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Il numero di Marzo 2007 - Associazione Nazionale Venezia Giulia e ...

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MESIC<br />

CONTRO<br />

NAPOLITANO.<br />

POI RITIRA<br />

LE ACCUSE<br />

anno XIII - n° 3<br />

<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

A pagina 6<br />

<strong>Il</strong> Presidente della Repubblica<br />

consegna le onorificenze<br />

ai congiunti degli infoibati<br />

Napolitano: «si consumò nel modo più evidente con la <strong>di</strong>sumana<br />

ferocia delle foibe una delle barbarie del secolo scorso».<br />

«‘Disegno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento’ della presenza italiana da quella che era,<br />

e cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>»<br />

Roma, 10 febbraio. Nella solenne cornice del Palazzo del Quirinale, in<br />

occasione del Giorno del Ricordo istituito dal Parlamento nel 2004 per «conservare<br />

e rinnovare la memoria della trage<strong>di</strong>a degli italiani e <strong>di</strong> tutte le vittime<br />

delle foibe, dell’esodo dalle loro terre <strong>di</strong> istriani, fiumani e dalmati nel<br />

secondo dopoguerra e della piu’ complessa vicenda del confine orientale»,<br />

il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato 30 onorificenze<br />

ad altrettanti congiunti <strong>di</strong> infoibati, alla presenza delle massime autorità<br />

istituzionali, civili e militari e delle rappresentanze delle associazioni<br />

degli esuli.<br />

Presenti alla cerimonia il Presidente della Camera dei Deputati, on. Fausto<br />

Bertinotti, il Vicepresidente del Senato, sen. Gavino Angius, il<br />

Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dei Beni e delle Attività<br />

Culturali, on. Francesco Rutelli, il giu<strong>di</strong>ce Alfio Finocchiaro, in rappresentanza<br />

della Corte costituzionale, il Sindaco <strong>di</strong> Roma, on. Walter Veltroni, e<br />

il prof. Paolo Barbi, già Presidente dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong><br />

e Dalmazia, che ha svolto la prolusione storica. Le associazioni degli esuli<br />

erano rappresentate dai massimi <strong>di</strong>rigenti nazionali.<br />

<strong>Il</strong> Vicepresidente del Consiglio Rutelli:<br />

«una dolorosa pagina <strong>di</strong> silenzio», «il dramma <strong>di</strong> un intero popolo»<br />

<strong>Il</strong> Vicepresidente del Consiglio Rutelli, il cui intervento ha aperto la manifestazione,<br />

ha riconosciuto come «sia pur tar<strong>di</strong>vamente si ricorda quello<br />

che è stato il dramma <strong>di</strong> un intero popolo, che ha vissuto tre stagioni, dall’ 8<br />

settembre ’43 alla primavera del 1946» sotto la pressione esercitata dalle<br />

forze titine per annettere alla Jugoslavia quel territorio. A quella trage<strong>di</strong>a, ha<br />

proseguito Rutelli, si è aggiunta «una dolorosa pagina <strong>di</strong> silenzio», che ha<br />

inoculato nell’opinione pubblica nazionale «il veleno letale della non riconoscenza».<br />

Rutelli ha richiamato quin<strong>di</strong> le istituzioni al dovere <strong>di</strong> far conoscere<br />

ai giovani non soltanto le pagine tragiche scritte al confine orientale,<br />

ma il patrimonio storico culturale, che fa parte integrante dell’ italianità storica,<br />

custo<strong>di</strong>to tuttora sull’altra sponda dell’ Adriatico. «Questo - ha sottolineato<br />

- è uno dei compiti in<strong>di</strong>cati dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo».<br />

Infine, Rutelli ha voluto rivolgere un sentito omaggio agli ere<strong>di</strong> delle<br />

vittime delle Foibe per la sobrietà e la <strong>di</strong>gnità con cui in tutti questi anni<br />

hanno portato un così pesante fardello.<br />

<strong>Il</strong> sen. Paolo Barbi ha quin<strong>di</strong> preso la parola e tracciato il quadro storico<br />

entro il quale si inserisce e si motiva il Giorno del Ricordo (si veda il testo<br />

integrale a pag. 5 e 6). A conclusione del suo intervento è iniziata la cerimonia<br />

vera e propria <strong>di</strong> consegna, da parte del Capo dello Stato, dei <strong>di</strong>plomi e<br />

delle medaglie ai familiari delle vittime. Per ciascuna è stata letta la motivazione,<br />

in un clima <strong>di</strong> profonda commozione.<br />

Fra i 30 insigniti da Napolitano ricor<strong>di</strong>amo Nicolò Luxardo e Maria<br />

Luxardo, per i congiunti soppressi me<strong>di</strong>ante annegamento a Zara, Giuseppe<br />

Sincich per il padre, figura <strong>di</strong> spicco e nota dell’autonomismo fiumano, e il<br />

segue a pag. 5<br />

<strong>Il</strong> Presidente Napolitano legge il suo intervento al termine<br />

della consegna delle onorificenze. Alla sua destra, il sen. Paolo<br />

Barbi e il Vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli<br />

(foto Presidenza della Repubblica)<br />

perio<strong>di</strong>co mensile dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />

Centro Stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />

Foiba <strong>di</strong> Basovizza,<br />

nel Giorno del Ricordo<br />

inaugurato a Trieste<br />

il rinnovato monumento<br />

Con<strong>di</strong>videre il dolore del passato<br />

per un futuro migliore<br />

Un significativo particolare del nuovo monumento<br />

della Foiba <strong>di</strong> Basovizza, su progetto <strong>di</strong> Ennio<br />

Cervi e <strong>di</strong> Livio Schiozzi<br />

Trieste, 10 febbraio. Una folla seria, affranta e a tratti<br />

rumorosa ha accolto stamattina, sotto un cielo plumbeo, le<br />

parole de<strong>di</strong>cate agli infoibati e agli Esuli venute da parte<br />

delle Autorità presenti alla cerimonia centrale per il Giorno<br />

del Ricordo a Trieste.<br />

Teatro <strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

emotiva su un passato oscuro, ombra offesa <strong>di</strong> un auspicato,<br />

segue a pag. 7<br />

Non solo Ricordo.<br />

Si riapre il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

tra Governo e Federazione<br />

delle Associazioni.<br />

L’annuncio dato alla conferenza<br />

stampa convocata a Roma dall’ANVGD<br />

Codarin: « un significativo risultato; auspichiamo<br />

che non venga meno nel prossimo periodo»<br />

La conferenza stampa convocata dall’ANVGD il 6 febbraio<br />

scorso a Roma, e che ha visto la partecipazione <strong>di</strong><br />

Gianfranco Fini, Carlo Giovanar<strong>di</strong>, Flavio Pertol<strong>di</strong> in rappresentanza<br />

del vicepresidente del Consiglio e ministro per<br />

i Beni Culturali Francesco Rutelli, e Luciano Violante, ha<br />

sortito nello stesso giorno e il giorno seguente un imme<strong>di</strong>ato<br />

risultato. In quella sede l’on. Violante, rappresentante<br />

della maggioranza <strong>di</strong> governo, ha infatti fatto proprio e<br />

rilanciato il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento» da lungo tempo e<br />

ripetutamente richiesto dalla Federazione delle Associazioni<br />

segue a pag. 8<br />

President Napolitano honors foibe victims<br />

in the presence of relatives<br />

Napolitano: «The inhuman ferocity<br />

of the foibe was, openly and visibly,<br />

one of the barbarian acts of the last century».<br />

«Scheme to uproot any and all Italian presence<br />

from what was, then ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>»<br />

In english language to page 14<br />

El Presidente de la República consigna las<br />

condecoraciones a los cónyuges de los enfoibados<br />

Napolitano: «se consumó en el modo más evidente<br />

con la inhumana ferocidad<br />

de las foibe una de las barbaridades del siglo pasado».<br />

«‘Proyecto de desarraigamiento’ de la presencia italiana<br />

de aquella que era y dejó de ser la Venecia <strong>Giulia</strong>»<br />

En lengua española en la página 15<br />

Poste Italiane SpA - Spe<strong>di</strong>zione in<br />

Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in<br />

L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />

Bologna, una targa<br />

ricorda il passaggio<br />

dei treni degli esuli<br />

Inaugurata alla presenza<br />

del sindaco Cofferati<br />

e della rappresentanza ANVGD<br />

Dal 10 febbraio <strong>2007</strong> una lapide ricorda negli spazi<br />

della stazione ferroviaria <strong>di</strong> Bologna il transito dei convogli<br />

che trasportavano esuli italiani dalla <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e dalla<br />

Dalmazia verso i centri <strong>di</strong> raccolta allestiti in Italia. L’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, operante<br />

nel capoluogo felsineo con il Comitato presieduto da Marino<br />

Segnan (che è anche consigliere nazionale dell’ANVGD),<br />

e il Comune, rappresentato ai massimi livelli con il sindaco<br />

Sergio Cofferati, hanno inaugurato nel pomeriggio una lapide<br />

commemorativa, a firma congiunta, che ricorderà d’ora<br />

in avanti il passaggio dei treni dei profughi: viaggi duri e<br />

dalle mete incerte. A Bologna, come è noto, la sosta <strong>di</strong> quei<br />

treni e la <strong>di</strong>stribuzione dei viveri furono ostacolati da forti<br />

contestazioni <strong>di</strong> militanti comunisti.<br />

Solo pochi anni ad<strong>di</strong>etro un evento simile sarebbe stato<br />

impensabile, e ancor più improponibile. Lo sforzo <strong>di</strong> rendere<br />

con<strong>di</strong>visa la memoria storica dell’esodo e del <strong>di</strong>segno<br />

egemonico del regime titoista ai danni della presenza italiana<br />

autoctona nell’Adriatico orientale giunge a conseguire<br />

risultati tanto più apprezzabili quanto più sgretolano i<br />

muri dell’in<strong>di</strong>fferenza e dell’ostilità preconcetta innalzati<br />

nei decenni. <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Bologna va in questa <strong>di</strong>rezione, ed è<br />

merito <strong>di</strong> un tenace lavoro condotto da anni presso ogni<br />

ambiente politico e culturale l’essere riusciti a vedere rico-<br />

segue a pag. 4<br />

La lapide alla stazione ferroviaria <strong>di</strong> Bologna che<br />

ricorderà il transito dei profughi italiani dalla <strong>Venezia</strong><br />

<strong>Giulia</strong> e dalla Dalmazia, prima dell’inaugurazione.<br />

La ricopre il vessillo comunale <strong>di</strong> Bologna.<br />

A sin. il sindaco Sergio Cofferati, a destra il presidente<br />

del Comitato ANVGD <strong>di</strong> Bologna Marino Segnan<br />

Prima riunione a Palazzo Chigi<br />

del «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

tra Governo e associazioni<br />

degli esuli<br />

Roma, 20 marzo. Prima riunione a Palazzo Chigi del<br />

«tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento» tra Governo e associazioni degli<br />

Esuli fortemente voluto dalla Federazione delle Associazioni.<br />

All’incontro erano presenti ministri e sottosegretari<br />

quali Enrico Letta, Vannino Chiti, Famiano Crucianelli,<br />

Ettore Rosato, funzionari dei <strong>di</strong>versi Dicasteri che seguono<br />

da tempo i problemi degli Esuli. Le associazioni erano rappresentate<br />

da Codarin, Toth, Aquilante, Sardos Albertini e<br />

Zoia (ANVGD), Mazzaroli e La<strong>di</strong>llo (Libero Comune <strong>di</strong> Pola),<br />

Brazzodure (Libero Comune <strong>di</strong> Fiume), de’ Vidovich (Libero<br />

Comune <strong>di</strong> Zara), Lacota e Neami (Unione degli Istriani),<br />

Rovis e Novacco (<strong>Associazione</strong> Comunità Istriane), Varisco<br />

(Segretario Federazione delle Associazioni).<br />

<strong>Il</strong> Presidente della Federazione delle Associazioni degli<br />

Esuli, Renzo Codarin, ha espresso «piena sod<strong>di</strong>sfazione,<br />

per la ripresa dei colloqui, per la serenità del <strong>di</strong>alogo e per<br />

la concretezza delle proposte».


2 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

«Le parole del presidente croato<br />

sono immotivate, stupiscono e addolorano».<br />

Questa la prima reazione del<br />

ministro degli Esteri Massimo D’Alema<br />

alle sconcertanti <strong>di</strong>chiarazioni del presidente<br />

croato Stjepan Mesic sul <strong>di</strong>scorso<br />

tenuto dal Capo dello Stato<br />

Napolitano in occasione del 10 Febbraio,<br />

Giorno del Ricordo dell’esodo<br />

e delle Foibe. In un comunicato emesso<br />

nei giorni successivi alle celebrazioni<br />

svoltesi in tutta Italia Mesic ha<br />

espresso con toni inusitati e sorprendenti<br />

per un capo <strong>di</strong> Stato «spiacevole<br />

sorpresa» per «il contenuto e il tono»<br />

delle «ultime <strong>di</strong>chiarazioni della<br />

leadership statale italiana che si riferiscono<br />

al passato», ma che toccano<br />

anche «gli attuali rapporti tra Italia e<br />

Croazia». Prosegue la durissima nota<br />

<strong>di</strong> Mesic: «Queste <strong>di</strong>chiarazioni, nelle<br />

quali è impossibile non osservare<br />

ombre <strong>di</strong> razzismo aperto, <strong>di</strong> revisionismo<br />

storico e <strong>di</strong> revanscismo politico,<br />

<strong>di</strong>fficilmente si possono includere<br />

nel desiderio <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> incrementare<br />

i rapporti bilaterali tra i due<br />

Paesi», recita ancora il comunicato. «<strong>Il</strong><br />

presidente della Repubblica - prosegue<br />

- ritiene sconcertante e potenzialmente<br />

molto pericolosa la messa in<br />

dubbio del Trattato <strong>di</strong> pace firmato<br />

dall’Italia nel 1947». Mesic si riferiva<br />

alla frase che Napolitano ha pronunciato<br />

al Quirinale al momento della<br />

consegna <strong>di</strong>plomi e medaglie agli ere<strong>di</strong><br />

delle vittime delle foibe, ha collegato<br />

quelle vicende con il «moto <strong>di</strong><br />

o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> furia sanguinaria» e con il<br />

«<strong>di</strong>segno annessionistico slavo che<br />

prevalse innanzitutto nel Trattato <strong>di</strong><br />

pace del 1947 e che assunse i sinistri<br />

contorni <strong>di</strong> una pulizia etnica».<br />

Per la Repubblica <strong>di</strong> Croazia è<br />

inaccettabile sotto tutti i punti <strong>di</strong> vista<br />

qualsiasi messa in questione degli Accor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Osimo, firmati tra la Jugoslavia<br />

e l’Italia e che sono stati assunti<br />

dalla Repubblica <strong>di</strong> Croazia in qualità<br />

<strong>di</strong> erede dell’ex Federazione.<br />

Tutti i mass me<strong>di</strong>a italiani hanno<br />

definito le parole del capo dello Stato<br />

croato un duro e incomprensibile attacco<br />

alla massima carica dello Stato.<br />

Secondo D’Alema le parole <strong>di</strong><br />

Napolitano «vanno innanzitutto nel<br />

senso del riconoscimento della verità<br />

storica che è il fondamento per ogni<br />

processo ulteriore <strong>di</strong> avanzamento e<br />

riconciliazione». Proprio per questo,<br />

ha proseguito D’Alema, «appare tanto<br />

più sorprendente una reazione che<br />

a mio giu<strong>di</strong>zio non coglie il significato<br />

vero delle parole <strong>di</strong> Napolitano». <strong>Il</strong><br />

ministro degli Esteri ha ricordato che<br />

«l’Italia democratica ha più volte riconosciuto<br />

quanto sia stato grave quello<br />

che ha fatto il fascismo nei Balcani,<br />

un grande Paese, il nostro, certamente<br />

non ha mancato <strong>di</strong> denunciare gli orrori<br />

fascisti nei Balcani e <strong>di</strong> condannare<br />

l’occupazione fascista dell’ex Jugoslavia».<br />

D’Alema ha rimarcato su<br />

questo punto. «Mesic dovrebbe sapere<br />

che si rivolge al presidente dell’Italia<br />

democratica e antifascista, che<br />

quin<strong>di</strong> da questo punto <strong>di</strong> vista ha fat-<br />

to i conti con il passato fascista del<br />

Paese e allo stesso tempo sente però il<br />

bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità storica anche<br />

sulle vittime innocenti italiane che vi<br />

furono in quel tragico momento conclusivo<br />

della guerra e dell’imme<strong>di</strong>ato<br />

dopoguerra: il riconoscimento <strong>di</strong><br />

questa verità storica è una con<strong>di</strong>zione<br />

per un processo pieno <strong>di</strong> riconciliazione<br />

come quello che noi auspichiamo,<br />

per cui auspichiamo anche che si<br />

possano svolgere gli atti simbolici <strong>di</strong><br />

cui si era parlato». Per il titolare della<br />

Farnesina, «le parole <strong>di</strong> Napolitano<br />

non si prestano ad equivoci da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista». E D’Alema ha convocato<br />

per chiarimenti l’ambasciatore <strong>di</strong><br />

Croazia in Italia Tomislav Vidosevic.<br />

Questi, riferiscono fonti del Ministero<br />

degli Esteri, «ha rappresentato il punto<br />

<strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Zagabria e ha assicurato<br />

che senz’altro puntualmente trasmetterà<br />

alle sue autorità le considerazioni<br />

svolte dal ministro D’Alema».<br />

A quanto si apprende negli ambienti<br />

del Quirinale, il presidente della<br />

Repubblica Giorgio Napolitano ha<br />

pienamente con<strong>di</strong>viso le valutazioni<br />

espresse dal ministro degli Esteri Massimo<br />

D’Alema.<br />

Le reazioni in Italia<br />

del mondo politico. Condanna<br />

delle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Mesic<br />

da maggioranza e opposizione<br />

Pro<strong>di</strong>: «sdegno per queste parole<br />

assolutamente ingiustificate»<br />

E il presidente del Consiglio Romano<br />

Pro<strong>di</strong> ha telefonato al premier<br />

croato Ivo Sanader per esprimergli «il<br />

nostro sdegno per queste parole assolutamente<br />

ingiustificate». «Quasi un<br />

colpo a sorpresa – ha aggiunto Pro<strong>di</strong> –<br />

. Sono rimasto stupito delle parole del<br />

presidente croato».<br />

fatti e commenti<br />

Stupore e sdegno negli ambienti politici e <strong>di</strong>plomatici italiani<br />

per le affermazioni del Presidente croato<br />

Mesic sul <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Napolitano:<br />

«ombre <strong>di</strong> razzismo aperto, revisionismo<br />

storico e revanscismo»<br />

D’Alema convoca l’ambasciatore croato a Roma.<br />

Annullata la missione italiana a Zagabria<br />

«Occorre leggere tutte le pagine<br />

della storia, anche quelle per noi più<br />

dolorose perché è l’unico modo per<br />

costruire il futuro del nostro Paese e<br />

dell’Europa», ha commentato Gavino<br />

Angius, vicepresidente DS del Senato,<br />

presente alla cerimonia del Quirinale.<br />

<strong>Il</strong> leader <strong>di</strong> AN Gianfranco Fini ha<br />

espresso solidarietà a Napolitano:<br />

«Mesic ha offeso non solo il presidente<br />

Napolitano cui va la nostra piena<br />

solidarietà, ma anche la verità storica.<br />

Le sue parole sono gravissime e inaccettabili,<br />

rischiano <strong>di</strong> allontanare la<br />

Croazia dall’Ue e rispondono solo a<br />

una logica ultranazionalista e revanscista<br />

indegna per il capo <strong>di</strong> uno Stato<br />

<strong>di</strong> un Paese democratico e amico dell’Italia».<br />

«Le parole <strong>di</strong> Mesic sono preoccupanti<br />

e inquietanti», gli ha fatto eco<br />

Maurizio Gasparri (AN), e «piena solidarietà»<br />

a Napolitano da parte del<br />

capogruppo della Lega Nord all’Europarlamento<br />

Mario Borghezio.<br />

In <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Napolitano, interviene<br />

anche Pierfer<strong>di</strong>nando Casini, che ha<br />

reso omaggio nei giorni scorsi alla<br />

Foiba <strong>di</strong> Basovizza, dove ha ricordato<br />

i 350 mila esuli fiumani, istriani e<br />

dalmati, riconoscendo «che per una<br />

ragion <strong>di</strong> Stato si sacrificò questo ricordo».<br />

Casini giu<strong>di</strong>ca positivo che<br />

oggi queste parole riparatrici «siano<br />

state dette da un presidente della Repubblica<br />

<strong>di</strong> sinistra».<br />

L’Unione Europea: «inappropriata»<br />

la reazione <strong>di</strong> Mesic<br />

La Commissione Europea ha definito<br />

«inappropriata» la reazione <strong>di</strong><br />

Mesic al <strong>di</strong>scorso del presidente<br />

Napolitano. La portavoce della Commissione<br />

Ue, Pia Ahrenkilde Hansen,<br />

ha <strong>di</strong>chiarato che «il linguaggio usato<br />

dal presidente croato è sembrato<br />

inappropriato». Secondo la signora<br />

Hansen «la Commissione ritiene che<br />

questo scambio acceso <strong>di</strong>mostri quanto<br />

sia importante l’integrazione europea».<br />

Un’integrazione che, ha riba<strong>di</strong>to,<br />

«è basata su criteri ben definiti <strong>di</strong><br />

accesso» e in cui «ogni Paese sarà giu<strong>di</strong>cato<br />

secondo i suoi meriti». Tradotto<br />

dal linguaggio <strong>di</strong>plomatico significa<br />

che la Croazia, aspirante all’ingresso<br />

nella UE, è ancora ben lontana dal<br />

rispondere ai requisiti richiesti.<br />

Ma la reazione <strong>di</strong> Mesic non ha<br />

tardato. Con una breve nota, il presidente<br />

croato ha definito il rimprovero<br />

della Commissione Europea «<strong>di</strong> parte<br />

e scorretta».<br />

In Senato osservato un minuto<br />

<strong>di</strong> silenzio in onore degli infoibati<br />

Marini: «commosso ricordo<br />

per le tante vittime innocenti<br />

<strong>di</strong> allora»<br />

«Quella delle foibe è una trage<strong>di</strong>a<br />

troppo a lungo <strong>di</strong>menticata» e questo<br />

è stato «un grave errore». Bene dunque<br />

ha fatto il Presidente Napolitano<br />

a pronunciare parole «limpide e misurate».<br />

Lo ha detto il 13 febbraio il Presidente<br />

del Senato Franco Marini che<br />

ha chiamato l’Aula <strong>di</strong> palazzo Madama<br />

a un minuto <strong>di</strong> silenzio in ricordo<br />

<strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a. «In apertura <strong>di</strong> questa<br />

seduta, la prima all’indomani del<br />

10 febbraio, giorno de<strong>di</strong>cato al ricordo<br />

dei martiri delle Foibe e dell’esodo<br />

dalla propria terra <strong>di</strong> istriani, dalmati e<br />

fiumani, - ha <strong>di</strong>chiarato Marini - ritengo<br />

giusto e doveroso farmi interprete<br />

del sentimento dell’assemblea del Senato<br />

esprimendo il commosso<br />

ricordo per le tante vittime innocenti<br />

<strong>di</strong> allora e la vicinanza ai familiari <strong>di</strong><br />

quanti furono barbaramente assassinati<br />

<strong>Il</strong> presidente croato Mesic: «restituzioni<br />

e risarcimenti agli esuli italiani, questione chiusa»<br />

E sulle foibe: «una reazione e niente più»<br />

Sconcerto negli ambienti politici italiani. <strong>Il</strong> comunicato dell’ANVGD<br />

