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SUONO n° 544

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N. XXX<br />

Editoriale<br />

Tutto andrà bene?di Paolo Corciulo<br />

Rientrando da una delle poche sortite recenti da casa (giustificate, come da autocertificazione,<br />

dalla motivazione: “smaltimento spazzatura”) noto un cartello appena appeso all’ingresso della<br />

proprietà dove abito: sotto un arcobaleno recita: “andrà tutto bene”…<br />

Mi apre il cuore questo “quadro” inatteso e, si vede, frutto della mano di<br />

un bambino (scoprirò poi che è di Nina, cinque anni, figlia di un vicino).<br />

Un hashtag che ha colpito l’animo di piccoli e adulti quel “andrà tutto<br />

bene”, in origine “Tutto andrà bene” (Giuliana di Norwich) ma che, in<br />

entrambi i casi, meriterebbe un bel punto interrogativo alla fine dell’anelito:<br />

andrà tutto bene?<br />

Non solo una bambina ma poeti, economisti, imprenditori (persino i<br />

sindacalisti!) si sono convinti, paragonando la pandemia provocata dal<br />

Covid-19 a una guerra, che tutto non sarà più come prima. Da pessimista<br />

nel senso in cui l’intende Oscar Wilde (“il pessimista non è nient’altro che<br />

un ottimista ben informato”) ritengo che quale che sia il tempo necessario<br />

per il ritorno alla normalità non trarremo insegnamento dalla lezione<br />

ricevuta e no, non andrà tutto bene; dimenticheremo subitaneamente<br />

quanto appreso in questi giorni di emergenza! La parte ottimista che è in<br />

me mi ricorda che di quel più o meno breve lasso di tempo che ci separa dal<br />

ritorno all’ordinaria amministrazione dovremmo trarne beneficio, prima<br />

che la dimensione orwelliana in cui ricadremo raffreddi ogni pulsione<br />

rispetto a ciò che abbiamo imparato dal Coronavirus, dalla quarantena,<br />

dalle paure e dalle certezze del pericolo che abbiamo corso. Cose la cui<br />

importanza solo oggi che le ferite sono a carne viva possiamo valutare<br />

nella loro importanza perché le condizioni economiche e quelle culturali<br />

generate dalla tragedia che stiamo attraversando hanno comunque<br />

squarciato una sorta di indolenza che ci ha accompagnato nell’attraversamento<br />

tra due secoli nell’arco di due decenni. O forse, parafrasando<br />

dalla scienza, è stato un vero e proprio “riflesso di Semmelweis”, ovvero<br />

un’attitudine a respingere qualsiasi evidenza che contraddica lo status<br />

quo, detto anche bit di conferma…<br />

Molte delle filiere sono ancora novecentesche; mentre una rivoluzione<br />

tecnologica e culturale attraversava la società e il mondo della riproduzione<br />

musicale, la filiera dell’Hi-Fi si rifugiava nei suoi stanchi e consunti riti:<br />

i mostri sacri e gli ammazza giganti, le idiosincrasie e i tocchi magici, le<br />

fiere si, fiere no senza il “fiere come”. Con religiosa renitenza abbiamo<br />

negato l’ingresso dell’informatica nell’alveo della riproduzione musicale,<br />

la più grande rivoluzione del nuovo secolo nel campo, salvo scoprire con<br />

ritardo che l’informatica, la rete, la metabolizzazione dell’ascolto musicale<br />

erano l’unica chance per condividere un destino che ci ha chiusi in casa,<br />

povere formichine. Che l’attività online era una chance per non tirà<br />

giò la clèr uccidendo le attività che contribuiscono a che la filiera della<br />

musica rimanga viva…<br />

Il digital divide, dunque, ci è balzato agli occhi nella sua interezza, affannati<br />

a colmarlo con la classica “pezza”, mentre per contrappasso, in<br />

tempi di tregenda, di paure e di dubbi, ci è apparso anche finalmente<br />

chiaro l’impatto delle fake news e l’importanza della competenza (“La<br />

rivincita dei competenti” - Michele Serra su “Repubblica”). Non un<br />

panegirico (“Nelle emergenze sanitarie i giornali sono come i farmaci:<br />

un antidoto” - il sottosegretario all’editoria Andrea Martella, sempre su<br />

“Repubblica”) ma uno stimolo, una sfida per quanti, come chi scrive, sono<br />

chiamati a rispondere del modo e del se quella eventuale competenza<br />

sia stata messa in campo e condivisa.<br />

La mia parte migliore mi dice che potrò sfruttare questi insegnamenti<br />

per migliorarmi e, ulteriormente, mi solletica il fatto che la permanenza<br />

coatta nelle nostre abitazioni ha avuto almeno un elemento positivo: ci<br />

ha portato a rivalutare quel che di buono avviene nella vita domestica.<br />

La mia parte peggiore ribadisce, soffiando all’orecchio, la convinzione<br />

che con il ritorno del “quieto vivere” le condizioni a contorno torneranno<br />

a indurci tutti a fare la cosa più utile, non quella più giusta.<br />

Quando sarà, comunque, gioverà ricordarsi che dopo lo tsunami<br />

Covid-19 siamo come dopo un incidente in pista in una corsa di auto:<br />

la safety car ci ha messi in riga, quasi del tutto uniformemente, con il<br />

piede sulla riga di partenza. Forse tirar fuori gli attributi, far buon uso<br />

del proprio scatto, saper focalizzare la nostra determinazione, farà di<br />

nuovo la differenza...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 3


Sommario<br />

N. <strong>544</strong><br />

MAGGIO 2020<br />

EDITORIALE di Paolo Corciulo<br />

Rientrando da una delle poche sortite recenti da casa (giustificate,<br />

come da autocertificazione, dalla motivazione: “smaltimento<br />

spazzatura”) noto un cartello appena appeso...<br />

ANTENNA Prodotti, News, Storie<br />

Scouting tra le proposte del mercato: in un mare di<br />

offerta occorre orientarsi con una bussola!<br />

3<br />

6<br />

foto by Irene Starita<br />

SUL CAMPO<br />

DIFFUSORI<br />

TCL TS9030<br />

di Paolo Corciulo<br />

30<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

QUARANTACINQUE DI QUESTE VOLTE!<br />

MPI e McIntosh da 45 anni insieme<br />

di Paolo Corciulo<br />

Uno dei più longevi e saldi rapporti di<br />

collaborazione che si possa ricordare in Italia,<br />

quello tra il marchio americano McIntosh e il<br />

distributore italiano MPI. Lo racconta attraverso<br />

i suoi ricordi ricchi di aneddoti un cronista<br />

di lunga data, perché da un lato e dall’altro<br />

dell’asse USA - Italia si sono sempre<br />

alternati personaggi con i cojones!<br />

14<br />

LA QUALITÀ NON È UN’OPZIONE<br />

La storia della Stax: parte II<br />

di Roberto Salafia<br />

Se oggi Stax ha ridotto la sua produzione alle sole<br />

cuffie, in passato ha prodotto alcuni tra i migliori<br />

apparecchi in assoluto, non soltanto in ambito<br />

giapponese ma comparati al mondo intero: uno<br />

spot azzeccato per sfatare la leggenda negativa<br />

sulla qualità dell’Hi-Fi made in Japan!<br />

18<br />

IN PROVA<br />

CONVERTITORE<br />

Bryston BDA-3.14<br />

a cura della redazione<br />

34<br />

BARDAMU<br />

Musica nuova per le nostre orecchie<br />

di Francesco Bonerba<br />

Si chiamano Bardamù, sono due fratelli calabresi<br />

ma da vent’anni girano il mondo, con New York<br />

come campo base. Alchimisti della musica “da<br />

strada”, hanno inventato lo Stray Bop, stile che<br />

ha già conquistato i jazz club più importanti di<br />

Manhattan.<br />

24


AUDIO & TV<br />

L’audio video come dico io<br />

de Il Tremila<br />

Guardate l’immagine promozionale che apre<br />

questo articolo. Non vi pare che manchi qualcosa?<br />

Eh già: l’audio è riprodotto forse dallo Spirito<br />

Santo... Sembra che non sia indispensabile per<br />

ricreare la giusta atmosfera alle immagini o, più<br />

probabilmente, ancora una volta se ne è trascurata<br />

l’importanza…<br />

28<br />

Sommario<br />

O mangi<br />

la solita...<br />

SUL CAMPO<br />

COMPLEMENTO<br />

Powergrip YG-1<br />

di Nicola Candelli<br />

38<br />

42<br />

IN<br />

PROVA<br />

GIRADISCHI<br />

Luxman PD-151<br />

a cura della redazione<br />

...o salti<br />

nella<br />

“finestra”<br />

46<br />

a<br />

IN PROVA<br />

UNITÀ PHONO<br />

Blue Aura PH1<br />

cura della redazione<br />

50<br />

SUL CAMPO<br />

DIFFUSORI<br />

JBL L-100<br />

di Vincenzo Sollazzo<br />

58 a<br />

IN PROVA<br />

DIFFUSORI<br />

Wharfedale EVO 4.1<br />

cura della redazione<br />

54<br />

SUL CAMPO<br />

DIFFUSORI<br />

TAD E1TX-K<br />

di Vincenzo Sollazzo<br />

30€*<br />

www.suono.it :<br />

informazione non<br />

omologata in rete<br />

63<br />

Mobili,<br />

S(U)ONORA<br />

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94CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />

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SPECIALE CDDN<br />

A.A.V.V.<br />

LE RECENSIONI<br />

Classica - Rock - Jazz<br />

A.A.V.V.<br />

*<strong>SUONO</strong> Digital Edition<br />

sfogliabile + pdf<br />

Offerta promo valida fino al 1 giugno 2020.<br />

Alla musa della musica veniva attribuito il potere di risollevare l’umore degli uomini. Di questo si occupa la<br />

musicaterapia di cui ci parla Lucio Gallo. Seguito da una esclusiva intervista a Carlo Massarini!


ANTENNA<br />

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Il proprio DNA non si può cancellare<br />

Nella sua storia più che centenaria, Thorens<br />

è passata da momenti di gloria, specie negli<br />

anni ’60/’70 del secolo scorso, quando i<br />

suoi giradischi rappresentavano l’eccellenza<br />

del settore, a momenti di crisi che<br />

hanno portato a diversi cambi di proprietà;<br />

nel 2018 l’ultimo scossone con la vendita<br />

dell’azienda da Heniz Rohrer all’ex AD di<br />

Elac, Gunther Kurten, il quale ha riportato<br />

la fabbrica in Germania (a Berisch<br />

Gladbach) inaugurando un nuovo corso<br />

che, ripartendo da un catalogo alquanto<br />

pletorico di modelli e linee molto diverse tra<br />

loro, ha l’obiettivo, Kurten lo ha dichiarato<br />

chiaramente, di iniettare il vecchio DNA<br />

nella nuova produzione di giradischi di<br />

Thorens. L’obiettivo, ovviamente, è quello<br />

di rinverdirne gli antichi fasti e per farlo<br />

Thorens persegue due strategie: l’introduzione<br />

di nuovi modelli che a quel periodo<br />

d’oro alludono, pur sfruttando le tecnologie<br />

contemporanee e una sfoltita del catalogo<br />

per dargli più coerenza e una personalità<br />

specifica. In sostanza un giradischi Thorens<br />

deve esserlo di nome e di fatto e non una<br />

commistione di classici e scopiazzature<br />

di idee altrui! I modelli TD 1600 e 1601 si<br />

schierano sul primo fronte: richiamano nel<br />

nome e, in parte, nella sostanza, il glorioso<br />

TD 160, il giradischi a telaio flottante e<br />

trazione a cinghia di maggior successo nella<br />

sua storia più che centenaria.<br />

Presentati all’Hi End di Monaco 2019, in<br />

veste poco più che prototipale, arrivano<br />

ora nei negozi, anche da noi, i TD 1600 e<br />

1601, che differiscono tra loro solo per un<br />

maggior automatismo del 1601. Come il<br />

glorioso TD 160 degli anni ’70, adottano<br />

un doppio chassis di tipo flottante, con una<br />

bella cornice in legno, la trazione a cinghia<br />

usa una analoga cinghia piatta che trasmette<br />

il movimento dall’alberino del motore<br />

al contropiatto, in modo che poi il piatto<br />

copra il tutto, e le similitudini finiscono qui.<br />

Il telaio flottante, al quale è fissato il piatto e<br />

la basetta del braccio, poggia sulle tre molle<br />

della sospensione, che sono fissate da sotto<br />

la base del telaio principale, mentre prima<br />

veniva appeso alle molle stesse, regolabili<br />

in tensione dall’alto. Il telaio flottante è<br />

una spessa tavola in MDF nella quale è<br />

riservata la sede per il cuscinetto del perno<br />

del piatto e la basetta, sempre in MDF, che<br />

ospita il braccio, è rigidamente fissata a<br />

esso. La basetta del braccio è sviluppata per<br />

tutta la profondità del telaio flottante e il<br />

suo colore nero rispetto a quello silver del<br />

telaio ricorda più il classico Sondek della<br />

Linn. Si tratta di una specie di scambio<br />

d’ispirazione, visto che c’è chi sostiene che<br />

il TD 160 fu d’ispirazione per la nascita del<br />

giradischi scozzese e di altri contemporanei<br />

britannici come l’Ariston o il Sistemdek.<br />

Il sistema flottante ora oscilla solamente<br />

in verticale in quanto è stata introdotta un<br />

soluzione originale per impedire le oscillazioni<br />

orizzontali. In pratica all’interno<br />

del piano oscillante è stata ricavata una<br />

scanalatura nella direzione perno del piatto/asse<br />

di rotazione verticale del braccio,<br />

dove è stato inserito un tirante in acciaio<br />

che dovrebbe impedire questo movimento<br />

dannoso per la corretta lettura da parte<br />

del fonorilevatore. Il braccio fornito di<br />

serie è il già noto TP-92 da 9 pollici, con<br />

articolazione cardanica, cuscinetti a sfera<br />

ad alta precisione e olio viscoso in quello<br />

orizzontale. Il motore è fissato alla base ed<br />

è controllato elettronicamente tramite un<br />

6 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


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circuito che s’incarica anche del cambio<br />

di velocità tra 33 1/3 e 45 rpm. L’alimentazione<br />

è esterna in un box metallico che<br />

contiene il circuito di raddrizzamento e il<br />

trasformatore toroidale. Il segnale phono<br />

dal braccio giunge alle uscite, poste nel<br />

lato posteriore e di tipo RCA e XLR (queste<br />

ultime sono consigliate quando si devono<br />

impiegare cavi phono lunghi almeno due<br />

metri). TD 1600 e1601 sono modelli della<br />

gamma di vertice, superati solo dal TD 907<br />

da 15.000 euro che rimane unico esponente<br />

della pur recente serie 900, e presto prenderà<br />

il ruolo di modello top del marchio al<br />

posto del TD 550, di costo simile e troppo<br />

diverso per look e filosofia rispetto alla<br />

storia che si vuol percorrere e raccontare.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: MPI Electronic<br />

mpielectronic.com<br />

Giradischi Thorens TD 1600<br />

Prezzo: € 3.600,00<br />

Dimensioni: 45,4 x 8 x 36 cm (lxaxp)<br />

Peso: 10,9 Kg<br />

Tipo: con braccio Telaio: flottante su tre<br />

elementi elastici Trasmissione: cinghia<br />

piatta Piatto: piatto e contropiatto in alluminio<br />

Velocità (RPM): 33 e 1/3 e 45<br />

con controllo elettronico Braccio: TP-92<br />

da 9 pollici con antiskating magnetico Alzabraccio:<br />

manuale Wow & Flutter<br />

(%): < 0,06 Note: uscite phono RCA e<br />

XLR; alimentazione esterna; finitura laccato<br />

piano nero, noce lucido.<br />

Giradischi Thorens TD 1601<br />

Prezzo: € 4.300,00<br />

Dimensioni: 45,4 x 8 x 36 cm (lxaxp)<br />

Peso: 11 Kg<br />

Tipo: con braccio Telaio: flottante su tre<br />

elementi elastici Trasmissione: a cinghia<br />

piatta Piatto: piatto e contropiatto in alluminio<br />

Velocità (RPM): 33 e 1/3 e 45<br />

con controllo elettronico Braccio: TP-92<br />

da 9 pollici con antiskating magnetico Alzabraccio:<br />

a controllo elettronico Wow<br />

& Flutter (%): < 0,06 Note: auto spegnimento<br />

a fine lettura, lift elettronico<br />

automatico; uscite phono RCA e XLR; alimentazione<br />

esterna; finitura laccata piano<br />

nero, noce lucido.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 7


ivando distrattamente a Piangipane (RA) potresti percorrere<br />

la via omonima più volte senza accorgerti che sei arrivato alla<br />

meta (a me è accaduto la prima volta), se la meta è Musica &<br />

Video, il punto vendita di Maurizio Vecchi che si presenta apparentemente<br />

in modo anonimo (delle vetrine che potrebbero essere l’ingresso<br />

di un ufficio, di un magazzino o di un supermercato), ipotesi immediatamente<br />

scartata non appena se ne varca l’ingresso: due salette con una<br />

selezione attenta (appare chiaro al bene informato) di prodotti, molti<br />

accessori per il vinile e, soprattutto, una sala dei sogni che si svela però<br />

solo passando al primo piano. Perché la sala d’ascolto di Musica & Video<br />

è davvero bella, ben suonante e impostata, soprattutto, nella logica dell’analogico<br />

espresso anche nelle sue forme più estreme: Maurizio Vecchi<br />

è un sostenitore dell’ascolto con i registratori a bobine, molti dei quali<br />

fanno bella mostra di sé all’interno della sala: “ho cominciato quando<br />

il vinile non era ancora ritornato di moda, selezionando soprattutto<br />

un sacco di accessori”.<br />

E invece oggi che tipo di persone animano questo ritorno al<br />

vinile?<br />

Nel pubblico di oggi riscontri una sorta di ignoranza di ritorno (e qui<br />

vengono clienti che sanno mettere le mani sul vinile); il limite di questa<br />

rinascita, ciò che mi spaventa di questa nuova ondata di vinile, è che<br />

spesso vengono proposti giradischi plug ‘n’ play ma le persone non sanno<br />

neanche da dove si comincia!<br />

È un discorso lungo perché presuppone di parlare sia dei giradischi che<br />

del vinile. Direi che questa moda non ha fatto bene al disco nero, ha<br />

giovato alle vendite delle case discografiche ma non ha fatto bene alla<br />

qualità del vinile: fino a 8/9 anni fa, quando c’erano solamente alcune<br />

etichette che proponevano vinili, Original Master Recording, Analog<br />

Production o Sisco, Speakers Corner e in Europa Pure Pleasure, la<br />

qualità era molto alta. Chi stampava vinili non aveva grossi ordini e si<br />

preoccupava della qualità: utilizzava della buona pasta vinilica, quando<br />

stampavano il controllo era più elevato e si tendeva sempre a utilizzare<br />

il master analogico quando disponibile. I vinili costavano - i prezzi erano<br />

decisamente elevati - ma la qualità si percepiva! Oggi mi sembra che si<br />

sia ritornati verso la fine degli anni ’70, quando la cosa importante era<br />

l’apparire e non l’essere...<br />

Forse anche peggio, perché si è tornati agli anni ’60/’70 ma<br />

con apparecchiature… che sono sempre le stesse, senza<br />

quella sensibilità che, al di là delle metafore, serviva in fase di<br />

mastering, frutto di una tradizione orale andata perdendosi.<br />

È vero, difatti i tecnici migliori sono ancora gli americani (Bernie<br />

Grundman & co.) ma non si vede all’orizzonte qualcuno che abbia la<br />

stessa maestria; speriamo che prima o poi salti fuori, sebbene uno dei<br />

grossi problemi sia appunto il controllo qualità della stampa e l’utilizzo<br />

di un vinile di scarsa qualità. Spesso porto questo esempio ai clienti: il<br />

peso del vinile non ha nessuna importanza; quello che faceva la differenza<br />

negli anni ’70 era la qualità del vinile, il famoso vinile vergine che veniva<br />

utilizzato da Original Master Recording nelle sue stampe, perché quei<br />

dischi venivano stampati dalla JVC o dalla Toshiba in Giappone e da<br />

etichette storiche di Jazz eppure le stampe erano di 100 gr, leggerissime.<br />

I dischi si flettevano nelle tue mani ma se li si mettevano in controluce<br />

erano di colore ambrato; quello era il miglior vinile in assoluto: aveva<br />

una silenziosità quasi pari all’ascolto di un CD attuale. Era decisamente<br />

più elevato il rapporto segnale/rumore, potevi alzare di più il volume e<br />

non c’erano problemi quando la testina percorreva il solco non inciso…<br />

Quindi si è tornati indietro: le grosse etichette discografiche guardano al<br />

profitto e non alla qualità, il disco deve costare poco perché si deve vendere;<br />

sono queste le equazioni che portano all’abbassamento della qualità.<br />

Si privilegia il vestito anziché la sostanza: il trionfo<br />

dell’apparenza?<br />

Mettere a punto un giradischi e conoscere i parametri necessari per un<br />

corretto set up è un’arte che è andata irrimediabilmente persa. Lo vedo<br />

dai miei clienti e dalle domande che mi fanno: non c’è conoscenza di<br />

causa. Se non hai un tecnico a disposizione o una conoscenza del set up<br />

del giradischi, l’unica cosa che puoi fare è prendere un giradischi plug<br />

‘n’ play e sperare che non ci siano delle grosse problematiche. Ti faccio<br />

un esempio concreto: ieri ho testato un giradischi della MoFi che viene<br />

considerato plug ‘n’ play: ti danno il contrappeso staccato, ti mettono<br />

una tacca di riferimento fino dove deve andare il contrappeso, la testina<br />

è montata, il VTL regolato…<br />

Il piatto, che ha il perno rovesciato, quando viene messo sul perno siccome<br />

ha poco gioco ci mette parecchio tempo ad andar giù. Anche lì:<br />

se non hai un po’ di esperienza e non cominci a muoverlo per trovare<br />

la posizione per farlo sfiatare, la mattina dopo è ancora lì che galleggia!<br />

Ho fatto le misure e i test per vedere se azimut, peso, VTA e frequenza<br />

di risonanza erano corretti... ma è tutto approssimativo, nel senso che<br />

se regoli il peso come consigliato pesa 2,4 grammi mentre dovrebbe<br />

pesare solo 2; il 20% di differenza in peso è tanto, visto che il peso di<br />

lettura deve andare da 1,8 a 2,2 gr. L’azimuth è corretto: se metti la tua<br />

bella bolla, vedi che quando la testina va a poggiare sul piatto è in bolla,<br />

ma se misuri l’azimuth, quindi la separazione (il canale destro quando<br />

si ascolta il canale sinistro, canale sinistro quando ascolto solo il destro) e<br />

la fase in uscita, vedi che ci sono 10 dB di differenza uno dall’altro e la<br />

fase è sballata di 100 gradi! Servono il disco test e il programma sul computer<br />

per capire come devi effettuare queste regolazioni a regola d’arte.<br />

Quella predisposta è una regolazione standard ma se poi la puntina o il<br />

cantilever non sono esattamente perpendicolari, come spesso succede,<br />

buonanotte ai suonatori!<br />

Altra cosa è il VTL, regolato molto alto, probabilmente perché in seguito<br />

ai test preliminari sanno che suona meglio; ma se il cliente non ha una<br />

bilancina elettronica e un po’ di conoscenza di causa spende 1.000 e più<br />

euro per portarsi a casa qualcosa che non è come immaginava...<br />

Questo significa che anche per far suonare correttamente i plug and<br />

play bisogna avere conoscenze di causa sempre più rare e gli accessori<br />

necessari: una dima di un certo tipo per fare regolazioni come azimuth,<br />

peso di lettura e VTA, una bilancina elettronica e un fotometro per l’azimuth,<br />

un programmino o qualcosina che ti faccia fare qualche misurazione<br />

e un disco test molto avanzato. A questo va aggiunto il fatto<br />

che chi vende giradischi da migliaia di euro non sempre possiede una<br />

competenza all’altezza di ciò che sta vendendo...<br />

Diversificazione o compenetrazione? Vendo “software”<br />

solo agli audiofili, vendo musica agli amanti della musica<br />

o attraverso la musica porto qualcuno ad apprezzarne una<br />

riproduzione di qualità?<br />

Il vinile è stato un logico sbocco per l’Hi-Fi perché è abbastanza facile<br />

capire come il “software” sia probabilmente la parte più importante in un<br />

ascolto ad alta fedeltà. Sappiamo bene, infatti, che se un impianto Hi-Fi<br />

è di alta qualità e vai ad ascoltare un “software” di qualità, l’esperienza è<br />

di grande soddisfazione; diversamente, il risultato è inascoltabile.<br />

Strizzare l’occhio alla parte tecnica e un po’ meno a quella artistica può<br />

sembrare poco corretto ma alla fine è una via. Il problema è la compressione,<br />

perché alla fine anche le grandi registrazioni di classica della<br />

Deutsche Grammophon degli anni ’70 / ’80 tagliavano in alto, tagliavano<br />

in basso, comprimevano e ci si ritrovava qualcosa che suonava bene<br />

nell’autoradio e malissimo nel proprio impianto! Le grandi produzioni<br />

non sono mai di state qualità, probabilmente perché devono suonare<br />

sui media attuali e non sui nostri impianti. Esistono poi delle produzioni<br />

di nicchia: c’è un ritorno al Direct To Disc, magari con back-up<br />

su nastro, mentre Original Master Recording offre dischi con la tecnica<br />

One Step (vedi box). Analog Productions ha rispolverato i vecchi UHQR<br />

che erano i dischi con la vecchia tecnica della Mobile Fidelity negli<br />

anni ’80: vinile vergine 200 grammi fatto con una tecnica particolare<br />

di mastering e pressing in Giappone di qualità straordinaria. Anche<br />

Mickey Hart, Airto Moreira, Flora Purim<br />

DAFOS<br />

Reference Recording 45 RPM – 1983<br />

Mastered By – Doug Sax<br />

Da oltre 20 di anni sono alla ricerca di software di alta qualità e non hai idea di quanto<br />

denaro e tempo ho dovuto investire per poter capire quali sono i dischi e le etichette<br />

di riferimento. Sono partito dal nulla: il primo che mi ricordo si chiama Dafos. Artisticamente<br />

lascia il tempo che trova però ebbe un successo strepitoso perché c’erano<br />

dei brani dove il basso elettrico è viscerale e altri con percussioni e timpani enormi<br />

che erano un test per l’impianto.<br />

Clarity Vinyl, prima di chiudere, ha utilizzato per i suoi cofanetti vinile<br />

trasparente neutro, lo stesso di Classic Records… Se si fa attenzione, il<br />

disco di qualità c’è!<br />

Dal tuo punto di vista, il fatto che oggi il vinile, filologicamente<br />

parlando, quasi non esista più (è sempre più raro realizzare<br />

un master analogico), rappresenta o meno un limite?<br />

Cerco di vendere le cose migliori anche della produzione attuale, e ti<br />

faccio l’esempio dell’ultima versione di The Division Bell dei Pink<br />

Floyd, uscito in questi giorni con una stampa su due vinili blu, come<br />

fu fatto per la prima uscita; ne esistono due stampe, una europea realizzata<br />

probabilmente in Repubblica Ceca e una americana, realizzata<br />

al Quality Record Pressings (QRP), la fabbrica di Acousting Sound di<br />

Analog Productions, che stampa anche per terzi. Questa versione è decisamente<br />

migliore rispetto a quella europea ed è quella che acquisto; costa<br />

sui 55 euro (quasi il doppio di quella europea che si trova su Amazon),<br />

ma ne vale la pena.<br />

Sul nuovo cerco sempre di selezionare le etichette che garantiscono come<br />

punto di partenza il Master analogico originale; quando questo non è<br />

scritto, so bene che nel 99% passa da un file digitale ma ci sono titoli di<br />

qualità artistica talmente elevate che quello che trovi devi averlo in negozio.<br />

La differenza in qualità fra un LP che parte dal mastering analogico<br />

o da un file il digitale è enorme. A suo tempo presi una stampa originale<br />

di Wish You Were Here e la ristampa fatta dalla EMI 100 che era stata<br />

presa sicuramente dal digitale; le ho fatte ascoltare a un cliente, prima<br />

quella digitale – “Guarda che bello, senti, non c’è rumore di fondo, gli<br />

strumenti saltano fuori puliti nello spazio tridimensionale” – e subito<br />

dopo l’altra copia – “Questa però è un’altra cosa! Lì hanno tolto tutto<br />

l’ambiente, segato le armoniche, percepisci che manca qualcosa...”.<br />

ANTENNA<br />

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ANCHE NAIM AUDIO CREDE NELL’ANALOGICO<br />

Pur dedicandosi molto al settore digitale in tutte le sue molteplici forme,<br />

Naim non dimentica gli analogisti ai quali è rivolta la linea XS anche se gli<br />

amplificatori di questa linea fino a poco tempo fa accettavano solamente<br />

ingressi linea alto livello. Così era per l’antesignano Nait XS mentre il Nait<br />

XS2 poteva alimentare i pre phono esterni StageLine o SuperLine. L’attuale<br />

Nait XS3 dedica invece al vinile direttamente un ingresso per fonorilevatori<br />

MM da 5 mV e 47 kOhm. Come nel caso della versione precedente uscita di<br />

produzione, sono presenti quattro ingressi alto livello duplicati RCA e DIN;<br />

una ulteriore connessione DIN consente di connettersi ad alimentatori esterni<br />

come l’X FlatCap, l’HiCap o il SuperCap. Invariato il pre-out e il power-in sempre<br />

in formato DIN: le connessioni DIN richiedono cavi di segnale Naim Snaic 4<br />

e Snaic5 per l’ingresso dalla duplice funzione. Il Nait XS3 è dotato anche di<br />

una uscita cuffia con un amplificatore specifico in classe A mentre rimane<br />

simile al predecessore a livello circuitale, con il grande trasformatore toroidale<br />

interno, l’ordinata distribuzione dei vari componenti con la fila di relais per<br />

gli ingressi e l’eccellente pulizia e ridotta lunghezza del percorso del segnale<br />

audio. Il prezzo è salito dai 2.725 euro del Nait XS2 ai 2.850 euro del Nait XS3.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: Green Sounds - www.greensounds.it<br />

Amplificatore integrato Naim Audio Nait XS 3<br />

Prezzo: € 2.850,00<br />

Dimensioni: 43 x 7 x 30 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8,50 Kg<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 70 W su 8<br />

Ohm in classe AB Accessori e funzionalità aggiuntive: Telecomando,<br />

Ingresso cuffia Phono: MM (5 mV/47 KOhm) Ingressi<br />

analogici: 4 RCA (130 mV/47 kOhm) Uscite analogiche: 2 RCA<br />

Note: stadio di amplificazione per cuffia in classe, ingresso<br />

alimentato per stadi phono Stageline o Superline. Upgrade con<br />

alimentazioni esterne FlatCap, HiCap o SuperCap. Richiede cavo<br />

Snaic 5 (incluso in Flatcap e Hicap) e cavo Snaic 4.<br />

ERRATA CORRIGE<br />

In merito all’articolo Non solo rose… apparso su <strong>SUONO</strong> 543 di marzo – aprile<br />

Maurizio Vecchi di Musica&Video ci ha segnalato quanto segue che doverosamente<br />

riportiamo ai lettori per una corretta comprensione degli argomenti trattati:<br />

Caro Direttore,<br />

ti ringrazio per il bell’articolo che mi riguarda apparso su nuovo numero di<br />

<strong>SUONO</strong>. Ritengo doveroso segnalarti alcune inesattezze in esso contenute. Te lo<br />

faccio notare perché tu possa replicare ad eventuali lettori che ti chiedano lumi<br />

o sollevino eccezioni su quanto da te riportato (o meglio da me affermato...) e<br />

sappiano qual’era esattamente il mio pensiero in merito.<br />

1) Si legge Sisco ma si scrive Cisco.<br />

2) Fozgometro e non fotometro, che è tutt’altra cosa.<br />

3) Clarity Vinyl non è un etichetta discografica ma bensi una serie di LP, stampati<br />

da Classic Records, in vinile trasparente chiamato appunto Clarity Vinyl.<br />

4) Hai scritto “mulching” ma non è quello il termine usato! Il mix tra polvere e<br />

olio/grasso viene chiamato, almeno dalle mie parti e probabilmente in forma<br />

forse dialettale “murcia”. Ciò che ti avevo riferito era appunto che il mix tra polvere<br />

e residui oleosi di stampa, col tempo, possono formare questa murcia che<br />

condiziona in negativo l’ascolto di un vinile.<br />

5) Hai scritto “una stampa del tempo ascoltata centinaia di volte” non credo di<br />

averlo detto... difficile dopo centinaia di ascolti avere a disposizione un vinile<br />

INSIDE SPECIALE VINILE VOLUME VII<br />

di Paolo Corciulo<br />

Non solo<br />

rose…<br />

Conversazione con Maurizio Vecchi, esperto e<br />

commerciante, con formula originale di vendita, di<br />

vinile e dischi perché “il software è probabilmente la<br />

parte più importante in un ascolto ad alta fedeltà”…<br />

A<br />

42 <strong>SUONO</strong> marzo - aprile 2020 <strong>SUONO</strong> marzo - aprile 2020 43<br />

ancora in piena forma. Forse decine oppure più volte...<br />

6) Quando si parla della strumentazione per un corretto set up del giradischi<br />

è stata fatta confusione nella trascrizione di quanto detto. Correttamente dovrebbe<br />

essere:<br />

Una dima di ottimo livello per fare una regolazione geometrica corretta del<br />

sistema braccio/testina.<br />

Una bilancina elettronica per una regolazione corretta del peso di lettura<br />

Un fozgometro (meglio sarebbe il software di Analogmagik) per il controllo e<br />

taratura dell’azimuth<br />

Un software avanzato quale quello di analogmagik per il controllo e taratura di<br />

tutti gli altri parametri in gioco<br />

Cordialmente<br />

Maurizio Vecchi<br />

INTERVISTA MAURIZIO VECCHI<br />

8 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


ANTENNA<br />

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Compatto ma di qualità<br />

GoldenEar Technology si è guadagnata una<br />

ottima reputazione, soprattutto negli USA,<br />

grazie alla produzione di diffusori dalle ottime<br />

prestazioni, spesso idonei sia per l’uso prettamente<br />

audio stereofonico che in campo Home<br />

Theater. La serie Triton è costituita da diffusori<br />

da pavimento a torre molto stretta, rigorosamente<br />

laccati nero, universalmente apprezzati<br />

per le loro doti musicali, sempre accompagnati<br />

da prezzi ben lontani dal pianeta High End pur<br />

rasentandone la qualità e le prestazioni. La<br />

piccola serie Aeon, costituita fino a ora da soli<br />

due mini monitor, si arricchisce ora del modello<br />

BRX, acronimo di Bookshelf Reference X, nome<br />

che fa capire come questo modello discenda<br />

direttamente ai modelli top della linea Triton.<br />

L’obiettivo del progetto di sviluppo BRX è infatti<br />

quello di creare un altoparlante super compatto,<br />

lussuosamente rifinito e ultra-compatto che<br />

incorpori però la più avanzata tecnologia sviluppata<br />

per Triton Reference e Reference One.R, al<br />

fine di ottenere eccellenti prestazioni e carattere<br />

timbrico in un box più piccolo e a un costo<br />

più conveniente (si parla di 1.400 $ la coppia).<br />

Il BRX incorpora un driver per medio/<br />

bassi di in un cestello da 6” con una<br />

struttura a magneti focalizzati. Il cono<br />

è formato con una curva proprietaria, da<br />

una speciale formulazione di polipropilene,<br />

che combina un elevato smorzamento interno<br />

con un’alta velocità di trasmissione dell’onda<br />

attraverso il cono. Questo è fondamentalmente<br />

lo stesso driver utilizzato nel diffusore Reference<br />

della serie Triton. Il tweeter è a nastro<br />

piegato ad alta velocità di riferimento ad alta<br />

gauss HVFR, lo stesso usato sia nei diffusori<br />

di punta Reference e One.R. Il segnale giunge<br />

ai due driver tramite un “crossover bilanciato”<br />

con una configurazione flottante che utilizza<br />

condensatori a film di alta qualità; anche per il<br />

cablaggio interno si impiega il medesimo cavo<br />

twistato dei Reference. Una coppia di radiatori<br />

planari da 6,5 ​situati su entrambi i lati del cabinet<br />

sono caricati acusticamente dal Mid-bass<br />

da 6”, estendendo e velocizzando la risposta<br />

dei bassi. Il mobile del diffusore dal frontale<br />

curvo è rifinito in lacca nera lucidata a mano<br />

e il BRX è stato pensato sia per i sistemi a due<br />

NASCE UN POLO - COMUNICATO UFFICIALE<br />

Dal 1 Aprile 2020 Marantz Italy distribuisce sul mercato italiano i marchi Denon,<br />

Polk Audio e Classè, che si aggiungono agli esistenti Marantz e Definitive Technology<br />

creando una delle più ampie, complete e prestigiose gamme di prodotti<br />

audio e audio-video presenti sul mercato.<br />

Tutti questi marchi appartengono al gruppo americano Sound United e condividono<br />

una cultura di innovazione e passione per la musica in tutte le sue forme<br />

ed operando ora in completa sinergia potranno offrire ai consumatori la scelta<br />

migliore, più performante, musicale e variegata per soddisfare le loro esigenze.<br />

I marchi Denon e Marantz offrono infatti alcune tra le migliori e più premiate<br />

elettroniche sul mercato sia per l’audio che per l’audio video, in qualunque<br />

fascia di prezzo.<br />

Nei cataloghi di Denon, Polk Audio e Definitive Technology il consumatore potrà<br />

trovare una vasta scelta di soundbar e di diffusori sia tradizionali che wireless,<br />

canali che per i sistemi home theater di elevata<br />

qualità dove utilizzato per i canali secondari il<br />

BRX, si abbina perfettamente con i sistemi da<br />

pavimento Triton.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: Il Tempio - www.iltempioesoterico.it<br />

Diffusori Golden Ear Technology BRX<br />

Dimensioni: 20,5 x 30,8 x 31,1 cm (lxaxp)<br />

Peso: 5,44 Kg<br />

Tipo: da supporto Caricamento: reflex passivo<br />

N. vie: 2 Potenza (W): 20-250 Impedenza<br />

(Ohm): 8 Risp. in freq (Hz): 40-35.000<br />

Altoparlanti: 1 Mid Bass 15 cm Reference<br />

HD, 2 radiatori passivi planari laterali, 1 Tw<br />

a nastro HVFR Reference Rifinitura: nero<br />

lucido Griglia: rimovibile<br />

per i classici sistemi Hi-Fi e audio-video così come per le soluzioni multiroom.<br />

Il marchio Classè, infine, potrà soddisfare le richieste degli audiofili più sofisticati<br />

grazie ai suoi componenti di assoluto livello high-end.<br />

La situazione sanitaria degli ultimi mesi in tutto il mondo e il conseguente<br />

lockdown instaurato in molti paesi ha di fatto ritardato l’inizio di questa nuova<br />

avventura e modificato il calendario previsto sia per l’arrivo dei prodotti che per<br />

la disponibilità delle informazioni.<br />

Contiamo di essere pronti a soddisfare le richieste di tutti gli appassionati di<br />

musica come noi già a partire dal mese di maggio con tutti i prodotti e ci scusiamo<br />

per il ritardo.<br />

Per info:<br />

Marantz Italy - info@marantzitaly.com<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

Vieni ad ascoltarle a Torino da:<br />

Tanti marchi prestigiosi e una vasta offerta di<br />

usato per trattare al meglio la Vostra Musica.<br />

Show room in Corso San Maurizio 79, Torino<br />

Tel.: 011501039 - w ww.dptrade.it - info@dptrade.it<br />

10 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


ANTENNA<br />

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DI APHELION NON NE BASTA MAI<br />

Nuova versione per il fonorilevatore Rega Aphelion che adotta importanti modifiche rispetto alla precedente,<br />

già di gran lunga il modello più costoso del catalogo di Rega Research. L’Aphelion 2 differisce principalmente<br />

per lo stilo, ora dal profilo Fine Line, al posto del meno raffinato Vital, sempre montato su un cantilever in boro<br />

che termina, verso il cuscinetto, con la bobina posizionata su un supporto a croce in ferro miniaturizzato e che<br />

Rega sostiene sia il più piccolo al mondo. Stessa riduzione è stata possibile per i magneti in potente neodimio.<br />

Il filo delle bobine è da 0,018 mm ed è avvolta sul supporto a mano.<br />

Caratteristica di questo elemento mobile è il fatto di non essere tenuto in posizione tramite un tirante ma il<br />

contatto tra cantilever e telaio è del tipo unipivot con perno romboidale. Le dimensioni del foro di montaggio<br />

del cuscinetto di articolazione e del foro di montaggio dei magneti richiedono una costruzione del telaio,<br />

ricavato da un pezzo unico di alluminio, a “tolleranza zero”. Il telaio è ridotto all’essenziale e, per proteggere la<br />

zona esposta dei sottili fili del segnale elettrico, c’è una copertura rigida e trasparente. Le masse ridotte consentono<br />

di sviluppare una tensione d’uscita di 350 microvolt, valore quindi non troppo critico per i pre phono di<br />

buon livello. Con una impedenza interna di 10 Ohm è consigliabile un carico di 100 Ohm. Il peso complessivo<br />

è di soli 6 grammi, perfetto per i bracci dalla massa media come, ovviamente, tutti quelli della serie RB della<br />

Rega ma non solo. Il prezzo dovrebbe rimanere lo stesso della vecchia versione Aphelion o, almeno, questo è<br />

quanto accade nel paese di origine.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: Green Sounds - www.greensounds.it<br />

Dopo molti anni<br />

dedicati alla<br />

produzione di<br />

giradischi analogici<br />

spesso davvero<br />

validi oltre belli,<br />

Michell amplia la sua<br />

offerta in campo analogico presentando una<br />

serie di fonorilevatori a bobina mobile chiamata<br />

Cusis. Tre i modelli (E, S e M) al prezzo in UK di<br />

675, 1.275 e 2.300 £, che condividono l’impiego<br />

di un magnete in cobalto/samario e ferro per<br />

creare un campo magnetico ad elevata intensità:<br />

all’interno di questo campo magnetico si<br />

muovono le bobine elettriche in rame puro dallo<br />

spessore di pochi micron avvolte intorno a una<br />

Fonorivelatore Rega Aphelion 2<br />

Prezzo: € 4.380,00<br />

Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0,35 Forza di appoggio (g): 1,9 Separazione canali (dB): > 29 Stilo:<br />

diamante nudo, profilo Fine Line su cantilever in boro Impedenza di carico (Ohm): 100 Note: corpo<br />

in alluminio anodizzato nero, bobina assemblata su supporto a croce in ferro,magnete in neodimio<br />

Michell Enginnering: c’è sempre una prima volta<br />

armatura ultra leggera e montate sul cantilever<br />

in prossimità dello smorzatore in gomma al<br />

quale è stato dedicato molta attenzione affinché<br />

controlli al meglio i movimento del cantilever<br />

stesso, per una lettura ottimale del disco.<br />

Il Cusis E utilizza uno stilo ellittico, un cantilever<br />

in alluminio, un telaio in alluminio e un corpo<br />

in acetile ad alta densità; il Cusis S sfrutta uno<br />

stilo Shibata, un cantilever in boro, una risposta<br />

in frequenza più estesa mentre condivide il<br />

medesimo disegno di telaio e corpo e il modello<br />

di punta, Cusis M, impiega uno stilo Microline<br />

Ultra, un cantilever in boro, una massa della<br />

bobina ridotta e un telaio in alluminio e un<br />

corpo smorzato in acrilico caricato in carbonio.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: Audio Reference<br />

www.audioreference.it<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

Vieni ad ascoltarle a Cassano d’Adda da:<br />

Visconti Alta Fedeltà<br />

Se amate la musica,<br />

noi, possiamo fare molto per Voi.<br />

Piazzale Gobetti 20062 Cassano d’Adda (MI)<br />

Tel: +39 0363 361120<br />

info@viscontialtafedelta.it<br />

12 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

di Paolo Corciulo<br />

Quarantacinque<br />

di queste volte!<br />

Uno dei più longevi e saldi rapporti di collaborazione che si possa ricordare in Italia, quello tra il marchio<br />

americano McIntosh e il distributore italiano MPI. Lo raccontiamo attraverso ricordi e aneddoti, perché<br />

da un lato e dall’altro dell’asse USA - Italia si sono sempre alternati personaggi “con i cojones”!<br />

Sarebbe stata una grande festa quella per festeggiare i 45 anni di<br />

ininterrotta collaborazione tra McIntosh e MPI, con il marchio<br />

americano intenzionato a realizzare qualcosa di originale, un<br />

prodotto della linea Anniversary appunto, dedicato al partner italiano.<br />

Tuttavia il Covid-19, buffo e pelosetto ma non per questo meno pericoloso,<br />

ha mandato a rotoli ogni piano... Così se a Binghamton forse le 178<br />

miglia da New York City (focolaio principale in USA) rassicurano un po’<br />

ma non troppo (e Cornaredo, sede della MPI, è proprio nel centro dell’epidemia),<br />

in entrambi i casi c’è altro a cui pensare, altro che festeggiare. Ci<br />

sembra allora doveroso raccogliere l’onere del “festeggiamento che non<br />

c’è” sottolineando l’eccezionalità del fatto, tanto più in una fase storica<br />

caratterizzata dall’atteggiamento sempre più disinvolto nelle relazioni<br />

di affari del nostro tempo dove i contratti e gli impegni, da quel che ci<br />

dicono, valgono come il quotidiano del giorno prima (buono per incartare<br />

il pesce, si dice), anche perché le strategie aziendali ormai in molti casi<br />

puntano, in una sorta di globalizzazione Hi-Fi, a concentrare sia la produzione<br />

che la distribuzione in pochi potenti poli. In questo senso MPI<br />

è stato e tutt’ora quasi un unicum: è un distributore grande, è il partner<br />

di quello che oggi è un grosso gruppo produttivo Hi-end come McIntosh<br />

Group ma è anche ed è sempre stato un distributore indipendente dove<br />

l’offerta di marchi trattati spazia al di là delle ferree logiche di marketing,<br />

senza figli e figliastri se non per il dovuto peso che ognuno dei marchi<br />

scelti ha sul mercato e dunque nelle logiche di distribuzione. Un segnale<br />

in controtendenza, quello del rapporto McIntosh - MPI, ad esempio, con<br />

le scelte che hanno portato la multinazionale Sound United (vedi nelle<br />

pagine precedenti) a interrompere un rapporto ventennale per riunire<br />

sotto un unico cappello (in parte suo) la sorte dei suoi marchi in Italia<br />

e nel resto del mondo. Ma il rapporto di McIntosh & MPI fa storia a sé<br />

anche per il fatto che in una sorta di continuità forse voluta, forse casuale,<br />

a condurre queste aziende ci sono sempre state persone all’antica ma,<br />

come si dice, con gli attributi; gente per cui la semplice stretta di mano<br />

paradossalmente vale più di un contratto firmato che, appunto, si dice sia<br />

come i fogli del quotidiano il giorno dopo (buoni per incartare il pesce!):<br />

nella mia ormai lunga esperienza più volte mi è capitato di assistere a<br />

repentini cambi di rapporto, in barba agli accordi, generati da sirene<br />

(“Con me venderai molto di più”) rivelatesi quasi sempre fallaci!<br />

Intuizione e onore furono certamente gli ingredienti della metaforica<br />

stretta di mano (possiamo solo immaginarla) nel 1975 tra Italo Pagani da<br />

Gallarate e il vice Presidente di McIntosh (ma con pieni poteri) Gordon<br />

Gow: Pagani era il classico imprenditore lombardo tutto d’un pezzo,<br />

Gordon Gow un amante della bella vita con una intraprendenza notevole:<br />

venne chiamato da Frank McIntosh quando questi, dopo 10 anni passati<br />

ai Bell Telephone Laboratories del New Jersey, decise di fondare la<br />

McIntosh Engineering Laboratory (1949). Inizialmente lo scopo di quella<br />

collaborazione era aiutare McIntosh nella ricerca e sviluppo di un nuovo<br />

amplificatore (diventerà l’AE-2, il primo pre della casa) ma già l’anno<br />

successivo (1950) Gow conquista la carica di Vice Presidente. Il canadese<br />

Gow è nato a Lethbridge, Alberta, ed è un tipo “di bosco e di riviera”: la<br />

sua carriera comincia nello staff che si occupa delle trasmissioni di una<br />

stazione radio di Calgary; in seguito si unisce alla Royal Canadian Air<br />

Force dove si guadagna il grado di tenente di volo (ha servito in Canada,<br />

Inghilterra, Africa occidentale e Gibilterra) e la Corona britannica gli<br />

conferirà il titolo di “Membro dell’Impero Britannico” per le invenzioni<br />

nel campo dei radar. Viene assegnato alla delegazione britannica presso<br />

Washington D.C. (dove in seguito incontrerà Frank McIntosh) con il<br />

compito di esplorare tecniche e problematiche nel settore della comunicazione,<br />

elemento che diventerà cruciale durante la II Guerra Mondiale a<br />

causa delle diverse lingue parlate dagli alleati (e la ragione per cui molti<br />

progettisti Hi-Fi acquisirono il proprio know how proprio sotto le armi).<br />

Fin da subito, nella sua avventura in McIntosh ne diventerà il frontman,<br />

complice il rapido successo del marchio che riunisce sotto il suo tetto<br />

un ampio staff non alla portata di altre aziende Hi-end dell’epoca e che<br />

necessita di una figura che indichi la rotta. Una situazione che solleva<br />

Frank McIntosh dalle incombenze quotidiane, consentendogli di defilarsi<br />

per coltivare i suoi hobby: le registrazioni sonore e soprattutto il lavoro<br />

nei campi: “Mi piace andare al lavoro: sudare durante una tempesta<br />

e sentirmi come se stessi facendo qualcosa di utile”. Fin dal 1959, infatti,<br />

