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21 MAGGIO 2020 LA CIVETTA DI MINERVA- RACCOLTA N.5

Giuseppe La Delfa, giornalista, regista, attore,

alla terza laurea: 76 anni e non sentirli

Maria Lucia Riccioli

Pubblicato il 14/04/2020

La cultura e lo studio come passione, come

arricchimento personale, al di là di ogni limite e

preclusione dovuti all’età o ad altre condizioni.

“La Civetta di Minerva” ha incontrato –

virtualmente – per voi il neolaureato Giuseppe

La Delfa (Assoro, 1944), che scrive in lingua e

in dialetto, è socio dell’Accademia Pen Club di

Milano e dell'A.S.A.S. (Associazione Siciliana

Arte Scienza) di Messina, cavaliere dell'Ordine

Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme,

direttore responsabile e giornalista di bimestrali

culturali, regista e attore, ed è fresco di laurea in

giurisprudenza, la terza (dopo quella in Scienze

della comunicazione e in Scienze cognitive e

psicologia).

Da dove viene questa passione per lo studio?

È nata da diverse circostanze: innanzitutto mio

nonno paterno era ufficiale giudiziario presso la

pretura di Leonforte, in provincia di Enna, e

fungeva anche da aiuto privilegiato al Pretore

avendo frequentato l’università di Catania in

Giurisprudenza senza mai laurearsi per via della

sua salute precaria; a mio zio e padrino per

laurearsi in giurisprudenza mancava una

materia (eravamo in tempo di guerra), poi

partimmo per l’Argentina, al ritorno studiò per

il concorso per l’insegnamento, risultò secondo in

tutta Italia e gli assegnarono la cattedra a

Racalmuto, paese dello scrittore Leonardo Sciascia

del quale diventò collega e poi direttore didattico.

Per ricordarli ho dedicato loro la tesi di laurea. Uno

stimolo importante a riprendere gli studi è stato un

alunno di mia figlia che aiutavo con dei riassunti;

un giorno, incuriosito, gli chiesi notizie

sull’andamento delle lezioni, sui professori e altro e

decisi di tentare questo nuovo percorso.

Di cosa ti occupi attualmente?

Mi occupo di cultura, dopo una pausa di riflessione

dovuta alla stanchezza. Come ben sai sono

giornalista, ma per adesso scrivo solo una tantum.

Dedico il mio impegno alla socio-cultura

occupandomi di volontariato, inoltre mi dedicherò

alla presentazione di libri presso i cenacoli culturali

della città, naturalmente non appena ci saremo

liberati del coronavirus; riprenderò poi a compilare

antologie poetiche in omaggio ai grandi poeti

italiani e siciliani del passato e a scrivere altri libri

miei di saggistica in corso di elaborazione.

Propositi e riflessioni per questo periodo

particolare…

Veramente mi sento prigioniero in casa: un uomo

libero come me si trova a disagio e direi in pericolo

di vita sia per l’età sia per le condizioni di salute.

Sopravviviamo perché amiamo la vita, la filosofia,

il prossimo e Dio. Con la consapevolezza di un

avvenire migliore per i figli e i nipoti affidiamo le

nostre intenzioni al Padre Celeste per debellare un

male di cui non sappiamo ancora gli sviluppi futuri

e che ha invaso tutto il mondo

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