Scalpore e sconcerto ha suscitato<br />

l’intervista alla RAI (esattamente alla<br />

trasmissione”Est Ovest”) del Presidente<br />

della Repubblica croata, Stipe<br />

Mesic, che a fine gennaio è intervenuto<br />

sui rapporti con l’Italia, con particolare<br />

riferimento alle recenti visite del<br />

ministro D’Alema e del presidente del<br />

Consiglio Pro<strong>di</strong>, che «hanno riaperto<br />

la questione degli indennizzi e sulla<br />

restituzione dei beni degli esuli in virtù<br />

<strong>di</strong> <strong>numero</strong>si accor<strong>di</strong>, non rispettati,<br />

bilaterali italo-jugoslavi, all’epoca, e<br />

poi naturalmente ricaduti su Slovenia<br />

e Croazia in quanto ere<strong>di</strong> della ex Jugoslavia<br />

per la parte <strong>di</strong> territorio che a<br />

noi interessa». Mesic ha <strong>di</strong>chiarato che<br />

«tali questioni per la Croazia, come<br />

pure per la Slovenia, sono chiuse e<br />

quin<strong>di</strong> non vanno riaperte». «Spetta<br />

all’Italia – ha aggiunto Mesic – fare un<br />

mea culpa, affrontare il passato e riconoscere<br />

le colpe che ha avuto il fascismo».<br />

Quanto alle foibe, il capo dello<br />

Stato croato le ha definite «una reazione<br />

alle aggressioni fasciste e niente<br />

<strong>di</strong> più».<br />

Imme<strong>di</strong>ata la reazione dell’ANVGD<br />

a firma del Presidente nazionale Toth,<br />

che ha emesso il 29 gennaio il comunicato<br />

stampa Mesic rispetti i Caduti<br />

italiani delle Foibe ripreso dalla agenzie<br />

nazionali:<br />

«Non può il Presidente <strong>di</strong> un Paese<br />

democratico adagiarsi su testi<br />

giustificazioniste per minimizzare i<br />

segue a pagina 6<br />

crimini compiuti dai partigiani comunisti<br />

jugoslavi nella <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>.<br />

Rispetti quin<strong>di</strong> i caduti italiani delle<br />

Foibe, che erano in gran parte civili<br />

autoctoni, istriani, fiumani e dalmati<br />

italiani, «uccisi solo perché italiani»,<br />

come hanno detto più volte i Presidenti<br />

della nostra Repubblica.<br />

Non è neppure consono al Presidente<br />

<strong>di</strong> un Paese che vuole entrare in<br />

Europa indulgere a <strong>di</strong>chiarazioni ad<br />

effetto, come quella che l’Italia non<br />

avrebbe pagato i danni <strong>di</strong> guerra, quando<br />

è la Croazia ad essere rimasta debitrice<br />

dell’Italia, perché i beni<br />

espropriati agli esuli italiani valevano<br />

molto <strong>di</strong> più dei danni arrecati.<br />

Si ricor<strong>di</strong> poi Mesic che quando i<br />

e <strong>di</strong> coloro costretti a lasciare le proprie<br />

case, i propri paesi, le<br />

proprie città». <strong>Il</strong> presidente del Senato<br />

ha poi sottolineato che «l’istituzione<br />

del Giorno del Ricordo, grazie a una<br />

legge approvata nel 2004 dal Parlamento,<br />

offre l’opportunità al Paese <strong>di</strong><br />

fare memoria <strong>di</strong> una pagina terribile<br />

che ha segnato la storia del secolo scorso.<br />

Una trage<strong>di</strong>a troppo a lungo <strong>di</strong>menticata<br />

ed è bene riconoscere che<br />

è stato commesso un grave errore e<br />

un’ingiustizia verso quelle italiane e<br />

quegli italiani vittime <strong>di</strong> un o<strong>di</strong>o ideologico<br />

ed etnico costato migliaia <strong>di</strong><br />

morti e l’esodo per centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />

<strong>di</strong> essi».<br />

«Rinnovare il ricordo <strong>di</strong> quei drammatici<br />

eventi ci deve anche fortificare<br />

nella convinzione - ha concluso - che<br />

non ci può essere un futuro comune<br />

tra i popoli se non all’insegna del riconoscimento<br />

reciproco e dell’amicizia,<br />

del superamento <strong>di</strong> qualsiasi barriera<br />

politica, culturale, etnica e nella piena<br />

affermazione della libertà e della<br />

democrazia».<br />

Vasta eco sulla stampa italiana<br />

E una vastissima eco hanno avuto<br />

le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Mesic sulla stampa<br />

italiana <strong>di</strong> ogni orientamento. Per molti<br />

giorni le prime pagine e i servizi interni<br />

dei maggiori quoti<strong>di</strong>ani e perio<strong>di</strong>ci<br />

italiani sono stati occupati da analisi e<br />

commenti sull’infelice uscita del Capo<br />

dello Stato croato, così come ampio<br />

spazio è stato de<strong>di</strong>cato all’argomento<br />

dalle reti televisive e ra<strong>di</strong>ofoniche nazionali.<br />

Sul “Corriere della Sera” Clau<strong>di</strong>o<br />

Magris ha scritto tra l’altro nel suo articolo<br />

<strong>di</strong> fondo dell’11 febbraio dal titolo<br />

Silenzio generalizzato: «Sulle foibe,<br />

tanta sinistra - comunista e non solo<br />

comunista - ha taciuto. Le ha ignorate<br />

e ha contribuito a farle ignorare, senza<br />

ascoltare le voci - umanamente forti,<br />

ma politicamente esigue - <strong>di</strong> quella<br />

sinistra democratica, patriottica e dunque<br />

antinazionalista, che ne dava testimonianza.<br />

Tante ragioni possono<br />

spiegare questo oltraggioso silenzio e<br />

oblio, nessuna può giustificarlo, così<br />

come nessuna violenza compiuta su<br />

innocenti giustifica la ritorsione <strong>di</strong> violenze<br />

su altri innocenti».<br />

Ma è soltanto uno, sia pure molto<br />

autorevole, commento tra i tanti che<br />

si sono letti in queste settimane. Ne<br />

faremo una congrua rassegna sul <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> aprile <strong>di</strong> “Difesa Adriatica”.<br />

p.c.h.<br />

massacri delle Foibe furono compiuti,<br />

Pola, Pisino, Fiume, Zara, come Trieste<br />

e Gorizia, erano Italia! I partigiani<br />

<strong>di</strong> Tto non erano in casa loro ma in un<br />

Paese occupato a guerra finita, e volevano<br />

solo la pulizia etnica».<br />

Camera e Senato:<br />

intervenga il Governo<br />

Reazioni alle esternazioni <strong>di</strong> Mesic<br />

non sono mancate anche negli ambienti<br />

politici italiani. <strong>Il</strong> presidente della<br />

Commissione Esteri della Camera,<br />

Umberto Ranieri, si è detto stupito del<br />

fatto che il presidente croato «rinfocoli<br />

polemiche che sembravano ormai alle<br />

nostre spalle, considerati gli sforzi compiuti<br />

in questi anni per superare i residui<br />

problemi tra Roma e Zagabria e<br />

tenuto conto che la Croazia è impegnata<br />

nel negoziato per l’ingresso nell’Unione<br />

europea». «Ci auguriamo –<br />

ha soggiunto Ranieri – che il presidente<br />

Mesic si renda conto che le sue parole<br />

possono determinare incompren-


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Un breve racconto <strong>di</strong> Maria Grazia Ciani,<br />

profuga da Pola e filologa classica<br />

L’Itaca negata dell’esule<br />

Non inganni il ridotto formato del<br />

libro che la filologa Maria Grazia Ciani,<br />

nata a Pola e docente <strong>di</strong> Storia della<br />

tra<strong>di</strong>zione classica nell’Università <strong>di</strong><br />

Padova, pubblica nella nuova collana<br />

<strong>di</strong> narrativa “Gocce” <strong>di</strong> Marsilio. L’autrice,<br />

tra le più prestigiose antichiste<br />

italiane, traduttrice dei classici greci ad<br />

iniziare da Omero, ha evidentemente<br />

familiarità consolidata con la scrittura,<br />

al punto da riuscire (o essere costretta<br />

dal tema) a “lavorare” sulla riduzione,<br />

sulla sottrazione, per enucleare<br />

in tutta la sua scabrosità il peso<br />

insostenibile del ricordo. Una scrittura<br />

che ripu<strong>di</strong>a ridondanze e melanconie,<br />

dura e a tratti feroce per<br />

asciuttezza.<br />

<strong>Il</strong> peso sotto il quale si annienta la<br />

retorica è quello dell’esodo, dell’abbandono<br />

coatto della <strong>di</strong>mensione originaria,<br />

un debito che la storia cruda<br />

ha mai saldato con gli esuli, con l’autrice<br />

bambina per la quale – acquisita<br />

più avanti familiarità con il mito greco<br />

– la fuga ha le sembianze dello strappo<br />

dal cane pre<strong>di</strong>letto, York-Argo, animale<br />

dalla coscienza vigile che richiama<br />

l’Argo <strong>di</strong> Ulisse nello splen<strong>di</strong>do<br />

episo<strong>di</strong>o del riconoscimento e della<br />

morte.<br />

«È la descrizione del mio paese, –<br />

scrive la Ciani – il luogo dove sono<br />

nata, la ra<strong>di</strong>ce della mia vita. Un luogo<br />

<strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> cui tuttavia<br />

ho perduto ogni traccia, nella memoria.<br />

Che non è mai tornato a me, neppure<br />

in sogno». Una rimozione profonda<br />

che anche l’inconscio ha voluto,<br />

essendo impossibile, evidentemente,<br />

l’elaborazione del dolore. «Ma è<br />

come se guardassi attraverso le palpebre<br />

chiuse. In realtà, non ho orizzonti.<br />

Non ho orizzonti». Gli scarni ricor<strong>di</strong><br />

che l’autrice conserva sono collocati<br />

in una <strong>di</strong>mensione atemporale, quasi<br />

de-fisicizzata; non può “ricamarci”<br />

sopra, sono frammenti sottrattisi ad un<br />

determinato contesto storico ed esistenziale,<br />

e in quanto frammenti non<br />

si prestano ad essere addomesticati<br />

dalla perizia pietosa della scrittura.<br />

Tra quesi frammenti la Ciani<br />

recupera qualcosa che rimanda al paesaggio<br />

e alla guerra, come nel caso<br />

del bombardamento <strong>di</strong> Pola vissuto<br />

con incoscienza bambina, o dell’occupazione<br />

jugoslava della città: «Fu<br />

come una marea muta e strisciante, e<br />

poi una palude nera e poi una <strong>di</strong>stesa<br />

<strong>di</strong> sabbe mobili. <strong>Il</strong> rischio era a ogni<br />

passo e tutto veniva inghiottito senza<br />

rumore». «Poche parole – scrive ancora<br />

– e molti, lunghi sguar<strong>di</strong> obliqui».<br />

La fuga in piena notte fu la conseguenza<br />

<strong>di</strong> quegli «sguar<strong>di</strong> obliqui», «con<br />

poche robe ammassate su un carretto»,<br />

«a pie<strong>di</strong> gli adulti, a pie<strong>di</strong> anch’io».<br />

La scarna e <strong>di</strong>sorientata memoria<br />

dell’autrice trova un appiglio nella<br />

poesia senza tempo e umanissima<br />

dell’antico cantore greco, Omero per<br />

convenzione storiografica o persona<br />

collettiva, la cui forza epica è tutta nella<br />

stupefacente maturità del verso, dello<br />

stile e delle situazioni. La filogoga vi<br />

trova forse conforto perché nel poema<br />

tutte le peripezie hanno un senso<br />

e convergono tutte su Itaca. L’Itaca<br />

negata a lei e agli altri, perché la loro<br />

Itaca «aveva tra<strong>di</strong>to», e questo tra<strong>di</strong>mento<br />

lei ha la paradossale «certezza,<br />

consolatoria e rassicurante, <strong>di</strong> non<br />

aver mai <strong>di</strong>menticato e mai perdonato».<br />

Con queste pagine la profuga da<br />

Pola afferma l’insensatezza della storia,<br />

l’accanimento cieco degli eventi<br />

sugli in<strong>di</strong>vidui in<strong>di</strong>fesi che s’interroga-<br />

no sulle ombre, e presagiscono «il ritorno<br />

dei fantasmi. Fantasmi che appaiono<br />

in pieno mezzogiorno, col sole<br />

a picco, agli angoli delle strade illuminate,<br />

sulle spiagge roventi». Tutto questo<br />

essenziale libro sembra in fondo<br />

sortire da una inconsapevole rievocazione<br />

<strong>di</strong> ombre, <strong>di</strong> «epifanie» che in<br />

verità tormentano la sua autrice e la<br />

seguono nonostante lei voglia evitarle.<br />

Ma quando – due volte e forse non<br />

più – è tornata, le ha sentite.<br />

«Tutto in sfacelo, ma puro e<br />

incorrotto. È lì che, nel silenzio assoluto,<br />

si possono sentire le voci. Soffocate,<br />

quasi in<strong>di</strong>stinte. Ma sono le voci<br />

della nostra storia e la conservano e<br />

continueranno a raccontarla finché<br />

questi luoghi rimarranno così, <strong>di</strong>menticati<br />

dagli uomini ma protetti dagli dei<br />

della memoria». Sono le case abbandonate,<br />

i paesi deserti, i sentieri che<br />

non portano più a nulla: piccoli lari<br />

che resistono fintanto che non vengono<br />

nuovamente occupati da altre vite,<br />

perché «quando la casa abbandonata<br />

risorge per mano altrui [...] e non conserva<br />

[...] nessuna reliquia, nessun<br />

odore, nessun segno, allora vuol <strong>di</strong>re<br />

che la memoria ha tra<strong>di</strong>to».<br />

Auspica, l’autrice, <strong>di</strong> riuscire almeno<br />

a lasciare «un segno», il più modesto<br />

che possa immaginarsi, e la <strong>di</strong>mensione<br />

nella quale lo racchiude sembrerebbe<br />

confermare la piccola entità<br />

<strong>di</strong> quel segno auspicato. Ma pesa in<br />

misura inversamente proporzionale al<br />

suo formato.<br />

Patrizia C. Hansen<br />

Maria Grazia Ciani, Storia <strong>di</strong> Argo<br />

(con una nota <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Magris)<br />

Marsilio, <strong>Venezia</strong> 2006<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

cultura e libri<br />

Ottant’anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />

La Società Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria<br />

si confronta con il futuro<br />

Roma. Dalle Rive <strong>di</strong> Zara, dove fu<br />

fondato nel 1926, alla Biblioteca <strong>Nazionale</strong><br />

<strong>di</strong> Roma, dove ha commemorato<br />

l’80° dalla costituzione. <strong>Il</strong> percorso<br />

del prestigioso sodalizio si è<br />

dovuto piegare agli eventi della storia,<br />

che lo hanno privato della sua sede<br />

naturale, ma gli stu<strong>di</strong>osi che lo hanno<br />

condotto nei decenni hanno saputo<br />

non <strong>di</strong>sperdere il patrimonio <strong>di</strong> ricerche<br />

acquisito da allora: pur sra<strong>di</strong>cata<br />

dal territorio <strong>di</strong> riferimento, la Società<br />

Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria è riuscita a<br />

conservarsi negli ideali e negli scopi<br />

anche lontano dalla città e dalla regione<br />

nella quale affondava le sue ra<strong>di</strong>ci.<br />

E nella capitale, ospite della Biblioteca<br />

<strong>Nazionale</strong> centrale lo scorso<br />

25 gennaio, ha voluto celebrare gli<br />

ottant’anni <strong>di</strong> vita, rinnovata nelle sue<br />

componenti e con un ricco programma<br />

<strong>di</strong> pubblicazioni e <strong>di</strong> ricerche che<br />

ne testimoniano l’intatta vitalità.<br />

<strong>Il</strong> compito <strong>di</strong> illustrarne il cammino<br />

e le finalità è naturalmente toccato<br />

al Presidente, prof. Sante Graciotti, che<br />

ne ha subito rimarcato la particolarità<br />

– anzi, l’«anomalia» – <strong>di</strong> essere appunto<br />

inserita in un contesto non più<br />

originario. Ciò non esime, ha proseguito,<br />

dal perseguire gli scopi statutari<br />

e cioè «la memoria, la migliore memoria»<br />

che giova alla Dalmazia così<br />

come all’Italia: perché senza la<br />

Dalmazia, ovvero senza la sua storia<br />

e il suo contributo alla comune civiltà,<br />

l’Italia sarebbe mutila, così come<br />

senza l’Italia la Dalmazia non sarebbe<br />

esistita. L’epilogo della guerra, ha<br />

proseguito Graciotti, «ci ha tolto il presente,<br />

non il passato», con ciò inten-<br />

A sinistra:<br />

Istria (Bersezio).<br />

«È un altro mondo,<br />

è il regno dei piccoli,<br />

piccolissimi paesi<br />

abbandonati e rimasti<br />

vuoti da allora»<br />

In basso:<br />

Dintorni <strong>di</strong> Pola.<br />

Un elegante ingresso<br />

<strong>di</strong> una villa<br />

abbandonata<br />

dendo sottolineare l’opportunità <strong>di</strong><br />

coltivare gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> quella regione così<br />

ricca e complessa <strong>di</strong> presenze.<br />

Graciotti ha stigmatizzato l’ingiusta rimozione<br />

operata sulla sua storia soprattutto<br />

da parte del regime jugoslavo,<br />

accanito nel rimuovere la memoria<br />

dell’antica presenza veneziana prima<br />

e italiana poi. Senza considerare<br />

che la più grande fioritura umanistica<br />

e rinascimentale nell’Adriatico orientale<br />

si ebbe proprio in Dalmazia.<br />

In sostanza, il prof. Graciotti ha<br />

invitato a «non avere paura dei fantasmi»,<br />

a recuperare con rispetto il senso<br />

della storia e dell’antica simbiosi che<br />

si era creata nei secoli, e si è rammaricato<br />

al contempo della scarsità, in Italia,<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi interessati a quella civiltà,<br />

ancora in grado <strong>di</strong> proporsi oggi<br />

quale modello <strong>di</strong> convivenza nel<br />

quasdro dell’Europa che va formandosi.<br />

Parole <strong>di</strong> apprezzamento per le<br />

attività <strong>di</strong> ricerca svolte dalla Società e<br />

dai centri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o della Diaspora<br />

giuliano-dalmata sono venute dal Direttore<br />

della Biblioteca <strong>Nazionale</strong> <strong>di</strong><br />

Roma, prof. Osvaldo Avallone, che<br />

nella sua veste <strong>di</strong> presidente della<br />

Commissione <strong>di</strong> valutazione dei progetti<br />

culturali inse<strong>di</strong>ata presso il Ministero<br />

dei Beni e delle Attività Culturali<br />

in base alla Legge 92/04, segue da vicino<br />

i programmi <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione<br />

in Italia della memoria storica<br />

dell’Istria, del Quarnero e della stessa<br />

Dalmazia. Iniziative, queste proposte<br />

dai sodalizi giuliano-dalmati, mai<br />

<strong>di</strong> basso livello, ha voluto sottolineare;<br />

e le risorse pubbliche, ha soggiunto,<br />

in questi casi sono state ben utilizzate,<br />

non per «rianimare» quella cultura –<br />

perché, ha detto, non è mai morta –<br />

ma per valorizzarla adeguatamente,<br />

per riaffermare il vincolo tra la cultura<br />

italiana e la cultura istriana, fiumana e<br />

dalmata.<br />

Dal canto suo, il prof. Bruno<br />

Crevato Selvaggi, consigliere della<br />

Società Dalmata e noto filatelico, ha<br />

presentato le emissioni postali susseguitesi<br />

dal 1997 sul tema. Dal primo<br />

valore de<strong>di</strong>cato all’esodo istriano (’97),<br />

a quello per il 50° del ritorno <strong>di</strong> Trieste<br />

all’Italia (2004), alle emissioni del 2005<br />

(primo Giorno del Ricordo), del 2006<br />

(proprio per la Società <strong>di</strong> Storia Patria),<br />

del <strong>2007</strong> (60° dell’inse<strong>di</strong>amento<br />

giuliano <strong>di</strong> Fertilia, Sassari); fino ai prossimi<br />

annunciati, per Fiume (ottobre<br />

<strong>2007</strong>) e per il Liceo Carlo Combi <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria nel 2008.<br />

Le pubblicazioni <strong>di</strong> carattere scientifico<br />

sono state ampiamente illustrate<br />

dalla prof.ssa Rita Tolomeo, docente<br />

nell’Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

e Segretario della Società Dalmata.<br />

Articolato il ventaglio <strong>di</strong> temi affrontati:<br />

dalla storia della letteratura, all’economia,<br />

alla musica, all’arte. Ad alcune<br />

delle e<strong>di</strong>zioni curate dal sodalizio<br />

contribuiscono anche stu<strong>di</strong>osi croati<br />

e serbi, come nel caso del saggio<br />

dell’italianista croato Mate Zoric inserito<br />

in un volume de<strong>di</strong>cato ai letterati<br />

dalmati e alle influenze letterarie italiane<br />

nella letteratura dalmata; o <strong>di</strong><br />

Ljerka Simunkovic, curatrice delle<br />

opere del funzionario imperiale, e letterato,<br />

Vincenzo Drago (vissuto tra due<br />

secoli, 1770-1836). Di particolare importanza,<br />

ha sottolineato la prof.ssa<br />

Tolomeo, la ricerca del prof. Graciotti<br />

sul canzoniere <strong>di</strong> Paolo Pala<strong>di</strong>n (1496),<br />

esempio significativo sia <strong>di</strong> qualità let-<br />

3<br />

teraria che <strong>di</strong> compresenza <strong>di</strong> registri<br />

e <strong>di</strong> lingue <strong>di</strong>versi. Non mancano, accanto<br />

all’e<strong>di</strong>toria squisitamente scientifica,<br />

pubblicazioni <strong>di</strong> carattere<br />

memorialistico, come nel caso del<br />

volume <strong>di</strong> Beppo Marussi su Borgo<br />

Erizzo <strong>di</strong> Zara, o <strong>di</strong> Gastone Coen,<br />

autore <strong>di</strong> un libro sui luoghi <strong>di</strong> ritrovo<br />

e <strong>di</strong> aggregazione della vecchia<br />

Dalmazia.<br />

La Società Dalmata è al contempo<br />

impegnata anche nella ricognizione <strong>di</strong><br />

fon<strong>di</strong> manoscritti, come il “Dudan”,<br />

conservato nella Fondazione Giorgio<br />

Cini <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>. A questo riguardo, la<br />

stu<strong>di</strong>osa espone il caso <strong>di</strong> un manoscritto,<br />

anonimo e non datato, identificato<br />

come «notizie <strong>di</strong> Ragusa», completo<br />

<strong>di</strong>37 illustrazioni, sul quale si è<br />

cimentata nell’intento <strong>di</strong> attribuire al<br />

documento un autore ed una datazione.<br />

I risultati dell’indagine sono<br />

pubblicati nel saggio della stessa Rita<br />

Tolomeo apparso nella Collana “Stu<strong>di</strong><br />

e Testi”.<br />

Particolare attenzione merita anche<br />

la storia delle rappresentazioni al Teatro<br />

Nobile <strong>di</strong> Zara e, più in generale,<br />

delle rappresentazioni musicali e <strong>di</strong><br />

prosa nei teatri dalmati, che seguivano<br />

<strong>di</strong> poco quelle messe in cantiere<br />

sulle scene dei migliori teatri europei.<br />

A Carlo Cetteo Cipriani il compito<br />

<strong>di</strong> ripercorrere la storia più volte interrotta<br />

e ripresa della Società, dalla sua<br />

costituzione – animatore lo storico<br />

Giuseppe Praga – ad un primo scioglimento<br />

nel 1935, quando perse la<br />

sua autonomia in forza <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento<br />

del governo che volle riunire<br />

i <strong>di</strong>versi sodalizi in un’unica Deputazione<br />

<strong>di</strong> Storia Patria per le Venezie. I<br />

noti, tragici eventi bellici, che costrinsero<br />

la citta<strong>di</strong>nanza ad abbandonare<br />

Zara <strong>di</strong>strutta dalle decine <strong>di</strong> bombardamenti,<br />

determinarono naturalmente<br />

anche l’esodo degli intellettuali e<br />

delle personalità rappresentative della<br />

società letteraria zaratina. Nel 1961,<br />

nonostante le <strong>di</strong>stanze frappostesi, si<br />

volle ricostituire la Società intorno a<br />

figure come Manlio Cace, i fratelli<br />

Tacconi, l’architetto Fasolo, e più recentemente<br />

il lessicografo Aldo Duro.<br />

Dagli anni Ottanta si è aperta una nuova<br />

fase della vita del sodalizio, con la<br />

cooptazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi anche non<br />

dalmati: la <strong>di</strong>stanza temporale dagli<br />

eventi consente oggi, ha evidenziato<br />

Cipriani, <strong>di</strong> privilegiare lo stu<strong>di</strong>o storico<br />

e filologico essendo meno con<strong>di</strong>zionati<br />

dalle vicende nazionali, e la<br />

qualificata produzione bibliografia che<br />

oggi la Società può vantare ne è la<br />

conferma.<br />

Apprezzamento per il lavoro svolto<br />

e per gli impegni messi in cantiere è<br />

venuto dall’on. Carlo Giovanar<strong>di</strong>, che<br />

ha con<strong>di</strong>viso l’intento manifestato dal<br />

prof. Graciotti, <strong>di</strong> proiettare nel futuro<br />

la storia del passato. In questa <strong>di</strong>rezione<br />

va anche il recente provve<strong>di</strong>mento<br />

che apre ai <strong>di</strong>scendenti degli italiani<br />

originari dell’Istria, del Quarnero e<br />

della Dalmazia <strong>di</strong> acquisire la citta<strong>di</strong>nanza<br />

italiana: un vincolo solo apparentemente<br />

formale, che salda invece<br />

i due lembi <strong>di</strong> un’unico tessuto storico,<br />

antropologico e culturale che può<br />

rigenerarsi dopo le terribili lacerazioni<br />

del Novecento.<br />

p.c.h.