Frank McIntosh aveva cominciato ad acquistare fattorie nel Maine,<br />

prima in forma di investimento poi come puro passatempo e con lo scopo<br />

di “creare una riserva di caccia dove gli animali potessero essere ammirati<br />

e vagare liberamente senza paura dei cacciatori”; ancor prima<br />

(1938) aveva acquistato la sua prima proprietà nel sud del New Mexico,<br />

trasformando un arido appezzamento piantando alberi e riempiendo<br />

stagni per gli animali: nel giro di due anni possedeva quasi 8.000 acri<br />

di terreno rustico in New Mexico, Arizona e California. Arriverà a ben<br />

1.700 progettando all’interno della proprietà un lago da 1000.000 mq<br />

(tenete bene a mente questa informazione perché le storie si ripetono)!<br />

Torniamo però al 1975 e alla stretta di mano tra Pagani e Gordon Gow;<br />

14 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


LA NOSTRA STORIA<br />

MPI & McIntosh forever?<br />

Alessandro Faccendini è stato il primo<br />

dei figli di Giovanni a entrare in azienda<br />

e ad affiancare “Il Capo”. Gli abbiamo<br />

chiesto alcuni commenti in occasione<br />

dell’anniversario virtuale che sottolinea<br />

la lunga collaborazione tra MPI e<br />

McIntosh.<br />

Qual è stato il grande insegnamento<br />

del Capo che ti indirizza nella<br />

gestione corrente della MPI?<br />

Il Capo è una figura sempre presente<br />

all’interno dell’azienda e prima di prendere qualunque decisione ci chiediamo<br />

come si comporterebbe di fronte una scelta. Il Capo mi ha insegnato a dare fiducia<br />

al mercato, soprattutto nei momenti difficili (come questo), a cavalcare l’onda e<br />

a farmi trasportare. Mi ha insegnato a relazionarmi in campo internazionale e a<br />

carpire la fiducia comportandomi sempre educatamente e correttamente. Il Capo<br />

era un visionario e prima ancora è stato un pioniere del settore. Noi abbiamo<br />

la fortuna di poterci basare su un passato, su dati statistici e su scenari che si<br />

ripropongono ciclicamente. Oggi la nostra è una gestione a traino finanziario,<br />

abbiamo tempi di reazione velocissimi e come gli agenti di cambio, agiamo su delle<br />

leve spiazzanti per chi ancora oggi parla di sconti e margini sul singolo prodotto.<br />

In questo periodo ci sembra di assistere a una concentrazione di marchi<br />

tra i costruttori e, conseguentemente, di distribuzioni che sono lo specchio<br />

del portfolio del costruttore. Quale futuro, quale ruolo e quali i pregi della<br />

distribuzione per così dire indipendente, quella dove si guarda a marchi<br />

che fanno capo a differenti proprietà?<br />

La concentrazione di marchi è figlia del proliferare di fondi che diversificano i<br />

propri investimenti su settori minori e in questo l’elettronica e la tecnologia in<br />

generale (così come l’informatica) sono degli incubatori di idee che possono<br />

riservare sorprese in ogni istante. In molti casi questi grandi gruppi non hanno<br />

un know-how in materia e concentrano i diversi marchi sul distributore che gli<br />

ispira più fiducia. Non è diverso da quello che accadeva 30 anni fa quando andavi<br />

alle fiere “a caccia di marchi”. Il mondo dell’alta fedeltà è conservatore ma questo<br />

atteggiamento nell’audio professionale è la regola e ha fatto saltare tanti equilibri<br />

distributivi, soprattutto laddove ci si trovava di fronte a gestioni di lungo corso<br />

e di vecchio stampo. Oggi un marchio lo “conquisti” e lo mantieni se sai offrire<br />

un valore aggiunto alla casa madre e questo valore aggiunto si traduce nella<br />

capacità di creare la domanda di prodotto attraverso strumenti che ti consentano<br />

di mantenere alto e attuale il profilo e il percepito dell’azienda. I distributori che<br />

credono di “rubare” marchi con la sola promessa dei grandi numeri durano come<br />

un gatto in tangenziale!<br />

ne nasce una sorta di amicizia (non ho informazioni certe in merito) che<br />

determinerà un ampio interscambio: spesso Gow visiterà l’Italia e ancor<br />

più farà Pagani con gli States. La strana coppia (attenti a quei due?)<br />

darà adito a un sacco di aneddoti tra cui quello secondo cui Pagani, ogni<br />

qualvolta visitava gli States, tornasse eludendo la frontiera non tanto per<br />

lucro quanto per evitare lungaggini burocratiche (e a chi lo spiegavi che si<br />

trattava di ricambi per prodotti Hi-Fi?) con due valigie in più contenenti<br />

le parti di ricambio per i suoi Mac, desiderate come il pane dal suo servizio<br />

di assistenza! Quello per cui Gow pizzicasse con gusto sotto il tavolo<br />

le gambe della sua vicina è più un rumour che una certezza ma... vabbè!<br />

Non fraintendete le mie parole: Gow era una persona dalla grande socialità<br />

e amava la bella vita (era un intenditore di cibo, tanto che un ristorante<br />

gli serviva il roast beef cucinato in uno specifico modo definito “The Gow<br />

Cut” e un altro aveva a menu un piatto definito “Gow Clams”). Però era<br />

anche competente e motivato, si occupava di ogni aspetto all’interno<br />

dell’azienda e nel corso degli anni ne ha promosso alcuni aspetti specifici<br />

importantissimi: è stato uno dei primi, perlomeno in questo settore, a<br />

introdurre procedure di marketing (con l’adesione alla Società Internazionale<br />

di Semantica Generale (ISGS) cercò di comprendere al meglio<br />

i desideri e le caratteristiche dei rivenditori e dei consumatori, con la<br />

sponsorizzazione di uno studio presso l’Università del Michigan cercò<br />

di prevedere il comportamento e gli stili di vita futuri....) e, soprattutto,<br />

riteneva doveroso, anche per una azienda Hi-end, dotarsi delle migliori<br />

attrezzature tecniche: sponsorizzò le “cliniche”, sviluppò il laboratorio di<br />

McIntosh come una unità separata e fece investire all’azienda 100.000<br />

dollari in macchinari Bruel & Kjaer per ricerche in autonomia. Fu infine<br />

l’artefice della sala anecoica realizzata all’interno del laboratorio nella<br />

sede della casa. Proprio in quegli anni (1975 - 1977) prendeva forma il<br />

progetto della nuova sede della McIntosh che riuniva attività in precedente<br />

svolte in differenti siti aziendali e alla fine di questa transumanza (1977)<br />

il comando dell’azienda passava definitivamente nelle mani di Gordon<br />

Gow, anche in ragione del ritiro dagli affari di Franck McIntosh. La MPI<br />

rappresentava il suo quartier generale in Europa dal che la supposizione<br />

che la sigla fosse l’acronimo di McIntosh - Pagani - International; l’altra<br />

ipotesi è che significasse Mario Pagani Italo: in azienda, infatti, oltre<br />

a Italo operava il figlio Mario, un ingegnere “testacchione” costretto<br />

(obtorto collo, credo) all’attività del padre che fu lieto di abbandonare, per<br />

ritornare in Hewlett Packard (mi sembra) qualche anno dopo, quando il<br />

padre decise di lasciare. Quando ho cominciato questo mestiere (1977),<br />

gli incontri ufficiali tra “SuperStereo” che rappresentavo e la MPI avvenivano<br />

nella sede milanese della MPI principalmente con Mario Pagani:<br />

ricordo ancora l’imbarazzo per i suoi silenzi ma anche la sua attitudine a<br />

maneggiare nervosamente dosi crescenti di colla Coccoina, lavorandola<br />

tra le dita fino a farla diventare via via una sfera delle dimensioni di una<br />

palla da tennis! L’intenzione di Italo Pagani di creare una chance per<br />

il figlio si infranse sulle diverse intenzioni di quest’ultimo e così, qualche<br />

anno più tardi (1984), Pagani decise di vendere la MPI; in questo<br />

caso non dobbiamo limitarci a immaginare il passaggio di consegne, ne<br />

abbiamo una testimonianza: “L’occasione per conoscere “Il Capo” fu<br />

abbastanza inconsueta! Siamo nel novembre del 1984, ero agli albori<br />

della mia professione, e un amico comune me lo presentò, nel corso<br />

dell’acquisizione della MPI dal “vecchio” Italo Pagani...”<br />

A parlare è Pino Fasulo, proprio a partire<br />

McIntosh come Mark Twain? L’edizione di luglio del<br />

1984 della rivista High Fidelity titola Audio Electronics:<br />

American Style. Nell’articolo di J. Gordon Holt si parla di<br />

Gordon Gow (ripreso di fronte a un microscopio Wild-<br />

Heerbrug per l’esame degli stili fonografici (è presente<br />

anche un McIntosh MPI-4 Maximum Performance<br />

Indicato) e viene ricordata, tra l’altro, la morte di<br />

Frank McIntosh (nato il 12 luglio 1906) avvenuta<br />

nel 1971. Nell’edizione di settembre, nella<br />

rubrica delle lettere, la rivista si scusa, visto che<br />

McIntosh è vivo e vegeto (morirà nel gennaio<br />

del 2000).<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 15


INSIDE<br />

da quella occasione commercialista<br />

della MPI di<br />

nuova proprietà e, in seguito,<br />

co-organizzatore<br />

del Top Audio. “Era un<br />

venerdì sera e la mattina<br />

seguente l’operazione si<br />

concluse (non dopo mille<br />

peripezie), grazie a una<br />

inusuale empatia che ci<br />

ha da sempre coinvolto:<br />

uno sguardo, nessun<br />

Alle origini di McIntosh: Gordon Gow.<br />

accordo preliminare,<br />

ma medesima lunghezza<br />

d’onda! E di operazioni del genere ne realizzammo parecchie nel<br />

corso degli anni!”.<br />

“Il Capo” - anche per i suoi figli quando erano sul posto di lavoro - era<br />

Giovanni Faccendini, uno dei personaggi più rappresentativi di questo<br />

mercato, a cui ho dedicato il primo di una serie di ritratti di chi meglio<br />

ha saputo fare scouting in questo mercato (<strong>SUONO</strong> 539). Faccendini si<br />

era trasferito a Milano nel 1968, dove era stato assunto in Siemens, nella<br />

divisione ELA che si occupava della vendita di impianti di filodiffusione<br />

e della distribuzione di Stanton, Revox e Thorens. Negli anni divenne il<br />

referente italiano di questi marchi, stringendo con le controparti rapporti<br />

di sincera amicizia come nel caso di Frank Conlon (da poco scomparso),<br />

che di Stanton era la colonna portante! Anche quando Frank si ritirò dal<br />

mondo del business, rimasero (posso dire “restammo”) sempre in contatto!<br />

Quando nel 1981 Siemens confluì nella Italtel, diventando l’azienda<br />

italiana di riferimento del settore delle telecomunicazioni, l’interesse<br />

dell’azienda per l’alta fedeltà andò scemando e venne abbandonata la<br />

rappresentanza dei marchi legati all’audio. In quel momento Audium,<br />

già rappresentante di Studer per l’Italia, acquisì la distribuzione di Revox<br />

(allora catalogo Hi-Fi della stessa Studer), e propose a Giovanni<br />

di continuare la sua attività di distributore con loro. Faccendini portò<br />

in Audium il proprio portafoglio clienti, oltre a Thorens e Stanton,<br />

dando vita a una divisione indipendente, gestita da lui insieme alla<br />

rete vendita composta dai sui ex colleghi Siemens (durante gli anni<br />

in Audium acquisì la distribuzione italiana di altre aziende, tra cui<br />

Mission...). In Audium Faccendini conobbe Manrico Casagrande,<br />

una delle altre grandi figure dell’Hi-Fi italiana, con cui creò la Audio<br />

4, che inizialmente distribuiva le parti di ricambio dei marchi che<br />

Audium aveva “ereditato” da Siemens e che successivamente avrebbe<br />

ampliato il suo portfolio con Meridian, Quad e Kef. Alla fine del 1983<br />

Faccendini decise di abbandonare la Audium (e di fatto la Audio<br />

4) per prendere successivamente la direzione della MPI Electronic<br />

dove trasferì Thorens, Stanton, Mission e la rete vendita che l’aveva<br />

giù seguito in Audium. Una separazione non senza frizioni, almeno<br />

nella vulgata generale che vede da allora i due come antagonisti oltre<br />

che concorrenti, anche se nei lunghi anni in cui ho frequentato “Il<br />

Capo” non gli ho sentito mai pronunciare una sola parola “contro”<br />

il suo concorrente.<br />

Il decennio che segue è importante per McIntosh, per MPI e per il<br />

mercato dell’Hi-end. La prima continuerà l’opera di ammodernamento<br />

della sua struttura, acquistando sempre nuovi macchinari per le<br />

lavorazioni esclusive (i pannelli di vetro, lo chassis) realizzate in casa<br />

in omaggio all’orgoglio del Made in USA, mentre le sirene orientali<br />

si irrobustiscono anche nel segmento top del mercato. La seconda<br />

amplierà a dismisura il suo portfolio di marchi (Accuphase, Arcam,<br />

Tannoy, Klipsch...) detenendo via sempre maggiori quote del mercato.<br />

Proprio quest’ultimo, il mercato, specificatamente nel segmento<br />

dell’Hi-end, si irrobustirà fino alla definitiva esplosione, concomitante<br />

con la chiusura del Salone Internazionale della Musica (SIM) per<br />

Status symbol: nel 1992 viene introdotto in McIntosh un nuovo sistema di taglio<br />

ad acqua della Ingersoll-Rand. La macchina esegue 18 fasi del processo di taglio<br />

del vetro, producendo un componente in pochi minuti. Precedentemente lo stesso<br />

processo richiedeva diversi giorni per essere completato... Il nuovo cutter a emette<br />

un minuscolo getto d’acqua ad altissima pressione che taglia il vetro e lascia un taglio<br />

perfettamente liscio: il processo è completamente gestito al computer. Si dice che la<br />

macchina sia costata 250.000 dollari.<br />

volontà dei grandi marchi consumer come Sony, Philips, Pioneeer.<br />

Nella seconda metà del decennio (1980 - 1990) la manifestazione,<br />

al fianco della grande sezione dedicata agli strumenti musicali e ai<br />

prodotti per la riproduzione musicale, aveva inaugurato un’area (JEI)<br />

dedicata alle apparecchiature iper specializzate, dove alla tradizionale<br />

area espositiva di natura fieristica si sostituivano salette d’ascolto<br />

sulla falsariga delle mostre oltreoceano. Orfane del SIM le aziende<br />

espositrici del JEI si riunirono insieme in una associazione (APAF)<br />

per dare vita a una mostra che li rappresentasse, il Top Audio. Anima<br />

e organizzatore di quella associazione fu proprio “Il Capo”, che negli<br />

anni ne avrebbe ricoperto più volte la presidenza!<br />

La fine degli anni ’80 segna la fine di un’era, perlomeno in casa<br />

McIntosh: nel giugno del 1989 muore Gordon Gow e nel gennaio<br />

dell’anno successivo Frank McIntosh. Nell’agosto del 2000 McIntosh<br />

viene venduta alla Clarion dove nel decennio successivo si alterneranno<br />

come presidenti Rone Fone e Sidney Cordeman. Non<br />

ho ricordi particolari né aneddoti in merito a quel periodo se non<br />

per il fatto che proprio la tranquillità e la saldezza con cui la MPI<br />

sostenne la distribuzione di McIntosh ha rappresentato un ottimo<br />

antidoto ai possibili rumour sull’azienda (ma come, McIntosh finisce<br />

in mano a un produttore di car stereo?). L’ingresso nel nuovo secolo<br />

rappresenta invece l’inizio di un’era nuova caratterizzata dal passaggio<br />

del marchio di Binghamton alla multinazionale giapponese<br />

16 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


LA NOSTRA STORIA<br />

Charlie Randall ai fornelli: “Mi sono sempre sentito come se fossi uno dei proprietari<br />

di McIntosh; sono qui da 35 anni!”. I nostri auguri per le nozze d’argento... e un po’...<br />

D&M Holding (che aveva acquistato o acquisterà anche Marantz,<br />

Denon e in seguito Snell e Boston Acoustic). Dalle parti di Cornaredo,<br />

invece, tutto fila che è una meraviglia: l’improbabile semaforo che<br />

contingenta il manipolo delle poche anime che vi abitano è sempre lì<br />

e mi fornisce l’indicazione per apprezzare il fatto che sono arrivato al<br />

luogo deputato senza disperdermi nell’interland milanese. Tre, quattro<br />

appuntamenti l’anno per fare il punto della situazione: “Tu veramente<br />

non hai capito un c**zo!” mi accoglie il Capo, e capisci che è di buon<br />

umore. Il Capo sa tutto di tutti, è una fonte di informazioni e aneddoti<br />

che dovrebbero essere ad appannaggio del giornalista e invece è il<br />

Capo a raccontarteli. Il Capo saprebbe anche se tua moglie ti tradisce<br />

mentre sei al telefono con lui ma per sensibilità non te lo racconta!<br />

Nell’arco di quasi venti anni di incontri ho imparato ad apprezzarne<br />

l’approccio apparentemente burbero, che serviva a coprire l’affetto<br />

sincero che nutriva per me e in genere per i giovani di allora, esteso se<br />

non a tutti almeno ad alcuni dei partner e concorrenti di cui chiedeva<br />

informazioni e dispensava aiuti quando possibile: la MPI (che in quegli<br />

anni era lui) era considerata una azienda mangia marchi perché<br />

l’autorevolezza che gli veniva riconosciuta a livello internazionale si<br />

traduceva in proposte prioritarie per la distribuzione in Italia di un<br />

marchio, ma quando gli fu proposto l’unico marchio che distribuiva<br />

un operatore piacentino, il Capo rifiutò decisamente perché quella<br />

era l’ultima e unica fonte di sostentamento di quell’operatore, il caro<br />

Adriano. Non posso dimenticare la sua generosità, soprattutto in<br />

occasione delle tradizionali zingarate che accompagnavano l’abituale<br />

trasferta in terra americana per il CES: se lo intercettavi durante la<br />

fiera (e lo riconoscevi subito, lui e la fida Mara, entrambi due piccoli<br />

orsetti in un mondo di giganti ipernutriti) da quel momento entravi<br />

a far parte della brigata e del corollario di cene, gite e appuntamenti<br />

che accompagnavano la trasferta al Consumer Electronic; tramite lui<br />

entravi in contatto con i personaggi che contavano delle varie aziende<br />

nel modo migliore: in maniera colloquiale. Irrimediabilmente sovrappeso,<br />

aveva sempre una scusa per giustificare gli sgarri a una dieta<br />

praticata a singhiozzo. Le mangiate di dolci americani? “Tanto sono<br />

sugar free...”. Più di una volta l’ho “beccato” dopo l’inevitabile spesa<br />

nei negozietti a Manhattan sulla West Street accanto ai moli, carico<br />

come uno sherpa mentre cercava di far passare il tutto come bagaglio<br />

a mano raggiungendo il suo posto sull’aereo del ritorno: tutti regali per<br />

gli amici, quelli immaginabili e quelli non! Anche nelle occasioni ufficiali<br />

il Capo era ironico e spiritoso perché gli piaceva riportare il tutto<br />

a livello di umanità; così non sorprende che la sintonia con Charlie<br />

Randall sia stata immediata e paragonabile a quella di Gordon Gow<br />

con Italo Pagani. Charlie diventa presidente di McIntosh nel 2001,<br />

ma ha lavorato nella compagnia dal 1985 prima come ingegnere e<br />

poi come Vice Presidente della progettazione (1999). Con Randall si<br />

chiude una sorta di ipotetico cerchio: Charlie è un omone che viene<br />

da (e ama la) campagna: “Mi sono fatto le ossa spalando merda nella<br />

fattoria dei miei, che facevano gli allevatori”, racconta. Entra in<br />

McIntosh in un momento difficile: “Quando sono entrato in azienda,<br />

i preamplificatori non disponevano di telecomando e, sebbene fosse<br />

già molto popolare, non avevamo la tecnologia per realizzare i lettori<br />

CD, quindi...”, ma è in grado di apprezzare le pulsioni autarchiche della<br />

società che ama fare tutto da sé ed è orgogliosa del suo essere Made<br />

in USA e assecondarle, dirigendole verso le nuove istanze dell’audio,<br />

mantenendo quell’equilibrio aurico tra i valori dell’artigianato e le<br />

possibilità offerte dall’industrializzazione: “Dobbiamo mantenere la<br />

tradizione artigiana che rappresenta una grande parte della nostra<br />

tradizione. Non è diverso da un orologio costoso o da una Ferrari: in<br />

ognuno di questi prodotti è il dettaglio che fa la differenza!”. Charlie<br />

Randall e Giovanni Faccendini sembrano il giorno e la notte, una riedizione<br />

della precedente “strana coppia”: uno è alto, l’altro è basso,<br />

uno parla con competenza delle istanze del lusso, l’altro mi ricorda mio<br />

padre che non concedeva nulla al superfluo e lo dovevamo costringere<br />

ogni tanto a comprare un vestito nuovo. Li unisce l’amore per la terra:<br />

Giovanni ha le tenute nella regione natale, Charlie si è fatto costruire<br />

una villa enorme ma spartana con al centro della tenuta, unica concessione<br />

allo status raggiunto negli anni, un “laghetto” dove lui e la<br />

sua famiglia nuotano e vanno in canoa... Entrambi amano il cibo e<br />

se Faccendini fa conoscere all’altro le meraviglie della cucina italiana,<br />

Randall si esibisce alla griglia nelle serate conviviali americane.<br />

Famoso per il suo barbecue, in uno al quale partecipai lo osservavo<br />

intento ad innaffiare cinque enormi bistecche; “qual è il tuo segreto in<br />

cucina?” gli chiesi, “the sauce” (la salsa), rispose sorridendo, indicando<br />

la bottiglia assolutamente di tipo commerciale! Ecco: il gusto per la<br />

battuta, per il nonsense, li accomuna entrambi, quel valore in più che<br />

sembra soffocato dalle odierne regole del marketing...<br />

Di quegli anni epici ben poco è rimasto: non esiste più il Top Audio<br />

e il CES difficilmente è sinonimo di alta fedeltà; McIntosh è passata<br />

di mano prima avvicinandosi (per mano del fondo Quadrivio di<br />

origine italiana) e poi di nuovo allontanandosi dal nostro Paese<br />

con la nascita di World of McIntosh. A Cornaredo la villetta a due<br />

piani sede della MPI, però, è sempre lì (e il semaforo nella piazzetta<br />

cittadina mi indica sempre la rotta). Sulla tolda di comando<br />

non siede più Giovanni detto “Il Capo” che ci ha lasciato un giorno<br />

dell’inverno 2014 ma i figli che prima uno (Alessandro) e poi l’altro<br />

(Fabio) lo hanno prima affiancato e poi sostituito senza molto<br />

cambiare, almeno nello spirito, la MPI (ancora oggi molti degli<br />

agenti sono i figli dei rappresentanti di allora). C’è una nuova storia<br />

da scrivere, da aggiungere a quella precedente nel rapporto con<br />

McIntosh e così sarà di certo, almeno fino a quando una stretta di<br />

mano varrà più di mille firme...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 17


INSIDE<br />

di Roberto Salafia<br />

La qualità<br />

non è un’opzione<br />

Se oggi Stax ha ridotto la sua produzione alle sole cuffie,<br />

in passato ha prodotto alcuni tra i migliori apparecchi in<br />

assoluto, non soltanto in ambito giapponese ma comparati<br />

al mondo intero: uno spot azzeccato per sfatare la leggenda<br />

negativa sulla qualità dell’Hi-Fi made in Japan!<br />

Se consideriamo Stax un’eccezione, potremmo comunque discutere<br />

di Nakamichi, Kenwood, Technics, Onkyo, Marantz, Yamaha,<br />

Sansui, Accuphase, Micro Seiki, Sony, etc.; ognuna di queste<br />

aziende ha creato almeno un prodotto da annoverare nell’Olimpo della<br />

vera Hi-end... Così, dopo aver visto in dettaglio i preamplificatori Stax,<br />

in questa seconda parte dell’articolo dedicato alla casa giapponese passeremo<br />

in rassegna il resto della produzione Stax (bracci, testine, amplificatori,<br />

DAC, CD players, diffusori elettrostatici...) con la sola esclusione<br />

delle cuffie che hanno un range troppo vasto per potere essere trattate<br />

in un contesto come questo. Cominciamo dai bracci che non sono molti.<br />

Questo perché una volta raggiunta la perfezione, almeno secondo il<br />

parere del chairman di Stax Naotake Hayashi, non c’era più bisogno<br />

di migliorare, almeno nel breve periodo! Così l’elenco è relativamente<br />

breve: SA-227/SA-228 (stereo) MA-229 (mono), UA-3 (corto), UA-3N<br />

(corto) UA-3NL (lungo), UA-7 (corto), UA-70 (lungo), UA-7cf (carbon<br />

fiber), UA-90 (lungo) UA-9 (corto). Poi la nuova serie: UA-7N, UA-70N,<br />

UA-7cf, UA-9N, UA-90N.<br />

L’SA-227/SA-228, così come l’MA-229 uscito nel 1963, è un braccio<br />

sviluppato con l’aiuto della Facoltà di Fisica dell’Università di Kyoto e<br />

aveva un uso esclusivo con la testina CPS-40, la prima al mondo che<br />

seguiva il principio HF-condenser microphone: aveva una puntina biradiale<br />

che non poteva essere sostituita e abbisognava di un oscillatore/<br />

demodulatore POD10. Questa testina veniva anche fornita con il braccio<br />

UA-3N o L e nei modelli 40 (puntina conica), 40E (ellittica) e 40RF. Le<br />

sue caratteristiche erano già all’avanguardia per il tempo: frequenze<br />

da 5 Hz a 30 kHz +-3 dB. Uscita 100 mV s/cm. Uscito nel 1970 l’UA-7<br />

(10”) con le sue variazioni aveva la possibilità di intercambiare l’asta in<br />

alluminio con una in fibra di carbonio: la differenza di massa non variava<br />

perché per entrambe le soluzioni il peso era di 16 gr, cosa che mi fa<br />

pensare che l’asta non fosse in alluminio come indicato ma in magnesio<br />

che, infatti, ha più o meno la stessa densità della fibra di carbonio. La<br />

differenza tra le due soluzioni risiede forse in una maggiore rigidità nella<br />

fibra rispetto al magnesio (l’UA-70 è identico ma a 12”). Con l’avvento<br />

del UA-9 (1979) la Stax si propone di migliorare l’efficienza del UA-7.<br />

Il braccio, infatti, è molto simile nei risultati ma presenta tre caratteristiche<br />

innovative: oltre alla doppia sospensione viene aggiunto ai cuscinetti<br />

anche uno stabilizzatore anti rollio (per chi non sapesse cos’è il rollio: si<br />

tratta dello spostamento della massa lateralmente, similmente a quello<br />

che avviene nelle automobili). Viene poi introdotto il cavo interno in<br />

argento e la canna in fibra di carbonio viene rinforzata in plastica onde<br />

evitare qualsiasi risonanza. A differenza del UA-7 la canna non è più a S<br />

ma diritta. L’UA-90 è identico ma a 12”.<br />

Oltre alla testina CPS-40 citata in precedenza, ci sono altri modelli prodotti<br />

da Stax – CP-20, CP20A, CP20AN, CP20AD/N (1952), CP15V<br />

(monoaurale) (1957) – nessuno dei quali è mai uscito dal Giappone! In<br />

tal senso vale la pena di ricordare come molto spesso le maggiori aziende<br />

giapponesi riservassero al mercato interno o tutt’al più a quello statunitense<br />

i prodotti di gamma più alta... Tra i modelli di fonorivelatore più<br />

interessanti vanno annoverati il CP-X e il CP-Y con i loro rispettivi oscillatori/equalizzatori<br />

amplificatori POD-X e ECP-1. Queste testine hanno<br />

un suono che nessuna testina MM o MC può eguagliare per definizione<br />

e realtà; purtroppo, però, la loro messa a punto richiede accorgimenti<br />

estenuanti e non sempre risolutivi: non si può, ad esempio, accoppiarle<br />

con bracci che non siano lo Stax UA-7(70), UA-9(90). Questo perché il<br />

cavo interno di questi bracci è l’unico che si sposa perfettamente con le<br />

citate testine. Utilizzando bracci diversi il risultato ottimale non viene<br />

raggiunto a meno che, dopo svariati tentativi, non riusciate a trovare<br />

un braccio avente il cavo interno con la stessa capacità del UA-7! Un<br />

altro problema sta nel fatto che i loro oscillatori/equalizzatori non sono<br />

stabili, specialmente ad alte temperature, e quindi richiedono continue<br />

regolazioni; se, però, avete la pazienza di aspettare almeno un’ora dall’accensione,<br />

risultano più domati e avrete così le chiavi del paradiso. La<br />

CP-X segue il principio dei microfoni a condensatore RF; la CP-Y segue<br />

il principio elettrostatico: il motivo per cui suonano così bene potrebbe<br />

essere dovuto al fatto che il segnale non viene prelevato solamente in<br />

coda al cantilever ma anche attraverso due elementi metallici (elettrodi)<br />

montati a 45° sopra il cantilever, similmente a quanto avviene con le<br />

Decca e le Ikeda. Entrambe hanno un precedente nelle testine Toshiba<br />

con un sistema simile, testine che pare furono studiate con l’aiuto di<br />

Stax e che richiedono una forza d’appoggio di un solo grammo, fatto che<br />

riduce moltissimo l’usura degli amati LP.<br />

Passiamo ora agli amplificatori di potenza Stax: DA-300(1974), DA-<br />

80(Stereo), DA-80M (Mono) (1976), DA-100M (1980), DA-50M (1981),<br />

DMA-X1 (1987), DMA-X2 (1990). Il DA-300 è un amplificatore da 150<br />

18 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


LA STORIA DELLA STAX PARTE II<br />

Una delle varianti del Stax UA-7/70, uscito nel 1970.<br />

Watt per canale a 8 Ohm in classe A. A causa della potenza e della classe<br />

A, Stax l’aveva equipaggiato con due ventole per ridurre il calore.<br />

Ventole che non si percepiscono a potenza media (circa 50W) ma che<br />

si fanno sentire leggermente a piena potenza; difficilissimo da trovare<br />

nel mercato dell’usato sia per i pochi esemplari prodotti e importati che<br />

per il prezzo, ancora oggi sui 3.500 euro (ma vi assicuro che ha tutte<br />

le ragioni per rimanere a questi livelli). Era stato creato per pilotare i<br />

diffusori elettrostatici ESS-3A, ESS-6A, ESS-12 del 1964 e ESS-4A del<br />

1967 (gli ELS-4A e gli ELS-6A compariranno nel 1976). Naotake Hayashi<br />

si lamentava sempre di non trovare sul mercato amplificatori in grado<br />

di far suonare adeguatamente i diffusori da lui studiati in quanto questi<br />

richiedevano una riserva di potenza inusuale: pensate che quando uscì il<br />

DA-300 Mark Levinson ne comprò uno per studiarlo a fondo fin quando<br />

uscì col suo primo amplificatore! Questo senza nulla togliere a Levinson<br />

che rimane un’icona inossidabile nel mondo Hi-Fi: anche lui, del resto,<br />

come Stax, ha realizzato prodotti senza mai mettere il costo come limite,<br />

puntando invece ai maggiori risultati sonici possibili.<br />

Il DA-80 è un dual mono da 45W per canale in classe A. Scalda moltissimo<br />

ma questo è abbastanza comprensibile: in un amplificatore di<br />

classe AB i transistor finali si alternano con la parte negativa e positiva del<br />

segnale e quindi sono sollecitati solo per metà del tempo. Nel momento<br />

in cui un transistor viene attivato e un altro disattivato si forma la così<br />

detta distorsione d’incrocio; esiste inoltre un’altra distorsione maggiore<br />

data dall’andamento del transistor nel momento vicino allo spegnimento.<br />

Negli amplificatori in classe A questo non avviene perché i transistori<br />

finali sono sempre attivi in quanto trattano sia la parte negativa che<br />

quella positiva del segnale simultaneamente; questo, però, provoca l’effetto<br />

surriscaldamento. Comunque non correte tutti necessariamente<br />

a cambiare il vostro amplificatore AB per uno in pura classe: esistono<br />

ovviamente degli accorgimenti per evitare la distorsione d’incrocio come,<br />

ad esempio, polarizzando i transistori stessi...<br />

Il DA-100M è un amplificatore mono che eroga 100 Watt in classe A<br />

(tutti gli Stax lavorano in classe A), raffreddato a metallo liquido invece<br />

che con le ventole; sì, avete letto bene, viene utilizzato lo stesso processo<br />

usato nei reattori e nei sottomarini nucleari, e per di più con il sistema<br />

più costoso, quello a sodio. L’apparecchio ha una risposta in frequenza<br />

da 1 Hz a 500 kHz con una distorsione armonica totale di solo 0,008%,<br />

un suono potente e dettagliato che non sfigura neanche di fronte a molti<br />

concorrenti più moderni. Per cercare di ampliare le vendite la Stax esce<br />

nel 1981 con il DA-50M, amplificatore mono, identico al suo fratello maggiore<br />

ma con potenza minore come sottolineato dalla sigla: 50 Watt su 8<br />

Ohm, risposta in frequenza da 0 Hz a 450 kHz. Il suono è praticamente<br />

identico, solo meno potente. Passano ben sei anni prima dell’uscita di un<br />

mastodonte da 101 kg, il DMA-X1, altro finale mono, munito di rotelle<br />

come un vecchio computer e capace di erogare 1000 Watt con un carico<br />

di 1 Ohm. Ricordo che aveva al suo interno due trasformatori toroidali<br />

enormi. A presentarlo alla stampa questa volta è il figlio di Naotake<br />

Hayashi, Takeshi, che lo definisce come il più potente amplificatore<br />

mai costruito (almeno fino ad allora). È un amplificatore senza feedback<br />

negativo con l’apporto della connessione BTL (Bridge Tide Load) e cioè<br />

a ponte intero: in parole semplici, il DMA-X1 non ha controreazione!<br />

Il feedback negativo non è altro che la controreazione necessaria prelevata<br />

dal segnale in uscita e detratta dal segnale in entrata correggendolo<br />

ed eliminando la distorsione creatasi a causa del decremento dell’amplificazione<br />

all’aumentare della frequenza del segnale e quindi ripristinando<br />

così la corretta onda sinusoidale; sono dell’idea che a questi livelli<br />

di iper-amplificazione sia giusto evitare la controreazione che, come<br />

spiega benissimo Nelson Pass (potete trovare la sua dissertazione in<br />

rete), abbassa l’ammontare totale della distorsione ma allo stesso tempo<br />

aumenta la complessità della distorsione stessa modificando il segnale.<br />

Vuoi per il prezzo o per il peso il DMA-X1 non ebbe molto successo e<br />

credo che i pochi costruiti vennero venduti solo in Giappone: è infatti<br />

impossibile trovarne una coppia oggi nel mercato dell’usato. Così che, tre<br />

anni più tardi, Stax decide di introdurne una versione alleggerita (“solo”<br />

47 Kg al pezzo!), il DMA-X2. Sempre senza controreazione negativa,<br />

con gli stadi finali in Classe A pura e, come spiega Takeshi, per ridurre<br />

il problema del calore, l’alimentazione è in A/B; è anche totalmente<br />

bilanciato. Potenza infinita: 600 Watt a 8 Ohm, 1000 a 4 Ohm. Il suono<br />

è indescrivibile per dettaglio, leggerezza e punch allo stesso tempo;<br />

vi rimando ai numeri citati di <strong>SUONO</strong> (a pag. 21) per la descrizione<br />

dettagliata della sua performance non prima di un’ultima curiosità: il<br />

DMA-x2 è stato venduto in una certa quantità negli USA. Negli anni<br />

successivi, quando un cliente voleva affiancargli un altro amplificatore<br />

blasonato il rivenditore, se veniva a conoscenza del possesso dello Stax,<br />

conoscendo bene la sua performance, si rifiutava di eseguire alcuna prova<br />

(è stato riferito da più di un rivenditore e anche questa informazione si<br />

può trovare in rete). La Stax aveva allo studio una versione Stereo del<br />

La testina CPS-40 è stata la prima al mondo ispirata al principio HF-condenser microphone:<br />

la puntina era biradiale (non poteva essere sostituita) e abbisognava di un oscillatore/<br />

demodulatore (POD10).<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 19


INSIDE<br />

DMA-x2, ridimensionato e ovviamente meno costoso, ma il progetto<br />

non si è mai materializzato; un altro progetto che venne studiato da<br />

Naotake Hayashi è una cassa elettrostatica caricata a tromba (?) ma<br />

che non vide mai la luce.<br />

Nel palmares di Stax ci sono anche i DAC: il primo, introdotto nel 1989, è<br />

il DAC-X1t. Si tratta di apparecchio unico e lo è in tutti i sensi: malgrado<br />

sia un multibit (20 con oversampling di 8) confrontato a un DAC odierno<br />

non sfigura affatto. È mia profonda convinzione che quando si giunga a<br />

livelli di costruzione e di spesa (in Italia costava 19 milioni di lire) di questo<br />

calibro, l’anno di costruzione non è così importante: oggi arriviamo a<br />

32 bit ma se vogliamo compararli e sentire veramente un miglioramento<br />

dobbiamo spendere una cifra equipollente. Il DAC-X1t è una macchina<br />

da 19 kg di peso con tre cavi potenza, uno per l’alimentatore della sezione<br />

digitale e uno per ogni canale analogico, destro/sinistro. Tutto lo chassis<br />

ha uno spessore di 10 mm. La sezione digitale all’interno è incapsulata<br />

in un contenitore di puro rame per evitare interferenze di qualsiasi tipo.<br />

Lo stadio finale è a valvole. Il suono è quanto di meglio si possa aspettare<br />

da un sistema digitale: è il DAC che più di ogni altro è riuscito quasi ad<br />

annullare la differenza con l’LP! Il secondo DAC della Stax è il Talent,<br />

uscito nel 1990. Una macchina che, a differenza di tutti i prodotti Stax,<br />

considera solo la parte interna dell’oggetto, tralasciando l’estetica. Come<br />

nel fratello maggiore è un 20 bit 8x (caratteristiche degne di nota: S/R<br />

ratio 118dB, distorsione armonica totale 0,0015, stadio finale a valvole).<br />

Credo che a questo punto della sua storia la Stax abbia cominciato a<br />

sentire qualche difficoltà finanziaria e per questo corse ai ripari introducendo<br />

questo DAC che, malgrado costasse sempre molto, risultava<br />

abbordabile a un più ampio pubblico e quindi migliorava il potenziale di<br />

vendite e le entrate della compagnia che, nel 1993, esce comunque con<br />

una versione migliorata del DAC Talent denominata BD. Implementava<br />

l’alimentazione a batterie anziché da rete, un vecchio cruccio della Stax:<br />

le batterie non introducono rumore e interferenze! Il suono è ottimo ma<br />

non eguagliava il DAC-X1t. Sempre rimanendo nell’ambito del digitale,<br />

è ancora più limitata la produzione in fatto di lettori CD in quanto Stax<br />

ha commercializzato solo un modello, il CDP Quattro (1986), in seguito<br />

migliorato con il Quattro II (1988): nel primo si era scelta una decodifica<br />

a 16 bit 4x, nel secondo 18 bit 8x (solo nel DAC-X1t si era giunti<br />

al 20bit 8x, sistema più accurato per il raggiungimento del messaggio<br />

completo). L’approccio di Stax al digitale era comunque focalizzato sui<br />

sistemi multibit: del resto Takeshi non nascondeva il suo sconcerto per<br />

il bitstream che, secondo lui, introduceva livelli di rumore maggiore!<br />

I Quattro erano comunque macchine all’avanguardia per il tempo e oltre,<br />

il suono era dettagliato, dolce ma con bassi potenti e oggi nel mercato<br />

dell’usato, proprio in ragione della loro ottima qualità, mantengono<br />

ancora prezzi alti, dai 2.000 ai 2.500 euro.<br />

Infine i diffusori: ESS3A, ESS6A, ESS12, ESS-4A, ELS 4A, 4X, 6A, 8X,<br />

8X-BB, ELS-F81, F81X, F83, F83X, Kit EK-1, Class Model 2, tutti elettrostatici<br />

e per questa ragione, come la concorrenza del tempo, eccellenti<br />

su medie e alte, mentre mancano un po’ sui bassi, nel senso che non<br />

garantiscono il punch che può avere una bass-reflex. Ma se non siete<br />

amanti del rock puro o dell’organo, il suono che percepirete è talmente<br />

appagante da farvi dimenticare bassi e altre amenità! Del resto l’impossibilità<br />

di riprodurre adeguatamente le note basse è di tipo meccanico:<br />

l’escursione della membrana all’interno delle due griglie è limitata e<br />

quindi lo spostamento d’aria richiesto per i bassi risulta “insufficiente”<br />

Tra i modelli di fonorivelatore più interessanti vanno annoverati il CP-X e il CP-Y con i<br />

loro rispettivi oscillatori/equalizzatori amplificatori POD-X e ECP-1<br />

20 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


LA STORIA DELLA STAX PARTE II<br />

Per chi volesse approfondire<br />

Consiglio la lettura dei seguenti vecchi numeri di <strong>SUONO</strong> reperibili e acquistabili<br />

dal sito stesso della rivista nella sezione “LA RIVISTA”- ARCHIVIO:<br />

n. 66 12/1977 Amplificatore DA300<br />

n. 165 2/1987 Casse ESL.F81<br />

n. 173 10/1987 CDP Quattro<br />

n. 228 5/1992 Amplificatore DMA-X2<br />

n. 214 3/1991 Generale: DAC X1T, Pre SRA-14S, DMA-X2, Casse F81X<br />

n. 281 11/1996 Casse ELS-F81 (1)<br />

n. 282 12/1996 Casse ELS-F81 (2)<br />

n. 73 7-8/1978 cuffia SRX-MK3<br />

n. 153 2/1986 cuffia SR-Lambda Pro<br />

n. 156 5/1986 cuffia SR-Lambda<br />

n. 229 6/1992 cuffia SR-200<br />

n. 244 10/1993 cuffia SR-80MX<br />

n. 253 7-8/1994 cuffia SR-Lambda Pro<br />

n. 255 9/1994 cuffia SR-Omega<br />

n. 267 9/1995 cuffia SR-Lambda Nova<br />

n. 281 11/1996 cuffia SR-001<br />

n. 328 1/2001 cuffia SR-001 Mk2<br />

n. 393 6/2006 cuffia SRS-3030 (SR-303+SRM-313)<br />

DALL’ALTO:<br />

Stax DA-300: un amplificatore da 150 Watt per canale a 8 Ohm in classe A.<br />

Il DAC-X1t era un multibit (20 con oversampling di 8) e in Italia costava 19 milioni di lire.<br />

(tanto da far nascere in seguito sistemi ibridi con mobile e altoparlanti<br />

per le basse frequenze caricati in bass reflex. Tutte le prove che troverete<br />

su varie riviste e in rete convergono sul fatto che le Stax hanno un suono<br />

unico e ineguagliabile. I progetti elettrostatici di Stax sono la sintesi di<br />

prove estenuanti effettuate da padre e figlio Hayashi, di giorno e di notte,<br />

per ottimizzare il risultato. Uno dei segreti del loro successo timbrico fu<br />

nello spessore della membrana dei loro speaker, che credo sia inferiore<br />

a qualsiasi altro concorrente elettrostatico: 6 micron per la ELS-F81X,<br />

la ELS-F83 e il Kit EK-1 e addirittura 4 micron per ELS-F81 (1 micron<br />

= 0,001 mm). Più sottile è la membrana e più sensibile sarà agli impulsi<br />

di corrente e quindi all’efficienza del trasduttore...<br />

Fino al modello ELS-6A credo che i diffusori elettrostatici Stax siano<br />

stati commercializzati solo in Giappone con voltaggio a 100v, malgrado<br />

qualche coppia sia riuscita ad arrivare anche in Italia. A partire dalla<br />

ELS-F81 furono distribuiti in tutto il mondo. Il Kit EK-1 MK2 (1984)<br />

era pensato per chi non volesse spendere molto o per progetti fai-da-te,<br />

magari in abbinamento a una cassa chiusa per il trattamento dei bassi<br />

(efficienza 78 dB). Gli ELS-F81 (1981) rinnovati in F81X (1987) erano<br />

i “piccoli” della gamma, poco invadenti per dimensioni e con simile<br />

risultato sonoro, con cornice in legno, efficienza 73 dB. Gli ELS-F83<br />

(1983) rinnovati in F83X (1989) erano il modello medio con cornice in<br />

legno ed efficienza 80 dB. Gli ELS-8X (1987) rinnovati 8X-BB (1987) il<br />

modello più grande, con cornice in legno e efficienza di 81 dB. Nel 1992<br />

vennero invece presentati i Class Model 2; senza cornice, di efficienza<br />

sconosciuta, questa versione non si è mai vista al di fuori del Giappone.<br />

In generale l’efficienza di tutti i diffusori Stax è abbastanza bassa ed è<br />

quindi importante utilizzare un amplificatore potente e che comunque<br />

abbia riserva di corrente (classe A), proprio come sono gli amplificatori<br />

Stax. Tutti sono praticamente introvabili sul mercato dell’usato e quelle<br />

poche volte che appaiono mantengono un prezzo elevato.<br />

Attorno agli anni ’93 – ’94 la Stax cominciò a soffrire di problemi finanziari<br />

e iniziò a concentrarsi solo sulla produzione di cuffie; nel 1995<br />

il tracollo per insolvenza e per disaccordo tra il proprietario Takeshi<br />

Hayashi e la forza lavoro sullo sviluppo dei prodotti. L’anno dopo un<br />

gruppo dei suoi ingegneri e tecnici riprese la produzione delle cuffie<br />

I progetti elettrostatici di Stax sono la sintesi di prove estenuanti effettuate da padre<br />

e figlio Hayashi<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 21


INSIDE<br />

Il Kit EK-1 MK2 (1984) era pensato per chi non volesse spendere molto o per progetti fai-date,<br />

magari in abbinamento a una cassa chiusa per il trattamento dei bassi (efficienza 78 dB).<br />

DALL’ALTO:<br />

I diffusori elettrostatici ESS3A (nella foto) e ELS-6A vennero commercializzati solo in Giappone<br />

con voltaggio a 100V, malgrado qualche coppia sia riuscita ad arrivare anche in Italia.<br />

Gli ELS-F83 (1983) rinnovati in F83X (1989) erano il modello medio con cornice in legno<br />

ed efficienza 80 dB.<br />

continuando sino al 1997, anno in cui una parte delle quote societarie<br />

vennero acquisite dalla Cinese Edifier Technology Co. (costruttori di casse<br />

acustiche). Nel 2011 la stessa società ha comprato la rimanenza delle<br />

quote arrivando al 100% della proprietà. Al momento dell’acquisizione la<br />

forza lavoro della Stax era scesa a circa 12 persone ed era reduce da uno<br />

stress finanziario dovuto alla progettazione e sviluppo della cuffia SR-009<br />

(è comprensibile che lo studio per migliorare prodotti d’alta tecnologia<br />

richieda finanziamenti ingenti); a quel punto gli amanti del suono Stax<br />

iniziarono a preoccuparsi e ci volle una circolare del General Manager<br />

di Edifier per calmare le acque, dove si specificava che la produzione e la<br />

progettazione sarebbe rimasta in Giappone e che Edifier avrebbe soltanto<br />

fornito il materiale per i diaframmi. Ritengo che questa dichiarazione non<br />

potrà valere indefinitamente: è possibile che la progettazione rimanga<br />

in Giappone a cura di ingegneri che possono vantare una esperienza<br />

acquisita sin dalle origini ma pensare che la produzione rimanga per<br />

sempre in Giappone, dove il costo orario è nettamente superiore a quello<br />

cinese, è pura utopia. Fino a oggi è rimasto lo status quo ma sono molti<br />

i problemi che il gruppo Edifier dovrà affrontare: dalla presenza di una<br />

rete vendita costituita in alcuni casi da distributori erratici e poco incisivi<br />

al fatto che dopo anni di gregariato, complice il rilancio del settore, altre<br />

case costruttrici che si dedicano all’ascolto in cuffia hanno progettato<br />

prodotti che, pur utilizzando sistemi non elettrostatici, si sono avvicinati<br />

o hanno eguagliato quelli Stax. La sfida è aperta e se nel 2018 Stax<br />

ha celebrato i suoi ottant’anni di vita c’è da ben sperare che almeno la<br />

sezione cuffie di questa gloriosa casa possa raggiungere il centenario!<br />

La perdita maggiore, però, è data dai due capostipiti, fondatore e ingegnere,<br />

