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La Civetta online n. 6

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26 MAGGIO 2020 LA CIVETTA DI MINERVA- RACCOLTA N.6

MES. Anche senza condizioni forse non ci conviene

Concetto Rossitto

Pubblicato il 23/04/2020

A proposito di MES, di cui si parla tanto senza forse

capirci molto, sarà il caso di richiamare l’attenzione

su una questione che sfugge a molti.

Gli stati che hanno aderito alla creazione del MES (o

Fondo salva-stati) hanno complessivamente versato

a tale Fondo 80 miliardi, ma hanno anche

sottoscritto un impegno a raccoglierne sul mercato,

con obbligazioni onerose, altri 620, qualora dovesse

servire l’intera

somma di 700

miliardi che il

MES può offrire

a prestito (a

c e r t e

condizioni) agli

stati in crisi che

n e f a c c i a n o

richiesta.

La quota

italiana degli 80

miliardi già

versati è pari

a 14,33 miliardi

(in percentuale

il 17,91%).

Per versare tale

quota (14,33 miliardi) lo stato italiano, che era già

indebitato di oltre 2.000 miliardi, ha dovuto chiedere

in prestito tale somma, accrescendo di 14,33 miliardi

il suo precedente debito. Dunque su tale somma

versata al MES (e immobilizzata in tale Fondo) lo

stato sta già pagando interessi annuali a chi ci ha

prestato quei soldi che non avevamo.

Dal MES l’Italia può prendere in prestito (ad

interessi) sino a 36 miliardi (cioè una somma pari al

massimo al 2% del nostro PIL).

Che accadrebbe se prendessimo in prestito tale

somma? È presto detto: pagheremmo gli interessi

sull’intera somma. Ma nessuno dice che finiremmo

per pagare due volte gli interessi su quella parte

di essa (14,33 miliardi) che abbiamo noi stessi

versato al MES dopo averla presa in

prestito. Sulla quale già paghiamo interessi !!!

Detto papale, papale, ciò significa che faremmo un

pessimo affare.

Questa considerazione è valida a prescindere da

eventuali altre condizioni che potrebbero rendere

ancor meno conveniente il ricorso ad un prestito dal

Fondo salvastati. Molti oggi ci dicono che l’Europa

ci consentirebbe di usufruire di quel prestito senza

condizioni. Ma altri (non senza ragione) obiettano

che una riforma del MES non è stata portata a

termine e che il funzionamento del Fondo è ancora

regolato da una modifica dell’art. 136 del Trattato

sul Funzionamento dell’Unione assunta con

Decisione del

Consiglio Europeo

n.199 del 2011.

Dunque sarebbe

oltretutto incauto

ricorrere a quel

prestito (confidando

nella promessa di non

dover sottostare a

condizioni capestro),

considerato che una

r i f o r m a d e l l e

condizioni MES

richiederebbe una

n u o v a r e v i s i o n e

dell’art. 136 del

Trattato. Che ancora

non c’è.

Inoltre ha ragione Conte quando sostiene che il MES

dovrebbe prestare soldi agli stati solo in caso di crisi

asimmetrica (cioè di uno o due di essi). Se tutti gli

stati, per fronteggiare una crisi in seguito al

diffondersi del coronavirus (crisi che Conte

definisce simmetrica, cioè riguardante tutti),

dovessero ricorrere al prestito del MES, dovrebbero

prima versare la residua somma per la quale si sono

impegnati. Infatti il MES dovrebbe disporre

dell’intera somma di 700 miliardi.

E per versare la residua quota di finanziamento a noi

spettante, dovremmo elevare dai 14 (già versati) a

125 miliardi la nostra esposizione debitoria verso i

mercati (pagando i relativi interessi). E soltanto

dopo potremmo prendere a prestito dal MES, al

massimo, 36 miliardi (il 2% del nostro PIL). Sui

quali dovremmo pagare interessi al MES.

Assurdo! Pagheremmo interessi due volte, per

usufruire di una somma inferiore a quella che

verseremmo.

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