4 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Targa <strong>di</strong> Bologna,<br />

l’antefatto<br />

<strong>Il</strong> testo della targa apposta da ANVGD, Comune<br />

<strong>di</strong> Bologna e Ferrovie dello Stato, redatto<br />

congiuntamente, è stato nelle settimane<br />

scorse oggetto <strong>di</strong> contestazione da parte<br />

dell’Unione degli Istriani, che ha indotto alla<br />

presentazione <strong>di</strong> una interrogazione parlamentare<br />

alla Presidenza del Consiglio dei<br />

Ministri da parte dell’on. Roberto Menia. Ma,<br />

ha ampiamente argomentato il presidente<br />

ANVGD, Toth, si è trattato solo <strong>di</strong> «inutile<br />

allarmismo». Nella giornata del 24 gennaio,<br />

è circolato un testo <strong>di</strong>verso rispetto a quello<br />

concordato dal Comitato Provinciale dell’<strong>Associazione</strong><br />

e già inviato alle Ferrovie dello<br />

Stato, da sollevare allarme.<br />

«Si è poi accertato», ha aggiunto Toth,<br />

«che il testo <strong>di</strong>ffuso non era quello concordato»,<br />

ma «una versione mutilata, messa in<br />

giro chissà da chi, nel passaggio da Bologna<br />

a Trieste», ed ha riba<strong>di</strong>to che proprio l’ANVGD<br />

aveva insistito perché nel testo «fosse ben<br />

chiara l’origine della violenza perpetrata nei<br />

confronti degli esuli, l’innocenza <strong>di</strong> queste<br />

vittime e l’atteggiamento <strong>di</strong> incomprensione<br />

che incontrarono proprio a Bologna». Ed<br />

ha concluso osservando: «non è serio giocare<br />

con queste cose, <strong>di</strong>ffondendo notizie<br />

infondate su un evento, come la lapide <strong>di</strong><br />

Bologna, che rappresenta un gesto <strong>di</strong> grande<br />

significato».<br />

ULTIM’ORA<br />

Mesic<br />

fa marcia<br />

in<strong>di</strong>etro<br />

e si corregge<br />

Clamorosa retromarcia del presidente croato<br />

Mesic rispetto ai durissimi attacchi delle settimane<br />

precedenti contro il Capo dello Stato<br />

Napolitano. «Nelle parole del presidente Giorgio<br />

Napolitano non c’era alcun riferimento polemico<br />

alla Croazia, e in esse non vi era alcuna intenzione<br />

<strong>di</strong> mettere in questione il Trattato <strong>di</strong> pace<br />

del 1947 e gli Accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Osimo e <strong>di</strong> Roma, e<br />

nemmeno contenevano ispirazioni revansciste e<br />

storico-revisionistiche». Lo afferma il presidente<br />

croato Stipe Mesic in una nota pervenuta all’AN-<br />

SA. Nella nota si chiarisce che «dopo intensi contatti<br />

<strong>di</strong>plomatici» Zagabria e Roma «hanno rilasciato<br />

in accordo due <strong>di</strong>chiarazioni» collegate.<br />

Ma cosa aveva spinto Mesic a pronunciarsi in<br />

quei termini irrituali per un capo <strong>di</strong> Stato? Secondo<br />

alcuni commentatori, la Croazia pensava <strong>di</strong><br />

“colpire” Roma per mandare un segnale a Bruxelles,<br />

dove nelle stesse ore i ventisette ministri<br />

degli Esteri dell’Unione manifestavano una cauta<br />

apertura a Belgrado in merito alle con<strong>di</strong>zioni e<br />

alle modalità <strong>di</strong> ingresso della Serbia nella UE. Le<br />

antiche tensioni tra Zagabria e Belgrado potrebbero,<br />

dunque, essere alla base <strong>di</strong> violenta polemica<br />

altrimenti inspiegabile. I commentatori osservano<br />

che in tempi recenti è stato il governo<br />

italiano, in sintonia con gli Esecutivi <strong>di</strong> Spagna,<br />

Grecia, Austria e Ungheria, a premere per non<br />

chiudere ogni porta alla Serbia.<br />

Mesic non gra<strong>di</strong>rebbe i serbi in Europa, ma la<br />

Croazia si è ulteriormente complicata la vita da<br />

sé. Zagabria dovrà spiegare con chiarezza se è<br />

realmente orientata ad integrarsi in Europa,<br />

uniformandosi in toto alle norme dell’Unione,<br />

oppure se vuole continuare a rinviare il suo processo<br />

<strong>di</strong> adeguamento per mantenere fuori il più<br />

a lungo possibile Belgrado.<br />

D.A.<br />

Bologna, una targa ricorda<br />

il passaggio dei treni degli esuli<br />

Inaugurata alla presenza del sindaco Cofferati<br />

e della rappresentanza ANVGD<br />

nosciute, in una città ideologicamente ben caratterizzata,<br />

le ragioni dell’esilio e l’orrore degli<br />

ecci<strong>di</strong> nelle Foibe.<br />

Questo il testo della lapide.<br />

«Nel corso del 1947 da questa stazione<br />

passarono i convogli che portavano esuli istriani,<br />

fiumani e dalmati: italiani costretti ad abbandonare<br />

le loro case dalla violenza del regime nazional-comunista<br />

jugoslavo e a pagare, vittime<br />

innocenti, il peso e le conseguenze della<br />

guerra d’aggressione intrapresa dal fascismo.<br />

Bologna seppe passare rapidamente da un atteggiamento<br />

<strong>di</strong> iniziale incomprensione a un’accoglienza<br />

che è nelle sue tra<strong>di</strong>zioni, facendo suoi<br />

citta<strong>di</strong>ni molti <strong>di</strong> quegli esuli. Oggi vuole ricordare<br />

quei momenti drammatici della storia nazionale».<br />

Bologna 1947-<strong>2007</strong><br />

Segnan: «questo momento<br />

fondamentale e pregnante»<br />

<strong>Il</strong> testo è scaturito da un paziente lavoro <strong>di</strong><br />

raccordo in<strong>di</strong>spensabile – come afferma Marino<br />

Segnan in un’intervista pubblicata sul sito<br />

www.arcipelagoadriatico.it – «a fare in modo <strong>di</strong><br />

mettere d’accordo le tante anime che concorrono<br />

a rendere questo momento fondamentale e<br />

pregnante. Volevamo, infatti, qualcosa <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viso,<br />

anche per questo erano stati coinvolti i nostri<br />

soci. Come spesso succede, chi non è d’accordo,<br />

invece <strong>di</strong> confrontarsi, cerca alleati per<br />

dare battaglia. Comunque stiamo andando avanti,<br />

anche perché le ragioni per farlo, superano<br />

«La Redazione risponde» è rinviata<br />

La consueta rubrica «La Redazione risponde»,<br />

curata dall’avv. Vipsania Andreicich, è rinviata al <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> aprile per assoluta mancanza <strong>di</strong> spazio, occupato<br />

dalle cronache delle principali manifestazioni istituzionali<br />

in occasione del Giorno del Ricordo.<br />

continua dalla prima pagina<br />

La targa apposta dall’amministrazione comunale<br />

della città felsinea con l’ANVGD<br />

ogni possibile desiderio <strong>di</strong> contrasto».<br />

«A Bologna – prosegue Segnan –, parlare<br />

delle nostre questioni nel passato era impossibile.<br />

Ora che si stanno aprendo le porte sarebbe<br />

assurdo autolimitarci, costringerci al silenzio per<br />

una sorta <strong>di</strong> ripicca con il mondo che ci circonda.<br />

Se umanamente certi atteggiamenti si possono<br />

anche capire, dal punto <strong>di</strong> vista dell’impegno<br />

no, è nostro dovere civile portare avanti le nostre<br />

istanze e rendere visibile la nostra presenza, sarebbe<br />

assurdo tirarci in<strong>di</strong>etro proprio adesso».<br />

Alla domanda se l’interesse <strong>di</strong> Bologna sia un<br />

caso isolato, il consigliere dell’ ANVGD risponde:<br />

«assolutamente no, e forse è questo il grande risultato<br />

che stiamo ottenendo. Ferrara ci ha chiesto<br />

<strong>di</strong> portare a Palazzo dei Diamanti la mostra<br />

sulla nostra storia che il Comitato ANVGD aveva<br />

promosso qualche tempo fa. [...] Se il Giorno del<br />

Ricordo deve servire per far conoscere alla Nazione<br />

la nostra storia, la nostra cultura, la nostra<br />

civiltà, a Bologna stiamo andando nella giusta<br />

<strong>di</strong>rezione».<br />

«<strong>Il</strong> Comitato si è attivato senza riserve. [...]<br />

Poi – sottolinea Segnan – ci gratifica l’aspetto ufficiale.<br />

La targa è stata realizzata dal Comune ed<br />

abbiamo avuto il permesso delle Ferrovie dello<br />

Stato. Per noi, che a Bologna stentavamo ad esistere,<br />

è un grande momento, questo lo dovrebbero<br />

capire tutti, cercare <strong>di</strong> calarsi nella realtà<br />

che noi abbiamo vissuto».<br />

<strong>Il</strong> presidente del Comitato bolognese dell’<strong>Associazione</strong><br />

fa riferimento alle polemiche sollevate<br />

dall’Unione degli Istriani che, avvalendosi<br />

<strong>di</strong> un testo della lapide poi rivelatosi inatten<strong>di</strong>bile,<br />

ha attaccato l’ANVGD e la sua iniziativa. «<strong>Il</strong><br />

A destra:<br />

<strong>Il</strong> labaro<br />

del Comune<br />

<strong>di</strong> Bologna<br />

testo della stele si leggeva in una nota <strong>di</strong>ffusa<br />

dall’Unione – [è] inaccettabile, incompleto e non<br />

esaustivo». Sul testo <strong>di</strong>ffuso e non corrispondente<br />

a quello concordato tra Comune <strong>di</strong> Bologna<br />

ed ANVGD l’on. Roberto Menia aveva presentato<br />

al Presidente del Consiglio un’interrogazione a<br />

risposta orale.<br />

Toth: «L’ANVGD consapevole<br />

<strong>di</strong> aver raggiunto<br />

risultati mai prima conseguiti»<br />

Ma sulla polemica sortita dall’associazione<br />

presieduta da Lacota è intervenuto il 29 gennaio<br />

lo stesso presidente nazionale ANVGD, Lucio Toth,<br />

con un comunicato nel quale stigmatizza come<br />

«l’Unione degli Istriani <strong>di</strong> Trieste interviene pesantemente<br />

sulle iniziative assunte o concordate<br />

dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e<br />

Dalmazia, in questo caso sulla inaugurazione, a<br />

Bologna, il prossimo 10 febbraio, della lapide in<br />

ricordo del transito <strong>di</strong> convogli <strong>di</strong> esuli dalla <strong>Venezia</strong><br />

<strong>Giulia</strong> e dalla Dalmazia, in fuga dalla pulizia<br />

etnica perpetrata a danno della popolazione<br />

italiana autoctona dalla Jugoslavia <strong>di</strong> Tito.<br />

Dopo aver <strong>di</strong>ffuso della lapide un testo inatten<strong>di</strong>bile,<br />

l’Unione degli Istriani si arroga ancora<br />

una volta il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> infangare gratuitamente il<br />

lavoro svolto da questa <strong>Associazione</strong> in decenni<br />

<strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione concreta ai problemi degli esuli. I<br />

toni e lo stile dei messaggi <strong>di</strong>ffusi dal sodalizio<br />

triestino lo qualificano ampiamente.<br />

L’ANVGD – prosegue la nota stampa firmata<br />

da Toth – è consapevole <strong>di</strong> aver raggiunto, in se<strong>di</strong><br />

storicamente <strong>di</strong>fficili, e dopo anni <strong>di</strong> ostinato<br />

confronto, risultati mai prima conseguiti e solo<br />

qualche tempo ad<strong>di</strong>etro inimmaginabili. È evidente<br />

che l’Unione degli Istriani, chiusa ed isolata<br />

entro i confini ormai angusti della recriminazione<br />

a tutti i costi, che notoriamente è gratis e<br />

porta a nulla, può soltanto attardarsi a sterili manifestazioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo prive <strong>di</strong> costrutto e <strong>di</strong> prospettive».<br />

Nei pressi della stazione ferroviaria,<br />

la grande folla <strong>di</strong> esuli e non, presente alla cerimonia<br />

F.R.


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

<strong>Il</strong> Presidente della Repubblica consegna<br />

le onorificenze ai congiunti degli infoibati<br />

Napolitano: «si consumò nel modo più evidente con la <strong>di</strong>sumana ferocia delle foibe una delle barbarie del secolo<br />

scorso». «‘Disegno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento’ della presenza italiana da quella che era, e cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>»<br />

figlio <strong>di</strong> Vincenzo Serrentino, ultimo<br />

prefetto <strong>di</strong> Zara.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>scorso del Presidente<br />

della Repubblica<br />

«Lo scorso anno il Presidente<br />

Ciampi volle che si svolgesse qui la<br />

prima cerimonia <strong>di</strong> conferimento della<br />

medaglia del Giorno del Ricordo a<br />

famigliari delle vittime - come recita<br />

la legge dell’aprile 2004 - “delle foibe,<br />

dell’esodo e della più complessiva vicenda<br />

del confine orientale”.<br />

Raccolgo l’esempio del mio predecessore<br />

a conferma del dovere che<br />

le istituzioni della Repubblica sentono<br />

come proprio, a tutti i livelli, <strong>di</strong> un<br />

riconoscimento troppo a lungo mancato.<br />

Nell’ascoltare le motivazioni che<br />

hanno questa mattina preceduto la<br />

consegna delle medaglie, abbiamo<br />

tutti potuto ripercorrere la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

migliaia e migliaia <strong>di</strong> famiglie, i cui<br />

cari furono imprigionati, uccisi, gettati<br />

nelle foibe. E suscitano particolare<br />

impressione ed emozione le parole:<br />

“da allora non si ebbero <strong>di</strong> lui più notizie”,<br />

“verosimilmente” fucilato, o<br />

infoibato. Fu la vicenda degli scomparsi<br />

nel nulla e dei morti rimasti<br />

insepolti.<br />

Una miriade <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e e <strong>di</strong> orrori;<br />

e una trage<strong>di</strong>a collettiva, quella dell’esodo<br />

dalle loro terre degli istriani,<br />

fiumani e dalmati, quella dunque <strong>di</strong><br />

un intero popolo. A voi che siete figli<br />

<strong>di</strong> quella dura storia, voglio ancora<br />

<strong>di</strong>re, a nome <strong>di</strong> tutto il Paese, una parola<br />

<strong>di</strong> affettuosa vicinanza e solidarietà.<br />

Da un certo <strong>numero</strong> <strong>di</strong> anni a questa<br />

parte si sono intensificate le ricerche<br />

e le riflessioni degli storici sulle<br />

vicende cui è de<strong>di</strong>cato il Giorno del<br />

Ricordo: e si deve certamente farne<br />

tesoro per <strong>di</strong>ffondere una memoria che<br />

ha già rischiato <strong>di</strong> esser cancellata, per<br />

trasmetterla alle generazioni più giovani,<br />

nello spirito della stessa legge del<br />

2004. Così, si è scritto, in uno sforzo<br />

continua dalla prima pagina<br />

<strong>di</strong> analisi più <strong>di</strong>staccata, che già nello<br />

scatenarsi della prima ondata <strong>di</strong> cieca<br />

violenza in quelle terre, nell’autunno<br />

del 1943, si intrecciarono “giustizialismo<br />

sommario e tumultuoso,<br />

parossismo nazionalista, rivalse sociali<br />

e un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento” della<br />

presenza italiana da quella che era, e<br />

cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>. Vi<br />

fu dunque un moto <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> furia<br />

sanguinaria, e un <strong>di</strong>segno annessionistico<br />

slavo, che prevalse innanzitutto<br />

nel Trattato <strong>di</strong> pace del 1947, e che<br />

assunse i sinistri contorni <strong>di</strong> una “pulizia<br />

etnica”.<br />

Quel che si può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> certo è che<br />

si consumò - nel modo più evidente<br />

con la <strong>di</strong>sumana ferocia delle foibe -<br />

una delle barbarie del secolo scorso.<br />

Perché nel Novecento - l’ho ricordato<br />

proprio qui in altra, storica e pesante<br />

ricorrenza (il Giorno della Shoah) - si<br />

intrecciarono in Europa cultura e barbarie.<br />

E non bisogna mai smarrire consapevolezza<br />

<strong>di</strong> ciò nel valorizzare i tratti<br />

più nobili della nostra tra<strong>di</strong>zione storica<br />

e nel consolidare i lineamenti <strong>di</strong><br />

civiltà, <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> tolleranza,<br />

<strong>di</strong> solidarietà della nuova Europa<br />

che stiamo da oltre cinquant’anni costruendo.<br />

È un’Europa nata dal rifiuto<br />

dei nazionalismi aggressivi e oppressivi,<br />

da quello espressosi nella guerra<br />

fascista a quello espressosi nell’ondata<br />

<strong>di</strong> terrore jugoslavo in <strong>Venezia</strong><br />

<strong>Giulia</strong>, un’Europa che esclude naturalmente<br />

anche ogni revanscismo.<br />

<strong>Il</strong> caro amico professor Paolo Barbi<br />

- figura esemplare <strong>di</strong> rappresentante<br />

<strong>di</strong> quelle terre, <strong>di</strong> quelle popolazioni<br />

e delle loro sofferenze - ha mirabilmente<br />

ripercorso la sua esperienza: specie<br />

quando ha parlato del “sogno” e del<br />

progetto europeo in cui egli ed altri<br />

cercarono in modo illuminato il risarcimento<br />

e il riscatto oltre l’incubo del<br />

passato e l’amarezza del silenzio.<br />

«non dobbiamo tacere,<br />

assumendoci la responsabilità<br />

dell’aver negato,<br />

o teso a ignorare, la verità<br />

per pregiu<strong>di</strong>ziali ideologiche<br />

e cecità politica,<br />

e dell’averla rimossa<br />

per calcoli <strong>di</strong>plomatici<br />

e convenienze internazionali»<br />

Ed è giusto quel che egli ha detto:<br />

va ricordato l’imperdonabile orrore<br />

contro l’umanità costituito dalle foibe,<br />

ma egualmente l’o<strong>di</strong>ssea dell’esodo,<br />

e del dolore e della fatica che costò a<br />

fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi<br />

una vita nell’Italia tornata libera e in<strong>di</strong>pendente<br />

ma umiliata e mutilata<br />

nella sua regione orientale. E va ricordata<br />

- torno alle parole del Professor<br />

Barbi - la “congiura del silenzio”, “la<br />

fase meno drammatica ma ancor più<br />

amara e demoralizzante dell’oblio”.<br />

Anche <strong>di</strong> quella non dobbiamo tacere,<br />

assumendoci la responsabilità dell’aver<br />

negato, o teso a ignorare, la verità<br />

per pregiu<strong>di</strong>ziali ideologiche e cecità<br />

politica, e dell’averla rimossa per<br />

calcoli <strong>di</strong>plomatici e convenienze internazionali.<br />

Oggi che in Italia abbiamo posto<br />

fine a un non giustificabile silenzio, e<br />

che siamo impegnati in Europa a riconoscere<br />

nella Slovenia un amichevole<br />

partner e nella Croazia un nuovo<br />

can<strong>di</strong>dato all’ingresso nell’Unione,<br />

dobbiamo tuttavia ripetere con forza<br />

che dovunque, in seno al popolo italiano<br />

come nei rapporti tra i popoli,<br />

parte della riconciliazione, che fermamente<br />

vogliamo, è la verità. E quello<br />

del Giorno del Ricordo è precisamente,<br />

cari amici, un solenne impegno <strong>di</strong><br />

ristabilimento della verità».<br />

Per l’ANVGD erano presenti il Presidente<br />

nazionale, Lucio Toth, accompagnato<br />

da Serena Ziliotto, figlia <strong>di</strong><br />

esule da Zara, nipote del Podestà <strong>di</strong><br />

Zara dal 1899 al 1922, internato in<br />

Austria dal 1915 al 1918, e Patrizia C.<br />

Hansen, figlia <strong>di</strong> esule da Fiume, <strong>di</strong>rettore<br />

<strong>di</strong> “Difesa Adriatica”.<br />

Vali<strong>di</strong>tà storica e potenzialità attuale<br />

dell’identità giuliano-dalmata<br />

nella prospettiva dell’unificazione europea<br />

Riproduciamo il testo della prolusione del<br />

sen. Paolo Barbi, già Presidente ed oggi Consigliere<br />

onorario dell’ANVGD alla cerimonia del<br />

Quirinale.<br />

A questo mio intervento darò un taglio personale.<br />

Mi è <strong>di</strong>fficile evitarlo perché nella mia<br />

lunga vita mi è toccato <strong>di</strong> partecipare attivamente<br />

a tutte le fasi del dramma delle nostre<br />

genti giuliano-dalmate: dalla sciagurata guerra<br />

<strong>di</strong> invasione e <strong>di</strong> occupazione della Jugoslavia<br />

all’angoscia dell’esodo, dal lungo amaro<br />

periodo dell’oblio a questo felice “Giorno<br />

del Ricordo”.<br />

La legge che lo ha istituito <strong>di</strong>ce che deve<br />

essere «il giorno del ricordo in memoria delle<br />

vittime delle foibe e dell’esodo giulianodalmata».<br />

Ma al primo momento, nella<br />

pubblicistica e nell’opinione pubblica, si è<br />

concentrato tutto sull’orrore delle foibe.<br />

È ben comprensibile. Quello delle foibe è<br />

stato un fatto drammatico, inumano, terrificante<br />

e perciò fortemente impressionante. Ma<br />

non fu il fatto più grave, il più decisivo. Fu<br />

l’esplosione delle vendette e degli o<strong>di</strong> covati<br />

nell’esasperazione nazionalistica durata decenni<br />

e nel clima della guerra totale, impietosa,<br />

dei regimi totalitari. Si manifestò già dopo<br />

l’8 settembre ’43 e poi alla fine della guerra<br />

nel maggio-giugno ’45. Creava terrore: e proprio<br />

perciò fu cinicamente incoraggiato e utilizzato<br />

dal nuovo potere jugoslavo come brutale,<br />

passionale strumento per attuare un progetto<br />

razionalmente concepito e freddamente<br />

realizzato: la ra<strong>di</strong>cale pulizia etnica – questa<br />

pessima degenerazione novecentesca del<br />

nazionalismo romantico dell’800 – dell’Istria<br />

e della Dalmazia.<br />

L’ecci<strong>di</strong>o delle foibe si esaurì in pochi mesi.<br />

Nel ‘46 non si infoibava più: ma si utilizzava<br />

la fuga terrorizzata <strong>di</strong> gran parte della popolazione<br />

italiana per sostenere alla Conferenza<br />

<strong>di</strong> Versailles le pretese annessionistiche slave,<br />

che furono sancite nel Trattato <strong>di</strong> pace<br />

imposto all’Italia sconfitta, semi<strong>di</strong>strutta, umiliata,<br />

il 10 febbraio ’47. Questo è il fatto più<br />

grave, <strong>di</strong> portata storica, che non riguardò solo<br />

alcune migliaia <strong>di</strong> vittime delle foibe, ma determinò<br />

l’esodo <strong>di</strong> un intero popolo. Perciò<br />

giustamente è stata scelta questa data per isti-<br />

Red.<br />

tuire il Giorno del Ricordo.<br />

E c’è voluta una legge! Perché dopo quel<br />

infausto ’47 e ancor più vistosamente dopo il<br />

’54 – in seguito al Memorandum <strong>di</strong> Londra<br />

che assegnò alla Jugoslavia anche l’ultima<br />

parte dell’Istria nord-occidentale (la “Zona B”<br />

del Territorio Libero <strong>di</strong> Trieste, che il Trattato<br />

non aveva assegnato alla Jugoslavia) – iniziò<br />

il lungo periodo <strong>di</strong> quella che ai nostri occhi<br />

apparve come una “congiura del silenzio”.<br />

Così alla breve, terribile fase dei primi anni<br />

del dopoguerra – le foibe e l’esodo – seguì la<br />

fase meno drammatica ma ancor più amara e<br />

demoralizzante dell’oblio.<br />

«Un atteggiamento generale<br />

<strong>di</strong> rimozione della questione adriatica»<br />

Le esigenze della politica italiana nel quadro<br />

della situazione internazionale creata dalla<br />

“guerra fredda” e dalla “eresia” titina determinarono<br />

un atteggiamento generale <strong>di</strong> rimozione<br />

della questione adriatica – una sorta <strong>di</strong><br />

convention ad obliandum – per cui anche i<br />

partiti e gli uomini che più avevano detto e<br />

Napolitano con Paolo Barbi e Francesco Rutelli<br />

(foto Presidenza della Repubblica)<br />

<strong>Il</strong> Capo dello Stato con i decorati al termine della cerimonia<br />

