La Civetta online n. 6
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26 MAGGIO 2020 LA CIVETTA DI MINERVA- RACCOLTA N.6
Don Raffaele Aprile: “Un video che vuole essere un inno
Pubblicato il 26/04/2020
di speranza e di rinascita”
Maria Lucia Riccioli
Ecco le parole di don
R a f f a e l e A p r i l e ,
presbitero presso la
Basilica Santuario della
Madonna delle Lacrime
di Siracusa: “Un video
di speranza… Voglio
farvi dono di un video
che vuole essere un
inno di speranza e di
rinascita. La speranza,
infatti, è la parola che
Dio ha impresso nel
cuore di ogni uomo.
Essa vede l’invisibile,
tocca l’intangibile e
r a g g i u n g e
l’impossibile. Cari
amici, condividete
affinché questo video
raggiunga più persone
possibili. Grazie di
cuore a tutti coloro che
hanno partecipato:
S a l l y d e L u c a ,
G e r m a n a F a l c o ,
Giorgia Midolo, Elly
Gallo, Carmen Tafuri,
I d a Va s t a , A n d r e a
Scorsonelli, Giuliana Giarrizzo, Stefania Castilletti, Antonino La Greca, Salvatore
Picca, Salvatore Paolo Cucè, Anna Gioia, Vincenzina Botindari, Franco Balistreri,
Safiria Leccese, Sac. Giuseppe Calabrese, Fabio Colagrande, Massimo Mollica,
Nancy Sanfilippo, Francesco Elia, Davide Lo Bue, Filippo Antonino Cacioppo,
Maria Lucia Riccioli, Maria Accillaro e tanti altri ancora”.
h t t p s : / / w w w . y o u t u b e . c o m / w a t c h ?
v=UmKnBpp9Jfc&feature=youtu.be&fbclid=IwAR3hN-8fbIJpjyiwUGVImeTW2g
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Come potete vedere, tra i nomi di devoti e volontari della Basilica, ci sono anche
quelli di autori e conduttori televisivi, accomunati dalla volontà di offrire un
contributo di speranza sia a chi crede che a chi non ha sperimentato la fede, nel
desiderio di illuminare questi giorni strani e difficili.
Il video verrà trasmesso da Tris Siracusa su canale 172 oppure su www.srlive.it o su
www.teletris.it dopo la Santa Messa delle 11 e delle 18.
“La Civetta di Minerva” ha spesso intervistato e recensito don Aprile, specie in
occasione delle presentazioni dei suoi libri “Innamorato del cielo” e “Fratelli di
cielo”, la cui dotta presentazione, a firma di Monsignor Giuseppe Greco, direttore
della storica Biblioteca Alagoniana di Siracusa, è stata pubblicata su “L’Osservatore
Romano”. La offriamo ai nostri lettori.
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-04/fratelli-dicielo.html
«Fratelli di Cielo». Cielo non nel senso cosmologico ma nel senso teologico. Il
Cielo rappresenta il mistero di Dio. Fratelli perché nati dallo stesso grembo del
mistero, dal grembo di un mistero di amore. Un mistero di amore infinito. Un
mistero di amore eterno.
Con questi Fratelli di Cielo – in versi si raccontano in cammino con Maria (Enna,
Bonfirraro Editore, 2019, pagine 286, euro 16,90) don Raffaele Aprile, sacerdote del
santuario della Madonna delle lacrime di Siracusa, intesse un dialogo poetico e
forma un libro di poesia corale. Non è soltanto lui che esprime intuizioni poetiche e
illuminazioni spirituali, ma è lui insieme ad altri poeti e ad altri uomini e donne di
vita spirituale che compongono questa armonia di pensieri. E di armonia si tratta,
non soltanto di melodia. È come un canto polifonico. Viene da pensare al grande
teologo Hans Urs von Balthasar, il quale diceva: «La verità è sinfonica». E noi
constatiamo che la verità più alta è la poesia, la poesia è veritatis splendor, splendore
della verità. La poesia corale acquista una maggiore forza di penetrazione nel cuore
di chi ascolta.
Affinché si realizzi un’armonia è necessario che le varie note siano consonanti, non
dissonanti. E in realtà ogni poesia e ogni riflessione spirituale in questo libro
costituiscono un insieme armonioso. Ogni autore presentato in questo libro ha la sua
peculiarità, ha la sua storia spirituale, ha la sua specifica sensibilità, ma in questa
diversità di voci c’è un filo conduttore, un’unica visione di fede, un unico desiderio
di comunicare il profondo messaggio spirituale che è la connotazione di tutti.
«Fratelli di Cielo»: è un’espressione che denota una comune aspirazione al Cielo.
San Paolo ci dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo,
seduto alla destra di Dio, rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della
terra» (Colossesi, 3, 1).
La vita sulla terra serve per costruire un tesoro in Cielo. Padre Raffaele lo dice in
maniera convinta, nella sua poesia, con queste parole: «Facciamo la tua volontà,
Signore… E così, giorno dopo giorno, costruisco / il mio tesoro in Cielo» (pagina
102).
Egli esprime alcuni versi struggenti che raccontano il suo anelito al Cielo. Così è
detto: «Fuoco che brucia l’anima, passione e dono totale / a Te e ai fratelli. / Vita che
vibra in fondo alle mie viscere, Cielo che racconta l’infinito di Dio» (pagina 103).
Nessuno pensi che don Raffaele esprima una religiosità di evasione, una spiritualità
disincarnata, una visione religiosa che concentrando l’attenzione al Cielo,
dimentichi la terra, dimentichi la serietà dell’impegno di amore verso i fratelli. Anzi
egli in maniera chiarissima
parla dell’esigenza
dell’amore evangelico sulla
terra. Così afferma: «La porta
del Cielo è ogni tuo fratello».
