />
dimensioni ma ancor di più della<br />
fascia di prezzo di appartenenza.<br />
La filosofia è quella del mantenimento<br />
di un equilibrio fra risorse<br />
e prestazioni, ma anche quella di<br />
un approccio del tutto estraneo<br />
a quei compromessi che, per abbassare<br />
il prezzo a tutti i costi, oltrepassano<br />
la frontiera che separa<br />
i prodotti economici ben assortiti<br />
da quelli che invece mostrano un<br />
netto balzo verso il basso nelle<br />
prestazioni e nelle aspettative.<br />
Colpisce la “presenza” del diffusore<br />
che, vuoi per la finitura e la<br />
cura nei dettagli, vuoi per le proporzioni,<br />
si colloca fra i prodotti<br />
più azzeccati dell’ultimo periodo,<br />
presentando alcune chicche oggi<br />
quasi scomparse: i bulloni di<br />
fissaggio degli altoparlanti sono<br />
fissati su boccole metalliche annegate<br />
nel legno e le flange di<br />
finitura degli altoparlanti sono<br />
in metallo cromato, mentre altri<br />
costruttori impiegano profili<br />
plastici con finitura superficiale<br />
in alluminio. Un inno per un value<br />
for money che nel tempo si è<br />
arricchito di attributi spesso ad<br />
appannaggio di prodotti di ben<br />
altra classe e che oggi punta molto<br />
sulla qualità assoluta del prodotto.<br />
Quasi un ripensamento da<br />
parte dei fratelli Chang, tutt’ora<br />
proprietari della multinazionale<br />
anglo-cinese che detiene il marchio<br />
Wharfedale e che si accinge<br />
a festeggiare 90 anni di storia, e<br />
sottolineiamo “storia”.<br />
60 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
S(U)ONORA<br />
Gli eventi che ci hanno costretti nelle nostre abitazioni ci hanno portato non solo a rivalutare l’ascolto della musica ma anche a<br />
ragionare su come “costruirvi un vestito attorno”. I prodotti di questa guida contribuiscono a rendere tutto più semplice.<br />
Non chiedeteci di dirvi<br />
come suonano, visto<br />
che a parere dei costruttori<br />
stessi, almeno quelli<br />
più onesti, mobili, supporti e<br />
stand hanno altre funzioni:<br />
posizionano in maniera appropriata<br />
i prodotti per la riproduzione<br />
musicale, fanno in modo<br />
che siano il meno possibile affetti<br />
da vibrazioni indotte e,<br />
soprattutto, rappresentano un<br />
elemento fondamentale della<br />
GUI, dell’esperienza d’uso e<br />
dell’armonizzazione della catena<br />
Hi-Fi con l’ambiente domestico.<br />
E l’onda lunga dei prodotti<br />
esteticamente compatibili<br />
con l’arredamento domestico<br />
comincia a prendere piede anche<br />
da noi e a buon diritto consente<br />
di arredare un ambiente<br />
anche in funzione dell’ascolto<br />
musicale. In omaggio al WAF!<br />
CHE COSA È S(U)ONORA<br />
S(U)ONORA è la selezione dei prodotti consigliati sulla base dell’esperienza<br />
e della libera scelta dello staff di <strong>SUONO</strong>. Guida all’acquisto parziale<br />
perché dell’universo sterminato di prodotti presenti sul mercato italiano<br />
ne segnala solo una parte: in questo caso sono stati eliminati, ra gli stand,<br />
quelli destinati a un diffusore specifico a favore di quelli universali. Nel<br />
complesso si tratta di prodotti generalmente migliori della media per<br />
costruzione, affidabilità, riscontro tecnico e ascolto, in ciascuno o in parte<br />
di questi parametri, ai quali si aggiungono elementi come affidabilità,<br />
assistenza post vendita, garanzia e sua applicazione… La polifonicità di<br />
tali elementi assume nella dispersiva galassia hi-fi una valenza ancor più<br />
marcata. Per voi abbiamo scelto quelli che comunque, trovandoci nel<br />
terzo millennio, sono acquistabili anche in rete o comunque possono<br />
essere utili alla “causa”!<br />
NORSTONE<br />
ESSE STAND<br />
PREZZO € 109,00<br />
NORSTONE<br />
STYLUM 2<br />
PREZZO € 135,00<br />
2 dimensioni 49x26x45,5 cm euro 169; mod. 3<br />
dimensioni 63,5x29x45,5 cm euro 319; mod. 5<br />
dimensioni 46 x6 x 42,5 cm euro 209 Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 46 x 9 x 41,5<br />
ATACAMA AUDIO<br />
NEXUS I<br />
PREZZO € 140,00<br />
fino a 195 Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 50<br />
Peso (kg): 10<br />
QUADRASPIRE<br />
Q4EVO<br />
PREZZO € 143,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: basi in vetro<br />
temperato e struttura in acciaio, verniciati rosso e<br />
nero laccati. Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x<br />
p) cm: 23 x 61 x 25<br />
BOLTZ<br />
CD 110<br />
PREZZO € 119,00<br />
Tipo: mobile per cd Note: Mobile in acciaio murale<br />
- capacità 110 CD, estensibile all'infinito Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 61 x 30,5 x 12 Peso (kg): 5<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura<br />
in acciaio verniciato nero, bianco o silver. Punte<br />
verso il pavimento e il diffusore. Prezzo coppia.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 60 x 25<br />
PRO-JECT<br />
WMI-1<br />
PREZZO € 139,00<br />
Tipo: mensola a muro per giraischi Note: mod.<br />
Tipo: supporti per diffusori medio piccoli, con<br />
punte e gel pad Note: colonna centrale riempibile<br />
con Atabites standard per aumentare la stabilità e<br />
la massa. Include i gel pad e la guida cavi. Disponibile<br />
nelle finiture Nero, Argento, Diamante, nelle<br />
altezze di 500, 1.000mm. A partire da 140 euro<br />
Tipo: Portaelettroniche modulare a 4 colonne<br />
Note: Modulare, combina ripiani in legno e colonne<br />
in alluminio. Finitura: Ciliegio, Nero, Quercia,<br />
Wenger o Acero. Prezzo per ripiano con 4 colonne<br />
da 19mm. Versione con colonne da 32mm euro 205.<br />
Altre finiture: bamboo, vetro bianco o trasparente<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x variabile x 39,5<br />
63
SELECTOR<br />
NORSTONE<br />
EPUR STAND<br />
PREZZO € 149,00<br />
19mm. Versione con colonne da 32mm euro 218 Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 59 x 5 x 47<br />
NORSTONE<br />
STYLUM 3<br />
PREZZO € 159,00<br />
AIRPULSE<br />
ST200<br />
PREZZO € 160,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: basi in vetro e colonna in acciaio.<br />
Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 60 x 24<br />
TAGA HARMONY<br />
TSS60G<br />
PREZZO € 149,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura in acciaio verniciata<br />
in nero, bianco o silver, dotato di punte verso il pavimento e verso<br />
il diffusore. Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 80 x 25<br />
Tipo: Supporti da pavimento Note: per diffusori A200 Airpulse, colore<br />
ciliegio, Dimensioni (l x a x p) cm: 28,3 x 65 x 35 Peso (kg): 15,1<br />
GUIZU<br />
LPS-3535<br />
PREZZO € 162,00<br />
NORSTONE<br />
WALK STAND<br />
PREZZO € 159,00<br />
Tipo: stand per diffusori Note: canalina per cavi Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 16 x 60 x 21 Peso (kg): 3,35<br />
LOVAN<br />
CLASSIC CII AMP STAND DW / LW<br />
PREZZO € 150,00<br />
Tipo: Cube Rack LP Note: Cube Rack Raccoglitore modulare per 100<br />
LP. Realizzato interamente in legno massello di spessore 7.5mm con<br />
incastri a coda di rondine, contiene fino a 100 LP. Costruito a moduli,<br />
per essere composto a proprio piacimento. Feltrini antigraffio. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 36 x 35 x 34,30<br />
ATACAMA AUDIO<br />
CYCLONE<br />
PREZZO € 170,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: ripiani in vetro temperato nero<br />
lucido, struttura in acciaio nero lucido. Carico max 30 kg. Prezzo coppia.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 26,6 x 72,2 x 33,2<br />
Tipo: Struttura singola in acciaio per elettroniche audio Note:<br />
Struttura singola in acciaio con 3 coni disaccoppianti; ripiano in MDF,<br />
finiture disponibili: palissandro e acero. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
56 x 12 x 45<br />
QUADRASPIRE<br />
Q4EVO LARGE<br />
PREZZO € 156,00<br />
TRIANGLE<br />
SUPPORT S02<br />
PREZZO € 159,00<br />
Tipo: stand per diffusori Note: riempibili con Atabites standard.<br />
Altezze 515, 615 e 715mm<br />
ATACAMA AUDIO<br />
MOSECO<br />
PREZZO € 190,00<br />
Tipo: Portaelettroniche Note: Prezzo per ripiano con colonne da<br />
Note: Supporti per diffusori in metallo, punte regolabili, percorso per<br />
cavi. Altezza: 596 mm senza punte, Larghezza base: 230 x 270 mm,<br />
Larghezza piano superiore: 165 x 215 mm<br />
Tipo: stand per diffusori Note: in bambù e carbonio, altezza 50 / 60 /<br />
64
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
70 / 100 cm, riempibile con Atabites. Finiture Nero, Argento, Diamante;<br />
base in bambù naturale, oppure chiaro o scuro. A partire da euro 190<br />
la coppia, max 285 Dimensioni (l x a x p) cm: colonna frontale da<br />
50mm, colonna posteriore da 28mm. Top LxP 130x170mm<br />
AIRPULSE<br />
ST300<br />
PREZZO € 200,00<br />
in acciaio, base 30,5x30,5 cm, top. 22,5x22,5 cm; prez. la cp;<br />
SL300/400/500/600/700/1000 da 30/40/50/60/70/100 cm fin. nera,<br />
grafite, argento prezzi euro 280/300/320/340/355/410, diamante,<br />
rosso o cesio prezzo maggiorato Dimensioni (l x a x p) cm: altezza<br />
20 cm Peso (kg): 12,50<br />
BOLTZ<br />
CD-150<br />
PREZZO € 229,00<br />
NORSTONE<br />
ESSE HIFI<br />
PREZZO € 239,00<br />
Tipo: Supporti da pavimento Note: per diffusori A300, colore ciliegio<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 32 x 66 x 40 Peso (kg): 18,8<br />
GUIZU<br />
SRW-1A<br />
PREZZO € 205,00<br />
Tipo: mobile per CD Note: capacità 150 cd estensibile all'infinito,<br />
realizzato in acciaio. Versione da 300 cd 249 euro Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 30,5 x 94 x 16,5 Peso (kg): 9<br />
ATACAMA AUDIO<br />
APOLLO WT1<br />
PREZZO € 235,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: Struttura in metallo<br />
e ripiani in vetro rosso o nero. Non presenta i montanti frontali per<br />
un agevole manovrabilità. Dimensioni (l x a x p) cm: 86 x 50 x 40<br />
NORSTONE<br />
ESSE VINYL<br />
PREZZO € 239,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 1 ripiano Note: Portaelettroniche<br />
ad un ripiano in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L<br />
x P): 50 x 40 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 53 x 10 x 43 Peso (kg): 7<br />
ATACAMA AUDIO<br />
SLX<br />
PREZZO € 210,00<br />
Note: Mobile con tre ripiani per Giradischi ed elettroniche con sezione<br />
porta LP - Struttura color nero e ripiani vetro rosso-nero-frosted<br />
QUADRASPIRE<br />
Q4WB<br />
PREZZO € 246,00<br />
Tipo: stand per diffusori Note: con punte e base in carbonio spessa<br />
5mm. Colonne verticali riempibili con Atabites standard. Altezza da<br />
200 a 1.000mm, versioni nero, argento, diamante, metallizzato. Prezzi<br />
da 210 euro a 345<br />
ATACAMA AUDIO<br />
SLI<br />
PREZZO € 225,00<br />
Tipo: Ripiano da parete Note: portata max 35kg, ripiano interno<br />
(LxP): 455x380mm, Ripiano in vetro, struttura in finitura nero o<br />
argento. Staffe di montaggio escluse. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
52,5x 20 x 47<br />
ATACAMA AUDIO<br />
EVOQUE ECO<br />
PREZZO € 235,00<br />
Tipo: mensola porta elettroniche Note: Il prezzo include le staffe da<br />
muro e le punte (silver o nere). A questo va aggiunto il costo del ripiano<br />
Q4 Evo scelto. Finiture: bamboo nero, bamboo silver, bamboo naturale<br />
NORSTONE<br />
ESSE<br />
PREZZO € 259,00<br />
Tipo: supporto per diffusori di grandi dimensioni Note: 4 col.<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Base più max 4 ripiani, max<br />
30kg x rip. Vers. 35/40 rip. (LxP): 350x400mm, 60/40 rip. (LxP):<br />
600x400mm, 110/40 rip. (LxP): 1120x400mm. Altezza ripiani: 145,<br />
195 o 245mm. Altezza base 75mm. Prezzo Eco 35/40 base a 1 ripiano<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 piani Note: struttura in acciaio<br />
verniciato in nero, ripiani in vetro temperato nero, bianco Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 110 x 53 x 40<br />
65
SELECTOR<br />
SOLIDSTEEL<br />
S3-A<br />
PREZZO € 260,00<br />
CUSTOM DESIGN<br />
FS 104<br />
PREZZO € 269,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
NS SERIES<br />
PREZZO € 275,00<br />
Tipo: Base per amplificatori Note: Base per amplificatori finali di<br />
potenza. Ripiani in MDF (peso max 7 kg), telaio in metallo zincato;<br />
Include i Pads (dischi) sottopunta. Finiture in nero e bianco. Versione<br />
B di dimensioni ridotte (40 x 13 x 48), peso max 6 kg , 250 euro<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 43 x 13 x 58 Peso (kg): 8<br />
QUADRASPIRE<br />
QAVM<br />
PREZZO € 261,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura in tubi d'acciaio saldati,<br />
punte coniche M8 alla base. Versione Signature con colonna smorzante<br />
centrale e colonne cromate. Dimensioni (l x a x p) cm: 22 x 61 x 26<br />
NORSTONE<br />
SPIDER<br />
PREZZO € 269,00<br />
Tipo: Stand per Diffusori Note: Coppie di stand da 60, 70 e 100 cm<br />
di altezza. Tutti i top plates sono in legno MDF con basi da 16x16<br />
cm. Prezzi: NS-6, EUR 275,00; NS-7, EUR 295,00; NS-10, EUR 365,00.<br />
ATACAMA AUDIO<br />
EQUINOX HI-FI RS 2<br />
PREZZO € 280,00<br />
Tipo: ripiano singolo Note: Ciliegio, Nero, Quercia, Wenger o Acero.<br />
Versione con colonne da 3,2 cm di diametro Euro 323. Prezzo per<br />
ripiano: include set di piedini/punte nel caso si tratti del ripiano<br />
inferiore oppure il set di colonne nel caso si tratti dei ripiani più<br />
alti Dimensioni (l x a x p) cm: 108 x 50 in pianta<br />
NORSTONE<br />
BERGEN 2<br />
PREZZO € 265,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: componibile con 3<br />
colonne in acciaio e mensole laccate in vetro temperato. Punte verso<br />
il pavimento e tra un ripiano e l'altro Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
55,9 x 70,9 x 50<br />
Tipo: MODULARE Note: SISTEMA MODULARE BASE H12 - 1 H23- 2<br />
H26- 3 H36<br />
UNNU<br />
MODEL 210<br />
PREZZO € 269,00<br />
Tipo: porta elettroniche a 3 gambe e due ripiani Note: Prezzo<br />
base a 2 ripiani.Finiture nero, argento, diamante o rosso; ripiani in<br />
vetro color nero o ghiaccio; modulo ripiano aggiuntivo, altezza 14,5<br />
cm-19,5 cm euro 140; versione speciale vetri laminati ARC euro<br />
370; ripiano aggiuntivo ARC euro 195 Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
ingombro 59 x 60 x 55<br />
QUADRASPIRE<br />
SUNOKO VENT T<br />
PREZZO € 283,00<br />
THOOLE<br />
S1<br />
PREZZO € 265,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />
scomparto, una mensola e una cover posteriore, foro inferiore per<br />
passaggio cavi. Finitura in lacca bianca o nera, le ante nei colori bianco,<br />
nero, argento o grigio. Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x35,4 x 36,5<br />
Tipo: supporto per diffusori Note: stand finitura verniciato nero opaco,<br />
prezzo la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 62 x 27 Peso (kg): 4<br />
DIAPASON<br />
WALL BRACKET S<br />
PREZZO € 270,00<br />
Tipo: staffa da muro Note: staffa in metallo verniciato nero per<br />
montaggio a muro dei modelli Micra III e Karis N.W. prezzo la coppia<br />
Peso (kg): 4<br />
Tipo: mobile porta elettroniche Note: idoneo per elettroniche<br />
pesanti. Prezzo per ripiano con colonne da 32mm Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 59 x 47<br />
66
SELECTOR<br />
QUADRASPIRE<br />
Q60<br />
PREZZO € 285,00<br />
NORSTONE<br />
EPUR 4<br />
PREZZO € 299,00<br />
ATACAMA AUDIO<br />
HMS 1<br />
PREZZO € 310,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusori in legno e metallo Note: due versioni:<br />
una con piano superiore da 14 o 18 cm di larghezza, finiture antracite<br />
o bamboo. Prezzo indicato per modello da 14 cm e in antracite Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: altezza 60<br />
AUDIO PHYSIC<br />
SHERPA V<br />
PREZZO € 290,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: struttura a 4 colonne<br />
in acciaio e 4 ripiani in vetro temperato Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
63 x 76,9 x 50<br />
PRO-JECT<br />
GROUND IT DELUXE 1<br />
PREZZO € 299,00<br />
Tipo: per diffusori Note: a 4 colonne alte 50cm; altre altezze: 60/70cm<br />
euro 440/460. Versioni rifinite in bianco diamante, argento o rosso,<br />
altezza 50/60/70cm a euro 430/430/450, cesio a euro 445/445/465<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: top 14,5 x 21<br />
GUIZU<br />
SRW-2A<br />
PREZZO € 325,00<br />
Tipo: base universale per giradischi Note: finita grigio scura laccata.<br />
Versione Deluxe 2, dimensioni 51,5x2,8x41,5 stesso prezzo; vers.<br />
Deluxe 3, dim. 50x6,5x40 euro 499 con piedini magnetici. Versione<br />
Carbon euro 850 Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 6,5 x 40<br />
UNNU<br />
MODEL 211<br />
PREZZO € 299,00<br />
Tipo: Portaelettroniche 2 ripiani Note: Portaelettroniche a due ripiani<br />
in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 54 x<br />
48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 38,5 x 51 Peso (kg): 16<br />
CREAKTIV<br />
TREND LINE 1<br />
PREZZO € 329,00<br />