(foto Presidenza della Repubblica)<br />

5<br />

fatto per la causa istriana furono indotti a considerare<br />

con fasti<strong>di</strong>o le nostre valutazioni e le<br />

nostre richieste, fino al punto <strong>di</strong> imporci con<br />

procedure subdole l’affronto dell’inutile Trattato<br />

<strong>di</strong> Osimo nel ’77.<br />

Non era più l’ostilità aperta della fazione<br />

comunista degli anni ’40. Era, per noi, qualcosa<br />

<strong>di</strong> peggio: la freddezza, l’in<strong>di</strong>fferenza, la<br />

scomparsa della solidarietà in tutta la comunità<br />

nazionale. L’Italia libera e democratica<br />

per cui avevamo sacrificato tutto sembrava<br />

volerci ignorare, cancellarci. Persino – fatto<br />

<strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile gravità! – negli stu<strong>di</strong> storici, nell’insegnamento<br />

universitario, nei testi scolastici<br />

eravamo quasi totalmente ignorati. E vana<br />

fu, in tutti quegli anni, la nostra denuncia <strong>di</strong><br />

quella vergogna della cultura italiana. Erano<br />

sor<strong>di</strong> che non volevano sentire.<br />

Furono anni – decenni! - <strong>di</strong>fficilissimi. Cosa<br />

si poteva fare per mantenere quella fiducia<br />

nelle democrazie che avevamo fatto maturare<br />

e ra<strong>di</strong>care nella coscienza della grande<br />

maggioranza degli esuli? Come evitare che<br />

riaffiorassero gli irrazionali impulsi degli assur<strong>di</strong><br />

revanscismi – che ormai erano ridotti a<br />

poche frange minoritarie? Quale prospettiva<br />

dare alla “politica” della comunità giulianodalmata?<br />

L’ANVGD – che aveva organizzato fin dal<br />

’45 i nuclei <strong>di</strong> esuli sparsi in Italia (e nel mondo)<br />

e che avevo l’onore <strong>di</strong> presiedere proprio<br />

in quella lunga stagione <strong>di</strong> desolazione – scel-<br />

segue a pagina 6


6 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

se (non senza molti contrasti) <strong>di</strong> puntare sul<br />

“sogno” e sul progetto europeo. I contrasti<br />

avevano un buon argomento: quel progetto –<br />

che peraltro ancor oggi è lungi dall’essere<br />

compiuto – allora a molti sembravano non solo<br />

un sogno ma una assur<strong>di</strong>tà. E nella situazione<br />

degli anni ’70-’80, con la “cortina <strong>di</strong> ferro”<br />

che spaccava in due l’Europa lo era davvero!<br />

E specificamente per la questione adriatica.<br />

La prospettiva dell’unificazione libera e pacifica<br />

dell’Europa e dell’abbattimento delle frontiere<br />

che avevano <strong>di</strong>viso i popoli europei, non<br />

poteva andare oltre quella Cortina. Invece...<br />

Invece io ho avuto l’ineffabile sod<strong>di</strong>sfazione<br />

proprio agli inizi degli anni ’90 – quando<br />

stavo per lasciare quella presidenza – <strong>di</strong> intravedere<br />

la realizzazione del sogno e poi, negli<br />

anni successivi, <strong>di</strong> assistere alla banalizzazione<br />

<strong>di</strong> quella frontiera che aveva provocato la trage<strong>di</strong>a<br />

della mia gente, e <strong>di</strong> veder aprirsi nuove<br />

possibilità alla soluzione pacifica della<br />

questione adriatica. Ho avuto la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> veder creata una nuova situazione politica<br />

internazionale ed interna proprio come<br />

effetto del processo unitario europeo. Come<br />

il suo frutto più fecondo.<br />

Ora <strong>di</strong>ventava più facile uscire dalla lunga<br />

notte dell’oblio e proporre agli italiani (e agli<br />

slavi) non tanto il “dovere” (imposto per legge)<br />

del ricordo, ma la sua vali<strong>di</strong>tà, l’utilità, la<br />

necessità. Perché ora si sono create le con<strong>di</strong>zioni<br />

culturali e politiche per capire (noi stessi<br />

giuliano-dalmata, anzitutto) e per far capire<br />

a tutti gli altri (italiani e slavi) che con la<br />

“purificazione della memoria” non s’intende<br />

riattizzare conflittualità e o<strong>di</strong>, e neanche dare<br />

sfogo a pur umanissimi rancori o a struggenti<br />

nostalgie, ma – al contrario – riaffermare la<br />

vera identità della “italianità” dell’altra sponda<br />

dell’Adriatico e innestarla vitalmente nella<br />

nuova identità dell’Europa unita.<br />

«Un’occasione per riflettere<br />

sulla attuale potenzialità della singolare<br />

identità giuliano-dalmata»<br />

La nostra identità è costituita, certamente,<br />

continua dalla pagina 5<br />

Vali<strong>di</strong>tà storica e potenzialità attuale<br />

dell’identità giuliano-dalmata<br />

nella prospettiva dell’unificazione europea<br />

dalla cultura, dalla lingua, dalla religione, dalle<br />

tra<strong>di</strong>zioni popolari; ma anche – ed in modo<br />

del tutto particolare – dalla secolare esperienza<br />

civica, sociale e politica che ha prodotto<br />

forme storicamente collaudate <strong>di</strong> pluralismo<br />

linguistico, <strong>di</strong> integrazione sociale, <strong>di</strong> fede e<br />

ad un tempo <strong>di</strong> tolleranza religiosa, <strong>di</strong> sviluppo<br />

economico, <strong>di</strong> convivenza pacifica.<br />

Un’identità, questa, che l’esasperato nazionalismo<br />

sciovinistico otto-novecentesco ha cercato<br />

<strong>di</strong> deformare, amputandone, la parte socio-politica<br />

e usando i valori culturali e linguistici<br />

come strumento della sua teoria<br />

conflittualistica e della sua rovinosa – e per<br />

noi giuliano-dalmati fatale – prassi bellicista.<br />

Perciò noi siamo convinti che il ricordo <strong>di</strong><br />

questa nostra lunga e tanto sofferta esperienza<br />

storica deve contribuire al superamento<br />

delle chiusure autarchiche degli Stati-nazione,<br />

sovrani assoluti, con l’apertura alla convivenza<br />

pacifica delle Nazioni sotto una comune<br />

legge: come si è già verificato in Europa,<br />

come si deve promuovere anche a livello<br />

mon<strong>di</strong>ale.<br />

Questo è il contributo che l’identità del<br />

popolo giuliano-dalmata – nel Giorno del Ricordo<br />

– intende dare alla costruzione della<br />

nuova Italia e della nuova Europa. Questo è il<br />

“messaggio” che le vittime delle foibe, dell’esodo<br />

e del lungo amarissimo oblio vogliono<br />

affidare alle nuove generazioni <strong>di</strong> istriani,<br />

fiumani e dalamati, come è stato solennemente<br />

fatto dal recente Congresso dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia.<br />

Questo è il messaggio che vogliamo inviare<br />

da questa solenne cerimonia al Quirinale<br />

a tutti gli italiani. Fate <strong>di</strong> questa Giornata del<br />

Ricordo, voluta all’unanimità dal Parlamento<br />

italiano, non solo una me<strong>di</strong>tazione sulle colpe<br />

imperdonabili dell’oblio, ma anche e soprattutto<br />

un’occasione per riflettere sia sulla<br />

vali<strong>di</strong>tà storica sia sulla attuale potenzialità<br />

della singolare identità giuliano-dalmata per<br />

ristabilire e consolidare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progresso<br />

civile, <strong>di</strong> sviluppo economico-sociale<br />

e <strong>di</strong> pace per tutti i popoli dell’Adriatico.<br />

Paolo Barbi<br />

Codarin: «affermazioni<br />

che ci consentono <strong>di</strong> affrontare<br />

i problemi ancora aperti»<br />

<strong>Il</strong> presidente della Federazione delle Associazioni<br />

sugli interventi <strong>di</strong> Berlusconi e <strong>di</strong> Fassino<br />

Unanimi apprezzamenti per l’intervento <strong>di</strong> Napolitano sono venuti da tutte le<br />

forze politiche italiane, fatto salvo qualche imbarazzo nei settori della sinistra ra<strong>di</strong>cale,<br />

che coltiva la nostalgia sterile della contrapposizione ideologica. Da Francesco<br />

Rutelli, vicepresidente del Consiglio e leader della Margherita a Lorenzo Cesa, segretario<br />

dell’UDC, da Alfonso Pecoraro Scanio, esponente dee Ver<strong>di</strong> a Gianfranco<br />

Fini, presidente <strong>di</strong> AN.<br />

Consensi hanno riscosso gli interventi del segretario nazionale DS Piero Fassino e<br />

<strong>di</strong> Silvio Berlusconi pubblicati sul quoti<strong>di</strong>ano triestino “<strong>Il</strong> Piccolo” in occasione del<br />

10 febbraio. «I due leader – da <strong>di</strong>chiarato il presidente dell’Unione Italiana, Furio<br />

Ra<strong>di</strong>n – fanno bene a parlare <strong>di</strong> superamento dei conflitti, che hanno caratterizzato<br />

il confine orientale e che ancora caratterizzano i rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia,<br />

nello spirito della nuova integrazione europea <strong>di</strong> Lubiana e Zagabria». «Bisogna<br />

enucleare però la vicenda dell’esodo perché questa ferita che si è creata tra esuli e<br />

rimasti possa essere cicatrizzata, perché questa famiglia che si è spezzata possa essere<br />

riunita proprio nello spirito <strong>di</strong> fratellanza europea».<br />

Gli interventi <strong>di</strong> Berlusconi e <strong>di</strong> Fassino sono stati commentati favorevolmente da<br />

Renzo Codarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e<br />

vicepresidente nazionale dell’ANVGD: «Doveroso il messaggio <strong>di</strong> Berlusconi che ha<br />

istituito la Giornata del Ricordo e che ci consente <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> risolvere i problemi<br />

ancora aperti degli esuli come precisa lo stesso Fassino».<br />

E Lucio Toth, presidente nazionale dell’ANVGD: «Un momento <strong>di</strong> consolazione<br />

e <strong>di</strong> conforto che a fronte <strong>di</strong> un cambiamento della linea politica che guida il<br />

Paese vede i car<strong>di</strong>ni della Giornata del Ricordo restare immutati. Berlusconi e Fassino<br />

usano un linguaggio comune per sottolineare il significato <strong>di</strong> riconciliazione nazionale<br />

che questa occasione deve avere».<br />

red.<br />

continua dalla prima pagina<br />

<strong>Il</strong> presidente croato Mesic:<br />

«restituzioni e risarcimenti agli esuli italiani,<br />

questione chiusa»<br />

E sulle foibe: «una reazione e niente più»<br />

Sconcerto negli ambienti politici italiani.<br />

<strong>Il</strong> comunicato dell’ANVGD<br />

sioni e tensioni che appartengono ad un passato lontano. Eravamo convinti che il contenzioso tra<br />

Italia e Croazia avesse trovato nel quadro giuri<strong>di</strong>co dell’UE la sua soluzione più equilibrata e ci<br />

sembra incomprensibile che ciò venga messo in <strong>di</strong>scussione dal presidente croato proprio quando il<br />

suo Paese, come auspicato dall’Italia, è alla vigilia dell’ingresso nell’Unione europea». «Spero – ha<br />

concluso il presidente della Commissione Esteri – che non intendano <strong>di</strong>sperdere i risultati raggiunti<br />

nel superamento delle antiche controversie tra Roma e Zagabria».<br />

Dal canto suo, la Commissione Esteri del Senato ha chiesto che l’Esecutivo risponda a Mesic. Su<br />

proposta del sen. Roberto Antonione, la Commissione ha formulato all’unanimità la richiesta che un<br />

rappresentante del Governo italiano relazioni sulle <strong>di</strong>chiarazioni del presidente croato. <strong>Il</strong> presidente<br />

della Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, e il sottosegretario agli Esteri, Bobo Craxi,<br />

hanno sottolineato che non si può trascurare <strong>di</strong> intervenire sulle affermazioni <strong>di</strong> un capo <strong>di</strong> Stato. <strong>Il</strong><br />

quale peraltro è tornato successivamente sull’argomento nel corso <strong>di</strong> una trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica<br />

della Ra<strong>di</strong>o croata. Si è <strong>di</strong>chiarato favorevole ad un vertice a quattro (Italia, Slovenia, Croazia e<br />

Montenegro) che dovrebbe “chiudere” - questa la sua opinione - il capitolo della Seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale. «Sono e siamo favorevoli a gesta simboliche, ad inchinarci simbolicamente alle vittime<br />

del conflitto subito dopo vogliamo però voltare pagina, calando il sipario sulla Seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale. Voglio aggiungere che purtroppo non è possibile la riconciliazione tra le ideologie che si<br />

contrapposero nel conflitto. Sarebbe meglio riconoscere i fatti storici e dare ulteriore slancio alla<br />

collaborazione, copiando quanto fatto dagli altri Paesi che negli anni Quaranta si trovarono sulle<br />

opposte barricate».<br />

Per quanto concerne le foibe «in Croazia non sono più un argomento tabù, ci sono stati anche<br />

processi nel nostro Paese contro persone che si macchiarono <strong>di</strong> questi delitti. Non ricordo però come<br />

andò a finire. E poi la responsabilità delle Foibe non può essere ascritta ai soli<br />

croati. Voglio ricordare che il movimento partigiano annoverava, oltre a croati, pure sloveni, serbi,<br />

ungheresi e anche gente italiana». E sulle vicende degli esuli italiani ha riba<strong>di</strong>to l’opinione che non<br />

tutti gli esuli erano optanti e non tutti gli optanti erano esuli. Per quanto riguarda i beni abbandonati.<br />

«la questione non può essere spostata <strong>di</strong> un solo millimetro, le firme sottoscritte ad Osimo e Roma<br />

pongono fine ai problemi del secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale. Non siamo <strong>di</strong>sposti a rinegoziare questi<br />

temi. Voglio inoltre rammentare che i fascisti hanno fatto del male in Croazia a circa 100 mila<br />

persone, incen<strong>di</strong>ando centinaia <strong>di</strong> abitati e uccidendo migliaia <strong>di</strong> persone».<br />

Violante: «le Foibe finalizzate a fare pulizia <strong>di</strong> tutti coloro i quali<br />

si opponevano alla slavizzazione della regione»<br />

«È noto che il fascismo commise crimini <strong>di</strong> guerra nel territorio dell’ex Jugoslavia – è intervenuto<br />

il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Luciano Violante – ma questo<br />

non giustifica assolutamente le Foibe che furono, tra l’altro un’operazione finalizzata a fare una<br />

pulizia <strong>di</strong> tutti coloro i quali si opponevano alla slavizzazione della regione abitata da italiani». La<br />

logica, per Violante, non fu «certo quella della vendetta; la logica era quella <strong>di</strong> far<br />

fuori tutti quelli che si opponevano tanto che molti combattenti antifascisti, che quin<strong>di</strong> non potevano<br />

certo essere considerati dei fedelissimi <strong>di</strong> Mussolini, vennero precipitati e massacrati nelle Foibe<br />

perché erano contrari alla missione». Le esternazioni <strong>di</strong> Mesic, secondo l’esponente politico italiano,<br />

costituiscono «un passo in<strong>di</strong>etro che mi auguro rimanga isolato perché, tra l’altro, noi stiamo aiutando<br />

la Croazia a entrare in Europa e quin<strong>di</strong> Zagabria non può fare uscite così<br />

strumentali».<br />

Anche sul concetto <strong>di</strong> «optante» per in<strong>di</strong>care gli esuli italiani Violante lo definisce «un’interpretazione<br />

che ci riporta in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> alcuni decenni». «Sono parole inattese. Bisogna però <strong>di</strong>re con chiarezza<br />

che il fascismo commise sì crimini <strong>di</strong> guerra, ma l’altra verità è che le Foibe ebbero la funzione<br />

politica dell’annientamento <strong>di</strong> tutti coloro che si opponevano all’annessione<br />

alla Jugoslavia. E finirono nelle Foibe persone <strong>di</strong> ogni genere purché fossero sospettate <strong>di</strong> opporsi a<br />

questo progetto».<br />

Ra<strong>di</strong>n (Unione Italiana): «profondamente sbagliato»<br />

<strong>Il</strong> presidente dell’ Unione Italiana e deputato al seggio italiano al Sabor (il Parlamento croato),<br />

Furio Ra<strong>di</strong>n, non ha mancato <strong>di</strong> commentare le esternazioni <strong>di</strong> Mesic: «Mi <strong>di</strong>spiace per il presidente<br />

Mesic che in altre occasioni è stato molto vicino alla Comunità nazionale italiana e alle altre minoranze<br />

in genere. Ma parlare delle trage<strong>di</strong>e e dei crimini commessi nella Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale in<br />

termini <strong>di</strong> cause ed effetti è profondamente sbagliato. <strong>Il</strong> capo dello Stato non può fare riferimento a<br />

vendette quando parla della trage<strong>di</strong>a delle foibe». Quanto all’incontro multilaterale, il deputato<br />

istriano afferma che la riconciliazione è lungidal concretizzarsi: «Posso <strong>di</strong>re con cognizione <strong>di</strong> causa<br />

che oggi la società civile croata pensa al futuro, senza però rinnegare il passato».<br />

P.C.H.<br />

Pola, febbraio 1947. Un’immagine dell’esodo istriano


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Celebrazioni a Trieste, il commento<br />

Quest’anno, la città designata simbolicamente<br />

ufficiale per la giornata<br />

del Ricordo è stata Trieste e una nostra<br />

delegazione romana vi si è recata per<br />

partecipare alle celebrazioni.<br />

La delegazione era composta da<br />

Oliviero Zoia (segretario nazionale e<br />

presidente provinciale <strong>di</strong> Roma ), Donatella<br />

Schürzel (consigliere nazionale<br />

e vicepresidente provinciale <strong>di</strong><br />

Roma), Maria Ballarin (consigliere provinciale<br />

<strong>di</strong> Roma) con il marito Marco<br />

Salvatori, Giorgio Marsan (consigliere<br />

provinciale <strong>di</strong> Roma) Gianna Zoia (segretario<br />

Comitato <strong>di</strong> Roma) e M. Grazia<br />

Chiappori (socia).<br />

Man mano che ci si avvicinava<br />

dall’aeroporto <strong>di</strong> “Ronchi dei Legionari”<br />

alla città, tutti noi, pur essendo<br />

ancora piuttosto giovani e figli <strong>di</strong> profughi,<br />

non “<strong>di</strong>retti testimoni” delle vicende<br />

storiche ben note, sentivamo<br />

quello che poi ci siamo comunicato<br />

essere uno stato d’animo ricorrente,<br />

ogni qual volta arriviamo a Trieste: il<br />

cuore si emoziona e si respira un’aria...<br />

“<strong>di</strong> casa”.<br />

Sembrerà strano, giacché siamo<br />

nati tutti in altri luoghi, ma, per quanto<br />

ha riguardato la nostra Comunità,<br />

al Quartiere <strong>Giulia</strong>no Dalmata <strong>di</strong><br />

Roma (il «Villaggio»), almeno sino alla<br />

possibile futuro migliore, è stato il Sacrario<br />

<strong>di</strong> Basovizza, Monumento nazionale<br />

che da oggi si affiancherà anche<br />

alla sede <strong>di</strong> un nuovo Centro <strong>di</strong><br />

documentazione, inaugurato la mattina<br />

subito dopo i <strong>di</strong>scorsi ufficiali per<br />

la manifestazione.<br />

Ad aprire la serie <strong>di</strong> interventi è stato<br />

il saluto del Sindaco Roberto<br />

Dipiazza, che per prima cosa ha voluto<br />

ringraziare chi, con il suo lavoro e<br />

la sua volontà, ha potuto far si che il<br />

Monumento sia <strong>di</strong>ventato una realtà<br />

tangibile e solenne, che nel mandato<br />

del primo Citta<strong>di</strong>no rappresenta<br />

«l’opera più importante e fondamentale<br />

fin’ora realizzata».<br />

A parlare subito dopo Dipiazza è<br />

stato il Sottosegretario agli Interni Ettore<br />

Rosato, il quale ha affermato: «In<br />

questo momento che vivo con grande<br />

emozione il mio pensiero va a quegli<br />

ideali <strong>di</strong> libertà e democrazia che hanno<br />

accompagnato chi ha dovuto lasciare<br />

le proprie terre per un sofferto<br />

Esodo al quale si è associato il dolore<br />

dei tanti scomparsi, che oggi riposano<br />

qui dopo anni <strong>di</strong> silenzio. Siamo arrivati<br />

tar<strong>di</strong>, ed è dovere della Repubbli-<br />

nostra generazione, quella più o meno<br />

dei quarantenni, questo senso <strong>di</strong> ideale<br />

legame con la città «irredenta» e <strong>di</strong><br />

senso <strong>di</strong> provenienza e <strong>di</strong> identità, è<br />

trapassato dalle fibre più intime dei<br />

nostri genitori, in noi.<br />

Dunque, sensazioni forti, quelle<br />

avvertite nel trovarsi tutti insieme a<br />

con<strong>di</strong>videre un ritorno, in un’occasione<br />

poi così importante, per la valenza<br />

morale della giornata successiva e per<br />

<strong>di</strong> più amichevolmente e calorosamente<br />

accolti dal presidente del Comitato<br />

<strong>di</strong> Trieste, Renzo Codarin, con<br />

la moglie e dall’assessore alla Cultura<br />

del Comune <strong>di</strong> Trieste, Massimo Greco.<br />

La mattina del 10 febbraio, alle ore<br />

9.30, la nostra delegazione e quella<br />

del Comitato <strong>di</strong> Trieste, è stata ricevuta<br />

in Comune dal sindaco, Roberto<br />

Dipiazza che ha manifestato profonda<br />

sod<strong>di</strong>sfazione per il nuovo monumento<br />

alla foiba <strong>di</strong> Basovizza, pur<br />

avendo questo comportato non pochi<br />

problemi per la sua realizzazione e<br />

richiesto un’abile attività <strong>di</strong>plomatica.<br />

<strong>Il</strong> sindaco, inoltre, ha fatto presente<br />

la sua forte ed attiva partecipazione<br />

e con<strong>di</strong>visione della nostra causa e<br />

l’importante ruolo che l’ANVGD da tanti<br />

anni svolge in questo senso, confer-<br />

continua dalla prima pagina<br />

mandoci il suo sostegno per qualunque<br />

circostanza. È seguito poi uno<br />

scambio <strong>di</strong> doni: una targa da parte<br />

dell’<strong>Associazione</strong> al sindaco ed un<br />

bello stemma con l’alabarda <strong>di</strong> Trieste<br />

alla nostra delegazione. Al termine <strong>di</strong><br />

questo incontro ci siamo recati a<br />

Basovizza.<br />

<strong>Il</strong> luogo è in sé molto significativo.<br />

Uno spiazzo aperto, con al centro il<br />

nuovo monumento, semplicissimo ed<br />

essenziale, realizzato su progetto del<br />

professor L. Schiozzi, rappresentante<br />

un argano, <strong>di</strong> quelli tristemente noti,<br />

per essere stati utilizzati per issare dalle<br />

foibe i quintali <strong>di</strong> “poveri resti”, che<br />

ne sono stati estratti e, sulla sua sommità,<br />

una croce, simbolo sia della Croce<br />

portata da tante persone innocenti,<br />

sia <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> riconciliazione con Dio<br />

e, si spera, con gli uomini. Intorno, un<br />

corollario <strong>di</strong> pini, alle spalle il Carso<br />

con il suo silenzio e l’aria sottile ed<br />

una pioggia, per fortuna piuttosto gentile,<br />

che solo per poco, ha come qualcuno<br />

ha detto nei <strong>di</strong>scorsi ufficiali, rappresentato<br />

il pianto del cielo per questa<br />

circostanza, un pianto contenuto e<br />

<strong>di</strong>gnitoso, così come lo è stato quello<br />

<strong>di</strong> tutti i presenti.<br />

Intorno alle 11.45 è effettivamente<br />

iniziata la cerimonia ufficiale, tra ono-<br />

Foiba <strong>di</strong> Basovizza,<br />

nel Giorno del Ricordo inaugurato a Trieste<br />

il rinnovato monumento<br />

Con<strong>di</strong>videre il dolore del passato per un futuro migliore<br />

<strong>Il</strong> sindaco <strong>di</strong> Trieste, Roberto Dipiazza (al centro), riceve<br />

i rappresentanti dell’ANVGD, il Segretario nazionale Oliviero Zoia<br />

(a sin.) e Giorgio Marsan, del Comitato <strong>di</strong> Roma (a destra).<br />