Naotake e Takeshi Hayashi, tecnici di livello assoluto la cui mancanza<br />

dal mercato ha lasciato un vuoto incolmabile.<br />

Infine, laddove è auspicabile che non vi sia una vera fine, vorrei citare una<br />

frase dedicata alla musica che Shakespeare cita nel Mercante di Venezia;<br />

forse è poco attinente al soggetto di questo articolo ma accomuna tutti<br />

noi amanti della musica: “Colui che non può contare su alcuna musica<br />

dentro di sé e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni<br />

dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina:<br />

i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte e i suoi affetti tenebrosi<br />

come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile”.<br />

22 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


INSIDE<br />

di Francesco Bonerba<br />

Musica nuova per<br />

le nostre orecchie<br />

Si chiamano Bardamù, sono due fratelli calabresi ma da vent’anni girano il mondo, con New York<br />

come campo base. Alchimisti della musica “da strada”, hanno inventato lo Stray Bop, stile che ha già<br />

conquistato i jazz club più importanti di Manhattan.<br />

Hanno cucinato per anni la propria musica, aggiungendo<br />

ingredienti Paese dopo Paese, incontro dopo incontro, sensazione<br />

dopo sensazione; alla fine, hanno “sfornato” un<br />

nuovo linguaggio musicale che rispecchia le loro passioni, che fonde<br />

Jazz e Hip Hop, il movimento del BeBop anni Quaranta e lo stile di vita<br />

“stray” (girovago), condensando tutto nel loro nuovo disco, Stray Bop,<br />

disponibile anche in vinile nei negozi e ordinabile sulle pagine Facebook<br />

e Instagram del duo. Ginaski Wop (batteria, percussioni, sampler,<br />

voce) e Alfonso Tramontana (pianoforte, tastiere, sintetizzatore e voce)<br />

ci raccontano senza filtri la propria invenzione, trascinandoci in un<br />

viaggio “on the road” dalla imprevedibile e cangiante colonna sonora.<br />

Partiamo dal principio: com’è nato il vostro sodalizio artistico,<br />

quando hanno preso forma i Bardamù e perché avete<br />

scelto di chiamarvi così.<br />

Alfonso: Il nostro sodalizio si è concretizzato ovviamente in modo<br />

molto naturale, siamo cresciuti con la musica. Io ho iniziato a suonare<br />

il pianoforte, Ginaski invece suonava la batteria, abbiamo iniziato sin<br />

da piccoli a sperimentare cose insieme. I primi concerti che abbiamo<br />

fatto erano prettamente di musica jazz, spesso ci esibivamo in due.<br />

Ognuno ha sempre avuto i suoi interessi per cui andando avanti abbiamo<br />

combinato le rispettive esperienze. Insieme siamo andati a vivere<br />

a L’Avana, dove abbiamo affinato e potenziato alcune caratteristiche<br />

della nostra musica fino poi ad arrivare allo Stray Bop e all’esperienza<br />

americana.<br />

Ginaski: Riguardo al nome, lo abbiamo rubato a Louis-Ferdinand<br />

Céline, Bardamu è infatti il protagonista di un romanzo, Viaggio al<br />

termine della notte; il libro ci ha affascinato moltissimo e con il personaggio<br />

condividiamo molte affinità caratteriali. Così abbiamo deciso<br />

di impreziosire il nostro progetto rubando il nome a Céline, che oltre<br />

essere uno scrittore era anche appassionato di musica, che suonava,<br />

danza classica e Opera.<br />

Come funziona il vostro processo artistico? Vi trovate sempre<br />

d’accordo su tutto?<br />

G: È tutto abbastanza naturale. Talvolta capita che Alfonso scriva<br />

per intero una traccia o viceversa, altre volte Alfonso fa la musica e io<br />

scrivo il testo, o viceversa. Di base i compiti si dividono realmente nella<br />

fase di arrangiamento: io mi occupo dell’arrangiamento ritmico, lui<br />

di quello armonico. Se nelle tracce si sentono archi o fiati, in genere è<br />

opera di Alfonso. Per la stesura dei brani non seguiamo una struttura<br />

standard. Se invece c’è un progetto più ampio, magari partiamo da<br />

un concetto. Nel caso di Stray Bop avevamo strutturato a monte, un<br />

po’ come fosse un libro, la storia che avrebbe dovuto seguire l’album,<br />

24 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


INTERVISTA BARDAMÙ<br />

lasciandoci però liberi di costruire individualmente cose da assemblare<br />

successivamente una volta entrati in studio.<br />

Il vostro primo album è nato in<br />

modo casuale in un club a New<br />

York: qual è l’aspetto che più vi ha<br />

entusiasmato/divertito di questo<br />

lavoro e quello che secondo voi lo<br />

contraddistingue dall’offerta musicale<br />

attuale?<br />

A: La cosa che più mi ha appassionato<br />

è stata la libertà, grazie al nostro studio<br />

mobile, di riprendere il suono come lo desideravamo,<br />

di lavorare in prima persona<br />

su specifiche sonorità, riverberi e missaggio.<br />

Ovviamente è sempre entusiasmante<br />

trovarsi poi, ad esempio durante la fase di masterizzazione, negli studi<br />

Abbey Road di Londra per finalizzare tutto il materiale. È stato un lavoro<br />

che mi ha dato fortissime sensazioni. Non è stato divertente perché<br />

quando faccio musica mi appassiono e la passione è intrinsecamente<br />

legata a una certa dose di sofferenza, che mi impedisce di divertirmi<br />

completamente. Relativamente a una particolarità, la prima che mi<br />

viene in mente è che si tratta di un disco suonato per cui anche quando<br />

ci sono dei campioni sono realizzati su tracce prima realmente suonate<br />

e poi campionate in analogico.<br />

G: Se ci muoviamo a ritroso osservando il lavoro di altri artisti,<br />

quest’album potrebbe anche non rappresentare un’innovazione: se<br />

ascoltiamo le ultime produzioni di Miles Davis fino agli anni Ottanta,<br />

ad esempio, già troviamo dei suoi tentativi di mescolare la propria<br />

musica alle sonorità Hip Hop della nascente cultura Urban. Stessa cosa<br />

hanno fatto Herbie Hancock o Guru nei suoi album Jazzmatazz. Nel<br />

nostro caso, come diceva Alfonso, la particolarità è che tutto quello che<br />

si sente è suonato dal vivo. Nel caso di Stray Bop, ad esempio, dove<br />

c’è DJ Ooo Child che ha realizzato<br />

il bip della batteria, quel bip proviene<br />

da una batteria live che io ho<br />

suonato e che poi lui ha “sporcato”<br />

tramite dei campionatori analogici,<br />

mettendo poi a loop quello che<br />

abbiamo realizzato insieme. Noi<br />

non trattiamo l’Hip Hop come<br />

qualcosa di estraneo al Jazz: non<br />

è un disco di Jazz con sfumature<br />

Hip Hop e non è un disco Hip Hop<br />

con interventi Jazz. Noi crediamo<br />

che l’Hip Hop sia una naturale<br />

evoluzione del Jazz. Autori della<br />

Beat Generation come Jack Kerouac<br />

e Allen Ginsberg si definivano<br />

poeti Bop, parlavano di BeBop in<br />

quanto letteratura. Secondo noi<br />

l’Hip Hop consente, grazie al rap,<br />

di fare letteratura BeBop, perché<br />

si ragiona in termini di velocità del<br />

“Non si tratta di un collage tra Jazz<br />

e Hip Hop, semmai di un Décollage,<br />

come i manifesti di Mimmo Rotella,<br />

che una volta strappati rivelavano<br />

la “memoria” che si celava<br />

sotto le immagini. Lo Stray Bop<br />

è un linguaggio prima d’ora mai<br />

sperimentato sotto questa forma.”<br />

testo, di ritmo all’interno delle parole. Se finora erano state fatte delle<br />

sperimentazioni tra questi due linguaggi, noi forse siamo riusciti a<br />

trattarli come un unico linguaggio omogeneo, suonando tutto dal vivo<br />

dall’inizio alla fine.<br />

La creazione dello “Stray bop”,<br />

stile musicale che ha per l’appunto<br />

l’ambizione di essere un nuovo<br />

linguaggio e movimento culturale,<br />

è stata premeditata o frutto inaspettato<br />

degli eventi?<br />

G: È una cosa che cerchiamo di costruire<br />

da molto tempo. Nel 1999 siamo andati a<br />

vivere a L’Avana e già all’epoca, all’interno<br />

del festival del Jazz, sperimentavamo<br />

questo linguaggio. È qualcosa che viene<br />

da lontano, ci appassiona, siamo cresciuti negli anni Novanta, quando<br />

in Italia è esploso l’Hip Hop. Ci siamo così immersi in questo mondo<br />

affascinante, trovandoci da subito affinità con il jazz. Abbiamo iniziato<br />

a lavorarci ma è chiaro che per dar forma a un linguaggio che ti convinca<br />

appieno serve un percorso lungo, durato anni nel nostro caso.<br />

Parole e musica, jazz, hip hop, BeBop: la contaminazione<br />

tra linguaggi, epoche e contesti sembra fondamentale per<br />

i Bardamù.<br />

A: Questo è il motivo conduttore della nostra esperienza musicale. Così<br />

come nella vita cerchiamo di conoscere al meglio noi stessi, in musica<br />

si cerca di trovare il proprio suono: si comincia da quando si è bambini,<br />

con le scale e gli arpeggi, ma la svolta avviene quando dopo aver a<br />

lungo cercato ci si riconosce in certe note suonate in un certo modo.<br />

Cuba, Barcellona, Madrid, New York: essere nomadi, “cittadini<br />

del mondo”, è stata una conseguenza della vostra<br />

musica o un elemento che l’ha<br />

caratterizzata?<br />

G: Il partire in continuazione,<br />

l’essere sempre in giro è probabilmente<br />

dettato da una condizione<br />

interiore, e allo stesso tempo i<br />

viaggi chiaramente ti influenzano.<br />

È come una pentolaccia che cuoce<br />

a fuoco lento e dentro cui pian piano<br />

aggiungi nuove spezie: il sapore<br />

che tirerai fuori (o il suono) si arricchisce<br />

viaggio dopo viaggio, incontro<br />

dopo incontro. Mi viene in<br />

mente il film di Spike Jonze, Her,<br />

quando il protagonista, Joaquin<br />

Phoenix, parla del sentimento e<br />

della memoria paragonandoli a<br />

un hard disk: ogni informazione<br />

che incontriamo sul nostro cammino<br />

ci contaminerà per sempre<br />

andando ad arricchire e modifica-<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 25


INSIDE<br />

re il nostro vissuto, il nostro linguaggio, il nostro modo di pensare e<br />

vedere la vita. Stessa cosa accade con i suoni dei Paesi che abbiamo<br />

visitato nel corso degli anni.<br />

Stray Bop: un progetto del genere sarebbe stato possibile<br />

in Italia? Quali sono le differenze tra lo scenario italiano e<br />

quello americano?<br />

A: Grazie al nostro studio mobile avremmo senz’altro potuto registrare<br />

anche in Italia. Ma non avremmo avuto la stessa tipologia di<br />

ispirazione di quel contesto, l’energia peculiare dei luoghi, le sonorità<br />

di interpreti che respirano quell’atmosfera come Marianne Solivan,<br />

il cui jazz è senza dubbio meno impregnato di grammatica rispetto a<br />

chi l’ha studiato in conservatorio.<br />

G: Il rischio che avremmo corso realizzando il disco in Italia sarebbe<br />

stato quello di un lavoro pieno di featuring. Mentre in America i contatti<br />

tra artisti nascono in modo molto naturale, in Italia è più complicato,<br />

tant’è che l’unico featuring italiano del disco è con Tormento. Le<br />

differenze tra i due scenari alla fine non sono moltissime, fatto salvo<br />

che in America se fai un concerto trovi una maggiore predisposizione<br />

da parte dei proprietari dei club a relazionarsi con gli artisti, c’è più<br />

rispetto nei confronti dell’arte. Il Italia, spesso, i musicisti devono<br />

sopportare atteggiamenti svilenti quando vanno a suonare nei club.<br />

E poi il pubblico: in America le persone accettano la musica come una<br />

professione e non lo considerano un divertimento fine a sé stesso; chi<br />

va ad ascoltare un concerto, quindi, sa che deve pagare un biglietto,<br />

sa che deve avere attenzione nei confronti di ciò che accade sul palco.<br />

In Italia nella maggior parte dei casi l’arte e la musica in particolare<br />

vengono visti come una forma di intrattenimento televisivo dove<br />

tutti si sentono in diritto di dire la propria, pur non avendo spesso<br />

le competenze necessarie per farlo. Quando alla domanda “Cosa fai<br />

nella vita?” rispondi “Il musicista”, spesso poi ti senti dire “E come<br />

mestiere vero?”.<br />

Bardamù e il cinema: le colonne sonore che più vi hanno<br />

influenzato e i film ai quali vi piacerebbe prestare la vostra<br />

musica.<br />

A: Sicuramente quelle della trilogia de Il Padrino e di Rocky. Poi<br />

trovo bellissimo il motivo di James Bond: già dalle prime note ti fa<br />

entrare nel film. Le colonne sonore hanno influenzato moltissimo il<br />

nostro modo di fare musica.<br />

G: A differenza di altri artisti, i nostri modelli provengono prevalentemente<br />

dalla letteratura e dal cinema. Siamo entrambi appassionati di<br />

alcuni registi: Spike Lee, Martin Scorsese, Marco Ferreri, Francesco<br />

Nuti, Sofia Coppola, Spike Jonze. Nei film della Coppola, ad esempio,<br />

come Somewhere o Lost in translation, l’impatto visivo è così forse<br />

che si potrebbe fare a meno dei dialoghi, le immagini acquisiscono<br />

naturalmente un suono e una musicalità in grado di trasmettere il<br />

messaggio voluto al pubblico. Se riuscissi a scrivere per Spike Lee<br />

penso che il giorno seguente potrei anche ritirarmi! Sono tante le<br />

opere in cui il regista di Brooklyn ha omaggiato il Jazz, la cultura<br />

Urban, l’Hip Hop; mi vengono in mente Mo’ Better Blues, Fa’ la cosa<br />

giusta e Clockers. Comporre per autori di questo calibro, che riescono<br />

a raccontare tematiche intense con le sole immagini, sarebbe meraviglioso.<br />

Quello tra musica e cinema è il connubio perfetto.<br />

Avete mai pensato di declinare o ampliare il vostro progetto<br />

con un libro?<br />

G: Come detto, amiamo il mondo della letteratura e dell’audiovisivo<br />

e l’idea di coniugare entrambi ci appartiene senz’altro. In passato<br />

abbiamo fatto dei tour in alcuni teatri off e club in cui univamo il<br />

reading di alcuni testi scritti da noi alla musica; in Stray Bop, poi, c’è<br />

un intermezzo recitato che altro non è che una poesia scritta da noi<br />

e interpretata da Michael Imperioli (vincitore di un Emmy e con una<br />

nomination ai Golden Globe, ndr.). L’idea di un libro accompagnato<br />

da un CD è un’idea che coltiviamo già da un po’ di tempo, bisogna solo<br />

trovare le condizioni produttive ideali.<br />

La vostra più grande ambizione e un sogno nel cassetto che<br />

vorreste realizzare nel 2020.<br />

A: Personalmente ho l’abitudine a non fare le cose con il fine di raggiungere<br />

chissà quale risultato. La mia ambizione è di continuare a<br />

produrre musica tentando di avere sempre rispetto di me stesso e di<br />

ciò che mi piace fare. Stiamo lavorando a un progetto di concerti live,<br />

soprattutto negli Stati Uniti, vediamo cosa ne viene fuori.<br />

G: Nel 2020 torneremo a Brooklyn con dei concerti. Ci piacerebbe<br />

poter presentare Stray Bop anche in Italia, che è il posto dove paradossalmente<br />

abbiamo lavorato di meno - non abbiamo mai suonato<br />

neanche in un festival del Jazz! Dalle interviste che stiamo facendo,<br />

però, e anche sulla base delle poche esperienze live, ci siamo resi conto<br />

che c’è un grande interesse attorno al progetto. Purtroppo, finora una<br />

serie di elementi hanno impedito una nostra attività continuativa qui<br />

a casa, speriamo che qualcosa in futuro cambi. Per ora è in distribuzione<br />

anche la versione in vinile dell’album, alla quale teniamo in<br />

particolar modo.<br />

26 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


INSIDE<br />

de Il Tremila<br />

La TV ha sempre<br />

bisogno dell’audio,<br />

non il contrario!<br />

Guardate l’immagine promozionale che apre questo articolo. Non vi pare che manchi qualcosa? Eh già: l’audio<br />

è riprodotto forse dallo Spirito Santo... Sembra che non sia indispensabile per ricreare la giusta atmosfera alle<br />

immagini o, più probabilmente, ancora una volta se ne è trascurata l’importanza…<br />

Complice l’obbligo di permanenza all’interno dell’abitazione<br />

domestica, sono tornato ad accendere la TV con<br />

una certa frequenza per scoprire che… non ci capisco<br />

niente! Non si tratta di mancanza critica nella comprensione del<br />

palinsesto, o magari di una cattiva predisposizione per la fiction,<br />

i talk o altro ancora: in TV non si capisce niente perché non si<br />

sente niente o, a dire il vero, più che non sentire niente si sente<br />

talmente male da far passare ogni fantasia, che si tratti di un film<br />

(a prescindere dalla buona o cattiva colonna sonora in origine)<br />

o di un telegiornale. E se provi ad alzare il volume per cercare di<br />

ascoltare meglio... non succede niente (perché entra in funzione<br />

il compressore visto che i minuscoli altoparlanti della TV proprio<br />

non ce la fanno a erogare livelli sonori maggiori!).<br />

Lo spettacolo cinematografico, lo sappiamo, è un mélange di<br />

grandi e belle immagini e ottimi e realistici suoni. Nell’ambito<br />

domestico la riproposizione di questa formula, risolto da tempo<br />

il problema delle dimensioni (oggi schermi che un tempo sarebbero<br />

stati considerati “grandi” non vengono nemmeno presi in<br />

considerazione nei cataloghi delle aziende), nel suo permanente<br />

inseguimento della realtà da un lato, dell’evento cinematografico<br />

dall’altro, continua a mancare di un prezioso elemento, l’audio,<br />

che ne completa una riproduzione realistica e dunque convincente,<br />

in quella “mission impossible” simile a quella dell’alta fedeltà<br />

che è al tempo stesso un ossimoro e un sogno da tempo perseguito.<br />

Anzi, nel moderno focolaio domestico - così venne etichettato<br />

il televisore in un tempo in cui “se un albero cade in una foresta e<br />

28 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


L’AUDIO VIDEO COME DICO IO<br />

non è ripreso in televisione l’albero è realmente caduto?” (Percy<br />

Tannenbaum) - paradossalmente l’audio è peggiorato non poco,<br />

complici proprio gli avvenenti schermi ultra piatti, che nella cura<br />

dimagrante del loro spessore hanno dimenticato di trovare spazio<br />

per gli altoparlanti. Peccato che proprio la dimensione della<br />

profondità sia una ragion d’essere per gli altoparlanti, chiamati<br />

al compito di riprodurre la parte audio di un programma, a<br />

meno di non poter travalicare le umane leggi della fisica!<br />

Se si escludono gli altoparlanti elettrostatici<br />

(però molto costosi da realizzare e con<br />

qualche problema nella porzione delle<br />

basse frequenze), ci hanno provato<br />

tutti e un tempo qualcuno quasi<br />

ci riuscì (NXT) ma poi no.<br />

Così, nel rapporto con la<br />

TV l’audio è l’elemento<br />

ciclicamente mortificato<br />

e poi esaltato: il<br />

sonoro nel cinema ne<br />

rappresentò il salto di<br />

qualità ma pochi anni<br />

dopo, durante la grande<br />

depressione del 1929, fu<br />

l’oggetto dei primi tagli da<br />

parte dell’entertainment alla ricerca<br />

di risparmi sul “superfluo”. “Ripescato” da George Lucas (Star<br />

Wars, 1977) e trionfalmente parte essenziale della proposta cinematografica<br />

da lì ad oggi, al punto che le star musicali sono<br />

diventate famose nel cinema alla stregua dei grandi maestri d’orchestra<br />

degli anni ’20 (quando venivano pagati più degli attori),<br />

l’ingresso della colonna sonora nell’esperienza audiovisiva<br />

domestica non ha potuto più essere procrastinata con la nascita<br />

dell’Home Theater che le aziende elettroniche hanno trasformato<br />

in una sorta di sentina dell’audio, tentando di perseguire il sogno,<br />

laddove possibile, di realizzare un sistema prima a 5 canali, poi<br />

a “n” canali allo stesso prezzo dello stereo (e perché mai? Ah già,<br />

basta abbassarne immensamente la qualità!). Sarà anche per questo<br />

(o forse più perché è davvero un’utopia pensare che laddove non<br />

sono bene accetti i due canali stereo ne possano entrare 5/7/12/n...)<br />

che l’Home Theater, con le eccezioni delle sale realizzate ad hoc,<br />

non ha preso piede all’interno del salotto domestico? Con un incredibile<br />

ritardo il mercato si è accorto di essersi infilato in un<br />

vicolo cieco (la TV con lo schermo piatto non si sente, il sistema<br />

HT non è proponibile e suona male) ed è corso ai ripari, almeno<br />

in parte, con una nuova tipologia di prodotto, le soundbar, anche<br />

se sarebbe più onesto offrire ineludibilmente una TV, tanto più se<br />

di grande schermo, unicamente in bundle con una soundbar: da<br />

solo suona talmente male da risultare enormemente distante dallo<br />

spettacolo audiovisivo che ci si attende con un prodotto costoso e<br />

che deve essere buono, ma buono lo è solo con un ottimo audio<br />

(percepiamo la realtà che ci circonda con gli occhi ma le orecchie<br />

sono immediatamente al secondo posto).<br />

Peccato che, udite, udite, anche le prime soundbar suonassero<br />

male! Dobbiamo ringraziare le nuove modalità di fruizione<br />

dell’audio, quelle per certi versi avvenute “nostro malgrado” (nel<br />

noi si intende il mondo dell’Hi-Fi e al contempo quello delle grandi<br />

multinazionali consumer coinvolte nella produzione delle TV) e<br />

la necessità on the fly di trasporre le istanze della generazione M<br />

(M per movimento) all’interno del focolaio domestico. Il Bluetooth<br />

per connettersi, una qualità audio ancorché minima per ascoltare<br />

in casa i contenuti musicali e non a bordo degli smartphone.<br />

A questo si aggiunge ora un fatto nuovo, in parte conseguente a<br />

quanto già avvenuto e che in sintesi possiamo intendere come un<br />

riavvicinamento del mondo del due canali. Nell’arco del tempo si<br />

sono sostanzialmente identificate due linee di pensiero in materia:<br />

da un lato quella che nasce dalla convinzione che, considerando<br />

la scadente qualità dell’audio della TV in generale, è già un grosso<br />

passo in avanti offrire una catena a due canali di qualità, edificandola<br />

insieme al televisore; l’altra prevede di separare, al limite<br />

anche nello stesso ambiente, quanto serve per l’audio del video e<br />

ciò che attiene la musica.<br />

L’introduzione del collegamento HDMI ARC consente la trasmissione<br />

di contenuti audio e non ad alta risoluzione con un facile<br />

collegamento tra dispositivo audio e TV; è stata salutata con entusiasmo<br />

da alcuni costruttori che intravedono in questo matrimonio<br />

una opportunità che, al di là delle possibili critiche di lesa maestà,<br />

apre un capitolo nuovo per l’impianto Hi-Fi all’interno dell’intrattenimento<br />

domestico. Va ricordato che mentre la televisione ha<br />

tassi bulgari di penetrazione nelle abitazioni, l’alta fedeltà molto<br />

meno. Sonos Amp, Moon 390, Bryston BDA-3.14 (tutti dispositivi<br />

già provati incluso quest’ultimo, presente sul numero che state<br />

leggendo di <strong>SUONO</strong>) sono lì a testimoniarlo e vanno analizzati<br />

anche alla luce di quanto qui asserito...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 29


SELECTOR<br />

di Paolo Corciulo<br />

Con più di 5 miliardi di<br />

euro di fatturato (metà<br />

del quale ottenuto direttamente<br />

nel paese d’origine)<br />

e un organico di circa 75.000<br />

dipendenti, la multinazionale<br />

cinese di Shenzhen è al terzo<br />

posto nel mercato mondiale<br />

dei televisori (dove è uno dei<br />

pochi marchi a produrre i pannelli<br />

dei propri TV e da tempo<br />

ha stretto una partnership con<br />

Thompson), mentre nel settore<br />

degli smartphone, con l’acquisizione<br />

di Alcatel, i risultati<br />

arriveranno...<br />

Eppure TCL (acronimo che<br />

sta per The Creative Life) è un<br />

marchio per noi pressoché sconosciuto,<br />

se non ché, è troppo<br />

semplice scommetterci, il piano<br />

soprannominato “Dragone e<br />

Tigre” (l’obiettivo è individuare<br />

due settori in cui TCL possa<br />

competere a livello mondiale<br />

- Dragoni - e tre settori in cui<br />

essere leader nel mercato cinese<br />

- Tigri) colmerà a breve questa<br />

lacuna. L’azienda è stata fondata<br />

nel 1981 iniziando a produrre<br />

per il mercato interno, nel 1985<br />

è diventata società per azioni e<br />

nel nuovo secolo, con il piano<br />

“Dragoni e Tigri” appunto,<br />

ha cominciato a vendere all’estero.<br />

Volendo, dunque, ci sono<br />

già una storicità e uno spessore<br />

aziendale che chiariscono come<br />

il marchio non voglia limitarsi<br />

a essere uno dei tanti enormi<br />

terzisti cinesi a cui ci siamo<br />

abituati ma voglia imporre globalmente<br />

e direttamente il suo<br />

marchio attraverso una politica<br />

aggressiva sia dal punto di vista<br />

dei prezzi che della tecnologia<br />

(quest’ultimo è un caso abbastanza<br />

singolare, perlomeno<br />

DIFFUSORI<br />

TCL TS9030<br />

Prezzo: € 399,00<br />

Dimensioni (lxaxp in cm): soundbar (105 x 5,6 x 11)<br />

subwoofer (24 x 42 x 24)<br />

Peso (Kg): soundbar (2,6) - subwoofer (5,5)<br />

Distributore: TCL<br />

www.tcl.com/it/it.html<br />

Tipo: soundbar Caricamento: bass reflex N. vie: 3.1 Potenza<br />

(W): 4 x 30 Altoparlanti: 1 tw-mid da 2,5”ellittico, 2 larga banda,<br />

1 sub da 16.5 cm wireless Note: display LED, regolazione bassi<br />

e alti. Compatibile Dolby Digital / Dolby Digital Plus / Dolby<br />

TrueHD / Dolby Atmos. Ingressi HDMI, HDMI ARC, USB, ottico,<br />

Bluetooth.<br />

SUL CAMPO<br />

30 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

per i<br />

prodotti<br />

provenienti dalla<br />

Cina): la società è capofila nello<br />

sviluppo del 4K e offre in molti<br />

casi soluzioni originali. Dal<br />

2018 le attività internazionali<br />

di TCL Electronics hanno assunto<br />

una importanza rilevante<br />

e il fatturato della società al di<br />

fuori della Cina è aumentato<br />

del 27%. In particolare in Europa<br />

il volume delle vendite<br />

è cresciuto del 43,1% su base<br />

annua: Francia, Germania, Italia<br />

e Spagna sono le aree dove<br />

l’incremento è stato maggiore.<br />

Manca ancora qualcosa, però,<br />

per rendere mediatico il marchio,<br />

almeno qui in casa nostra:<br />

un lavoro per gli strateghi del<br />

marketing che, comunque,<br />

hanno deciso di affrontare il<br />

mercato italiano con una certa<br />

verve. Ecco la ragione per<br />

cui un prodotto originale dal<br />

punto di vista tecnico e da<br />

poco presentato al mercato<br />

ha fatto il suo sbarco nelle<br />

redazioni dei media italiani<br />

prima ancora che fosse commercializzato<br />

(poi il Coronavirus<br />

ha fatto il suo...). Si<br />

tratta del sistema soundbar<br />

+ subwoofer TS9030 (rinominato<br />

chissà perché Ray-<br />

Danz) che utilizza una configurazione<br />

3.1 basata su un<br />

originale caricamento degli<br />

altoparlanti a bordo della<br />

soundbar: uno emette direttamente<br />

verso l’ascoltatore<br />

e funge da<br />

canale centrale e altri due, uno<br />

ad ogni lato del mobile, emettono<br />

attraverso una linea array<br />

verso i lati dell’ascoltatore. L’unità<br />

è collegata via Bluetooth a<br />

un subwoofer privo di qualsiasi<br />

regolazione se non il tasto per<br />

l’eventuale pairing con l’unità<br />

centrale, che avviene comunque<br />

in automatico: per i settaggi<br />

si opera via telecomando<br />

visto che sul pannello superiore<br />

della soundbar sono presenti<br />

solo i comandi essenziali.<br />

Proprio il collegamento wireless<br />

tra le due unità (e l’originalità<br />

di proporlo a un prezzo<br />

basso) è una delle buone ragioni<br />

per consigliare il sistema<br />

TCL o, anzi, è una condizione<br />

Il telecomando è realizzato con buoni materiali e garantisce una piacevole sensazione<br />

al tocco. L’intervento dei comandi però non è particolarmente preciso.<br />

sine qua non per introdurre un<br />

sistema di questo tipo nel proprio<br />

salotto, almeno a parere di<br />

chi scrive: il 5.1 ha fallito, perlomeno<br />

all’interno delle abitazioni<br />

domestiche tipo (discorso<br />

diverso vale in ambienti adibiti<br />

ad hoc), proprio per l’alto grado<br />

di intrusione rappresentato da<br />

cavi e diffusori utilizzati (per il<br />

WAF due sono troppi, immaginarsi<br />

cinque o più!). Anche le<br />

dimensioni contenute (perlomeno<br />

in altezza e profondità)<br />

del sistema, come e più della<br />

riduzione dei collegamenti, ne<br />

favoriscono l’armonizzazione<br />

con l’ambiente, tipicamente il<br />

salotto, in cui andrà collocato il<br />

sistema: in questo senso anche<br />

le proporzioni del subwoofer,<br />

un cubotto sviluppato in altezza,<br />

si rivelano “armoniche”.<br />

Personalmente, ero alla ricerca<br />

di un sistema di diffusione<br />

audio che tra le altre caratteristiche<br />

potesse da un lato<br />

adattarsi alla mia TV da 60<br />

pollici e dall’altra essere sistemato<br />

all’interno di un ripiano<br />

della libreria (tramite staffe la<br />

soundbar può essere collocata<br />

anche a parete): il Ray-Danz<br />

si è rivelato ideale proprio in<br />

funzione delle sue esigenze, in<br />

particolare la soundbar, per via<br />

del ridotto sviluppo in altezza.<br />

La particolare soluzione<br />

di emissione, inoltre,<br />

al contrario di altri<br />

sistemi non penalizza<br />

l’emissione laterale laddove<br />

il posizionamento in libreria<br />

potrebbe far interagire<br />

l’emissione con le pareti. Naturalmente<br />

questo vale se, come<br />

nel caso della Ray-Danz, una<br />

soluzione del genere non limita<br />

eccessivamente (in particolare<br />

nel preset cinema) la creazione<br />

di un palcoscenico avvolgente<br />

dove, nel caso della Ray Danz,<br />

gli effetti sonori se non proprio<br />

esaltanti sono comunque ben<br />

percepibili, sia con il surround<br />

inserito che senza! La pletora di<br />

collegamenti possibili (HDMI,<br />

HDMI ARC, ottico...), questi sì<br />

via cavo, hanno consentito un<br />

collegamento privo di insidie,<br />

facilissimo (sul retro dell’apparecchio<br />

c’è un coperchio<br />

asportabile per accedere alle<br />

connessioni che<br />

una volta ritornato<br />

in sede<br />

blocca anche i<br />

cavi in uscita) e<br />

potenzialmente<br />

estremamente<br />

versatile. Si aggiunga<br />

la presenza del Bluetooth<br />

per un ascolto musicale<br />

momentaneo: si, lo sappiamo,<br />

la qualità è quella che è ma vuoi<br />

mettere poter ascoltare le scelte<br />

di tuo figlio o tuo nipote dal suo<br />

telefonino rispetto a non poterlo<br />

proprio fare? Aggiungerei<br />

che sia in relazione al prezzo,<br />

sia in assoluto, le prestazioni<br />

sonore della Ray-Danz sono<br />

accettabili (perlomeno nella<br />

modalità music) ed è possibile<br />

ascoltare con soddisfazione<br />

stazioni come Radio Swiss o<br />

una delle altre emittenti raggiungibili<br />

con il decoder Sky,<br />

soluzione che, per la sua semplicità,<br />

è la mia prescelta per la<br />

musica di sottofondo quando<br />

ricevo gente a casa! Data la particolare<br />

enfatizzazione del settaggio<br />

audio per il cinema (che<br />

sostanzialmente sposta in secondo<br />

piano il canale centrale a<br />

favore dei due laterali, che così<br />

concorrono significativamente<br />

alla riproposizione degli effetti<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 31


SELECTOR<br />

Lo schema costruttivo della soundbar consente di apprezzare il tipo di caricamento ma anche la natura degli altoparlanti.<br />

sonori relativi al movimento di<br />

oggetti e persone sulla scena)<br />

nel caso di programmi dove<br />

prevale invece il parlato (talk<br />

show, telegiornale...) è indispensabile<br />

e non solo consigliabile<br />

selezionare la modalità<br />

audio “TV” che di fatto annulla<br />

i canali laterali a favore di quello<br />

centrale. Poco significativa,<br />

invece, la modalità boost che<br />

incrementa la resa alle basse<br />

frequenze, che però risultano<br />

già abbondanti se non eccedenti<br />

nell’equilibrio prefissato<br />

tra soundbar e subwoofer<br />

(ricordo che quest’ultimo non<br />

dispone di controlli propri:<br />

quasi costantemente ho effettuato<br />

la regolazione delle<br />

basse frequenze riducendone<br />

l’emissione rispetto allo zero).<br />

Probabilmente questa modalità<br />

è pensata per utilizzi della sola<br />

soundbar, cosa che ha poco<br />

senso visto che nella Ray-Danz<br />

i due elementi sono in bundle!<br />

Non è l’unica ingenuità a bordo<br />

del prodotto; l’inserimento dei<br />

quattro differenti effetti stereo,<br />

ad esempio, è sequenziale secondo<br />

una sola direzione: per<br />

tornare dunque al settaggio<br />

precedente a quello in uso occorre<br />

percorrerli tutti! Ancor<br />

più fastidioso è il fatto che non<br />

esistendo uno stand-by né un<br />

pulsante di accensione, il sistema<br />

si spenga automaticamente<br />

quando per un certo lasso di<br />

tempo non ha percepito sollecitazioni<br />

sonore. Peccato che<br />

la routine di caricamento del<br />

software (che si attiva quando<br />

il sistema si riaccende) richieda<br />

20 interminabili secondi,<br />

così che se si vede un film a<br />

spizzichi e bocconi, ogni volta<br />

occorre far fronte una pausa<br />

non prevista! Se si eccettuano,<br />

però, questi due difetti e se si<br />

considera il costo, la Ray-Danz<br />

rappresenta la soluzione ideale<br />

per quanti, come chi scrive,<br />

abbiano deciso di utilizzare<br />

due zone separate per la riproduzione<br />

della musica e per<br />

lo spettacolo audiovisivo: in<br />

questo caso i pur presenti limiti<br />

nella ricostruzione di una<br />

scena sonora cinematografica<br />

(peraltro a mio parere a volte<br />

troppo impegnativa) non costituiscono<br />

un ostacolo alla<br />

fruizione piacevole di un film,<br />

anche quelli ricchi di effetti.<br />

La possibilità “di soccorso” di<br />

ascoltare musica è anch’essa<br />

estremamente ben voluta e<br />

insieme alla logistica praticamente<br />

ridotta al minimo fa<br />

balenare, in relazione all’investimento,<br />

l’espressione “ideale<br />

per l’uso previsto”.<br />

Ampia e di qualità la dotazione che prevede un cavo HDMI di ottima fattura, il cavo ottico e le staffe per il montaggio a parete.<br />

32 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

CONVERTITORE<br />

Bryston BDA-3.14<br />

Ormai da tempo la canadese<br />

Bryston ha ringiovanito<br />

il suo look, originariamente<br />

improntato<br />

unicamente ad una serietà<br />

spartana e all’ approccio<br />

professionale (anche nel<br />

senso di rivolgersi primariamente<br />

ai professionisti<br />

della riproduzione musicale)<br />

quasi lunare: se rimane<br />

l’invitante e rassicurante<br />

garanzia ventennale (per<br />

amplificazioni e diffusori),<br />

l’opera di restying ha<br />

preso al balzo la generazione<br />

digitale (music for a<br />

generation, recita lo slogan)<br />

per offrire di Bryston<br />

un’altra faccia di se.<br />

Allo stato attuale la casa<br />

canadese annovera ben<br />

9 prodotti dedicati al digitale<br />

come chiaramente sintetizzato<br />

nell’area ad essi dedicati del<br />

nuovo sito anch’esso oggetto di<br />

restyling rispetto alla precedente<br />

versione... “ottocentesca”! Per<br />

fare questo Bryston ha fatto delle<br />

precise scelte strategiche non disdegnando<br />

di utilizzare elementi<br />

di terze parti (pur rivendicando<br />

con orgoglio il “made in...”) e si è<br />

affidata ad un approccio modulare<br />

nelle elettroniche con particolare<br />

attenzione per le sezioni<br />

funzionali e le parti più soggette<br />

a danneggiamenti, ingegnerizzate<br />

allo stato dell’arte in quanto<br />

a cablaggi, il che consente una<br />

grande e semplice possibilità di<br />

sostituzione delle parti ma anche<br />

un eventuale up grade o, come nel<br />

caso dell’apparecchio in prova,<br />

qualche cosa di più. Esiste infatti<br />

un trait d’union che lega il BDA-1<br />

al BDA-2 e al BDA-3 e quel “filo”<br />

è ancor più solido nel recente<br />

BDA-3.14 che è di fatto l’unione<br />

del convertitore D/A BDA-3 e del<br />

BDP-π (entrambi tutt’ora in catalogo),<br />

pur costando meno della<br />

somma dei due. Così il BDA-3.14<br />

ripropone l’ormai consueta diatriba<br />

sui limiti delle classificazioni<br />

attuali: un pre, un convertitore o<br />

uno streamer? Per fortuna la<br />

mancanza di una uscita cuffia elimina<br />

l’ulteriore punto interrogativo<br />

ma è al tempo stesso in parte<br />

rivelatrice. Perché se ci si chiede<br />

a chi è destinato un apparecchio<br />

di questo tipo (il che risponde<br />

anche alla domanda: “perché<br />

Bryston avendo già un dac e uno<br />

streamer li riunisce in un terzo<br />

apparecchio?”) e si immagina<br />

l’utente più lontano dall’ascolto<br />

in cuffia, è plausibile immaginare<br />

che lo sia il telespettatore!<br />

Una crescente e razionale domanda<br />

di audio a due canali di<br />

qualità adatto alla tv (vedi nelle<br />

pagine precedenti) e la presenza<br />

di ben 4 collegamenti HDMI (di<br />

cui anche l’HDMI eARC già visto<br />

a bordo di Sonos e Moon) sono<br />

buoni indizi in merito. Sulla carta<br />

la qualità della eHDMI potrebbe<br />

essere alta, ma lo stream viene ancora<br />

fatto meglio con gli streamer.<br />

Certo, viene facile collegare una<br />

Chromecast, la Fire TV, o un’altra<br />

periferica che veicola nell l’HDMI<br />

un segnale audio di ottima qualità<br />

e valore artistico, tuttavia, a prescindere<br />

da concerti live godibili<br />

su schermo e altre cose collegate<br />

al home enterteinment, si tratta<br />

sempre di un servizio meno “raffinato”<br />

rispetto a USB, spdif<br />

o stream puro. Inoltre<br />

Bluray o altri supporti<br />

fisici sono morti; non<br />

verranno sostituiti e<br />

se ciò accadrà chissà<br />

quando e chissà<br />

se l’HDMI così<br />

com’è funzionerà<br />

ancora...<br />

Stimolante il<br />

BDA-3.14 lo è<br />

di per se perché<br />

Prezzo: € 5.515,00<br />

Dimensioni: 43 x 8,6 x 30,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 4Kg<br />

Distributore: Audio Reference<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02-29.404.989 - Fax 02-29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

CONVERTITORE BRYSTON BDA-3.14<br />

Frequenza di campionamento (kHz): 384 / 32 bit e DSD-256<br />

THD (%):


TEST<br />

SI DICE STREAMER, SI PRONUNCIA RASBERRY<br />

La sezione streamer a bordo del BDA 3.14 si basa sullo stesso hardware e<br />

gran parte del software sviluppato per il BDP π che ruota intorno ad una<br />

Raspberry 3 Model B V1.2 e gran parte di software open source dedicato alla<br />

riproduzione di audio ad alta risoluzione e al supporto di servizi streaming e<br />

di condivisione e gestione dei contenuti in rete. Sono state effettuate anche<br />

molte personalizzazioni per quel che riguarda l’interfacciamento con l’hardaware<br />

a valle, in quanto attraverso i controlli a bordo dello streamer è possibile<br />

intervenire direttamente sulla regolazione del volume e sulla selezione degli<br />

ingressi. Dal punto di vista invece prettamente hardware, Bryston ha creato<br />

il supporto fisico per la connessione a pettine da cui prelevare i segnali in<br />

I2S per l’audio e quelli di controlli e per alimentare la scheda. Questa sezione<br />

è stata aggiunta alla scheda già esistente nel BDA3 beneficiando di tutte<br />

le soluzioni di ricezione di filtratura e disaccoppiamento dei segnali che<br />

costituiscono uno dei valori aggiunti dell’azienda, particolarmente sensibile<br />

a certe chicche e soluzioni circuitali che danno risultati tangibili a livello<br />

strumentale e all’ascolto.<br />

riunisce in un tutto in uno gli<br />

aspetti più dirompenti delle nuova<br />

fruizione della musica. Due<br />

sopra gli altri quelli ad elevato<br />

impatto sulla modalità di fruizione<br />

della musica degli appassionati<br />

“di vecchia data”. Il primo è collegato<br />

più al modello più antico<br />

e tradizionale di approcciarsi al<br />

“totem” sopravvalutando perciò<br />

l’hardware e tutto quel che ne deriva;<br />

l’altro è l’effettiva modalità di<br />

fruizione che sta cambiando. Affrontarli<br />

al meglio significa fare<br />

buon uso dell’apparecchio...<br />

Anche perché, totem o non totem,<br />

una delle uscite digitali più<br />

soddisfacenti che abbiamo avuto<br />

il modo di provare nel tempo è<br />

proprio quella usata nelle varie<br />

versioni del BDP in cui, il sistema<br />

di trasmissione era piuttosto<br />

comune, ma l’implementazione<br />

per mano di Bryston con<br />

disaccoppiamento a trasformatori<br />

e cura nei dettagli più squisitamente<br />

elettrici, o per chissà quale<br />

altro motivo noto solo a Bryston,<br />

ha determinato una qualità complessiva<br />

unica nel suo genere. Ed è<br />

per questo motivo per cui, al pari<br />

del quid in più di Bryston nell’ambito<br />

“hardware”, bisogna cercare,<br />

anzi “esigere”, la stessa ricchezza<br />

di risultati nell’abito della fruizione<br />

che fa parte integrante<br />

dell’esperienza d’uso. Quindi la<br />

prima e forse l’unica domanda<br />

che bisogna farsi nel momento in<br />

cui si sceglie un DAC è: “con quale<br />

sorgente abbiamo intenzione<br />

di sfruttarla?”. Con una meccanica<br />

CD? Anche se affascinante,<br />

diciamo che si tratta di una condizione<br />

“superata”, mentre, il collegamento<br />

ad un computer, per<br />

quanto versatile, di fatto costringe<br />

l’utente ad avere un computer<br />

troppo vicino all’impianto. La<br />

soluzione di “trasformare” il DAC<br />

in una sorta di media server, per<br />

quanto attraente, è anche la soluzione<br />

che alla fine comporta<br />

una serie di difficoltà e criticità<br />

che possono rivelarsi fastidiose,<br />

soprattutto se le aspettative del<br />

sistema di riproduzione sono di<br />

altissimo livello.<br />

Il BDB 3.14 diventa un caso studio<br />

proprio per tutto quello che<br />

offre con un incremento di circa<br />

cinquecento euro rispetto alla versione<br />

senza lo streamer a bordo<br />

e senza contare l’incremento di<br />

qualità delle riproduzione e della<br />

fruibilità che in certe condizioni<br />

diventano molto rare! Considerato<br />

che il sistema utilizza un<br />

modulo Raspberry e del codice<br />

open source, qualcuno potrebbe<br />

chiedersi se c’è uno streamer più<br />

a buon mercato, e da un punto di<br />

vista è una domanda lecita ma<br />

analizzando i costi, alla fine, sopratutto<br />

se si vuole ottener un<br />

risultato così ben implementato<br />

come nel BDP3.14, non sono poi<br />

cosi lontani. Prendiamo ad esempio<br />

un modulo ASUS Tinker Board<br />

che ben carrozzato e con un<br />

case in alluminio e un alimentatore<br />

decente può oltrepassare anche<br />

di molto i cento euro; oppure, alzando<br />

molto la posta, con uno dei<br />

sistemi proposti da ALLO, ditta<br />

specializzata nella realizzazione<br />

di steamer e accessori dedicati<br />

all’audio, si oltrepassano i 400<br />

Euro con un ottimo dispositivo<br />

di comunicazione e alimentatore<br />

lineare a basso rumore! Due soluzioni<br />

ottime, ma che, oltre ad<br />

non essere così plug ‘n’ play come<br />

quella del Bryston, non controllano<br />

alcune funzioni dell’apparecchio.<br />

E poi sarebbero collegate in<br />

Le uscite analogiche, XLR con<br />

affiancata l’RCA, sono poste ad un<br />

estremo dell’apparecchio, gli ingressi<br />

digitali spdif al centro e dal lato<br />

opposto quelli meno tradizionali: 2<br />

USB indipendenti e i 4 HDMI audio<br />

con l’HDMI out con video passante<br />

fino a 4K. La connessione Ethernet<br />

e le altre sono solo di servizio per il<br />

controllo remoto e l’aggiornamento<br />

dell’apparecchio. Al di sopra<br />

degli ingressi spdif è è presente il<br />

connettore RJ-45 e le quattro USB<br />

della Raspberry.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 35


SELECTOR<br />

La connessione USB utilizza un XMOS 8U6C6<br />

collegato a due prese indipendenti che<br />

consentono l’abbinamento con due sorgenti<br />

che sfruttano tale sistema di comunicazione.<br />

La comunicazione con la sezione DAC<br />

avviene sfruttando appieno la banda ad<br />

alta risoluzione ben oltre i 192kHz.<br />

Gli ingressi HDMI utilizzano la scheda HSR-41.2 della Momentum Data<br />

System realizzata appositamente per estrarre l’audio ad alta risoluzione<br />

da un collegamento HDMI senza perdita di qualità e con un elevato<br />

controllo del jitter. Il plus valore del prodotto è nella accuratezza della<br />

realizzazione e nella manutenzione di un processo che è soggetto alle<br />

variazioni delle policy di protezione di contenuti (HDCP).<br />

Il front end di ricezione dei segnali<br />

spdif utilizza un ricevitore AKM SRC43921<br />

particolarizzante indicato anche per la<br />

soppressione del jiitter. I clock, Oscilent<br />

serie 433, sono ti tipo SMD con jitter a 1 ps.<br />

Le connessioni digitali sono disaccoppiate<br />

galvanicamente a trasformatori. La sezione di<br />

conversione (sotto) utilizza un AKM AK4490E, uno<br />

per ogni canale in modalità differenziale, ed è integrata<br />

nella sezione di uscita poco prima del filtro analogico e dello<br />

stadio di uscita. Il circuito è a componenti discreti di<br />

tipo SMD, compresi i transistor di potenza ON<br />

J44H11 e J45H11 e i condensatori.<br />

USB e non in I2S all’interno del<br />

DAC; certo con la connessione<br />

USB si disporrebbe del pieno supporto<br />

alla riproduzione dei formati<br />

ad alta risoluzione, mentre con<br />

il modulo interno al BDP3.14 c’è il<br />

limite a 192kHz. I risultati, a parità<br />

di condizioni, dai test effettuati<br />

sul campo sono più soddisfacenti<br />

con lo steamer a bordo rispetto<br />

alla connessione esterna.<br />

Quindi si apre un ultimo capito:<br />

ma l’altissima risoluzione<br />

(PCM o DSD che sia) è proprio<br />

così nettamente superiore? La<br />

risposta, invece è altrove: come<br />

posso ascoltare nel modo più<br />

soddisfacente in assoluto risorse<br />

come Qobuz o Tidal che tra l’altro<br />

oggi e per molto tempo ancora,<br />

supporteranno al massimo file a<br />

192kHz? Nonostante il sistema<br />

a bordo del BDP3.14 sia molto<br />

flessibile, cela un approccio<br />

(abbastanza frequente in verità)<br />

in cui la UX (User Experience)<br />

viene lasciata in secondo piano.<br />

Concludendo: l’esperienza d’uso<br />

con Roon + Quobuz è fra le più<br />

soddisfacenti e ciò, grazie al supporto<br />

del BDP3.14 a Roon rende<br />

possibile beneficiare del livello<br />

36 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST BRYSTON BDA-3.14<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza mostra un<br />

filtro che attenua di 3 dB i 60 kHz<br />

con una pendenza comunque molto<br />

dolce mantenuta anche per la riproduzione<br />

dei formati DSD. Il livello di<br />

uscita, di 2,01 Vrms nel single ended<br />

e di 4,02 Vrms per quella differenziale<br />

XLR, risulta identico per qualsiasi<br />

ingresso digitale, anche l’USB, e per i<br />

due canali, e anche per i formati DSD<br />

a riprova di un livello di accuratezza<br />

della sezione analogica altissimo. I<br />

valori di distorsione armonica e da<br />

intermodulazione, praticamente<br />

assenti e per quel poco rilevabile,<br />

sono uguali sui due canali. Anche<br />

il livello di rumore è estremamente<br />

basso. Si tratta di risultati eccellenti<br />

anche in considerazione delle scelte<br />

progettuali dello stadio di uscita<br />

realizzato a componenti discreti che<br />

è soggetto a disturbi di maggiore entità<br />

se non implementato con cura,<br />

rispetto agli stadi di amplificazione<br />

realizzati con circuiti integrati.<br />

qualitativo supereroe del modulo<br />

interno (ma fino a 192kHz).<br />

Tramite Roon è possibile anche<br />

fruire della musica digitale già in<br />

possesso. É vero che per ottenere<br />

un livello qualitativo di questo tenore<br />

bisogna sostenere il prezzo<br />

di Roon, circa 100 euro l’anno,<br />

ma è anche vero che in un impianto<br />

così l’incidenza di questo<br />

costo è irrisoria come lo è quello<br />

dell’abbonamento ad un fornitore<br />

di musica in streaming di alta<br />

qualità.<br />

Ovviamente, è possibile collegare<br />

un hard disk direttamente al<br />

Bryston con tutta la collezione<br />

di musica liquida, collegarlo in<br />

rete e usarlo addirittura su altri<br />

dispositivi tramite l’interfaccia<br />

di gestione proprietaria, anzi: in<br />

questo il BDP3.14 è anche molto<br />

più ricco di tanti altri concorrenti,<br />

ma il sistema è, rispetto alla<br />

musica liquidi 3.0, decisamente<br />

“rozzo” e poco usabile. Quindi,<br />

quando si punta in alto, e per certi<br />

versi quanto offerto dal BDP3.14<br />

ha uno slancio veramente interessante,<br />

perché non puntare in alto<br />

anche nel resto?<br />

Dal punto di vista sonoro va<br />

detto che l’apparecchio ricalca<br />

fedelmente l’impronta sonora<br />

dell’ottimo BDA-3 (e sarebbe<br />

stato strano se non fosse così), a<br />

migliore dimostrazione dell’idea<br />

di family sound (dicemmo la stessa<br />

cosa nella prova del BDA-3 nei<br />

confronti del BDA-2, anche se si<br />

La GUI a bordo del BDP3.14 si occupa della sezione dell’apparecchio e di<br />

quella dei contenuti, memorizzati nella rete o a bordo dell’apparecchio<br />

ma anche quelli di fornitori di streaming. Tra le varie schermate delle varie<br />

sezioni si notano molti “stili grafici”, alcuni utili ed essenziali per la gestione<br />

dell’apparecchio, altri che spesso sono troppo semplificati rispetto alle<br />

modalità native di fornitori di servizi streaming. Ad esempio, i contenuti<br />

e la qualità di riproduzione anche ad alta risoluzione da parte di Qobuz<br />

rimane la stessa, ma l’esperienza d’uso di una interfaccia come quella nativa<br />

di Qobuz oppure attraverso Roon è imparagonabile a quella a bordo del<br />

Bryston in cui sembra aver fatto un tuffo nel passato!<br />

percepisce, almeno nel confronto<br />

a memoria, qualche elemento<br />

migliorativo in relazione al punch<br />

e alla capacità di trattare attacchi<br />

e rilasci con prontezza e decadimento<br />

immediato del segnale.<br />

Ancora una volta colpiscono le capacità<br />

per quel che attiene il PRaT<br />

(Pace, Rhythm and Timing) e l’articolazione<br />

in gamma bassa con<br />

capacità di estensione da primato.<br />

Forse anche per questo quel che<br />

accade in gamma alta in termini<br />

di raffinatezza ,buona ma per cosi<br />

dir nel regno delle performance<br />

attese sebbene si possa apprezzare<br />

l’energia con cui gli estremi alti<br />

vengono riproposti.<br />

Al tempo in termini di rapporto<br />

qualità/prezzo azzardammo un<br />

voto in più rispetto al predecessore;<br />

qui il gap si allarga (2 gli ipotetici<br />

punti in più) perché accanto a<br />

performance di vertice anche per<br />

la costosa fascia di appartenenza<br />

si aggiunge la versatilità di avere<br />

a bordo uno streamer con un<br />

aumento di prezzo irrisorio...<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 37