Tipo: stand per diffusori bookshelf Note: ripiano superiore in vetro<br />
20x15 cm, base inferiore in vetro 36,5x26 cm. Ideali per modelli Classic<br />
e Step plus. Prezzo per coppia Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 66<br />
TRIANGLE<br />
SUPPORT S04<br />
PREZZO € 295,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />
scomparto, una mensola e una cover posteriore, può essere aperto<br />
o dotato di una porta in tessuto o legno. In alternativa, è possibile<br />
montare due cassetti. Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x 35,4 x 45<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS SOLO 1<br />
PREZZO € 309,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani rivestiti in melammina<br />
antigraffio colore: acero, ciliegio, nero, bianco, grigio, wenge.<br />
Versioni a 3/4/5 ripiani euro 449/549/669. Piano aggiuntivo euro 169.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: base 60 x 48<br />
UNNU<br />
MODEL 12S<br />
PREZZO € 329,00<br />
Note: Supporti per diffusori in metallo, punte in alluminio e base in<br />
cristallo. Altezza: 674 mm senza punte, Larghezza base: 260 x 320 mm,<br />
Larghezza piano superiore: 165 x 215 mm<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 60kg, con bolla per livellamento. Finiture ripiani:<br />
mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x a x<br />
p) cm: 68 x 12 x 50<br />
Tipo: porta elettroniche componibile Note: a 1 o 2 scomparti, piano<br />
superiore indicato per soundbar o varie elettroniche. 2 coperture posteriori,<br />
versione aperta o con porta in tessuto e legno. Finitura bianca<br />
o nera Dimensioni (l x a x p) cm: 103,4 x 19,4 x 25,5<br />
68
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
ATACAMA AUDIO<br />
APOLLO WT2<br />
PREZZO € 330,00<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 44 x 6 x 36<br />
BOLTZ<br />
LP-3612-1<br />
PREZZO € 350,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
S3-2<br />
PREZZO € 380,00<br />
Tipo: Mobile da parete, Note: portata max 35kg, 2 ripiani interni<br />
(LxP): 455x380mm, distanza ripiani 235mm, Ripiani in vetro, struttura<br />
in finitura nero o argento. Dimensioni (l x a x p) cm: 52,5 x 42 x 47<br />
QUADRASPIRE<br />
SV WALL BRACKET<br />
PREZZO € 330,00<br />
Tipo: contenitore per LP Note: in acciaio, Fino a 180 LP. Modulare<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 91,5 x 43,2 x 30,5<br />
QUADRASPIRE<br />
SUNOKO VENT T BAMBOO<br />
PREZZO € 363,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />
x 47 x 43 Peso (kg): 15<br />
ATACAMA AUDIO<br />
EQUINOX HIFI CELEBRATION LE<br />
PREZZO € 385,00<br />
Tipo: mensola porta elettroniche Note: portata max 40 kg, prezzo<br />
per struttura con staffe da muro a cui va aggiunto il costo del ripiano<br />
SVT scelto tra legno 160 euro e bamboo 240 euro Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 59 x 2 x 47<br />
BOLTZ<br />
CD-275<br />
PREZZO € 339,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche Note: ripiani in legno massello di<br />
bamboo. Prezzo riferito per ripiano con colonne da 32mm. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 59 x 47<br />
NORSTONE<br />
KHALM<br />
PREZZO € 369,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Prezzo per base. Edizione<br />
speciale finitura nero lucido, nero, argento, diamante, o rosso, vetri<br />
neri o ghiaccio. Piano Shelf aggiuntivo, con altezze di 14,5 o 19,5cm,<br />
in euro 210. Versione speciale ARC euro 485, piano aggiuntivo euro<br />
260 Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x 83 x 55<br />
QUADRASPIRE<br />
HIFI QUBE<br />
PREZZO € 386,00<br />
Tipo: mobile per cd Note: capacità 275 cd, estensibile all'infinito,<br />
mobile in acciaio<br />
DYNAUDIO<br />
STAND 10<br />
PREZZO € 349,00<br />
Tipo: Mobile contenitore living Note: Possibilità installazione a parete<br />
o terra. Cristallo frontale e superiore. Passaggio IR x telecomandi. Nero,<br />
Grigio o bianco. Dimensioni (l x a x p) cm: 110 x 35 x 70<br />
BOLTZ<br />
CD-600<br />
PREZZO € 379,00<br />
Tipo: Mobile Rack Note: con essenze di vero legno Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 52 x 52 x 52<br />
CUSTOM DESIGN<br />
MILAN REFERENCE 10 HI-FI 2 RANGE<br />
PREZZO € 389,99<br />
Note: ALTEZZA 60 CM Dimensioni (l x a x p) cm: 27 X 60 X 30<br />
AH! NJOE TJOEB 4000<br />
CLASSIC CARBON BASE<br />
PREZZO € 350,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche Note: massima portata 60 kg<br />
Tipo: mobile per cd Note: capacità 600 CD, estensibile all'infinito,<br />
realizzato in acciaio Dimensioni (l x a x p) cm: 61 x 173 x 16,5<br />
Peso (kg): 20<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 2 piani Note: struttura modulare<br />
con spalle in legno e ripiani in vetro. Versione a 3 o 4 ripiani euro 558,98<br />
69
SELECTOR<br />
e 792,98. Anche con ripiani in legno. Versione allargata Plasma per sostenere<br />
schermi piatti a 2 e 3 ripiani euro 493,99 e 701,99. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 57 x 32 x 40<br />
ATACAMA AUDIO<br />
ERIS ECO 5.0<br />
PREZZO € 395,00<br />
LP che poggiano su un tappetino in gomma antiscivolo. Lo scomparto<br />
può essere aperto o dotato di una porta in tessuto o legno. Finitura<br />
in lacca bianca o nera, porta in tessuto indiversi colori. Versione profondità<br />
45 cm 429 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x35,4 x 36,5<br />
UNNU<br />
MODEL 211 LARGE<br />
PREZZO € 399,00<br />
per amplificatori o sul top di altri tavolini portaelettroniche. Finitura<br />
in noce naturale. Accessori in dotazione: sei di punte/sottopunte in<br />
ottone da 9.5cm Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 6,2 x 45<br />
GUIZU<br />
WWT-6<br />
PREZZO € 429,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Finitura nero, argento, diamante,<br />
max 4 ripiani, max 20kg per ripiano, ripiano agg h 125 o 175<br />
mm da euro 200; disp. anche fin. chiara e scura, e mobile sagomato<br />
per posiz. angolare.Prezzo per base a 2 ripiani Dimensioni (l x a x<br />
p) cm: 59 x 35 x 55<br />
CREAKTIV<br />
BASE SMORZANTE PLURISTRATO<br />
PREZZO € 399,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />
scomparto con mensola e cover posteriore, aperto o chiuso con una<br />
porta. Foro inferiore per passaggio cavi. Finitura lacca bianca o nera,<br />
sportello in tessuto diversi colori Dimensioni (l x a x p) cm: 68,9<br />
x 35,4 x 45<br />
SOLIDSTEEL<br />
S2-4<br />
PREZZO € 400,00<br />
Tipo: Stand per diffusori Note: Coppia Stand per diffusori in legno<br />
massello Walnut. Accessori in dotazione: Set da 3 massicce punte/<br />
sottopunte regolabili in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 20 x 65<br />
x 21,5 Peso (kg): 5<br />
UNNU<br />
MODEL 13S<br />
PREZZO € 429,00<br />
Tipo: base per elettroniche Note: in betulla naturale comprende set<br />
3 punte e sottopunte. Versione 50x3,6x48 euro 469. Altre versioni<br />
laccate bianca o nera, ciliegio maggiorazione 15%. Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 44 x 3,6 x 40<br />
UNNU<br />
MODEL 120S<br />
PREZZO € 399,00<br />
Tipo: rack Note: mobile modulare con ripiani in MDF (spessore 22<br />
mm), carico 50 in melaminico nero assemblati su telaio in metallo;<br />
tubolari in alluminio, punte in accaio, sottopunte fornite. Disponibile<br />
anche a 3 ripiani (S2-3 340 euro) e 5 ripiani (S2-5 460 euro) Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 58,4 x 82,8 x 43 Peso (kg): 23<br />
BOLTZ<br />
LP 20-180<br />
PREZZO € 419,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: da 1 a 3<br />
scomparti, piano superiore indicato per soundbar o varie elettroniche,<br />
coperture posteriori, foro interno per passaggio cavi, versione aperta<br />
o con porta in tessuto e legno. Finitura bianca o nera Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 155,1 x 19,4 x 25,5<br />
CUSTOM DESIGN<br />
CONCEPT 300 HI-FI<br />
PREZZO € 429,99<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: ha 1<br />
foro di copertura centrato sulla piastra superiore, e uno nella parte<br />
inferiore del mobile, allestimento a 1 o 2 scomparti, finitura bianca o<br />
nera. Dimensioni (l x a x p) cm: 103,4 x 19,4 x 36,5<br />
UNNU<br />
MODEL 210 LP<br />
PREZZO € 399,00<br />
Tipo: mobile per LP Note: capacità 180 vinili, estensibile all'infinito,<br />
2 livelli realizzato in acciaio, possibilità di ruote. Versione a 3 livelli 569<br />
euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 79 x 31 Peso (kg): 35<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 ripiani Note: struttura in acciaio<br />
e mensole in vetro temperato. Portata max piano superiore 30 kg.<br />
Versione a 4 ripiani, dimensioni 48,5 x 69 x 40, . Anche in versione con<br />
fianchi in legno. Dimensioni (l x a x p) cm: 48,5 x 60 x 40<br />
GREGITEK<br />
STAB 1 MK2<br />
PREZZO € 430,00<br />
GUIZU<br />
WST-3P<br />
PREZZO € 429,00<br />
Tipo: mobile porta LP da appendere a parete Note: 1 scomparto per<br />
Tipo: Basetta antivibrazioni Note: Altamente smorzata per utilizzo<br />
Tipo: base porta elettroniche Note: antifeedback sismico, in listelli di<br />
legno massello di frassino incollati a pettine, con disco dissipatore di<br />
energia applicato al lato inferiore tramite giunto elastico, completa di<br />
tre piedini Aerius Dimensioni (l x a x p) cm: 45 x 2,5 x 35<br />
70
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
QUADRASPIRE<br />
QAVX<br />
PREZZO € 437,00<br />
max 30kg per ripiano. Altezza base 60mm (con punte), altezza ripiani<br />
135, 185 o 235mm. Finitura quercia. Colonne nere o bianche. Prezzo<br />
ogni ripiano ullteriore 215 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 37<br />
GUIZU<br />
SRW-3A<br />
PREZZO € 479,00<br />
LOVAN<br />
CLASSIC CII HFR 2+2 FM LW<br />
PREZZO € 499,00<br />
Tipo: tavolino per elettroniche modulare Note: Peso sopportato dal<br />
ripiano 280 kg. Il prezzo include ripiano + 2 set di colonne o piedini o<br />
punte. Con colonne da 32 mm di diametro euro 561 Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 163 x variabile x 49<br />
SOLIDSTEEL<br />
HY-A<br />
PREZZO € 440,00<br />
Tipo: rack per elettroniche Note: telaio a 4 pilastri in acciaio inox,<br />
ripiani in MDF con spessore da 3 cm. Versione ridotta HY-B (40, 4 x 48<br />
x 13) 435 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 40,4 x 13 x 60 Peso (kg): 8<br />
SOLIDSTEEL<br />
SS SERIES<br />
PREZZO € 445,00<br />
Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre<br />
ripiani in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P):<br />
54 x 48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 63 x 51 Peso (kg): 24<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSHELF<br />
PREZZO € 493,00<br />
Tipo: Struttura in acciaio a 4 ripiani per elettroniche audio Note:<br />
Struttura in acciaio a 4 moduli sovrapponibili con coni disaccoppianti;<br />
ripiani di larghezza 60cm e profondità 48cm; altezza ripiani: 2 x 18cm<br />
+ 2 x 25cm; set di 4 ripiani in MDF finitura acero o palissandro.<br />
SOLID TECH<br />
ROS 1 REGULAR<br />
PREZZO € 499,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Rack of Silence;<br />
capacità massima 80 kg. Struttura a quattro gambe in estrusione<br />
di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 70 x 30 x 50<br />
Tipo: Stand per Diffusori Note: Coppie di stand da 50, 60 e 70 cm di altezza.<br />
Tutti i top plates sono in legno MDF con basi da 16x16 cm e 19x19<br />
cm. Prezzi: SS-5, EUR 445,00; SS-6, EUR 460,00; SS-7, EUR 475,00.<br />
SOLIDSTEEL<br />
WS-5<br />
PREZZO € 449,00<br />
Tipo: supporto modulare sovrapponibile per elettroniche, struttura<br />
a tre elementi in acciaio riempiti, ripiano in vetro multistrato con<br />
punte regolabili verso il piano Note: prezzo singolo ripiano; struttura<br />
in acciaio saldato, riempito e accordato, punte in acciao inox, dimensioni<br />
(LxP) 50x42 cm; disponibile anche alto 27 e 32 cm; colori nero o<br />
argento satinato. Versione con punte regolabili verso il piano per euro<br />
567 Dimensioni (l x a x p) cm: 60,5 x 17 x 48<br />
LOVAN<br />
CLASSIC CII HFR 2+2 FM DW<br />
PREZZO € 499,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
S5-2<br />
PREZZO € 499,00<br />
Tipo: mensola a muro per giradischi Note: telaio conplacche e bracci<br />
in lamiere d'acciaio, saldate su tubolari squadrati e tagliati a laser.<br />
Ripiano in MDF nobilitato rifinito con laminato polimerico di alta<br />
qualità. Coni in duralluminio regolabili dal lato inferiore del supporto.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 55 x 15 x 47<br />
ATACAMA AUDIO<br />
APOLLO STORM 6<br />
PREZZO € 450,00<br />
Tipo: Mobili porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
58x50x43 Peso (kg): 24<br />
ATACAMA AUDIO<br />
APOLLO STORM 6 VINYL<br />
PREZZO € 500,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche Note: fino a 5 ripiani (base inclusa),<br />
Tipo: Struttura in acciaio a 4 ripiani per elettroniche audio Note:<br />
Struttura in acciaio a 4 moduli sovrapponibili con coni disaccoppianti;<br />
ripiani di larghezza 56cm e profondità 45cm; altezza ripiani: 2 x 18cm<br />
+ 2 x 25cm; set di 4 ripiani in MDF finitura palissandro o acero.<br />
Tipo: Mobile porta dischi LP in vinile, Note: fino a 150 dischi di<br />
71
SELECTOR<br />
capienza. Finitura quercia. Colonne nere o biancho, Ulteriore ripiano<br />
500 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x35 x45<br />
QUADRASPIRE<br />
SUNOKO VENT 2T<br />
PREZZO € 502,00<br />
GUIZU<br />
WPS - 3A<br />
PREZZO € 549,00<br />
CREAKTIV<br />
BASE SMORZANTE PLURISTRATO II<br />
PREZZO € 579,00<br />
Tipo: base lineare o curvato per elettroniche Note: in betulla naturale<br />
a 3 elementi di accoppiamento, comprende 4 punte e sottopunte. Versione<br />
ciliegio o laccata bianca o nera maggiorazione 15% Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 62 x 3,6 x 50<br />
Tipo: mobile porta elettroniche Note: Prezzo per ripiano con colonne<br />
da 32mm. Dimensioni (l x a x p) cm: 110,5 x 47<br />
GUIZU<br />
WUBP-3A<br />
PREZZO € 515,00<br />
Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche in legno<br />
massello Walnut. Spessore ripiano base: 7.5cm. Spessore altri ripiani:<br />
3.65cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 61,4 x 62,5 x 50 Peso (kg): 18<br />
SOLIDSTEEL<br />
S3-3<br />
PREZZO € 550,00<br />
GUIZU<br />
WUBP-4A<br />
PREZZO € 590,00<br />
Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre<br />
ripiani in legno massello Walnut e ripiani in vetro ad elevato spessore.<br />
Dimensione utile ripiano base (L x P): 47,8 x 49,7cm. Accessori inclusi:<br />
Set da 4 punte in ottone + Set 4 sottopunte in ottone. Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 55,7 x 66,6 x 50 Peso (kg): 20<br />
ACOUSTIC REVIVE<br />
TB-38H<br />
PREZZO € 520,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />
x 67 x4 3 Peso (kg): 22<br />
Tipo: Portaelettroniche 4 ripiani Note: Portaelettroniche a 4 ripiani<br />
in legno massello Walnut e ripiani in vetro ad elevato spessore,<br />
12mm. Accessori inclusi: Set da 4 punte in ottone estremamente<br />
massicce (diam. filetto: 12mm.) + Set 4 sottopunte in ottone (diam.<br />
35mm. - spessore 5mm.) Dimensioni (l x a x p) cm: 47,8 x 29,3 x<br />
49,7 Peso (kg): 20<br />
SOLIDSTEEL<br />
HF-A IN NERO LUCIDO<br />
PREZZO € 590,00<br />
Tipo: base smorzante per elettroniche e diffusori piccoli Note: peso<br />
sopportato fino a 200 kg Dimensioni (l x a x p) cm: 34,8 x 3,8 x 21,8<br />
DYNAUDIO<br />
STAND 20<br />
PREZZO € 549,00<br />
GUIZU<br />
SRW-4A VERSIONE COMPACT<br />
PREZZO € 554,00<br />
Tipo: Base audio per amplificatori Note: telaio in acciaio inox da 4 cm,<br />
riiani in MDF d 3 cm di spessore. Versione HF-B (40 x 13 x 48) 580 euro<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 40 x 17 x 60 Peso (kg): 10<br />
MUSIC TOOLS<br />
FULTUR<br />
PREZZO € 596,00<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 31 X 60 X 38<br />
Tipo: mobiletto porta elettroniche Note: Portaelettroniche a tre<br />
ripiani in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P):<br />
54 x 48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 75 x 51 Peso (kg): 32<br />
Tipo: piedistallo per diffusori nero, h 120 Note: struttura in acciaio<br />
72
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
riempita e accordata con fonoassorbente FILLIN, base con punte<br />
regolabili, piano appoggio diffusore 16x19 cm,in dotazione set 8<br />
floor-saver diam.20 inox. Disponibile h 60 e h 70 euro 560,00, finiture<br />
oro o cromo Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 120 x 30 Peso (kg): 25<br />
NAIM AUDIO<br />
FRAIM LITE<br />
PREZZO € 600,00<br />
DIAPASON<br />
MODELLO 1/M<br />
PREZZO € 640,00<br />
CUSTOM DESIGN<br />
DISCRETE HI-FI RANGE<br />
PREZZO € 599,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 1 piano Note: quattro colonne in<br />
acciaio ripiano in vetro temperato. 4 ripiani, dimensioni 52,5x58,5x40.<br />
Anche versioni con ripiani in legno.<br />
GUIZU<br />
WXB-3A<br />
PREZZO € 599,00<br />