La delegazione <strong>di</strong> esuli provenienti da Roma e aderenti<br />

all’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, era guidata<br />

dal Segretario Zoia in rappresentanza del Presidente Lucio Toth –<br />

impegnato a Roma nella contemporanea cerimonia <strong>di</strong> consegna<br />

delle Medaglie alle famiglie degli infoibati,<br />

con il Presidente Napolitano – ed era accompagnata<br />

dal vicepresidente nazionale Renzo Codarin<br />

ca offrire quel risarcimento morale che<br />

si lega ai frutti <strong>di</strong> ogni democrazia<br />

matura. Le Foibe rappresentano ancora<br />

oggi una ferita aperta nel corpo vivo<br />

della Comunità nazionale. Sono quin<strong>di</strong><br />

riconoscente, per questo Monumen-<br />

Basovizza, particolare della folla presente alla cerimonia (foto G. Marsan)<br />

to che simboleggia non solo il dolore,<br />

ma anche il rispetto per le <strong>di</strong>fferenze<br />

che sempre dovranno continuare ad<br />

essere rispettate».<br />

L’accoglienza a queste parole è rimasta<br />

muta fino all’accenno, nel <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong> Rosato, ad un contestatissimo<br />

ringraziamento alla comunità slovena<br />

tra le altre realtà che hanno partecipato,<br />

in solido o moralmente, alla realizzazione<br />

del Sacrario. Si sono levate<br />

proteste <strong>di</strong>ffuse che nelle ultime file<br />

hanno impe<strong>di</strong>to il <strong>di</strong>ffondersi delle ultime<br />

<strong>di</strong>chiarazioni del Sottosegretario,<br />

contribuendo ad un’atmosfera <strong>di</strong> tensione<br />

scioltasi al secondo intervento<br />

del Sindaco Dipiazza, molto apprezzato<br />

invece per la sobrietà e per le<br />

espressioni scelte per celebrare questa<br />

giornata.<br />

A questo punto è stata la volta dell’onorevole<br />

Roberto Menia, che ha<br />

esor<strong>di</strong>to: «Questo Monumento è qualcosa<br />

per cui vale la pena vivere. Ci<br />

sono atti e parole che restano, in quella<br />

preziosa <strong>di</strong>gnità che ricorda quella<br />

‘corrispondenza degli amorosi sensi’<br />

<strong>di</strong> cui parlava il Foscolo».<br />

ri delle armi ai Caduti, i labari della<br />

città <strong>di</strong> Trieste, medaglia d’oro, e della<br />

città <strong>di</strong> Muggia, medaglia d’argento,<br />

che sono sfilati, mentre in sottofondo<br />

echeggiavano le note del Piave.<br />

All’intonazione dell’Inno <strong>di</strong> Mameli,<br />

cantato da tutti i presenti, molti<br />

occhi erano luci<strong>di</strong>; noi, non riuscivamo<br />

nenche a guardarci, perché troppo<br />

forte era l’emozione e quel nodo<br />

alla gola che ci strigeva per la consapevolezza<br />

<strong>di</strong> capire ciò che l’inno nazionale<br />

veramente rappresenta e, soprattutto,<br />

ha rappresentato per tutti i<br />

massacrati istriani, fiumani e dalmati,<br />

oltre che per coloro che hanno subito<br />

e affrontato l’esodo, si poteva sciogliere<br />

da un momento all’altro.<br />

Sono seguiti poi <strong>di</strong>versi interventi<br />

ufficiali tra cui molto applau<strong>di</strong>to ed<br />

apprezzato quello del sindaco Dipiazza,<br />

che ha ricordato l’orrore delle persecuzioni,<br />

la negazione della libertà<br />

per le popolazioni giuliano-dalmate e<br />

della possibilità <strong>di</strong> optare “tutelata” dal<br />

<strong>di</strong>ritto internazionale, le responsabilità<br />

politiche, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ogni cosa,<br />

bene, affetti, persino dei morti, ed infine<br />

nel momento doloroso dell’esilio il<br />

silenzio vile e l’oblio, squallido,<br />

vergonoso e non casuale. Ha concluso<br />

il sindaco con un: «W Trieste, W la<br />

Patria, W l’Italia!».<br />

Ha preso successivamente la parola,<br />

l’on. Menia, applau<strong>di</strong>tissimo per<br />

il suo <strong>di</strong>scorso, non politicizzato, nel<br />

quale ha esaltato il valore del silenzio,<br />

rispetto a tante parole, spesso solo formali,<br />

e ha ricordato la «corrispondenza<br />

<strong>di</strong> amorosi sensi» <strong>di</strong> foscoliana<br />

memoria, per ciò che il monumento<br />

da se stesso evoca e ha concluso sot-<br />

Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuovo Roberto Dipiazza,<br />

che ha portato il messaggio dell’ex presidente<br />

del Consiglio Silvio Berlusconi,<br />

che faceva riferimento ad una sua prossima<br />

visita a Basovizza per celebrare<br />

«l’importanza storica e morale <strong>di</strong> questo<br />

luogo della Memoria».<br />

<strong>Il</strong> Sindaco Dipiazza:<br />

«la pulizia etnica ha fatto<br />

scomparire un’intera regione italiana»<br />

Nel suo <strong>di</strong>scorso de<strong>di</strong>cato a<br />

Norma Cossetto e ai Martiri delle<br />

Foibe, il Sindaco ha ricordato: «È ora<br />

<strong>di</strong> iniziare un cammino <strong>di</strong> perdono e<br />

riconciliazione, evitando macabre<br />

compensazioni storiche e ricordando<br />

la pulizia etnica che ha fatto scomparire<br />

un’intera regione italiana. Non<br />

possiamo accettare che si utilizzino<br />

espressioni come gli ‘optanti’ per definire<br />

gli Esuli, perché nella nostra lingua<br />

‘optare’ significa poter scegliere,<br />

e così non è stato. <strong>Il</strong> futuro comunque<br />

è dei giovani, che, anche grazie ad<br />

opere come questa, potranno godere<br />

<strong>di</strong> un benessere e <strong>di</strong> una sicurezza per<br />

le generazioni che verranno e che sapranno<br />

giu<strong>di</strong>care le derive estremisti-<br />

segue a pagina 8<br />

7<br />

tolineando che sono queste «l’urne<br />

de’forti».<br />

Spesso invece e contrariamente a<br />

quanto dallo stesso affermato, interrotto<br />

da fischi qua e là il <strong>di</strong>scorso del sottosegretario<br />

all’Interno Ettore Rosato,<br />

in rappresentanza del governo italiano,<br />

fischi che sono <strong>di</strong>ventati un vero<br />

coro quando il suddetto, che pure è<br />

triestino e dunque conosce tanti precari<br />

equilibri della sua città, ha<br />

rigraziato in maniera impropria la locale<br />

comunità slovena per aver permesso<br />

la realizzazione del monumento.<br />

Verrebbe da pensare che la frase<br />

non fosse pronunciata del tutto casualmente,<br />

che fosse invece voluta, sapendo<br />

che avrebbe provocato delle reazioni.<br />

E allora? Si voleva che il giorno<br />

dopo sui giornali si scrivesse che il rappresentante<br />

del governo era stato fischiato<br />

a Trieste, come se ciò potesse<br />

in<strong>di</strong>care magari poco senso democratico<br />

dei presenti? Errore. <strong>Il</strong> senso democratico<br />

sta proprio lì: se un’opinione<br />

non è con<strong>di</strong>visa e per <strong>di</strong> più è provocatoria,<br />

è decisamente democratico<br />

manifestare <strong>di</strong>ssenso! Inoltre, c’era<br />

poco da provocare: la comunità<br />

slovena ha dato il suo”comodato” e<br />

questo le fa onore e ci fa piacere, ma<br />

su un territorio che è italiano!<br />

• • •<br />

Ha concluso, infine gli interventi<br />

Monsignor Ravignani, Vescovo <strong>di</strong> Trieste<br />

che ha invitato alla pace e al rasserenamento<br />

nella <strong>di</strong>gnità del Ricordo.<br />

È stata poi letta la preghiera per gli<br />

infoibati <strong>di</strong> Monsignor Santin, che ha<br />

concluso la solenne cerimonia.<br />

La giornata della nostra piccola<br />

che del passato».<br />

Penultimo fra gli interventi della<br />

mattinata, il <strong>di</strong>scorso del presidente del<br />

Comitato per i Martiri delle Foibe, Paolo<br />

Sardos Albertini che ha letto la motivazione<br />

per la medaglia d’oro al valore<br />

militare ricevuta dalla città <strong>di</strong> Trieste<br />

per ricordare le sue lotte storiche<br />

contro le dominazioni che l’hanno<br />

osteggiata a partire dall’Ottocento fino<br />

al 1954.<br />

Infine il Vescovo <strong>di</strong> Trieste ,<br />

monsignor Eugenio Ravignani, ha<br />

espresso il suo messaggio <strong>di</strong> pace e<br />

riconciliazione riprendendo la figura<br />

dello scomparso vescovo Santin, e ha<br />

sottolineato come «la vendetta non<br />

nasce da un dolore ormai purificato,<br />

nonostante la sete <strong>di</strong> verità e giustizia».<br />

Dopo l’inaugurazione dell’annesso<br />

Centro <strong>di</strong> documentazione, la delegazione<br />

istituzionale e parte del pubblico<br />

si sono recati alla Prefettura per<br />

la cerimonia della consegna delle<br />

medaglie alla Memoria per le famiglie<br />

degli Esuli e degli infoibati giuliani,<br />

istriani e dalmati.<br />

Emanuela Masseria<br />

www.arcipelagoadriatico.it<br />

Basovizza, i rappresentanti dell’A NVGD<br />

<strong>di</strong>spiegano la ban<strong>di</strong>era associativa. Si riconoscono, da destra,<br />

il consigliere nazionale Donatella Schürzel,<br />

il segretario nazionale Oliviero Zoia e Giorgio Marsan


8 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

continua dalla pagina 7<br />

Celebrazioni a Trieste,<br />

il commento<br />

delegazione romana, ha avuto quin<strong>di</strong> un seguito estremamente particolare. Ci<br />

siamo recati, ironia della sorte, con un tassista istriano che dai quattro agli otto<br />

anni vi ha vissuto, al Campo <strong>di</strong> accoglienza <strong>di</strong> Padriciano. Questa è stata una<br />

visita in forma privata e, del resto, solo così avrebbe potuto essere! <strong>Il</strong> dolore che<br />

abbiamo provato, la tristezza e il senso d’oppressione d’animo che tutti quanti<br />

abbiamo con<strong>di</strong>viso è stato lacerante.<br />

Qui ci è stato chiaro, nel freddo penetrante <strong>di</strong> un inverno tra l’altro incre<strong>di</strong>bilmente<br />

mite, figuriamoci negli inverni dei lontani anni del dopo Esodo, quanto<br />

dolore profondo debbano aver provato i nostri genitori, parenti, amici e tanti<br />

altri sconosciuti che hanno soggiornato chi per poco, chi per tanto, troppo tempo,<br />

in questi campi, che erano sì per la vita, ma dove tanti hanno invece trovato<br />

la morte, per stenti o per il freddo (come ci ha raccontato il nostro tassista <strong>di</strong> un<br />

bimbo <strong>di</strong> quattro anni che non resistette all’inverno carsico!).<br />

Quanta tristezza nel vedere accatastati davanti ai nostri occhi mobili, cassettoni,<br />

tipi <strong>di</strong> arma<strong>di</strong>, se<strong>di</strong>e che ciascuno <strong>di</strong> noi ha “riconosciuto” perché, certamente<br />

ben mantenuti, conserva ancora oggi nelle proprie case, provenienti da<br />

quelle che una volta erano abitazioni o benestanti o perlomeno decenti e <strong>di</strong>gnitose<br />

<strong>di</strong> bisnonni, o nonni, o persone <strong>di</strong> famiglia…<br />

Scoprire dei “buchi” dove le donne, insieme cucinavano, con<strong>di</strong>videndo<br />

quel poco che c’era e scorgere ciò che rimane <strong>di</strong> qualche brandello <strong>di</strong> ten<strong>di</strong>na<br />

<strong>di</strong> pizzo che voleva ingentilire e dare un tono <strong>di</strong> “case” e non <strong>di</strong> “rifugi” a chi<br />

viveva in realtà in delle misere baracche, piene però <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità e <strong>di</strong> sentimenti.<br />

Su una lunga parete tante piccole foto, a testimonianza <strong>di</strong> chi era passato <strong>di</strong><br />

lì e scoprire, con un tuffo al cuore, perché ci ha dato la conferma assoluta, se<br />

ancora ne avessimo avuto bisogno, del realismo del luogo che stavamo visitando,<br />

un volto noto a tutti noi del «Villaggio». Una Signora che ha vissuto sino a<br />

qualche anno fa al quartiere <strong>Giulia</strong>no Dalmata <strong>di</strong> Roma, ci ha fatto toccare con<br />

mano la nuda e cruda verità.<br />

Ho sentito mio sino in fondo lì, il manifesto <strong>di</strong> quest’anno per la giornata del<br />

Ricordo : “Un chiodo nel cuore”! Ed è rimasto testimoniato nei bigliettini che si<br />

possono attaccare ad una parete dopo la visita.<br />

La giornata del 10 febbraio è stata per noi, delegazione <strong>di</strong> Roma, quest’anno,<br />

una sorta <strong>di</strong> “pellegrinaggio” per la sacralità dei valori che ne sono emersi.<br />

Certo, forse noi che siamo “figli <strong>di</strong>…” possiamo ancora essere così toccati; non<br />

si può pensare che possa essere così per tutti, però è importante che tutti gli<br />

italiani ed in particolare i giovani, siano a conoscienza <strong>di</strong> tali fatti e misfatti<br />

storici e che in essi possano in<strong>di</strong>viduare le ra<strong>di</strong>ci del desiderio <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> identità<br />

e contemporaneamente convivenza pacifica con gli altri.<br />

Va ricordata anche qui, su un muro <strong>di</strong> fronte alla Cattedrale una frase vile ed<br />

ingiuriosa, degna <strong>di</strong> alcuni visci<strong>di</strong> ed anacronistici negazionisti che in <strong>di</strong>verse<br />

città d’Italia hanno manifestato così il loro inutile e stolto intento (come del resto<br />

tentano <strong>di</strong> fare orribilmente coloro che cercano <strong>di</strong> negare o minimizzare la<br />

Shoà) con su scritto «Nessuna pietà per i fascisti infoibati».<br />

Vergogna sì, del resto imme<strong>di</strong>atamente cancellata dagli addetti del Comune,<br />

ma anche irrilevante, in quanto marcia, e <strong>di</strong> conseguenza impossibilitata ad<br />

attecchire. Del resto, la storia fa sempre il suo corso, che piaccia oppure no e<br />

ristabilisce ogni verità.<br />

All’uscita da San Giusto lo spirito <strong>di</strong> tutti era sereno e siamo scesi a pie<strong>di</strong> per<br />

le vie della città vecchia fino in centro, sentendo <strong>di</strong> aver fatto qualcosa <strong>di</strong> giusto<br />

in questo 10 febbraio e, concedetecelo, fieri <strong>di</strong> essere giuliano-dalmati.<br />

Donatella Schürzel<br />

L’omaggio<br />

della Camera dei Deputati<br />

Roma. La seduta della Camera dell’8 febbraio si è aperta con l’omaggio<br />

dell’Assemblea presieduta in quella occasione da Pier Luigi Castagnetti. Trascriviamo<br />

il resoconto stenografico fornito.<br />

<strong>Il</strong> presidente (si leva in pie<strong>di</strong> e, con lui, l’intera Assemblea ed i membri del<br />

Governo).<br />

«Onorevoli colleghi, il prossimo sabato 10 febbraio ricorre il «Giorno del<br />

ricordo», istituito dal Parlamento con la legge n. 92 del 2004. Con questa decisione,<br />

la rappresentanza nazionale ha inteso associare solennemente alla memoria<br />

storica del Paese la trage<strong>di</strong>a degli italiani e <strong>di</strong> tutte le vittime delle foibe, il<br />

dramma dell’esodo dalle loro terre degli istriani, dei fiumani e dei dalmati nel<br />

secondo dopoguerra, le vicende dolorose che hanno segnato la storia del nostro<br />

confine orientale.<br />

Rinnovare il ricordo <strong>di</strong> tanti italiani che, in quel tempo terribile, hanno<br />

subito la violenza dell’o<strong>di</strong>o ideologico ed etnico, cui si è aggiunta la ferita <strong>di</strong> un<br />

lungo oblio, rappresenta oggi, per tutta la comunità nazionale, un passaggio<br />

obbligato ed un riferimento in<strong>di</strong>spensabile nell’affermazione dei fattori fondanti<br />

della propria identità e del proprio percorso comune.<br />

<strong>Il</strong> lungo cammino compiuto dalla nostra democrazia, profondamente e saldamente<br />

ra<strong>di</strong>cata nella Costituzione e negli altissimi valori <strong>di</strong> civiltà che essa<br />

custo<strong>di</strong>sce, ci consente e ci obbliga a guardare alla <strong>di</strong>gnità vilipesa <strong>di</strong> quei nostri<br />

concitta<strong>di</strong>ni come ad un patrimonio ideale e vivo, presente, che appartiene a<br />

tutti noi: un fattore <strong>di</strong> unità, e non <strong>di</strong> scontri o <strong>di</strong>visioni; un dato <strong>di</strong> verità da<br />

rispettare e preservare nella sua integrità storica, sottraendolo alla logica delle<br />

riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> parte come ai tentativi <strong>di</strong> sminuirne la portata storica e, dunque,<br />

politica e morale.<br />

Oggi la Camera dei deputati, nel rinnovare il ricordo delle tante storie <strong>di</strong><br />

dolore <strong>di</strong> cui si compone la vicenda del nostro confine orientale, si unisce<br />

idealmente ai sentimenti <strong>di</strong> coloro che le hanno vissute <strong>di</strong>rettamente ed al cordoglio<br />

dei familiari <strong>di</strong> coloro che furono barbaramente uccisi, e riba<strong>di</strong>sce, con<br />

forza, l’impegno ad e<strong>di</strong>ficare il futuro della convivenza tra i popoli e le nazioni<br />

del mondo nel segno del reciproco riconoscimento, della solidarietà, della libertà<br />

e della democrazia».<br />

Non solo Ricordo. Si riapre il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

tra Governo e Federazione delle Associazioni.<br />

L’annuncio dato alla conferenza stampa<br />

convocata a Roma dall’ANVGD<br />

Codarin: « un significativo risultato; auspichiamo che non venga meno nel prossimo periodo»<br />

con i <strong>di</strong>versi ministeri preposti alla gestione dei problemi<br />

degli esuli giuliano-dalmati, in<strong>di</strong>cati dal documento dei<br />

«Nove punti» elaborato dalla Federazione stessa. <strong>Il</strong> 7 febbraio,<br />

l’on. Violante ha inserito il tema del «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />

nel «Question time» al ministro per le Riforme<br />

istituzionali Vannino Chiti, alla Camera: e Palazzo Chigi ha<br />

annunciato per il 20 febbraio il primo incontro tra Esecutivo<br />

e Federazione degli Esuli per riprendere il confronto.<br />

<strong>Il</strong> presidente della Federazione, Renzo Codarin, ha<br />

espresso sod<strong>di</strong>sfazione: «È un segnale importante che il<br />

Governo ci dà nel Giorno del Ricordo dell’Esodo e delle<br />

Foibe per cercare <strong>di</strong> risolvere dopo sessant’anni tanti problemi.<br />

Sicuramente ci sarà un serrato e <strong>di</strong>fficile lavoro parlamentare<br />

e tecnico». «Oggi – ha proseguito Codarin – l’attenzione<br />

nell’occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo,<br />

ha portato un significativo risultato; auspichiamo che<br />

non venga meno nel prossimo periodo».<br />

Chiti per il Governo:<br />

<strong>di</strong> «centrale importanza»<br />

la soluzione dei problemi irrisolti<br />

<strong>Il</strong> ministro Chiti, rispondendo al «Question time», ha<br />

assicurato che il governo attribuisce «una centrale importanza»<br />

alla soluzione dei problemi irrisolti per gli esuli, e<br />

per questo il Consiglio dei Ministri ha deciso la «riapertura<br />

del tavolo per le questioni ancora aperte, con la partecipa-<br />

Riprende il tavolo <strong>di</strong> lavoro Governo-Esuli.<br />

Dopo alcune ore <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo,<br />

la sensazione è che l’atteggiamento nei<br />

confronti delle tematiche dei giulianodalmati<br />

poste mille volte sul tappeto,<br />

sia finalmente cambiato. Si avverte<br />

volontà <strong>di</strong> collaborazione, l’intenzione<br />

è quella <strong>di</strong> trovare le giuste strade<br />

per portare ad una soluzione <strong>di</strong> problemi<br />

che gravano sulla realtà del<br />

mondo degli Esuli da sessant’anni.<br />

Quando esce da palazzo Chigi, il<br />

Presidente della Federazione degli Esuli,<br />

Renzo Codarin esprime “sod<strong>di</strong>sfazione”.<br />

Era quello che si aspettava, Presidente?<br />

“Era ciò che auspicavo. Tutti e nove<br />

i punti del promemoria della Federazione<br />

sono stati analizzati a fondo cercando<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le modalità e gli<br />

strumenti più adatti per trovare una<br />

giusta e veloce soluzione”.<br />

Per i rappresentanti <strong>di</strong> Governo si<br />

tratta <strong>di</strong> tematiche nuove oppure no?<br />

“Ci siamo confrontati con persone<br />

che conoscono la nostra situazione<br />

e che sono quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

insieme a noi le strade da percorrere”.<br />

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continua dalla prima pagina<br />

Gli echi del <strong>di</strong>scorso del Presidente<br />

Napolitano hanno pesato su l’incontro?<br />

“Per quanto ci riguarda, devo <strong>di</strong>re<br />

che il <strong>di</strong>scorso del Presidente della<br />

Repubblica, affida a noi Esuli una grande<br />

responsabilità, ovvero <strong>di</strong> affrontare<br />

con serietà e maturità le nostre questioni.<br />

Mai come ora abbiamo avuto<br />

gli occhi del Paese puntati su <strong>di</strong> noi,<br />

mai come ora abbiamo avvertito la<br />

solidarietà della Nazione e la voglia<br />

<strong>di</strong> conoscere a fondo le nostre questioni,<br />

sia si tratti della storia che delle<br />

nostre tra<strong>di</strong>zioni, la provenienza, i riti<br />

della nostra civiltà arcaica conta<strong>di</strong>na<br />

e marinara ma anche urbana”.<br />

Ci sono stati dei punti sui quali è<br />

stata posta maggiore attenzione?<br />

“Naturalmente sappiamo che restituzione<br />

ed indennizzi sono il nodo<br />

centrale delle nostre richieste. Sappiamo<br />

che ci impegneranno moltissimo<br />

ma la cosa non ci scoraggia, si tratta <strong>di</strong><br />

questioni spinose che abbiamo affrontato<br />

senza minimizzare e che continueremo<br />

a riba<strong>di</strong>re con la necessità <strong>di</strong><br />

risolvere definitivamente un contenzioso<br />

che ci portiamo <strong>di</strong>etro da troppo<br />

tempo. Ai vari punti presentati dalla<br />

Federazione ne è stato aggiunto un<br />

decimo che riguarda il rapporto con<br />

la scuola e che scaturisce proprio dal<br />

Giorno del Ricordo. Non si tratta comunque<br />

<strong>di</strong> una novità, a segnalarlo è<br />

stato l’on. Renzo de’Vidovich che non<br />

è nuovo a questi incontri. Devo sottolineare<br />

il fatto che all’appuntamento<br />

erano presenti ben quattro presidenti<br />

della Federazione, oltre a me e a<br />

de’Vidovich, sedevano al tavolo anche<br />

Toth e Brazzoduro a dare continuità<br />

ad un impegno che non nasce ora, ma<br />

che si trova senz’altro a una svolta”.<br />

I toni del <strong>di</strong>battito?<br />

“Molto pacati, costruttivi, <strong>di</strong>rei generosi<br />

nelle proposte, sono stati già<br />

<strong>di</strong>stribuiti dei compiti precisi che i rappresentanti<br />

del Governo e loro funzionari<br />

sono chiamati a portare a termine<br />

in tempi brevi”.<br />

In uno dei punti si parla anche <strong>di</strong><br />

collaborazione con la Comunità Italiana…<br />

zione delle associazioni degli esuli e delle amministrazioni<br />

regionali e locali interessate». «La rinnovata attenzione dell’<br />

Italia per cercare una soluzione equa della questione degli<br />

esuli ha consentito per la prima volta nel 2001 l’apertura <strong>di</strong><br />

uno specifico tavolo negoziale con la Croazia». «La posizione<br />

del governo italiano – ha sottolineato il rappresentante<br />

del Governo – è chiara: è necessaria la piena applicazione<br />

da parte croata del principio <strong>di</strong> non <strong>di</strong>scriminazione<br />

sulla base della nazionalità», viste le «solo parziali aperture<br />

della Croazia sulla denazionalizzazione dei beni; inoltre,<br />

esistono categorie <strong>di</strong> potenziali beneficiari tra gli esuli, mai<br />

contemplate negli accor<strong>di</strong> internazionali».<br />

Indennizzi dei «beni abbandonati»:<br />

restano da evadere 1.800 pratiche<br />

Quanto agli indennizzi previsti dalla legge 137/2001,<br />

ha informato ancora Chiti, la Direzione generale del <strong>di</strong>partimento<br />

del Tesoro ha fino ad oggi liquidate 9.800 pratiche;<br />

ne restano da evadere 1800.<br />

Alla riunione del 20, la prima dopo una prolungata fase<br />

<strong>di</strong> stallo durante la quale la Federazione non ha mai smesso<br />

