Pulp Libri 002
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Devo dire che mi ha fatto impazzire. Per dirla più
chiaramente: se avessi saputo, dall'inizio, che questo
libro mi avrebbe preso otto anni, io penso che avrei
dato letteralmente fuori di matto: Ma fortunatamente
è stato un processo lento e graduale. Perciò davo fuori
di testa ogni volta che vedevo il libro diventare sempre
più lungo e non mi districavo, nel frattempo però
con degli sprazzi di salute mentale. Ho veramente
avuto dei momenti di grossa disperazione. Perché mi
rendevo conto di non potere tornare indietro, di non
volere tagliare i miei personaggi che diventavano sempre
più corposi e à cui mi attaccavo sempre di più; ma
allo stesso tempo ero terrorizzato dalla situazione
oggettiva, cioè dalla fine che non riuscivo ad intravedere.
Ern sicuro,. man mano che il lavoro procedeva,
che un libro cosi lungo nessuno l'avrebbe mai letto,
nessuno l'avrebbe mai comprato. Senza contare il
fatto che probabilmente nessuno 'l'avrebbe mai pubblicato.
Insomma io ero li, per otto anni; a spese dei
miei genitori, senza nessuna via d'uscita davanti. Detto
questo però mi ero talmente compenetrato nella storia
e nelle vicende dei miei personaggi che, devo dire, non
mi sono mai sentito solo. I personaggi che scrivevo mi
facevano compagnia, dandomi quel minimo di fiducia
e di forza per continuare. Avevo solo paura che una
volta arrivato alla fine nessuno avrebbe mai avuto la
possibilità o l'interesse per una storia cosi. Con la vita di oggi, con
le pressioni di oggi, mi domandavo - e ancora mi domando - chi
potesse avere il tempo per una cosa simile .
Infatti una domanda che mi sorge spontanea è se
non ti disturba il fatto, o lo hai messo in conto, che
comunque ci saranno lettori che una volta comprato
il libro arriveranno alle prime due-trecento pagine
per poi lasciarlo. Non necessariamente per disinteresse ma
semplicemente per mancanza di tempo o di concentrazione giusta.
Non è sproporzionato il rapporto tra la tua fatica per scriverlo
e il consumo che ne potrà derivare?
Mah, ... penso che se il lettore di questo libro arriverà veramente alle prime centocinquanta
pagine, se ce la farà ad arrivare fin li, allora forse non riuscirà più a
smettere e continuerà la storia fino alla fine. O almeno come scrittore lo spero
proprio. Del resto è quello che iò stesso ho sentito dopo che ho• cominciato a
scrivere 11 ragazzo giusto. Dopo essermi sentito coinvolto nella scrittura, non
sono più riuscito a smettere ed ho dovuto continuare nella narrazione. Gli scrittori
sono dei pettegoli, C?me i lettori, e di solito i pettegoli vogliono sempre
sapere come va a finire. E una curiosita che deve essere appagata. Per questo
penso, e spero, che anche questa volta sia cosi. Se poi la maggior parte delle
persone dovesse veramente solo comprarlo e non leggerlo, beh, allora che questo
serva per finanziare il mio prossimo folle libro.
In effetti devo confermare, da lettore, le tue parole. Le pagine
della storia scorrono via veloci e leggere, è quel che si dice un
libro che prende, avvincente ma allo stesso tempo carico di
significati. Un libro in cui si awerte costantemente uno spessore,
una epicità che rimanda subito ai grandi romanzi ottocenteschi.
Ma per un poeta quale tu sei cosa ha voluto dire scrivere
ua storia a tutto tondo, intrecciata come una grande tela ottocentesca,
una storia epica?
A me piace darmi a cose diverse. All'inizio scrissi un libro di viaggio ed il mio
editore era molto contento (Autostop per l'Himalaya), cosi voleva che continuassi
a scrivere libri di viaggio perché il primo aveva avuto un buon successo.
Invece scrissi un libro che era un romanzo in versi (The Golden Gate) e che il
primo editore si rifiutò di pubblicare perché si aspettava un libro di altro genere.
Qualcun'altra me lo pubblicò, aspettandosi che avrei continuato a scrivere libri
di versi ed io invece volevo già cambiare, stavo già pensando alla Brahmpur
del mio ultiry,o libro. In altre parole: gli editori sono dei posapiano.
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Vogliono che la gente faccia quello ch·e si prevede che faccia, non
vogliono avere sorprese. Invece preferiscono programmare che da un
certo scrittore venga fuori un tot numero di libri di un certo genere. Ma
io non sono cosi, la mia musa non ha nessuna· voglia di essere sempre
uguale e ripetitiva. Perdipiù io mi annoio moltissimo se devo scrivere
più o meno nello stesso genere. E, io credo, se mi annoio si vede tantissimo.
Si capisce che lo scritto non ha passione, non ha spontaneità, ma che
scrivo giusto per guadagnarmi da vivere. Perciò a me piace ·spostarmi da un
genere letterario. all'altro. La poesia è molto diversa, è vero, dalla narrativa. La
poesia ha un ritmo, una struttura, una forma mentale di un certo tipo. La forma
oltretutto è una forma compatta, dove si lavora per stringere, mentre nella narrativa
ci si estende, si tende ad ampliare. lo però non discuto con l'ispirazione,
dopotutto l'ispirazione la prendo come viene, se poi si fallisce ... beh, si è fallito, e
al massimo si ricomincia. Il libro è lungo, su questo sono d'accordo, che poi sia
anche epico ho i miei dubbi. A me non sembra che risponda alle tipiche caratteristiche
del romanzo epico, anche se francamente non mi interessa troppo. Se lo
si vuole inserire nella categoria dei romanzi epici, vada per quello, ma a me
importa fondamentalmente che la gente lo legga e che si diverta.
Che effetto fa, da questo punto di vista, essere paragonato a
Tolstoj e al suo Guerra e Pace? Il Times ha definito il tuo libro
uno dei più belli del novecento, e leggendolo si capisce che non è
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