Tipo: Mobile per elettroniche componibile Note: struttura base,<br />
ripiano con altezza utile 131,5 mm euro 480, altezza 206 mm euro<br />
580, altezza utile 590<br />
SOLIDSTEEL<br />
S4-2<br />
PREZZO € 620,00<br />
Tipo: a colonna centrale in metallo vernicaito nero Note: per diffusore<br />
Karis o Micra III; prezzo la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: altezza<br />
75 Peso (kg): 10<br />
GUIZU<br />
WPS-4A<br />
PREZZO € 640,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 111x47x43 Peso (kg): 28<br />
CREAKTIV<br />
TREND LINE 3<br />
PREZZO € 625,00<br />
Tipo: Portaelettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche in legno<br />
massello Walnut. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte in<br />
alluminio con controdadi di serraggio.<br />
GUIZU<br />
WFT-3/5<br />
PREZZO € 645,00<br />
Tipo: porta elettroniche 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />
interamente in legno massello Walnut. Struttura ad incastro e ripiani<br />
in vetro da 12mm. Dimensione utile per ripiano (L x P): 51,5 x 44,5 cm.<br />
Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte in ottone.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 62 x 64,5 x 53 Peso (kg): 31<br />
NORSTONE<br />
STABBL HIFI<br />
PREZZO € 599,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani rivestiti in melammina<br />
nei colori: acero, ciliegio, nero, bianco, grigio, wenge. Versioni a<br />
3/4 ripiani euro 875/1125. Piano aggiuntivo euro 315 Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 172 x 48<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS SOLO 2<br />
PREZZO € 629,00<br />
Tipo: Stand per diffusori Note: Struttura in legno massello e base in<br />
acciaio smorzata contro le vibrazioni; dedicato a diffusori LS3/5A e<br />
simili; Set da 4 massicce punte/sottopunte regolabili in ottone incluso.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 30 x 65,5 x 30 Peso (kg): 15,5<br />
GUIZU<br />
SRW-4A<br />
PREZZO € 647,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: Cristalli da 15mm<br />
temperati. Montanti antirisonanti. peso sopportato 50Kg per ripiano.<br />
Peso (kg): 52<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a due ripiani Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 68 x 46 x 50<br />
Tipo: Porta elettroniche 4 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />
73
SELECTOR<br />
in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 54 x<br />
48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone.<br />
UNNU<br />
MODEL 231<br />
PREZZO € 649,00<br />
NORSTONE<br />
STABBL AV<br />
PREZZO € 699,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
S5-3<br />
PREZZO € 730,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: 3<br />
scomparti con mensola e cover posteriore, possibilità di chiudere con<br />
una ante o lasciare aperto ogni singolo scomparto, fori inferiori per<br />
passaggio cavi. Finitura lacca bianca o nera, ante in tessuto disponibili<br />
in diversi colori Dimensioni (l x a x p) cm: 155,1 x 35,4 x 45<br />
JEAN MARIE REYNAUD<br />
MAGIC STAND<br />
PREZZO € 650,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: cristalli da 15mm<br />
temperati. Montanti antirisonaza. supporta 80Kg ripiano superiore, 50<br />
Kg gli inferiori. Dimensioni (l x a x p) cm: 110 x 57 x 55 Peso (kg): 85<br />
BOLTZ<br />
LP 20-360<br />
PREZZO € 719,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
58x75x43 Peso (kg): 30<br />
MAISON DU MONDE<br />
GIMMICK<br />
PREZZO € 750,00<br />
Tipo: stand per diffusori Note: sistema attivo basato su due risonatori<br />
di Helmholtz accordati su frequenze differenti, con la superficie frontale<br />
progettata per una diffrazione ottimale delle frequenze comprese tra<br />
100 e 400Hz Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 71 x 25 Peso (kg): 6,7<br />
ACOUSTIC REVIVE<br />
RST-38H<br />
PREZZO € 695,00<br />
Tipo: mobile per LP Note: in acciaio, 4 livelli, capacità 360 vinili,<br />
estensibile all'infinito Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 150 x 31<br />
Peso (kg): 59<br />
Tipo: mobile con spazio per giradischi Note: in legno massello di<br />
acacia. Ante con pannelli di fibra a media densità, anta vetrata in vetro<br />
temprato (spessore 8 mm). 3 cassetti Dimensioni (l x a x p) cm: 165<br />
x 71 x 44 Peso (kg): 67<br />
MUSIC TOOLS<br />
ENTASIS<br />
PREZZO € 760,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
S3-4<br />
PREZZO € 730,00<br />
Tipo: Supporto smorzante Note: Supporto smorzante per elettroniche/diffusori<br />
da supporto o per piccoli/medi diffusori da pavimento.<br />
Capacità di carico: oltre 200kg Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
48,2x38,2x3,8 Peso (kg): 10<br />
CREAKTIV<br />
BASE CI2P<br />
PREZZO € 699,00<br />
Tipo: Base smorzante in vetro e alluminio Note: telaio in alluminio,<br />
silver o nero, piano in vetro nero, bianco o silver, tecnologia di smorzamento<br />
ci2p. Dimensioni (l x a x p) cm: 52 x 4 x 40<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />
x 90 x 43 Peso (kg): 27<br />
Tipo: supporti per sistemi di altoparlanti a struttura monotubolare<br />
Note: riempito con materiale insonorizzante, con punte regolabili a<br />
pavimento, superficie finita a forno con vernice plastica insonorizzante,<br />
h 52cm piano d'appoggio 18x22cm h 62/72 cm piano d'appoggio<br />
17x20; colore argento satinato o nero; la coppia Dimensioni (l x a x<br />
p) cm: base 23 x 28 Peso (kg): 24<br />
74
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
BOLTZ<br />
CS-4<br />
PREZZO € 799,00<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS DUO 2<br />
PREZZO € 819,00<br />
SOLID TECH<br />
ROS 1 REFERENCE<br />
PREZZO € 839,00<br />
Tipo: movbile rack per hifi e video Note: in acciaio 4 livelli, ventilazione<br />
per evitare ogni surriscaldamento<br />
GUIZU<br />
WFP-4A<br />
PREZZO € 799,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a due ripiani Note: serie Radius. Capacità<br />
massima 2x60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 127 x 46 x 50<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS SOLO 3<br />
PREZZO € 829,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Rack<br />
of Silence; capacità massima 40 kg. Struttura a quattro gambe in<br />
estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero. Ver. a 2<br />
ripiani 899 euro. Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 30 x 50 Peso (kg): 40<br />
GUIZU<br />
PWS-7<br />
PREZZO € 870,00<br />
Tipo: Stand per diffusori Note: In legno massello Walnut e marmo.<br />
Design eccezionalmente raffinato a finissimi listelli incastrati, con<br />
frontale stondato e base ad alta massa in marmo. Set di 4 punte/<br />
sottopunte in ottone regolabili incluso. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
30 x 66,5 x 30 Peso (kg): 15<br />
Tipo: Portaelettroniche 4 ripiani con cassetto Note: Portaelettroniche<br />
4 ripiani con cassetti. Finitura: Noce naturale. L'armadio include un<br />
cassetto decorato, che si adatta perfettamente in qualsiasi ambiente<br />
focalizzando l'attenzione sulla decorazione Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 59 X 48 X 119 Peso (kg): 40<br />
NORSTONE<br />
SQUARE<br />
PREZZO € 799,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 68 x 54,5 x 50<br />
GUIZU<br />
BWAV-3B<br />
PREZZO € 836,00<br />
GUIZU<br />
WFT-3/5A<br />
PREZZO € 870,00<br />
Note: impilabile, vetro da 20 mm Dimensioni (l x a x p) cm: 69<br />
x 79 x 57<br />
Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />
in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 110<br />
x 51 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />
in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 116 x 63 x 52,6 Peso (kg): 40<br />
Tipo: Stand per diffusori Note: Coppia Stand per diffusori in legno<br />
massello e base in acciaio ad alta massa, pesantemente smorzata<br />
contro le vibrazioni. Dimensione utile base appoggio (L x P): 19 x 16cm<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 30 x 70 x 30<br />
75
SELECTOR<br />
SOLIDSTEEL<br />
S4-3<br />
PREZZO € 890,00<br />
GUIZU<br />
SRW-3B<br />
PREZZO € 915,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
S5-4<br />
PREZZO € 950,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 111x67x43 Peso (kg): 42<br />
SOLIDSTEEL<br />
S3-5<br />
PREZZO € 900,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche<br />
a quattro ripiani in legno massello Walnut. Profondità utile ripiani<br />
interni: 48cm. Peso massimo supportato: 100kg. Accessori inclusi: Set<br />
da 4 massicce punte/sottopunte in ottone.Ver. a 4 ripiani 1.100 euro<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 113 x 62,5 x 51 Peso (kg): 50<br />
ACOUSTIC REVIVE<br />
YSS-60 HQ<br />
PREZZO € 950,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
58x101x43 Peso (kg): 37<br />
SOLIDSTEEL<br />
VL-3<br />
PREZZO € 950,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />
x 106 x 43 Peso (kg): 35<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
A1S<br />
PREZZO € 910,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusori Note: base inferiore 26 x 31 cm, base<br />
superiore 20 x 26 cm. Prezzo la coppia. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
altezza 60<br />
GUIZU<br />
WMP-1A (MK II)<br />
PREZZO € 950,00<br />
Tipo: rack per vinile Note: telaiocon viti sono zincate e montanti<br />
realizzati in alluminio anodizzato, riempiti con spugna fono assorbente.<br />
Ripiani in legno MDF con pessore di 22 mm. Disponibile anche<br />
versione a 2 ripiani (VL-2) a 680 euro e a 4 ripiani (VL-4) a 1200 euro.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 128 x 71 x 41<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSTATIC<br />
PREZZO € 968,00<br />
Tipo: Struttura in legno pregiato a singolo ripiano per elettroniche<br />
audio Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata<br />
a mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />
accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele e (A)<br />
anigre e (W) walnut; mod. A1A/W euro 990,00. Dimensioni (l x a x<br />
p) cm: 58,5 x 11,5 x 50,8 Peso (kg): 9<br />
Tipo: Portaelettroniche a sospensione magnetica Note: Portaelettroniche<br />
a sospensione magnetica, finitura Natural Walnut. Disponibile<br />
anche nella versione da (L x P x A): 60 x 48 x 21 (€965,00). Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 55 x 48 x 21<br />
Tipo: supporto modulare sovrapponibile per elettroniche, struttura<br />
a tre elementi in acciaio riempiti, ripiano in vetro multistrato Note:<br />
prezzo singolo ripiano; dimensioni (LxP) 55x46 cm; disponibile con<br />
colore nero opaco o argento satinato, finiture oro o cromo, anche<br />
27,5/38 cm, struttura in acciaio, piano d'appoggio 55 x 46 cm in vetro<br />
76
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
triplo strato antirisonante, spessore 20 mm Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 69 x 20 x 53<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSTATIC FLOORAMP<br />
PREZZO € 968,00<br />
ATACAMA AUDIO<br />
APOLLO STORM 10 HIFI<br />
PREZZO € 1.140,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
TOOLONE<br />
PREZZO € 1.150,00<br />
Tipo: supporto per elettroniche da pavimento, struttura a tre elementi<br />
in acciaio, ripiano in vetro multistrato Note: prezzo singolo ripiano;<br />
colore argento satinato o nero, finiture oro o cromo; piano d'appoggio<br />
costruito da speciale vetro tristrato antirisonante, spessore 20 mm<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 20 x 60<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS SOLO 4<br />
PREZZO € 1.029,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche Note: fino a 4 ripiani (base inclusa),<br />
max 35kg per ripiano. Ripiano (LxP): 990x450mm. Altezza base<br />
60mm (con punte), altezza ripiani 135, 185 o 235mm. Finitura quercia.<br />
Colonne nere o bianche. Base 285 euro, ripiano 285 euro<br />
SOLID TECH<br />
ROS 3 REGULAR<br />
PREZZO € 1.149,00<br />
Tipo: piedistallo per diffusori LS 3/5A BBC Note: con punte regolabili<br />
a pavimento e Blue Tack, struttura in acciaio saldato spessori di 3, 6 e<br />
10 mm, superficie finita a forno con vernice plastica insonorizzante,<br />
riempito e accordato con fillin e piombo, anche h67cm; finiture oro/<br />
cromo; la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 60 x 22<br />
NAIM AUDIO<br />
FRAIM<br />
PREZZO € 1.150,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Rack of<br />
Silence; capacità massima 80 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro gambe<br />
in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 60 x 50<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 68 x 88 x 50<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSTATIC GRAND<br />
PREZZO € 1.118,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
CLASSIC SPEAKERS STAND P3E67S<br />
PREZZO € 1.150,00<br />
Tipo: mobile per elettroniche a 4 ripiani Note: finiture ciliegio, nero,<br />
acero; struttura di base. Ripiano con altezza utile 105 mm euro 750,<br />
altezza utile euro 820, altezza 254 mm euro 840<br />
SOLIDSTEEL<br />
S4-4<br />
PREZZO € 1.150,00<br />
Tipo: tavolino singolo ripiano Note: anche con altezza 38cm; colori<br />
argento satinato o nero; finiture cromo o oro Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 79 x 27,5 x 65,5<br />
Tipo: piedistallo dedicato Harbet p3esr Note: struttura in acciaio riempito<br />
e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base con punte<br />
regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori ai piedistalli, in<br />
dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano appoggio diffusore<br />
19x18 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 67 x 24 Peso (kg): 37<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />
77
SELECTOR<br />
cm: 111x90x43 Peso (kg): 60<br />
SOLIDSTEEL<br />
S5-5<br />
PREZZO € 1.180,00<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS DUO 3<br />
PREZZO € 1.219,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSQUARE<br />
PREZZO € 1.238,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Radius. Capacità<br />
massima 2x60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 127 x 54,5 x 50<br />
QUADRASPIRE<br />
X REFERENCE<br />
PREZZO € 1.222,00<br />
Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
58x108x43 Peso (kg): 47<br />
FINITE ELEMENTE<br />
CARBOFIBRE RACK SHELF<br />
PREZZO € 1.190,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche componibile Note: struttura in<br />
acciaio riempito e accordato, nero. Punte regolabili in ottone cromato<br />
verso il pavimento e tra i piani. Piani d'appoggio costituiti da due lastre<br />
in legno antirisonante, colore nero, rovere sbiancato, wengè. H 18, H 28,<br />
H 40 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 66 x 40,5 x 52,5 (un ripiano alto)<br />
MUSIC TOOLS<br />
ISOSQUARE VETRO<br />
PREZZO € 1.238,00<br />
Tipo: base di isolamento Note: Single layer versione utilizzabile nel<br />
rack Pagode serie 600/750/1120 Single honeycomb core in fibra di<br />
carbonio Peso regolabile con isolamento sfera in ceramica Spessore<br />
1,8 cm, utilizzabile su due superfici.<br />
MUSIC TOOLS<br />
ALICA 62 CM<br />
PREZZO € 1.203,00<br />
Tipo: tavolino per elettroniche modulare Note: mensole in bambù<br />
con piedini in bronzo. peso sopportato 120 kg. il prezzo include la<br />
struttura, il ripiano in legno, il set di colonne o i piedini/punte in<br />
bronzo necessari per ogni ripiano. Dimensioni (l x a x p) cm: 72<br />
x variabile x 59<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS SOLO 5<br />
PREZZO € 1.229,00<br />
Tipo: ripiano dedicato sistema audio Note: struttura in acciaio<br />
riempito e accordato nero o argento satinato. Punte regolabili in<br />
ottone cromato verso il pavimento e tra i piani. Piani d'appoggio<br />
costituiti lastra di vetro multistrato antirisonante. H 18, H 28, H 40 cm.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: piana appoggio 59,5 x 52,5 Peso (kg): 31<br />
SOLID TECH<br />
ROS 3 REFERENCE<br />
PREZZO € 1.279,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: versione bianco<br />
laccato opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio, wengè. disponibile<br />
con stesse finiture e con 2 ripiani per euro 928, 4 ripiani per euro 1536<br />
o 5 ripiani per euro 1827. Dimensioni (l x a x p) cm: 62 x 63 x 46<br />
Peso (kg): 17,50<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a cinque ripiani Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />
ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 68 x 105,5 x 50<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Rack of<br />
Silence; capacità massima 80 - 40 -40 kg. Struttura a quattro gambe<br />
in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 60 x 50<br />
78
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
SOLIDSTEEL<br />
HW-2 IN NERO LUCIDO<br />
PREZZO € 1.280,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
CLASSIC SPEAKERS STAND M3054S<br />
PREZZO € 1.310,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