SELECTOR<br />

di Nicola Candelli<br />

Powerfilter distributor<br />

Powergrip YG-1<br />

È risaputo che l’energia elettrica che raggiunge il nostro impianto è affetta da una serie di deficienze,<br />

fluttuazioni, interferenze e disturbi vari. Insistere poi nel collegare una ciabatta economica o peggio<br />

ancora qualche spina tripla per distribuire corrente ai nostri apparecchi ne amplifica i difetti, peggiorando<br />

ulteriormente la situazione.<br />

COMPLEMENTO<br />

Powergrip YG-1<br />

Prezzo: € 1.525,00<br />

Dimensioni: 44 x 15 x 40,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 10 Kg<br />

Distributore: LP Audio di Luca Parlato<br />

Via della Tesa, 20 - 34138 Trieste (TS)<br />

Tel.040.56.98.24 - Fax<br />

www.lpaudio.it<br />

Tipo: condizionatore di rete Ingressi: 11 Note: corpo in alluminio<br />

spazzolato. Capacità 3680 W, max picco 187.000 A. 2 USB per<br />

ricarica.<br />

SUL CAMPO<br />

38 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

Generalmente la nostra<br />

attenzione è rivolta a<br />

settare al meglio il resto<br />

dell’impianto e spesso trascuriamo<br />

a torto questo anello<br />

della catena dedicandogli molto<br />

meno interesse. Eppure in<br />

commercio c’è una vasta scelta<br />

di accessori che concorrono<br />

a migliorare le prestazioni<br />

dei nostri sistemi spaziando<br />

da semplici multiprese (non<br />

quelle degli ipermercati) ai<br />

condizionatori e filtri di rete<br />

fino ai rigeneratori di corrente.<br />

I prezzi variano ma variano<br />

anche le prestazioni. Di certo<br />

su un impianto economico non<br />

si inserisce un condizionatore<br />

o un rigeneratore che supera di<br />

4 o 5 volte il prezzo dell’intero<br />

sistema, il tutto deve essere<br />

proporzionato. Per questa ragione<br />

il Powerfilter “Powergrip<br />

YG-1” è un apparecchio che mi<br />

sembra molto interessante, visto<br />

che il prezzo non è proprio<br />

entry-level ma nemmeno eccessivo,<br />

tale da risultare alla<br />

fine, dopo aver verificato prestazioni<br />

e qualità, un prodotto<br />

davvero interessante e competitivo.<br />

Innanzitutto due parole sulla<br />

società che detiene il marchio,<br />

la Barnsly Sound Organisation,<br />

costituita da un gruppo<br />

di ingegneri audiofili che dal<br />

1999 selezionano o creano apparecchiature<br />

e accessori per<br />

il mercato russo. Nel caso di<br />

Powergrip e nello specifico del<br />

YG-1 (uno dei due modelli di<br />

condizionatore prodotti dal<br />

marchio; l’altro, YG-2, è più<br />

economico ma meno performante)<br />

molto si è detto sulle<br />

similitudini, principalmente<br />

estetiche, con il Belkin PF50;<br />

una volta scoperchiato l’apparecchio,<br />

però, ci si accorge<br />

che i “ragazzi” russi ci hanno<br />

messo del loro! Comunque sia<br />

il YG-1 si presenta come un<br />

classico prodotto Hi-Fi molto<br />

robusto: completamente<br />

in metallo utilizza uno spesso<br />

frontale di alluminio anodizzato<br />

nero dalle dimensioni e peso<br />

importanti. Ma perché è così<br />

ingombrante? Basta aprirlo e<br />

PICCOLE ACCORTEZZE<br />

Sul pannello posteriore sono presenti 10 prese divise in 5 gruppi da due prese<br />

ciascuno; i primi due sono per il collegamento digitale, i due seguenti per il collegamento<br />

analogico e l’ultimo dedicato ad apparecchi che assorbono grosse<br />

correnti (ad esempio due finali monofonici), il tutto asservito da relais che attivano<br />

o disattivano le varie utenze. Sono presenti anche ingressi e uscite dedicate<br />

all’Home cinema (sat - antenna - cable) e, cosa davvero interessane, una serie<br />

di switch: se disattivati la tensione è immediatamente disponibile all’accensione<br />

dell’interruttore principale, quando attivati avviano l’accensione in sequenza,<br />

prima per la sezione digitale poi per quella analogica e infine per gli apparecchi<br />

di potenza. Allo spegnimento la sequenza è inversa, togliendo per prima l’alimentazione<br />

agli apparecchi di potenza e a seguire il resto.<br />

visionare l’interno per vederlo<br />

completamente occupato da<br />

due grosse schede di controllo<br />

e filtraggio di ottima qualità,<br />

soprattutto nei nuclei toroidali<br />

sovradimensionati e ben<br />

costruiti oltre a una ulteriore<br />

piccola scheda dedicata alle<br />

prese USB anteriori. L’eccessiva<br />

altezza è resa necessaria<br />

per consentire l’alloggiamento<br />

di ben dieci prese Schuko oltre<br />

alla sezione dedicata all’home<br />

cinema. Nel pannello anteriore<br />

si cela uno sportellino magnetico<br />

dove è collocata una<br />

ulteriore presa molto comoda<br />

per attacchi volanti, oltre<br />

due prese USB da 5 volt 2,1<br />

ampere. Il grosso coperchio<br />

superiore è smorzato da uno<br />

spesso pannello fonoassorbente<br />

che rende l’apparecchio<br />

completamente sordo e immune<br />

da interferenze esterne.<br />

Durante le fasi di accensione o<br />

spegnimento si ode solo il clic<br />

dei relais e null’altro, nessun<br />

pump nei diffusori, rendendo<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 39


SELECTOR<br />

davvero interessante la soluzione<br />

adottata (vedi box). Ogni<br />

presa ha l’indicazione della<br />

fase, le stesse sono dorate e<br />

ben costruite per una tenuta<br />

ferma e robusta ed è presente<br />

un tasto di reset e un collegamento<br />

di massa. La presa<br />

posteriore che alimenta il nostro<br />

Powergrip, una IEC da<br />

16A, costringe a usare il cavo<br />

in dotazione, peraltro ottimo,<br />

con una sezione da 3,3 mm ma<br />

impedisce di fatto l’inserimento<br />

dei cavi in commercio che<br />

normalmente sono dotati di<br />

spina IEC da 10A. Sulla parte<br />

anteriore troviamo a destra<br />

l’interruttore di accensione,<br />

sulla parte sinistra una presa<br />

Schuko e due USB coperti<br />

dallo sportellino magnetico,<br />

al centro il display che indica<br />

la tensione, il collegamento di<br />

massa se presente alla presa a<br />

muro e l’indicazione dei gruppi<br />

al momento attivi. Il display<br />

può essere disattivato tenendo<br />

premuto per alcuni secondi il<br />

tasto di accensione. Per provare<br />

le capacità del Powergrip ho<br />

effettuato una serie di prove,<br />

partendo da un sistema costituito<br />

da due finali monofonici<br />

da 150 watt, un preamplificatore,<br />

un lettore CD e un convertitore,<br />

con cavi che normalmente<br />

sono in dotazione degli<br />

apparecchi, collegati alla presa<br />

muro attraverso una ciabatta<br />

a sei prese Schuko che si acquista<br />

normalmente al negozio<br />

di elettricità sotto casa. L’impianto<br />

suona e se non presta<br />

molta attenzione il risultato è<br />

accettabile. Ho poi sostituito i<br />

cavi con altri più performanti,<br />

inserito una multipresa a sei<br />

posti (di ottima marca molto<br />

ben costruita ma dal prezzo<br />

non proprio modesto) e un ulteriore<br />

buon cavo che collega<br />

la stessa alla rete domestica.<br />

Non si può assolutamente dire<br />

che il suono non sia cambiato<br />

e facendo un po’ di conti<br />

la spesa è salita di parecchio<br />

ma di pari passo ai risultati.<br />

Il confronto è improponibile,<br />

il suono è pieno, lucido, intellegibile,<br />

sparita quella opacità<br />

che contraddistingueva<br />

l’ascolto precedente. Proprio<br />

tutt’altra cosa. E il Powergrip?<br />

Dopo l’immissione di tanto<br />

materiale che ha migliorato e<br />

non di poco le prestazioni del<br />

sistema, non mi aspettavo un<br />

ulteriore incremento rispetto<br />

alla seconda prova grazie a<br />

questo apparecchio ma dopo<br />

diversi ascolti devo ammettere<br />

che l’apparecchio ha fatto un<br />

ottimo lavoro incrementando<br />

e migliorando ulteriormente<br />

le capacità dell’impianto:<br />

aumenta la pulizia, aumenta<br />

il buio tra strumenti, aumenta<br />

il silenzio nelle pause e i<br />

due finali collegati alle prese<br />

high-courrent non hanno<br />

manifestato alcun effetto di<br />

compressione attraversando<br />

i circuiti del condizionatore.<br />

Sono quindi molto soddisfatto<br />

dei risultati ottenuti: il Powergrip<br />

YG-1 è sicuramente un<br />

apparecchio al quale possiamo<br />

collegare con tranquillità tutti<br />

i dispositivi del nostro sistema,<br />

certi di ottenere miglioramenti<br />

tangibili, il tutto a un prezzo,<br />

vista la qualità dei materiali,<br />

le funzioni di cui è dotato e i<br />

risultati ottenuti, davvero interessante...<br />

40 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

GIRADISCHI<br />

Luxman PD-151<br />

In passato i giradischi<br />

hanno occupato un posto<br />

di rilievo in casa Luxman,<br />

in particolar modo per<br />

alcune soluzioni molto<br />

originali orientate alla<br />

stabilizzazione del disco<br />

sul piatto e dell’eventuale<br />

riduzione delle ondulazioni<br />

tramite un sistema molto<br />

complesso di creazione<br />

del vuoto fra il piatto e il<br />

disco. Soluzioni che negli<br />

anni Settanta e Ottanta<br />

hanno dato una spinta interessante<br />

in un segmento<br />

molto delicato, meno critico<br />

di quello dei registratori<br />

a nastro ma per certi versi<br />

molto più insidioso.<br />

Dal punto di vista del<br />

trascinamento, invece,<br />

le scelte di Luxman<br />

non hanno mai preso una strada<br />

univoca in favore del motore<br />

a trazione diretta oppure a cinghia,<br />

mentre altri costruttori le<br />

abbracciavano, una o l’altra, con<br />

gran determinazione: i modelli<br />

con l’aspiratore a vuoto erano infatti<br />

disponibili sia per la trazione<br />

diretta che per quella a cinghia,<br />

situazione che ha determinato<br />

una complicazione non indifferente<br />

nel caso della presenza del<br />

motore montato sotto il piatto in<br />

asse al perno. È anche vero che<br />

negli anni d’oro del vinile c’era<br />

una distinzione netta fra i sostenitori<br />

della trazione diretta e quelli<br />

della trazione a cinghia, situazione<br />

tutt’ora in voga ma con<br />

un effetto notevolmente<br />

depotenziato rispetto al<br />

passato, motivo per il<br />

quale Luxman, ma anche molti<br />

altri costruttori, hanno optato<br />

per una offerta più mirata dei<br />

prodotti, scegliendo il sistema più<br />

semplice da percorrere. Perché,<br />

senza girarci troppo intorno, la realizzazione<br />

di un motore specifico<br />

per la trazione diretta di un giradischi<br />

è molto complesso e più dispendioso<br />

di uno esterno e di una<br />

trazione a cinghia. In fin dei conti<br />

è economicamente più valido un<br />

atteggiamento meno integralista<br />

e che prenda in considerazione i<br />

benefici di scegliere la strada più<br />

semplice ed efficace, scelta che ha<br />

abbracciato anche Luxman nel revival<br />

del vinile in cui ha optato per<br />

la trasmissione a cinghia già nel<br />

primo giradischi presentato nel<br />

2011, il PD-171, e nel suo successore<br />

PD-151, anch’esso con trazione<br />

a cinghia. Ciò ha consentito<br />

al costruttore di selezionare<br />

un motore<br />

e un sistema<br />

d i<br />

regolazione della velocità molto<br />

robusto e preciso in quanto i<br />

motori robusti, precisi e affidabili<br />

sono una risorsa molto ambita sia<br />

nell’ambito industriale che consumer,<br />

tanto che esiste una classificazione<br />

Hi-end anche nell’ambito<br />

professionale. Da questo punto<br />

di vista Luxman ha scelto un<br />

costruttore giapponese specializzato<br />

nella realizzazione di motori<br />

di precisione, estraneo al mondo<br />

dell’Hi-Fi ma specializzato nella<br />

realizzazione di prodotti destinati<br />

a settori in cui l’affidabilità e la<br />

precisione sono requisiti inalienabili.<br />

Consultando il catalogo<br />

di Tsukasa Electric, costruttore<br />

di motori specializzati di Tokyo<br />

dal 1967, non si può non apprezzare<br />

l’offerta specifica al mondo<br />

professionale ma con un “taglio”<br />

molto singolare, ispirato dalla<br />

mentalità di un piccolo artigiano,<br />

dedito alla ricerca ma anche al<br />

mantenimento delle tradizione tipica<br />

della cultura giapponese. Ciò<br />

è stato possibile solo grazie alla<br />

scelta della trazione a cinghia, che<br />

tra l’altro ha consentito<br />

a Luxman di ottenere<br />

un prodotto customizzato<br />

partendo però da<br />

un sistema di assoluta<br />

eccellenza, raro in altri<br />

prodotti in ambito Hi-<br />

Fi che invece adottano<br />

motori meno raffinati e<br />

robusti. Anche la filosofia a telaio<br />

rigido evidenzia una scelta chiara<br />

nelle intenzioni, che tra l’altro fa<br />

Prezzo: € 4.690,00<br />

Dimensioni: 46,5 x 13,3 x 39,3 cm (lxaxp)<br />

Peso: 15,7Kg<br />

Distributore: Tecnofuturo<br />

www.tecnofuturo.it<br />

GIRADISCHI LUXMAN PD-151<br />

Tipo: con braccio Telaio: a sospensione con top in alluminio<br />

Trasmissione: a cinghia Piatto: in alluminio da 4 kg Braccio: a S<br />

con attacco universale, lunghezza 22,9 cm, overhang 15 mm, per<br />

testine da 4 a 12 gr. Alzabraccio: si Wow & Flutter (%): 0.04%<br />

42 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

parte in questo caso della storia<br />

di Luxman ma che, senza troppe<br />

complicazioni, è molto efficace a<br />

patto di fare le cose “in grande”.<br />

Senza rischiare di semplificare<br />

eccessivamente un sistema<br />

che per sua natura risulta molto<br />

complesso, un giradischi con un<br />

piatto ad elevata massa, soprattutto<br />

periferica, mette al riparo il<br />

sistema da numerose perturbazioni<br />

esterne. L’unica accortezza<br />

è quella di usare materiali idonei,<br />

ottimi e disporre di lavorazioni<br />

meccaniche adeguate, magari<br />

apparentemente poco complesse<br />

e articolate, ma che necessitano<br />

di macchinari e procedure molto<br />

specifiche. Cosa apparentemente<br />

scontata sempre più rara fra i<br />

costruttori di giradischi, il piatto<br />

ruota con estrema precisione,<br />

senza oscillazioni e senza alcuna<br />

eccentricità. Anzi, anche grazie<br />

a una finitura superficiale del<br />

piatto in alluminio, praticamente<br />

a specchio (ottenuta però non<br />

con una “banale” lucidatura ma<br />

tramite la lavorazione meccanica<br />

di tornitura che raggiunge una<br />

superficie riflettente), non si riesce<br />

ad apprezzare il movimento<br />

del piatto, a meno di qualche impronta<br />

lasciata inavvertitamente<br />

dai polpastrelli. Inavvertitamente<br />

in quanto il montaggio del piatto<br />

si effettua tramite due piccole<br />

grucce che si avvitano al piatto per<br />

favorire una installazione agevole<br />

del piatto sul perno sia per la<br />

massa importante sia per il tipo<br />

di innesto fra il perno e il piatto<br />

che è di tipo conico e necessita<br />

di accoppiamento deciso e senza<br />

esitazioni. Anche da questo punto<br />

di vista si tratta di una soluzione<br />

tipica del mondo industriale in cui<br />

gli accoppiamenti ad alta precisione<br />

devono essere assolutamente<br />

conici, altrimenti non si riesce<br />

a ottenere una rotazione assiale<br />

senza alcun tipo di eccentricità.<br />

L’impostazione dell’apparecchio<br />

appare quindi molto semplice ma<br />

con una esecuzione di altissimo<br />

rango e, soprattutto, con una efficacia<br />

sorprendente considerata<br />

la semplicità del progetto. Il<br />

braccio è fissato al piano e a differenza<br />

del modello più grande, il<br />

PD-171, non è possibile sostituirlo<br />

in quanto sul piano in alluminio<br />

è presente solo il foro e non l’alloggiamento<br />

per una placca di<br />

adattamento per bracci con altre<br />

dimensioni e geometrie. Tuttavia<br />

è possibile regolare il VTA abbastanza<br />

agevolmente agendo sui<br />

controlli della base del braccio.<br />

Il setup del giradischi risulta molto<br />

semplice e anche gradevole da<br />

mettere a punto, come peraltro<br />

l’utilizzo: anche se si tratta di un<br />

sistema che non definiremmo<br />

plug ‘n’ play, ci vuole poco a regolare<br />

il tutto con estrema precisione,<br />

anche grazie alla ripetibilità<br />

delle verifiche dei parametri<br />

impostati. La regolazione del<br />

peso di lettura, ad esempio, è immediata<br />

e molto precisa e si può<br />

effettuare anche senza l’ausilio<br />

di una bilancina di precisione:<br />

l’ottenimento del punto di equilibrio<br />

si raggiunge velocemente e<br />

il braccio torna rapidamente alla<br />

posizione orizzontale e, una volta<br />

tarato il punto zero,<br />

la precisione della<br />

regolazione è alla<br />

seconda cifra decimale<br />

fra il valore<br />

impostato e quello misurato<br />

per valori che vanno<br />

da uno a tre grammi di<br />

peso! Davvero inusuale.<br />

Certo, disponendo di una<br />

bilancina non ha alcune senso<br />

tanta “precisione” ma evidenzia<br />

comunque l’attenzione delle lavorazioni,<br />

che forniscono inoltre<br />

una ripetibilità nei rilevamenti.<br />

Nel setup si apprezza in particolar<br />

modo lo shell rimovibile, che semplifica<br />

l’installazione della testina<br />

e consente, avendo a disposizione<br />

più di uno shell, di sostituire semplicemente<br />

due testine facendo<br />

solo piccole regolazioni. L’istallazione<br />

della cinghia è abbastanza<br />

semplice anche grazie all’altezza<br />

di sei millimetri e all’ampia puleggia<br />

del motore con profilo a botte<br />

autocentrante. La regolazione<br />

della velocità si ottiene agendo sui<br />

tre trimmer presenti nel pannello<br />

anteriore, invero esteticamente<br />

poco attraenti ma al contempo<br />

abbastanza anonimi, con la semplicità<br />

di selezionare la rotazione<br />

con il commutatore fra 33, 45 e<br />

78, e agendo sui tre trimmer indipendenti:<br />

una volta regolata la<br />

Lo shell, in pressofusione di alluminio con<br />

una massa di circa 11 grammi, è collegato<br />

al supporto con i contatti elettrici tramite<br />

un innesto stretto con un bullone a<br />

brugola. Ciò consente anche di intervenire<br />

sull’inclinazione con piccoli spostamenti di<br />

affinamento per raggiungere<br />

la perpendicolarità della<br />

testina con il piatto.<br />

velocità<br />

con il<br />

sistema definitivo<br />

e ottimizzato braccio/testina, la<br />

rotazione rimane costante anche<br />

con un eventuale clamp di<br />

pressione del disco sul piatto.<br />

Il motore parte lentamente ma<br />

con una certa accelerazione e<br />

arriva rapidamente a velocità costante<br />

con l’indicatore led che da<br />

lampeggiante diventa fisso.<br />

Nella scelta dei partner utilizzati,<br />

alla fine abbiamo optato per<br />

la Dynavector Karat 17DX (mettendo<br />

da parte le altre due MC disponibili,<br />

Sumiko Blackbird e Lyra<br />

Helicon), principalmente per una<br />

maggiore compatibilità meccanica,<br />

di peso e tracciabilità. Perfetto<br />

in tutti e tre i casi il pre phono Stellar<br />

di PS Audio ma anche il piccolo<br />

e sempre sorprendente Limetree<br />

by Lindemann, che sono stati i<br />

maggiormente utilizzati.<br />

Sul pannello posteriore è presente<br />

la vaschetta IEC per la connessione<br />

del cavo di alimentazione. Sono<br />

presenti due alloggiamenti per<br />

l’installazione delle cerniere del<br />

coperchio, venduto come optional.<br />

Il cavo di segnale fuoriesce dal fondo<br />

al quale è fissato con un supporto<br />

elastico. I comandi sono disposti<br />

sul pannello anteriore compreso il<br />

tasto di accensione che interrompe<br />

fisicamente il contatto elettrico al<br />

trasformatore.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 43


SELECTOR<br />

I componenti sono tutti fissati nella parte inferiore della lastra superiore<br />

in alluminio da un centimetro di spessore. Il motore e il trasformatore di<br />

alimentazione sono disaccoppiati al piano con isolanti in gomma mentre gli<br />

altri componenti sono fissati stabilmente, in particolar modo il braccio e il<br />

cuscinetto, per garantire la rigidità del sistema braccio/piatto.<br />

ll corpo centrale in ottone è la<br />

sede in cui scorre il perno in<br />

acciaio con diametro di 16 mm<br />

che poggia alla base su un<br />

elemento in tecnopolimetro<br />

(PEEK) particolarmente adatto<br />

nell’impiego in cuscinetti o parti<br />

a contatto per l’alta resistenza<br />

meccanica unita a bassi coefficienti<br />

di attrito.<br />

Il piede d’appoggio è composta da un cilindro<br />

in alluminio chiuso da due elementi in materiale<br />

smorzante fissato al fondo del giradischi<br />

tramite un piattello in ferro con una vite di<br />

piccolo diametro a passo fine che consente la<br />

regolazione in altezza.<br />

Il perno è a contatto con la “pasticca” in tecnopolimetro tramite<br />

una sfera alloggiata nella sede emisferica del perno. Nella parte<br />

superiore ha un profilo conico complementare a quello ricavato<br />

al centro del piatto, per favorire l’accoppiamento geometrico più<br />

preciso possibile e stabile fra i due elementi.<br />

Con un piccolo gruppo di musicisti<br />

e la Eine Kleine NachtMusik di<br />

W. A. Mozart i musicisti si distribuiscono<br />

correttamente a semicerchio,<br />

tra un diffusore e l’altro,<br />

ed è facile individuarli, uno per<br />

uno al loro posto in una scena<br />

piena e ben sviluppata in 3D.<br />

I timbri e i dettagli sono quelli<br />

giusti, con un suono fresco e<br />

brillante tipico anche di questa<br />

formazione con strumenti<br />

antichi e di una interpretazione<br />

filologica ma non troppo esagerata.<br />

La capacità di riprodurre una<br />

immagine così precisa e ricca di<br />

particolari non svanisce nella<br />

grande orchestra otto-novecentesca;<br />

il controllo consente, anche<br />

in questo caso, di riconoscere le<br />

varie famiglie dell’orchestra,<br />

senza prevaricazioni e con una<br />

scena piena e ampia. Controllo<br />

e dinamiche sono come si deve,<br />

con una eccellente registrazione<br />

come la Quinta di Beethoven dei<br />

Berliner diretti da Karajan per la<br />

DG. Precisione quasi militaresca<br />

nella quale, a volte, eccedeva il<br />

grande direttore salisburghese.<br />

Brusco salto temporale e di genere<br />

con Tutu di Miles Davis. Il<br />

brano omonimo d’apertura viene<br />

restituito nella sua complicatissima<br />

trama di ritmi, effetti sullo<br />

sfondo che appaiono, scivolano<br />

e svaniscono, la mitica tromba<br />

del solista che emerge dal buio,<br />

tastiere che ritmano insieme<br />

al saltellante basso di M. Miller,<br />

tingendo con vivaci colori e<br />

suoni, tipicamente anni Ottanta,<br />

questo capolavoro. Nel più morbido<br />

e avvolgente Portia il suono<br />

scorre più fluido, vellutato e<br />

illuminato dagli interventi della<br />

tromba, dalla prepotente sezione<br />

ritmica dai bassi profondissimi e<br />

44 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST LUXMAN PD-151<br />

Il braccio ha forma ad S con innesto rapido dello shell. La canna è<br />

trattata internamente con materiale smorzante. La base, una piastra<br />

in alluminio di elevato spessore, è fissata al piano del giradischi<br />

ed ha un foro molto preciso in cui scorre il supporto del braccio<br />

tramite il quale si può regolare agevolmente il VTA agendo sulla<br />

brugola di serraggio posta alla base. Il contrappeso è fissato sul<br />

prolungamento della canna dopo l’articolazione, sul quale è stato<br />

inserito un elemento in metallo con interposto materiale smorzante<br />

in modo da disaccoppiarlo e rendere comunque fluida e precisa la<br />

rotazione per la regolazione del peso.<br />

DATI RILEVATI<br />

BRACCIO<br />

lunghezza (“): 9,06<br />

ETL (mm): 230<br />

PTS (mm): 215,5<br />

OvH (mm): 14,5<br />

Peso sulla puntina senza contrappeso (gr): 23,5<br />

Contrappeso (gr): 141<br />

PIATTO<br />

Diametro (mm): 300<br />

Massa totale rotante (gr): 4162<br />

Diametro perno (mm): 16<br />

LEGENDA<br />

ETL = effective tonearm lenght PTS = distanza tra<br />

gli assi OvH = overhang<br />

Il contrappeso è fissato sul prolungamento<br />

della canna dopo l’articolazione, sul quale<br />

è stato inserito un elemento in metallo con<br />

interposto materiale smorzante in modo da<br />

disaccoppiarlo e rendere comunque fluida e precisa<br />

la rotazione per la regolazione del peso.<br />

Il piatto è realizzato dalla tornitura dal pieno di un elemento unico<br />

in alluminio. La finitura superficiale denota l’utilizzo di macchinari<br />

di precisione e l’adozione di utensili appositamente concepiti per<br />

ottenere una lavorazione di qualità e al contempo pulita e con un<br />

effetto lucido ma ancora con i segni di lavorazione in evidenza, come<br />

fossero microsolchi! La parte centrale inferiore del piatto è scavata<br />

per diminuire la massa complessiva ma lascia inalterato il momento<br />

angolare del piatto, che di fatto è il parametro più influente sulla<br />

regolarità delle rotazione. All’interno è stato collocato un nastro di<br />

materiale viscoelastico per il controllo delle vibrazioni in alta frequenza.<br />

La calettatura fra il piatto in alluminio e il perno in acciaio si<br />

effettua tramite l’ausilio di due grucce avvitate sul piatto che<br />

facilitano l’accoppiamento conico dei due elementi. Le superfici<br />

sono perfettamente aderenti una con l’altra e non si apprezza il<br />

benché minimo accenno a sbavature di lavorazione nemmeno sui<br />

bordi: un accoppiamento perfetto e di gran effetto al momento<br />

dell’installazione.<br />

tastiere quasi ambient che rimangono<br />

sospese prima di sciogliersi<br />

o trasformarsi in note prolungate<br />

dei fiati. Emozionante, non v’è<br />

dubbio! Tale è la bellezza del suono<br />

che ci convince ad ascoltare<br />

il disco tutto d’un fiato, anche i<br />

pezzi meno ascoltati, laddove l’elettronica<br />

si avvicina di più all’hip<br />

hop: ora quei brani sembrano tutti<br />

trascinanti e il suono non è mai<br />

sgradevole o eccessivo. Trascinati<br />

da questi ritmi jazzofili contemporanei,<br />

effettuiamo un leggero<br />

passo indietro per approdare, nel<br />

1979, a Herbie Hancock e al suo<br />

sorprendente Future Shock. Un<br />

album incredibilmente in anticipo<br />

per i tempi, per certi versi<br />

vicino alle esperienze multietniche<br />

contemporanee di Byrne con<br />

i suoi Talking Heads ed Eno. Ancora<br />

oggi un disco efficacissimo<br />

in un tripudio di scratch, hip-hop,<br />

poliritmie che si mischiano con le<br />

tastiere elettroniche di Hancock<br />

e la corposa sezione ritmica di<br />

Bill Laswell e Sly Dunbar. Niente<br />

sembra riuscire a mettere il<br />

front end analogico in affanno o<br />

a fargli perdere la lucidità nella<br />

riproduzione. Controllo e trasparenza<br />

non si stemperano in freddezza,<br />

anzi: è l’entusiasmo del<br />

contenuto ad essere chiaramente<br />

comunicato, il coinvolgimento, la<br />

freschezza e la precisione quasi<br />

chirurgica degli interventi stupiscono<br />

non stancando mai.<br />

In sintesi: sebbene si stia parlando<br />

di un insieme non proprio<br />

alla portata di tutti, costruzione<br />

(un vero inno alle capacità meccaniche),<br />

finitura ed efficacia nei<br />

risultati ne fanno un sistema analogico<br />

da consigliare senza “ma”<br />

a tutti per le performance e la<br />

solidità trasmesse.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 45


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

UNITÀ PHONO<br />

Blue Aura PH1<br />

Il solo fatto che in Blue<br />

Aura si sia pensato a uno<br />

stadio phono separato<br />

come il PH1 è la riprova che<br />

nel mercato Hi-Fi in una<br />

certa misura i costi di produzione<br />

e il prezzo di listino<br />

siano svincolati almeno in<br />

parte l’uno dall’altro e che il<br />

posizionamento di mercato<br />

sia determinato dalle scelte<br />

di marketing che altro non<br />

sono che la vulgata del pensiero<br />

comune o di quel che<br />

si crede tale. Proviamo a<br />

spiegarvi perché…<br />

Se acquistate una giocattolo<br />

parlante, troverete<br />

immancabilmente le<br />

batterie per metterlo in funzione.<br />

Non è tanto una questione<br />

di contenimento dei costi<br />

(sebbene delle buone batterie<br />

possano costare quasi quanto<br />

il giocattolo): ci si aspetta che<br />

il prodotto, una volta scartato,<br />

sia perfettamente funzionante<br />

per soddisfare le aspettative<br />

del bambino a cui è destinato,<br />

pena la sua irrazionale, profonda<br />

delusione… Allo stesso<br />

modo, soprattutto ora che i<br />

giovani hanno valutato l’ascolto<br />

del vinile, ci si aspetta che una<br />

volta acquistato l’amplificatore<br />

e i diffusori a cui collegare<br />

il giradischi, questo funzioni<br />

immediatamente e non si<br />

debba scoprire che l’ingresso<br />

phono è altra cosa da quelli ad<br />

alto livello. E infatti in un prodotto<br />

budget come il Blue Aura<br />

V32 (provato su <strong>SUONO</strong> 542),<br />

destinato alla fascia di primo<br />

acquisto, l’ingresso phono lo si<br />

trova a bordo!<br />

Logica vorrebbe (almeno il processo<br />

logico della maggior parte<br />

della comunità umana) che<br />

spendendo di più per un amplificatore<br />

più costoso (Blue Aura<br />

V40) a bordo si trovi “di più” o<br />

almeno qualcosa di equivalente.<br />

Nemmeno per sogno! Dal<br />

segmento di mercato successivo,<br />

infatti, si entra nella logica<br />

della vera Hi-Fi dove domina la<br />

logica del “di meno” che, con un<br />

sillogismo un po’ tortuoso, sulla<br />

carta o nell’immaginario audiofilo<br />

significa “di più”. Questa è<br />

la principale ragione, almeno<br />

secondo la nostra opinione, per<br />

offrire in un catalogo composto<br />

da soli tre<br />

elementi, due oltre il V32, che si<br />

compenetrano: un amplificatore<br />

e uno stadio fono, fatto salvo<br />

il discutibile vantaggio, nell’estremizzare<br />

la logica dei separati,<br />

che così facendo si assicura<br />

una versatilità maggiore a chi<br />

si diverte a comporre come un<br />

puzzle il suo impianto. Rimane<br />

il fatto che lo stadio phono PH1<br />

nasce chiaramente per affiancare<br />

l’integrato (senza ingresso<br />

phono) V40 da cui mutua<br />

il design e il materiale che ne<br />

costituisce il frontale, reso solo<br />

più scarno dalla sola presenza<br />

di un led blu che segnala se il<br />

PH1 è acceso o meno e del logo<br />

aziendale. Quanto a semplicità<br />

d’uso, difficile scendere ancora<br />

di più: oltre al relativo pulsante<br />

on/off posto sul retro appena<br />

sopra la presa d’alimentazione,<br />

sempre sul retro ci sono gli in/<br />

out di segnale, un micro selettore<br />

per l’ascolto da MC o MM<br />

e nulla più.<br />

L’apparecchio, non solo<br />

per quel che riguarda il<br />

frontale, è realizzato con<br />

ampia profusione di mezzi<br />

e risorse; i componenti<br />

sembrano di “nuova”<br />

generazione e ben assortiti,<br />

considerata anche<br />

la classe di prezzo. Il<br />

progetto ruota attorno<br />

a due punti cardini: il primo<br />

consiste nell’utilizzo di una<br />

Prezzo: € 199,00<br />

Dimensioni: 15,2x 4,9 x 18 cm (lxaxp)<br />

Peso: 0,85 Kg<br />

Distributore: Exhibo<br />

Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854 Vedano al Lambro<br />

Tel. 039 49841<br />

www.exhibo.it<br />

UNITÀ PHONO BLUE AURA PH1<br />

Tipo: MM/MC Impedenza MM (kOhm): 45~56 Impedenza MC<br />

(Ohm): 80~120 S/N (dB): 82.8 MM -


TEST BLUE AURA PH1<br />

L’interno è completamente occupato da un PCB di ottima qualità con<br />

la disposizione dei circuiti concentrata in relazione alle funzionalità: al<br />

centro lo stadio di amplificazione e in posizione opposta all’ingresso<br />

di alimentazione il circuito di stabilizzazione.<br />

La tensione di ingresso<br />

di 12VDC scorre lungo<br />

un lato del PCB e<br />

viene ulteriormente<br />

filtrata e stabilizzata<br />

tramite un circuito<br />

integrato switching<br />

FT FP5139<br />

particolarmente<br />

indicato nelle<br />

applicazioni in cui<br />

la stabilità della<br />

tensione e la velocità<br />

di controllo è critica.<br />

Lo stadio di amplificazione<br />

impiega due operazionali<br />

duali ST Microelectronics<br />

MC33078 particolarmente<br />

indicati per l’amplificazione<br />

di segnali deboli grazie<br />

a una bassa distorsione<br />

e a una tensione di<br />

alimentazione molto alta.<br />

I due canali sono<br />

realizzati uno di fianco<br />

all’altro nel PCB, con<br />

l’utilizzo di una rete<br />

RIAA che impiega<br />

condensatori a film e<br />

resistori SMD. Gli altri<br />

condensatori sono di<br />

tipo elettrolitico.<br />

alimentazione esterna a 12VDC<br />

che potenzialmente offre ampi<br />

margini di utilizzo e di “successive<br />

e ulteriori” filtrature.<br />

A differenza di apparecchi di<br />

qualche tempo fa, in cui si usavano<br />

alimentatori a 5VDC, è<br />

un bel passo avanti, anche in<br />

considerazione del fatto che<br />

all’interno è presente un circuito<br />

di stabilizzazione molto<br />

“evoluto” che sembrerebbe<br />

rappresentare una soluzione<br />

ottimale. Eppure, nell’ambito<br />

“esoterico”, certe soluzioni con<br />

l’impiego forsennato di “treni”<br />

di stabilizzatori vengono viste<br />

come il male assoluto, in quanto<br />

la stabilità della tensione è<br />

subordinata alla presenza di<br />

spurie e disturbi, cose che gli<br />

stabilizzatori producono quasi<br />

per natura, come se questo<br />

pernicioso scopo fosse il loro<br />

fine! Soluzioni più “scarne”<br />

potrebbero essere più efficaci<br />

in amplificazioni semplici, dove<br />

la stabilità è molto meno importante<br />

rispetto all’assenza di<br />

spurie e disturbi. Gli stabilizzatori,<br />

infatti, sono necessari per<br />

apparecchiature elettroniche<br />

di precisione in cui piccole variazioni<br />

di tensione potrebbero<br />

indurre malfunzionamenti, ma<br />

nel caso di una amplificazione<br />

lineare la tensione di alimentazione,<br />

molto più elevata di quella<br />

di uscita, non ha alcun effetto<br />

sulle prestazioni. Recentemente<br />

(vedi prova dello stadio phono<br />

Fezz su <strong>SUONO</strong> 543) ci siamo<br />

occupati di un approccio dove il<br />

costruttore si occupa proprio di<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 47


SELECTOR<br />

La disposizione delle connessioni,<br />

nonostante l’esiguo spazio a disposizione,<br />

appare molto razionale, con l’ingresso<br />

collocato a un estremo, l’uscita al centro<br />

e l’alimentazione a 12VDC all’estremo<br />

opposto del segnale in ingresso.<br />

I connettori RCA sono saldati direttamente<br />

sul PCB mentre il morsetto di terra è molto<br />

grande e facilita il serraggio di qualsiasi<br />

tipo di cavo spellato o terminato a forcella<br />

proveniente dal giradischi. Al di sotto del<br />

morsetto è presente il selettore per la<br />

scelta del guadagno adatto per testine<br />

MM oppure MC.<br />

questo aspetto, scegliendo una<br />

soluzione con un filtro molto<br />

efficace sui disturbi, con una<br />

riserva di energia superiore alle<br />

esigenze, senza l’impiego di stabilizzatori<br />

che richiederebbero<br />

ulteriori stadi di filtratura.<br />

La filosofia è quella di mantenere<br />

i costi e ottenere il risultato<br />

“giusto” per lo scopo. Il<br />

secondo elemento significativo<br />

dell’apparecchio è costituito<br />

dalla scelta di supportare anche<br />

gli ingressi MC e a tal scopo<br />

sono stati utilizzati dispositivi<br />

dalle ottime caratteristiche,<br />

adatti per amplificare segnali<br />

di basso livello e dotati di una<br />

elevata uscita.<br />

Sebbene non sia dichiarato il<br />

livello minimo d’accettazione<br />

di tensione d’uscita, abbinando<br />

questo PH1 a fonorilevatori<br />

MC da 0,3-0,7 mV (la più<br />

bassa è la Dynavector Karat<br />

DX, l’intermedia Lyra Helicon<br />

e la più generosa la Sumiko<br />

Blackbird) viene da pensare che<br />

questo pre-phono sia più indicato<br />

per modelli ad alta uscita<br />

o più semplicemente per quelli<br />

magneto mobile. L’esperienza<br />

con i modelli MC utilizzati, infatti,<br />

non è tra le più soddisfacenti.<br />

Non è tanto una questione<br />

di volume sonoro ottenibile,<br />

che certo migliora avvicinandoci<br />

al milliVolt, quanto della<br />

qualità del suono: opaco, piatto,<br />

con un soundstage piccolo<br />

e sostanzialmente bidimensionale.<br />

Con l’MC Lyra il suono<br />

si fa leggermente più aperto e<br />

dinamico ma siamo sinceramente<br />

lontano da quanto possono<br />

fare i pre-phono di fascia<br />

più alta (300-500 euro). Ovvia<br />

constatazione, si dirà, ma ne<br />

consegue che i modelli MC anche<br />

di più basso livello rispetto<br />

a quelli provati, pensiamo<br />

espressamente alle Ortofon serie<br />

Quintet, non sarebbero davvero<br />

messi nelle condizioni di<br />

esprimere il loro potenziale. In<br />

termini di versatilità (che altrimenti<br />

sarebbe stata elevata in<br />

funzione del prezzo) il PH1 è<br />

dunque meno unico di quel che<br />

appare sulla carta, visto che di<br />

fatto va considerato come uno<br />

stadio phono principalmente<br />

(se non solo) adatto alle MM!<br />

I risultati migliori si ottengono<br />

con una economica Goldring<br />

1022 GX ad alta uscita (6,5<br />

mV) con un suono più rotondo,<br />

pieno e completo, anche se<br />

qualche appunto va rilevato in<br />

merito alla capacità dinamica<br />

e all’apertura timbrica, almeno<br />

in paragone ad altri pre phono<br />

di fascia simile, segnatamente<br />

Micromega MyGroov e Fez<br />

Audio Gaia Mini, rivelatisi straordinariamente<br />

performanti in<br />

relazione al costo.<br />

La vecchia Goldring MM è un<br />

modello di quelli definibili onesti,<br />

dai quali ci si attende un<br />

suono gradevole un po’ con tutti<br />

L’alimentatore in dotazione è di tipo switching da parete con la spina integrata<br />

europea di tipo CEE senza presa di terra con uscita a 12 VDC da 1.0 A per una<br />

tensione di ingresso da 100 a 240 VCA. La tensione continua dell’alimentatore<br />

viene ulteriormente filtrata all’interno dell’apparecchio da eventuali armoniche<br />

e spurie generate dal tipo di alimentatore tramite un circuito interno, anch’esso<br />

basato su un principio switching per la regolazione e la stabilizzazione<br />

della tensione di alimentazione delle varie sezioni.<br />

i generi, che non svetta in nessun<br />

particolare parametro ma<br />

nel bilancio finale supera ampiamente<br />

la sufficienza grazie a<br />

un suono comunque piacevole<br />

e vivace. Il connubio PH-1 con<br />

questa MM e con modelli simili<br />

fornisce sicuramente i migliori<br />

risultati per questo pre-phono<br />

ma, anche in questo abbinamento,<br />

la sensazione è quella di<br />

non riuscire a tirar fuori tutto<br />

quello che è in grado di fare la<br />

1022 GX. Il suono è un po’ troppo<br />

piccolo, arrotondato e smussato,<br />

riducendo così la vivacità,<br />

la freschezza che invece anche<br />

a livelli di spesa paragonabili a<br />

quelli di questa testina è lecito<br />

aspettarsi.<br />

Una performance dunque non<br />

perfettamente in linea con<br />

quell’idea generale che Blue<br />

Aura vuole dare di sé, nonostante<br />

siano stati comunque<br />

utilizzati componenti costosi<br />

(non eccessivamente ma comunque<br />

di un certo livello); è<br />

come se il team abbia applicato<br />

le direttive della application<br />

note e niente più, non valutando<br />

la destinazione d’uso del<br />

prodotto.<br />

Lodevole lo sforzo (comune a<br />

tutta la produzione della casa)<br />

di voler offrire una versione<br />

dell’alta fedeltà “a prezzi ragionevoli”<br />

che si presenti anche<br />

con un vestito piacevole in<br />

grado di soddisfare le pulsioni<br />

ludiche dell’utente; a livello di<br />

performance, però, i veri “Kraken”<br />

sono altri!<br />

48 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


SELECTOR<br />

Di Vincenzo Sollazzo<br />

Se volessimo esprimere in estrema sintesi i nomi che hanno fatto la fortuna dell’alta fedeltà nella sua<br />

epoca eroica dovremmo nominare McIntosh e Marantz per quanto concerne la storia dell’amplificazione<br />

e senz’altro Acoustic Research (AR) e JBL nel campo delle elettroacustiche. Con gli L100 si fondono<br />

la tradizione da un lato e il progresso della tecnica dall’altro: il passato rivive nel presente grazie a un<br />

costruttore in grado di dare agli appassionati questa interessante opportunità.<br />