Non si può dimenticare la
terra pensando al Cielo.
Proprio se vogliamo anelare
al Cielo, dobbiamo passare
per la porta che ci conduce al
Cielo, e la porta è l’amore
del fratello, soprattutto del
fratello più bisognoso e più
sofferente.
L’esperienza ci insegna che
proprio coloro i quali,
anziché volgere lo sguardo
verso il Cielo, hanno avuto lo
sguardo chino verso i propri
interessi, hanno violentato la
terra creando il drammatico
sconvolgimento ecologico e
la devastazione della terra.
Chi non ha saputo guardare il
Cielo, ha devastato la terra.
N o i c r i s t i a n i , q u i n d i ,
abbiamo il dovere della
duplice fedeltà: fedeltà al
Cielo e fedeltà alla terra,
fedeltà al Vangelo e fedeltà alla storia, fedeltà alla meta e fedeltà alla strada. Il Cielo
è la meta, ma per arrivarci dobbiamo percorrere la strada che ci conduce al Cielo.
Qual è il senso di tutte le poesie, di tutte le riflessioni, di tutte le testimonianze che
don Raffaele ha raccolto e che ha incastonato in questo libro? Le spiega lui stesso
quando scrive: «Ci sono riflessi di Cielo nelle storie, / nelle vicende e nei volti degli
altri, / e questo dovrebbe aprire all’incontro con l’altro, / a fare esperienza della loro
vita» (pagina 26). Vi sono riflessi di Cielo che il nostro poeta sa cogliere nella vita
degli altri. Vi sono riflessi di Cielo nelle storie di tante persone. Scoprire questi
riflessi di Cielo, lasciarsi illuminare, condividerne la gioia, cantare la bellezza del
Cielo che tocca la terra, questa è la missione del sacerdote, questo è il ministero del
nostro poeta. Anche nelle persone più terrestri si intravvede il Cielo. Anche nelle
pozzanghere della strada si riflette il Cielo.
Il ministero del sacerdote comporta l’impegno di far prendere coscienza ai cristiani
della realtà sublime che dice l’apostolo Paolo: «Voi non siete più stranieri né ospiti,
ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli
apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (Efesini,
2, 19-20). Tutti siamo invitati a scoprire, guardando il Cielo, una comune
cittadinanza e una comune fraternità.
C’è un passaggio importante nel libro di don Raffaele: è quello che descrive il
momento della prova. Anche Gesù è stato tentato nel deserto. Il nostro poeta ha
attraversato il buio della tentazione, si è trovato di fronte alle suggestioni di satana.
Anzitutto sono state suggestioni demoniache del pensiero. Con una espressione
molto eloquente il nostro autore dice che «satana sa essere teologo» (pagina 86).
La connotazione importante dell’uomo è quella di avere la facoltà di pensare, e in
modo particolare di pensare Dio, per intessere con Lui un rapporto di amore. Satana
sa chi è Dio, in questo senso è un teologo, cioè riflette su Dio, ma lo presenta
all’uomo in maniera distorta, come fece con Adamo ed Eva, a cui presentò un Dio
geloso della sua grandezza e invidioso della realizzazione dell’uomo. Gesù dice di
satana che è “padre della menzogna”. Satana sa ragionare su Dio, sa essere teologo,
ma presenta una teologia perversa che tende ad allontanare l’uomo da Dio.
Don Raffaele ha sperimentato la dura «lotta contro il male, si sente mancare le
forze» (pagina 89), ma riesce a superare la prova, forte dell’aiuto del Signore,
ripetendo più volte «Gesù, Gesù», e «recitando un’Ave Maria» (pagina 87).
Nell’oscurità e nella solitudine, nella sensazione di avere smarrito il Signore, egli
grida: «Dio, dove sei? / Perché non ti trovo?» (pagina 91). Ma poi scopre che Dio è
vicino, lo aspetta «seduto alla tavola / imbandita nel suo cuore» (pagina 91).
Tutto questo fa capire a noi che raggiungere il cielo ha un costo. Non esiste un cielo
a buon mercato. È necessario affrontare la prova per guadagnare la meta. Gesù dice
di se stesso ai due discepoli di Emmaus: «Non bisognava che il Cristo patisse queste
sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Luca, 24, 26).
Nella dimensione del cielo di cui è pervaso questo libro, molto intenso è il pensiero
sulla Madonna delle lacrime. Dice don Raffaele: «Le lacrime della Madonna
esprimono luce — ci indicano che dobbiamo guardare in alto … aprono un varco
nel Cielo … per volare all’infinito di Dio» (pagina 63).
Padre Raffaele canta con gioia la sua vocazione “mariana”: egli è impegnato in una
missione che svolge sotto lo sguardo di Maria e delle sue lacrime. Testimonia a noi
che non si può essere cristiani senza essere “mariani”. In Maria egli trova la luce
perché Lei è donna di luce, trova il varco verso il Cielo perché Lei è donna di Cielo.
In Maria trova la leva per costruire un nuovo mondo secondo il progetto di Dio. In
Maria trova la chiave per entrare nel Cielo pur rimanendo sulla terra. Così egli si
esprime: con il “sì” di Maria «iniziano i cieli nuovi e la terra nuova» (pagina 27). È
dal sì di Maria che è dipesa la salvezza dell’uomo operata da Cristo. Ella ci insegna
a dire di sì al Signore, ad accogliere con gioia e a realizzare con fervore il sublime
progetto di amore che il Signore sogna per ognuno di noi.
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