CLASSIC SPEAKERS STAND M4035S<br />
PREZZO € 1.430,00<br />
Tipo: Tavolo porta elettroniche audio-video in acciaio Note: Tavolo<br />
modulare con telaio in acciaio INOX a due livelli. Ripiani in MDF in<br />
nero lucido laccato e spazzolato. Disponibile anche in nero opaco e<br />
bianco lucido. Dimensioni (l x a x p) cm: 109x38x41 Peso (kg): 42<br />
ACOUSTIC REVIVE<br />
RAF-48H<br />
PREZZO € 1.290,00<br />
Tipo: piedistallo dedicato Harbet M30.1 Note: struttura in acciaio<br />
riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base<br />
con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />
ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />
appoggio diffusore 25,5x25,5 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 31,5 x<br />
54 x 31,5 Peso (kg): 40<br />
Tipo: piedistallo dedicato Harbet M40.1 Note: struttura in acciaio<br />
riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base<br />
con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />
ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />
appoggio diffusore 41x37 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 44 x 35<br />
x 40 Peso (kg): 42<br />
MUSIC TOOLS<br />
GRANCORO<br />
PREZZO € 1.520,00<br />
Tipo: basetta isolante Note: Con sistema ad aria analoga a quella<br />
dei microscopi elettronici. Pompa in dotazione. Piano di appoggio e<br />
struttura in betulla finlandese. Dimensioni (l x a x p) cm: 48,6 x 1,5<br />
x 43,6 Peso (kg): 4<br />
FINITE ELEMENTE<br />
CARBOFIBRE BASE ISOLANTE<br />
PREZZO € 1.290,00<br />
Note: Single layer per pesi medi e leggeri fino a 50 kg. Single<br />
honeycomb core in fibra di vetro su tutti i lati. Con livella di precisione<br />
per una pratica messa in piano. Spessore 23 mm, utilizzabile su due<br />
superfici.<br />
MUSIC TOOLS<br />
CLASSIC SPEAKERS STAND HL545S<br />
PREZZO € 1.310,00<br />
MUSIC TOOLS<br />
ALICA 100 CM<br />
PREZZO € 1.395,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: finiture bianco laccato<br />
opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio e wengè. disponibile con stesse<br />
finiture con 2 ripiani per euro 1059, 4 ripiani per euro 1795 o 5 ripiani<br />
per euro 2147. Dimensioni (l x a x p) cm: 100 x 63 x 46 Peso (kg): 24<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS CINEMA 5<br />
PREZZO € 1.399,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a cinque ripiani Note: serie Radius.<br />
Capacità massima 50/90/60kg per ripiano, con bolla per livellamento.<br />
Finiture ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 159 x 54,5 x 50<br />
Tipo: supporto a 4 ripiani in cristallo Note: 3/4 ripiani in cristallo euro<br />
1.290/1.520; mod. Coro 3/4/5 ripiani in cristallo euro 920/1.080/1.240;<br />
mod. Gran Coro 115 cm 3 ripiani in cristallo euro 1.475 Dimensioni (l<br />
x a x p) cm: 96 x 80,5 x 47 Peso (kg): 55<br />
SOLID TECH<br />
ROS 4 REGULAR<br />
PREZZO € 1.619,00<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Rack<br />
of Silence; capacità massima 80- 40 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro<br />
gambe in estrusione di alluminio. Finiture ciliegio o nero. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 70 x 90 x 50<br />
BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />
LYRA 2.0 CERBERO<br />
PREZZO € 1.626,00<br />
Tipo: piedistallo dedicato Harbet SUPER HL5 Note: struttura in<br />
acciaio riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo,<br />
base con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />
ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />
appoggio diffusore 30x28 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 36 x 45 x<br />
34 Peso (kg): 37<br />
CREAKTIV<br />
LITTLE REFERENCE<br />
PREZZO € 1.430,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato<br />
in multistrato di betulla stratificato con sabbia di quarzo e sfere di<br />
metallo, tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempimento<br />
antirisonante ci2p. Versioni a 3/4 ripiani euro 1980/2530<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: base 62 x 55<br />
Tipo: Tavolo audio isostatico modulare a tre gambe Note: a 3 ripiani<br />
79
SELECTOR<br />
(ciascuno con spessore di 25 mm e capacità; di carico di 60 kg), finitura<br />
nero antigraffio, struttura in anticorodal anodizzato oro o argento<br />
riempita di granulato di marmo, TAD inclusi nella confezione, punte<br />
regolabili in altezza Dimensioni (l x a x p) cm: 60 x 62 x 55 Peso<br />
(kg): 24<br />
SOLID TECH<br />
ROS 4 REFERENCE<br />
PREZZO € 1.839,00<br />
FINITE ELEMENTE<br />
PAGODE POWER AMPLIFIER<br />
PLATFORM<br />
PREZZO € 1.950,00<br />
BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />
LYRA XL4 2.0 CERBERO<br />
PREZZO € 1.626,00<br />
Tipo: base isolante Note: honeycomb core con isolamento su sfera<br />
in ceramica - Fllor spikes con protezione superficie. HD09 ed L Platform<br />
640 - superficie utilizzabile: 465 x 515 mm. - disponibili altre<br />
dimensioni più grandi<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche isostatico a quattro gambe Note:<br />
configurazione a tre ripiani: piano superiore 56,5 x 56 cm, e due piani<br />
intermedi. Spessore ripiani 25 mm. Struttura modulare con gambe<br />
a cilindri, punte e sottopunte disaccoppiate. Sistema espandibile.<br />
Finitura nera<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Rack<br />
of Silence; capacità massima 80- 40 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro<br />
gambe in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 90 x 50<br />
NAGRA<br />
VFS<br />
PREZZO € 1.890,00<br />
SOLID TECH<br />
HYBRID RACK 4 SHELF<br />
PREZZO € 1.991,00<br />
SOLIDSTEEL<br />
HY-3<br />
PREZZO € 1.675,00<br />
Tipo: base antivibrazioni Note: completa di punte smorzanti. Versione<br />
VFS L V stesso prezzo<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: Struttura:<br />
sistema espandibile da 1 a 4 ripiani, le colonne hanno rientranze in<br />
cui sono inserite le staffe regolabili in altezza. Finiture nero/silver e<br />
bianco/silver<br />
SOLIDSTEEL<br />
HW-3 IN BIANCO LUCIDO<br />
PREZZO € 1.925,00<br />
SOLID TECH<br />
RADIUS CINEMA 8<br />
PREZZO € 1.999,00<br />
Tipo: rack 3 ripiani Note: telaio in acciaio Inoxdal pieno, ripiani in<br />
MDSF spessore 3 cm. Versione 2 ripiani (HY-2) 1.100 euro, ver. a 4<br />
ripiani (HY-4) 2.175 euro, ver. a due livelli (HY-2L) 1.350 euro, ver. a 3<br />
livelli (HY-3L) 2.050 euro, ver 4 livelli (HY-4L) 2650 euro. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 60 x 66 x 50 Peso (kg): 28<br />
FINITE ELEMENTE<br />
PAGODE MASTER REFERENCE MKII FIN<br />
PREZZO € 1.750,00<br />
Tipo: Tavolo porta elettroniche audio-video in acciaio Note: Tavolo<br />
modulare con telaio in acciaio inox a 3 livelli. Ripiani in MDF laccato in<br />
bianco lucido spazzolato. Disponibile anche in nero opaco e nero lucido.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 109x62x41 Peso (kg): 65<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche a otto ripiani Note: Capacità massima<br />
50/60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture ripiani:<br />
mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x a x p)<br />
cm: 218 x 54,5 x 50<br />
BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />
ACCORDEON ADE<br />
PREZZO € 2.080,00<br />
Tipo: supporto per finali Note: Resonance-damped honeycom core<br />
con isolamento su sfera in ceramica HD09 MR - base con superficie<br />
utilizzabile 515 x 465 mm - 1.750 € HD10 MR - base con superficie<br />
utilizzabile 665 x 465 mm - 2.350 €<br />
DAN D'AGOSTINO<br />
MOMENTUM AMPLIFIER STAND<br />
PREZZO € 1.950,00<br />
FINITE ELEMENTE<br />
CARBOFIBRE HD<br />
PREZZO € 1.790,00<br />
Tipo: base Note: per pesi superiori fino a 100 kg. Dual honeycomb<br />
core in fibra di vetro su tutti i lati. Con livella di precisione per una<br />
pratica messa in piano. Spessore 45 mm, utilizzabile su due superfici.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 45 x 40 x 2,3 - 50 x 47,5 x 2,3<br />
Tipo: porta elettroniche da pavimento Note: in alluminio ricavato<br />
dal pieno, specifico per serie Momentum per migliorarne il raffreddamento<br />
Prezzo cadauno Dimensioni (l x a x p) cm: 26,35 x 1,9 x 40,95<br />
Tipo: tavolino porta elettroniche modulare in MDF Note: 3 gambe in<br />
acciaio, capacità di carico 80 kg, disaccoppiamento tramite guarnizioni<br />
in elastomero, finitura nero Ade, altre fin. disp. con sovrapprezzo; ripiani<br />
aggiuntivi a partire da 533 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 60<br />
x 12,5 x 55 Peso (kg): 14<br />
80
GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />
BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />
AEON 2.0<br />
PREZZO € 2.080,00<br />
KISO ACOUSTIC<br />
PODIUM NBX1<br />
PREZZO € 2.400,00<br />
mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />
accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele, (A)<br />
anigre e (W) walnut; mod. S3A/W euro 3.200,00. Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 58,5 x 63,5 x 46 Peso (kg): 23<br />
SOLIDSTEEL<br />
HF-4 IN NERO OPACO<br />
PREZZO € 2.900,00<br />
Tipo: rack modulare a 4 gambe in acciaio inox Note: finitura racing car<br />
black; struttura espandibile. Ripiani in fibra di carbonio e poliuretano<br />
disaccoppiati con punte e sottopunte. Struttura di base con piano<br />
superiore e due intermedi. Numerosi accessori disponibili a parte<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 66 x variabile x 56<br />
CREAKTIV<br />
MIDI REFERENCE<br />
PREZZO € 2.090,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato,<br />
tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempmento<br />
antirisonante ci2p. Versioni a 3/4 ripiani euro 3080/3960 Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: base 62 x 50<br />
MUSIC TOOLS<br />
ALICA 160 CM<br />
PREZZO € 2.277,00<br />
Tipo: Stand Note: altezza d95cm (+/- 5cm)<br />
CREAKTIV<br />
BIG REFERENCE<br />
PREZZO € 2.530,00<br />
Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato,<br />
tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempimento<br />
antirisonante ci2p. 4 punti di discontinuità dal supporto. Versioni a<br />
3/4 ripiani euro 3740/4840 Dimensioni (l x a x p) cm: base 68 x 55<br />
THOOLE<br />
THOOLERACK<br />
PREZZO € 2.720,00<br />
Tipo: Rack modulare in acciaio INOX Note: a 4 livelli, con ripiani in MDF<br />
laccato in nero opaco. Disponibile anche in nero lucido e bianco lucido.<br />
Versione 2 ripiani (HF-2) 1.490 euro, ver. 3 ripiani (HF-3 2.150 euro.<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 64 x 101 x 56 Peso (kg): 66<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
S4S<br />
PREZZO € 3.250,00<br />
Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: finitura laccato bianco<br />
opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio e wenge'. disponibile con stesse<br />
finiture anche con 2 ripiani per euro 1584. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
160 x 63 x 46 Peso (kg): 30<br />
ACOUSTIC REVIVE<br />
RSS-600<br />
PREZZO € 2.390,00<br />
Tipo: tavolo per elettroniche Note: tavolo per elettroniche, 3 ripiani,<br />
sistema di disaccoppiamento e smorzamento delle vibrazioni ad<br />
ogni singolo ripiano, struttura in acciaio pieno, ripiani in MDF finitura<br />
impiallacciato noce o verniciato nero opaco, fornito kit di montaggio<br />
Dimensioni (l x a x p) cm: 69 x 61 x 70 Peso (kg): 35<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
S3S<br />
PREZZO € 2.850,00<br />
Tipo: Struttura in legno pregiato a 4 ripiani per elettroniche audio<br />
Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a<br />
mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />
accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele, (A)<br />
anigre e (W) walnut; mod. S4A/W euro 3.650,00. Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 58,5 x 88,5 x 46 Peso (kg): 34<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
W3S<br />
PREZZO € 3.850,00<br />
Tipo: Coppia stand per diffusori Note: piastra superiore: 20 x 26, base<br />
inferiore: 26 x 31 Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 60<br />
Tipo: Struttura in legno pregiato a 3 ripiani per elettroniche audio<br />
Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a<br />
Tipo: Audio Rack, solida struttura in legno pregiato a 3 ripiani Note: in<br />
legno pregiato realizzato a mano; particolare tecnica costruttiva detta<br />
"mortasa-tenone"; struttura accoppiata a terra con punte in alluminio;<br />
Finiture: (S) sapele, (A) anigre e (W) walnut; mod. W3A/W euro<br />
4.100,00. Dimensioni (l x a x p) cm: 91.5 x 63.5 x 46 Peso (kg): 29,5<br />
81
SELECTOR<br />
HARMONIX<br />
RSB - 1<br />
PREZZO € 4.400,00<br />
FINITE ELEMENTE<br />
PAGODE EDITION MK2<br />
PREZZO € 6.680,00<br />
Tipo: Base accordata per elettroniche Note: Base accordata per elettroniche,<br />
finitura in lacca nera semilucida, piedini regolabili in legno<br />
e metallo cromato, portata 150Kg, garantita 5 anni. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 56 x 7,1 x 45<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
HD3S<br />
PREZZO € 4.750,00<br />
funzionale ed esteticamente attraente. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />
59 × 48 × 98 Peso (kg): 40<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
HD4S<br />
PREZZO € 5.750,00<br />
Tipo: rack Note: Finiture: canadian maple wood in 6 colori (natural<br />
maple P01, walnut P02, makassar P03, palisander P04, cherry p05,<br />
pearl white P06, pearl black P07 Pilastri in alluminio silver grey mattanodized<br />
- prezzi a partire da 6.680 €<br />
BOX FURNITURE CO.<br />
T3S<br />
PREZZO € 6.750,00<br />
Tipo: Struttura in legno pregiato a 3 ripiani per elettroniche audio<br />
Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata<br />
a mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone";<br />
struttura accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele<br />
e (A) anigre e W (walnut); mod. HD3A/W euro 5.500,00. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 115 x 63,5 x 46<br />
FINITE ELEMENTE<br />
PAGODE MASTER REFERENCE MKII<br />
PREZZO € 5.480,00<br />
Tipo: Struttura in legno pregiato a 4 ripiani per elettroniche 54.5audio<br />
Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a mano;<br />
particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />
accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele e (A)<br />
anigre e (W) walnut; mod. HD4A/W euro 6.500,00. Dimensioni (l x<br />
a x p) cm: 115 x 88,5 x 46 Peso (kg): 54,5<br />
BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />
ACCORDEON XL 4 2.0<br />
PREZZO € 6.531,00<br />
Tipo: Audio Rack, solida struttura in legno pregiato a 3 ripiani Note:<br />
in legno pregiato realizzato a mano; particolare tecnica costruttiva<br />
detta "mortasa-tenone"; struttura accoppiata a terra con punte in alluminio;<br />
Finiture: (S) sapele, (A) anigre e (W) walnut; mod. T3A/W euro<br />
7.500,00. Dimensioni (l x a x p) cm: 170 x 63.5 x 46 Peso (kg): 77<br />
STILLPOINTS<br />
ESS RACK SERIE 28<br />
PREZZO € 8.540,00<br />
Tipo: rack Note: Finitura: Canadian maple wood in sette colori - natural<br />
maple P01, walnut P02, makassar P03, palisander P04 cherry P05,<br />
pearl white P06, pearl black P07. - disponibili varie soluzioni - prezzi<br />
a partire da 5.480 €<br />
GUIZU<br />
WFP-3A<br />
PREZZO € 5.649,00<br />
Tipo: Portaelettroniche 3 ripiani con cassetto Note: Portaelettroniche<br />
3 ripiani con cassetti. Finitura: Noce naturale. Incluso un cassetto<br />
Tipo: rack isostatico modulare con struttura a 4 gambe Note: da<br />
comporre partendo dal ripiano base e aggiungendo i ripiani superiori,<br />
scegliendone a piacere l'altezza e la quantità. Versione Black Edition<br />
euro 7.611 Dimensioni (l x a x p) cm: 56 x 3 x 56 (ripiano)<br />
Tipo: mobile porta elettroniche acciaio e acrilico Note: versione<br />
base a 3 ripiani. Altre versioni disponibili.Versione larghezza 86,34<br />
cm 10.115 euro, versione 106,60 cm 11.710 euro Dimensioni (l x a<br />
x p) cm: 71,2 x 50,8 x 40,64<br />
82
SELECTOR SPECIALE CDDN<br />
di Carlo D’Ottavi<br />
7Ray feat Triple Ace<br />
JAZZY<br />
ZOETROPE<br />
Pro-Ject Records PJR001<br />
2 LP 180 GR<br />
Da circa trent’anni<br />
Pro-Ject Audio<br />
ha contribuito,<br />
in modo davvero<br />
significativo, al rilancio<br />
dei dischi in<br />
vinile e alla passione<br />
per il suono analogico. La sua produzione<br />
di giradischi si è progressivamente<br />
sviluppata, partendo dai modelli più economici,<br />
per poi ampliare progressivamente<br />
l’offerta anche a quelli che rientrano, soprattutto<br />
per prestazioni, nella cosiddetta<br />
Hi-End, peraltro senza neppure sfiorare gli<br />
eccessi - in fatto di materiali, dimensioni e<br />
costi - tipici di questa categoria. Grazie a<br />
queste scelte Pro-Ject mantiene anche oggi<br />
intatto l’apprezzamento degli appassionati<br />
dell’analogico. Semmai si può rilevare che<br />
questa produzione è talmente variegata,<br />