JBL è l’acronimo del nome<br />

del fondatore James Bullough<br />

Lansing che diede<br />

vita alla JBL nel 1946 partendo<br />

dalla precedente esperienza della<br />

Altec Lansing. James B. Lansing<br />

aveva iniziato la produzione<br />

di altoparlanti già nel 1927, di<br />

conseguenza si capisce come il<br />

marchio californiano sia radicato<br />

nell’universo dell’audio sin dai suoi<br />

albori. JBL si è guadagnata la sua<br />

importante reputazione sul campo<br />

sonorizzando le sale di ascolto di<br />

milioni di appassionati così come<br />

le sale cinematografiche e i più<br />

prestigiosi studi di registrazione in<br />

giro per il mondo. Si è confrontata<br />

con competitor di altissimo livello.<br />

Come non ricordare il grande dualismo<br />

fra il sound intellettuale e ricercato<br />

“east coast” delle creature<br />

di Edgar Villchur, Roy Allison ed<br />

Henry Kloss di AR dichiaratamente<br />

dedicato all’ascolto domestico<br />

e il suono “west coast” JBL più<br />

esplicito, dinamico, estroverso e<br />

sanguigno teso alla riproposizione<br />

dell’evento reale? Bei tempi quelli<br />

in cui Villchur & company davano<br />

vita al sistema a sospensione<br />

pneumatica (di cui le AR 3 nelle<br />

loro varie declinazioni sino alle 10<br />

PI-Greco rappresentano l’apice<br />

assoluto) mentre JBL da un lato<br />

produceva monitor da studio (ad<br />

esempio i 4310, 4311 e successivamente<br />

i 4312) e dall’altro la loro<br />

versione edulcorata più adatta a un<br />

ambito casalingo come, ad esem-<br />

DIFFUSORI<br />

JBL L-100<br />

SUL CAMPO<br />

Prezzo: € 5.500,00<br />

Dimensioni: 39 x 63, 6 x 37,1 cm (lxaxp)<br />

Peso: 26,7 Kg<br />

Distributore: JVC Kenwood Italia<br />

www.kenwood.it<br />

Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza<br />

(W): 25-200 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover<br />

(Hz): 450, 3.500 Risp. in freq (Hz): 40 -40.000 - 6dB Sensibilità<br />

(dB): 90 Altoparlanti: tw 1 pollice (25mm) cupola in titanio con<br />

sospensione morbida, Mid 5-1/4 pollici (13cm) Polymer-coated,<br />

cono Pure Pulp, Wf 12 pollici (30cm) cono Pure Pulp<br />

50 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

pio, le L100 e le L65. Le AR e JBL<br />

erano interpreti diversi del modo<br />

della riproduzione musicale. Le<br />

AR esprimevano sonorità composte<br />

con l’obiettivo dell’accuratezza<br />

mentre le JBL, pur cercando<br />

di mantenersi fedeli, mostravano<br />

di più il lato dinamico e di spontaneità<br />

del suono. Due differenti<br />

interpretazioni della bellezza della<br />

riproduzione, entrambe in grado<br />

di soddisfare a modo proprio il<br />

fortunato appassionato che si poteva<br />

permettere questi magnifici<br />

diffusori. Questa differente predisposizione<br />

caratteriale diede vita<br />

allo stereotipo venuto alla luce<br />

negli anni ’70 secondo cui le AR<br />

fossero prevalentemente dedicate<br />

ai cultori della musica classica<br />

mentre le JBL fossero eccellenti<br />

per il rock. Era frutto di una interpretazione<br />

semplicistica e distorta<br />

della filosofia progettuale dei due<br />

marchi; infatti, si è sempre potuto<br />

ascoltare bene il rock con le AR<br />

così come la musica classica con<br />

le JBL, ovviamente con le loro naturali<br />

divergenze di impostazione.<br />

Negli ultimi anni si sta assistendo<br />

a una riscoperta del vintage e<br />

tanti appassionati affollano negozi<br />

dove si possono trovare meravigliosi<br />

apparecchi d’epoca ancora<br />

funzionanti. C’è da chiedersi se<br />

la ricerca del vintage derivi da<br />

un mero interesse collezionistico<br />

verso apparecchiature che un<br />

tempo rappresentavano il meglio<br />

e che erano irraggiungibili per lo<br />

sbarbatello squattrinato di allora<br />

oppure rappresenti la ricerca di<br />

sonorità che solo gli strumenti<br />

di quell’epoca erano in grado di<br />

esprimere e che oggi non ritroviamo<br />

più. Il suono degli anni ’70<br />

è nella mente di tutta quella generazione<br />

di amanti della musica che<br />

ha ampiamente varcato la soglia<br />

dei 50 anni. Chi è più giovane non<br />

può per forza di cose ricordarlo<br />

perché per ovvi motivi anagrafici<br />

non ha vissuto in presa diretta<br />

quel periodo. Si tratta di un suono<br />

incompleto nella sua essenzialità<br />

ma perfettamente inserito nella<br />

acustica degli ambienti casalinghi.<br />

All’epoca gli altoparlanti non<br />

scendevano a 20 Hz e non raggiungevano<br />

picchi ultrasonici, non<br />

esprimevano sonorità patinate<br />

come quelli attuali ma indubbiamente<br />

avevano una verve diversa<br />

dalla perfezione asettica della modernità<br />

contemporanea. Il suono<br />

era più megafonico e appuntito<br />

ma anche più ricco e colorato,<br />

nel bene e nel male. La ricerca ha<br />

portato a produrre piccoli woofer<br />

da 16 cm che in cabinet adeguati<br />

consentono loro di scendere ben<br />

al di sotto dei 50 Hz di quei vecchi<br />

e ingombranti wooferoni degli<br />

anni ’70. Eppure la “botta” di quei<br />

woofer era un’altra cosa rispetto<br />

ai nanetti vitaminizzati di adesso.<br />

L’esperienza “full range” degli<br />

altoparlanti di oggigiorno porta<br />

a scontrarsi con le idiosincrasie<br />

inevitabili di ambienti non in<br />

grado di assorbire adeguatamente<br />

tutto il loro contenuto armonico.<br />

Nel contempo tra i 50 e i 100<br />

Hz, ancorché quasi silenti sotto<br />

tale soglia, i pachidermi di allora<br />

erano una presenza concreta forse<br />

più fisiologicamente in linea con<br />

l’acustica ambientale. È pur vero<br />

che trovare dei diffusori vintage<br />

in buone condizioni e conformi<br />

all’originale può diventare molto<br />

difficile. In tanti casi hanno subito<br />

riparazioni e sostituzione di<br />

componenti che possono averne<br />

alterato la resa. Eppure il richiamo<br />

verso quelle sonorità è forte<br />

per chi ne ha subito l’imprinting.<br />

JBL ha intelligentemente recepito<br />

questa esigenza. L’azienda di<br />

Northridge possiede infatti tutti<br />

gli elementi per rispondervi adeguatamente.<br />

Avendo come patrimonio<br />

il fascino della tradizione,<br />

competenze e risorse, da qualche<br />

anno ha iniziato a rispolverare in<br />

chiave moderna alcuni dei suoi<br />

grandi successi del passato dando<br />

agli appassionati la possibilità di<br />

riassaporare il piacere del suono<br />

d’antan in un contesto che si può<br />

avvalere delle moderne tecnologie<br />

costruttive degli altoparlanti.<br />

Il risultato è un prodotto affidabile<br />

che sfrutta le più attuali tecnologie<br />

al servizio di uno schema<br />

tradizionale. Gli L-100 sono stati<br />

sicuramente diffusori importanti<br />

nella storia della JBL. Apprezzatissimi<br />

dal pubblico sono stati i più<br />

venduti del marchio californiano<br />

e sono diventati iconici con quelle<br />

griglie quadrettate e di colore<br />

arancione divenute loro elemento<br />

immediatamente distintivo. Tre<br />

vie equipaggiate con il “wooferone”<br />

da 30 cm con il cono bianco e<br />

dotati di possibilità di regolazione<br />

del guadagno sia del midrange<br />

che del tweeter. Un bookshelf che<br />

rendeva più digeribile e facilmente<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 51


SELECTOR<br />

fruibile la musica in ambiente casalingo<br />

registrata in studio magari<br />

su delle 4311, decisamente più chirurgiche<br />

ed affilate.<br />

Gli L-100 Classic sono leggermente<br />

più grandi rispetto alla vecchia<br />

versione anche se ne mantengono<br />

l’impostazione a tre vie caricato in<br />

bass reflex; il woofer da 12 pollici<br />

bianco a prima vista sembra lo<br />

stesso, in realtà è molto cambiato.<br />

Il cono è sempre in carta trattata e<br />

la sospensione elastica è in materiale<br />

gommoso; il cestello pressofuso<br />

in alluminio è molto robusto<br />

e alloggia l’enorme doppio magnete<br />

in neodimio in configurazione<br />

push-pull. Il woofer lavora fino<br />

a 450 Hz e non è perfettamente<br />

allineato rispetto al tweeter e al<br />

midrange, leggermente spostati<br />

sulla destra del woofer. Anche il<br />

midrange, tagliato a 3,5 kHz, ha<br />

il cono in carta trattata con materiale<br />

polimerico. Il tweeter è una<br />

unità nuova in titanio con guida<br />

d’onda dotata di lente acustica ed<br />

è in grado di spingersi fino a 40<br />

kHz. Il cabinet di legno presenta<br />

rinforzi interni che lo rendono più<br />

rigido e meno risonante rispetto<br />

alle L-100. Sul pannello anteriore<br />

del diffusore in alto a sinistra sono<br />

alloggiati i controlli per il tweeter e<br />

per il midrange; servono ad adattare<br />

la risposta degli altoparlanti<br />

alle differenti condizioni ambientali<br />

rendendo il sistema più flessibile.<br />

La presenza di questo tipo<br />

di controlli è rara oggigiorno ma<br />

una volta era molto diffusa. A mio<br />

parere è un plus positivo il fatto di<br />

poter agire sulla taratura del sistema<br />

qualora ve ne sia la necessità;<br />

in caso contrario, si può mantenere<br />

il controllo nella posizione<br />

flat così da non introdurre alcuna<br />

alterazione. La finitura esterna è<br />

impeccabile sebbene non sia lussuosa.<br />

Le griglie arancioni con i<br />

quadretti rilevati ricordano quelle<br />

dei progenitori anche se sono<br />

fatte di un materiale che, a detta<br />

del costruttore, dovrebbe durare<br />

nel tempo senza sbriciolarsi come<br />

invece succedeva in passato. Sono<br />

belle da vedere e il color noce<br />

(unico disponibile) del mobile<br />

si raccorda bene a questa tonalità:<br />

possono essere scelte anche<br />

nere o blu ma penso che prenderle<br />

diverse da arancioni sia un piccolo<br />

delitto; una Ferrari si compra<br />

rossa anche se è bella verdolina!<br />

Meglio comunque rimuoverle per<br />

gli ascolti critici...<br />

Svestiti dalle griglie colorate si<br />

assiste a una vera e propria esibizione<br />

muscolare. I tre altoparlanti<br />

assieme al riquadro dei controlli<br />

evidenziati dal contrasto sul pannello<br />

nero conferiscono al diffusore<br />

un aspetto molto tecnico e il<br />

woofer, in particolare, è minaccioso<br />

e promette sfracelli. Il pannello<br />

posteriore presenta una vaschetta<br />

con i morsetti per i cavi, ben fatti<br />

ma non particolarmente pregiati;<br />

rigorosamente monowiring e senza<br />

grande spazio fra loro, consentono<br />

comunque il collegamento<br />

di cavi terminati e spellati di<br />

grosso spessore. La JBL fornisce<br />

come optional uno stand alto una<br />

ventina di centimetri lievemente<br />

orientato verso l’alto, appositamente<br />

studiato per posizionare<br />

alla distanza ideale il diffusore rispetto<br />

al pavimento e nel contempo<br />

ottimizzare la scena acustica.<br />

Le L-100 Classic suonano benissimo<br />

anche su stand tradizionali<br />

con una distanza dal pavimento di<br />

circa 30 cm che portino il tweeter<br />

a suonare all’altezza delle orecchie<br />

dell’ascoltatore. L’installazione è<br />

piuttosto facile in ambiente. Nella<br />

sala di ascolto completamente<br />

isolata, insonorizzata e trattata di<br />

28 mq con soffitto alto 2,90 metri<br />

in cui sono state testate hanno<br />

funzionato al meglio distanziate<br />

di circa 2 metri l’una dall’altra e<br />

solo leggermente inclinate verso<br />

il punto di ascolto, quest’ultimo a<br />

circa 3 metri da loro. Le distanze<br />

dalla parete di fondo e da quelle<br />

laterali erano rispettivamente di<br />

1,5 e di 1,2 metri. Non è stato difficile<br />

trovare la giusta collocazione<br />

per i diffusori. Lo stand accessorio<br />

è consigliabile perché consente di<br />

mettere a punto al meglio la resa<br />

della scena acustica. La prima cosa<br />

che stupisce degli L-100 Classic<br />

è quanto siano buoni. Dopo un<br />

rodaggio di un paio di settimane<br />

circa, in cui è stato necessario agire<br />

lievemente attenuando la resa<br />

del medio acuto servendosi degli<br />

appositi controlli, le sospensioni<br />

dei woofer hanno incominciato a<br />

mollarsi e anche il rendimento del<br />

basso è aumentato, consigliando<br />

di riportare i suddetti controlli<br />

sullo 0. La sala della prova è piuttosto<br />

“sorda” ma in ambienti più<br />

riverberanti questi controlli possono<br />

tornare molto utili e vanno<br />

considerati come un elemento importante<br />

ai fini dell’ottimizzazione<br />

del sistema altoparlanti-ambiente.<br />

Al di là di ogni altra valutazione di<br />

carattere tecnico la prima considerazione<br />

che si fa di impulso subito<br />

dopo averli “attaccati” è che<br />

non si tratta di una operazione<br />

“amarcord” fine a se stessa. Questi<br />

JBL vanno, eccome se vanno!<br />

Ma andiamo per ordine. Si tratta<br />

di diffusori dalla buona efficienza<br />

di 90 dB ma la loro impedenza<br />

52 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST JBL L-100<br />

media dichiarata di 4 Ohm ne<br />

suggerisce l’utilizzo con amplificatori<br />

ben dotati sotto il profilo<br />

energetico; funzionano comunque<br />

bene anche con i 45w di un bello<br />

e tenero Marantz 1090 di epoca,<br />

cosi come con i 95w del Denon<br />

AVR-X3550H che può essere utilizzato,<br />

come in questo caso, anche<br />

in configurazione stereo. Per capire<br />

bene di quanto siano capaci<br />

questi JBL, però, bisogna ascoltarli<br />

con amplificatori di alto livello<br />

con tanti watt e di buona qualità.<br />

A tal proposito l’accoppiata Classé<br />

CP-800 e CT2300 sembra ideale<br />

per spremerli come si deve. Diciamolo<br />

subito e con chiarezza:<br />

il basso è splendido! Pesante,<br />

teso e articolato al tempo stesso.<br />

Non è estesissimo e a voler fargli<br />

un appunto mancano le note più<br />

profonde; è una cosa di cui però<br />

non si avverte la mancanza perché<br />

fin dove il woofer emette in<br />

maniera lineare il basso è superlativo,<br />

introvabile in altoparlanti<br />

di costo paragonabile. Un basso<br />

corposo, grosso e potente, paradossalmente<br />

non invadente e risonante<br />

e nel contempo dotato di<br />

ottima articolazione e capacità di<br />

analisi. Il contrabbasso naturale<br />

dei Doctor 3 diventa una presenza<br />

tattile nella stanza con ottima definizione<br />

delle sfumature tonali. È<br />

possibile discernere le più piccole<br />

variazioni dello strumento anche<br />

nelle fasi più caotiche delle esecuzioni.<br />

Un altro aspetto qualificante<br />

del basso è che scandisce molto<br />

bene l’assetto ritmico della musica<br />

rendendo la riproduzione vivida e<br />

interessante. E poi, l’impatto è di<br />

prim’ordine, addirittura esplosivo<br />

dove ci vuole. Il medio è molto<br />

aperto e comunicativo. Se la sorgente<br />

è delicata e di qualità questi<br />

diffusori sono perfino raffinati con<br />

una riproduzione delle medie frequenze<br />

molto informativa. Ti fanno<br />

apprezzare bene la differenza<br />

fra le diverse tipologie di sorgenti,<br />

ad esempio fra i file digitali Hi-res<br />

rispetto ai formati di normale risoluzione<br />

oppure al vinile. Mettere<br />

su il vinile di Harvest di Neil<br />

Young da 180 gr. è un piacere.<br />

La cassa della batteria è forte e<br />

chiara e il basso del vinile viene<br />

riproposto con quella ricchezza<br />

armonica che solo il giradischi sa<br />

fare. Tornando al medio, ha tinte<br />

luminose e riscalda la riproduzione.<br />

Il pianoforte di Keith Jarret<br />

in Thel Koln concert è ricco con<br />

un buon equilibrio fra le parti<br />

estreme della tastiera. I violini<br />

sono riprodotti con accuratezza<br />

ma se la sorgente non è sufficientemente<br />

buona possono risultare<br />

un pelo appuntiti in alcuni passaggi<br />

oppure nei pieni orchestrali; se,<br />

invece, la sorgente è inappuntabile,<br />

i violini sono privi di artificiose<br />

asperità e anche l’Adagio<br />

for strings di Samuel Barber è<br />

piacevole. Forse un sistema a torre<br />

tradizionale come, ad esempio, il<br />

ProAc D38R, risulta più gentile<br />

nella riproduzione degli archi<br />

ma non più realistico dei L-100<br />

Classic. Dello stesso livello anche<br />

la riproduzione delle voci carnose,<br />

intelligibili e dotate di rimarchevole<br />

ricchezza di sfumature timbriche.<br />

Le chitarre elettriche sono<br />

speciali e azzarderei fra le più belle<br />

se non addirittura le più belle che<br />

ho mai ascoltato. Lynyrd Skynyrd,<br />

Black Crowes, Who, Rolling Stones,<br />

etc. ringraziano sentitamente.<br />

La parte strumentale di Yellow<br />

dirt di Seals & Crofts è<br />

un crescendo entusiasmante<br />

di chitarre chiare, graffianti e<br />

musicali e nel chilometrico assolo<br />

di batteria nella versione live<br />

di Toad dei Cream nel concerto<br />

alla Royal Albert Hall la sensazione<br />

è che Ginger Baker ti spacchi<br />

in faccia i suoi tamburi. Le frequenze<br />

acute sono ben estese e<br />

controllate. Ottimo il supporto<br />

materico anche in questo ambito<br />

di frequenze che risulta privo di<br />

fastidiosi eccessi e cadute di stile.<br />

La macrodinamica è formidabile.<br />

Abbiamo a disposizione massa e<br />

sostanza a volontà. La batteria ha<br />

dimensioni naturali e con un’elettronica<br />

in grado di spingere i grandi<br />

altoparlanti a dovere raggiunge<br />

prestazioni davvero degne di un<br />

grosso sistema. Anche la microdinamica<br />

è di tutto rispetto. Le masse<br />

orchestrali sono proposte senza<br />

compressioni e fastidiose perdite<br />

di energia. La riproduzione è ricca<br />

di sfumature e di particolari<br />

facilmente percepibili che non<br />

affollano la testa dell’ascoltatore<br />

ma vengono metabolizzati rapidamente<br />

cosicché la sensazione è<br />

quella di percepire più elementi<br />

della riproduzione stessa rispetto<br />

ad altri diffusori. La scena acustica<br />

è sorprendentemente ampia.<br />

Questi diffusori hanno un baffle<br />

ampio ma nonostante ciò esprimono<br />

un soundstage molto vasto<br />

nelle tre dimensioni dello spazio.<br />

Il suono si sviluppa molto bene in<br />

altezza, merito dell’angolazione<br />

dei loro stand inclinati verso l’alto,<br />

e si proietta bene anche sul lato<br />

esterno dei diffusori. Gli strumenti<br />

risultano ben distanziati nello<br />

spazio e sono riconoscibili. Questo<br />

aspetto aiuta molto nell’identificazione<br />

della disposizione degli strumenti<br />

dell’orchestra nella musica<br />

sinfonica.<br />

Un’ultima, doverosa notazione va<br />

al profilo tonale dei L-100 Classic<br />

che è lodevolmente piuttosto<br />

neutro ed esente da colorazioni.<br />

Gli L-100 Classic sono degli ottimi<br />

diffusori indipendentemente<br />

dalla loro fascia di prezzo. Non<br />

è possibile rimanere indifferenti<br />

di fronte al loro fascino retrò e<br />

nemmeno di fronte al livello di<br />

prestazione di cui sono capaci.<br />

Sono naturalmente coinvolgenti e<br />

istintivamente estroverse. Sanno<br />

parlare alla pancia dell’appassionato<br />

come poche e nel contempo<br />

soddisfano ampiamente anche<br />

le esigenze del suo tormentato<br />

e cavilloso emisfero audiofilo.<br />

Sono dei JBL purosangue che interpretano<br />

con orgoglio e autorità<br />

in chiave moderna le radici del<br />

suono west coast di cui si parlava<br />

a inizio articolo. Macchine inesauribili<br />

da musica, sprizzano<br />

felicità da tutti i decibel e sono<br />

capaci di performance sostanziose<br />

e raffinate al contempo.<br />

Altro che operazione nostalgia!<br />

Questi L-100 Classic sono dei<br />

diffusori eccellenti; sanno andare<br />

forte ma si possono ascoltare<br />

con grande soddisfazione a basso<br />

volume per ascolti intimistici a<br />

tarda sera. Con elettroniche dello<br />

stesso livello vi faranno godere di<br />

un piacere irraggiungibile con<br />

i wooferetti perfettini da 15 cm,<br />

ancorché alloggiati in voluminose<br />

torri da pavimento. Belli, a mio<br />

parere, e buoni, oggettivamente.<br />

Voto dieci!<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 53


SELECTOR<br />

di Vincenzo Sollazzo<br />

Tecnologia e prestazioni: sono questi gli elementi con i quali TAD vuole convincere gli appassionati. La<br />

serie Evolution, alla base del prestigioso catalogo della casa giapponese, si completa con un diffusore<br />

da pavimento, il TAD-E1TX-K, dalle notevoli qualità musicali.<br />

Si può ascoltare bene e<br />

si può ascoltare meglio.<br />

Ascoltare bene oggigiorno<br />

è semplice. Il mercato è<br />

pieno di tante proposte valide.<br />

Nel campo dei diffusori questo<br />

è particolarmente vero: l’offerta<br />

è davvero molto ampia e basta<br />

sfogliare l’annuario di SUO-<br />

NO per notare che al capitolo<br />

diffusori sono dedicate ben 98<br />

pagine. Scorrendole a volo d’uccello<br />

salta subito all’occhio che<br />

una delle tipologie di acustiche<br />

che prevale è quella a torre. La<br />

chiave del successo della torre<br />

da pavimento sta nell’offrire<br />

con gli stessi ingombri di un<br />

diffusore da stand la possibilità<br />

di alloggiare più altoparlanti<br />

di quest’ultimo realizzando un<br />

sistema di maggior litraggio<br />

senza rubare spazio ad appartamenti<br />

sempre più piccoli. Tor-<br />

DIFFUSORI<br />

TAD E1TX-K<br />

Prezzo: € 25.900,00<br />

Dimensioni: 35 x 121,5 x 51,2 cm (lxaxp)<br />

Peso: 46 Kg<br />

Distributore: Audio Living Design<br />

Via Pantanelli, 119 - 61025 Montelabbate<br />

Tel.0721.472.899<br />

www.audiolivingdesign.it<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Impedenza<br />

(Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz): 420, 2500 Risp.<br />

in freq (Hz): 29 - 60.000 Sensibilità (dB): 89 Altoparlanti: 1<br />

coax da 9 cm con tw a cono da 2,5 cm; 2x wf da 16 cm<br />

SUL CAMPO<br />

54 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

nando all’incipit TAD (Technical<br />

Audio Devices), nasce con<br />

l’obiettivo ambizioso e difficile<br />

di ascoltare meglio e di figurare<br />

all’apice nel multiforme universo<br />

descritto nelle 98 pagine di<br />

cui sopra. Prima di addentrarci<br />

nella descrizione di questi bei<br />

dispositivi, vale la pena di ricordare<br />

brevemente la storia del<br />

marchio dai magnanimi lombi.<br />

TAD si sviluppa in seno alla<br />

Pioneer nel 1975 come sezione<br />

separata per lo studio di altoparlanti<br />

Hi-end per il mondo<br />

professionale e per gli studi di<br />

registrazione.<br />

Nel 2002, in occasione del CES<br />

di Las Vegas, TAD si presenta<br />

anche al mondo consumer con<br />

il suo primo diffusore, il TAD-<br />

M1. L’M1 è teso alla ricerca<br />

delle prestazioni più elevate e<br />

insieme ad esso debutta il cavallo<br />

di battaglia di TAD, l’altoparlante<br />

CST. Si tratta di un<br />

coassiale con un medio con diaframma<br />

in berillio e il tweeter<br />

a cupola anch’esso in berillio.<br />

Il CST diventa il punto centrale<br />

attorno al quale si svilupperanno<br />

tutti i diffusori TAD sino ai<br />

giorni nostri. Il CST è in grado<br />

di riprodurre suoni da 250 Hz<br />

sino a 100 kHz ed è studiato in<br />

modo da avere una dispersione<br />

uniforme sia in senso orizzontale<br />

che verticale, così da risultare<br />

molto ampia conferendo ariosità<br />

al suono e una ricostruzione<br />

della scena acustica accurata.<br />

Nel 2007 TAD, fino ad allora<br />

una sezione di Pioneer, si stacca<br />

dalla casa madre divenendo<br />

una entità autonoma, la TADL<br />

dove L sta per Laboratories,<br />

con l’obiettivo di penetrare in<br />

maniera più significativa il mercato<br />

consumer di alto livello. Il<br />

direttore tecnico che guida TAD<br />

è Andrew Jones (attualmente<br />

frontman di Elac) che presenta<br />

al CES di Las Vegas del 2008<br />

le Model 1.<br />

In quella occasione, in un’intervista,<br />

disse ai lettori di <strong>SUONO</strong><br />

che “la tecnica di lavorazione<br />

del diaframma del CST prevede<br />

una apposizione per vaporizzazione<br />

del berillio su una lamina<br />

di rame che funge da supporto.<br />

Una volta ottenuto lo strato desiderato<br />

di berillio si allontana<br />

il rame ottenendo il diaframma<br />

di berillio puro. L’altoparlante<br />

così ottenuto è in grado di<br />

grandi escursioni in frequenza<br />

e di sopportare potenze molto<br />

elevate senza cenni di compressione<br />

del suono”. Al CES 2008<br />

Andrew Jones fece ascoltare<br />

alla stampa in anteprima la<br />

prima coppia dei cinque allora<br />

costruiti Model 1 e ricordo che<br />

mi fecero un’ottima impressione.<br />

Da allora TAD ha espanso il<br />

proprio catalogo di prodotti che<br />

attualmente si articola su due<br />

livelli. La serie flagship Reference,<br />

che presenta un diffusore<br />

da pavimento, il TAD-R1TX, e<br />

uno da stand, il TAD-CRMK2<br />

e la serie Evolution più “economica”,<br />

anch’essa articolata su<br />

un diffusore da pavimento, il<br />

TAD-E1TX-K del nostro test, e<br />

uno da stand, il TAD-ME1-K. Il<br />

filo conduttore fra le due serie<br />

è quello dell’altoparlante CST<br />

che compare su tutti i diffusori.<br />

TADL, forte del DNA Pioneer,<br />

si è espansa anche nel campo<br />

delle elettroniche di alto livello<br />

e attualmente produce amplificatori,<br />

lettori CD/SCCD e DAC<br />

Hi-end.<br />

I TAD-E1TX-K oggetto di questa<br />

prova sono il modello floorstanding<br />

della serie Evolution che<br />

nasce per portare a un pubblico<br />

più ampio, sia pur sempre facoltoso,<br />

le bellezze del suono TAD.<br />

Sebbene siano grossi sembrano<br />

più piccoli di quel che sono in<br />

realtà sia perché si sviluppano<br />

soprattutto in profondità sia<br />

perché il loro frontale stretto<br />

è sagomato con una superficie<br />

I morsetti per i cavi consentono il biwiring e sono ottimamente spaziati: vi si<br />

possono collegare agevolmente e con sicurezza cavi terminati a forcella e a banana.<br />

inclinata superiormente che<br />

unisce il pannello anteriore con<br />

quello posteriore, conferendo<br />

un aspetto slanciato e dinamico<br />

al diffusore. Il risultato è esteticamente<br />

molto valido e riduce<br />

l’impatto visivo del mobile.<br />

A proposito di quest’ultimo, è<br />

di legno trattato con una impeccabile<br />

finitura piano black<br />

che si inserisce perfettamente<br />

in ambiente. La mancanza di<br />

griglie conferisce a questi TAD<br />

un aspetto Hi-tech ingentilito<br />

dal contesto raffinato e discreto<br />

delle finiture del cabinet.<br />

Il TAD-E1TX-K è un diffusore<br />

a tre vie. Utilizza due woofer<br />

da 16 cm mentre al di sopra<br />

campeggia in bella evidenza<br />

l’altoparlante coassiale CST. Su<br />

entrambi i fianchi del diffusore<br />

in basso l’oblò dei reflex che a<br />

prima vista sembra simulare un<br />

grosso woofer che in realtà non<br />

c’è. La posizione bassa del reflex<br />

con l’uscita sdoppiata sui lati<br />

(Bi-Directional ADS port) serve<br />

a dare un basso più poderoso e<br />

ad annullare la possibilità che<br />

si formino sonorità non volute<br />

a livello del tubo d’accordo. Una<br />

volta in sala di ascolto rendono<br />

al meglio distanti circa un<br />

metro dalla parete di fondo e a<br />

poco più di un metro dalla parete<br />

laterale, separati circa 2,5<br />

metri tra loro e leggermente inclinati<br />

verso il punto di ascolto.<br />

Dopo due settimane di intenso<br />

rodaggio sono pronti per le<br />

sessioni di ascolto critico! La<br />

cosa che colpisce è la chiarezza<br />

del loro suono. È nitido e facilmente<br />

comprensibile in tutte<br />

le sue sfumature e le parole nei<br />

brani cantati si capiscono molto<br />

bene. Il CST fa un gran lavoro.<br />

Il medio è asciutto, analitico,<br />

chiaro e molto informativo. La<br />

dovizia di particolari non affatica<br />

tuttavia l’ascolto perché il<br />

suono non è mai affilato. Questo<br />

è un punto qualificante dei<br />

diffusori, che non stancano mai<br />

anche nelle sessioni di ascolto<br />

più prolungate. Il medio è anche<br />

molto ricco di sfumature<br />

e benché, come si diceva in<br />

precedenza, sia asciutto, non<br />

risulta per nulla arido e clinico.<br />

Le voci vengono riprodotte<br />

accuratamente: quelle maschili<br />

calde e corpose e quelle<br />

femminili carnose e limpide. Il<br />

pianoforte è pieno e armonioso,<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 55


SELECTOR<br />

PILLOLE DI TAD<br />

Il berillio, di cui sono fatti il diaframma del midrange e la cupola<br />

del tweeter, è stato scelto perché è il metallo più leggero e<br />

contemporaneamente rigido disponibile per applicazioni in ambito<br />

audio. Questo materiale risulta ideale per la riproduzione delle<br />

frequenze ultra alte che contengono armoniche che rinforzano i toni<br />

fondamentali nella gamma udibile. Per produrre il diaframma del<br />

CST in berillio TAD ha sviluppato una tecnologia di fabbricazione<br />

proprietaria di alta precisione denominata “vapor deposition technique”.<br />

I due woofer da 16 cm hanno il cono fatto da più strati in fibra<br />

aramidica e un magnete robusto così da poter abbinare una buona<br />

estensione in basso e buona tenuta in potenza a bassa distorsione.<br />

Proprietaria anche la soluzione adottata per i piedini, con punta<br />

centrale: la regolazione in altezza e per determinare la stabilità è ottima.<br />

le corde delle chitarre vibrano<br />

in maniera naturale e musicale.<br />

Nell’ascolto della musica sinfonica<br />

tutti gli strumenti sono<br />

ben riconoscibili perché questi<br />

diffusori sono talmente precisi<br />

e informativi che rappresentano<br />

in maniera realistica<br />

le varie sezioni dell’orchestra.<br />

A questa superba prestazione<br />

del medio fa da contorno un<br />

basso molto esteso che riproduce<br />

con sufficiente pressione<br />

anche le ottave più profonde<br />

dell’organo. Si tratta di un basso<br />

velocissimo e articolato, degno<br />

del settore che occupano i<br />

TAD-E1TX-K. I tweeter vanno<br />

ampiamente nell’ultrasonoro e<br />

questo si traduce in una riproduzione<br />

molto estesa e ariosa<br />

delle frequenze acute. Queste<br />

ultime rifiniscono accuratamente<br />

il suono raccordandosi<br />

in maniera eccellente al medio,<br />

del quale si portano dietro la<br />

giusta quantità di corpo che<br />

rende materico anche questo<br />

range di frequenze. Sotto il<br />

profilo dinamico qui abbiamo<br />

56 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST TAD E1TX-K<br />

tutto quello che normalmente<br />

ricerca un appassionato esperto.<br />

Il suono è potente e massivo<br />

a sufficienza da riempire<br />

una stanza di medio-grandi<br />

dimensioni quando si voglia<br />

ascoltare a volume realistico<br />

una grande orchestra. Sospinti<br />

da un amplificatore dalla<br />

buona potenza gli altoparlanti<br />

sfoderano notevoli doti macro<br />

dinamiche. La muscolarità, che<br />

non tracima mai nella brutalità,<br />

qui va decisamente a braccetto<br />

con la gentilezza giacché le TAD<br />

manifestano capacità di risoluzione<br />

del dettaglio e precisone<br />

descrittiva di livello assoluto.<br />

La micro dinamica è sorprendente<br />

per analiticità e accuratezza.<br />

Ogni contorno del dettaglio<br />

del suono viene riportato<br />

nelle sue più intime sfumature.<br />

Ascoltare un violino ripreso<br />

in primo piano lascia a bocca<br />

aperta per la notevole varietà<br />

di particolari che questi diffusori<br />

riescono a tirare fuori dalla<br />

registrazione.<br />

Timbricamente aperte e luminose<br />

riescono a definire un<br />

soundastage molto ampio sui<br />

tre piani dello spazio con strumenti<br />

e cantanti ottimamente<br />

a fuoco e ben riconoscibili sulla<br />

scena acustica. A tal proposito<br />

giova l’utilizzo in biwiring dei<br />

diffusori ai fini di una più lucida<br />

focalizzazione degli elementi<br />

davanti all’ascoltatore. Il biwiring<br />

migliora anche la sensazione<br />

di spazialità del suono e la<br />

percezione di micro dinamica<br />

e dettaglio. Usando una singola<br />

coppia di cavi se da un lato il<br />

suono può apparire leggermente<br />

più deciso e coeso dall’altro<br />

risulta leggermente meno arioso<br />

e ricco, con una minor risoluzione<br />

del contrasto dinamico.<br />

Gli 88 dB di efficienza sono sufficienti<br />

a far ben figurare amplificatori<br />

comunque ben dotati<br />

sotto il profilo energetico. Un<br />

robusto stato solido è apparso il<br />

loro compagno ideale di avventura.<br />

Essendo il profilo timbrico<br />

di queste TAD piuttosto neutrale<br />

tendente alle tinte chiare i risultati<br />

migliori si ottengono con<br />

sorgenti ed elettroniche sonicamente<br />

altrettanto bilanciate.<br />

Non nascondo che una delle<br />

curiosità di questo test era<br />

anche quella di verificare se<br />

dopo l’uscita di Andrew Jones<br />

da TAD ci sarebbe stato un<br />

cambiamento di profilo sonico<br />

nelle acustiche prodotte dalla<br />

casa giapponese. I TAD-E1TX-<br />

K restano ancora fortemente<br />

legati alla filosofia sonica di<br />

Jones e questo è al tempo stesso<br />

rassicurante ma anche un<br />

encomio a Jones.<br />

Il suono asciutto, concreto e<br />

molto analitico che esprime<br />

questo modello è in linea con<br />

quello tradizionale di TAD.<br />

I TAD-E1TX-K restano un diffusore<br />

importante per posizionamento<br />

e costo e coerentemente<br />

rappresentano un punto di<br />

arrivo nel segmento di mercato<br />

che occupano. Sono diretti ad<br />

appassionati attenti alla accuratezza<br />

e alla estetica della riproduzione.<br />

Sebbene siano così<br />

precisi non sono tuttavia asettici.<br />

Riescono a emozionare con<br />

la loro compostezza formale<br />

facendo risaltare le caratteristiche<br />

delle elettroniche a monte e<br />

rendono giustizia anche alla riproduzione<br />

del vinile riuscendo<br />

a restituire con il giusto corpo il<br />

basso del giradischi e in maniera<br />

encomiabile il naturale respiro<br />

che caratterizza il suono<br />

del disco nero.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 57


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Wharfedale EVO 4.1<br />

Alla fine dello scorso<br />

anno Wharfedale ha lanciato<br />

la serie top Elysian<br />

e quasi di seguito, non a<br />

caso, la nuova linea Evo,<br />

frutto diretto della ricaduta<br />

tecnologica del progetto<br />

Elysian che ha richiesto tre<br />

anni per vedere la luce e<br />

ha portato all’introduzione,<br />

tanto sugli Elysian che<br />

sugli Evo, del tweeter Air<br />

Motion Transformer.<br />

Una scelta che avrebbe<br />

potuto essere considerata<br />

una originalità sulla<br />

serie Elysian ma che diventa<br />

un case studio per la contemporanea<br />

adozione negli Evo, linea<br />

tradizionalmente appartenente<br />

al segmento economico di mercato.<br />

Una svolta e una accelerazione,<br />

almeno in senso audiofilo,<br />

che non possono essere salutati<br />

altro che con gioia dagli appassionati<br />

di lunga data, che possono<br />

immaginare una luce dopo<br />

un tunnel percorso per lungo<br />

tempo. Dopo aver letteralmente<br />

sconvolto il mercato con l’entry<br />

Level Diamond negli anni ’80 e<br />

dopo diverse vicissitudini, a metà<br />

degli anni ’90 il marchio era stato<br />

uno dei primi ad approdare a una<br />

proprietà orientale, continuando<br />

a offrire un value for money ragguardevole<br />

ma perdendo un po’<br />

del suo heritage... Quello stesso<br />

valore che oggi torna d’attualità<br />

se una linea, sempre inaugurata a<br />

metà dello scorso anno, che testimonia<br />

già dal nome intenzioni e<br />

stilemi che sarebbero stati molto<br />

cari a Mr. Briggs.<br />

Per tradizione la linea Evo e<br />

quella che si pone nella fascia<br />

immediatamente superiore ai<br />

Diamond e la nuova generazione,<br />

la quarta, lo conferma: spazia<br />

da poco più di 500 euro del modello<br />

in prova fino a oltre 1.500<br />

del modello top di una gamma<br />

composta da due sistemi a torre<br />

e due da stand, due canali centrali<br />

e un sistema dipolare per il<br />

surround. Quasi a ribadire una<br />

vocazione per il value for money<br />

la Evo esibisce tutte in una volta<br />

alcune soluzioni che nessun concorrente<br />

oggi riesce a esporre<br />

nella stessa classe singolarmente.<br />

Il tweeter AMT si trova generalmente<br />

su prodotti dal prezzo<br />

“doppio”, il mobile con le pareti<br />

curve, una volta appannaggio<br />

esclusivamente di pochissimi<br />

costruttori di élite, oggi continua<br />

a essere una scelta che innalza i<br />

costi di produzione rispetto alla<br />

costruzione “a scatola” e, per finire,<br />

il condotto di accordo verso<br />

il basso con la base fissa è un altro<br />

aspetto sempre più frequente<br />

ma ancora raro, soprattutto nelle<br />

serie di basso costo. Gli EVO 4.1<br />

racchiudono tutti questi attributi<br />

in un unico prodotto e, solo per<br />

ognuno di questi, si potrebbe<br />

avvicinare a un suo concorrente<br />

di prezzo doppio. Anche tutti gli<br />

altri sistemi dela serie sono molto<br />

competitivi: è presente un ulteriore<br />

elemento che dopo una lunga<br />

assenza dalle scene è tornato<br />

in auge: il medio a cupola da 50<br />

mm di diametro.<br />

Gli EVO 4.1,sono l’unico sistema<br />

da stand a tutti gli effetti con il<br />

woofer da 13 cm in quanto il<br />

successivo, L’EVO 4.2, è equipaggiato<br />

con woofer da 16,5 cm<br />

e medio a cupola con un’altezza<br />

complessiva di otre 45 cm, una<br />

specie di “minitower da stand”.<br />

Tutti i sistemi sono caratterizzati<br />

dalla forma “a liuto” con le<br />

pareti laterali a elevato spessore<br />

Prezzo: €550,00<br />

Dimensioni: 21.0 x 33.5 x 28.5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8Kg<br />

Distributore: Tecnofuturo<br />

www.tecnofuturo.it<br />

DIFFUSORI WHARFEDALE EVO 4.1<br />

Tipo: da supporto Potenza (W): 25 - 100 Impedenza (Ohm):<br />

4 Frequenze di crossover (Hz): 2.900 Risp. in freq (Hz): 64 -<br />

22.000 Sensibilità (dB): 87 Altoparlanti: 1 Tw AMT da 80 mm, 1<br />

Wf da 13 cm cono in Kevlar<br />

58 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


TEST<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza appare molto lineare in asse<br />

e soprattutto fuori asse anche in prossimità della frequenza<br />

di incrocio in cui non si apprezzano variazioni<br />

della risposta nella zona di sovrapposizione grazie alla<br />

scelta di filtri a multipendenza. Il modulo dell’impedenza,<br />

anche se scende al di sotto dei 4 Ohm in un range che si<br />

estende dai 150 Hz ai 500 Hz, non presenta un andamento<br />

critico ma, al contrario, abbastanza lineare e sempre al<br />

di sopra dei 3,5 Ohm, pur essendo consigliato un abbinamento<br />

ad amplificazioni robuste, anche in funzione<br />

della sensibilità non altissima.<br />

I doppi morsetti sono disposti in verticale considerata la<br />

forma a cuspide del posteriore. Il corpo, massiccio e con<br />

un bullone di fissaggio di grandi dimensioni, accetta cavi<br />

terminati oppure spellati di grande diametro. La placca di<br />

supporto è in metallo, spesso con una particolare inclinazione<br />

che favorisce l’inserimento di una lamina fra i due positivi e<br />

i due negativi ma che penalizza i cavi terminati con banane<br />

oppure con forcelle.<br />

che seguono la curvatura esterna,<br />

fissate su centine interne che, oltre<br />

a dare la forma, costituiscono<br />

dei setti di rinforzo della struttura<br />

molto efficaci. Per ottenere<br />

un effetto di questo tipo, sia<br />

Wharfedale in passato che altri<br />

costruttori in tempi più recenti<br />

hanno utilizzato una parete in<br />

MDF con numerosi tagli interni<br />

alla superficie per consentire la<br />

modellazione sulle centine; con<br />

questa soluzione la struttura<br />

viene notevolmente alleggerita e<br />

perde in parte la sua omogeneità<br />

e robustezza. Il nuovo EVO 4.1,<br />

invece, presenta una superficie<br />

integra e spessa, modellata<br />

all’origine. L’esterno è rivestito<br />

con impiallacciatura di legno<br />

con finitura trasparente naturale<br />

oppure con vernice nera o bianca<br />

in modo che risaltino le venature<br />

del legno, mentre la base in MDF<br />

è laccata opaca. Gli altoparlanti<br />

presentano caratteristiche elettromeccaniche<br />

che permettono<br />

l’utilizzo di filtri molto efficaci,<br />

anche complessi ma che non devono<br />

correggere quei parametri<br />

elettrici che, come in questo caso,<br />

sono stati ottimizzati all’origine:<br />

si tratta dell’impedenza del woofer<br />

e del tweeter e della risposta<br />

agli estremi, modellata per avere<br />

fenomeni di break-up estremante<br />

contenuti.<br />

Per dimensioni i 4.1 appaiono<br />

come dei bookshelf ipervitaminizzati:<br />

improbabile la loro collocazione<br />

in libreria ma comunque<br />

eccellente il posizionamento in<br />

ambiente, con un campo sonoro<br />

molto ampio e scolpito anche in<br />

posizioni molto vicine alla parete<br />

di fondo: si avverte un rinforzo<br />

della gamma bassa ma senza eccessi<br />

e rigonfiamenti: il corpo non<br />

influisce nel resto della gamma<br />

riprodotta con un timbro delle<br />

voci, soprattutto quelle maschili,<br />

per nulla influenzato. L’equilibrio<br />

delle prestazioni è straordinario<br />

a tutto tondo con l’estremo<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 59


SELECTOR<br />

Il woofer è fissato<br />

con sei dadi a<br />

passo metrico<br />

che si avvitano<br />

su inserti in<br />

metallo inseriti<br />

nel pannello<br />

MDF. Anche in<br />

crossover interno<br />

utilizza lo stesso<br />

metodo di fissaggio.<br />

Il tweeter AMT ha una costruzione<br />

abbastanza standard ma con uno<br />

sviluppo verticale più accentuato<br />

rispetto al solito (la superficie di<br />

emissione è di 30 x 60 mm). Il woofer<br />

ha il cestello in tecnopolimero, la<br />

sospensione in gomma e la membrana<br />

in tessuto di kevlar. Il gruppo magnetico<br />

ha espansioni polari forgiate e l’anello<br />

di linearizzazzione dell’impedenza.<br />

Il modulo dell’impedenza risulta<br />

estremamente lineare e non presenta<br />

interferenze a anomalie nemmeno<br />

di lieve entità il che ha consentito<br />

l’utilizzo di un filtro semplificato e<br />

molto efficace. Il condotto di accordo<br />

con due ampie svasature alle estremità<br />

emette verso il basso, dove è collocato<br />

il piano di appoggio in MDF fissato alla<br />

base.<br />

superiore definito e al tempo<br />

stesso mai appuntito o spigoloso,<br />

una sensazione tutt’altro che<br />

caratteristica dei tweeter AMT.<br />

Proprio a voler trovare un difetto<br />

(in assoluto, non in relazione alla<br />

gamma di appartenenza) le voci<br />

femminili e la gamma medioalta<br />

in genere sembrano a volte poco<br />

incisive: non indietro o con un livello<br />

basso ma con un ritmo leggermente<br />

differente dal resto del<br />

registro, che invece è molto vivo<br />

e coinvolgente sia per pressione<br />

che estensione, invero inusuale<br />

per un sistema a due vie di queste<br />

dimensioni ma ancor di più della<br />

fascia di prezzo di appartenenza.<br />

La filosofia è quella del mantenimento<br />

di un equilibrio fra risorse<br />

e prestazioni, ma anche quella di<br />

un approccio del tutto estraneo<br />

a quei compromessi che, per abbassare<br />

il prezzo a tutti i costi, oltrepassano<br />

la frontiera che separa<br />

i prodotti economici ben assortiti<br />

da quelli che invece mostrano un<br />

netto balzo verso il basso nelle<br />

prestazioni e nelle aspettative.<br />

Colpisce la “presenza” del diffusore<br />

che, vuoi per la finitura e la<br />

cura nei dettagli, vuoi per le proporzioni,<br />

si colloca fra i prodotti<br />

più azzeccati dell’ultimo periodo,<br />

presentando alcune chicche oggi<br />

quasi scomparse: i bulloni di<br />

fissaggio degli altoparlanti sono<br />

fissati su boccole metalliche annegate<br />

nel legno e le flange di<br />

finitura degli altoparlanti sono<br />

in metallo cromato, mentre altri<br />

costruttori impiegano profili<br />

plastici con finitura superficiale<br />

in alluminio. Un inno per un value<br />

for money che nel tempo si è<br />

arricchito di attributi spesso ad<br />

appannaggio di prodotti di ben<br />

altra classe e che oggi punta molto<br />

sulla qualità assoluta del prodotto.<br />

Quasi un ripensamento da<br />

parte dei fratelli Chang, tutt’ora<br />

proprietari della multinazionale<br />

anglo-cinese che detiene il marchio<br />

Wharfedale e che si accinge<br />

a festeggiare 90 anni di storia, e<br />

sottolineiamo “storia”.<br />

60 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

S(U)ONORA<br />

Gli eventi che ci hanno costretti nelle nostre abitazioni ci hanno portato non solo a rivalutare l’ascolto della musica ma anche a<br />

ragionare su come “costruirvi un vestito attorno”. I prodotti di questa guida contribuiscono a rendere tutto più semplice.<br />