<strong>di</strong> sollecitare l’Esecutivo, sono previste le presenze <strong>di</strong><br />

funzionari <strong>di</strong> quattro Ministeri, probabilmente Interni, Finanze,<br />

Tesoro, Esteri e forse degli Affari Comunitari, nocnhé<br />

rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni.<br />

Red.<br />

Tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, intervista<br />

al presidente della Federazione Codarin<br />

“È stato affrontato nel capitolo riguardante<br />

la legge 193/2004 nella<br />

quale sono previste delle sinergie su<br />

progetti culturali con gli Italiani<br />

dell’Istria, Fiume e Dalmazia. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un impegno che inten<strong>di</strong>amo concretizzare<br />

per dare un senso ed un futuro<br />

alla memoria ed alle ra<strong>di</strong>ci delle<br />

giovani generazioni che nelle nostre<br />

terre possono ancora trovare testimonianza<br />

viva <strong>di</strong> una realtà che parla dei<br />

loro padri, attraverso il linguaggio dell’arte<br />

e dell’architettura, ma anche delle<br />

tra<strong>di</strong>zioni e della parlata dei residenti”.<br />

Rosanna Turcinovich Giuricin<br />

www.arcipelagoadriatico.it<br />

Perio<strong>di</strong>co mensile dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />

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Finito <strong>di</strong> stampare il 2 marzo <strong>2007</strong>


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

<strong>Il</strong> Consiglio Comunale e il Consiglio<br />

Provinciale <strong>di</strong> Firenze hanno commemorato<br />

il Giorno del Ricordo nel<br />

corso <strong>di</strong> due sedute solennie alla quali<br />

hanno preso parte Lucio Toth, presidente<br />

dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, e Roberto<br />

Spazzali, storico.<br />

Alle 15.00 si è riunito il Consiglio<br />

Comunale, alle 16.30 il Consiglio provinciale.<br />

«Era il 10 febbraio <strong>di</strong> sessant’anni<br />

fa quando al Quai d’Orsay venne firmato<br />

il Trattato <strong>di</strong> pace tra l’Italia e le<br />

potenze alleate che sottrasse al nostro<br />

Paese territori consistenti al confine<br />

orientale. Proprio per tale ragione è<br />

stata scelta questa data per commemorare<br />

la Giornata del ricordo delle<br />

vittime delle foibe – ha ricordato il presidente<br />

del Consiglio provinciale Massimo<br />

Mattei in apertura della seduta –<br />

e questa data serve, <strong>di</strong> anno in anno,<br />

per rinnovare il ricordo delle migliaia<br />

e migliaia <strong>di</strong> uomini, donne, anziani e<br />

bambini, lasciati morire nel buio <strong>di</strong> una<br />

foiba, seppelliti vivi tra i morti. Per ricordare<br />

maestri, preti, soldati, operai,<br />

studenti seviziati e uccisi dalle milizie<br />

iugoslave nelle scuole, in strada, in<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Firenze, il Consiglio Comunale<br />

e Provinciale nel Giorno del Ricordo<br />

chiesa, in casa propria. Per ricordare<br />

quei carnefici ancora impuniti, prosciolti<br />

dall’accusa <strong>di</strong> sterminio per aver<br />

operato in territorio “extranazionale”<br />

o mai neanche processati. È il ricordo<br />

della <strong>di</strong>sperazione dei 350 mila esuli<br />

italiani <strong>di</strong> Fiume, dell’Istria, della<br />

Dalmazia, costretti ad abbandonare le<br />

loro case, le loro terre, i loro ricor<strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>cati nei secoli. Italiani che, rifugiandosi<br />

in patria, non trovarono sempre<br />

una patria ad accoglierli ed ebbero i<br />

loro <strong>di</strong>ritti ridotti. È il ricordo delle migliaia<br />

<strong>di</strong> persone scomparse nel nulla<br />

che l’Italia, l’Europa ed il mondo hanno<br />

fatto finta <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare. In questi<br />

ultimi anni qualcosa si è mosso ma<br />

ancora c’è tanto da fare. Recentemente,<br />

a Firenze, è stato trovato in frantumi<br />

la targa, vicino alla Fortezza da<br />

Basso, che in<strong>di</strong>cava il Largo Martiri<br />

delle Foibe. E sabato si sono avuti vergognosi<br />

scontri che sono culminati nel<br />

ferimento <strong>di</strong> un agente colpevole soltanto<br />

<strong>di</strong> aver in<strong>di</strong>viduato chi aveva lanciato<br />

una bottiglia contro persone che<br />

tornavano da una manifestazione autorizzata<br />

e che si era mantenuta all’interno<br />

del normale <strong>di</strong>battito politico. [...]<br />

Le trage<strong>di</strong>e dell’uomo non hanno con-<br />

fini né colore politico. Sono in<strong>di</strong>stinte<br />

e inqualificabili manifestazioni dell’o<strong>di</strong>o<br />

e della barbarie, il cui ricordo<br />

non deve essere cancellato, ma al contrario<br />

deve sempre essere vivo affinché<br />

tali nefandezze non abbiano a ripetersi».<br />

Nella sede della Prefettura,<br />

sono stati consegnati i riconoscimenti<br />

conferiti dal Presidente della Repubblica<br />

ai congiunti delle vittime delle<br />

Foibe. Alla cerimonia sono intervenuti,<br />

oltre al Prefetto <strong>di</strong> Firenze Andrea<br />

de Martino, il vicepresidente della regione<br />

Toscana, Federico Gelli, alti rappresentanti<br />

delle istituzioni e autorità<br />

militari.<br />

Sabato 10 febbraio, alle 10.00, è<br />

stata anche deposta una corona al Cippo<br />

sito nel cimitero comunale <strong>di</strong><br />

Trespiano, a cura dell’ANVGD e del<br />

Comune <strong>di</strong> Firenze.<br />

Martedì 13 febbraio, nell’Aula<br />

Magna dell’Istituto “Leonardo da Vinci”,<br />

conferenza dal titolo <strong>Il</strong> grande Esodo<br />

da Istria, <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />

60 anni dopo, organizzato nell’ambito<br />

del progetto «I confini orientali dell’Italia<br />

dalla nascita degli irredentismi<br />

alla formazione dell’Unione Europea».<br />

D.A.<br />

Firenze, vandali <strong>di</strong>struggono le targhe<br />

<strong>di</strong> Largo Martiri delle Foibe<br />

Dura condanna dall’ANVGD e dalla Federazione delle Associazioni<br />

<strong>Il</strong> Comune toscano ripara il danno in tempo utile per il 10 Febbraio<br />

Firenze. Un atto vandalico<br />

o<strong>di</strong>oso, frutto dell’ignoranza e<br />

dell’ideologismo più ottuso e colpevole.<br />

Ignoti hanno <strong>di</strong>velto e <strong>di</strong>strutto<br />

le targhe <strong>di</strong> Largo Martiri<br />

delle Foibe nelle vicinanze della<br />

Fortezza da Basso. La delegata provinciale<br />

dell’ANVGD Miriam Andreatini<br />

Sfilli ha sporto imme<strong>di</strong>ata<br />

denuncia alle autorità <strong>di</strong> polizia,<br />

che hanno avviato un’indagine, ed<br />

ha chiesto formalmente al Consiglio<br />

Comunale <strong>di</strong> provvedere al ripristino<br />

delle tabelle in tempo utile<br />

per il 10 Febbraio. Impegno che<br />

Palazzo Vecchio si è assunto.<br />

Sull’accaduto pesa il sospetto <strong>di</strong><br />

vandalismo politico a seguito ad<br />

una polemica scaturita tra Azione<br />

Giovani (organizzazione <strong>di</strong> AN) e<br />

una sezione fiorentina dell’ANPI,<br />

quella <strong>di</strong> Oltrarno, che ha protestato<br />

sul quoti<strong>di</strong>ano “La Nazione”<br />

del 24 gennaio scorso per un’iniziativa<br />

del centro-destra legata alla<br />

commemorazione del Giorno del<br />

Ricordo. In un comunicato la sezione<br />

Oltrarno dell’ANPI (l’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> Partigiani), presieduta<br />

da Ennio Sardelli, definiva la<br />

manifestazione promossa da Azione<br />

Giovani «una provocazione e<br />

ciò potrebbe provocare una grande<br />

turbativa all’or<strong>di</strong>ne e alla sicurezza<br />

pubblica»: un’affermazione<br />

gravissima, che fingeva <strong>di</strong> ignorare<br />

la rilevanza nazionale e istituzionale<br />

del Giorno del Ricordo (che è<br />

legge dello Stato), non legato a<br />

commemorazioni <strong>di</strong> parte ma celebrato<br />

nelle più alte se<strong>di</strong>, dal<br />

Quirinale alle Prefetture, dalle<br />

amministrazioni locali alle scuole<br />

<strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado.<br />

Ebbene, pochi giorni dopo la<br />

presa <strong>di</strong> posizione dell’ANPI, in ore<br />

notturne ignoti hanno demolito,<br />

frantumato ed anche asportato le<br />

targhe collocate nella piazza <strong>di</strong> Firenze.<br />

Imme<strong>di</strong>ata anche la reazione<br />

della Federazione delle Associazio-<br />

ni degli Esuli, che in un comunicato<br />

firmato dal presidente Renzo<br />

Codarin definisce l’atto «inaccettabile»<br />

ed esprime solidarietà agli<br />

Esuli <strong>di</strong> Firenze per l’offesa subita.<br />

«Voglio ricordare che il Giorno del<br />

Ricordo è frutto <strong>di</strong> una legge<br />

bipartisan e che non tollera<br />

strumentalizzazioni <strong>di</strong> parte. Si tratta<br />

<strong>di</strong> una ricorrenza che intende riscattare<br />

tanti decenni <strong>di</strong> silenzio<br />

nei confronti delle vicende <strong>di</strong> un<br />

popolo che ha sofferto e che oggi<br />

pretende <strong>di</strong> poter parlare della propria<br />

storia con la serenità e l’intelligenza<br />

e la lungimiranza della società<br />

civile. Profondamente offesi<br />

da questi atteggiamenti, confi<strong>di</strong>amo<br />

- così nella nota del presidente<br />

della Federazione - nell’impegno<br />

delle autorità preposte affinché i<br />

responsabili vengano puniti. Non<br />

possiamo tollerare atti <strong>di</strong> questo<br />

genere nei confronti <strong>di</strong> una comunità<br />

che ha <strong>di</strong>mostrato, in tutti questi<br />

anni e ovunque nel mondo, <strong>di</strong><br />

essere esempio <strong>di</strong> civiltà e soggetto<br />

<strong>di</strong> massimo rispetto.<br />

La tensione che si tenta <strong>di</strong> creare<br />

in vista del Giorno del Ricordo<br />

è inaccettabile. Dal 2004 ad oggi<br />

abbiamo sentita vicina tutta la Nazione<br />

- prosegue Codarin -: le cerimonie<br />

in questa giornata si sono<br />

svolte in centinaia <strong>di</strong> città italiane.<br />

Episo<strong>di</strong> negativi come quello <strong>di</strong><br />

Firenze non possono inficiare tutto<br />

il paziente lavoro avviato da tante<br />

persone impegnate a far conoscere<br />

la nostra storia e la nostra<br />

realtà, chie<strong>di</strong>amo per tanto a tutti<br />

<strong>di</strong> vigilare affinché ciò non abbia a<br />

ripetersi».<br />

E la Delegata per Firenze dell’ANVGD,<br />

Miriam Andreatini Sfilli,<br />

che da anni cura i complessi rapporti<br />

con le istituzioni fiorentine e<br />

toscane, ha emesso un comunicato<br />

ripreso dalle testate regionali,<br />

con il quale respinge fermamente<br />

ogni strumentalizzazione, <strong>di</strong> qualunque<br />

segno, delle vicende. Ecco<br />

il testo della nota <strong>di</strong>ffusa il 7 febbraio:<br />

Firenze, l’ANVGD<br />

contro ogni strumentalizzazione<br />

«Dopo le recenti <strong>di</strong>chiarazioni<br />

stampa con cui viene commentato<br />

il comunicato congiunto <strong>di</strong> severa<br />

condanna del gesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione<br />

delle targhe sul luogo de<strong>di</strong>cato a<br />

Firenze alla memoria delle vittime<br />

delle Foibe, sottoscritto dall’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong><br />

e Dalmazia e dall’ANPI Oltrarno,<br />

l’<strong>Associazione</strong> stessa <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong><br />

respingere con sdegno e con fasti<strong>di</strong>o<br />

ogni strumentalizzazione e<br />

contro-strumentalizzazione <strong>di</strong> parte<br />

che tragga spunto da una vicenda<br />

collettiva – come quella degli<br />

Esuli – segnata da sofferenza ed<br />

emarginazione pluridecennali.<br />

In quanto <strong>Associazione</strong> trasversale<br />

e in<strong>di</strong>pendente, l’ANVGD non<br />

con<strong>di</strong>vide e non apprezza il clima<br />

<strong>di</strong> scontro del quale sembra volersi<br />

nutrire certa politica locale e<br />

prende le <strong>di</strong>stanze da qualsiasi tentativo<br />

<strong>di</strong> uso improprio del patrimonio<br />

<strong>di</strong> valori che l’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>di</strong>fende.<br />

Miriam Andreatini Sfilli<br />

Delegazione ANVGD Firenze<br />

• • •<br />

Le celebrazioni per il Giorno<br />

del Ricordo sono state funestate in<br />

Toscana da incidenti e attimi <strong>di</strong> tensione.<br />

L’episo<strong>di</strong>o più grave è avvenuto<br />

a Carrara, dove un <strong>di</strong>rigente<br />

provinciale <strong>di</strong> AN e due poliziotti<br />

sono rimasti feriti ad opera <strong>di</strong> alcuni<br />

appartenenti a gruppi <strong>di</strong> sinistra<br />

ra<strong>di</strong>cale.<br />

A Firenze, nel corso <strong>di</strong> una manifestazione<br />

pubblica per il 10 Febbraio,<br />

un poliziotto è stato investito<br />

e ferito da un’auto da cui era stata<br />

lanciata una bottiglia. L’auto è<br />

stata bloccata dalla polizia dopo<br />

una breve fuga.<br />

Perché<br />

il Giorno del Ricordo<br />

La politica si confronta con la memoria<br />

dell’Esodo e delle Foibe<br />

La conferenza stampa<br />

convocata dall’ANVGD<br />

Roma. La politica italiana, <strong>di</strong> maggioranza e <strong>di</strong> opposizione, si confronta<br />

con l’ere<strong>di</strong>tà della storia e con i no<strong>di</strong> insoluti che ancora si riverberano<br />

dopo 60 anni sulle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla<br />

Dalmazia. L’imminente Giorno del Ricordo – istituito con la Legge 30 marzo<br />

2004, n. 92 – offre all’<strong>Associazione</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, che l’ha<br />

fortemente voluto, l’occasione <strong>di</strong> interrogare le forze politiche e governative<br />

sui contenuti <strong>di</strong> quella legge bipartisan e <strong>di</strong> fare il punto sulle richieste<br />

non ancora accolte in materia <strong>di</strong> indennizzi, <strong>di</strong> anagrafe, <strong>di</strong> riscatto agevolato.<br />

La conferenza stampa convocata a Roma dall’ANVGD il 6 febbraio,<br />

nella sede della Regione Autonoma Friuli <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, ha permesso <strong>di</strong><br />

riunire intorno al medesimo tavolo esponenti al più alto livello della politica:<br />

vi hanno preso parte infatti l’on. Gianfranco Fini (presidente <strong>di</strong> AN, già<br />

vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri), l’on. Carlo Giovanar<strong>di</strong><br />

(presidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati),<br />

l’on Flavio Pertol<strong>di</strong> in rappresentanza del vicepresidente del Consiglio e<br />

ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, e l’on Luciano Violante (presidente<br />

della Commissione Affari Costituzionali della Camera).<br />

<strong>Il</strong> senso <strong>di</strong> questa iniziativa, e più in generale dello stesso Giorno del<br />

Ricordo, è stato illustrato da Lucio Toth, presidente dell’ANVGD, che ha voluto<br />

sottolineare il valore della memoria con<strong>di</strong>visa e della riven<strong>di</strong>cazione<br />

dell’identità nazionale: che non comportano, ha rimarcato, revisionismi<br />

ideologici improponibili, ma il <strong>di</strong>ritto alla verità. In questo <strong>di</strong>ritto alla verità<br />

rientra, tra l’altro, la consapevolezza che gli ecci<strong>di</strong> delle Foibe – perpetrati<br />

in un territorio che era ancora italiano – ebbero lo scopo sistematico <strong>di</strong><br />

intimi<strong>di</strong>re e indurre la popolazione italiana autoctona all’esodo, che si verificò<br />

tra il 1945 e il 1954 e talvolta oltre.<br />

Un princìpio, quello della verità storica, raccolto e fatto proprio da Fini,<br />

che nel suo intervento ha sottolineato il senso profondo della legge sul<br />

Giorno del Ricordo, <strong>di</strong> colmare una lacuna, un vuoto nella coscienza pubblica<br />

nazionale, condotta nei decenni ad ignorare quanto era accaduto al<br />

volgere della Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale ai confini orientali. Le future generazioni,<br />

ha proseguito il presidente <strong>di</strong> AN, devono ricevere in ere<strong>di</strong>tà la<br />

conoscenza della storia; e d’altro canto il Parlamento ha votato pressoché<br />

unanimemente quella legge per «sventare il pericolo, il rischio» <strong>di</strong> vedere<br />

perduta quella memoria <strong>di</strong> sofferenze e <strong>di</strong> sacrificio che gli esuli italiani<br />

hanno conservato in sé, per sventare insomma quella «congiura del silenzio»<br />

che rischiava concretamente <strong>di</strong> cancellare il ricordo <strong>di</strong> quanto patito<br />

dai profughi istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare terre e<br />

case dal <strong>di</strong>segno nazionalista e totalitario della Jugoslavia <strong>di</strong> Tito.<br />

I contenuti del Giorno del Ricordo, ha proseguito Fini, devono al<br />

contempo suggerire ai Paesi che si avvicinano all’Unione Europea (il riferimento<br />

è alla Croazia, e più in generale agli Stati del sud est europeo) i<br />

princìpi della convivenza e dell’uguaglianza tra nazioni: perché vanno<br />

abbattute le barriere e<strong>di</strong>ficate su malintesi nazionalismi e va acquisita la<br />

cognizione del reciproco rispetto come regola fondamentale della democrazia.<br />

La memoria con<strong>di</strong>visa, ha esor<strong>di</strong>to Carlo Giovanar<strong>di</strong>, è possibile soltanto<br />

se vi è effettiva conoscenza, sulla quale è possibile pensare <strong>di</strong> costruire il<br />

futuro: perché è nel futuro che si devono proiettare le vicende del passato<br />

affinché non <strong>di</strong>ventino «archeologia». Giovanar<strong>di</strong> ha fatto quin<strong>di</strong> riferimento<br />

alla Medaglia d’Oro a Zara, che nel 2001 suscitò molte polemiche in<br />

Croazia, ed ha proposto che venga assegnata, come sarebbe doveroso, alla<br />

popolazione zaratina profuga, che pur esule in Italia e nel mondo costituisce<br />

ancora oggi la Zara storica, la città originaria quale fu sino al momento<br />

dei terribili bombardamenti (ne subì 54 che la <strong>di</strong>strussero per grande parte)<br />

e della fuga dei suoi abitanti.<br />

Alle parole <strong>di</strong> Fini e <strong>di</strong> Toth si è richiamato Flavio Pertol<strong>di</strong>, componente<br />

della Commissione Finanze della Camera, il quale con<strong>di</strong>vide l’auspicio <strong>di</strong><br />

rendere «trasversale» il Giorno del Ricordo: un intento, ha voluto rimarcare,<br />

confermato dall’impegno dell’attuale Esecutivo sulla Finanziaria, perché<br />

la memoria passa anche attraverso atti concreti che trovino soluzione<br />

ai problemi ancora aperti, alle tante attese.<br />

Violante ha voluto ricordare i travagli degli esuli e il loro stato d’animo<br />

quando furono accolti in Italia, non sempre bene accolti da quei settori<br />

della sinistra che maggiore responsabilità, ha riconosciuto esplicitamente,<br />

hanno avuto nell’emarginazione e nella sofferenza dei giuliani e dei dalmati:<br />

rifugiandosi in patria, ha detto l’esponente politico, non trovarono sempre<br />

una patria, ed ebbero i loro <strong>di</strong>ritti ridotti. <strong>Il</strong> Giorno del Ricordo, ha proseguito,<br />

deve servire a superare la «separatezza» della storia dei confini orientali<br />

da quella dell’Italia: perché la vicenda dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della<br />

Dalmazia è storia d’Italia a pieno titolo, benché sia stato interesse <strong>di</strong> molti<br />

negli anni ridurla all’oblio. Violante si pronuncia in questa sede favorevolmente<br />

rispetto al «tavolo <strong>di</strong> concertazione» da lungo tempo chiesto al governo<br />

dalla Federazione delle Associazioni per affrontare le più importanti<br />

questioni ancora irrisolte: dagli indennizzi per i «beni abbandonati» alle<br />

restituzioni, dall’anagrafe al riscatto degli alloggi costruiti espressamente<br />

per i profughi giuliano-dalmati, alle provvidenze <strong>di</strong> carattere sociale. Per<br />

risanare, ha concluso, quanto è possibile.<br />

Su questi punti hanno posto l’accento il segretario nazionale dell’ANVGD,<br />

Oliviero Zoia, e il vicepresidente nazionale Fulvio Aquilante, intervenuti a<br />

conclusione dell’incontro con la stampa. A Toth il compito <strong>di</strong> chiudere,<br />

rammentando agli esponenti politici presenti la funzione centrale della<br />

Federazione delle Associazioni nella <strong>di</strong>scussione, così come in relazione<br />

alla «riconciliazione» tra Italia, Slovenia e Croazia, che dev’essere costruita<br />

con attenzione e con sincerità d’intenti.<br />

9<br />

P.C.H.