per tecnologie impiegate, versioni di tutti i<br />
tipi, etc. da lasciare disorientato chi voglia<br />
addentrarsi nel suo catalogo con un briciolo<br />
di raziocinio.<br />
Ma non è questo che ci interessa in tale<br />
ambito; qui ci interessa più apprendere<br />
che il signor Heinz Lichtenegger, “deux ex<br />
machina” della casa austriaca Pro-Ject, è<br />
un grande appassionato di musica, specie<br />
quella acustica, meglio ancora se dal vivo,<br />
in grado com’è di fornire un’esperienza<br />
emotiva unica per ogni ascoltatore. L’esperienza<br />
live è un punto imprescindibile<br />
84 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
IL CLUB DEL DISCO NERO<br />
Neumann M49A usato in I remember you nello Studio<br />
Baumgarten<br />
per chi si dedica alla sua riproduzione domestica.<br />
Di tanto in tanto grandi musicisti<br />
si esibiscono nella sede centrale a Mistelbach,<br />
in Austria, e più volte Lichtenegger<br />
ha accarezzato l’idea di registrare queste<br />
sessioni dal vivo, usando solo un vero nastro<br />
analogico, con una tecnica basata su<br />
pochi microfoni, in stereo senza compressione<br />
o editing esteso. Uno dei problemi<br />
di questa idea è che pochissimi musicisti<br />
sono disposti o in grado di registrare in un<br />
ambiente simile, dove non sono possibili<br />
tagli e correzioni: si tratta di una grande<br />
pressione per qualsiasi artista!<br />
Per pura coincidenza e grande fortuna,<br />
Lichtenegger ha appreso che 7RAY non<br />
è solo un ottimo cantante e musicista ma<br />
anche un appassionato audiofilo. Quindi<br />
non è stato difficile coinvolgerlo in questo<br />
progetto: realizzare sia un album in<br />
studio (studio Baumgarten - disco 1), sia<br />
una registrazione dal vivo direttamente<br />
dalla sede Pro-Ject (disco 2); l’album che<br />
ne è uscito consente un confronto diretto<br />
tra il suono ottenuto in studio con quello<br />
dal vivo con la presenza del pubblico.<br />
7RAy, nome d’arte di Rene Probst, è un<br />
musicista austriaco precoce e dalle variegate<br />
esperienze che vanno dal jazz al<br />
reggae sebbene la sua vera passione siano<br />
probabilmente le colonne sonore dei<br />
film hollywoodiani. In questa produzione<br />
affronta proprio alcuni classici legati<br />
indissolubilmente al cinema americano<br />
come Night and Day, I’ve Got You Under<br />
my Skin di Cole Porter, A Foggy Day di<br />
Goerge & Ira Gershwin, Blue Moon e Lady<br />
is a Tramp del duo Rogers-Hart tra gli altri.<br />
C’è anche un brano, I’ve missing you, di<br />
Herve Schmidt e testo di 7RAY stesso, l’unico<br />
replicato tra la versione in studio e quella<br />
dal vivo. Ad accompagnare il cantante e chitarrista<br />
c’è il gruppo jazz Triple Ace, ai quali<br />
si aggiunge il sassofonista e pianista Simon<br />
Plotzeneder. I Triple Ace sono: Oliver Kent<br />
al piano con esperienze a New York con Art<br />
Farmer e Iris Muhammed, Dusan Novakov<br />
batterista di grande esperienza internazionale<br />
e Uli Langthaler al contrabbasso. Tutti<br />
artisti appartenenti alla scena mittleuropea<br />
ricca di grandi talenti in questo ambito.<br />
L’intera catena di registrazione presso<br />
lo Studio Baumgarten è stata mantenuta<br />
analogica dall’inizio alla fine. Non sono<br />
stati utilizzati compressori o limitatori.<br />
Invece, il suono è stato curato ponendo<br />
la massima attenzione al posizionamento<br />
dei microfoni, finemente sintonizzati,<br />
Neumann U47 usato nella sede Pro-Ject<br />
che includevano modelli a valvole come<br />
Neumann U47 e m49a. La performance è<br />
stata registrata utilizzando una macchina<br />
a nastro a otto tracce Otari e un vecchio<br />
banco di missaggio Acousta rinnovato.<br />
Il segnale è stato poi miscelato sempre in<br />
modo analogico, in un 2-track su macchine<br />
a nastro Studer e una console da studio<br />
II musicisti nella sede ProJect e nello studio Baumgarten<br />
CADAC del 1974. Il disco live è stato invece<br />
catturato presso il quartier generale<br />
di Pro-Ject mantenendo una immagine<br />
stereo dal vivo, senza l’uso di altoparlanti<br />
monitor, onde evitare sovrapposizioni e<br />
interferenze tra il suono diretto e quello<br />
dei monitor. Anche in questo caso si è fatto<br />
uso della console a 32 input CADAC.<br />
Pro-Ject descrive il lavoro come “easy listening<br />
con una ottima atmosfera” e un<br />
“classic istant jazz”. In effetti bisogna dire<br />
che, al di là della bravura dei musicisti e<br />
della bellezza di questi standard così ben<br />
adattati a un quintetto, colpisce l’aderenza<br />
agli obiettivi prefissati dai creatori di<br />
questo lavoro in fatto di musicalità e naturalezza.<br />
Niente forzature, tutto è molto<br />
piacevole e fluido. Ci sono i dettagli e la<br />
trasparenza senza mai suggerire enfatizzazioni<br />
magari poste ad arte per colpire<br />
l’ascoltare meno smaliziato.<br />
Il disco è realizzato su doppio vinile pesante<br />
di elevata qualità stampato dalla<br />
Astrovinyl o come nastro master SM468<br />
da ¼ di pollice su due bobine metalliche<br />
NAB da 10,5 pollici a velocità di 15 pips,<br />
CCIR equalizzato (versione LP 39,90 €,<br />
versione nastro 499,90 €).<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 85
SELECTOR SPECIALE CDDN<br />
Beverley Martyn<br />
THE PHOENIX<br />
AND THE<br />
TURTLE<br />
Les Cousins Music - 2016<br />
Ci sono dischi che non reggono<br />
il tempo e altri invece che lo<br />
fanno benissimo. Non è nemmeno<br />
in ragione della caratura<br />
dell’artista: Bruce Sprengsteen<br />
risulta datato, Bob Dylan no! Ma escludendo<br />
i grandi che rimangono grandi, ci sono artisti<br />
di una fascia meno eletta che manifestano o<br />
meno il loro essere vetusti. Nel delicato periodo<br />
che ci ha costretti nelle nostre abitazioni ho,<br />
come molti altri, rispolverato la mia discoteca,<br />
l’apporto di Qobuz ne ha ampliato le possibilità<br />
e durante uno dei miei percorsi a ritroso<br />
nel tempo, dopo aver ripescato John Martyn<br />
(vedi <strong>SUONO</strong> 543), che peraltro non ha alcuna<br />
necessità di essere ripescato, mi è venuto naturale<br />
riavvicinarmi alla persona che in parte fu<br />
causa scatenante della china discendente del<br />
grande chitarrista britannico. Sto parlando di<br />
Beverley Martyn, per un periodo la sua compagna<br />
e la musa di un gruppo di musicisti che<br />
solo nel 2016 ha sfornato uno straordinario<br />
disco a suo nome: lo posseggo in vinile e sono<br />
andato a scovarlo, con il dubbio di scoprire a<br />
quale delle due categorie (ascoltabile o superato)<br />
appartenesse...<br />
“ ...è un disco senza tempo o che non<br />
sente il peso del passare del tempo.<br />
È un disco la cui autrice è sconosciuta<br />
ai più e a quei pochi il cui nome riecheggia<br />
nella mente tendono ad associarla<br />
a un ruolo che è stato suo ma<br />
non la compenetra pienamente: quello<br />
di musa del folk”: questo scrissi al tempo e<br />
a tre anni di distanza (pochi nell’arco di una<br />
esistenza, un’era in musica) confermo!<br />
The Phoenix and the Turtle dopo 14 anni di<br />
silenzio è un atto intimista, coinvolgente e<br />
profondamente autobiografico, destinato<br />
probabilmente a essere un unicum nella<br />
carriera di Beverley Martin e come tale racchiude<br />
canzoni tessute nell’arco di una intera carriera<br />
artistica, a cominciare da Reckless Jane, brano<br />
di apertura scritto a quattro mani con Nick<br />
Drake, abbandonato alla sua prematura morte<br />
e qui ripreso all’interno di un omaggio a un<br />
percorso musicale (Sweet Joy è il primo brano<br />
in assoluto scritto dall’artista) che si rivela<br />
punteggiato da cospicui gioielli come Levee<br />
Breaks o Jesse James. Tutti i brani sono caratterizzati<br />
da una dimensione che “sa ancora<br />
degli odori domestici di una casa” (parole di<br />
Beverley) e l’album non a caso è stato registrato<br />
con un sound che ricorda il vecchio stile<br />
analogico di una volta. Le registrazioni sono<br />
avvenute in Galles sotto la supervisione del<br />
chitarrista e produttore Mark Pavey (che ha<br />
effettuato il mastering ai Les Cousins Studio di<br />
Montreal) e con la partecipazione del bassista<br />
Matt Malley (ex-Counting Crows) e del batterista<br />
Victor Bisetti (Los Lobos).<br />
Un album che sarebbe comunque stato analogico,<br />
le cui atmosfere “sanno” di vinile: saldo<br />
ma a fuoco, sempre coinvolgente ma mai talmente<br />
predominante da distogliervi se desiderate,<br />
come è certamente accaduto in questo<br />
periodo, trascorrere un po’ di tempo su una<br />
poltrona con una tazza fumante in mano, a<br />
guardare il panorama o a riflettere sul senso<br />
della vita. Una scoperta o una conferma della<br />
ricchezza di un periodo (quello a cavallo tra<br />
gli anni ’60 e i ’70 dove il folk venne declinato<br />
dai Pentagle, da Renbourn e Jansh, dallo<br />
stesso Marty di grande effervescenza) che ha<br />
dato vita a dei capolavori tra i quali ha fatto<br />
capolino, sommessamente e con la dovuta<br />
modestia, anche una Fenice, accompagnata<br />
da una tartaruga...<br />
Paolo Corciulo<br />
Yusef Lateef<br />
THE BLUE<br />
YUSEF LATEEF<br />
Speaker Corner SC-SD1508 - 1 LP 180 gr<br />
DISTR. SOUND AND MUSIC 32,00 €<br />
Yusef Lateef, nato William Emanuel<br />
Huddleston (Chattanooga,<br />
9 ottobre 1920 – Shutesbury,<br />
23 dicembre 2013), è stato un<br />
musicista e compositore statunitense.<br />
È stato anche un attivo portavoce della<br />
Comunità Musulmana Ahmadiyya, dopo la<br />
sua conversione all’Islam avvenuta nel 1950. La<br />
gavetta a Detroit nella scena più vibrante degli<br />
anni Trenta/Quaranta, a contatto con artisti<br />
come Dizzy Gillespie, Paul Chambers, Elvin<br />
Jones e Kevin Barrell. La prima registrazione<br />
come solista risale al 1956 per la Savoy e c’è già<br />
il desiderio di sperimentare le possibilità delle<br />
tecniche strumentali d’oriente. Affascinato dai<br />
suoni esotici, a seguito di un viaggio in Nigeria,<br />
si converte all’Islam assumendo il nome<br />
con il quale è diventato noto. Le esperienze e il<br />
fascino dei suoni assimilati in giro per il mondo<br />
lo accostano a Don Cherry come autentico<br />
precursore della world music già a partire dalla<br />
metà degli anni sessanta e l’album The Blue del<br />
1968 ne è uno dei più riusciti esempi. Ha integrato<br />
tutti i tipi di strumenti orientali nella sua<br />
musica jazz, come il koto, il flauto di bambù e<br />
il tambura e anche , come in questo caso, nelle<br />
sue composizioni blues. Anche il suo modo di<br />
suonare il sassofono è impeccabile e pieno di<br />
meravigliose trame, duro e impulsivo in un momento,<br />
fresco ed esotico al successivo. In The<br />
Blue, Yusef Lateef è affiancato da un ensemble<br />
di stelle con il trombettista Blue Mitchell, il bassista<br />
Cecil Brooks e il chitarrista Kenny Burrell.<br />
I musicisti si immergono negli spiriti di Juba,<br />
86 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
IL CLUB DEL DISCO NERO<br />
Juba che inizia con un richiamo al tamburo<br />
suonato nelle navi cariche di schiavi, il<br />
tempo si accumula lentamente e in modo<br />
angosciante, ed è solo penetrato dal flauto<br />
lamentoso di Lateef e dalle voci di sottofondo<br />
che cantano Freedom, Freedom, Freedom.<br />
Dopo un inizio così cupo, il classico numero<br />
blues Like It Is si presenta come una boccata<br />
d'aria fresca, con il suo superbo quartetto<br />
d'archi come base. Othelia è un blues<br />
assolutamente mozzafiato. I contributi R&B<br />
sulle altre tracce testimoniano le abili escursioni<br />
di Lateef nel regno del blues, mentre<br />
le tracce veramente avventurose come Back<br />
Home e la mistica, odissea cinese Moon Cup<br />
intrecciano una rete magica di puro piacere.<br />
Quest’ultima traccia è un’appassionata eclissi<br />
afro-eurasiatica del canto medievale e del<br />
canto filippino, mentre Get Over, Get Off,<br />
and On On suona come se potesse essere una<br />
traccia dell'originale Shaft. La traccia principale<br />
è Like It Is, un’ipnotica composizione<br />
blues in midtempo intrecciata con archi, voci<br />
di sottofondo, il sax esotico e il flauto di bambù<br />
suonati da Lateef. Un esempio quest’ultimo di<br />
come le esplorazioni sonore di questo maestro<br />
hanno ampliato il jazz e spianato la strada alla<br />
popolarità duratura della world music. The<br />
Blue è una pietra miliare come album jazz,<br />
come album blues è abbastanza unico, ma<br />
come un'opera d'arte musicale è un capolavoro<br />
glorioso e geniale.<br />
La registrazione fu effettuata nell’aprile del<br />
1968 presso gli Studios della RCA di New<br />
York dall’ingegnere del suono Ray Hall e dal<br />
producer Joel Dorn. Questa straordinaria<br />
riproposizione della Speakers Corner è stata<br />
realizzata con tecnologia rigorosamente analogica,<br />
utilizzando i nastri analogici originali e un<br />
procedimento di rimasterizzazione del tutto<br />
analogico, dal master alla testina di incisione.<br />
Per finire, va sottolineato il fatto che l’etichetta<br />
tedesca ha provveduto a pagare tutte le royalty<br />
e tutti i diritti d’autore, un fatto per nulla scontato<br />
al giorno d’oggi.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
PILLOLE<br />
James Taylor<br />
AMERICAN STANDARD<br />
Fantasy Records – 2 LP 45gg 180 gr<br />
Questo è un omaggio che uno dei protagonisti della migliore west coast dei<br />
“Settanta” fa agli ascoltatori reinterpretando alcuni classici standard della musica<br />
popolare a stelle e strisce, scritti dai migliori songwriter dagli anni Venti ai Sessanta.<br />
Chet Baker<br />
CHET BAKER SINGS<br />
Blue Note Records – 1 LP 180 gr<br />
Esistono diversi album di Chet Baker con il titolo Chet Baker Sings ma questo<br />
registrato per la Pacific Jazz tra il 1954 e il 1956 è l’originale e, probabilmente, il<br />
migliore. Appartiene alla nuova raccolta Blue Note Tone Poets.<br />
John Cale<br />
HELEN OF TROY<br />
Wax Cathedral Records – 1 LP standard<br />
L’altra metà dei Velvet Underground chiude la sua trilogia di prove soliste con questo<br />
sorprendente disco avvalendosi di musicisti del calibro di Eno, Phil Collins e Chris<br />
Spedding. Ristampato dalla Mobile Fidelity e dalla RTI è un crogiolo di influenze del rock dei Seventies.<br />
Hall and Oates<br />
VOICES<br />
Original Master Recordings – 1 LP 180 gr<br />
L’album, autoprodotto, segna la transizione del duo verso la fusione tra Pop,<br />
Melodic New Wave e Soul bianco. La produzione spaziosa e lucida brilla nella<br />
ristampa di Mobile Fidelity, masterizzata dai nastri master originali.<br />
Yes<br />
FRAGILE<br />
Mobile Fidelity Research MFSLUD2012 - 2 dischi 45gg 180gr<br />
Preziosa ristampa di uno degli album del periodo d’oro del progressive contenente<br />
alcuni dei cavalli di battaglia del gruppo inglese come Roundabout e Long Distance<br />
Runaround. Ristampa Ultradisc One-Step Pressing by MFSL.<br />
Rubinstein and Szeryng<br />
MASTERPIECES FOR VIOLIN AND PIANO<br />
Analogue Productions ASLSC620 - 1 LP 200gr<br />
Dal grande serbatoio di capolavori RCA Livin Stereo, in arrivo il formidabile duo<br />
alle prese con le sonate per violino e orchestra di Beethoven e Brahms. Remaster da<br />
nastri originali e stampa QRP.<br />
Bartòk<br />
MUSIC FOR STRINGS, PERCUSSION AND CELESTA/HUNGARIAN<br />
SKETCHES<br />
DIR. REINER - CHICAGO SYMPHONY ORCHSTRA<br />
Analogue Productions ASLSC2374 - 1 LP 200 Gr<br />
Uno dei massimi conoscitori dell’arte compositva di Béla Bartòk alle prese con uno dei suoi<br />
capolavori, la Musica per archi, percussioni e celesta. Ancora un RCA Living Stereo strepitosamente<br />
ristampato dalla Analogue Productions.<br />
Billie Holiday<br />
SONG FOR DISTINGUE LOVERS<br />
Analogue Productions ASLPVER6021/45 - 2 dischi 45gg 200 gr<br />
Di questo fondamentale disco della Holiday ne esistono ormai numerose versioni<br />
ma quest’ultima ristampa su doppio 45 giri, della AP stampata in QRP, rappresenta<br />
lo stato dell’arte attuale.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 87
SELECTOR<br />
di Francesco Bonerba<br />
Roberta Di Mario<br />
DISARM<br />
Warner Music Italy<br />
Tra le musiche probabilmente<br />
più giuste per tenerci compagnia<br />
in questo periodo di<br />
isolamento forzato c’è quella<br />
di Roberta Di Mario: il suo<br />
ultimo album, Disarm, ideato<br />
dalla pianista come forma di “resistenza”<br />
alle divisioni che contraddistinguono il mondo<br />
in cui viviamo, muri e barriere tra persone,<br />
diversità, popoli, è un invito a un disarmo interiore<br />
che è apertura all’altro e alla bellezza che<br />
ci circonda. Separati gli uni dagli altri, mossi a<br />
una riflessione intima e profonda su noi stessi<br />
e sulla natura delle relazioni umane e quindi<br />
forse più consapevoli di prima dell’importanza<br />
degli altri, Disarm diventa un movimento<br />