Non chiedeteci di dirvi<br />

come suonano, visto<br />

che a parere dei costruttori<br />

stessi, almeno quelli<br />

più onesti, mobili, supporti e<br />

stand hanno altre funzioni:<br />

posizionano in maniera appropriata<br />

i prodotti per la riproduzione<br />

musicale, fanno in modo<br />

che siano il meno possibile affetti<br />

da vibrazioni indotte e,<br />

soprattutto, rappresentano un<br />

elemento fondamentale della<br />

GUI, dell’esperienza d’uso e<br />

dell’armonizzazione della catena<br />

Hi-Fi con l’ambiente domestico.<br />

E l’onda lunga dei prodotti<br />

esteticamente compatibili<br />

con l’arredamento domestico<br />

comincia a prendere piede anche<br />

da noi e a buon diritto consente<br />

di arredare un ambiente<br />

anche in funzione dell’ascolto<br />

musicale. In omaggio al WAF!<br />

CHE COSA È S(U)ONORA<br />

S(U)ONORA è la selezione dei prodotti consigliati sulla base dell’esperienza<br />

e della libera scelta dello staff di <strong>SUONO</strong>. Guida all’acquisto parziale<br />

perché dell’universo sterminato di prodotti presenti sul mercato italiano<br />

ne segnala solo una parte: in questo caso sono stati eliminati, ra gli stand,<br />

quelli destinati a un diffusore specifico a favore di quelli universali. Nel<br />

complesso si tratta di prodotti generalmente migliori della media per<br />

costruzione, affidabilità, riscontro tecnico e ascolto, in ciascuno o in parte<br />

di questi parametri, ai quali si aggiungono elementi come affidabilità,<br />

assistenza post vendita, garanzia e sua applicazione… La polifonicità di<br />

tali elementi assume nella dispersiva galassia hi-fi una valenza ancor più<br />

marcata. Per voi abbiamo scelto quelli che comunque, trovandoci nel<br />

terzo millennio, sono acquistabili anche in rete o comunque possono<br />

essere utili alla “causa”!<br />

NORSTONE<br />

ESSE STAND<br />

PREZZO € 109,00<br />

NORSTONE<br />

STYLUM 2<br />

PREZZO € 135,00<br />

2 dimensioni 49x26x45,5 cm euro 169; mod. 3<br />

dimensioni 63,5x29x45,5 cm euro 319; mod. 5<br />

dimensioni 46 x6 x 42,5 cm euro 209 Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 46 x 9 x 41,5<br />

ATACAMA AUDIO<br />

NEXUS I<br />

PREZZO € 140,00<br />

fino a 195 Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 50<br />

Peso (kg): 10<br />

QUADRASPIRE<br />

Q4EVO<br />

PREZZO € 143,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: basi in vetro<br />

temperato e struttura in acciaio, verniciati rosso e<br />

nero laccati. Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x<br />

p) cm: 23 x 61 x 25<br />

BOLTZ<br />

CD 110<br />

PREZZO € 119,00<br />

Tipo: mobile per cd Note: Mobile in acciaio murale<br />

- capacità 110 CD, estensibile all'infinito Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 61 x 30,5 x 12 Peso (kg): 5<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura<br />

in acciaio verniciato nero, bianco o silver. Punte<br />

verso il pavimento e il diffusore. Prezzo coppia.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 60 x 25<br />

PRO-JECT<br />

WMI-1<br />

PREZZO € 139,00<br />

Tipo: mensola a muro per giraischi Note: mod.<br />

Tipo: supporti per diffusori medio piccoli, con<br />

punte e gel pad Note: colonna centrale riempibile<br />

con Atabites standard per aumentare la stabilità e<br />

la massa. Include i gel pad e la guida cavi. Disponibile<br />

nelle finiture Nero, Argento, Diamante, nelle<br />

altezze di 500, 1.000mm. A partire da 140 euro<br />

Tipo: Portaelettroniche modulare a 4 colonne<br />

Note: Modulare, combina ripiani in legno e colonne<br />

in alluminio. Finitura: Ciliegio, Nero, Quercia,<br />

Wenger o Acero. Prezzo per ripiano con 4 colonne<br />

da 19mm. Versione con colonne da 32mm euro 205.<br />

Altre finiture: bamboo, vetro bianco o trasparente<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x variabile x 39,5<br />

63


SELECTOR<br />

NORSTONE<br />

EPUR STAND<br />

PREZZO € 149,00<br />

19mm. Versione con colonne da 32mm euro 218 Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 59 x 5 x 47<br />

NORSTONE<br />

STYLUM 3<br />

PREZZO € 159,00<br />

AIRPULSE<br />

ST200<br />

PREZZO € 160,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: basi in vetro e colonna in acciaio.<br />

Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 60 x 24<br />

TAGA HARMONY<br />

TSS60G<br />

PREZZO € 149,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura in acciaio verniciata<br />

in nero, bianco o silver, dotato di punte verso il pavimento e verso<br />

il diffusore. Prezzo coppia. Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 80 x 25<br />

Tipo: Supporti da pavimento Note: per diffusori A200 Airpulse, colore<br />

ciliegio, Dimensioni (l x a x p) cm: 28,3 x 65 x 35 Peso (kg): 15,1<br />

GUIZU<br />

LPS-3535<br />

PREZZO € 162,00<br />

NORSTONE<br />

WALK STAND<br />

PREZZO € 159,00<br />

Tipo: stand per diffusori Note: canalina per cavi Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 16 x 60 x 21 Peso (kg): 3,35<br />

LOVAN<br />

CLASSIC CII AMP STAND DW / LW<br />

PREZZO € 150,00<br />

Tipo: Cube Rack LP Note: Cube Rack Raccoglitore modulare per 100<br />

LP. Realizzato interamente in legno massello di spessore 7.5mm con<br />

incastri a coda di rondine, contiene fino a 100 LP. Costruito a moduli,<br />

per essere composto a proprio piacimento. Feltrini antigraffio. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 36 x 35 x 34,30<br />

ATACAMA AUDIO<br />

CYCLONE<br />

PREZZO € 170,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: ripiani in vetro temperato nero<br />

lucido, struttura in acciaio nero lucido. Carico max 30 kg. Prezzo coppia.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 26,6 x 72,2 x 33,2<br />

Tipo: Struttura singola in acciaio per elettroniche audio Note:<br />

Struttura singola in acciaio con 3 coni disaccoppianti; ripiano in MDF,<br />

finiture disponibili: palissandro e acero. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

56 x 12 x 45<br />

QUADRASPIRE<br />

Q4EVO LARGE<br />

PREZZO € 156,00<br />

TRIANGLE<br />

SUPPORT S02<br />

PREZZO € 159,00<br />

Tipo: stand per diffusori Note: riempibili con Atabites standard.<br />

Altezze 515, 615 e 715mm<br />

ATACAMA AUDIO<br />

MOSECO<br />

PREZZO € 190,00<br />

Tipo: Portaelettroniche Note: Prezzo per ripiano con colonne da<br />

Note: Supporti per diffusori in metallo, punte regolabili, percorso per<br />

cavi. Altezza: 596 mm senza punte, Larghezza base: 230 x 270 mm,<br />

Larghezza piano superiore: 165 x 215 mm<br />

Tipo: stand per diffusori Note: in bambù e carbonio, altezza 50 / 60 /<br />

64


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

70 / 100 cm, riempibile con Atabites. Finiture Nero, Argento, Diamante;<br />

base in bambù naturale, oppure chiaro o scuro. A partire da euro 190<br />

la coppia, max 285 Dimensioni (l x a x p) cm: colonna frontale da<br />

50mm, colonna posteriore da 28mm. Top LxP 130x170mm<br />

AIRPULSE<br />

ST300<br />

PREZZO € 200,00<br />

in acciaio, base 30,5x30,5 cm, top. 22,5x22,5 cm; prez. la cp;<br />

SL300/400/500/600/700/1000 da 30/40/50/60/70/100 cm fin. nera,<br />

grafite, argento prezzi euro 280/300/320/340/355/410, diamante,<br />

rosso o cesio prezzo maggiorato Dimensioni (l x a x p) cm: altezza<br />

20 cm Peso (kg): 12,50<br />

BOLTZ<br />

CD-150<br />

PREZZO € 229,00<br />

NORSTONE<br />

ESSE HIFI<br />

PREZZO € 239,00<br />

Tipo: Supporti da pavimento Note: per diffusori A300, colore ciliegio<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 32 x 66 x 40 Peso (kg): 18,8<br />

GUIZU<br />

SRW-1A<br />

PREZZO € 205,00<br />

Tipo: mobile per CD Note: capacità 150 cd estensibile all'infinito,<br />

realizzato in acciaio. Versione da 300 cd 249 euro Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 30,5 x 94 x 16,5 Peso (kg): 9<br />

ATACAMA AUDIO<br />

APOLLO WT1<br />

PREZZO € 235,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: Struttura in metallo<br />

e ripiani in vetro rosso o nero. Non presenta i montanti frontali per<br />

un agevole manovrabilità. Dimensioni (l x a x p) cm: 86 x 50 x 40<br />

NORSTONE<br />

ESSE VINYL<br />

PREZZO € 239,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 1 ripiano Note: Portaelettroniche<br />

ad un ripiano in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L<br />

x P): 50 x 40 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 53 x 10 x 43 Peso (kg): 7<br />

ATACAMA AUDIO<br />

SLX<br />

PREZZO € 210,00<br />

Note: Mobile con tre ripiani per Giradischi ed elettroniche con sezione<br />

porta LP - Struttura color nero e ripiani vetro rosso-nero-frosted<br />

QUADRASPIRE<br />

Q4WB<br />

PREZZO € 246,00<br />

Tipo: stand per diffusori Note: con punte e base in carbonio spessa<br />

5mm. Colonne verticali riempibili con Atabites standard. Altezza da<br />

200 a 1.000mm, versioni nero, argento, diamante, metallizzato. Prezzi<br />

da 210 euro a 345<br />

ATACAMA AUDIO<br />

SLI<br />

PREZZO € 225,00<br />

Tipo: Ripiano da parete Note: portata max 35kg, ripiano interno<br />

(LxP): 455x380mm, Ripiano in vetro, struttura in finitura nero o<br />

argento. Staffe di montaggio escluse. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

52,5x 20 x 47<br />

ATACAMA AUDIO<br />

EVOQUE ECO<br />

PREZZO € 235,00<br />

Tipo: mensola porta elettroniche Note: Il prezzo include le staffe da<br />

muro e le punte (silver o nere). A questo va aggiunto il costo del ripiano<br />

Q4 Evo scelto. Finiture: bamboo nero, bamboo silver, bamboo naturale<br />

NORSTONE<br />

ESSE<br />

PREZZO € 259,00<br />

Tipo: supporto per diffusori di grandi dimensioni Note: 4 col.<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Base più max 4 ripiani, max<br />

30kg x rip. Vers. 35/40 rip. (LxP): 350x400mm, 60/40 rip. (LxP):<br />

600x400mm, 110/40 rip. (LxP): 1120x400mm. Altezza ripiani: 145,<br />

195 o 245mm. Altezza base 75mm. Prezzo Eco 35/40 base a 1 ripiano<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 piani Note: struttura in acciaio<br />

verniciato in nero, ripiani in vetro temperato nero, bianco Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 110 x 53 x 40<br />

65


SELECTOR<br />

SOLIDSTEEL<br />

S3-A<br />

PREZZO € 260,00<br />

CUSTOM DESIGN<br />

FS 104<br />

PREZZO € 269,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

NS SERIES<br />

PREZZO € 275,00<br />

Tipo: Base per amplificatori Note: Base per amplificatori finali di<br />

potenza. Ripiani in MDF (peso max 7 kg), telaio in metallo zincato;<br />

Include i Pads (dischi) sottopunta. Finiture in nero e bianco. Versione<br />

B di dimensioni ridotte (40 x 13 x 48), peso max 6 kg , 250 euro<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 43 x 13 x 58 Peso (kg): 8<br />

QUADRASPIRE<br />

QAVM<br />

PREZZO € 261,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusore Note: struttura in tubi d'acciaio saldati,<br />

punte coniche M8 alla base. Versione Signature con colonna smorzante<br />

centrale e colonne cromate. Dimensioni (l x a x p) cm: 22 x 61 x 26<br />

NORSTONE<br />

SPIDER<br />

PREZZO € 269,00<br />

Tipo: Stand per Diffusori Note: Coppie di stand da 60, 70 e 100 cm<br />

di altezza. Tutti i top plates sono in legno MDF con basi da 16x16<br />

cm. Prezzi: NS-6, EUR 275,00; NS-7, EUR 295,00; NS-10, EUR 365,00.<br />

ATACAMA AUDIO<br />

EQUINOX HI-FI RS 2<br />

PREZZO € 280,00<br />

Tipo: ripiano singolo Note: Ciliegio, Nero, Quercia, Wenger o Acero.<br />

Versione con colonne da 3,2 cm di diametro Euro 323. Prezzo per<br />

ripiano: include set di piedini/punte nel caso si tratti del ripiano<br />

inferiore oppure il set di colonne nel caso si tratti dei ripiani piu&#768;<br />

alti Dimensioni (l x a x p) cm: 108 x 50 in pianta<br />

NORSTONE<br />

BERGEN 2<br />

PREZZO € 265,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: componibile con 3<br />

colonne in acciaio e mensole laccate in vetro temperato. Punte verso<br />

il pavimento e tra un ripiano e l'altro Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

55,9 x 70,9 x 50<br />

Tipo: MODULARE Note: SISTEMA MODULARE BASE H12 - 1 H23- 2<br />

H26- 3 H36<br />

UNNU<br />

MODEL 210<br />

PREZZO € 269,00<br />

Tipo: porta elettroniche a 3 gambe e due ripiani Note: Prezzo<br />

base a 2 ripiani.Finiture nero, argento, diamante o rosso; ripiani in<br />

vetro color nero o ghiaccio; modulo ripiano aggiuntivo, altezza 14,5<br />

cm-19,5 cm euro 140; versione speciale vetri laminati ARC euro<br />

370; ripiano aggiuntivo ARC euro 195 Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

ingombro 59 x 60 x 55<br />

QUADRASPIRE<br />

SUNOKO VENT T<br />

PREZZO € 283,00<br />

THOOLE<br />

S1<br />

PREZZO € 265,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />

scomparto, una mensola e una cover posteriore, foro inferiore per<br />

passaggio cavi. Finitura in lacca bianca o nera, le ante nei colori bianco,<br />

nero, argento o grigio. Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x35,4 x 36,5<br />

Tipo: supporto per diffusori Note: stand finitura verniciato nero opaco,<br />

prezzo la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 62 x 27 Peso (kg): 4<br />

DIAPASON<br />

WALL BRACKET S<br />

PREZZO € 270,00<br />

Tipo: staffa da muro Note: staffa in metallo verniciato nero per<br />

montaggio a muro dei modelli Micra III e Karis N.W. prezzo la coppia<br />

Peso (kg): 4<br />

Tipo: mobile porta elettroniche Note: idoneo per elettroniche<br />

pesanti. Prezzo per ripiano con colonne da 32mm Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 59 x 47<br />

66


SELECTOR<br />

QUADRASPIRE<br />

Q60<br />

PREZZO € 285,00<br />

NORSTONE<br />

EPUR 4<br />

PREZZO € 299,00<br />

ATACAMA AUDIO<br />

HMS 1<br />

PREZZO € 310,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusori in legno e metallo Note: due versioni:<br />

una con piano superiore da 14 o 18 cm di larghezza, finiture antracite<br />

o bamboo. Prezzo indicato per modello da 14 cm e in antracite Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: altezza 60<br />

AUDIO PHYSIC<br />

SHERPA V<br />

PREZZO € 290,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: struttura a 4 colonne<br />

in acciaio e 4 ripiani in vetro temperato Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

63 x 76,9 x 50<br />

PRO-JECT<br />

GROUND IT DELUXE 1<br />

PREZZO € 299,00<br />

Tipo: per diffusori Note: a 4 colonne alte 50cm; altre altezze: 60/70cm<br />

euro 440/460. Versioni rifinite in bianco diamante, argento o rosso,<br />

altezza 50/60/70cm a euro 430/430/450, cesio a euro 445/445/465<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: top 14,5 x 21<br />

GUIZU<br />

SRW-2A<br />

PREZZO € 325,00<br />

Tipo: base universale per giradischi Note: finita grigio scura laccata.<br />

Versione Deluxe 2, dimensioni 51,5x2,8x41,5 stesso prezzo; vers.<br />

Deluxe 3, dim. 50x6,5x40 euro 499 con piedini magnetici. Versione<br />

Carbon euro 850 Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 6,5 x 40<br />

UNNU<br />

MODEL 211<br />

PREZZO € 299,00<br />

Tipo: Portaelettroniche 2 ripiani Note: Portaelettroniche a due ripiani<br />

in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 54 x<br />

48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 38,5 x 51 Peso (kg): 16<br />

CREAKTIV<br />

TREND LINE 1<br />

PREZZO € 329,00<br />

Tipo: stand per diffusori bookshelf Note: ripiano superiore in vetro<br />

20x15 cm, base inferiore in vetro 36,5x26 cm. Ideali per modelli Classic<br />

e Step plus. Prezzo per coppia Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 66<br />

TRIANGLE<br />

SUPPORT S04<br />

PREZZO € 295,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />

scomparto, una mensola e una cover posteriore, può essere aperto<br />

o dotato di una porta in tessuto o legno. In alternativa, è possibile<br />

montare due cassetti. Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x 35,4 x 45<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS SOLO 1<br />

PREZZO € 309,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani rivestiti in melammina<br />

antigraffio colore: acero, ciliegio, nero, bianco, grigio, wenge.<br />

Versioni a 3/4/5 ripiani euro 449/549/669. Piano aggiuntivo euro 169.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: base 60 x 48<br />

UNNU<br />

MODEL 12S<br />

PREZZO € 329,00<br />

Note: Supporti per diffusori in metallo, punte in alluminio e base in<br />

cristallo. Altezza: 674 mm senza punte, Larghezza base: 260 x 320 mm,<br />

Larghezza piano superiore: 165 x 215 mm<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 60kg, con bolla per livellamento. Finiture ripiani:<br />

mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x a x<br />

p) cm: 68 x 12 x 50<br />

Tipo: porta elettroniche componibile Note: a 1 o 2 scomparti, piano<br />

superiore indicato per soundbar o varie elettroniche. 2 coperture posteriori,<br />

versione aperta o con porta in tessuto e legno. Finitura bianca<br />

o nera Dimensioni (l x a x p) cm: 103,4 x 19,4 x 25,5<br />

68


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

ATACAMA AUDIO<br />

APOLLO WT2<br />

PREZZO € 330,00<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 44 x 6 x 36<br />

BOLTZ<br />

LP-3612-1<br />

PREZZO € 350,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

S3-2<br />

PREZZO € 380,00<br />

Tipo: Mobile da parete, Note: portata max 35kg, 2 ripiani interni<br />

(LxP): 455x380mm, distanza ripiani 235mm, Ripiani in vetro, struttura<br />

in finitura nero o argento. Dimensioni (l x a x p) cm: 52,5 x 42 x 47<br />

QUADRASPIRE<br />

SV WALL BRACKET<br />

PREZZO € 330,00<br />

Tipo: contenitore per LP Note: in acciaio, Fino a 180 LP. Modulare<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 91,5 x 43,2 x 30,5<br />

QUADRASPIRE<br />

SUNOKO VENT T BAMBOO<br />

PREZZO € 363,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />

x 47 x 43 Peso (kg): 15<br />

ATACAMA AUDIO<br />

EQUINOX HIFI CELEBRATION LE<br />

PREZZO € 385,00<br />

Tipo: mensola porta elettroniche Note: portata max 40 kg, prezzo<br />

per struttura con staffe da muro a cui va aggiunto il costo del ripiano<br />

SVT scelto tra legno 160 euro e bamboo 240 euro Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 59 x 2 x 47<br />

BOLTZ<br />

CD-275<br />

PREZZO € 339,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche Note: ripiani in legno massello di<br />

bamboo. Prezzo riferito per ripiano con colonne da 32mm. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 59 x 47<br />

NORSTONE<br />

KHALM<br />

PREZZO € 369,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Prezzo per base. Edizione<br />

speciale finitura nero lucido, nero, argento, diamante, o rosso, vetri<br />

neri o ghiaccio. Piano Shelf aggiuntivo, con altezze di 14,5 o 19,5cm,<br />

in euro 210. Versione speciale ARC euro 485, piano aggiuntivo euro<br />

260 Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x 83 x 55<br />

QUADRASPIRE<br />

HIFI QUBE<br />

PREZZO € 386,00<br />

Tipo: mobile per cd Note: capacità 275 cd, estensibile all'infinito,<br />

mobile in acciaio<br />

DYNAUDIO<br />

STAND 10<br />

PREZZO € 349,00<br />

Tipo: Mobile contenitore living Note: Possibilità installazione a parete<br />

o terra. Cristallo frontale e superiore. Passaggio IR x telecomandi. Nero,<br />

Grigio o bianco. Dimensioni (l x a x p) cm: 110 x 35 x 70<br />

BOLTZ<br />

CD-600<br />

PREZZO € 379,00<br />

Tipo: Mobile Rack Note: con essenze di vero legno Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 52 x 52 x 52<br />

CUSTOM DESIGN<br />

MILAN REFERENCE 10 HI-FI 2 RANGE<br />

PREZZO € 389,99<br />

Note: ALTEZZA 60 CM Dimensioni (l x a x p) cm: 27 X 60 X 30<br />

AH! NJOE TJOEB 4000<br />

CLASSIC CARBON BASE<br />

PREZZO € 350,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche Note: massima portata 60 kg<br />

Tipo: mobile per cd Note: capacità 600 CD, estensibile all'infinito,<br />

realizzato in acciaio Dimensioni (l x a x p) cm: 61 x 173 x 16,5<br />

Peso (kg): 20<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 2 piani Note: struttura modulare<br />

con spalle in legno e ripiani in vetro. Versione a 3 o 4 ripiani euro 558,98<br />

69


SELECTOR<br />

e 792,98. Anche con ripiani in legno. Versione allargata Plasma per sostenere<br />

schermi piatti a 2 e 3 ripiani euro 493,99 e 701,99. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 57 x 32 x 40<br />

ATACAMA AUDIO<br />

ERIS ECO 5.0<br />

PREZZO € 395,00<br />

LP che poggiano su un tappetino in gomma antiscivolo. Lo scomparto<br />

può essere aperto o dotato di una porta in tessuto o legno. Finitura<br />

in lacca bianca o nera, porta in tessuto indiversi colori. Versione profondità<br />

45 cm 429 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51,7 x35,4 x 36,5<br />

UNNU<br />

MODEL 211 LARGE<br />

PREZZO € 399,00<br />

per amplificatori o sul top di altri tavolini portaelettroniche. Finitura<br />

in noce naturale. Accessori in dotazione: sei di punte/sottopunte in<br />

ottone da 9.5cm Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 6,2 x 45<br />

GUIZU<br />

WWT-6<br />

PREZZO € 429,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche Note: Finitura nero, argento, diamante,<br />

max 4 ripiani, max 20kg per ripiano, ripiano agg h 125 o 175<br />

mm da euro 200; disp. anche fin. chiara e scura, e mobile sagomato<br />

per posiz. angolare.Prezzo per base a 2 ripiani Dimensioni (l x a x<br />

p) cm: 59 x 35 x 55<br />

CREAKTIV<br />

BASE SMORZANTE PLURISTRATO<br />

PREZZO € 399,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: uno<br />

scomparto con mensola e cover posteriore, aperto o chiuso con una<br />

porta. Foro inferiore per passaggio cavi. Finitura lacca bianca o nera,<br />

sportello in tessuto diversi colori Dimensioni (l x a x p) cm: 68,9<br />

x 35,4 x 45<br />

SOLIDSTEEL<br />

S2-4<br />

PREZZO € 400,00<br />

Tipo: Stand per diffusori Note: Coppia Stand per diffusori in legno<br />

massello Walnut. Accessori in dotazione: Set da 3 massicce punte/<br />

sottopunte regolabili in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 20 x 65<br />

x 21,5 Peso (kg): 5<br />

UNNU<br />

MODEL 13S<br />

PREZZO € 429,00<br />

Tipo: base per elettroniche Note: in betulla naturale comprende set<br />

3 punte e sottopunte. Versione 50x3,6x48 euro 469. Altre versioni<br />

laccate bianca o nera, ciliegio maggiorazione 15%. Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 44 x 3,6 x 40<br />

UNNU<br />

MODEL 120S<br />

PREZZO € 399,00<br />

Tipo: rack Note: mobile modulare con ripiani in MDF (spessore 22<br />

mm), carico 50 in melaminico nero assemblati su telaio in metallo;<br />

tubolari in alluminio, punte in accaio, sottopunte fornite. Disponibile<br />

anche a 3 ripiani (S2-3 340 euro) e 5 ripiani (S2-5 460 euro) Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 58,4 x 82,8 x 43 Peso (kg): 23<br />

BOLTZ<br />

LP 20-180<br />

PREZZO € 419,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: da 1 a 3<br />

scomparti, piano superiore indicato per soundbar o varie elettroniche,<br />

coperture posteriori, foro interno per passaggio cavi, versione aperta<br />

o con porta in tessuto e legno. Finitura bianca o nera Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 155,1 x 19,4 x 25,5<br />

CUSTOM DESIGN<br />

CONCEPT 300 HI-FI<br />

PREZZO € 429,99<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: ha 1<br />

foro di copertura centrato sulla piastra superiore, e uno nella parte<br />

inferiore del mobile, allestimento a 1 o 2 scomparti, finitura bianca o<br />

nera. Dimensioni (l x a x p) cm: 103,4 x 19,4 x 36,5<br />

UNNU<br />

MODEL 210 LP<br />

PREZZO € 399,00<br />

Tipo: mobile per LP Note: capacità 180 vinili, estensibile all'infinito,<br />

2 livelli realizzato in acciaio, possibilità di ruote. Versione a 3 livelli 569<br />

euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 79 x 31 Peso (kg): 35<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 ripiani Note: struttura in acciaio<br />

e mensole in vetro temperato. Portata max piano superiore 30 kg.<br />

Versione a 4 ripiani, dimensioni 48,5 x 69 x 40, . Anche in versione con<br />

fianchi in legno. Dimensioni (l x a x p) cm: 48,5 x 60 x 40<br />

GREGITEK<br />

STAB 1 MK2<br />

PREZZO € 430,00<br />

GUIZU<br />

WST-3P<br />

PREZZO € 429,00<br />

Tipo: mobile porta LP da appendere a parete Note: 1 scomparto per<br />

Tipo: Basetta antivibrazioni Note: Altamente smorzata per utilizzo<br />

Tipo: base porta elettroniche Note: antifeedback sismico, in listelli di<br />

legno massello di frassino incollati a pettine, con disco dissipatore di<br />

energia applicato al lato inferiore tramite giunto elastico, completa di<br />

tre piedini Aerius Dimensioni (l x a x p) cm: 45 x 2,5 x 35<br />

70


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

QUADRASPIRE<br />

QAVX<br />

PREZZO € 437,00<br />

max 30kg per ripiano. Altezza base 60mm (con punte), altezza ripiani<br />

135, 185 o 235mm. Finitura quercia. Colonne nere o bianche. Prezzo<br />

ogni ripiano ullteriore 215 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 37<br />

GUIZU<br />

SRW-3A<br />

PREZZO € 479,00<br />

LOVAN<br />

CLASSIC CII HFR 2+2 FM LW<br />

PREZZO € 499,00<br />

Tipo: tavolino per elettroniche modulare Note: Peso sopportato dal<br />

ripiano 280 kg. Il prezzo include ripiano + 2 set di colonne o piedini o<br />

punte. Con colonne da 32 mm di diametro euro 561 Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 163 x variabile x 49<br />

SOLIDSTEEL<br />

HY-A<br />

PREZZO € 440,00<br />

Tipo: rack per elettroniche Note: telaio a 4 pilastri in acciaio inox,<br />

ripiani in MDF con spessore da 3 cm. Versione ridotta HY-B (40, 4 x 48<br />

x 13) 435 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 40,4 x 13 x 60 Peso (kg): 8<br />

SOLIDSTEEL<br />

SS SERIES<br />

PREZZO € 445,00<br />

Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre<br />

ripiani in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P):<br />

54 x 48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 63 x 51 Peso (kg): 24<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSHELF<br />

PREZZO € 493,00<br />

Tipo: Struttura in acciaio a 4 ripiani per elettroniche audio Note:<br />

Struttura in acciaio a 4 moduli sovrapponibili con coni disaccoppianti;<br />

ripiani di larghezza 60cm e profondità 48cm; altezza ripiani: 2 x 18cm<br />

+ 2 x 25cm; set di 4 ripiani in MDF finitura acero o palissandro.<br />

SOLID TECH<br />

ROS 1 REGULAR<br />

PREZZO € 499,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Rack of Silence;<br />

capacità massima 80 kg. Struttura a quattro gambe in estrusione<br />

di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 70 x 30 x 50<br />

Tipo: Stand per Diffusori Note: Coppie di stand da 50, 60 e 70 cm di altezza.<br />

Tutti i top plates sono in legno MDF con basi da 16x16 cm e 19x19<br />

cm. Prezzi: SS-5, EUR 445,00; SS-6, EUR 460,00; SS-7, EUR 475,00.<br />

SOLIDSTEEL<br />

WS-5<br />

PREZZO € 449,00<br />

Tipo: supporto modulare sovrapponibile per elettroniche, struttura<br />

a tre elementi in acciaio riempiti, ripiano in vetro multistrato con<br />

punte regolabili verso il piano Note: prezzo singolo ripiano; struttura<br />

in acciaio saldato, riempito e accordato, punte in acciao inox, dimensioni<br />

(LxP) 50x42 cm; disponibile anche alto 27 e 32 cm; colori nero o<br />

argento satinato. Versione con punte regolabili verso il piano per euro<br />

567 Dimensioni (l x a x p) cm: 60,5 x 17 x 48<br />

LOVAN<br />

CLASSIC CII HFR 2+2 FM DW<br />

PREZZO € 499,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

S5-2<br />

PREZZO € 499,00<br />

Tipo: mensola a muro per giradischi Note: telaio conplacche e bracci<br />

in lamiere d'acciaio, saldate su tubolari squadrati e tagliati a laser.<br />

Ripiano in MDF nobilitato rifinito con laminato polimerico di alta<br />

qualità. Coni in duralluminio regolabili dal lato inferiore del supporto.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 55 x 15 x 47<br />

ATACAMA AUDIO<br />

APOLLO STORM 6<br />

PREZZO € 450,00<br />

Tipo: Mobili porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

58x50x43 Peso (kg): 24<br />

ATACAMA AUDIO<br />

APOLLO STORM 6 VINYL<br />

PREZZO € 500,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche Note: fino a 5 ripiani (base inclusa),<br />

Tipo: Struttura in acciaio a 4 ripiani per elettroniche audio Note:<br />

Struttura in acciaio a 4 moduli sovrapponibili con coni disaccoppianti;<br />

ripiani di larghezza 56cm e profondità 45cm; altezza ripiani: 2 x 18cm<br />

+ 2 x 25cm; set di 4 ripiani in MDF finitura palissandro o acero.<br />

Tipo: Mobile porta dischi LP in vinile, Note: fino a 150 dischi di<br />

71


SELECTOR<br />

capienza. Finitura quercia. Colonne nere o biancho, Ulteriore ripiano<br />

500 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 59 x35 x45<br />

QUADRASPIRE<br />

SUNOKO VENT 2T<br />

PREZZO € 502,00<br />

GUIZU<br />

WPS - 3A<br />

PREZZO € 549,00<br />

CREAKTIV<br />

BASE SMORZANTE PLURISTRATO II<br />

PREZZO € 579,00<br />

Tipo: base lineare o curvato per elettroniche Note: in betulla naturale<br />

a 3 elementi di accoppiamento, comprende 4 punte e sottopunte. Versione<br />

ciliegio o laccata bianca o nera maggiorazione 15% Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 62 x 3,6 x 50<br />

Tipo: mobile porta elettroniche Note: Prezzo per ripiano con colonne<br />

da 32mm. Dimensioni (l x a x p) cm: 110,5 x 47<br />

GUIZU<br />

WUBP-3A<br />

PREZZO € 515,00<br />

Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche in legno<br />

massello Walnut. Spessore ripiano base: 7.5cm. Spessore altri ripiani:<br />

3.65cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 61,4 x 62,5 x 50 Peso (kg): 18<br />

SOLIDSTEEL<br />

S3-3<br />

PREZZO € 550,00<br />

GUIZU<br />

WUBP-4A<br />

PREZZO € 590,00<br />

Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre<br />

ripiani in legno massello Walnut e ripiani in vetro ad elevato spessore.<br />

Dimensione utile ripiano base (L x P): 47,8 x 49,7cm. Accessori inclusi:<br />

Set da 4 punte in ottone + Set 4 sottopunte in ottone. Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 55,7 x 66,6 x 50 Peso (kg): 20<br />

ACOUSTIC REVIVE<br />

TB-38H<br />

PREZZO € 520,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />

x 67 x4 3 Peso (kg): 22<br />

Tipo: Portaelettroniche 4 ripiani Note: Portaelettroniche a 4 ripiani<br />

in legno massello Walnut e ripiani in vetro ad elevato spessore,<br />

12mm. Accessori inclusi: Set da 4 punte in ottone estremamente<br />

massicce (diam. filetto: 12mm.) + Set 4 sottopunte in ottone (diam.<br />

35mm. - spessore 5mm.) Dimensioni (l x a x p) cm: 47,8 x 29,3 x<br />

49,7 Peso (kg): 20<br />

SOLIDSTEEL<br />

HF-A IN NERO LUCIDO<br />

PREZZO € 590,00<br />

Tipo: base smorzante per elettroniche e diffusori piccoli Note: peso<br />

sopportato fino a 200 kg Dimensioni (l x a x p) cm: 34,8 x 3,8 x 21,8<br />

DYNAUDIO<br />

STAND 20<br />

PREZZO € 549,00<br />

GUIZU<br />

SRW-4A VERSIONE COMPACT<br />

PREZZO € 554,00<br />

Tipo: Base audio per amplificatori Note: telaio in acciaio inox da 4 cm,<br />

riiani in MDF d 3 cm di spessore. Versione HF-B (40 x 13 x 48) 580 euro<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 40 x 17 x 60 Peso (kg): 10<br />

MUSIC TOOLS<br />

FULTUR<br />

PREZZO € 596,00<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 31 X 60 X 38<br />

Tipo: mobiletto porta elettroniche Note: Portaelettroniche a tre<br />

ripiani in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P):<br />

54 x 48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 57 x 75 x 51 Peso (kg): 32<br />

Tipo: piedistallo per diffusori nero, h 120 Note: struttura in acciaio<br />

72


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

riempita e accordata con fonoassorbente FILLIN, base con punte<br />

regolabili, piano appoggio diffusore 16x19 cm,in dotazione set 8<br />

floor-saver diam.20 inox. Disponibile h 60 e h 70 euro 560,00, finiture<br />

oro o cromo Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 120 x 30 Peso (kg): 25<br />

NAIM AUDIO<br />

FRAIM LITE<br />

PREZZO € 600,00<br />

DIAPASON<br />

MODELLO 1/M<br />

PREZZO € 640,00<br />

CUSTOM DESIGN<br />

DISCRETE HI-FI RANGE<br />

PREZZO € 599,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 1 piano Note: quattro colonne in<br />

acciaio ripiano in vetro temperato. 4 ripiani, dimensioni 52,5x58,5x40.<br />

Anche versioni con ripiani in legno.<br />

GUIZU<br />

WXB-3A<br />

PREZZO € 599,00<br />

Tipo: Mobile per elettroniche componibile Note: struttura base,<br />

ripiano con altezza utile 131,5 mm euro 480, altezza 206 mm euro<br />

580, altezza utile 590<br />

SOLIDSTEEL<br />

S4-2<br />

PREZZO € 620,00<br />

Tipo: a colonna centrale in metallo vernicaito nero Note: per diffusore<br />

Karis o Micra III; prezzo la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: altezza<br />

75 Peso (kg): 10<br />

GUIZU<br />

WPS-4A<br />

PREZZO € 640,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 111x47x43 Peso (kg): 28<br />

CREAKTIV<br />

TREND LINE 3<br />

PREZZO € 625,00<br />

Tipo: Portaelettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche in legno<br />

massello Walnut. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte in<br />

alluminio con controdadi di serraggio.<br />

GUIZU<br />

WFT-3/5<br />

PREZZO € 645,00<br />

Tipo: porta elettroniche 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />

interamente in legno massello Walnut. Struttura ad incastro e ripiani<br />

in vetro da 12mm. Dimensione utile per ripiano (L x P): 51,5 x 44,5 cm.<br />

Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte in ottone.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 62 x 64,5 x 53 Peso (kg): 31<br />

NORSTONE<br />

STABBL HIFI<br />

PREZZO € 599,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani rivestiti in melammina<br />

nei colori: acero, ciliegio, nero, bianco, grigio, wenge. Versioni a<br />

3/4 ripiani euro 875/1125. Piano aggiuntivo euro 315 Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 172 x 48<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS SOLO 2<br />

PREZZO € 629,00<br />

Tipo: Stand per diffusori Note: Struttura in legno massello e base in<br />

acciaio smorzata contro le vibrazioni; dedicato a diffusori LS3/5A e<br />

simili; Set da 4 massicce punte/sottopunte regolabili in ottone incluso.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 30 x 65,5 x 30 Peso (kg): 15,5<br />

GUIZU<br />

SRW-4A<br />

PREZZO € 647,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: Cristalli da 15mm<br />

temperati. Montanti antirisonanti. peso sopportato 50Kg per ripiano.<br />

Peso (kg): 52<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a due ripiani Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 68 x 46 x 50<br />

Tipo: Porta elettroniche 4 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />

73


SELECTOR<br />

in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 54 x<br />

48 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone.<br />

UNNU<br />

MODEL 231<br />

PREZZO € 649,00<br />

NORSTONE<br />

STABBL AV<br />

PREZZO € 699,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

S5-3<br />

PREZZO € 730,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche da appendere a parete Note: 3<br />

scomparti con mensola e cover posteriore, possibilità di chiudere con<br />

una ante o lasciare aperto ogni singolo scomparto, fori inferiori per<br />

passaggio cavi. Finitura lacca bianca o nera, ante in tessuto disponibili<br />

in diversi colori Dimensioni (l x a x p) cm: 155,1 x 35,4 x 45<br />

JEAN MARIE REYNAUD<br />

MAGIC STAND<br />

PREZZO € 650,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 4 piani Note: cristalli da 15mm<br />

temperati. Montanti antirisonaza. supporta 80Kg ripiano superiore, 50<br />

Kg gli inferiori. Dimensioni (l x a x p) cm: 110 x 57 x 55 Peso (kg): 85<br />

BOLTZ<br />

LP 20-360<br />

PREZZO € 719,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

58x75x43 Peso (kg): 30<br />

MAISON DU MONDE<br />

GIMMICK<br />

PREZZO € 750,00<br />

Tipo: stand per diffusori Note: sistema attivo basato su due risonatori<br />

di Helmholtz accordati su frequenze differenti, con la superficie frontale<br />

progettata per una diffrazione ottimale delle frequenze comprese tra<br />

100 e 400Hz Dimensioni (l x a x p) cm: 23 x 71 x 25 Peso (kg): 6,7<br />

ACOUSTIC REVIVE<br />

RST-38H<br />

PREZZO € 695,00<br />

Tipo: mobile per LP Note: in acciaio, 4 livelli, capacità 360 vinili,<br />

estensibile all'infinito Dimensioni (l x a x p) cm: 51 x 150 x 31<br />

Peso (kg): 59<br />

Tipo: mobile con spazio per giradischi Note: in legno massello di<br />

acacia. Ante con pannelli di fibra a media densità, anta vetrata in vetro<br />

temprato (spessore 8 mm). 3 cassetti Dimensioni (l x a x p) cm: 165<br />

x 71 x 44 Peso (kg): 67<br />

MUSIC TOOLS<br />

ENTASIS<br />

PREZZO € 760,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

S3-4<br />

PREZZO € 730,00<br />

Tipo: Supporto smorzante Note: Supporto smorzante per elettroniche/diffusori<br />

da supporto o per piccoli/medi diffusori da pavimento.<br />

Capacità di carico: oltre 200kg Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

48,2x38,2x3,8 Peso (kg): 10<br />

CREAKTIV<br />

BASE CI2P<br />

PREZZO € 699,00<br />

Tipo: Base smorzante in vetro e alluminio Note: telaio in alluminio,<br />

silver o nero, piano in vetro nero, bianco o silver, tecnologia di smorzamento<br />

ci2p. Dimensioni (l x a x p) cm: 52 x 4 x 40<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />

x 90 x 43 Peso (kg): 27<br />

Tipo: supporti per sistemi di altoparlanti a struttura monotubolare<br />

Note: riempito con materiale insonorizzante, con punte regolabili a<br />

pavimento, superficie finita a forno con vernice plastica insonorizzante,<br />

h 52cm piano d'appoggio 18x22cm h 62/72 cm piano d'appoggio<br />

17x20; colore argento satinato o nero; la coppia Dimensioni (l x a x<br />

p) cm: base 23 x 28 Peso (kg): 24<br />

74


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

BOLTZ<br />

CS-4<br />

PREZZO € 799,00<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS DUO 2<br />

PREZZO € 819,00<br />

SOLID TECH<br />

ROS 1 REFERENCE<br />

PREZZO € 839,00<br />

Tipo: movbile rack per hifi e video Note: in acciaio 4 livelli, ventilazione<br />

per evitare ogni surriscaldamento<br />

GUIZU<br />

WFP-4A<br />

PREZZO € 799,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a due ripiani Note: serie Radius. Capacità<br />

massima 2x60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 127 x 46 x 50<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS SOLO 3<br />

PREZZO € 829,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a un ripiano Note: serie Rack<br />

of Silence; capacità massima 40 kg. Struttura a quattro gambe in<br />

estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero. Ver. a 2<br />

ripiani 899 euro. Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 30 x 50 Peso (kg): 40<br />

GUIZU<br />

PWS-7<br />

PREZZO € 870,00<br />

Tipo: Stand per diffusori Note: In legno massello Walnut e marmo.<br />

Design eccezionalmente raffinato a finissimi listelli incastrati, con<br />

frontale stondato e base ad alta massa in marmo. Set di 4 punte/<br />

sottopunte in ottone regolabili incluso. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

30 x 66,5 x 30 Peso (kg): 15<br />

Tipo: Portaelettroniche 4 ripiani con cassetto Note: Portaelettroniche<br />

4 ripiani con cassetti. Finitura: Noce naturale. L'armadio include un<br />

cassetto decorato, che si adatta perfettamente in qualsiasi ambiente<br />

focalizzando l'attenzione sulla decorazione Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 59 X 48 X 119 Peso (kg): 40<br />

NORSTONE<br />

SQUARE<br />

PREZZO € 799,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 68 x 54,5 x 50<br />

GUIZU<br />

BWAV-3B<br />

PREZZO € 836,00<br />

GUIZU<br />

WFT-3/5A<br />

PREZZO € 870,00<br />

Note: impilabile, vetro da 20 mm Dimensioni (l x a x p) cm: 69<br />

x 79 x 57<br />

Tipo: porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche a tre ripiani<br />

in legno massello Walnut. Dimensione utile per ripiano (L x P): 110<br />

x 51 cm. Accessori in dotazione: Set da 4 massicce punte/sottopunte<br />

in ottone. Dimensioni (l x a x p) cm: 116 x 63 x 52,6 Peso (kg): 40<br />

Tipo: Stand per diffusori Note: Coppia Stand per diffusori in legno<br />

massello e base in acciaio ad alta massa, pesantemente smorzata<br />

contro le vibrazioni. Dimensione utile base appoggio (L x P): 19 x 16cm<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 30 x 70 x 30<br />

75


SELECTOR<br />

SOLIDSTEEL<br />

S4-3<br />

PREZZO € 890,00<br />

GUIZU<br />

SRW-3B<br />

PREZZO € 915,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

S5-4<br />

PREZZO € 950,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 111x67x43 Peso (kg): 42<br />

SOLIDSTEEL<br />

S3-5<br />

PREZZO € 900,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a 3 ripiani Note: Portaelettroniche<br />

a quattro ripiani in legno massello Walnut. Profondità utile ripiani<br />

interni: 48cm. Peso massimo supportato: 100kg. Accessori inclusi: Set<br />

da 4 massicce punte/sottopunte in ottone.Ver. a 4 ripiani 1.100 euro<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 113 x 62,5 x 51 Peso (kg): 50<br />

ACOUSTIC REVIVE<br />

YSS-60 HQ<br />

PREZZO € 950,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

58x101x43 Peso (kg): 37<br />

SOLIDSTEEL<br />

VL-3<br />

PREZZO € 950,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm: 58<br />

x 106 x 43 Peso (kg): 35<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

A1S<br />

PREZZO € 910,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusori Note: base inferiore 26 x 31 cm, base<br />

superiore 20 x 26 cm. Prezzo la coppia. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

altezza 60<br />

GUIZU<br />

WMP-1A (MK II)<br />

PREZZO € 950,00<br />

Tipo: rack per vinile Note: telaiocon viti sono zincate e montanti<br />

realizzati in alluminio anodizzato, riempiti con spugna fono assorbente.<br />

Ripiani in legno MDF con pessore di 22 mm. Disponibile anche<br />

versione a 2 ripiani (VL-2) a 680 euro e a 4 ripiani (VL-4) a 1200 euro.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 128 x 71 x 41<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSTATIC<br />

PREZZO € 968,00<br />

Tipo: Struttura in legno pregiato a singolo ripiano per elettroniche<br />

audio Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata<br />

a mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />

accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele e (A)<br />

anigre e (W) walnut; mod. A1A/W euro 990,00. Dimensioni (l x a x<br />

p) cm: 58,5 x 11,5 x 50,8 Peso (kg): 9<br />

Tipo: Portaelettroniche a sospensione magnetica Note: Portaelettroniche<br />

a sospensione magnetica, finitura Natural Walnut. Disponibile<br />

anche nella versione da (L x P x A): 60 x 48 x 21 (€965,00). Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 55 x 48 x 21<br />

Tipo: supporto modulare sovrapponibile per elettroniche, struttura<br />

a tre elementi in acciaio riempiti, ripiano in vetro multistrato Note:<br />

prezzo singolo ripiano; dimensioni (LxP) 55x46 cm; disponibile con<br />

colore nero opaco o argento satinato, finiture oro o cromo, anche<br />

27,5/38 cm, struttura in acciaio, piano d'appoggio 55 x 46 cm in vetro<br />

76


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

triplo strato antirisonante, spessore 20 mm Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 69 x 20 x 53<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSTATIC FLOORAMP<br />

PREZZO € 968,00<br />

ATACAMA AUDIO<br />

APOLLO STORM 10 HIFI<br />

PREZZO € 1.140,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

TOOLONE<br />

PREZZO € 1.150,00<br />

Tipo: supporto per elettroniche da pavimento, struttura a tre elementi<br />

in acciaio, ripiano in vetro multistrato Note: prezzo singolo ripiano;<br />

colore argento satinato o nero, finiture oro o cromo; piano d'appoggio<br />

costruito da speciale vetro tristrato antirisonante, spessore 20 mm<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 50 x 20 x 60<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS SOLO 4<br />

PREZZO € 1.029,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche Note: fino a 4 ripiani (base inclusa),<br />

max 35kg per ripiano. Ripiano (LxP): 990x450mm. Altezza base<br />

60mm (con punte), altezza ripiani 135, 185 o 235mm. Finitura quercia.<br />

Colonne nere o bianche. Base 285 euro, ripiano 285 euro<br />

SOLID TECH<br />

ROS 3 REGULAR<br />

PREZZO € 1.149,00<br />

Tipo: piedistallo per diffusori LS 3/5A BBC Note: con punte regolabili<br />

a pavimento e Blue Tack, struttura in acciaio saldato spessori di 3, 6 e<br />

10 mm, superficie finita a forno con vernice plastica insonorizzante,<br />

riempito e accordato con fillin e piombo, anche h67cm; finiture oro/<br />

cromo; la coppia Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 60 x 22<br />

NAIM AUDIO<br />

FRAIM<br />

PREZZO € 1.150,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Rack of<br />

Silence; capacità massima 80 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro gambe<br />

in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 60 x 50<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 68 x 88 x 50<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSTATIC GRAND<br />

PREZZO € 1.118,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

CLASSIC SPEAKERS STAND P3E67S<br />

PREZZO € 1.150,00<br />

Tipo: mobile per elettroniche a 4 ripiani Note: finiture ciliegio, nero,<br />

acero; struttura di base. Ripiano con altezza utile 105 mm euro 750,<br />

altezza utile euro 820, altezza 254 mm euro 840<br />

SOLIDSTEEL<br />

S4-4<br />

PREZZO € 1.150,00<br />

Tipo: tavolino singolo ripiano Note: anche con altezza 38cm; colori<br />

argento satinato o nero; finiture cromo o oro Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 79 x 27,5 x 65,5<br />