10 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Pubblichiamo alcune brevi cronache<br />

pervenuteci dai nostri Comitati<br />

Provinciali e precedenti il Giorno<br />

del Ricordo. Alle manifestazioni<br />

promosse dalle se<strong>di</strong> periferiche<br />

dell’ANVGD per il 10 Febbraio sarà<br />

de<strong>di</strong>cato il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> aprile <strong>di</strong> “Difesa<br />

Adriatica”.<br />

COMITATO DI VARESE<br />

Come ogni anno il Comitato <strong>di</strong><br />

varese ha organizzato il “Pranzo<br />

degli Auguri” domenica 10 <strong>di</strong>cembre<br />

scorso. Hanno partecipato circa<br />

130 persone provenienti da tutta<br />

la provincia nonché da Como e Milano.<br />

Quest’anno l’incontro è stato<br />

particolarmente festoso perché è stato<br />

allietato dalla presenza <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si<br />

giovani della seconda e terza<br />

generazione che assieme agli Esuli,<br />

all’inizio dell’incontro, hanno cantato<br />

il “nostro” Va’ Pensiero. La lotteria,<br />

con ricchi premi offerti dai<br />

membri del Comitato e da <strong>numero</strong>si<br />

soci, è stata accompagnata da<br />

musica e dal ballo dei nostri sempre<br />

giovani amici. Un delizioso<br />

angioletto, figlia <strong>di</strong> un nostro fedele<br />

socio, ha affiancato Babbo Natale<br />

che è apparso con una slitta carica<br />

<strong>di</strong> omaggi per le signore presenti.<br />

COMITATO DI NOVARA<br />

<strong>Il</strong> 12 <strong>di</strong>cembre l’assemblea dei<br />

soci della provincia <strong>di</strong> Novara ha<br />

provveduto al rinnovo delle cariche<br />

triennali. All’unanimità sono state<br />

riconfermate le cariche uscenti: Presidente<br />

Antonio Sar<strong>di</strong>, Vicepresidente<br />

Pietro Fioretti, Tesoriere Andrea<br />

Delton, Segretaria Gina Decleva.<br />

L’assemblea ha poi nominato<br />

Presidente Onorario del Comitato<br />

l’avv. Luigi Peteani.<br />

COMITATO DI LATINA<br />

<strong>Il</strong> Comitato pontino ha partecipato<br />

alle cerimonie per il 74° anniversario<br />

della fondazione <strong>di</strong> Latina.<br />

Le tre celebrazioni principali si sono<br />

tenute presso il monumento al<br />

Bonificatore, al Teatro D’Annunzio<br />

per la commemorazione ufficiale e<br />

nella cattedrale <strong>di</strong> San Marco per la<br />

Santa Messa Solenne. Erano presenti<br />

tutte le autorità citta<strong>di</strong>ne e provinciali.<br />

Rappresentavano l’ANVGD, oltre<br />

al Presidente del Comitato <strong>di</strong><br />

Latina Pavazza, Giorgio Molon e<br />

Luciano Bencich.<br />

COMITATO DI GORIZIA<br />

Prima <strong>di</strong> Natale il pranzo sociale<br />

per San Tommaso è stato preceduto<br />

dall’interpretazione <strong>di</strong> liriche<br />

<strong>di</strong> autori istriani da parte dell’attore<br />

Tullio Svettini e della prof.ssa Ada<br />

Merni, accompagnati al piano dal<br />

compositore triestino Silvio Donati.<br />

Al termine del pranzo il Comitato<br />

ha presentato al pubblico goriziano<br />

l’ultimo libro <strong>di</strong> Piero Tarticchio Storia<br />

<strong>di</strong> un gatto profugo. «Non ritengo<br />

irriverente - ha sottolineato l’autore<br />

- parlare <strong>di</strong> animali per ricordare<br />

una trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> così vaste proporzioni.<br />

Ho voluto semplicemente inserirla<br />

in una favola moderna i cui<br />

contorni finiscono per fondersi nella<br />

più cruda realtà degli eventi». <strong>Il</strong><br />

sodalizio ha concluso le festività con<br />

il cenone <strong>di</strong> fine anno organizzato<br />

ad Abbazia (Fiume).<br />

COMITATO DI CREMONA<br />

In occasione <strong>di</strong> San Tommaso patrono<br />

<strong>di</strong> Pola, il comitato cremonese<br />

ha presentato “El fogoler polesan”,<br />

dai comitati<br />

mini-notiziario per gli esuli <strong>di</strong><br />

Cremona, che si affianca ormai tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

ai “fratelli” notiziari<br />

“El fogoler zaratin” e “El fogoler<br />

istrian”.<br />

Nel <strong>numero</strong> <strong>di</strong> San Tommaso viene<br />

anche ricordato Oscar Del Bello,<br />

scomparso a novembre, per lungo<br />

tempo segretario del Comitato e<br />

“postino” con la sua bicicletta per<br />

portare il notiziario nelle case degli<br />

Esuli.<br />

La comunità degli Esuli <strong>di</strong> Cremona<br />

si è ritrovata il 17 <strong>di</strong>cembre<br />

per il tra<strong>di</strong>zionale pranzo augurale,<br />

preceduto dalla Santa Messa nella<br />

chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Borgo Loreto.<br />

COMITATO DI VENEZIA<br />

Nel foglio-notizie <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />

del Comitato, il sodalizio guidato da<br />

Tullio Vallery ha ricordato la presenza<br />

del Comitato <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong> a “La<br />

Bancarella” <strong>di</strong> Trieste, al raduno<br />

mestrino degli Alpini, alla mostra<br />

«Istria - Fiume - Dalmazia» ad<br />

Asiago e al raduno dei dalmati a<br />

Brescia. <strong>Il</strong> Natale dell’Esule è stato<br />

celebrato il 17 <strong>di</strong>cembre con una<br />

Santa Messa in San Girolamo e il<br />

successivo pranzo sociale. Intanto<br />

l’assemblea provinciale del 12 novembre<br />

aveva proceduto al rinnovo<br />

delle cariche sociali del comitato, il<br />

cui Esecutivo provinciale per il prossimo<br />

triennio sarà così composto:<br />

Luigi Arvali (Fiume), Francesco<br />

Benussi (Rovigno), Clau<strong>di</strong>o Chiappetta<br />

(Pinguente), Regina Cimmino<br />

(Pola), Alessandro Cuk (Fiume), Luigi<br />

D’Agostini (Capo<strong>di</strong>stria), Piero<br />

Gazzari (Zara), Irma Sandri (Sissano),<br />

Raimondo Sbona (Abbazia), Aldo<br />

Sigovini (Neresine), Luigi Tomaz<br />

(Cherso), Luciano Toncetti (Pola),<br />

Tullio Vallery (Zara), Antonio Zett<br />

(Cherso), Erminio Zuliani (Pola). <strong>Il</strong><br />

comitato ha due se<strong>di</strong> operative: a<br />

<strong>Venezia</strong> in Castello 3297/a (Fondamenta<br />

dei Furlani) aperta il giovedì<br />

dalle 16.30 alle 18.30, tel. 041.522<br />

31 01; a Mestre in Via Poerio 24<br />

presso l’<strong>Associazione</strong> Artiglieri e<br />

aperta il martedì dalle 16.00 alle<br />

18.00<br />

COMITATO DI MILANO<br />

Proseguino i corsi alla UNITRE <strong>di</strong><br />

Milano sulla storia e la cultura<br />

dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia<br />

a cura del nostro Comitato milanese.<br />

Ecco gli appuntamenti da febbraio<br />

e fino al termine del corso.<br />

6 febbraio: Zara, 2 eso<strong>di</strong> e 54<br />

bombardamenti; il Trattato <strong>di</strong> Pace<br />

del 10 febbraio 1947, a cura <strong>di</strong><br />

Grigillo e Tarticchio.<br />

13 febbraio: la politica imperiale<br />

<strong>di</strong> Tito e l’atteggiamento degli Alleati;<br />

conseguenze sui confini orientali<br />

d’Italia, a cura <strong>di</strong> Mauri.<br />

20 febbraio: i fatti <strong>di</strong> Trieste del<br />

1953; Memorandum <strong>di</strong> Londra del<br />

1954; l’Italia torna a Trieste; la Zona<br />

B all’amministrazione jugoslava, a<br />

cura <strong>di</strong> Cociancich.<br />

27 febbraio: il Trattato <strong>di</strong> Osimo;<br />

la memoria negata per 60 anni, a<br />

cura <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>.<br />

6 marzo: letteratura e teatro fra<br />

‘800 e ‘900, a cura <strong>di</strong> Tarticchio.<br />

13 marzo: musica istriana e<br />

dalmata dal 1400 in poi, a cura <strong>di</strong><br />

Gregorovich.<br />

20 marzo: le minoranze rimaste:<br />

realtà e prospettive, a cura <strong>di</strong> Vignoli.<br />

27 marzo: storia dell’associazionismo<br />

e rapporti con le minoranze<br />

rimaste, a cura <strong>di</strong> Brazzoduro.<br />

3 aprile: i giovani: gli Esuli <strong>di</strong> seconda<br />

generazione, a cura <strong>di</strong><br />

Gàmbaro.<br />

COMITATO DI AVELLINO<br />

L’Aula Magna del palazzo Vescovile<br />

<strong>di</strong> Avellino ha ospitato lo<br />

scorso 16 <strong>di</strong>cembre il convegno<br />

«L’Istria dell’esodo» a cura del locale<br />

nostro Comitato guidato sapientemente<br />

da Carmelo Testa. Sono intervenuti<br />

lo stesso Carmelo Testa per<br />

gli in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> saluto e ringraziamento,<br />

il prof. Giuseppe Iuliano che ha<br />

riletto la storia dell’esodo attraverso<br />

gli autori letterari del ’900, Fabio<br />

Rocchi della Sede nazionale ANVGD<br />

sui perché delle ombre nella storiografia<br />

ufficiale e Miriana Tramontina,<br />

delegata ANVGD per Salerno, che ha<br />

portato la sua toccante esperienza<br />

personale. Erano presenti delegazioni<br />

<strong>di</strong> tutte le forze armate e una scolaresca<br />

a cui sono stati donati i nostri<br />

Dvd Esodo. Particolarmente apprezzati<br />

i pannelli espositivi preparati<br />

dalla nostra delegazione <strong>di</strong><br />

Salerno e che vengono regolarmente<br />

utilizzati a scopo <strong>di</strong>dattico nelle<br />

conferenze presso le locali scuole.<br />

CONSULTA<br />

DELLA LOMBARDIA<br />

Al Teatro Donizetti <strong>di</strong> Bergamo<br />

erano più <strong>di</strong> mille gli spettatori dello<br />

spettacolo curato dall’AIDO e che<br />

vedeva anche la Consulta lombarda<br />

dell’ ANVGD come sponsor. Vi ha<br />

partecipato l’attore Tullio Svettini,<br />

accompagnato dal violino e pianoforte<br />

<strong>di</strong> Igor Riva e Fabiano Casanova<br />

con le Elegie Istriane <strong>di</strong> Biagio<br />

Marin. <strong>Il</strong> recital è stato introdotto dal<br />

presidente del Comitato ANVGD <strong>di</strong><br />

Milano Piero Tarticchio. Applausi<br />

hanno accompagnato anche le<br />

performaces <strong>di</strong> Coruslain nel gospel<br />

e del musical, <strong>di</strong> Dance Mania nel<br />

balletto, <strong>di</strong> Giampiero Bernabeo e<br />

<strong>di</strong> Katia Ricciarelli, che hanno entusiasmato<br />

nella romanza d’opera e<br />

lider. Erano stati invitati, per la partecipazione<br />

gratuita, i soci dei Comitati<br />

ANVGD lombar<strong>di</strong>.<br />

COMITATO DI ANCONA<br />

<strong>Il</strong> 17 <strong>di</strong>cembre scorso, come sta<br />

<strong>di</strong>ventando d’uso, i giuliano-dalmati<br />

della provincia <strong>di</strong> Ancona si sono<br />

ritrovati per scambiarsi gli auguri <strong>di</strong><br />

fine anno. La S. Messa, per i nostri<br />

santi patroni e per tutti i nostri defunti,<br />

è stata preceduta dalla lettura<br />

del salmo dell’esilio e conclusa con<br />

il canto del Va’ pensiero, che don<br />

Clau<strong>di</strong>o ci ha fatto cantare prima<br />

delle bene<strong>di</strong>zione finale, in modo<br />

che rientrasse nella liturgia.<br />

Gli esuli presenti in chiesa si<br />

sono poi trasferiti ad un vicino ristorante<br />

per il pranzo sociale, cui hanno<br />

partecipato 92 persone su 93 soci<br />

del Comitato.<br />

<strong>Il</strong> coro <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> volontari,<br />

che da due mesi si stavano preparando<br />

per questo incontro, dopo<br />

la prima trepidante “uscita” in chiesa<br />

rinfrancato dal primo successo e<br />

con l’ugola bagnata durante il pranzo,<br />

ha “sfondato” con Le mule <strong>di</strong><br />

Parenzo, Le campane <strong>di</strong> San Giusto,<br />

L’osteria <strong>di</strong> via Minerva per concludere<br />

con L’ad<strong>di</strong>o a Zara e L’ad<strong>di</strong>o<br />

a Pola, con i solisti Adrario e<br />

Ghiraldo «col cor in gola», e un Va’<br />

pensiero finale accompagnato da<br />

una imprevista tromba siciliana,<br />

consorte <strong>di</strong> una delle nostre sorelle<br />

Schiavon.<br />

Abbiamo aumentato il <strong>numero</strong><br />

dei soci e dei volontari del coro, lasciandoci<br />

con l’augurio <strong>di</strong> ritrovarci<br />

ancora più <strong>numero</strong>si per il Giorno<br />

del Ricordo.<br />

CHI CERCA TROVA<br />

La nostra rubrica accoglie le ricerche <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sperse dal tempo<br />

e dall’esodo. Scriveteci a Via Leopoldo Serra 32 – Roma 00153,<br />

mandateci un fax allo 06.58 16 852 o una mail a info@anvgd.it, specificando<br />

sempre <strong>di</strong> autorizzare la pubblicazione dei vostri dati personali.<br />

Potete usare gli stessi recapiti anche se siete in grado <strong>di</strong> darci notizie<br />

su ciò che viene cercato.<br />

Chiedo l’aiuto dei Lettori per una ricerca storica riguardante gli<br />

insegnanti italiani inviati in Dalmazia, a seguito dell’occupazione italiana,<br />

fra il 1941 e il 1943. Nell’autunno 1943 parecchi <strong>di</strong> essi furono<br />

rapiti, arrestati e uccisi dai partigiani locali. A parte alcuni scritti parziali,<br />

la questione non è stata ancora stu<strong>di</strong>ata nella sua completezza.<br />

Purtroppo i dati <strong>di</strong>sponibili negli archivi sono pochi per cui si chiede<br />

ai lettori che abbiano ricor<strong>di</strong> o documenti <strong>di</strong> quelle vicende a volerle<br />

rendere <strong>di</strong>sponibili.<br />

Carlo Cipriani, Società Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria<br />

Via Reiss Romoli 19, Roma 00143, mail sddsp@sddsp.it<br />

• • •<br />

<strong>Il</strong> dott. cap. Federico Scopinich, nato a Lussinpiccolo e residente a<br />

Genova, da circa due anni ha avviato ricerche sul reparto della X Mas<br />

<strong>di</strong> stanza a Neresine nell’ex caserma dei Carabinieri. Questo reparto<br />

era formato da circa 20 soldati che il 20 aprile 1945 non si sono arresi<br />

ai partigiani titini e in seguito furono fucilati e sepolti in due fosse<br />

comuni all’esterno del muro <strong>di</strong> cinta del cimitero <strong>di</strong> Ossero. <strong>Il</strong> reparto<br />

era comandato dal Sottotenente Fantechi <strong>di</strong> Pistoia; degli altri Marò si<br />

sa solo qualche cognome: Sartori e Ricotta <strong>di</strong> Genova, Coppi e Petrucci<br />

<strong>di</strong> la Lima (Pistoia), Breda <strong>di</strong> Milano, Gessi <strong>di</strong> Rimini. Dopo lunghe<br />

ricerche lo Scopinich ha rintracciato alcuni parenti <strong>di</strong> questi soldati in<br />

Toscana e in Liguria e successivamente ha segnalato i fatti, tramite<br />

l’<strong>Associazione</strong> X Mas <strong>di</strong> Piacenza, al Ministero della Difesa<br />

(OnorCaduti) affinché avviasse un’indagine sul posto e consentire una<br />

degna sepoltura ai militi. <strong>Il</strong> Ministero ha fatto una formale richiesta a<br />

Zagabria per effettuare delle ricerche, esumare le salme e trasportarle<br />

in Italia.<br />

Se qualcuno ha notizie <strong>di</strong> quei tragici giorni, dei combattimenti e<br />

<strong>di</strong> altri nomi dei Marò (tutti ventenni e volontari), può contattare<br />

Scopinich. Qualsiasi particolare o ricordo, anche il più banale può<br />

essere utile allo scopo <strong>di</strong> dare una onorevole sepoltura a quei ragazzi.<br />

Federico Scopinich, tel 010.373 16 01 o cell. 347.365 16 78<br />

(dall’estero aggiungere sempre 0039 come prefisso)<br />

abitazione Via N. Fabrizi 6-14, Genova 16148, Italia<br />

• • •<br />

Gino Glavocich, residente in Argentina, vuole creare un piccolo<br />

archivio per suo figlio, in modo che un domani possa conoscere la<br />

storia della terra d’origine <strong>di</strong> suo padre. Per questo chiede che gli<br />

siano inviate foto e informazioni su Zara e Borgo Erizzo e sulle vicende,<br />

anche <strong>di</strong> guerra, ad esse collegate.<br />

Gino Glavocich, Calle Chacabuco 172, Bernal (BA) 1876, Argentina<br />

• • •<br />

Cerco latinista esperto <strong>di</strong> epigrafia per risolvere un rebus legato<br />

alla chiesa <strong>di</strong> Valle d’Istria. <strong>Il</strong> 17 settembre 1879 veniva posta la prima<br />

pietra e una medaglia <strong>di</strong> papa Leone XIII. <strong>Il</strong> 15 ottobre 1882 (ricorreva<br />

la festa <strong>di</strong> Santa Teresa d’Avila) veniva consacrata e de<strong>di</strong>cata a Santa<br />

Maria Elisabetta. Sopra le tre porte d’entrata c’è la scritta Magnificat<br />

anima mea Dominum anche se in parte illeggibile. Da decifrare è<br />

invece la scritta posta sopra il rosone centrale che, con gli spazi lasciati<br />

vuoti dalle lettere scomparse, oggi si legge: FVS F T VE T P. Ringrazio<br />

anticipatamente chi potrà aiutarmi a risolvere il rebus.<br />

Matteo Fabris, Corso Unione Sovietica 409, Torino 10135<br />

tel 011. 61 20 82<br />

• • •<br />

<strong>Il</strong> 12 <strong>di</strong>cembre scorso all’Ufficio postale <strong>di</strong> Gattinara (Vercelli) un<br />

nostro abbonato ha inviato + 50 tramite un bollettino sul conto <strong>di</strong><br />

“Difesa Adriatica”. Purtroppo ha <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il suo nome<br />

e la ricevuta ci è giunta “anonima”. Avendo più <strong>di</strong> un abbonato a<br />

Gattinara, preghiamo l’interessato <strong>di</strong> segnalarci il suo nome così da<br />

registrarlo tra gli abbonati sostenitori per il <strong>2007</strong>.<br />

• • •<br />

Nella documentazione pervenutaci da Poste Italiane sui rinnovi<br />

degli abbonamenti a “Difesa Adriatica”, capita <strong>di</strong> ricevere bollettini<br />

postali senza l’in<strong>di</strong>cazione dell’abbonato, ovvero praticamente anonimi.<br />

Questo non ci consente <strong>di</strong> registrare il versamento. Vi segnaliamo<br />

quin<strong>di</strong> due casi: euro 30 versati il 20 <strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio<br />

postale <strong>di</strong> Negrar (Verona), euro 30 versati il 28 <strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio<br />

postale <strong>di</strong> Livorno 1 (Via Bettarini 7). ed euro 50 versati il 12<br />

<strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio postale <strong>di</strong> Gattinara (Vercelli). I titolari <strong>di</strong><br />

questi versamenti ci informino sulla loro identità, così da poter<br />

regolarizzare la loro posizione. Grazie.<br />

• • •<br />

Ci è giunto il 22 <strong>di</strong>cembre scorso sul conto corrente della Sede<br />

nazionale dell’<strong>Associazione</strong> un bonifico da parte del signor Battilana<br />

Maurizio. Egli non risulta fra i nostri abbonati al giornale, né vie è<br />

alcun dato o in<strong>di</strong>rizzo che ci possa permettere <strong>di</strong> identificarlo e ringraziarlo.<br />

Gli saremmo grati se vorrà contattarci. Grazie.<br />

• • •<br />

È in fase <strong>di</strong> ristampa il libro <strong>di</strong> Padre Flaminio Rocchi L’Esodo dei<br />

350.000 <strong>Giulia</strong>ni, Fiumani e Dalmati in una nuova versione più leggera<br />

e <strong>di</strong>namica. Chiunque avesse riscontrato nella lettura della precedente<br />

e<strong>di</strong>zione qualche inesattezza su date, informazioni, nomi e<br />

situazioni è pregato <strong>di</strong> segnalarlo alla nostra Sede nazionale ai riferimenti<br />

sopra in<strong>di</strong>cati.


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

POLA SÌ, POLA NO<br />

Sono profuga da Pola, abbonata da anni. Complimenti, è un<br />

perio<strong>di</strong>co veramente valido e completo; grazie per il vostro lavoro<br />

che apprezziamo molto. Vi scrivo anche per esternare un piccolo<br />

<strong>di</strong>spiacere, comune a parecchi esuli dei quali mi faccio portavoce:<br />

abbiamo notato che Fiume e la Dalmazia hanno sempre la<br />

priorità (scritti, illustrazioni ecc.). Di Pola e dell’Istria si scrive e si<br />

parla poco, sono le Cenerentole della situazione. Sia chiaro che<br />

questo non è un rimprovero né una questione <strong>di</strong> campanilismo:<br />

ci piacerebbe solo che fosse de<strong>di</strong>cata maggiore attenzione alla<br />

nostra Pola e all’Istria tutta.<br />

Anita Simonetti – Milano<br />

Vi ringrazio per come riuscite a tenerci aggiornati sulle vicende<br />

che ci interessano <strong>di</strong> più, come esuli dalla nostra cara Istria (nel<br />

mio caso da Pola).<br />

Franca Dinelli - Chiusi<br />

Leggete due scritti in apparenza contrastanti. In realtà la redazione<br />

del giornale non “pesa” mai quello che viene pubblicato.<br />

Essendo un’<strong>Associazione</strong> che rappresenta tutti gli Esuli, ci si trova<br />

a inserire nelle pagine ciò che può risultare più utile. Può capitare<br />

così che in qualche <strong>numero</strong> si parli più dell’uno che dell’altro, ma<br />

sicuramente non per volontà espressa. Ai lettori polesani promettiamo<br />

che presto pubblicheremo un album <strong>di</strong> foto ine<strong>di</strong>te del bombardamento<br />

<strong>di</strong> Pola, assicurando che Pola e l’Istria sono nel nostro<br />

cuore esattamente come ogni singolo lembo della terra strappataci<br />

da un iniquo Trattato <strong>di</strong> Pace.<br />

DALMATI DISCRIMINATI<br />

Mi riferisco al contenuto della Vs. risposta alla richiesta <strong>di</strong> informazioni<br />

del Sig. Romich sulla “Difesa” <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre scorso, che<br />

mi lascia alquanto perplesso perché vedo che si continua ad accettare<br />

il principio che i profughi dalmati (fuori Zara) non sono<br />

assimilabili a quelli delle così dette “terre cedute”. A questo proposito<br />

richiamo la vostra attenzione su un articolo del 1968 <strong>di</strong><br />

“Difesa Adriatica” e che invece propugnava la necessità <strong>di</strong> uguaglianza<br />

<strong>di</strong> trattamento. Voglio pensare che i responsabili ANVGD si<br />

siano sempre impegnati al meglio delle loro possibilità, ma non<br />

ritengo <strong>di</strong> poterli assolvere per l’incongruenza <strong>di</strong>mostrata nel promuovere<br />

e patrocinare una famigerata legge come la 137 del 2001,<br />

legge che ha sancito la <strong>di</strong>scriminazione dei profughi dalmati da<br />

quelle dette “terre cedute”. Confido, seppure con qualche dubbio,<br />

che una breve sintesi <strong>di</strong> questo mio scritto possa essere riprodotta<br />

su “Difesa Adriatica”.<br />

Oscar Miotto - Roma<br />

Sciolto il dubbio del Lettore (ne pubblichiamo solo una sinte-<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Lettere al giornale<br />

FERMO POSTA<br />

<strong>di</strong> Fabio Rocchi<br />

I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione<br />

(Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,<br />

e-mail info@anvgd.it). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni<br />

che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.<br />

si) entriamo nel merito. La risposta data al Lettore Romich a <strong>di</strong>cembre<br />

era prettamente tecnica; non vi erano inserite le considerazioni<br />

che il Signor Miotto fa oggi e che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo sull’ingiustizia<br />

<strong>di</strong> trattamento dei dalmati per quanto riguarda il <strong>di</strong>ritto al<br />

rimborso dei beni abbandonati. <strong>Il</strong> problema è che le leggi le votano<br />

i politici e non gli Esuli, tant’è che la Legge 137 del 2001 è ben<br />

<strong>di</strong>versa da come l’ANVGD l’aveva proposta. Nella scure immorale<br />

del voto parlamentare si sono imbattuti i dalmati fuori Zara (esclusi<br />

dall’indennizzo), i possessori <strong>di</strong> beni con valori superiori a<br />

100.000 lire nel 1938 (moltiplicati per coefficienti inferiori) e più<br />

in generale tutti i beni abbandonati per non essere stati ancora<br />

indennizzati in maniera degna. L’ANVGD non ha alcun interesse a<br />

penalizzare nessuno degli Esuli e non lo ha mai fatto. La posizione<br />

continua ad essere sempre la stessa, ma <strong>di</strong> fronte ad un muro <strong>di</strong><br />

gomma come quello della politica italiana, non sempre le nostre<br />

armi hanno l’effetto che vorremmo.<br />

GIORNALI & GIORNALI<br />

Alla voce “Elargizioni a Difesa Adriatica scrivete che...., mentre<br />

su “La Voce <strong>di</strong> Fiume” che è <strong>di</strong> formato più piccolo, le offerte<br />

vengono in<strong>di</strong>cate in maggior <strong>numero</strong>, con anche la provincia <strong>di</strong><br />

provenienza. Apprezzo molto quanto riportato nei vari articoli a<br />

cura dell’Avv. Andreicich e non solo; perché queste notizie non<br />

vengono riportate anche su “La Voce <strong>di</strong> Fiume”? Non tutti sono<br />

abbonati ad entrambi i giornali!<br />

Aldo Sichich - Bergamo<br />

Come sapete riportiamo nel settore elargizioni solo gli abbonamenti<br />

al giornale inviati con una quota maggiore dell’or<strong>di</strong>nario.<br />