incalzante e dolce, pronto ad accompagnarci<br />
verso la nuova realtà che ci attende fuori dai<br />
nostri bozzoli fisici ed esistenziali. Roberta ci<br />
ha raccontato la fucina personale e creativa<br />
dalla quale è nato quest’ultimo lavoro; la sua<br />
esperienza a New York nel 2016 ha in parte<br />
contribuito alla realizzazione di questo progetto:<br />
Disarm ruota intorno a un concetto<br />
che poi è anche una filosofia di vita, quello del<br />
disarmarsi, dell’abbandonarsi, del concedersi:<br />
“Disarmandoti, disarmi la persona che hai di<br />
fronte, creando così uno stato di unione e di<br />
empatia che non riesci a costruire se sei armato.<br />
Ho pensato a questo album come a una<br />
storia di note, come a un viaggio che ti conduce<br />
all’abbandono, partendo dal primo brano,<br />
Le présage, che esprime paura e oscurità<br />
per arrivare all’ultimo, A new beginning, che<br />
rappresenta la rinascita, la luce, la speranza”.<br />
Roberta desiderava realizzare un prodotto in<br />
cui la musica si concede alla parola e la parola<br />
alla musica, esprimendo così il vero significato<br />
di disarmo inteso come abbandono e<br />
soprattutto concessione: “È stato un lavoro<br />
di squadra; abbiamo lavorato alla musica<br />
e alle parole insieme. C’è stata un’unione di<br />
intenti tale per cui ci si è appellate costantemente<br />
alla filosofia che percorre tutto l’album.<br />
Non solo un lavoro di squadra ma anche<br />
un lavoro tutto al femminile, mi piace l’idea<br />
che tre donne si siano riunite per raccontare<br />
qualcosa di potente in un momento storico in<br />
cui c’è abbastanza chiusura, non solo a livello<br />
politico ma anche personale. Nell’album sono<br />
presenti tre interventi di una voce, quella di<br />
Andrèe Ruth Shammah, la signora del teatro<br />
Parenti, regista e autrice, che legge i testi di<br />
Alessandra Sarchi, finalista del premio Campiello<br />
del 2017, che per le sue parole si è allineata<br />
alla filosofia che pervade l’intera opera,<br />
quella del disarmo, della paura e, soprattutto,<br />
della speranza”.<br />
La Di Mario ci ha raccontato anche come si<br />
ispiri al mondo classico di Bach, con la sua ricerca<br />
di perfezione, e quello impressionistico<br />
di Debussy: “Entrambi sono compositori che<br />
ho amato suonare e che per questo mi hanno<br />
ispirato e continuano a farlo. Molte suggestioni<br />
mi sono arrivate anche dal romanticismo<br />
di Chopin mentre per quanto riguarda i<br />
musicisti degli anni più recenti mi piace Bill<br />
Evans, pur non avendo studiato molto il jazz,<br />
e Sakamoto, proprio in virtù di quelle sonorità<br />
orientali che caratterizzano anche diversi<br />
miei brani. Ascolto anche il britpop e il cantautorato<br />
italiano – ho anche inciso due dischi<br />
da cantautrice – da Mina a Brunori Sas”.<br />
Su www.suono.it l’intervista integrale<br />
alla artista.<br />
88 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
di Vittorio Pio<br />
Director’s cut<br />
Roberto Colombo<br />
LA MUSICA DEL<br />
BUONUMORE<br />
Libera/Artist First<br />
Roberto Colombo<br />
è un<br />
musicista,<br />
produttore<br />
e arrangiatore<br />
molto<br />
rispettato nell’ambiente. Prima<br />
di essere l’artefice in cabina di<br />
regia della carriera di sua moglie<br />
Antonella Ruggiero, è stato<br />
al fianco di Fabrizio De Andrè e<br />
la PFM nei celeberrimi capitoli<br />
dal vivo collaborando, fra gli altri,<br />
con i Matia Bazar, Patti Pravo,<br />
Adriano Celentano, Miguel Bosè,<br />
Alberto Camerini, Garbo, Giuni<br />
Russo, realizzando in proprio due<br />
album strumentali avanguardisti<br />
ancora oggi molto apprezzati e<br />
poi avviando una carriera molto<br />
soddisfacente anche in ambito<br />
pubblicitario, fra spot e jingle.<br />
Una visione d’insieme di questo<br />
suo multiforme talento è racchiusa<br />
in La musica del buonumore<br />
(Libera/Artist First), un box<br />
di tre CD e un libretto con degli<br />
scatti storici, di cui molti firmati<br />
da Guido Harari, che racchiude<br />
queste diverse esperienze sviluppate<br />
in oltre 45 anni di attività e al<br />
quale ha assegnato per ognuno un<br />
tema. Appunti sonori raccolti dalla<br />
fine degli anni ’80 che si sono<br />
poi dilatati nel tempo.<br />
Il primo CD dal titolo omonimo<br />
è una summa dei lavori realizzati<br />
per la pubblicità (“si possono<br />
ascoltare tante piccole idee, poi<br />
sono diventate dei brani veri e<br />
propri, sigle TV, lavorazioni per<br />
jingle”), alcuni accettati e molti<br />
altri rifiutati, oltre a brevi temi<br />
appuntati su “foglietti” di musica,<br />
a cominciare dagli anni ’70: “Sono<br />
partito da lì per fare anche delle<br />
canzoncine, direi che si tratta del<br />
volume più giocoso, in cui ce la<br />
giochiamo io e il sax di Claudio<br />
Pascoli, al quale ho riservato delle<br />
parti importanti”.<br />
Il secondo volume (MentreLa<br />
musica che non c’era/La musica<br />
inutile) si rifà a lavori iniziati<br />
negli anni ’70, musica che si potrebbero<br />
definire “strampalati”,<br />
ma anche no, perché tutto l’arrangiamento<br />
è scritto per quattro<br />
voci, consentendo però delle parti<br />
libere ai solisti: “Anche questa,<br />
se non proprio del buonumore,<br />
è musica molto positiva, che mi<br />
riporta ai bei tempi di Sfogatevi<br />
Bestie (realizzato a 25 anni, con<br />
un giro stabile di attività e collaborazioni<br />
anche nell’etichetta che<br />
faceva capo a Ricky Gianco, ndr.)<br />
e Botte da Orbi, due dischi dai<br />
quali emergono le mie influenze<br />
zappiane. Frank era un genio assoluto<br />
che mi ha sempre ispirato<br />
e continuo ad ascoltare in questo<br />
periodo di celebrazioni, dal momento<br />
che è recentissima l’uscita<br />
del cofanetto esaustivo delle<br />
session di Hot Rats, un’opera di<br />
sconvolgente modernità. Sono<br />
pezzi che ho realizzato con Paolo<br />
Costa al basso e Ivan Ciccarelli<br />
alla batteria, poi si sono aggiunti<br />
altri musicisti in vari pezzi. Ai fiati,<br />
alternandosi o insieme, tra gli<br />
altri abbiamo Roy Paci, Claudio<br />
Fasoli, ancora Claudio Pascoli,<br />
Silvio Barbara”.<br />
Infine La Musica che probabilmente<br />
sarebbe piaciuta mio<br />
padre, che invece rievoca delle<br />
armonizzazioni di canzoni degli<br />
anni ’50, raccogliendo quelle che<br />
sono le suggestioni di un mondo<br />
che Colombo ha conosciuto in<br />
quel periodo, un contesto certamente<br />
meno definito e più libero,<br />
imperniato su progressioni armoniche<br />
tipiche di quel periodo,<br />
con il clarinetto a eseguire tutti i<br />
temi, oltre a un quartetto di saxofoni,<br />
archi, basso e batteria. “Mi è<br />
venuta questa ispirazione girando<br />
per negozi di dischi a Berlino,<br />
fra scaffali impolverati, spartiti<br />
vecchi in cui ho trovato alcuni<br />
titoli che richiamavano questo<br />
stile. Qui hanno parte dominante<br />
il clarinetto di Alfredo Ferrario e<br />
la Milano Saxophone Quartet e<br />
poi basso e batteria”.<br />
Nel cofanetto la musica risulta<br />
molto ben strutturata, mentre i<br />
titoli spesso lavorano di fantasia.<br />
Abbiamo chiesto a Colombo che<br />
tipo di suggestioni abbia avuto:<br />
“Spesso captando frasi che arrivavano<br />
dalla televisione. Non<br />
possiamo, non vogliamo, non dobbiamo<br />
proviene da un talk show<br />
politico. Come anche Con tutta<br />
la cautela del caso. Procedendo a<br />
random Cosa è restato di quegli<br />
anni ’80 si ispira ovviamente a<br />
quel famoso brano di Raf. Le<br />
persone contano più dei luoghi ha<br />
un riferimento letterario in Carlo<br />
Cassola mentre Commosso da<br />
un fremito arcano deriva da una<br />
romanza di Leoncavallo, eseguita<br />
per la prima volta da Enrico<br />
Caruso”.<br />
Su www.suono.it l’intervista<br />
integrale all’artista.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 89
SELECTOR<br />
di Carlo D’Ottavi<br />
Henry Purcell<br />
THE FAIRY<br />
QUEEN<br />
Dir. Paul Mccreesh – Gabrieli Consort<br />
Signum SIGCD615<br />
disponibile in 2 CD e in download 24/192<br />
Purcell (1659<br />
- 1695) è considerato<br />
il più<br />
importante<br />
compositore<br />
nato in Gran<br />
Bretagna fino a Elgar, e non è<br />
difficile capire il perché. Sintetizzando<br />
vari elementi delle diverse<br />
tradizioni barocche esistenti in<br />
tutta Europa ai suoi tempi, ha<br />
forgiato il suo stile di composizione<br />
unico e immediatamente<br />
riconoscibile e prodotto numerose<br />
opere che sono rimaste le<br />
preferite ai giorni nostri; il suo<br />
Rondeau (una melodia abbastanza<br />
modesta tratta dall’opera teatrale<br />
di Aphra Behn Abdelazer) è<br />
stato ulteriormente reso popolare<br />
dalla sua adozione come tema<br />
della Young Person’s Guide to the<br />
Orchestra di Benjamin Britten.<br />
Durante la sua vita abbastanza<br />
breve fu una figura di spicco<br />
nella vita musicale della nazione<br />
e compositore di corte; scrisse<br />
molta musica da chiesa e i suoi<br />
inni (come Hear my Prayer, O<br />
Lord and the Funeral Sentences<br />
for Queen Mary utilizzati anche<br />
al funerale di Purcell) hanno un<br />
posto particolare nella musica sacra<br />
inglese. Ha anche scritto opere<br />
teatrali, di cui i più noti sono King<br />
Arthur e Dido & Aeneas.<br />
William Shakespeare ha ispirato<br />
con la sua produzione teatrale<br />
tantissimi lavori musicali: tratta<br />
dalla commedia di Shakespeare A<br />
Midsummer Night’s Dream e<br />
rappresentata per la prima volta il<br />
2 maggio 1692 al Queen’s Theatre<br />
Dorset Garden di Londra, The<br />
Fairy Queen di Purcell fu<br />
composta in un periodo di rinnovato<br />
fervore teatrale dopo i tempi<br />
oscuri sotto la dittatura militare<br />
di Oliver Cromwell. Il ritorno al<br />
potere della monarchia e degli<br />
Stuart favorì questo nuovo clima<br />
artistico. Nel frattempo il nuovo<br />
pubblico richiedeva testi raffinati,<br />
scevri da volgarità e con un chiaro<br />
messaggio morale. Le parti femminili<br />
erano, inoltre, finalmente<br />
recitate da attrici professioniste<br />
e si aggiunse sempre più musica<br />
alla rappresentazione. In pratica<br />
quel recitar cantando che<br />
in Italia, con l’Orfeo di Claudio<br />
Monteverdi, era già un genere<br />
di successo da molti anni (1607)!<br />
Lavoro musicalmente ricco di<br />
canti, le cui melodie presentano<br />
delle caratteristiche che le accomuna<br />
alle danze, di episodi solistici<br />
di carattere declamatorio particolarmente<br />
raffinati, di cori e di<br />
danze, The Fairy Queen è il frutto<br />
di una lunga elaborazione, dal<br />
momento che in occasione della<br />
prima esecuzione non era prevista<br />
alcuna parte musicale nel primo<br />
atto. Proprio l’enorme successo<br />
della prima indusse Purcell ad aggiungere<br />
la scena del poeta ubriaco<br />
e altre due canzoni, Ye gentle<br />
spirits of the air e The Plaint.<br />
Autentico capolavoro, The Fairy<br />
Queen è così originale, anche<br />
per quanto attiene al contenuto,<br />
che il direttore d’orchestra e<br />
musicologo inglese John Eliot<br />
Gardiner ha affermato: “È<br />
perfettamente possibile che<br />
chiunque ascolti per la prima<br />
volta The Fairy Queen non si<br />
renda assolutamente conto che<br />
l’opera si basi su A Midsummer<br />
Night’s Dream di Shakespeare”.<br />
Il masque si apre con una suite<br />
di danze molto varie e originali<br />
per l’invenzione melodica e per<br />
gli andamenti contrastanti. Nello<br />
stile francese è anche la vera e<br />
propria ouverture, una pagina di<br />
carattere eroico ma assolutamente<br />
aliena da pomposità e grandeur<br />
tipiche del genere. In essa, invece,<br />
è possibile notare una scrittura armonica<br />
raffinata. L’azione vede i<br />
personaggi principali alternarsi<br />
tra arie eleganti e brusche interruzioni,<br />
come con la burla del<br />
poeta ubriaco. Il suo ingresso<br />
costituisce l’occasione per una<br />
raffinata scena piena di scherzi<br />
rappresentati con una straordinaria<br />
varietà musicale ed effetti<br />
comicamente quasi onomatopeici.<br />
C’è chi sostiene che l’ubriaco<br />
sia la caricatura di un collaboratore<br />
dello stesso Purcell. Tra i tanti<br />
episodi, nel secondo atto, merita<br />
di essere ricordata l’invocazione<br />
agli uccelli, protagonista il flauto<br />
dolce, in un’atmosfera davvero<br />
agreste. Seguono episodi allegorici<br />
e quindi, al calare della notte,<br />
la musica si acquieta nel sonno<br />
al canto di Hush, no more… che<br />
invita tutti a fare silenzio.<br />
Descritto da un critico del tempo<br />
come “la commedia ridicola più<br />
insipida che abbia mai visto in<br />
vita mia”, Il sogno di una notte<br />
di mezza estate di Shakespeare<br />
è stato almeno in parte restituito<br />
all’affetto pubblico proprio grazie<br />
a The Fairy Queen. Qui la magistrale<br />
composizione di Purcell,<br />
l’esecuzione da primi della classe<br />
del Gabrieli Consort e la superba<br />
interpretazione di McCreesh dimostrano<br />
perché le loro registrazioni<br />
sono oggi considerate tra<br />
le migliori della musica classica.<br />
Paul McCreesh, fondatore e direttore<br />
artistico di Gabrieli Consort<br />
& Players, si è affermato ai massimi<br />
livelli nel campo degli strumenti<br />
d’epoca ed è riconosciuto<br />
per le sue autorevoli e innovative<br />
esibizioni sulla piattaforma del<br />
concerto e nel teatro dell’opera.<br />
Insieme a Gabrieli Consort &<br />
Players, ha suonato in importanti<br />
sale da concerto e festival in tutto<br />
il mondo.<br />
www.prestomusic.com/classical/<br />
products/8765814--purcell-thefairy-queen-1692<br />
90 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
di Carlo D’Ottavi<br />
Nino Rota<br />
MUSICA DA<br />
CAMERA<br />
Director’s cut<br />
Alessio Bidoli violino, Bruno Canino pianoforte,<br />
Massimo Mercelli flauto, Nicoletta Sanzin arpa<br />
Decca Italy 1 CD UPC 00028948191475<br />
Il CD è dedicato alle<br />
composizioni di musica<br />
da camera di<br />
Nino Rota: Chamber<br />
Works, pubblicato da<br />
Decca Italy, è un lavoro<br />
che il giovane violinista milanese<br />
Alessio Bidoli ha interpretato<br />
insieme ad altrettanto giovani<br />
artisti come Massimo Mercelli al<br />
flauto e Nicoletta Sanzin all’arpa,<br />
sotto l’ala protettrice di un grande<br />
esperto della musica del ’900<br />
quale il pianista Bruno Canino.<br />
Il talento di Nino Rota, nato a<br />
Milano nel 1911 e morto a Roma<br />
nel 1979, rivelatosi giovanissimo,<br />
tanto da comporre un oratorio<br />
per soli, coro e orchestra ad appena<br />
undici anni, ha poi dato i suoi<br />
frutti nei generi e nelle forme più<br />
diverse. In questo album vengono<br />
eseguite alcune delle sue composizioni<br />
da camera più sorprendenti.<br />
La scelta è caduta in parte<br />
su composizioni in stile neoclassico,<br />
che non hanno molto o nulla<br />
da invidiare ai lavori di Debussy o<br />
Poulenc, e su alcune trascrizioni<br />
cameristiche di composizioni per<br />
film, rinunciando però ai temi più<br />
battuti come quelli legati al cinema<br />
felliniano, per capirci.<br />
Affermava Rota: “Non credo a<br />
differenze di ceti e di livelli nella<br />
musica: il termine “musica<br />
leggera” si riferisce solo alla<br />
leggerezza di chi l’ascolta, non<br />
di chi l’ha scritta”. Tale pensiero,<br />
secondo Nicola Scardicchio,<br />
autore della nota introduttiva<br />
nel libretto che accompagna il<br />
CD, è perfettamente applicabile<br />
alla differenza tra musica da concerto<br />
e musica per il cinema: “Gli<br />
scambi dalla sala da concerto<br />
alle sale cinematografiche connotano<br />
un compositore che non<br />
stabiliva barriere di genere in<br />
un’arte come quella musicale, che<br />
per Rota aveva senso proprio in<br />
quanto libera da limiti di sorta”.<br />
La iniziale Sonata per violino<br />
e pianoforte (1936-37) è uno<br />
splendido esempio della stagione<br />
del neoclassicismo italiano e<br />
Bidoli e Canino ne mettono bene<br />
in luce la matrice neoclassica,<br />
soprattutto attraverso una<br />
interpretazione attenta a<br />
conferire movimento a un discorso<br />
melodico giocato sulla<br />
continua riproposizione del tema.<br />
Segue l’Improvviso in re minore<br />
per violino e pianoforte, brano<br />
di notevole impegno strumentale,<br />
suonato in una sequenza del<br />
film Amanti senza amore di<br />
Gianni Franciolini (1947), dove<br />
possiamo cogliere rimandi a Paganini<br />
e persino a melodie magiare,<br />
il tutto eseguito in modo<br />
asciutto. Di grande impatto è<br />
l’Improvviso in do maggiore (Un<br />
diavolo sentimentale), opera del<br />
tutto autonoma composta nel<br />
1969: una composizione al contempo<br />
brillante e virtuosistica,<br />
scorrevole e piacevole, caratterizzata<br />
da una scrittura armonica<br />
che maneggia in maniera<br />