Tipo: piedistallo dedicato Harbet p3esr Note: struttura in acciaio riempito<br />

e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base con punte<br />

regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori ai piedistalli, in<br />

dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano appoggio diffusore<br />

19x18 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 25 x 67 x 24 Peso (kg): 37<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio-video Dimensioni (l x a x p)<br />

77


SELECTOR<br />

cm: 111x90x43 Peso (kg): 60<br />

SOLIDSTEEL<br />

S5-5<br />

PREZZO € 1.180,00<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS DUO 3<br />

PREZZO € 1.219,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSQUARE<br />

PREZZO € 1.238,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Radius. Capacità<br />

massima 2x60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 127 x 54,5 x 50<br />

QUADRASPIRE<br />

X REFERENCE<br />

PREZZO € 1.222,00<br />

Tipo: Mobile porta elettroniche audio Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

58x108x43 Peso (kg): 47<br />

FINITE ELEMENTE<br />

CARBOFIBRE RACK SHELF<br />

PREZZO € 1.190,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche componibile Note: struttura in<br />

acciaio riempito e accordato, nero. Punte regolabili in ottone cromato<br />

verso il pavimento e tra i piani. Piani d'appoggio costituiti da due lastre<br />

in legno antirisonante, colore nero, rovere sbiancato, wengè. H 18, H 28,<br />

H 40 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 66 x 40,5 x 52,5 (un ripiano alto)<br />

MUSIC TOOLS<br />

ISOSQUARE VETRO<br />

PREZZO € 1.238,00<br />

Tipo: base di isolamento Note: Single layer versione utilizzabile nel<br />

rack Pagode serie 600/750/1120 Single honeycomb core in fibra di<br />

carbonio Peso regolabile con isolamento sfera in ceramica Spessore<br />

1,8 cm, utilizzabile su due superfici.<br />

MUSIC TOOLS<br />

ALICA 62 CM<br />

PREZZO € 1.203,00<br />

Tipo: tavolino per elettroniche modulare Note: mensole in bambù<br />

con piedini in bronzo. peso sopportato 120 kg. il prezzo include la<br />

struttura, il ripiano in legno, il set di colonne o i piedini/punte in<br />

bronzo necessari per ogni ripiano. Dimensioni (l x a x p) cm: 72<br />

x variabile x 59<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS SOLO 5<br />

PREZZO € 1.229,00<br />

Tipo: ripiano dedicato sistema audio Note: struttura in acciaio<br />

riempito e accordato nero o argento satinato. Punte regolabili in<br />

ottone cromato verso il pavimento e tra i piani. Piani d'appoggio<br />

costituiti lastra di vetro multistrato antirisonante. H 18, H 28, H 40 cm.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: piana appoggio 59,5 x 52,5 Peso (kg): 31<br />

SOLID TECH<br />

ROS 3 REFERENCE<br />

PREZZO € 1.279,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: versione bianco<br />

laccato opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio, wengè. disponibile<br />

con stesse finiture e con 2 ripiani per euro 928, 4 ripiani per euro 1536<br />

o 5 ripiani per euro 1827. Dimensioni (l x a x p) cm: 62 x 63 x 46<br />

Peso (kg): 17,50<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a cinque ripiani Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture<br />

ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 68 x 105,5 x 50<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a tre ripiani Note: serie Rack of<br />

Silence; capacità massima 80 - 40 -40 kg. Struttura a quattro gambe<br />

in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 60 x 50<br />

78


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

SOLIDSTEEL<br />

HW-2 IN NERO LUCIDO<br />

PREZZO € 1.280,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

CLASSIC SPEAKERS STAND M3054S<br />

PREZZO € 1.310,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

CLASSIC SPEAKERS STAND M4035S<br />

PREZZO € 1.430,00<br />

Tipo: Tavolo porta elettroniche audio-video in acciaio Note: Tavolo<br />

modulare con telaio in acciaio INOX a due livelli. Ripiani in MDF in<br />

nero lucido laccato e spazzolato. Disponibile anche in nero opaco e<br />

bianco lucido. Dimensioni (l x a x p) cm: 109x38x41 Peso (kg): 42<br />

ACOUSTIC REVIVE<br />

RAF-48H<br />

PREZZO € 1.290,00<br />

Tipo: piedistallo dedicato Harbet M30.1 Note: struttura in acciaio<br />

riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base<br />

con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />

ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />

appoggio diffusore 25,5x25,5 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 31,5 x<br />

54 x 31,5 Peso (kg): 40<br />

Tipo: piedistallo dedicato Harbet M40.1 Note: struttura in acciaio<br />

riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo, base<br />

con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />

ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />

appoggio diffusore 41x37 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 44 x 35<br />

x 40 Peso (kg): 42<br />

MUSIC TOOLS<br />

GRANCORO<br />

PREZZO € 1.520,00<br />

Tipo: basetta isolante Note: Con sistema ad aria analoga a quella<br />

dei microscopi elettronici. Pompa in dotazione. Piano di appoggio e<br />

struttura in betulla finlandese. Dimensioni (l x a x p) cm: 48,6 x 1,5<br />

x 43,6 Peso (kg): 4<br />

FINITE ELEMENTE<br />

CARBOFIBRE BASE ISOLANTE<br />

PREZZO € 1.290,00<br />

Note: Single layer per pesi medi e leggeri fino a 50 kg. Single<br />

honeycomb core in fibra di vetro su tutti i lati. Con livella di precisione<br />

per una pratica messa in piano. Spessore 23 mm, utilizzabile su due<br />

superfici.<br />

MUSIC TOOLS<br />

CLASSIC SPEAKERS STAND HL545S<br />

PREZZO € 1.310,00<br />

MUSIC TOOLS<br />

ALICA 100 CM<br />

PREZZO € 1.395,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: finiture bianco laccato<br />

opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio e wengè. disponibile con stesse<br />

finiture con 2 ripiani per euro 1059, 4 ripiani per euro 1795 o 5 ripiani<br />

per euro 2147. Dimensioni (l x a x p) cm: 100 x 63 x 46 Peso (kg): 24<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS CINEMA 5<br />

PREZZO € 1.399,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a cinque ripiani Note: serie Radius.<br />

Capacità massima 50/90/60kg per ripiano, con bolla per livellamento.<br />

Finiture ripiani: mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 159 x 54,5 x 50<br />

Tipo: supporto a 4 ripiani in cristallo Note: 3/4 ripiani in cristallo euro<br />

1.290/1.520; mod. Coro 3/4/5 ripiani in cristallo euro 920/1.080/1.240;<br />

mod. Gran Coro 115 cm 3 ripiani in cristallo euro 1.475 Dimensioni (l<br />

x a x p) cm: 96 x 80,5 x 47 Peso (kg): 55<br />

SOLID TECH<br />

ROS 4 REGULAR<br />

PREZZO € 1.619,00<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Rack<br />

of Silence; capacità massima 80- 40 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro<br />

gambe in estrusione di alluminio. Finiture ciliegio o nero. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 70 x 90 x 50<br />

BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />

LYRA 2.0 CERBERO<br />

PREZZO € 1.626,00<br />

Tipo: piedistallo dedicato Harbet SUPER HL5 Note: struttura in<br />

acciaio riempito e accordato con fonoassorbente FILLIN e piombo,<br />

base con punte regolabile, Blu-Tack per l'accoppiamento dei diffusori<br />

ai piedistalli, in dotazione set 8 Floor-Saver diam.20 inox, piano<br />

appoggio diffusore 30x28 cm. Dimensioni (l x a x p) cm: 36 x 45 x<br />

34 Peso (kg): 37<br />

CREAKTIV<br />

LITTLE REFERENCE<br />

PREZZO € 1.430,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato<br />

in multistrato di betulla stratificato con sabbia di quarzo e sfere di<br />

metallo, tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempimento<br />

antirisonante ci2p. Versioni a 3/4 ripiani euro 1980/2530<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: base 62 x 55<br />

Tipo: Tavolo audio isostatico modulare a tre gambe Note: a 3 ripiani<br />

79


SELECTOR<br />

(ciascuno con spessore di 25 mm e capacità; di carico di 60 kg), finitura<br />

nero antigraffio, struttura in anticorodal anodizzato oro o argento<br />

riempita di granulato di marmo, TAD inclusi nella confezione, punte<br />

regolabili in altezza Dimensioni (l x a x p) cm: 60 x 62 x 55 Peso<br />

(kg): 24<br />

SOLID TECH<br />

ROS 4 REFERENCE<br />

PREZZO € 1.839,00<br />

FINITE ELEMENTE<br />

PAGODE POWER AMPLIFIER<br />

PLATFORM<br />

PREZZO € 1.950,00<br />

BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />

LYRA XL4 2.0 CERBERO<br />

PREZZO € 1.626,00<br />

Tipo: base isolante Note: honeycomb core con isolamento su sfera<br />

in ceramica - Fllor spikes con protezione superficie. HD09 ed L Platform<br />

640 - superficie utilizzabile: 465 x 515 mm. - disponibili altre<br />

dimensioni più grandi<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche isostatico a quattro gambe Note:<br />

configurazione a tre ripiani: piano superiore 56,5 x 56 cm, e due piani<br />

intermedi. Spessore ripiani 25 mm. Struttura modulare con gambe<br />

a cilindri, punte e sottopunte disaccoppiate. Sistema espandibile.<br />

Finitura nera<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: serie Rack<br />

of Silence; capacità massima 80- 40 - 40 - 40 kg. Struttura a quattro<br />

gambe in estrusione di alluminio. Finiture bracci in legno ciliegio o nero.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 70 x 90 x 50<br />

NAGRA<br />

VFS<br />

PREZZO € 1.890,00<br />

SOLID TECH<br />

HYBRID RACK 4 SHELF<br />

PREZZO € 1.991,00<br />

SOLIDSTEEL<br />

HY-3<br />

PREZZO € 1.675,00<br />

Tipo: base antivibrazioni Note: completa di punte smorzanti. Versione<br />

VFS L V stesso prezzo<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a quattro ripiani Note: Struttura:<br />

sistema espandibile da 1 a 4 ripiani, le colonne hanno rientranze in<br />

cui sono inserite le staffe regolabili in altezza. Finiture nero/silver e<br />

bianco/silver<br />

SOLIDSTEEL<br />

HW-3 IN BIANCO LUCIDO<br />

PREZZO € 1.925,00<br />

SOLID TECH<br />

RADIUS CINEMA 8<br />

PREZZO € 1.999,00<br />

Tipo: rack 3 ripiani Note: telaio in acciaio Inoxdal pieno, ripiani in<br />

MDSF spessore 3 cm. Versione 2 ripiani (HY-2) 1.100 euro, ver. a 4<br />

ripiani (HY-4) 2.175 euro, ver. a due livelli (HY-2L) 1.350 euro, ver. a 3<br />

livelli (HY-3L) 2.050 euro, ver 4 livelli (HY-4L) 2650 euro. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 60 x 66 x 50 Peso (kg): 28<br />

FINITE ELEMENTE<br />

PAGODE MASTER REFERENCE MKII FIN<br />

PREZZO € 1.750,00<br />

Tipo: Tavolo porta elettroniche audio-video in acciaio Note: Tavolo<br />

modulare con telaio in acciaio inox a 3 livelli. Ripiani in MDF laccato in<br />

bianco lucido spazzolato. Disponibile anche in nero opaco e nero lucido.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 109x62x41 Peso (kg): 65<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche a otto ripiani Note: Capacità massima<br />

50/60kg per ripiano, con bolla per livellamento. Finiture ripiani:<br />

mocca, noce, nero, betulla, quercia o ciliegio. Dimensioni (l x a x p)<br />

cm: 218 x 54,5 x 50<br />

BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />

ACCORDEON ADE<br />

PREZZO € 2.080,00<br />

Tipo: supporto per finali Note: Resonance-damped honeycom core<br />

con isolamento su sfera in ceramica HD09 MR - base con superficie<br />

utilizzabile 515 x 465 mm - 1.750 € HD10 MR - base con superficie<br />

utilizzabile 665 x 465 mm - 2.350 €<br />

DAN D'AGOSTINO<br />

MOMENTUM AMPLIFIER STAND<br />

PREZZO € 1.950,00<br />

FINITE ELEMENTE<br />

CARBOFIBRE HD<br />

PREZZO € 1.790,00<br />

Tipo: base Note: per pesi superiori fino a 100 kg. Dual honeycomb<br />

core in fibra di vetro su tutti i lati. Con livella di precisione per una<br />

pratica messa in piano. Spessore 45 mm, utilizzabile su due superfici.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 45 x 40 x 2,3 - 50 x 47,5 x 2,3<br />

Tipo: porta elettroniche da pavimento Note: in alluminio ricavato<br />

dal pieno, specifico per serie Momentum per migliorarne il raffreddamento<br />

Prezzo cadauno Dimensioni (l x a x p) cm: 26,35 x 1,9 x 40,95<br />

Tipo: tavolino porta elettroniche modulare in MDF Note: 3 gambe in<br />

acciaio, capacità di carico 80 kg, disaccoppiamento tramite guarnizioni<br />

in elastomero, finitura nero Ade, altre fin. disp. con sovrapprezzo; ripiani<br />

aggiuntivi a partire da 533 euro Dimensioni (l x a x p) cm: 60<br />

x 12,5 x 55 Peso (kg): 14<br />

80


GUIDA ALL’ACQUISTO MOBILI, MENSOLE STAND E SUPPORTI<br />

BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />

AEON 2.0<br />

PREZZO € 2.080,00<br />

KISO ACOUSTIC<br />

PODIUM NBX1<br />

PREZZO € 2.400,00<br />

mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />

accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele, (A)<br />

anigre e (W) walnut; mod. S3A/W euro 3.200,00. Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 58,5 x 63,5 x 46 Peso (kg): 23<br />

SOLIDSTEEL<br />

HF-4 IN NERO OPACO<br />

PREZZO € 2.900,00<br />

Tipo: rack modulare a 4 gambe in acciaio inox Note: finitura racing car<br />

black; struttura espandibile. Ripiani in fibra di carbonio e poliuretano<br />

disaccoppiati con punte e sottopunte. Struttura di base con piano<br />

superiore e due intermedi. Numerosi accessori disponibili a parte<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 66 x variabile x 56<br />

CREAKTIV<br />

MIDI REFERENCE<br />

PREZZO € 2.090,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato,<br />

tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempmento<br />

antirisonante ci2p. Versioni a 3/4 ripiani euro 3080/3960 Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: base 62 x 50<br />

MUSIC TOOLS<br />

ALICA 160 CM<br />

PREZZO € 2.277,00<br />

Tipo: Stand Note: altezza d95cm (+/- 5cm)<br />

CREAKTIV<br />

BIG REFERENCE<br />

PREZZO € 2.530,00<br />

Tipo: tavolino portaelettroniche Note: 2 ripiani smorzanti pluristrato,<br />

tubi di sostegno antirisonanti in alluminio a 4 camere, riempimento<br />

antirisonante ci2p. 4 punti di discontinuità dal supporto. Versioni a<br />

3/4 ripiani euro 3740/4840 Dimensioni (l x a x p) cm: base 68 x 55<br />

THOOLE<br />

THOOLERACK<br />

PREZZO € 2.720,00<br />

Tipo: Rack modulare in acciaio INOX Note: a 4 livelli, con ripiani in MDF<br />

laccato in nero opaco. Disponibile anche in nero lucido e bianco lucido.<br />

Versione 2 ripiani (HF-2) 1.490 euro, ver. 3 ripiani (HF-3 2.150 euro.<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 64 x 101 x 56 Peso (kg): 66<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

S4S<br />

PREZZO € 3.250,00<br />

Tipo: mobile porta elettroniche, 3 ripiani Note: finitura laccato bianco<br />

opaco, rovere sbiancato, nero, ciliegio e wenge'. disponibile con stesse<br />

finiture anche con 2 ripiani per euro 1584. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

160 x 63 x 46 Peso (kg): 30<br />

ACOUSTIC REVIVE<br />

RSS-600<br />

PREZZO € 2.390,00<br />

Tipo: tavolo per elettroniche Note: tavolo per elettroniche, 3 ripiani,<br />

sistema di disaccoppiamento e smorzamento delle vibrazioni ad<br />

ogni singolo ripiano, struttura in acciaio pieno, ripiani in MDF finitura<br />

impiallacciato noce o verniciato nero opaco, fornito kit di montaggio<br />

Dimensioni (l x a x p) cm: 69 x 61 x 70 Peso (kg): 35<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

S3S<br />

PREZZO € 2.850,00<br />

Tipo: Struttura in legno pregiato a 4 ripiani per elettroniche audio<br />

Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a<br />

mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />

accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele, (A)<br />

anigre e (W) walnut; mod. S4A/W euro 3.650,00. Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 58,5 x 88,5 x 46 Peso (kg): 34<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

W3S<br />

PREZZO € 3.850,00<br />

Tipo: Coppia stand per diffusori Note: piastra superiore: 20 x 26, base<br />

inferiore: 26 x 31 Dimensioni (l x a x p) cm: altezza 60<br />

Tipo: Struttura in legno pregiato a 3 ripiani per elettroniche audio<br />

Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a<br />

Tipo: Audio Rack, solida struttura in legno pregiato a 3 ripiani Note: in<br />

legno pregiato realizzato a mano; particolare tecnica costruttiva detta<br />

"mortasa-tenone"; struttura accoppiata a terra con punte in alluminio;<br />

Finiture: (S) sapele, (A) anigre e (W) walnut; mod. W3A/W euro<br />

4.100,00. Dimensioni (l x a x p) cm: 91.5 x 63.5 x 46 Peso (kg): 29,5<br />

81


SELECTOR<br />

HARMONIX<br />

RSB - 1<br />

PREZZO € 4.400,00<br />

FINITE ELEMENTE<br />

PAGODE EDITION MK2<br />

PREZZO € 6.680,00<br />

Tipo: Base accordata per elettroniche Note: Base accordata per elettroniche,<br />

finitura in lacca nera semilucida, piedini regolabili in legno<br />

e metallo cromato, portata 150Kg, garantita 5 anni. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 56 x 7,1 x 45<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

HD3S<br />

PREZZO € 4.750,00<br />

funzionale ed esteticamente attraente. Dimensioni (l x a x p) cm:<br />

59 × 48 × 98 Peso (kg): 40<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

HD4S<br />

PREZZO € 5.750,00<br />

Tipo: rack Note: Finiture: canadian maple wood in 6 colori (natural<br />

maple P01, walnut P02, makassar P03, palisander P04, cherry p05,<br />

pearl white P06, pearl black P07 Pilastri in alluminio silver grey mattanodized<br />

- prezzi a partire da 6.680 €<br />

BOX FURNITURE CO.<br />

T3S<br />

PREZZO € 6.750,00<br />

Tipo: Struttura in legno pregiato a 3 ripiani per elettroniche audio<br />

Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata<br />

a mano; particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone";<br />

struttura accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele<br />

e (A) anigre e W (walnut); mod. HD3A/W euro 5.500,00. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 115 x 63,5 x 46<br />

FINITE ELEMENTE<br />

PAGODE MASTER REFERENCE MKII<br />

PREZZO € 5.480,00<br />

Tipo: Struttura in legno pregiato a 4 ripiani per elettroniche 54.5audio<br />

Note: Solida struttura in legno pregiato interamente realizzata a mano;<br />

particolare tecnica costruttiva detta "mortasa-tenone"; struttura<br />

accoppiata a terra con punte in alluminio; Finiture: (S) sapele e (A)<br />

anigre e (W) walnut; mod. HD4A/W euro 6.500,00. Dimensioni (l x<br />

a x p) cm: 115 x 88,5 x 46 Peso (kg): 54,5<br />

BASSOCONTINUO AUDIO SYSTEMS<br />

ACCORDEON XL 4 2.0<br />

PREZZO € 6.531,00<br />

Tipo: Audio Rack, solida struttura in legno pregiato a 3 ripiani Note:<br />

in legno pregiato realizzato a mano; particolare tecnica costruttiva<br />

detta "mortasa-tenone"; struttura accoppiata a terra con punte in alluminio;<br />

Finiture: (S) sapele, (A) anigre e (W) walnut; mod. T3A/W euro<br />

7.500,00. Dimensioni (l x a x p) cm: 170 x 63.5 x 46 Peso (kg): 77<br />

STILLPOINTS<br />

ESS RACK SERIE 28<br />

PREZZO € 8.540,00<br />

Tipo: rack Note: Finitura: Canadian maple wood in sette colori - natural<br />

maple P01, walnut P02, makassar P03, palisander P04 cherry P05,<br />

pearl white P06, pearl black P07. - disponibili varie soluzioni - prezzi<br />

a partire da 5.480 €<br />

GUIZU<br />

WFP-3A<br />

PREZZO € 5.649,00<br />

Tipo: Portaelettroniche 3 ripiani con cassetto Note: Portaelettroniche<br />

3 ripiani con cassetti. Finitura: Noce naturale. Incluso un cassetto<br />

Tipo: rack isostatico modulare con struttura a 4 gambe Note: da<br />

comporre partendo dal ripiano base e aggiungendo i ripiani superiori,<br />

scegliendone a piacere l'altezza e la quantità. Versione Black Edition<br />

euro 7.611 Dimensioni (l x a x p) cm: 56 x 3 x 56 (ripiano)<br />

Tipo: mobile porta elettroniche acciaio e acrilico Note: versione<br />

base a 3 ripiani. Altre versioni disponibili.Versione larghezza 86,34<br />

cm 10.115 euro, versione 106,60 cm 11.710 euro Dimensioni (l x a<br />

x p) cm: 71,2 x 50,8 x 40,64<br />

82


SELECTOR SPECIALE CDDN<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

7Ray feat Triple Ace<br />

JAZZY<br />

ZOETROPE<br />

Pro-Ject Records PJR001<br />

2 LP 180 GR<br />

Da circa trent’anni<br />

Pro-Ject Audio<br />

ha contribuito,<br />

in modo davvero<br />

significativo, al rilancio<br />

dei dischi in<br />

vinile e alla passione<br />

per il suono analogico. La sua produzione<br />

di giradischi si è progressivamente<br />

sviluppata, partendo dai modelli più economici,<br />

per poi ampliare progressivamente<br />

l’offerta anche a quelli che rientrano, soprattutto<br />

per prestazioni, nella cosiddetta<br />

Hi-End, peraltro senza neppure sfiorare gli<br />

eccessi - in fatto di materiali, dimensioni e<br />

costi - tipici di questa categoria. Grazie a<br />

queste scelte Pro-Ject mantiene anche oggi<br />

intatto l’apprezzamento degli appassionati<br />

dell’analogico. Semmai si può rilevare che<br />

questa produzione è talmente variegata,<br />

per tecnologie impiegate, versioni di tutti i<br />

tipi, etc. da lasciare disorientato chi voglia<br />

addentrarsi nel suo catalogo con un briciolo<br />

di raziocinio.<br />

Ma non è questo che ci interessa in tale<br />

ambito; qui ci interessa più apprendere<br />

che il signor Heinz Lichtenegger, “deux ex<br />

machina” della casa austriaca Pro-Ject, è<br />

un grande appassionato di musica, specie<br />

quella acustica, meglio ancora se dal vivo,<br />

in grado com’è di fornire un’esperienza<br />

emotiva unica per ogni ascoltatore. L’esperienza<br />

live è un punto imprescindibile<br />

84 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


IL CLUB DEL DISCO NERO<br />

Neumann M49A usato in I remember you nello Studio<br />

Baumgarten<br />

per chi si dedica alla sua riproduzione domestica.<br />

Di tanto in tanto grandi musicisti<br />

si esibiscono nella sede centrale a Mistelbach,<br />

in Austria, e più volte Lichtenegger<br />

ha accarezzato l’idea di registrare queste<br />

sessioni dal vivo, usando solo un vero nastro<br />

analogico, con una tecnica basata su<br />

pochi microfoni, in stereo senza compressione<br />

o editing esteso. Uno dei problemi<br />

di questa idea è che pochissimi musicisti<br />

sono disposti o in grado di registrare in un<br />

ambiente simile, dove non sono possibili<br />

tagli e correzioni: si tratta di una grande<br />

pressione per qualsiasi artista!<br />

Per pura coincidenza e grande fortuna,<br />

Lichtenegger ha appreso che 7RAY non<br />

è solo un ottimo cantante e musicista ma<br />

anche un appassionato audiofilo. Quindi<br />

non è stato difficile coinvolgerlo in questo<br />

progetto: realizzare sia un album in<br />

studio (studio Baumgarten - disco 1), sia<br />

una registrazione dal vivo direttamente<br />

dalla sede Pro-Ject (disco 2); l’album che<br />

ne è uscito consente un confronto diretto<br />

tra il suono ottenuto in studio con quello<br />

dal vivo con la presenza del pubblico.<br />

7RAy, nome d’arte di Rene Probst, è un<br />

musicista austriaco precoce e dalle variegate<br />

esperienze che vanno dal jazz al<br />

reggae sebbene la sua vera passione siano<br />

probabilmente le colonne sonore dei<br />

film hollywoodiani. In questa produzione<br />

affronta proprio alcuni classici legati<br />

indissolubilmente al cinema americano<br />

come Night and Day, I’ve Got You Under<br />

my Skin di Cole Porter, A Foggy Day di<br />

Goerge & Ira Gershwin, Blue Moon e Lady<br />

is a Tramp del duo Rogers-Hart tra gli altri.<br />

C’è anche un brano, I’ve missing you, di<br />

Herve Schmidt e testo di 7RAY stesso, l’unico<br />

replicato tra la versione in studio e quella<br />

dal vivo. Ad accompagnare il cantante e chitarrista<br />

c’è il gruppo jazz Triple Ace, ai quali<br />

si aggiunge il sassofonista e pianista Simon<br />

Plotzeneder. I Triple Ace sono: Oliver Kent<br />

al piano con esperienze a New York con Art<br />

Farmer e Iris Muhammed, Dusan Novakov<br />

batterista di grande esperienza internazionale<br />

e Uli Langthaler al contrabbasso. Tutti<br />

artisti appartenenti alla scena mittleuropea<br />

ricca di grandi talenti in questo ambito.<br />

L’intera catena di registrazione presso<br />

lo Studio Baumgarten è stata mantenuta<br />

analogica dall’inizio alla fine. Non sono<br />

stati utilizzati compressori o limitatori.<br />

Invece, il suono è stato curato ponendo<br />

la massima attenzione al posizionamento<br />

dei microfoni, finemente sintonizzati,<br />

Neumann U47 usato nella sede Pro-Ject<br />

che includevano modelli a valvole come<br />

Neumann U47 e m49a. La performance è<br />

stata registrata utilizzando una macchina<br />

a nastro a otto tracce Otari e un vecchio<br />

banco di missaggio Acousta rinnovato.<br />

Il segnale è stato poi miscelato sempre in<br />

modo analogico, in un 2-track su macchine<br />

a nastro Studer e una console da studio<br />

II musicisti nella sede ProJect e nello studio Baumgarten<br />

CADAC del 1974. Il disco live è stato invece<br />

catturato presso il quartier generale<br />

di Pro-Ject mantenendo una immagine<br />

stereo dal vivo, senza l’uso di altoparlanti<br />

monitor, onde evitare sovrapposizioni e<br />

interferenze tra il suono diretto e quello<br />

dei monitor. Anche in questo caso si è fatto<br />

uso della console a 32 input CADAC.<br />

Pro-Ject descrive il lavoro come “easy listening<br />

con una ottima atmosfera” e un<br />

“classic istant jazz”. In effetti bisogna dire<br />

che, al di là della bravura dei musicisti e<br />

della bellezza di questi standard così ben<br />

adattati a un quintetto, colpisce l’aderenza<br />

agli obiettivi prefissati dai creatori di<br />

questo lavoro in fatto di musicalità e naturalezza.<br />

Niente forzature, tutto è molto<br />

piacevole e fluido. Ci sono i dettagli e la<br />

trasparenza senza mai suggerire enfatizzazioni<br />

magari poste ad arte per colpire<br />

l’ascoltare meno smaliziato.<br />

Il disco è realizzato su doppio vinile pesante<br />

di elevata qualità stampato dalla<br />

Astrovinyl o come nastro master SM468<br />

da ¼ di pollice su due bobine metalliche<br />

NAB da 10,5 pollici a velocità di 15 pips,<br />

CCIR equalizzato (versione LP 39,90 €,<br />

versione nastro 499,90 €).<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 85


SELECTOR SPECIALE CDDN<br />

Beverley Martyn<br />

THE PHOENIX<br />

AND THE<br />

TURTLE<br />

Les Cousins Music - 2016<br />

Ci sono dischi che non reggono<br />

il tempo e altri invece che lo<br />

fanno benissimo. Non è nemmeno<br />

in ragione della caratura<br />

dell’artista: Bruce Sprengsteen<br />

risulta datato, Bob Dylan no! Ma escludendo<br />

i grandi che rimangono grandi, ci sono artisti<br />

di una fascia meno eletta che manifestano o<br />

meno il loro essere vetusti. Nel delicato periodo<br />

che ci ha costretti nelle nostre abitazioni ho,<br />

come molti altri, rispolverato la mia discoteca,<br />

l’apporto di Qobuz ne ha ampliato le possibilità<br />

e durante uno dei miei percorsi a ritroso<br />

nel tempo, dopo aver ripescato John Martyn<br />

(vedi <strong>SUONO</strong> 543), che peraltro non ha alcuna<br />

necessità di essere ripescato, mi è venuto naturale<br />

riavvicinarmi alla persona che in parte fu<br />

causa scatenante della china discendente del<br />

grande chitarrista britannico. Sto parlando di<br />

Beverley Martyn, per un periodo la sua compagna<br />

e la musa di un gruppo di musicisti che<br />

solo nel 2016 ha sfornato uno straordinario<br />

disco a suo nome: lo posseggo in vinile e sono<br />

andato a scovarlo, con il dubbio di scoprire a<br />

quale delle due categorie (ascoltabile o superato)<br />

appartenesse...<br />

“ ...è un disco senza tempo o che non<br />

sente il peso del passare del tempo.<br />

È un disco la cui autrice è sconosciuta<br />

ai più e a quei pochi il cui nome riecheggia<br />

nella mente tendono ad associarla<br />

a un ruolo che è stato suo ma<br />

non la compenetra pienamente: quello<br />

di musa del folk”: questo scrissi al tempo e<br />

a tre anni di distanza (pochi nell’arco di una<br />

esistenza, un’era in musica) confermo!<br />

The Phoenix and the Turtle dopo 14 anni di<br />

silenzio è un atto intimista, coinvolgente e<br />

profondamente autobiografico, destinato<br />

probabilmente a essere un unicum nella<br />

carriera di Beverley Martin e come tale racchiude<br />

canzoni tessute nell’arco di una intera carriera<br />

artistica, a cominciare da Reckless Jane, brano<br />

di apertura scritto a quattro mani con Nick<br />

Drake, abbandonato alla sua prematura morte<br />

e qui ripreso all’interno di un omaggio a un<br />

percorso musicale (Sweet Joy è il primo brano<br />

in assoluto scritto dall’artista) che si rivela<br />

punteggiato da cospicui gioielli come Levee<br />

Breaks o Jesse James. Tutti i brani sono caratterizzati<br />

da una dimensione che “sa ancora<br />

degli odori domestici di una casa” (parole di<br />

Beverley) e l’album non a caso è stato registrato<br />

con un sound che ricorda il vecchio stile<br />

analogico di una volta. Le registrazioni sono<br />

avvenute in Galles sotto la supervisione del<br />

chitarrista e produttore Mark Pavey (che ha<br />

effettuato il mastering ai Les Cousins Studio di<br />

Montreal) e con la partecipazione del bassista<br />

Matt Malley (ex-Counting Crows) e del batterista<br />

Victor Bisetti (Los Lobos).<br />

Un album che sarebbe comunque stato analogico,<br />

le cui atmosfere “sanno” di vinile: saldo<br />

ma a fuoco, sempre coinvolgente ma mai talmente<br />

predominante da distogliervi se desiderate,<br />

come è certamente accaduto in questo<br />

periodo, trascorrere un po’ di tempo su una<br />

poltrona con una tazza fumante in mano, a<br />

guardare il panorama o a riflettere sul senso<br />

della vita. Una scoperta o una conferma della<br />

ricchezza di un periodo (quello a cavallo tra<br />

gli anni ’60 e i ’70 dove il folk venne declinato<br />

dai Pentagle, da Renbourn e Jansh, dallo<br />

stesso Marty di grande effervescenza) che ha<br />

dato vita a dei capolavori tra i quali ha fatto<br />

capolino, sommessamente e con la dovuta<br />

modestia, anche una Fenice, accompagnata<br />

da una tartaruga...<br />

Paolo Corciulo<br />

Yusef Lateef<br />

THE BLUE<br />

YUSEF LATEEF<br />

Speaker Corner SC-SD1508 - 1 LP 180 gr<br />

DISTR. SOUND AND MUSIC 32,00 €<br />

Yusef Lateef, nato William Emanuel<br />

Huddleston (Chattanooga,<br />

9 ottobre 1920 – Shutesbury,<br />

23 dicembre 2013), è stato un<br />

musicista e compositore statunitense.<br />

È stato anche un attivo portavoce della<br />

Comunità Musulmana Ahmadiyya, dopo la<br />

sua conversione all’Islam avvenuta nel 1950. La<br />

gavetta a Detroit nella scena più vibrante degli<br />

anni Trenta/Quaranta, a contatto con artisti<br />

come Dizzy Gillespie, Paul Chambers, Elvin<br />

Jones e Kevin Barrell. La prima registrazione<br />

come solista risale al 1956 per la Savoy e c’è già<br />

il desiderio di sperimentare le possibilità delle<br />

tecniche strumentali d’oriente. Affascinato dai<br />

suoni esotici, a seguito di un viaggio in Nigeria,<br />

si converte all’Islam assumendo il nome<br />

con il quale è diventato noto. Le esperienze e il<br />

fascino dei suoni assimilati in giro per il mondo<br />

lo accostano a Don Cherry come autentico<br />

precursore della world music già a partire dalla<br />

metà degli anni sessanta e l’album The Blue del<br />

1968 ne è uno dei più riusciti esempi. Ha integrato<br />

tutti i tipi di strumenti orientali nella sua<br />

musica jazz, come il koto, il flauto di bambù e<br />

il tambura e anche , come in questo caso, nelle<br />

sue composizioni blues. Anche il suo modo di<br />

suonare il sassofono è impeccabile e pieno di<br />

meravigliose trame, duro e impulsivo in un momento,<br />

fresco ed esotico al successivo. In The<br />

Blue, Yusef Lateef è affiancato da un ensemble<br />

di stelle con il trombettista Blue Mitchell, il bassista<br />

Cecil Brooks e il chitarrista Kenny Burrell.<br />

I musicisti si immergono negli spiriti di Juba,<br />

86 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


IL CLUB DEL DISCO NERO<br />

Juba che inizia con un richiamo al tamburo<br />

suonato nelle navi cariche di schiavi, il<br />

tempo si accumula lentamente e in modo<br />

angosciante, ed è solo penetrato dal flauto<br />

lamentoso di Lateef e dalle voci di sottofondo<br />

che cantano Freedom, Freedom, Freedom.<br />

Dopo un inizio così cupo, il classico numero<br />

blues Like It Is si presenta come una boccata<br />

d'aria fresca, con il suo superbo quartetto<br />

d'archi come base. Othelia è un blues<br />

assolutamente mozzafiato. I contributi R&B<br />

sulle altre tracce testimoniano le abili escursioni<br />

di Lateef nel regno del blues, mentre<br />

le tracce veramente avventurose come Back<br />

Home e la mistica, odissea cinese Moon Cup<br />

intrecciano una rete magica di puro piacere.<br />

Quest’ultima traccia è un’appassionata eclissi<br />

afro-eurasiatica del canto medievale e del<br />

canto filippino, mentre Get Over, Get Off,<br />

and On On suona come se potesse essere una<br />

traccia dell'originale Shaft. La traccia principale<br />

è Like It Is, un’ipnotica composizione<br />

blues in midtempo intrecciata con archi, voci<br />

di sottofondo, il sax esotico e il flauto di bambù<br />

suonati da Lateef. Un esempio quest’ultimo di<br />

come le esplorazioni sonore di questo maestro<br />

hanno ampliato il jazz e spianato la strada alla<br />

popolarità duratura della world music. The<br />

Blue è una pietra miliare come album jazz,<br />

come album blues è abbastanza unico, ma<br />

come un'opera d'arte musicale è un capolavoro<br />

glorioso e geniale.<br />

La registrazione fu effettuata nell’aprile del<br />

1968 presso gli Studios della RCA di New<br />

York dall’ingegnere del suono Ray Hall e dal<br />

producer Joel Dorn. Questa straordinaria<br />

riproposizione della Speakers Corner è stata<br />

realizzata con tecnologia rigorosamente analogica,<br />

utilizzando i nastri analogici originali e un<br />

procedimento di rimasterizzazione del tutto<br />

analogico, dal master alla testina di incisione.<br />

Per finire, va sottolineato il fatto che l’etichetta<br />

tedesca ha provveduto a pagare tutte le royalty<br />

e tutti i diritti d’autore, un fatto per nulla scontato<br />

al giorno d’oggi.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

PILLOLE<br />

James Taylor<br />

AMERICAN STANDARD<br />

Fantasy Records – 2 LP 45gg 180 gr<br />

Questo è un omaggio che uno dei protagonisti della migliore west coast dei<br />

“Settanta” fa agli ascoltatori reinterpretando alcuni classici standard della musica<br />

popolare a stelle e strisce, scritti dai migliori songwriter dagli anni Venti ai Sessanta.<br />

Chet Baker<br />

CHET BAKER SINGS<br />

Blue Note Records – 1 LP 180 gr<br />

Esistono diversi album di Chet Baker con il titolo Chet Baker Sings ma questo<br />

registrato per la Pacific Jazz tra il 1954 e il 1956 è l’originale e, probabilmente, il<br />

migliore. Appartiene alla nuova raccolta Blue Note Tone Poets.<br />

John Cale<br />

HELEN OF TROY<br />

Wax Cathedral Records – 1 LP standard<br />

L’altra metà dei Velvet Underground chiude la sua trilogia di prove soliste con questo<br />

sorprendente disco avvalendosi di musicisti del calibro di Eno, Phil Collins e Chris<br />

Spedding. Ristampato dalla Mobile Fidelity e dalla RTI è un crogiolo di influenze del rock dei Seventies.<br />

Hall and Oates<br />

VOICES<br />

Original Master Recordings – 1 LP 180 gr<br />

L’album, autoprodotto, segna la transizione del duo verso la fusione tra Pop,<br />

Melodic New Wave e Soul bianco. La produzione spaziosa e lucida brilla nella<br />

ristampa di Mobile Fidelity, masterizzata dai nastri master originali.<br />

Yes<br />

FRAGILE<br />

Mobile Fidelity Research MFSLUD2012 - 2 dischi 45gg 180gr<br />

Preziosa ristampa di uno degli album del periodo d’oro del progressive contenente<br />

alcuni dei cavalli di battaglia del gruppo inglese come Roundabout e Long Distance<br />

Runaround. Ristampa Ultradisc One-Step Pressing by MFSL.<br />

Rubinstein and Szeryng<br />

MASTERPIECES FOR VIOLIN AND PIANO<br />

Analogue Productions ASLSC620 - 1 LP 200gr<br />

Dal grande serbatoio di capolavori RCA Livin Stereo, in arrivo il formidabile duo<br />

alle prese con le sonate per violino e orchestra di Beethoven e Brahms. Remaster da<br />

nastri originali e stampa QRP.<br />

Bartòk<br />

MUSIC FOR STRINGS, PERCUSSION AND CELESTA/HUNGARIAN<br />

SKETCHES<br />

DIR. REINER - CHICAGO SYMPHONY ORCHSTRA<br />

Analogue Productions ASLSC2374 - 1 LP 200 Gr<br />

Uno dei massimi conoscitori dell’arte compositva di Béla Bartòk alle prese con uno dei suoi<br />

capolavori, la Musica per archi, percussioni e celesta. Ancora un RCA Living Stereo strepitosamente<br />

ristampato dalla Analogue Productions.<br />

Billie Holiday<br />

SONG FOR DISTINGUE LOVERS<br />

Analogue Productions ASLPVER6021/45 - 2 dischi 45gg 200 gr<br />

Di questo fondamentale disco della Holiday ne esistono ormai numerose versioni<br />

ma quest’ultima ristampa su doppio 45 giri, della AP stampata in QRP, rappresenta<br />

lo stato dell’arte attuale.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 87