disinvolta e moderna dissonanze<br />
ed equivoci tonali. The Legend of<br />
the Glass è un brano per violino<br />
e pianoforte tratto dalla colonna<br />
sonora del film omonimo del<br />
1949 di Henry Cass; agli esecutori<br />
il merito di non aver ceduto<br />
a certe trappole zuccherose della<br />
scrittura percorrendo invece la<br />
via di un lucido rigore. La Sonata<br />
per flauto e arpa, edita da Ricordi<br />
nel 1939, è invece uno dei lavori<br />
cameristici più interessanti della<br />
scrittura neoclassica rotiana,<br />
definita da Gavazzeni “la misura<br />
più perfetta offerta da Rota”. Richiami<br />
alla musica francese del<br />
primo Novecento si stemperano<br />
e trovano interpreti ideali in Massimo<br />
Mercelli e Nicoletta Sanzin.<br />
Infine il Trio per flauto, violino e<br />
pianoforte, composto nel 1958,<br />
è un lavoro particolare, dotato<br />
di un’incisiva scrittura che sovrappone,<br />
con grande inventiva,<br />
armonie su un sottostrato fortemente<br />
ritmico.<br />
“L’idea di questo lavoro”, afferma<br />
Alessio Bidoli, “mi è venuta dopo<br />
aver ascoltato durante una notte<br />
insonne una sua intervista su<br />
Rai 3. Nino Rota parlava della<br />
sua vertiginosa carriera con la<br />
semplicità dei grandi e questa<br />
umiltà e semplicità mi ha fortemente<br />
colpito. Ovviamente lo<br />
conoscevo per le colonne sonore<br />
del cinema ma anche perché aveva<br />
insegnato al Conservatorio di<br />
Bari dove ho avuto per due anni<br />
una bella esperienza lavorativa.<br />
Sono quindi andato a curiosare<br />
nel suo repertorio cameristico<br />
e sono stato molto sorpreso dal<br />
fatto che molte sue composizioni<br />
meno note fossero davvero<br />
poco eseguite. Ecco quindi l’idea<br />
di questo disco insieme a Bruno<br />
Canino, Massimo Mercelli e Nicoletta<br />
Sanzin, per far conoscere<br />
ai giovani studenti e agli appassionati<br />
della musica del ’900 anche<br />
il repertorio da camera raffinato<br />
e ironico di questo grande<br />
compositore italiano”.<br />
Incisione luminosa e ben calibrata.<br />
Data la produzione Decca<br />
italiana non dovrebbe essere difficile<br />
trovare questo interessante<br />
e piacevolissimo CD nei negozi di<br />
musica che in quelli online.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 91
SELECTOR<br />
di Vittorio Pio<br />
10 album jazz<br />
da riscoprire<br />
Questi tempi di riflessione coatta possono essere l’occasione buona per scoprire e ri-scoprire alcuni standard<br />
per qualche ragione caduti nel dimenticatoio. Affinché anche da un virus nasca qualche cosa di buono...<br />
LENNIE TRISTANO<br />
OMONIMO<br />
Poll Winners/Egea<br />
Riedizione di uno dei capolavori<br />
del pianismo di<br />
ogni tempo, che parrebbe<br />
riduttivo ascrivere al solo alveo<br />
jazzistico come all’olimpico della<br />
classica, i cui massimi esponenti<br />
hanno sempre lodato. L’oriundo<br />
pianista compone, elabora e manipola<br />
volando sempre più in alto,<br />
strizzando l’occhio a Bach persino<br />
nel maestoso “Requiem”, dedicato<br />
alla tragica memoria del suo amico<br />
Charlie Parker. Concezioni avanzatissime<br />
nell’utilizzo di multitracce<br />
(siamo solo alla metà degli<br />
anni ’50 ai tempi della registrazione),<br />
approfondite dalla pletora di<br />
bonus tra cui una vibrante ripresa<br />
live con un quartetto completato<br />
dal fine discepolo Lee Konitz.<br />
ART TATUM/BUDDY RICH/LIONEL<br />
HAMPTON<br />
THE TRIO<br />
Poll Winners/Egea<br />
Nel bene e nel male l’ipervirtuosismo<br />
di Tatum<br />
applicato al piano ha<br />
rappresentato qualcosa di unico<br />
e realmente inimitabile. Questa<br />
incisione ne costituisce il biglietto<br />
da visita ideale, per il mood rilassato<br />
delle sessions e l’altrettanta<br />
classe dei suoi accompagnatori.<br />
Tatum rinnova e trasforma sentieri<br />
arcinoti (Lover Man, Body and<br />
Soul), sostenendo egregiamente<br />
quelli che in maniera neanche tanto<br />
velata sono riconosciuti come altrettanti<br />
super-leader. Le accuse di<br />
egocentrismo in questo caso sono<br />
del tutto fuori luogo; piuttosto, sul<br />
campo rimane una esecuzione corale<br />
da vertigine.<br />
CHICO HAMILTON<br />
GONGS EAST<br />
Discovery/Egea<br />
Alla fine degli anni Cinquanta<br />
poche “smallunit”<br />
potevano contare<br />
su un maggiore successo commerciale<br />
rispetto al quintetto messo in<br />
piedi dal batterista Chico Hamilton,<br />
insieme a Buddy Colette e<br />
Paul Horn. In questo disco, però, la<br />
parte migliore viene assolta da Eric<br />
Dolphy, che in quel periodo stava<br />
approfondendo la conoscenza di<br />
uno strumento particolarmente<br />
impegnativo come il violoncello,<br />
sublimando così le influenze europee<br />
che hanno sempre caratterizzato<br />
l’estetica di Hamilton. Spiccano<br />
la rilettura dell’ellingtoniana<br />
“Passion Flower” e i magnifici<br />
interventi di Dolphy al clarinetto<br />
basso in “Tuesday At Two”. Un<br />
classico istantaneo.<br />
Questo prezioso boxino<br />
di tre CD contiene delle<br />
registrazioni precedentemente<br />
disponibili solo in una<br />
tiratura parecchio più limitata.<br />
Rappresenta una ghiotta occasione<br />
per ripercorrere la vicenda<br />
artistica di un artista impareggiabile,<br />
che soltanto nel suo ultimo<br />
decennio terreno ha ottenuto il<br />
riconoscimento che meritava,<br />
soprattutto per l’uso delle strutture<br />
tematiche che lo avvicinavano<br />
molto a Eric Dolphy. La musica<br />
92 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
Director’s cut<br />
HERBIE NICHOLS<br />
COMPLETE BLUE NOTE SESSIONS<br />
Emi<br />
proposta (tutte originali, tranne<br />
la gershwiniana Mine) è virtualmente<br />
inclassificabile ma rivela a<br />
ogni ascolto un formidabile senso<br />
ritmico, come i suoi grappoli di<br />
note altrimenti detti “clusters”,<br />
sempre adiacenti ma imprevedibili.<br />
LOUIS ARMSTRONG<br />
LIVE IN AMSTERDAM 1959<br />
Solar/Egea<br />
Concerto inedito di un’icona<br />
che in quel momento<br />
si poteva addirittura<br />
considerare una vedette<br />
del pop, circostanza che gli arrise<br />
un successo forse più grande<br />
del suo enorme contributo<br />
alla causa del jazz. Istrionico e<br />
carismatico, Armstrong si era<br />
trasformato in un cantante<br />
credibile, addirittura indimenticabile<br />
nell’ultima parte della<br />
suo dorato percorso. In questa<br />
esibizione il leader spolvera il<br />
meglio del repertorio vocale e<br />
strumentale (Autumn Leaves,<br />
Sweet Georgia Brown, Tiger<br />
Rag). In quel gruppo di rinnovate<br />
all-stars, un occhio di<br />
riguardo merita il superbo pianista<br />
Billy Kyle, che Satchmo<br />
sollecita di continuo ottenendo<br />
altrettanti stimoli di razza.<br />
CHET BAKER<br />
COMPLETE MILAN SESSIONS<br />
Solar/Egea<br />
Nello stesso anno in cui<br />
Armstrong girava l’Europa,<br />
un altro grande<br />
americano aveva deciso di compiere<br />
eguale viaggio in Italia. Baker<br />
con il nostro paese ebbe un<br />
rapporto lungo e travagliato, segnato<br />
anche dalla imprevista durezza<br />
del carcere. Prima di questa<br />
esperienza annichilente, Chet era<br />
stato messo sotto contratto per<br />
realizzare due album: uno alla testa<br />
di un’orchestra d’archi, l’altro<br />
con un piccolo gruppo di musicisti<br />
italiani. E tutto filò liscio, con il<br />
trombettista evidentemente a suo<br />
agio anche nel set più muscolare<br />
e swingante proposto insieme ai<br />
suoi amici Franco Cerri e Renato<br />
Sellani. Tune Up e Indian Summer<br />
ne costituiscono un esempio<br />
emblematico. Alta classe.<br />
FREDDIE HUBBARD<br />
OPEN SESAME<br />
Blue Note<br />
Ecco il folgorante debutto<br />
come leader di uno dei<br />
trombettisti più invidiati<br />
della scena le cui qualità vennero<br />
subito individuate da McCoy<br />
Tyner, poco prima che il virtuoso<br />
pianista si unisse al mitico quartetto<br />
di John Coltrane. Hubbard<br />
era giovanissimo ma già impressionante<br />
per velocità di esecuzione,<br />
estensione del registro, facilità<br />
di uso dei sovracuti (cfr. Gipsy<br />
Blue o But Beautiful), e un solido<br />
asse con le maestrie di Tina Brooks,<br />
uno degli eroi non certamente<br />
minori del jazz, che fra il 1958 ed<br />
il 1961 figurò in parecchie ottime<br />
session di casa Blue Note, prima<br />
di trovare la prematura morte per<br />
overdose a soli 42 anni.<br />
BLUE MITCHELL<br />
BLUE MOODS<br />
Prestige<br />
Con Wynton Kelly al piano<br />
a spergiurare su un altro<br />
nome buono della tromba,<br />
mai troppo lodato per le sue<br />
capacità tecniche ed espressive, e<br />
purtroppo spesso lasciato in fondo<br />
alle sempre decostruttive classifiche.<br />
In questa registrazione il nostro<br />
appare in forma smagliante<br />
e, senza nulla togliere al valore dei<br />
suoi partner (tra cui l’ottimo contrabbassista<br />
Sam Jones), appare il<br />
mattatore di un programma fitto<br />
di standard e affinato proprio per<br />
esaltare i suoi mezzi strumentali.<br />
When I Fall In Love, I’ll Close<br />
My Eyes, sono dense di fuoco e<br />
pathos: Mitchell avrebbe meritato<br />
un altro destino.<br />
Molti dei temi di questo<br />
canzoniere sono rimasti<br />
indissolubilmente<br />
legati alla versione quasi definitiva<br />
proposta dalla First Lady of Song,<br />
al punto di poter confermare una<br />
simbiosi fra autore e d interprete.<br />
ELLA FITZGERALD<br />
THE GEORGE AND IRA GERSHWIN<br />
SONGBOOK<br />
Verve<br />
Da But Not For Me a Let’s Call the<br />
Whole Thing Off (uno dei brani<br />
che lanciarono il suo sodalizio<br />
con Louis Armstrong), fino a The<br />
Man I Love a Embreaceable You,<br />
la Fitzgerald non solo ribadisce la<br />
sua classe cristallina ma arricchisce<br />
di nuova stimolante linfa i<br />
superclassici dei fratelli Gershwin<br />
in una edizione che eleva il vostro<br />
grado di conoscenza del jazz.<br />
OSCAR PETERSON<br />
THE RICHARD RODGERS<br />
SONGBOOK<br />
Verve<br />
pregiato<br />
forziere di uno dei più<br />
L’ennesimo<br />
celebrati autori di Broadway<br />
dimenticato per anni negli<br />
archivi. Il perfetto trio del virtuoso<br />
pianista canadese completato<br />
da Ed Thigpen (batteria) e Ray<br />
Brown (contrabasso) si lancia in<br />
swing e colloquialità senza un attimo<br />
di respiro mostrando un’organizzazione<br />
interna perfetta. This<br />
Can’t Be Love, Bewitched e My<br />
Funny Valentine sono temi ben<br />
conosciuti e la loro bellezza è stordente:<br />
rappresentano il terreno<br />
adatto per le atmosfere estatiche<br />
ma sempre ravvivate dal corposo<br />
dialogo che vive all’interno di un<br />
gruppo irripetibile.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 93
CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />
La cura<br />
di Euterpe<br />
Testo e foto di Massimo Bargna<br />
Nell’antica Grecia alla musa della musica, il cui nome<br />
significa “colei che rallegra”, veniva attribuito il<br />
potere di risollevare l’umore degli uomini diventando<br />
una medicina per l’anima e il corpo. Una prerogativa<br />
che ha mantenuto fino ai giorni nostri, visto il<br />
crescente utilizzo di melodia e ritmo nei metodi di<br />
rilassamento e nella cura di disturbi psicofisici di<br />
varia natura ed entità.<br />
Ha fatto della musica la<br />
propria vita e il proprio<br />
mestiere: non<br />
come musicista o, per meglio<br />
dire, non solo... Lucio Gallo, 46<br />
anni, di Como, gestisce l’attività di<br />
musicoterapia di diverse strutture<br />
sanitarie lombarde che ospitano<br />
pazienti in stato vegetativo, con<br />
problemi psichiatrici e affetti da<br />
patologie gravi come Alzheimer<br />
e SLA, oltre a lavorare elle scuole<br />
elementari e dell’infanzia e trattare<br />
persone con disordini molto<br />
più lievi, come l’insonnia. È anche<br />
autore e interprete dell’album strumentale<br />
A cuore leggero, appena<br />
pubblicato da Auditoria Records,<br />
una successione di brevi e affascinanti<br />
armonie in cui si riflettono<br />
e trovano applicazione le sue idee<br />
sul ruolo curativo della musica.<br />
Come è nata la tua passione<br />
per la musica e come hai<br />
scelto di dedicare la tua vita a<br />
una pratica innovativa come<br />
la musicoterapia?<br />
Ho sempre amato la musica fin da<br />
bambino, come dimostra una vecchia<br />
foto che ho scoperto di recente<br />
e che mi ritrae a cinque anni con<br />
una bella chitarra sulle gambe.<br />
Questo amore mi ha accompagnato<br />
per tutta l’adolescenza, quando<br />
mi dedicavo da puro autodidatta<br />
allo studio del pianoforte e suonavo<br />
in una rock band chiamata i<br />
Blitz. Dopo la maturità mi imbattei<br />
in un articolo di giornale che parlava<br />
delle scuole di musicoterapia.<br />
Ad affascinarmi fu sapere ciò che<br />
può fare il suono a livello organico<br />
nell’individuo. Dei veri prodigi. Mi<br />
sembrò subito che l’utilizzo della<br />
musica in ambito curativo fosse<br />
un buon connubio che mi avrebbe<br />
permesso di svolgere un mestiere<br />
appassionante. Da lì nacque tutto.<br />
In cosa consiste, scientificamente<br />
parlando, questo<br />
misterioso influsso che la<br />
musica esercita sull’essere<br />
umano?<br />
Certi effetti sono evidenti a tutti.<br />
Più un suono è acuto più colpisce<br />
le nostre parti cerebrali. Basti<br />
pensare alle sirene delle autoambulanze<br />
che hanno come scopo<br />
proprio quello di richiamare l’attenzione.<br />
I suoni bassi, invece, a<br />
livello organico colpiscono le parti<br />
più basse come la pancia. Gli effetti<br />
sono sorprendenti. Secondo alcuni<br />
studi, per dirne una, le vibrazioni<br />
prodotte dal frigorifero agiscono<br />
sul nostro stomaco e potrebbero<br />
essere all’origine dell’appetito di<br />
quelle persone che si svegliano nel<br />
mezzo della notte e vanno in cucina<br />
a mangiare. Un altro esempio è la<br />
TV che in molti induce un mal di<br />
testa non necessariamente associato<br />
al volume bensì al tipo di vibrazioni.<br />
In altre parole, la musica<br />
agisce su di noi non solo a livello<br />
psicologico ma anche organico.<br />
In che senso la musica ha<br />
il potere di restituire unità<br />
interiore ed equilibrio<br />
all’essere umano?<br />
La musica è l’unica arte che stimola<br />
entrambi gli emisferi del cervello.<br />
La conseguenza è che la mente di<br />
chi suona e ascolta musica lavora<br />
meglio ed è più elastica nel trovare<br />
soluzioni ai problemi. È stato<br />
provato scientificamente che a<br />
livello neurologico si creano più<br />
sinapsi, cioè i neuroni entrano<br />
in contatto più velocemente e la<br />
nostra reazione è più rapida e mirata.<br />
La parte sinistra del cervello,<br />
più razionale, e quella destra, più<br />
emotiva, vengono così sviluppate<br />
in sintonia. Ecco perché la musicoterapia<br />
costituisce un valido<br />
strumento in ambito neurologico<br />
per migliorare le patologie e la qualità<br />
della vita dei pazienti.<br />
Quali sono i presupposti<br />
scientifici della<br />
musicoterapia?<br />
Si tratta di una disciplina olistica<br />
che considera l’individuo nella sua<br />
interezza, senza dualismi, ma che<br />
non esclude a priori l’approccio<br />
farmacologico (sull’argomento<br />
Lucio ha scritto anche due libri,<br />
ndr.). Io considero il termine “terapia”<br />
nel senso che gli attribuiva<br />
l’Antica Grecia che riteneva terapeutico<br />
tutto ciò che ci fa bene. Ne<br />
consegue l’importanza del valore<br />
soggettivo. Se le rock band che<br />
ti piacciono sono, ad esempio, i<br />
Talking Heads e i Doors, questa<br />
è la via di accesso privilegiata per<br />
entrare nel tuo mondo, nella tua<br />
soggettività. Per lo stesso motivo<br />
dal punto di vista terapeutico<br />
94 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
LUCIO GALLO<br />
A CUORE LEGGERO<br />
Auditoria Records, 2020<br />
Dell’album di Lucio Gallo si può dire<br />
che, diversamente da altri rimedi naturali<br />
contro lo stress quotidiano di cui<br />
soffriamo un po’ tutti, mantiene ciò<br />
che promette. Non che le diciassette<br />
affascinanti armonie contenute nel<br />
disco possano essere apprezzate solo<br />
da chi è in cerca di un po’ di relax al<br />
termine di una dura giornata di lavoro<br />
o di studio ma è certo che dal loro<br />
ascolto sprigiona un effetto calmante<br />
quasi magico sui nostri fragili nervi<br />
messi a dura prova dalle code ai caselli<br />
e alle casse dei supermercati, dalle liti<br />
per il parcheggio e dai battibecchi<br />
con i colleghi di ufficio. Si tratta, però,<br />
innanzitutto di buona musica, dolce<br />
e raffinata pur nella sua semplicità<br />
minimale che evoca Debussy e, per<br />
scendere a paragoni meno impegnativi,<br />
campioni della musica d’ambiente<br />
come Brian Eno, Enya e il Joe Jackson<br />
di Night Music. “In questo disco, che<br />
ho registrato con un pianoforte a coda<br />
negli studi Auditoria di Fino Mornasco,<br />
non esiste differenza fra buona e<br />
cattiva musica, fra musica colta e<br />
commerciale, ma solo fra ciò che a<br />
te piace e ti dà vibrazioni positive<br />
e ciò che non ti piace e può esserti<br />
deleterio. Quando ho a che fare con<br />
un nuovo paziente, la prima cosa<br />
che faccio è l’anamnesi, chiedendogli<br />
qual è la sua storia musicale.<br />
ho voluto raccogliere una serie di lavori<br />
strumentali che avevo accumulato<br />
negli anni”, racconta Lucio, “Si tratta<br />
di brani piuttosto brevi della durata<br />
media di un minuto e mezzo, che favoriscono<br />
il rilassamento della mente e del<br />
corpo. La struttura è comune. Partono<br />
tutti da una certa melodia che viene<br />
poi ripetuta a tonalità più alta o più<br />
bassa, affinché i suoni possano andare<br />
a “massaggiare” le differenti parti<br />
dell’organismo. Sono pura emozione<br />
messa in musica, melodie libere che mi<br />
sono nate spontaneamente nella testa<br />
e di cui ho poi ricercato le note sui tasti<br />
bianchi e neri del pianoforte”. Il disco<br />
può essere acquistato sul sito luciogallo.site123.me<br />
e ascoltato tramite<br />
i principali servizi di musica in streaming,<br />
da Spotify ad Amazon Music,<br />
digitando nel campo di ricerca “Lucio<br />
music therapy Gallo”. Sulle piattaforme<br />
di musica digitale è disponibile<br />
anche una diciottesima traccia che<br />
non si trova sul CD. Si tratta della ninna<br />
nanna Una stella sorriderà cantata<br />
dallo stesso autore.<br />
Un famoso studioso sosteneva che<br />
Mozart sia l’autore musicale per<br />
antonomasia e che a livello sonoro<br />
è la panacea di tutti i mali. La<br />
musicoterapia, tuttavia, obietta<br />
che se a un paziente il compositore<br />
austriaco non piace, se non ha<br />
quella cultura e approccio che gli<br />
permette di apprezzarne l’opera,<br />
l’effetto della musica su di lui non<br />
sarà lo stesso. Per una donna anziana<br />
che ha sempre lavorato in<br />
ambiente rurale, la musica popolare<br />
potrebbe rivestire un’importanza<br />
ben maggiore. Il terapista<br />
deve quindi rispettare il vissuto<br />
del paziente.<br />
Nella pratica cosa avviene<br />
quando un paziente si<br />
sottopone a una seduta di<br />
musicoterapia?<br />
All’inizio il paziente viene fatto<br />
rilassare perché ciò predispone<br />
ad accogliere meglio lo stimolo<br />
sonoro. L’organismo vi reagisce<br />
nell’arco di un quarto d’ora. Se un<br />
individuo che non ha la capacità di<br />
muoversi fa un ascolto del gruppo<br />
musicale che gli piace, monitorando<br />
i parametri vitali noteremo a<br />
quel punto che i parametri vitali<br />
(battito cardiaco, pressione sanguigna<br />
e respirazione) aumentano<br />
in maniera rilevante. In certi casi,<br />
come per i pazienti in coma, oltre<br />
alle musiche vengono fatti ascoltare<br />
voci e suoni famigliari, anche<br />
semplicemente certi rumori della<br />
vita domestica.<br />
Dunque non c’è alcuna<br />
differenza oggettiva fra i<br />
generi musicali dal punto<br />
di vista terapeutico. Ciò che<br />
conta è solo il valore che gli<br />
attribuiamo in relazione alla<br />
nostra vicenda biografica?<br />
Delle differenze ci sono. Se sto<br />
trattando una persona apatica<br />
o depressa è preferibile usare<br />
una musica con ritmi incalzanti,<br />
perché tutto ciò che è ritmo crea<br />
movimento e vivacità. Ma ciò non<br />
significa che si debba ascoltare per<br />
forza del punk, del grunge o del<br />
rock’n’roll. Anche un valzer di<br />
Strauss potrebbe andare benissimo,<br />
a seconda dei gusti del paziente.<br />
Se invece l’obiettivo è rilassarsi<br />
sceglierò delle musiche con ritmi<br />
lenti o addirittura senza ritmo. Determinati<br />
brani musicali, inoltre,<br />
determinano stati emotivi molto<br />
forti. Basti pensare alle colonne<br />
sonore di certi film strappalacrime<br />
che hanno melodie molto commoventi<br />
o alle musiche concitate delle<br />
pellicole di genere bellico. Un esperimento<br />
divertente e interessante è<br />
quello di abbassare completamente<br />
il volume mentre si guarda un<br />
horror alla TV. Si noterà subito che<br />
tutta l’atmosfera di tensione viene<br />
a cadere. Ci sono musiche, poi, che<br />
nella nostra cultura conservano un<br />
pathos molto forte. La marcia nuziale,<br />
ad esempio, crea già l’aspettativa<br />
di vedere la sposa prima che<br />
entri in chiesa. È inoltre cosa nota<br />
che la musica può essere utilizzata<br />
anche per manipolare socialmente<br />
gli individui e condizionarne le reazioni<br />
emotive. Nei centri commerciali<br />
vengono trasmesse melodie<br />
studiate appositamente per creare<br />
un’atmosfera propizia all’acquisto<br />
e all’attesa alle casse.<br />
La musicoterapia viene oggi<br />
utilizzata anche per risolvere<br />
problemi di salute meno<br />
gravi. Ci puoi fare qualche<br />
esempio?<br />
Può rivelarsi molto efficace per curare<br />
l’insonnia. La sera, due ore<br />
prima di andare a letto, è buona<br />
cosa rallentare il ritmo, parlare e<br />
muoversi con pacatezza fino ad<br />
arrivare progressivamente al silenzio.<br />
I classici diverbi fra marito<br />
e moglie, per intenderci, è meglio<br />
rinviarli al mattino, se si vuole dormire<br />
bene. A livello sonoro sarebbe<br />
meglio ascoltare musica rilassante<br />
abbassando gradualmente il volume.<br />
Nella preparazione al parto,<br />
invece, bisogna sottolineare che<br />
già nelle prime settimane di vita<br />
del feto si sviluppa l’udito. È quindi<br />
importante riuscire a creare un<br />
ambiente sonoro adeguato. Gli<br />
stessi brani che hanno portato la<br />
mamma a rilassarsi durante la gestazione<br />
e il parto, potranno creare<br />
lo stesso effetto nel bimbo anche<br />
dopo la nascita.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 95
CUT ‘N’ MIX<br />
Un alieno in TV<br />
di Vittorio Pio<br />
Carlo Massarini rappresenta un incrocio obbligato per tutti quelli che hanno superato da qualche mese<br />
gli “anta”. Quando internet non era neanche pensabile e si aspettava con ansia l’arrivo di una rivista<br />
straniera per approfondire i concetti appresi sulla comunque ottima stampa italiana, periodicamente<br />
alla sera su uno dei pochissimi canali disponibili di una TV più fascinosa c’era una trasmissione subito<br />
diventata un classico istantaneo, dove un signore dai contorni alieni, vestito di bianco, in uno studio<br />
altrettanto etereo, ci parlava di rockstar e videoclip (i primi) con la stessa, compassata, eleganza.<br />
Il programma era “Mr. Fantasy”, di cui<br />
Massarini aveva già ricordato e ampliato<br />
quel prezioso nastro legato alla memoria,<br />
nell’omonimo libro edito dieci anni fa<br />
da Rizzoli, di cui da poche settimane, come<br />
nelle più classiche delle celebrazioni, è stata<br />
pubblicata un’edizione espansa, che ha<br />
un’ulteriore appendice esclusiva, in edizione<br />
limitata e numerata, disponibile su alcuni<br />
dei più noti siti nazionali. Un libro sonoro,<br />
che parla di una epoca probabilmente irripetibile.<br />
Ha costituito lo spunto di una bella<br />
conversazione: “C’erano tanti artisti”, sottolinea,<br />
“non presenti nella prima edizione per<br />
motivi di spazio. Avvicinandosi la scadenza<br />
dei dieci anni, un po’ come i tanti dischi che<br />
escono nuovamente in versioni deluxe, ho<br />
cominciato a pensare a una edizione ampliata.<br />
Anche perché alcuni artisti, che non<br />
avevo fotografato di persona, erano rimasti<br />
fuori: Battisti, Gaber, De Andrè, Pink Floyd,<br />
figure fondamentali per gli anni ’70. Perché<br />
questo libro è un viaggio personale ma anche<br />
generazionale, e lasciarli fuori limitava<br />
quella che adesso è una ricognizione ancor<br />
più in profondità nella musica di quegli anni.<br />
Simone Romani di Rizzoli Lizard è stato più<br />
che disponibile, “aggiungiamo tutte le pagine<br />
che credi necessarie”, lasciandomi carta<br />
bianca: siamo partiti da 80 e finiti a 140. Ora<br />
sono 480 pagine in tutto. Una memoria che<br />
ritengo definitiva”.<br />
Quegli anni che descrivi sono stati<br />
veramente diversi e speciali e non<br />
soltanto perché ognuno di noi li lega<br />
alla propria adolescenza: come hai<br />
specificato nel sottotitolo, “dove tutto<br />
era possibile”. Un tempo nel quale<br />
erano soprattutto diversi i costumi, la<br />
musica, le persone o cos’altro?<br />
Tutto era diverso. Lo erano gli artisti, determinati<br />
a cercare sempre nuove soluzioni, nuovi<br />
suoni, contaminazioni, a entrare in territori<br />
vergini, inventarsi nuovi generi musicali:<br />
dall’ambient alla discomusic, dal punk al<br />
reggae, dal cantautorato al tecno-pop, quegli<br />
anni sono un laboratorio musicale sempre in<br />
azione. Ma erano diversi i modi di socializzare,<br />
di vestire, di acculturarsi, di guardare<br />
al proprio futuro. E soprattutto non c’era<br />
Internet, che dalla comunicazione all’imprenditorialità<br />
(pensiamo solo all’industria<br />
musicale) ha cambiato completamente le<br />
regole del gioco.<br />
Cosa ha perso la generazione dei<br />
giovani di oggi? Ai tempi tuoi si voleva<br />
cambiare il mondo, oggi al futuro si<br />
guarda come minimo con sospetto…<br />
La fiducia nel futuro è sicuramente quello che<br />
è venuto a mancare negli ultimi anni. Incertezza,<br />
soprattutto economica,<br />
ma anche mancanza di modelli<br />
etici e culturali solidi,<br />
credibili. Noi ne avevamo<br />
tanti, si leggeva invece di<br />
guardare un PC; si scriveva<br />
e ci si parlava, invece di<br />
fare dei post. C’era tanta<br />
ideologia, e quegli anni<br />
’70 sono stati piagati dal<br />
terrorismo (c’è un capitolo<br />
nel libro, intitolato “Fronte<br />
del Palco”, che si occupa<br />
proprio di questo, e non<br />
dimentichiamo che per<br />
alcuni anni i concerti sono<br />
stati banditi), ma c’era l’entusiasmo<br />
di una generazione<br />
che voleva comunque<br />
evolversi. Sono cambiate le<br />
ambizioni, più personali, e<br />
la quantità enorme di stimoli<br />
e input rende tutto più<br />
superficiale. Però, grazie a<br />
Dio, gente che vuol cambiare il mondo - da<br />
Greta ai dissidenti nelle dittature, dai ricercatori<br />
agli startupper - ce n’è sempre.<br />
Quale ritieni sia stata la più grande<br />
soddisfazione delle tua carriera? Va<br />
di pari passo con l’emozione (sempre<br />
professionale) che hai provato?<br />
Difficile a dirsi, ce ne sono state tante: gli<br />
esordi alla Radio con l’unico programma rock<br />
che esisteva, poi ovviamente ci sono gli anni di<br />
“Mr. Fantasy” e il tour che ne è seguito (una<br />
sera anche con 10mila persone), la settimana<br />
del secondo Sanremo (1988), in cui camminavo<br />
a dieci cm da terra, la conoscenza personale<br />
di artisti che son stati molto influenti sulla<br />
mia vita mia e su quella di milioni di persone,<br />
gli anni importanti di MediaMente - a contatto<br />
con le intelligenze migliori del pianeta<br />
96 <strong>SUONO</strong> maggio 2020
XXX XXX<br />
- anche l’ultimo giro a Rai 5, dove per due<br />
anni ho potuto fare il programma che volevo.<br />
La soddisfazione che le raggruppa tutte è la<br />
consapevolezza di aver fatto pochi programmi<br />
ma importanti e influenti, con indici di ascolto<br />
magari bassi ma generalmente in grande libertà,<br />
e di aver plasmato musicalmente almeno<br />
tre generazioni, che è quello che mi scrivono<br />
tante persone, oltre ad aver “alfabetizzato” le<br />
persone che nei tardi anni ’90 si son trovate<br />
di fronte al mondo nuovo di Internet. “Dear<br />
Mister Fantasy” è un buon compendio di molte<br />
di queste avventure.<br />
Mi ha colpito, leggendoti, il tuo grande<br />
interesse, spesso ai confini della<br />
voracità, per ogni genere musicale:<br />
hai detto di avere scritto il libro spesso<br />
in compagnia di un sottofondo jazz,<br />
vero? Lo hai capito adesso o proprio lo<br />
snobbavi ai tempi delle tue scorribande<br />
in rock?<br />
Dai vari generi musicali entro ed esco, periodicamente:<br />
fino a vent’anni fa ascoltavo poco<br />
blues, ora tantissimo. Relativamente poco<br />
rock anglo-americano ma moltissima world<br />
music, dal Sudamerica ai Caraibi, dall’Africa<br />
all’Oriente. Ambient, elettronica, tranne l’hard<br />
rock ascolto veramente di tutto. E molto più<br />
jazz di una volta, sia i classici che le nuove<br />
La RCA che non sapeva di avere in catalogo Ziggy di Bowie. Fu proprio Massarini a caldeggiorne l’uscita.<br />
tendenze, inglesi soprattutto. Nessuno che<br />
conosco spazia così tanto, il mio divertimento<br />
preferito è scovare nuovi artisti e se mi piacciono,<br />
ma spesso a scatola chiusa, andare su<br />
Amazon e cliccare. Ma devo dirti che quel<br />
Jazz (maiuscolo) nei crediti, il mio “silent<br />
working companion” non era “il genere” ma<br />
il mio Weimaraner, che mi teneva compagnia<br />
a notte fonda. Tutti i miei cani hanno avuto<br />
nomi musicali, da Blues a Mambo, da Rumba<br />
a Tango.<br />
Chi tra gli artisti che hai incontrato non<br />
è riuscito a sfondare<br />
pur avendo talento?<br />
Sai, “sfondare” è relativo.<br />
Dipende dalle potenzialità<br />
del suo genere musicale,<br />
dalle sue ambizioni, dalle<br />
regole del mercato e dei<br />
trend del momento. Io<br />
sono, in fondo, abbastanza<br />
mainstream, magari<br />
con qualche anno di anticipo.<br />
Mi piace scoprire e<br />
accompagnare, mollando<br />
quando sul carro stanno<br />
salendo tutti. È raro che mi<br />
piacciano dischi di gente<br />
che è rimasta al palo, ed è<br />
raro che esistano casi come<br />
quelli dei Traffic, i miei<br />
adorati, che sono entrati e<br />
usciti da un successo mai di<br />
massa; fosse stato per me,<br />
avrebbero dovuto renderli<br />
obbligatori a scuola. O di<br />
Springsteen, che ancora nel 1975 dovevamo<br />
spiegare agli americani chi era, o di Bowie,<br />
di cui caldeggiai l’uscita in Italia ai tempi di<br />
“Ziggy”, con la RCA che non sapeva di averlo<br />
in catalogo. Anche oggi, l’apprezzamento per<br />
uno come Diodato lo tieni sottotraccia per<br />
qualche anno ma poi la sua chance arriva.<br />
Pensavi che uno come Nick Drake piacesse<br />
a te e pochi altri ma il tempo ne ha fatto una<br />
star di culto: la frammentazione del gusto e<br />
del mercato ha creato infiniti nuovi artisti, e<br />
celebra quelli di una volta. Mi diverte molto<br />
scoprire ma anche andare a concerti di gente<br />
che magari non è più in prima pagina ma che<br />
dal vivo fa ancora musica stellare, penso ai<br />
Procol Harum o ai Kraftwerk, ai King Crimson<br />
e a David Byrne.<br />
Su cosa stai lavorando adesso?<br />
Altri libri, un programma TV sulla tecnologia<br />
e le startup, i miei storytelling teatrali dal<br />
vivo, da Bowie a Springsteen. Tutti dicono che<br />
dovrei tornare a fare musica in TV o radio ma<br />
è tutto così standardizzato e “necessariamente<br />
di massa” che un profilo come il mio non è<br />
così necessario. Sono nato in Rai, per me il<br />
pubblico è giocoforza “ampio”, per fare le cose<br />
bene - per dire, un canale YouTube - bisogna<br />
avere al proprio fianco una figura imprenditoriale<br />
/ manageriale che mi è sempre mancata.<br />
Se devo fare per pochi o per soddisfazione<br />
personale il mio Facebook va benissimo. Ma<br />
le opportunità nascono quando meno te le<br />
aspetti: come scriveva Lennon e come recita<br />
l’incipit sul primo Capitolo del libro, “la vita<br />
è quello che succede quando sei impegnato<br />
a fare altri piani”.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2020 97
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Suono è un periodico che ha percepito (già legge 7 agosto 1990 n. 250) e percepisce i contributi<br />
pubblici all’editoria ( legge 26 ottobre 2016 n. 198, d.lvo 15 maggio 2017 n. 70).<br />
Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di maggio 2020.<br />
INDICE INSERZIONISTI<br />
Adcomm - VREL electroacoustic 7<br />
High Fidelity Italia - Accuphase<br />
III Cop.<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo<br />
Direttore editoriale<br />
Paolo Corciulo<br />
Distributore per l’Italia<br />
Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />
20134 Milano<br />
Stampa<br />
Tiber S.p.A.<br />
Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />
(t) 030.35.43.439<br />
(f) 030.34.98.05<br />
Audio Azimuth - Hana 27<br />
Audio Reference<br />
II Cop.<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 5, 62<br />
Distretto Audio 23<br />
Gammalta Group - Pmc 49<br />
Gammalta Group - Jl Audio 67<br />
Gammalta Group 10, 12<br />
Il Centro Della Musica 33, 83<br />
Lp Audio - PrimaLuna 11<br />
Mpi Electronic - McIntosh 9<br />
Mpi Electronic - Sonus Faber<br />
IV Cop.<br />
Ricable - Ricable 57<br />
Tecnofuturo - Gold Note 13, 41, 61<br />
98 <strong>SUONO</strong> maggio 2020