SELECTOR<br />

di Francesco Bonerba<br />

Roberta Di Mario<br />

DISARM<br />

Warner Music Italy<br />

Tra le musiche probabilmente<br />

più giuste per tenerci compagnia<br />

in questo periodo di<br />

isolamento forzato c’è quella<br />

di Roberta Di Mario: il suo<br />

ultimo album, Disarm, ideato<br />

dalla pianista come forma di “resistenza”<br />

alle divisioni che contraddistinguono il mondo<br />

in cui viviamo, muri e barriere tra persone,<br />

diversità, popoli, è un invito a un disarmo interiore<br />

che è apertura all’altro e alla bellezza che<br />

ci circonda. Separati gli uni dagli altri, mossi a<br />

una riflessione intima e profonda su noi stessi<br />

e sulla natura delle relazioni umane e quindi<br />

forse più consapevoli di prima dell’importanza<br />

degli altri, Disarm diventa un movimento<br />

incalzante e dolce, pronto ad accompagnarci<br />

verso la nuova realtà che ci attende fuori dai<br />

nostri bozzoli fisici ed esistenziali. Roberta ci<br />

ha raccontato la fucina personale e creativa<br />

dalla quale è nato quest’ultimo lavoro; la sua<br />

esperienza a New York nel 2016 ha in parte<br />

contribuito alla realizzazione di questo progetto:<br />

Disarm ruota intorno a un concetto<br />

che poi è anche una filosofia di vita, quello del<br />

disarmarsi, dell’abbandonarsi, del concedersi:<br />

“Disarmandoti, disarmi la persona che hai di<br />

fronte, creando così uno stato di unione e di<br />

empatia che non riesci a costruire se sei armato.<br />

Ho pensato a questo album come a una<br />

storia di note, come a un viaggio che ti conduce<br />

all’abbandono, partendo dal primo brano,<br />

Le présage, che esprime paura e oscurità<br />

per arrivare all’ultimo, A new beginning, che<br />

rappresenta la rinascita, la luce, la speranza”.<br />

Roberta desiderava realizzare un prodotto in<br />

cui la musica si concede alla parola e la parola<br />

alla musica, esprimendo così il vero significato<br />

di disarmo inteso come abbandono e<br />

soprattutto concessione: “È stato un lavoro<br />

di squadra; abbiamo lavorato alla musica<br />

e alle parole insieme. C’è stata un’unione di<br />

intenti tale per cui ci si è appellate costantemente<br />

alla filosofia che percorre tutto l’album.<br />

Non solo un lavoro di squadra ma anche<br />

un lavoro tutto al femminile, mi piace l’idea<br />

che tre donne si siano riunite per raccontare<br />

qualcosa di potente in un momento storico in<br />

cui c’è abbastanza chiusura, non solo a livello<br />

politico ma anche personale. Nell’album sono<br />

presenti tre interventi di una voce, quella di<br />

Andrèe Ruth Shammah, la signora del teatro<br />

Parenti, regista e autrice, che legge i testi di<br />

Alessandra Sarchi, finalista del premio Campiello<br />

del 2017, che per le sue parole si è allineata<br />

alla filosofia che pervade l’intera opera,<br />

quella del disarmo, della paura e, soprattutto,<br />

della speranza”.<br />

La Di Mario ci ha raccontato anche come si<br />

ispiri al mondo classico di Bach, con la sua ricerca<br />

di perfezione, e quello impressionistico<br />

di Debussy: “Entrambi sono compositori che<br />

ho amato suonare e che per questo mi hanno<br />

ispirato e continuano a farlo. Molte suggestioni<br />

mi sono arrivate anche dal romanticismo<br />

di Chopin mentre per quanto riguarda i<br />

musicisti degli anni più recenti mi piace Bill<br />

Evans, pur non avendo studiato molto il jazz,<br />

e Sakamoto, proprio in virtù di quelle sonorità<br />

orientali che caratterizzano anche diversi<br />

miei brani. Ascolto anche il britpop e il cantautorato<br />

italiano – ho anche inciso due dischi<br />

da cantautrice – da Mina a Brunori Sas”.<br />

Su www.suono.it l’intervista integrale<br />

alla artista.<br />

88 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


di Vittorio Pio<br />

Director’s cut<br />

Roberto Colombo<br />

LA MUSICA DEL<br />

BUONUMORE<br />

Libera/Artist First<br />

Roberto Colombo<br />

è un<br />

musicista,<br />

produttore<br />

e arrangiatore<br />

molto<br />

rispettato nell’ambiente. Prima<br />

di essere l’artefice in cabina di<br />

regia della carriera di sua moglie<br />

Antonella Ruggiero, è stato<br />

al fianco di Fabrizio De Andrè e<br />

la PFM nei celeberrimi capitoli<br />

dal vivo collaborando, fra gli altri,<br />

con i Matia Bazar, Patti Pravo,<br />

Adriano Celentano, Miguel Bosè,<br />

Alberto Camerini, Garbo, Giuni<br />

Russo, realizzando in proprio due<br />

album strumentali avanguardisti<br />

ancora oggi molto apprezzati e<br />

poi avviando una carriera molto<br />

soddisfacente anche in ambito<br />

pubblicitario, fra spot e jingle.<br />

Una visione d’insieme di questo<br />

suo multiforme talento è racchiusa<br />

in La musica del buonumore<br />

(Libera/Artist First), un box<br />

di tre CD e un libretto con degli<br />

scatti storici, di cui molti firmati<br />

da Guido Harari, che racchiude<br />

queste diverse esperienze sviluppate<br />

in oltre 45 anni di attività e al<br />

quale ha assegnato per ognuno un<br />

tema. Appunti sonori raccolti dalla<br />

fine degli anni ’80 che si sono<br />

poi dilatati nel tempo.<br />

Il primo CD dal titolo omonimo<br />

è una summa dei lavori realizzati<br />

per la pubblicità (“si possono<br />

ascoltare tante piccole idee, poi<br />

sono diventate dei brani veri e<br />

propri, sigle TV, lavorazioni per<br />

jingle”), alcuni accettati e molti<br />

altri rifiutati, oltre a brevi temi<br />

appuntati su “foglietti” di musica,<br />

a cominciare dagli anni ’70: “Sono<br />

partito da lì per fare anche delle<br />

canzoncine, direi che si tratta del<br />

volume più giocoso, in cui ce la<br />

giochiamo io e il sax di Claudio<br />

Pascoli, al quale ho riservato delle<br />

parti importanti”.<br />

Il secondo volume (MentreLa<br />

musica che non c’era/La musica<br />

inutile) si rifà a lavori iniziati<br />

negli anni ’70, musica che si potrebbero<br />

definire “strampalati”,<br />

ma anche no, perché tutto l’arrangiamento<br />

è scritto per quattro<br />

voci, consentendo però delle parti<br />

libere ai solisti: “Anche questa,<br />

se non proprio del buonumore,<br />

è musica molto positiva, che mi<br />

riporta ai bei tempi di Sfogatevi<br />

Bestie (realizzato a 25 anni, con<br />

un giro stabile di attività e collaborazioni<br />

anche nell’etichetta che<br />

faceva capo a Ricky Gianco, ndr.)<br />

e Botte da Orbi, due dischi dai<br />

quali emergono le mie influenze<br />

zappiane. Frank era un genio assoluto<br />

che mi ha sempre ispirato<br />

e continuo ad ascoltare in questo<br />

periodo di celebrazioni, dal momento<br />

che è recentissima l’uscita<br />

del cofanetto esaustivo delle<br />

session di Hot Rats, un’opera di<br />

sconvolgente modernità. Sono<br />

pezzi che ho realizzato con Paolo<br />

Costa al basso e Ivan Ciccarelli<br />

alla batteria, poi si sono aggiunti<br />

altri musicisti in vari pezzi. Ai fiati,<br />

alternandosi o insieme, tra gli<br />

altri abbiamo Roy Paci, Claudio<br />

Fasoli, ancora Claudio Pascoli,<br />

Silvio Barbara”.<br />

Infine La Musica che probabilmente<br />

sarebbe piaciuta mio<br />

padre, che invece rievoca delle<br />

armonizzazioni di canzoni degli<br />

anni ’50, raccogliendo quelle che<br />

sono le suggestioni di un mondo<br />

che Colombo ha conosciuto in<br />

quel periodo, un contesto certamente<br />

meno definito e più libero,<br />

imperniato su progressioni armoniche<br />

tipiche di quel periodo,<br />

con il clarinetto a eseguire tutti i<br />

temi, oltre a un quartetto di saxofoni,<br />

archi, basso e batteria. “Mi è<br />

venuta questa ispirazione girando<br />

per negozi di dischi a Berlino,<br />

fra scaffali impolverati, spartiti<br />

vecchi in cui ho trovato alcuni<br />

titoli che richiamavano questo<br />

stile. Qui hanno parte dominante<br />

il clarinetto di Alfredo Ferrario e<br />

la Milano Saxophone Quartet e<br />

poi basso e batteria”.<br />

Nel cofanetto la musica risulta<br />

molto ben strutturata, mentre i<br />

titoli spesso lavorano di fantasia.<br />

Abbiamo chiesto a Colombo che<br />

tipo di suggestioni abbia avuto:<br />

“Spesso captando frasi che arrivavano<br />

dalla televisione. Non<br />

possiamo, non vogliamo, non dobbiamo<br />

proviene da un talk show<br />

politico. Come anche Con tutta<br />

la cautela del caso. Procedendo a<br />

random Cosa è restato di quegli<br />

anni ’80 si ispira ovviamente a<br />

quel famoso brano di Raf. Le<br />

persone contano più dei luoghi ha<br />

un riferimento letterario in Carlo<br />

Cassola mentre Commosso da<br />

un fremito arcano deriva da una<br />

romanza di Leoncavallo, eseguita<br />

per la prima volta da Enrico<br />

Caruso”.<br />

Su www.suono.it l’intervista<br />

integrale all’artista.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 89


SELECTOR<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

Henry Purcell<br />

THE FAIRY<br />

QUEEN<br />

Dir. Paul Mccreesh – Gabrieli Consort<br />

Signum SIGCD615<br />

disponibile in 2 CD e in download 24/192<br />

Purcell (1659<br />

- 1695) è considerato<br />

il più<br />

importante<br />

compositore<br />

nato in Gran<br />

Bretagna fino a Elgar, e non è<br />

difficile capire il perché. Sintetizzando<br />

vari elementi delle diverse<br />

tradizioni barocche esistenti in<br />

tutta Europa ai suoi tempi, ha<br />

forgiato il suo stile di composizione<br />

unico e immediatamente<br />

riconoscibile e prodotto numerose<br />

opere che sono rimaste le<br />

preferite ai giorni nostri; il suo<br />

Rondeau (una melodia abbastanza<br />

modesta tratta dall’opera teatrale<br />

di Aphra Behn Abdelazer) è<br />

stato ulteriormente reso popolare<br />

dalla sua adozione come tema<br />

della Young Person’s Guide to the<br />

Orchestra di Benjamin Britten.<br />

Durante la sua vita abbastanza<br />

breve fu una figura di spicco<br />

nella vita musicale della nazione<br />

e compositore di corte; scrisse<br />

molta musica da chiesa e i suoi<br />

inni (come Hear my Prayer, O<br />

Lord and the Funeral Sentences<br />

for Queen Mary utilizzati anche<br />

al funerale di Purcell) hanno un<br />

posto particolare nella musica sacra<br />

inglese. Ha anche scritto opere<br />

teatrali, di cui i più noti sono King<br />

Arthur e Dido & Aeneas.<br />

William Shakespeare ha ispirato<br />

con la sua produzione teatrale<br />

tantissimi lavori musicali: tratta<br />

dalla commedia di Shakespeare A<br />

Midsummer Night’s Dream e<br />

rappresentata per la prima volta il<br />

2 maggio 1692 al Queen’s Theatre<br />

Dorset Garden di Londra, The<br />

Fairy Queen di Purcell fu<br />

composta in un periodo di rinnovato<br />

fervore teatrale dopo i tempi<br />

oscuri sotto la dittatura militare<br />

di Oliver Cromwell. Il ritorno al<br />

potere della monarchia e degli<br />

Stuart favorì questo nuovo clima<br />

artistico. Nel frattempo il nuovo<br />

pubblico richiedeva testi raffinati,<br />

scevri da volgarità e con un chiaro<br />

messaggio morale. Le parti femminili<br />

erano, inoltre, finalmente<br />

recitate da attrici professioniste<br />

e si aggiunse sempre più musica<br />

alla rappresentazione. In pratica<br />

quel recitar cantando che<br />

in Italia, con l’Orfeo di Claudio<br />

Monteverdi, era già un genere<br />

di successo da molti anni (1607)!<br />

Lavoro musicalmente ricco di<br />

canti, le cui melodie presentano<br />

delle caratteristiche che le accomuna<br />

alle danze, di episodi solistici<br />

di carattere declamatorio particolarmente<br />

raffinati, di cori e di<br />

danze, The Fairy Queen è il frutto<br />

di una lunga elaborazione, dal<br />

momento che in occasione della<br />

prima esecuzione non era prevista<br />

alcuna parte musicale nel primo<br />

atto. Proprio l’enorme successo<br />

della prima indusse Purcell ad aggiungere<br />

la scena del poeta ubriaco<br />

e altre due canzoni, Ye gentle<br />

spirits of the air e The Plaint.<br />

Autentico capolavoro, The Fairy<br />

Queen è così originale, anche<br />

per quanto attiene al contenuto,<br />

che il direttore d’orchestra e<br />

musicologo inglese John Eliot<br />

Gardiner ha affermato: “È<br />

perfettamente possibile che<br />

chiunque ascolti per la prima<br />

volta The Fairy Queen non si<br />

renda assolutamente conto che<br />

l’opera si basi su A Midsummer<br />

Night’s Dream di Shakespeare”.<br />

Il masque si apre con una suite<br />

di danze molto varie e originali<br />

per l’invenzione melodica e per<br />

gli andamenti contrastanti. Nello<br />

stile francese è anche la vera e<br />

propria ouverture, una pagina di<br />

carattere eroico ma assolutamente<br />

aliena da pomposità e grandeur<br />

tipiche del genere. In essa, invece,<br />

è possibile notare una scrittura armonica<br />

raffinata. L’azione vede i<br />

personaggi principali alternarsi<br />

tra arie eleganti e brusche interruzioni,<br />

come con la burla del<br />

poeta ubriaco. Il suo ingresso<br />

costituisce l’occasione per una<br />

raffinata scena piena di scherzi<br />

rappresentati con una straordinaria<br />

varietà musicale ed effetti<br />

comicamente quasi onomatopeici.<br />

C’è chi sostiene che l’ubriaco<br />

sia la caricatura di un collaboratore<br />

dello stesso Purcell. Tra i tanti<br />

episodi, nel secondo atto, merita<br />

di essere ricordata l’invocazione<br />

agli uccelli, protagonista il flauto<br />

dolce, in un’atmosfera davvero<br />

agreste. Seguono episodi allegorici<br />

e quindi, al calare della notte,<br />

la musica si acquieta nel sonno<br />

al canto di Hush, no more… che<br />

invita tutti a fare silenzio.<br />

Descritto da un critico del tempo<br />

come “la commedia ridicola più<br />

insipida che abbia mai visto in<br />

vita mia”, Il sogno di una notte<br />

di mezza estate di Shakespeare<br />

è stato almeno in parte restituito<br />

all’affetto pubblico proprio grazie<br />

a The Fairy Queen. Qui la magistrale<br />

composizione di Purcell,<br />

l’esecuzione da primi della classe<br />

del Gabrieli Consort e la superba<br />

interpretazione di McCreesh dimostrano<br />

perché le loro registrazioni<br />

sono oggi considerate tra<br />

le migliori della musica classica.<br />

Paul McCreesh, fondatore e direttore<br />

artistico di Gabrieli Consort<br />

& Players, si è affermato ai massimi<br />

livelli nel campo degli strumenti<br />

d’epoca ed è riconosciuto<br />

per le sue autorevoli e innovative<br />

esibizioni sulla piattaforma del<br />

concerto e nel teatro dell’opera.<br />

Insieme a Gabrieli Consort &<br />

Players, ha suonato in importanti<br />

sale da concerto e festival in tutto<br />

il mondo.<br />

www.prestomusic.com/classical/<br />

products/8765814--purcell-thefairy-queen-1692<br />

90 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


di Carlo D’Ottavi<br />

Nino Rota<br />

MUSICA DA<br />

CAMERA<br />

Director’s cut<br />

Alessio Bidoli violino, Bruno Canino pianoforte,<br />

Massimo Mercelli flauto, Nicoletta Sanzin arpa<br />

Decca Italy 1 CD UPC 00028948191475<br />

Il CD è dedicato alle<br />

composizioni di musica<br />

da camera di<br />

Nino Rota: Chamber<br />

Works, pubblicato da<br />

Decca Italy, è un lavoro<br />

che il giovane violinista milanese<br />

Alessio Bidoli ha interpretato<br />

insieme ad altrettanto giovani<br />

artisti come Massimo Mercelli al<br />

flauto e Nicoletta Sanzin all’arpa,<br />

sotto l’ala protettrice di un grande<br />

esperto della musica del ’900<br />

quale il pianista Bruno Canino.<br />

Il talento di Nino Rota, nato a<br />

Milano nel 1911 e morto a Roma<br />

nel 1979, rivelatosi giovanissimo,<br />

tanto da comporre un oratorio<br />

per soli, coro e orchestra ad appena<br />

undici anni, ha poi dato i suoi<br />

frutti nei generi e nelle forme più<br />

diverse. In questo album vengono<br />

eseguite alcune delle sue composizioni<br />

da camera più sorprendenti.<br />

La scelta è caduta in parte<br />

su composizioni in stile neoclassico,<br />

che non hanno molto o nulla<br />

da invidiare ai lavori di Debussy o<br />

Poulenc, e su alcune trascrizioni<br />

cameristiche di composizioni per<br />

film, rinunciando però ai temi più<br />

battuti come quelli legati al cinema<br />

felliniano, per capirci.<br />

Affermava Rota: “Non credo a<br />

differenze di ceti e di livelli nella<br />

musica: il termine “musica<br />

leggera” si riferisce solo alla<br />

leggerezza di chi l’ascolta, non<br />

di chi l’ha scritta”. Tale pensiero,<br />

secondo Nicola Scardicchio,<br />

autore della nota introduttiva<br />

nel libretto che accompagna il<br />

CD, è perfettamente applicabile<br />

alla differenza tra musica da concerto<br />

e musica per il cinema: “Gli<br />

scambi dalla sala da concerto<br />

alle sale cinematografiche connotano<br />

un compositore che non<br />

stabiliva barriere di genere in<br />

un’arte come quella musicale, che<br />

per Rota aveva senso proprio in<br />

quanto libera da limiti di sorta”.<br />

La iniziale Sonata per violino<br />

e pianoforte (1936-37) è uno<br />

splendido esempio della stagione<br />

del neoclassicismo italiano e<br />

Bidoli e Canino ne mettono bene<br />

in luce la matrice neoclassica,<br />

soprattutto attraverso una<br />

interpretazione attenta a<br />

conferire movimento a un discorso<br />

melodico giocato sulla<br />

continua riproposizione del tema.<br />

Segue l’Improvviso in re minore<br />

per violino e pianoforte, brano<br />

di notevole impegno strumentale,<br />

suonato in una sequenza del<br />

film Amanti senza amore di<br />

Gianni Franciolini (1947), dove<br />

possiamo cogliere rimandi a Paganini<br />

e persino a melodie magiare,<br />

il tutto eseguito in modo<br />

asciutto. Di grande impatto è<br />

l’Improvviso in do maggiore (Un<br />

diavolo sentimentale), opera del<br />

tutto autonoma composta nel<br />

1969: una composizione al contempo<br />

brillante e virtuosistica,<br />

scorrevole e piacevole, caratterizzata<br />

da una scrittura armonica<br />

che maneggia in maniera<br />

disinvolta e moderna dissonanze<br />

ed equivoci tonali. The Legend of<br />

the Glass è un brano per violino<br />

e pianoforte tratto dalla colonna<br />

sonora del film omonimo del<br />

1949 di Henry Cass; agli esecutori<br />

il merito di non aver ceduto<br />

a certe trappole zuccherose della<br />

scrittura percorrendo invece la<br />

via di un lucido rigore. La Sonata<br />

per flauto e arpa, edita da Ricordi<br />

nel 1939, è invece uno dei lavori<br />

cameristici più interessanti della<br />

scrittura neoclassica rotiana,<br />

definita da Gavazzeni “la misura<br />

più perfetta offerta da Rota”. Richiami<br />

alla musica francese del<br />

primo Novecento si stemperano<br />

e trovano interpreti ideali in Massimo<br />

Mercelli e Nicoletta Sanzin.<br />

Infine il Trio per flauto, violino e<br />

pianoforte, composto nel 1958,<br />

è un lavoro particolare, dotato<br />

di un’incisiva scrittura che sovrappone,<br />

con grande inventiva,<br />

armonie su un sottostrato fortemente<br />

ritmico.<br />

“L’idea di questo lavoro”, afferma<br />

Alessio Bidoli, “mi è venuta dopo<br />

aver ascoltato durante una notte<br />

insonne una sua intervista su<br />

Rai 3. Nino Rota parlava della<br />

sua vertiginosa carriera con la<br />

semplicità dei grandi e questa<br />

umiltà e semplicità mi ha fortemente<br />

colpito. Ovviamente lo<br />

conoscevo per le colonne sonore<br />

del cinema ma anche perché aveva<br />

insegnato al Conservatorio di<br />

Bari dove ho avuto per due anni<br />

una bella esperienza lavorativa.<br />

Sono quindi andato a curiosare<br />

nel suo repertorio cameristico<br />

e sono stato molto sorpreso dal<br />

fatto che molte sue composizioni<br />

meno note fossero davvero<br />

poco eseguite. Ecco quindi l’idea<br />

di questo disco insieme a Bruno<br />

Canino, Massimo Mercelli e Nicoletta<br />

Sanzin, per far conoscere<br />

ai giovani studenti e agli appassionati<br />

della musica del ’900 anche<br />

il repertorio da camera raffinato<br />

e ironico di questo grande<br />

compositore italiano”.<br />

Incisione luminosa e ben calibrata.<br />

Data la produzione Decca<br />

italiana non dovrebbe essere difficile<br />

trovare questo interessante<br />

e piacevolissimo CD nei negozi di<br />

musica che in quelli online.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 91


SELECTOR<br />

di Vittorio Pio<br />

10 album jazz<br />

da riscoprire<br />

Questi tempi di riflessione coatta possono essere l’occasione buona per scoprire e ri-scoprire alcuni standard<br />

per qualche ragione caduti nel dimenticatoio. Affinché anche da un virus nasca qualche cosa di buono...<br />

LENNIE TRISTANO<br />

OMONIMO<br />

Poll Winners/Egea<br />

Riedizione di uno dei capolavori<br />

del pianismo di<br />

ogni tempo, che parrebbe<br />

riduttivo ascrivere al solo alveo<br />

jazzistico come all’olimpico della<br />

classica, i cui massimi esponenti<br />

hanno sempre lodato. L’oriundo<br />

pianista compone, elabora e manipola<br />

volando sempre più in alto,<br />

strizzando l’occhio a Bach persino<br />

nel maestoso “Requiem”, dedicato<br />

alla tragica memoria del suo amico<br />

Charlie Parker. Concezioni avanzatissime<br />

nell’utilizzo di multitracce<br />

(siamo solo alla metà degli<br />

anni ’50 ai tempi della registrazione),<br />

approfondite dalla pletora di<br />

bonus tra cui una vibrante ripresa<br />

live con un quartetto completato<br />

dal fine discepolo Lee Konitz.<br />

ART TATUM/BUDDY RICH/LIONEL<br />

HAMPTON<br />

THE TRIO<br />

Poll Winners/Egea<br />

Nel bene e nel male l’ipervirtuosismo<br />

di Tatum<br />

applicato al piano ha<br />

rappresentato qualcosa di unico<br />

e realmente inimitabile. Questa<br />

incisione ne costituisce il biglietto<br />

da visita ideale, per il mood rilassato<br />

delle sessions e l’altrettanta<br />

classe dei suoi accompagnatori.<br />

Tatum rinnova e trasforma sentieri<br />

arcinoti (Lover Man, Body and<br />

Soul), sostenendo egregiamente<br />

quelli che in maniera neanche tanto<br />

velata sono riconosciuti come altrettanti<br />

super-leader. Le accuse di<br />

egocentrismo in questo caso sono<br />

del tutto fuori luogo; piuttosto, sul<br />

campo rimane una esecuzione corale<br />

da vertigine.<br />

CHICO HAMILTON<br />

GONGS EAST<br />

Discovery/Egea<br />

Alla fine degli anni Cinquanta<br />

poche “smallunit”<br />

potevano contare<br />

su un maggiore successo commerciale<br />

rispetto al quintetto messo in<br />

piedi dal batterista Chico Hamilton,<br />

insieme a Buddy Colette e<br />

Paul Horn. In questo disco, però, la<br />

parte migliore viene assolta da Eric<br />

Dolphy, che in quel periodo stava<br />

approfondendo la conoscenza di<br />

uno strumento particolarmente<br />

impegnativo come il violoncello,<br />

sublimando così le influenze europee<br />

che hanno sempre caratterizzato<br />

l’estetica di Hamilton. Spiccano<br />

la rilettura dell’ellingtoniana<br />

“Passion Flower” e i magnifici<br />

interventi di Dolphy al clarinetto<br />

basso in “Tuesday At Two”. Un<br />

classico istantaneo.<br />

Questo prezioso boxino<br />

di tre CD contiene delle<br />

registrazioni precedentemente<br />

disponibili solo in una<br />

tiratura parecchio più limitata.<br />

Rappresenta una ghiotta occasione<br />

per ripercorrere la vicenda<br />

artistica di un artista impareggiabile,<br />

che soltanto nel suo ultimo<br />

decennio terreno ha ottenuto il<br />

riconoscimento che meritava,<br />

soprattutto per l’uso delle strutture<br />

tematiche che lo avvicinavano<br />

molto a Eric Dolphy. La musica<br />

92 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


Director’s cut<br />

HERBIE NICHOLS<br />

COMPLETE BLUE NOTE SESSIONS<br />

Emi<br />

proposta (tutte originali, tranne<br />

la gershwiniana Mine) è virtualmente<br />

inclassificabile ma rivela a<br />

ogni ascolto un formidabile senso<br />

ritmico, come i suoi grappoli di<br />

note altrimenti detti “clusters”,<br />

sempre adiacenti ma imprevedibili.<br />

LOUIS ARMSTRONG<br />

LIVE IN AMSTERDAM 1959<br />

Solar/Egea<br />

Concerto inedito di un’icona<br />

che in quel momento<br />

si poteva addirittura<br />

considerare una vedette<br />

del pop, circostanza che gli arrise<br />

un successo forse più grande<br />

del suo enorme contributo<br />

alla causa del jazz. Istrionico e<br />

carismatico, Armstrong si era<br />

trasformato in un cantante<br />

credibile, addirittura indimenticabile<br />

nell’ultima parte della<br />

suo dorato percorso. In questa<br />

esibizione il leader spolvera il<br />

meglio del repertorio vocale e<br />

strumentale (Autumn Leaves,<br />

Sweet Georgia Brown, Tiger<br />

Rag). In quel gruppo di rinnovate<br />

all-stars, un occhio di<br />

riguardo merita il superbo pianista<br />

Billy Kyle, che Satchmo<br />

sollecita di continuo ottenendo<br />

altrettanti stimoli di razza.<br />

CHET BAKER<br />

COMPLETE MILAN SESSIONS<br />

Solar/Egea<br />

Nello stesso anno in cui<br />

Armstrong girava l’Europa,<br />

un altro grande<br />

americano aveva deciso di compiere<br />

eguale viaggio in Italia. Baker<br />

con il nostro paese ebbe un<br />

rapporto lungo e travagliato, segnato<br />

anche dalla imprevista durezza<br />

del carcere. Prima di questa<br />

esperienza annichilente, Chet era<br />

stato messo sotto contratto per<br />

realizzare due album: uno alla testa<br />

di un’orchestra d’archi, l’altro<br />

con un piccolo gruppo di musicisti<br />

italiani. E tutto filò liscio, con il<br />

trombettista evidentemente a suo<br />

agio anche nel set più muscolare<br />

e swingante proposto insieme ai<br />

suoi amici Franco Cerri e Renato<br />

Sellani. Tune Up e Indian Summer<br />

ne costituiscono un esempio<br />

emblematico. Alta classe.<br />

FREDDIE HUBBARD<br />

OPEN SESAME<br />

Blue Note<br />

Ecco il folgorante debutto<br />

come leader di uno dei<br />

trombettisti più invidiati<br />

della scena le cui qualità vennero<br />

subito individuate da McCoy<br />

Tyner, poco prima che il virtuoso<br />

pianista si unisse al mitico quartetto<br />

di John Coltrane. Hubbard<br />

era giovanissimo ma già impressionante<br />

per velocità di esecuzione,<br />

estensione del registro, facilità<br />

di uso dei sovracuti (cfr. Gipsy<br />

Blue o But Beautiful), e un solido<br />

asse con le maestrie di Tina Brooks,<br />

uno degli eroi non certamente<br />

minori del jazz, che fra il 1958 ed<br />

il 1961 figurò in parecchie ottime<br />

session di casa Blue Note, prima<br />

di trovare la prematura morte per<br />

overdose a soli 42 anni.<br />

BLUE MITCHELL<br />

BLUE MOODS<br />

Prestige<br />

Con Wynton Kelly al piano<br />

a spergiurare su un altro<br />

nome buono della tromba,<br />

mai troppo lodato per le sue<br />

capacità tecniche ed espressive, e<br />

purtroppo spesso lasciato in fondo<br />

alle sempre decostruttive classifiche.<br />

In questa registrazione il nostro<br />

appare in forma smagliante<br />

e, senza nulla togliere al valore dei<br />

suoi partner (tra cui l’ottimo contrabbassista<br />

Sam Jones), appare il<br />

mattatore di un programma fitto<br />

di standard e affinato proprio per<br />

esaltare i suoi mezzi strumentali.<br />

When I Fall In Love, I’ll Close<br />

My Eyes, sono dense di fuoco e<br />

pathos: Mitchell avrebbe meritato<br />

un altro destino.<br />

Molti dei temi di questo<br />

canzoniere sono rimasti<br />

indissolubilmente<br />

legati alla versione quasi definitiva<br />

proposta dalla First Lady of Song,<br />

al punto di poter confermare una<br />

simbiosi fra autore e d interprete.<br />

ELLA FITZGERALD<br />

THE GEORGE AND IRA GERSHWIN<br />

SONGBOOK<br />

Verve<br />

Da But Not For Me a Let’s Call the<br />

Whole Thing Off (uno dei brani<br />

che lanciarono il suo sodalizio<br />

con Louis Armstrong), fino a The<br />

Man I Love a Embreaceable You,<br />

la Fitzgerald non solo ribadisce la<br />

sua classe cristallina ma arricchisce<br />

di nuova stimolante linfa i<br />

superclassici dei fratelli Gershwin<br />

in una edizione che eleva il vostro<br />

grado di conoscenza del jazz.<br />

OSCAR PETERSON<br />

THE RICHARD RODGERS<br />

SONGBOOK<br />

Verve<br />

pregiato<br />

forziere di uno dei più<br />

L’ennesimo<br />

celebrati autori di Broadway<br />

dimenticato per anni negli<br />

archivi. Il perfetto trio del virtuoso<br />

pianista canadese completato<br />

da Ed Thigpen (batteria) e Ray<br />

Brown (contrabasso) si lancia in<br />

swing e colloquialità senza un attimo<br />

di respiro mostrando un’organizzazione<br />

interna perfetta. This<br />

Can’t Be Love, Bewitched e My<br />

Funny Valentine sono temi ben<br />

conosciuti e la loro bellezza è stordente:<br />

rappresentano il terreno<br />

adatto per le atmosfere estatiche<br />

ma sempre ravvivate dal corposo<br />

dialogo che vive all’interno di un<br />

gruppo irripetibile.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 93


CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />

La cura<br />

di Euterpe<br />

Testo e foto di Massimo Bargna<br />

Nell’antica Grecia alla musa della musica, il cui nome<br />

significa “colei che rallegra”, veniva attribuito il<br />

potere di risollevare l’umore degli uomini diventando<br />

una medicina per l’anima e il corpo. Una prerogativa<br />

che ha mantenuto fino ai giorni nostri, visto il<br />

crescente utilizzo di melodia e ritmo nei metodi di<br />

rilassamento e nella cura di disturbi psicofisici di<br />

varia natura ed entità.<br />

Ha fatto della musica la<br />

propria vita e il proprio<br />

mestiere: non<br />

come musicista o, per meglio<br />

dire, non solo... Lucio Gallo, 46<br />

anni, di Como, gestisce l’attività di<br />

musicoterapia di diverse strutture<br />

sanitarie lombarde che ospitano<br />

pazienti in stato vegetativo, con<br />

problemi psichiatrici e affetti da<br />

patologie gravi come Alzheimer<br />

e SLA, oltre a lavorare elle scuole<br />

elementari e dell’infanzia e trattare<br />

persone con disordini molto<br />

più lievi, come l’insonnia. È anche<br />

autore e interprete dell’album strumentale<br />

A cuore leggero, appena<br />

pubblicato da Auditoria Records,<br />

una successione di brevi e affascinanti<br />

armonie in cui si riflettono<br />

e trovano applicazione le sue idee<br />

sul ruolo curativo della musica.<br />

Come è nata la tua passione<br />

per la musica e come hai<br />

scelto di dedicare la tua vita a<br />

una pratica innovativa come<br />

la musicoterapia?<br />

Ho sempre amato la musica fin da<br />

bambino, come dimostra una vecchia<br />

foto che ho scoperto di recente<br />

e che mi ritrae a cinque anni con<br />

una bella chitarra sulle gambe.<br />

Questo amore mi ha accompagnato<br />

per tutta l’adolescenza, quando<br />

mi dedicavo da puro autodidatta<br />

allo studio del pianoforte e suonavo<br />

in una rock band chiamata i<br />

Blitz. Dopo la maturità mi imbattei<br />

in un articolo di giornale che parlava<br />

delle scuole di musicoterapia.<br />

Ad affascinarmi fu sapere ciò che<br />

può fare il suono a livello organico<br />

nell’individuo. Dei veri prodigi. Mi<br />

sembrò subito che l’utilizzo della<br />

musica in ambito curativo fosse<br />

un buon connubio che mi avrebbe<br />

permesso di svolgere un mestiere<br />

appassionante. Da lì nacque tutto.<br />

In cosa consiste, scientificamente<br />

parlando, questo<br />

misterioso influsso che la<br />

musica esercita sull’essere<br />

umano?<br />

Certi effetti sono evidenti a tutti.<br />

Più un suono è acuto più colpisce<br />

le nostre parti cerebrali. Basti<br />

pensare alle sirene delle autoambulanze<br />

che hanno come scopo<br />

proprio quello di richiamare l’attenzione.<br />

I suoni bassi, invece, a<br />

livello organico colpiscono le parti<br />

più basse come la pancia. Gli effetti<br />

sono sorprendenti. Secondo alcuni<br />

studi, per dirne una, le vibrazioni<br />

prodotte dal frigorifero agiscono<br />

sul nostro stomaco e potrebbero<br />

essere all’origine dell’appetito di<br />

quelle persone che si svegliano nel<br />

mezzo della notte e vanno in cucina<br />

a mangiare. Un altro esempio è la<br />

TV che in molti induce un mal di<br />

testa non necessariamente associato<br />

al volume bensì al tipo di vibrazioni.<br />

In altre parole, la musica<br />

agisce su di noi non solo a livello<br />

psicologico ma anche organico.<br />

In che senso la musica ha<br />

il potere di restituire unità<br />

interiore ed equilibrio<br />

all’essere umano?<br />

La musica è l’unica arte che stimola<br />

entrambi gli emisferi del cervello.<br />

La conseguenza è che la mente di<br />

chi suona e ascolta musica lavora<br />

meglio ed è più elastica nel trovare<br />

soluzioni ai problemi. È stato<br />

provato scientificamente che a<br />

livello neurologico si creano più<br />

sinapsi, cioè i neuroni entrano<br />

in contatto più velocemente e la<br />

nostra reazione è più rapida e mirata.<br />

La parte sinistra del cervello,<br />

più razionale, e quella destra, più<br />

emotiva, vengono così sviluppate<br />

in sintonia. Ecco perché la musicoterapia<br />

costituisce un valido<br />

strumento in ambito neurologico<br />

per migliorare le patologie e la qualità<br />

della vita dei pazienti.<br />

Quali sono i presupposti<br />

scientifici della<br />

musicoterapia?<br />

Si tratta di una disciplina olistica<br />

che considera l’individuo nella sua<br />

interezza, senza dualismi, ma che<br />

non esclude a priori l’approccio<br />

farmacologico (sull’argomento<br />

Lucio ha scritto anche due libri,<br />

ndr.). Io considero il termine “terapia”<br />

nel senso che gli attribuiva<br />

l’Antica Grecia che riteneva terapeutico<br />

tutto ciò che ci fa bene. Ne<br />

consegue l’importanza del valore<br />

soggettivo. Se le rock band che<br />

ti piacciono sono, ad esempio, i<br />

Talking Heads e i Doors, questa<br />

è la via di accesso privilegiata per<br />

entrare nel tuo mondo, nella tua<br />

soggettività. Per lo stesso motivo<br />

dal punto di vista terapeutico<br />

94 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


LUCIO GALLO<br />

A CUORE LEGGERO<br />

Auditoria Records, 2020<br />

Dell’album di Lucio Gallo si può dire<br />

che, diversamente da altri rimedi naturali<br />

contro lo stress quotidiano di cui<br />

soffriamo un po’ tutti, mantiene ciò<br />

che promette. Non che le diciassette<br />

affascinanti armonie contenute nel<br />

disco possano essere apprezzate solo<br />

da chi è in cerca di un po’ di relax al<br />

termine di una dura giornata di lavoro<br />

o di studio ma è certo che dal loro<br />

ascolto sprigiona un effetto calmante<br />

quasi magico sui nostri fragili nervi<br />

messi a dura prova dalle code ai caselli<br />

e alle casse dei supermercati, dalle liti<br />

per il parcheggio e dai battibecchi<br />

con i colleghi di ufficio. Si tratta, però,<br />

innanzitutto di buona musica, dolce<br />

e raffinata pur nella sua semplicità<br />

minimale che evoca Debussy e, per<br />

scendere a paragoni meno impegnativi,<br />

campioni della musica d’ambiente<br />

come Brian Eno, Enya e il Joe Jackson<br />

di Night Music. “In questo disco, che<br />

ho registrato con un pianoforte a coda<br />

negli studi Auditoria di Fino Mornasco,<br />

non esiste differenza fra buona e<br />

cattiva musica, fra musica colta e<br />

commerciale, ma solo fra ciò che a<br />

te piace e ti dà vibrazioni positive<br />

e ciò che non ti piace e può esserti<br />

deleterio. Quando ho a che fare con<br />

un nuovo paziente, la prima cosa<br />

che faccio è l’anamnesi, chiedendogli<br />

qual è la sua storia musicale.<br />

ho voluto raccogliere una serie di lavori<br />

strumentali che avevo accumulato<br />

negli anni”, racconta Lucio, “Si tratta<br />

di brani piuttosto brevi della durata<br />

media di un minuto e mezzo, che favoriscono<br />

il rilassamento della mente e del<br />

corpo. La struttura è comune. Partono<br />

tutti da una certa melodia che viene<br />

poi ripetuta a tonalità più alta o più<br />

bassa, affinché i suoni possano andare<br />

a “massaggiare” le differenti parti<br />

dell’organismo. Sono pura emozione<br />

messa in musica, melodie libere che mi<br />

sono nate spontaneamente nella testa<br />

e di cui ho poi ricercato le note sui tasti<br />

bianchi e neri del pianoforte”. Il disco<br />

può essere acquistato sul sito luciogallo.site123.me<br />

e ascoltato tramite<br />

i principali servizi di musica in streaming,<br />

da Spotify ad Amazon Music,<br />

digitando nel campo di ricerca “Lucio<br />

music therapy Gallo”. Sulle piattaforme<br />

di musica digitale è disponibile<br />

anche una diciottesima traccia che<br />

non si trova sul CD. Si tratta della ninna<br />

nanna Una stella sorriderà cantata<br />

dallo stesso autore.<br />

Un famoso studioso sosteneva che<br />

Mozart sia l’autore musicale per<br />

antonomasia e che a livello sonoro<br />

è la panacea di tutti i mali. La<br />

musicoterapia, tuttavia, obietta<br />

che se a un paziente il compositore<br />

austriaco non piace, se non ha<br />

quella cultura e approccio che gli<br />

permette di apprezzarne l’opera,<br />

l’effetto della musica su di lui non<br />

sarà lo stesso. Per una donna anziana<br />

che ha sempre lavorato in<br />

ambiente rurale, la musica popolare<br />

potrebbe rivestire un’importanza<br />

ben maggiore. Il terapista<br />

deve quindi rispettare il vissuto<br />

del paziente.<br />

Nella pratica cosa avviene<br />

quando un paziente si<br />

sottopone a una seduta di<br />

musicoterapia?<br />

All’inizio il paziente viene fatto<br />

rilassare perché ciò predispone<br />

ad accogliere meglio lo stimolo<br />

sonoro. L’organismo vi reagisce<br />

nell’arco di un quarto d’ora. Se un<br />

individuo che non ha la capacità di<br />

muoversi fa un ascolto del gruppo<br />

musicale che gli piace, monitorando<br />

i parametri vitali noteremo a<br />

quel punto che i parametri vitali<br />

(battito cardiaco, pressione sanguigna<br />

e respirazione) aumentano<br />

in maniera rilevante. In certi casi,<br />

come per i pazienti in coma, oltre<br />

alle musiche vengono fatti ascoltare<br />

voci e suoni famigliari, anche<br />

semplicemente certi rumori della<br />

vita domestica.<br />

Dunque non c’è alcuna<br />

differenza oggettiva fra i<br />

generi musicali dal punto<br />

di vista terapeutico. Ciò che<br />

conta è solo il valore che gli<br />

attribuiamo in relazione alla<br />

nostra vicenda biografica?<br />

Delle differenze ci sono. Se sto<br />

trattando una persona apatica<br />

o depressa è preferibile usare<br />

una musica con ritmi incalzanti,<br />

perché tutto ciò che è ritmo crea<br />

movimento e vivacità. Ma ciò non<br />

significa che si debba ascoltare per<br />

forza del punk, del grunge o del<br />

rock’n’roll. Anche un valzer di<br />

Strauss potrebbe andare benissimo,<br />

a seconda dei gusti del paziente.<br />

Se invece l’obiettivo è rilassarsi<br />

sceglierò delle musiche con ritmi<br />

lenti o addirittura senza ritmo. Determinati<br />

brani musicali, inoltre,<br />

determinano stati emotivi molto<br />

forti. Basti pensare alle colonne<br />

sonore di certi film strappalacrime<br />

che hanno melodie molto commoventi<br />

o alle musiche concitate delle<br />

pellicole di genere bellico. Un esperimento<br />

divertente e interessante è<br />

quello di abbassare completamente<br />

il volume mentre si guarda un<br />

horror alla TV. Si noterà subito che<br />

tutta l’atmosfera di tensione viene<br />

a cadere. Ci sono musiche, poi, che<br />

nella nostra cultura conservano un<br />

pathos molto forte. La marcia nuziale,<br />

ad esempio, crea già l’aspettativa<br />

di vedere la sposa prima che<br />

entri in chiesa. È inoltre cosa nota<br />

che la musica può essere utilizzata<br />

anche per manipolare socialmente<br />

gli individui e condizionarne le reazioni<br />

emotive. Nei centri commerciali<br />

vengono trasmesse melodie<br />

studiate appositamente per creare<br />

un’atmosfera propizia all’acquisto<br />

e all’attesa alle casse.<br />

La musicoterapia viene oggi<br />

utilizzata anche per risolvere<br />

problemi di salute meno<br />

gravi. Ci puoi fare qualche<br />

esempio?<br />

Può rivelarsi molto efficace per curare<br />

l’insonnia. La sera, due ore<br />

prima di andare a letto, è buona<br />

cosa rallentare il ritmo, parlare e<br />

muoversi con pacatezza fino ad<br />

arrivare progressivamente al silenzio.<br />

I classici diverbi fra marito<br />

e moglie, per intenderci, è meglio<br />

rinviarli al mattino, se si vuole dormire<br />

bene. A livello sonoro sarebbe<br />

meglio ascoltare musica rilassante<br />

abbassando gradualmente il volume.<br />

Nella preparazione al parto,<br />

invece, bisogna sottolineare che<br />

già nelle prime settimane di vita<br />

del feto si sviluppa l’udito. È quindi<br />

importante riuscire a creare un<br />

ambiente sonoro adeguato. Gli<br />

stessi brani che hanno portato la<br />

mamma a rilassarsi durante la gestazione<br />

e il parto, potranno creare<br />

lo stesso effetto nel bimbo anche<br />

dopo la nascita.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 95


CUT ‘N’ MIX<br />

Un alieno in TV<br />

di Vittorio Pio<br />

Carlo Massarini rappresenta un incrocio obbligato per tutti quelli che hanno superato da qualche mese<br />

gli “anta”. Quando internet non era neanche pensabile e si aspettava con ansia l’arrivo di una rivista<br />

straniera per approfondire i concetti appresi sulla comunque ottima stampa italiana, periodicamente<br />

alla sera su uno dei pochissimi canali disponibili di una TV più fascinosa c’era una trasmissione subito<br />

diventata un classico istantaneo, dove un signore dai contorni alieni, vestito di bianco, in uno studio<br />

altrettanto etereo, ci parlava di rockstar e videoclip (i primi) con la stessa, compassata, eleganza.<br />

Il programma era “Mr. Fantasy”, di cui<br />

Massarini aveva già ricordato e ampliato<br />

quel prezioso nastro legato alla memoria,<br />

nell’omonimo libro edito dieci anni fa<br />

da Rizzoli, di cui da poche settimane, come<br />

nelle più classiche delle celebrazioni, è stata<br />

pubblicata un’edizione espansa, che ha<br />

un’ulteriore appendice esclusiva, in edizione<br />

limitata e numerata, disponibile su alcuni<br />

dei più noti siti nazionali. Un libro sonoro,<br />

che parla di una epoca probabilmente irripetibile.<br />

Ha costituito lo spunto di una bella<br />

conversazione: “C’erano tanti artisti”, sottolinea,<br />

“non presenti nella prima edizione per<br />

motivi di spazio. Avvicinandosi la scadenza<br />

dei dieci anni, un po’ come i tanti dischi che<br />

escono nuovamente in versioni deluxe, ho<br />

cominciato a pensare a una edizione ampliata.<br />

Anche perché alcuni artisti, che non<br />

avevo fotografato di persona, erano rimasti<br />

fuori: Battisti, Gaber, De Andrè, Pink Floyd,<br />

figure fondamentali per gli anni ’70. Perché<br />

questo libro è un viaggio personale ma anche<br />

generazionale, e lasciarli fuori limitava<br />

quella che adesso è una ricognizione ancor<br />

più in profondità nella musica di quegli anni.<br />

Simone Romani di Rizzoli Lizard è stato più<br />

che disponibile, “aggiungiamo tutte le pagine<br />

che credi necessarie”, lasciandomi carta<br />

bianca: siamo partiti da 80 e finiti a 140. Ora<br />

sono 480 pagine in tutto. Una memoria che<br />

ritengo definitiva”.<br />

Quegli anni che descrivi sono stati<br />

veramente diversi e speciali e non<br />

soltanto perché ognuno di noi li lega<br />

alla propria adolescenza: come hai<br />

specificato nel sottotitolo, “dove tutto<br />

era possibile”. Un tempo nel quale<br />

erano soprattutto diversi i costumi, la<br />

musica, le persone o cos’altro?<br />

Tutto era diverso. Lo erano gli artisti, determinati<br />

a cercare sempre nuove soluzioni, nuovi<br />

suoni, contaminazioni, a entrare in territori<br />

vergini, inventarsi nuovi generi musicali:<br />

dall’ambient alla discomusic, dal punk al<br />

reggae, dal cantautorato al tecno-pop, quegli<br />

anni sono un laboratorio musicale sempre in<br />

azione. Ma erano diversi i modi di socializzare,<br />

di vestire, di acculturarsi, di guardare<br />

al proprio futuro. E soprattutto non c’era<br />

Internet, che dalla comunicazione all’imprenditorialità<br />

(pensiamo solo all’industria<br />

musicale) ha cambiato completamente le<br />

regole del gioco.<br />

Cosa ha perso la generazione dei<br />

giovani di oggi? Ai tempi tuoi si voleva<br />

cambiare il mondo, oggi al futuro si<br />

guarda come minimo con sospetto…<br />

La fiducia nel futuro è sicuramente quello che<br />

è venuto a mancare negli ultimi anni. Incertezza,<br />

soprattutto economica,<br />

ma anche mancanza di modelli<br />

etici e culturali solidi,<br />

credibili. Noi ne avevamo<br />

tanti, si leggeva invece di<br />

guardare un PC; si scriveva<br />

e ci si parlava, invece di<br />

fare dei post. C’era tanta<br />

ideologia, e quegli anni<br />

’70 sono stati piagati dal<br />

terrorismo (c’è un capitolo<br />

nel libro, intitolato “Fronte<br />

del Palco”, che si occupa<br />

proprio di questo, e non<br />

dimentichiamo che per<br />

alcuni anni i concerti sono<br />

stati banditi), ma c’era l’entusiasmo<br />

di una generazione<br />

che voleva comunque<br />

evolversi. Sono cambiate le<br />

ambizioni, più personali, e<br />

la quantità enorme di stimoli<br />

e input rende tutto più<br />

superficiale. Però, grazie a<br />

Dio, gente che vuol cambiare il mondo - da<br />

Greta ai dissidenti nelle dittature, dai ricercatori<br />

agli startupper - ce n’è sempre.<br />

Quale ritieni sia stata la più grande<br />

soddisfazione delle tua carriera? Va<br />

di pari passo con l’emozione (sempre<br />

professionale) che hai provato?<br />

Difficile a dirsi, ce ne sono state tante: gli<br />

esordi alla Radio con l’unico programma rock<br />

che esisteva, poi ovviamente ci sono gli anni di<br />

“Mr. Fantasy” e il tour che ne è seguito (una<br />

sera anche con 10mila persone), la settimana<br />

del secondo Sanremo (1988), in cui camminavo<br />

a dieci cm da terra, la conoscenza personale<br />

di artisti che son stati molto influenti sulla<br />

mia vita mia e su quella di milioni di persone,<br />

gli anni importanti di MediaMente - a contatto<br />

con le intelligenze migliori del pianeta<br />

96 <strong>SUONO</strong> maggio 2020


XXX XXX<br />

- anche l’ultimo giro a Rai 5, dove per due<br />

anni ho potuto fare il programma che volevo.<br />

La soddisfazione che le raggruppa tutte è la<br />

consapevolezza di aver fatto pochi programmi<br />

ma importanti e influenti, con indici di ascolto<br />

magari bassi ma generalmente in grande libertà,<br />

e di aver plasmato musicalmente almeno<br />

tre generazioni, che è quello che mi scrivono<br />

tante persone, oltre ad aver “alfabetizzato” le<br />

persone che nei tardi anni ’90 si son trovate<br />

di fronte al mondo nuovo di Internet. “Dear<br />

Mister Fantasy” è un buon compendio di molte<br />

di queste avventure.<br />

Mi ha colpito, leggendoti, il tuo grande<br />

interesse, spesso ai confini della<br />

voracità, per ogni genere musicale:<br />

hai detto di avere scritto il libro spesso<br />

in compagnia di un sottofondo jazz,<br />

vero? Lo hai capito adesso o proprio lo<br />

snobbavi ai tempi delle tue scorribande<br />

in rock?<br />

Dai vari generi musicali entro ed esco, periodicamente:<br />

fino a vent’anni fa ascoltavo poco<br />

blues, ora tantissimo. Relativamente poco<br />

rock anglo-americano ma moltissima world<br />

music, dal Sudamerica ai Caraibi, dall’Africa<br />

all’Oriente. Ambient, elettronica, tranne l’hard<br />

rock ascolto veramente di tutto. E molto più<br />

jazz di una volta, sia i classici che le nuove<br />

La RCA che non sapeva di avere in catalogo Ziggy di Bowie. Fu proprio Massarini a caldeggiorne l’uscita.<br />

tendenze, inglesi soprattutto. Nessuno che<br />

conosco spazia così tanto, il mio divertimento<br />

preferito è scovare nuovi artisti e se mi piacciono,<br />

ma spesso a scatola chiusa, andare su<br />

Amazon e cliccare. Ma devo dirti che quel<br />

Jazz (maiuscolo) nei crediti, il mio “silent<br />

working companion” non era “il genere” ma<br />

il mio Weimaraner, che mi teneva compagnia<br />

a notte fonda. Tutti i miei cani hanno avuto<br />

nomi musicali, da Blues a Mambo, da Rumba<br />

a Tango.<br />

Chi tra gli artisti che hai incontrato non<br />

è riuscito a sfondare<br />

pur avendo talento?<br />

Sai, “sfondare” è relativo.<br />

Dipende dalle potenzialità<br />

del suo genere musicale,<br />

dalle sue ambizioni, dalle<br />

regole del mercato e dei<br />

trend del momento. Io<br />

sono, in fondo, abbastanza<br />

mainstream, magari<br />

con qualche anno di anticipo.<br />

Mi piace scoprire e<br />

accompagnare, mollando<br />

quando sul carro stanno<br />

salendo tutti. È raro che mi<br />

piacciano dischi di gente<br />

che è rimasta al palo, ed è<br />

raro che esistano casi come<br />

quelli dei Traffic, i miei<br />

adorati, che sono entrati e<br />

usciti da un successo mai di<br />

massa; fosse stato per me,<br />

avrebbero dovuto renderli<br />

obbligatori a scuola. O di<br />

Springsteen, che ancora nel 1975 dovevamo<br />

spiegare agli americani chi era, o di Bowie,<br />

di cui caldeggiai l’uscita in Italia ai tempi di<br />

“Ziggy”, con la RCA che non sapeva di averlo<br />

in catalogo. Anche oggi, l’apprezzamento per<br />

uno come Diodato lo tieni sottotraccia per<br />

qualche anno ma poi la sua chance arriva.<br />

Pensavi che uno come Nick Drake piacesse<br />

a te e pochi altri ma il tempo ne ha fatto una<br />

star di culto: la frammentazione del gusto e<br />

del mercato ha creato infiniti nuovi artisti, e<br />

celebra quelli di una volta. Mi diverte molto<br />

scoprire ma anche andare a concerti di gente<br />

che magari non è più in prima pagina ma che<br />

dal vivo fa ancora musica stellare, penso ai<br />

Procol Harum o ai Kraftwerk, ai King Crimson<br />

e a David Byrne.<br />

Su cosa stai lavorando adesso?<br />

Altri libri, un programma TV sulla tecnologia<br />

e le startup, i miei storytelling teatrali dal<br />

vivo, da Bowie a Springsteen. Tutti dicono che<br />

dovrei tornare a fare musica in TV o radio ma<br />

è tutto così standardizzato e “necessariamente<br />

di massa” che un profilo come il mio non è<br />

così necessario. Sono nato in Rai, per me il<br />

pubblico è giocoforza “ampio”, per fare le cose<br />

bene - per dire, un canale YouTube - bisogna<br />

avere al proprio fianco una figura imprenditoriale<br />

/ manageriale che mi è sempre mancata.<br />

Se devo fare per pochi o per soddisfazione<br />

personale il mio Facebook va benissimo. Ma<br />

le opportunità nascono quando meno te le<br />

aspetti: come scriveva Lennon e come recita<br />

l’incipit sul primo Capitolo del libro, “la vita<br />

è quello che succede quando sei impegnato<br />

a fare altri piani”.<br />

<strong>SUONO</strong> maggio 2020 97


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Roberto Salafia, Vincenzo Sollazzo, Il Tremila.<br />

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Suono è un periodico che ha percepito (già legge 7 agosto 1990 n. 250) e percepisce i contributi<br />

pubblici all’editoria ( legge 26 ottobre 2016 n. 198, d.lvo 15 maggio 2017 n. 70).<br />

Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di maggio 2020.<br />

INDICE INSERZIONISTI<br />

Adcomm - VREL electroacoustic 7<br />

High Fidelity Italia - Accuphase<br />

III Cop.<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo<br />

Direttore editoriale<br />

Paolo Corciulo<br />

Distributore per l’Italia<br />

Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />

20134 Milano<br />

Stampa<br />

Tiber S.p.A.<br />

Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />

(t) 030.35.43.439<br />

(f) 030.34.98.05<br />

Audio Azimuth - Hana 27<br />

Audio Reference<br />

II Cop.<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 5, 62<br />

Distretto Audio 23<br />

Gammalta Group - Pmc 49<br />

Gammalta Group - Jl Audio 67<br />

Gammalta Group 10, 12<br />

Il Centro Della Musica 33, 83<br />

Lp Audio - PrimaLuna 11<br />

Mpi Electronic - McIntosh 9<br />

Mpi Electronic - Sonus Faber<br />

IV Cop.<br />

Ricable - Ricable 57<br />

Tecnofuturo - Gold Note 13, 41, 61<br />

98 <strong>SUONO</strong> maggio 2020

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