Se invece pubblicassimo tutti i versamenti saremmo costretti ad<br />

occupare una o due pagine per <strong>numero</strong>, cosa che non possiamo<br />

permetterci per evidenti motivi <strong>di</strong> spazio. Siamo infatti già costretti<br />

a tagliare molti articoli o recensioni che avrebbero giustamente<br />

bisogno <strong>di</strong> essere pubblicati. Inoltre ci sembra anche simpatico<br />

NON SIAMO PIÙ INVISIBILI<br />

Come già ampiamente ci aspettavamo,<br />

l’approssimarsi del Giorno<br />

del Ricordo ha prodotto per tutte<br />

le strutture dell’ANVGD un benefico<br />

sovraccarico <strong>di</strong> lavoro, dovuto<br />

al sempre maggior interesse da<br />

parte degli ambienti scolastici e istituzionali<br />

alla nostra storia.<br />

Tutti hanno fatto la loro parte e<br />

<strong>di</strong> questo va loro reso merito. La<br />

Sede nazionale, i 36 Comitati provinciali<br />

e le 12 Delegazioni provinciali<br />

si sono fatti in quattro pur<br />

<strong>di</strong> rispondere positivamente alle richieste<br />

<strong>di</strong> ogni genere che venivano<br />

da tutto il territorio nazionale:<br />

dalla Sicilia al Trentino, dalla Sardegna<br />

al Friuli, dalla Puglia alla<br />

Valle d’Aosta, passando per tutte<br />

le regioni d’Italia: scuole che chiedevano<br />

materiale da proiettare o<br />

testimoni <strong>di</strong>retti da far incontrare<br />

con gli studenti; Comuni, Province<br />

e Regioni che invitavano nostri<br />

rappresentanti per i Consigli straor<strong>di</strong>nari<br />

da de<strong>di</strong>care al Giorno del<br />

Ricordo; associazioni storico-culturali<br />

che desideravano il nostro intervento<br />

a <strong>di</strong>battiti e conferenze;<br />

giornali, televisioni e ra<strong>di</strong>o locali<br />

e nazionali che chiedevano interviste<br />

e <strong>di</strong>chiarazioni; <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />

Esuli che “riscoprivano” le loro origini<br />

e volevano saperne <strong>di</strong> più.<br />

In questo continuo intreccio <strong>di</strong><br />

richieste, v’erano (scusate se è<br />

poco) anche le manifestazioni e le<br />

presenze organizzate dall’ANVGD in<br />

circa 130 località. È quin<strong>di</strong> facile<br />

immaginare che carico <strong>di</strong> lavoro le<br />

nostre strutture si sono trovate ad<br />

affrontare!<br />

Possiamo comunque <strong>di</strong>re che in<br />

fondo tutto è andato liscio, nel senso<br />

che grazie all’impegno dei no-<br />

stri rappresentanti in tutta Italia, ora<br />

possiamo <strong>di</strong>re serenamente che ce<br />

l’abbiamo fatta!<br />

Indubbiamente hanno fatto la<br />

loro parte anche personaggi come<br />

Napolitano e Mesic, amplificando<br />

con i loro interventi l’interesse sui<br />

nostri argomenti. Ma anche questo<br />

era da mettere in conto e così è<br />

stato.<br />

Meno colpito dalla luce dei riflettori<br />

è stato il lungo, faticoso e<br />

paziente lavoro svolto dai nostri<br />

aderenti in tutta Italia. Un lavoro<br />

iniziato mesi fa e in fondo non ancora<br />

concluso. Un grazie sentito a<br />

tutti coloro che si sono adoperati<br />

per far sì che tutto andasse nel mi-<br />

gliore dei mo<strong>di</strong>.<br />

Anche la Sede nazionale ha fatto<br />

la sua parte: 12 quintali <strong>di</strong> materiali<br />

spe<strong>di</strong>ti, 100 omaggi pre<strong>di</strong>spoti<br />

e consegnati alle autorità<br />

presenti alle manifestazioni in tutta<br />

Italia, 50 nuove ban<strong>di</strong>ere associative,<br />

11.000 copie <strong>di</strong> “Difesa<br />

Adriatica” stampate per l’occasione,<br />

2.600 tra telefonate e mail collegate<br />

al Giorno del Ricordo e a<br />

cui si è dato risposta, l’aggiornamento<br />

ora per ora del sito<br />

www.anvgd.it. Un bilancio che, oltre<br />

alla sod<strong>di</strong>sfazione, ha un suo<br />

costo economico non in<strong>di</strong>fferente:<br />

e questo va sottolineato. I manifesti,<br />

i libri, i giornali, le ban<strong>di</strong>ere,<br />

ELARGIZIONI<br />

«PRO FIUMANA»<br />

Elenchiamo in maniera sintetica le offerte pervenute dopo il nostro<br />

appello in favore <strong>di</strong> una Esule fiumana in <strong>di</strong>sagiate con<strong>di</strong>zioni economiche<br />

e seguita da un nostro Comitato provinciale. Gli offerenti hanno<br />

ricevuto già una comunicazione tramite la quale possono contattare il<br />

nostro comitato e seguire da vicino l’evolversi del caso. Chi volesse ancora<br />

contribuire può versare l’offerta tramite bollettino postale sul conto<br />

52691003 intestato ANVGD - Roma, in<strong>di</strong>cando nella causale «pro-fiumana».<br />

N.T. € 50<br />

F.S. € 15<br />

L.L. € 10<br />

G.B. € 100<br />

P.G. € 100<br />

C.M. € 50<br />

S.F. € 20<br />

F.P. € 100<br />

C.L. € 400<br />

E.T. € 50<br />

N.R. € 50<br />

N.C. € 10<br />

C.T. € 50<br />

M.T. € 10<br />

A.P. € 25<br />

L.S. € 30<br />

E.M.F. € 25<br />

C.P. € 100<br />

T.F. € 50<br />

11<br />

gratificare chi si <strong>di</strong>mostra particolarmente generoso nei confronti<br />

del nostro lavoro. Le elargizioni che giungono <strong>di</strong>rettamente all’<strong>Associazione</strong><br />

non vengono pubblicate ma ricevono singolarmente<br />

una comunicazione da parte del Segretario nazionale. Sugli articoli<br />

interessanti, indubbiamente un interscambio <strong>di</strong> notizie sarebbe<br />

sempre auspicabile, ma naturalmente ogni giornale agisce in<br />

piena autonomia. <strong>Il</strong> mio personale sogno è un giornale unico nel<br />

quale ogni comunità e ogni realtà abbia una sua pagina, affiancata<br />

delle pagine comuni contenenti le notizie che riguardano tutti gli<br />

esuli. Ma con l’attaccamento alle identità locali manifestato dagli<br />

Esuli lo vedo come un sogno <strong>di</strong>fficile da realizzare...<br />

UN GRAZIE SENTITO<br />

Cara Difesa Adriatica, l’opera meritoria che, con spirito <strong>di</strong> vero<br />

e positivo aiuto, date a tutti noi profughi, continuando sulla traccia<br />

lasciata da Padre Rocchi, è veramente eccezionale. <strong>Il</strong> mio<br />

ringraziamento va a voi anche per la positiva soluzione della pratica<br />

dei beni abbandonati.<br />

Iginio Zanini - Trieste<br />

Nel ringraziare a nostra volta il Lettore, cogliamo l’occasione<br />

per ricordare che l’<strong>Associazione</strong> è sempre stata impegnata in prima<br />

linea nella <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti degli Esuli, soprattutto per quanto<br />

riguarda i beni abbandonati. Vogliamo però sottolineare un particolare<br />

che talvolta sfugge, cioè che l’evasione delle pratiche e i<br />

relativi pagamenti degli indennizzi vengono svolti dal Ministero<br />

dell’Economia e non da noi. È comunque vero che senza i nostri<br />

interventi legislativi il Ministero non sarebbe mai arrivato neanche<br />

a questi.<br />

UGUAGLIARE!<br />

Legge che equiparava i figli dei profughi ai profughi stessi. Da<br />

profugo, resisto alla tentazione <strong>di</strong> guardarmi al solo frammento <strong>di</strong><br />

specchio che mi riflette, e domando se è possibile: a quale <strong>di</strong>scendenza<br />

ci si deve fermare per questo qualificante titolo? Si<br />

combatte per un’idea e non per una sicurezza...<br />

Matteo Fabris - Torino<br />

Una legge che equipari i figli dei profughi ai profughi stessi<br />

non è mai esistita. C’è solo un decreto degli anni ’90 che per un<br />

breve periodo ha dato la possibilità ai figli dei profughi <strong>di</strong> non<br />

svolgere il servizio militare <strong>di</strong> leva. Le richieste avanzate per una<br />

legge <strong>di</strong> equiparazione, invece, trovano fondamento nel mare dei<br />

problemi legislativi ancora irrisolti per gli Esuli che, spesso passati<br />

a miglior vita, potrebbero trovare giusta compensazione con un<br />

beneficio a coloro che oggi sono i loro <strong>di</strong>scendenti e che giustamente<br />

lamentano la mancata applicazione <strong>di</strong> sacrosanti <strong>di</strong>ritti<br />

quando i loro genitori erano in vita.<br />

gli omaggi inviati a tutte le nostre<br />

strutture sono a carico della Sede<br />

nazionale che con questo ha voluto<br />

significare l’apprezzamento verso<br />

tutti i Comitati e le Delegazioni<br />

per il lavoro svolto, manifestando<br />

così il suo necessario ruolo <strong>di</strong> supporto<br />

per tutti. Qualche “Grazie!”<br />

è mancato ma, come in tutte le famiglie,<br />

anche questo lo avevamo<br />

messo in conto.<br />

I risultati concreti ci sono stati<br />

anche sul fronte politico, grazie al<br />

costante interessamento dei vertici<br />

nazionali dell’ANVGD.<br />

Si è ricostituito il tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

Governo-Esuli, il Ministero<br />

dell’Interno ha emanato una<br />

nuova circolare sull’in<strong>di</strong>cazione<br />

dei luoghi <strong>di</strong> nascita degli Esuli, il<br />

Ministro della Pubblica Istruzione<br />

ha dato <strong>di</strong>sposizione a tutte le<br />

scuole affinché si collabori con le<br />

associazioni degli Esuli per approfon<strong>di</strong>re<br />

i temi del Giorno del Ricordo,<br />

la Commissione Cultura<br />

della Camera ha impegnato tutte<br />

le istituzioni pubbliche affinché<br />

venga data sempre maggior visibilità<br />

ai nostri temi.<br />

Certo, qualcuno avrà sempre<br />

qualcosa da lamentarsi, è nella natura<br />

umana.<br />

Non vi è però dubbio che negli<br />

ultimi anni c’è stata un’accelerazione<br />

senza precedenti dell’interesse<br />

verso la nostra comunità. Vi è<br />

comunque un dato certo, che nessuno<br />

può contestare: non siamo<br />

più invisibili.<br />

Recanati ha reso omaggio anche quest’anno alla memoria<br />

delle foibe e dell’esodo illuminando il 10 febbraio<br />

lo splen<strong>di</strong>do Palazzo <strong>di</strong> piazza Leopar<strong>di</strong>, sede del Municipio<br />

F.R.


12 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Gli esuli in Argentina<br />

per il Giorno del Ricordo<br />

Buenos Aires. La Federazione dei Circoli <strong>Giulia</strong>ni in Argentina, ha<br />

commemorato lo scorso sabato 10 febbraio il Giorno del Ricordo, con<br />

una S. Messa nella Chiesa della Madonna degli Emigranti, nel quartiere<br />

“porteño” <strong>di</strong> La Boca, celebrata da Monsignor Luigi Mecchia.<br />

La Chiesa era colma <strong>di</strong> persone: <strong>di</strong>scendenti dei martiri infoibati,<br />

esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati ed italiani in generale, che<br />

hanno seguito con emozione la celebrazione, accompagnata dallo stupendo<br />

Coro degli Alpini.<br />

Tr a le autorità presenti, il Console Generale d’Italia, dott. Giancarlo<br />

Curcio, ed il Primo Consigliere dell’Ambasciata, dott. Fabrizio Marcelli.<br />

Subito dopo la Messa, si è letto il messaggio del Presidente dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Giulia</strong>ni nel Mondo <strong>di</strong> Trieste, Dario Locchi sul dovere della<br />

memoria al fine <strong>di</strong> sollevare il velo del silenzio dalla trage<strong>di</strong>a delle foibe<br />

e <strong>di</strong> riconoscere senza ambiguità il torto orribile che fu compiuto ai<br />

danni delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate costrette all’Esodo.<br />

Per la Federazione <strong>Giulia</strong>na, il Vicepresidente 1º, Duilio Ferlat, nel<br />

suo intervento ha voluto rilevare che: «il valore della memoria con<strong>di</strong>visa<br />

comporta il <strong>di</strong>ritto alla verità, possibile soltanto se vi è effettiva conoscenza<br />

che gli ecci<strong>di</strong> delle Foibe avevano lo scopo <strong>di</strong> intimi<strong>di</strong>re e indurre<br />

la popolazione italiana all’esodo.<br />

La memoria deve passare anche attraverso atti concreti che troveranno<br />

soluzione ai problemi ancora aperti, dagli indennizzi per i ‘beni<br />

abbandonati’ alle restituzioni, dall’anagrafe alle provvidenze <strong>di</strong> carattere<br />

sociale».<br />

Ha poi aggiunto: «se oggi ricor<strong>di</strong>amo, non è per desiderio <strong>di</strong> vendetta,<br />

bensì per completare una pagina <strong>di</strong> storia che deve essere conosciuta,<br />

per quanto tragica essa sia; ricordare per solidarietà con quelle <strong>numero</strong>se<br />

famiglie <strong>di</strong> connazionali che hanno avuto padri, nonni, cugini,<br />

zii, fratelli, gettati morti o vivi a più <strong>di</strong> cento metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà nell’orrido<br />

<strong>di</strong> una foiba per il fatto <strong>di</strong> essere italiani. Si deve ricordare per dare<br />

un senso alla vita e al futuro, in una logica <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> desiderata riconciliazione<br />

tra i popoli, perché queste trage<strong>di</strong>e non si ripetano mai più».<br />

<strong>Il</strong> Console Generale Curcio, ha voluto richiamare le parole del Presidente<br />

Napolitano alla cerimonia ufficiale al Quirinale, riconoscendo<br />

la cecità sulla vicenda delle foibe, ed ha voluto esprimere «il sentimento<br />

più profondo, le nostre preghiere, la nostra vicinanza per tutti coloro<br />

che hanno sofferto questa trage<strong>di</strong>a».<br />

<strong>Il</strong> Consigliere Marcelli intanto, portando il saluto del signor Ambasciatore<br />

Ronca, ha manifestato che «la piena riconciliazione sarà veramente<br />

possibile se gli Stati che sono succeduti alla Jugoslavia, la Slovenia<br />

e la Croazia, riconosceranno i delitti ed i crimini eseguiti contro persone<br />

appartenenti alla nazione italiana».<br />

Infine, il fiumano Leonardo Racchetta, ha voluto sintetizzare le esperienze<br />

<strong>di</strong> chi ha vissuto <strong>di</strong> persona il dramma dell’esodo dalla sua città,<br />

il <strong>di</strong>fficile inserimento nei campo profughi a Novara, e l’emigrazione in<br />

Argentina.<br />

Alla chiusura dell’atto, il Coro degli Alpini ha intonato il Va’ Pensiero,<br />

seguito con emozione da tutti i presenti.<br />

LEZIONE DI STORIA<br />

DALLA... GIORDANIA<br />

Quante volte ci siamo detti e ripetuti che i nostri studenti non conoscono<br />

la storia delle Foibe e dell’Esodo, non ne trovano traccia nei loro<br />

libri, cadono dalle nuvole se se ne parla? È una triste realtà che durerà<br />

fin quando i libri <strong>di</strong> testo (avverrà mai?) si allineeranno allo spirito della<br />

legge istitutiva del Giorno del Ricordo.<br />

Una bella lezione, stimolante e stupefacente allo stesso tempo, ci<br />

giunge però da tutt’altro ambito.<br />

Ci scrivono.<br />

«D’abitu<strong>di</strong>ne per lavoro pranzo in un locale gestito da giordani, gente<br />

nel nostro Paese da anni e che parla un italiano corrente. Ne sanno<br />

appena qualcosa della nostra storia, ma soprattutto guardando la TV. Da<br />

alcuni giorni avevo notato un nuovo <strong>di</strong>pendente sulla quarantina, anch’egli<br />

giordano, ma che si esprimeva in un italiano assai stentato, segno<br />

evidente <strong>di</strong> un suo arrivo molto recente. Mi sono trovato a parlare,<br />

non mi ricordo neanche come, del Giorno del Ricordo e, <strong>di</strong> fronte all’ignoranza<br />

quasi totale, proprio l’ultimo arrivato con il suo italiano<br />

incespicato ha spiegato ai suoi colleghi le motivazioni dell’esodo, la<br />

storia del trattato <strong>di</strong> pace, il cambiamento dei confini, l’esodo e finanche<br />

l’episo<strong>di</strong>o della stazione <strong>di</strong> Bologna dove il treno degli esuli fu respinto<br />

e fatto proseguire invece <strong>di</strong> fornirgli assistenza.<br />

Non ricordo quanto tempo sono rimasto a bocca aperta, ma qualcuno<br />

se n’è accorto e mi ha chiesto che accidenti mi era preso. Non potevo<br />

credere alle mie orecchie: un giordano che dava lezioni sulla storia<br />

degli esuli! Non ho potuto resistere alla tentazione <strong>di</strong> chiedergli come<br />

<strong>di</strong>avolo sapesse tutte queste cose: chissà, magari le aveva lette su un<br />

giornale in questi giorni. La risposta è stata semplice e <strong>di</strong>sarmante: “Le<br />

ho stu<strong>di</strong>ate a scuola”. La mia bocca è rimasta aperta, ancor più sorpreso<br />

<strong>di</strong> prima. Ho pensato a quanta ignoranza gira ancora per le nostre scuole<br />

e che razza <strong>di</strong> lezione ci viene dalla Giordania. Poveri figli nostri!<br />

Sanno che Napoleone si infilava la mano nel doppio petto ma non conoscono<br />

gli istriani, i fiumani, i dalmati.<br />

Non è per motivi commerciali o d’appetito, ma in quel locale ora ci<br />

torno tutti i giorni».<br />

Se questa è memoria...<br />

In Racconta! una citta<strong>di</strong>na ebrea <strong>di</strong> Fiume narra la sua deportazione<br />

«Racconto e ricordo quello che<br />

so», tiene a precisare Hanna Kugler<br />

Weiss nel suo libro <strong>di</strong> memorie, pubblicato<br />

nel 2006 dalla casa e<strong>di</strong>trice<br />

Giuntina, Racconta!.<br />

«L’idea <strong>di</strong> scrivere le mie memorie<br />

è nata dal desiderio <strong>di</strong> raccontare ai<br />

miei nipoti e, sopratutto, ai miei figli la<br />

mia storia». <strong>Il</strong> libro nasce dunque da<br />

esigenze private, per smascherare la<br />

reticenza, coltivata nel contesto<br />

famigliare per troppi anni, intorno alla<br />

sua storia personale. Sebbene i suoi<br />

figli siano a conoscenza dei suoi trascorsi,<br />

la Kugler non ha mai raccontato<br />

loro i particolari della sua prigionia,<br />

«come se quel periodo non fosse mai<br />

esistito». Finalmente in questo volume,<br />

con un linguaggio asciutto e penetrante,<br />

Hanna Kugler Weiss confessa<br />

a se stessa, ai suoi figli e ai lettori,<br />

ciò che è stata: una schiava <strong>di</strong><br />

Birkenau, sporca e puzzolente, che ha<br />

rovistato nelle immon<strong>di</strong>zie, un inutile<br />

oggetto destinato alla morte in un<br />

crematoio o in una fossa comune,<br />

scampata per caso, e non per qualche<br />

merito acquisito, ad una fine certa. «Ci<br />

sono voluti anni per ricostruire il passato<br />

cercando <strong>di</strong> capire quello che mi<br />

era successo e come ne ero uscita. Solo<br />

così mi è stato possibile scrivere le mie<br />

memorie».<br />

In questa delicata operazione pubblica<br />

<strong>di</strong> autonarrazione, un ruolo fondamentale<br />

è svolto proprio da noi lettori<br />

e u<strong>di</strong>tori, perché il raccontare, forse<br />

a maggior ragione il raccontare <strong>di</strong><br />

sé, richiede una <strong>di</strong>sposizione nell’altro<br />

all’ascolto. Non a caso l’incubo più<br />

ricorrente <strong>di</strong> Primo Levi, durante e<br />

dopo la prigionia, era <strong>di</strong> ritrovarsi a<br />

parlare e raccontare della sua esperienza<br />

nel lager tra le calde e accoglienti<br />

mura della propria casa, a Torino, circondato<br />

dai suoi cari, ma non essere<br />

ascoltato, completamente ignorato da<br />

tutti.<br />

Hanna, ragazza italiana <strong>di</strong> Fiume<br />

smarrita nei gironi dell’inferno<br />

La scrittura della Kugler, concisa e<br />

senza enfasi, dà vita ad una testimonianza<br />

che tocca noi lettori fisicamente,<br />

conducendoci dentro l’orrore che<br />

ha scavato una profonda frattura, forse<br />

insanabile, nella sua esistenza.<br />

Questo libro-testimonianza rappresenta<br />

chiaramente un tentativo <strong>di</strong> recupero,<br />

<strong>di</strong> salvataggio della memoria,<br />

la propria. Un salvataggio che è<br />

anche metafora <strong>di</strong> qualcos’altro, <strong>di</strong> un<br />

ponte tra la Hanna adulta, mamma,<br />

moglie, nonna e citta<strong>di</strong>na israeliana, e<br />

la Hanna ragazza italiana <strong>di</strong> Fiume<br />

smarrita nei gironi dell’inferno. <strong>Il</strong> ricordo<br />

si trasforma allora in una cura, che<br />

tenta <strong>di</strong> ricomporre un’identità infranta.<br />

<strong>Il</strong> flusso dei suoi ricor<strong>di</strong> comincia<br />

proprio da Fiume, la città in cui è nata<br />

nel 1928. Hanna è la terza <strong>di</strong> quattro<br />

figli <strong>di</strong> una famiglia ebrea ortodossa. <strong>Il</strong><br />

padre, Sigismondo, originario dell’Ungheria<br />

si occupava <strong>di</strong> commercio alimentare<br />

(latte, formaggi, uova), la<br />

madre Carlotta (Shari) Kurtz era nativa<br />

<strong>di</strong> Fiume.<br />

In seguito all’occupazione della<br />

<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> da parte della Wehrmacht<br />

nel settembre 1943, i Kugler<br />

furono costretti all’esilio. Così Hanna<br />

con le sorelle, la madre e i nonni si<br />

rifugiarono a Trieste e poi a Lugo in<br />

Emilia Romagna. Qui vennero aiutate<br />

da Vincenzo Tambini, il quale fece sì<br />

che cambiassero il nome in Vieri, <strong>di</strong>chiarando<br />

<strong>di</strong> essere profughi italiani<br />

<strong>di</strong> Zara, <strong>di</strong>strutta dai bombardamenti<br />

alleati. Come si legge anche nell’ultimo<br />

libro <strong>di</strong> Liliana Picciotto (I Giusti<br />

tra le Nazioni, Mondadori 2006), la<br />

famiglia Tambini, residente a Bagnacavallo,<br />

e composta da Aurelio,<br />

Aurelia e i figli Vincenzo e Rosita riuscì<br />

ad aiutare molte famiglie fiumane.<br />

Le famiglie Weiss, Jakobiwitz e<br />

Galandauer, ad esempio, riuscirono a<br />

riparare in Svizzera grazie al loro aiuto.<br />

Tutti i Tambini furono riconosciuti<br />

«Giusti tra le nazioni» dallo Yad<br />

Vashem <strong>di</strong> Gerusalemme il 28 aprile<br />

1974, per il loro coraggio e le loro<br />

azioni <strong>di</strong> salvataggio, che costarono<br />

l’arresto e la carcerazione ad Aurelio<br />

e a Vincenzo.<br />

Diverso fu il destino <strong>di</strong> Hanna, che<br />

con la sua famiglia fu catturata, per una<br />

delazione, dalle guar<strong>di</strong>e italiane a<br />

Cremenaga (Varese), mentre cercava<br />

<strong>di</strong> valicare clandestinamente il confine<br />

svizzero. Dopo l’arresto e varie vicissitu<strong>di</strong>ni<br />

fu internata insieme alla<br />

madre, le sorelle e i nonni nel campo<br />

<strong>di</strong> Carpi Fossoli, in provincia <strong>di</strong> Modena,<br />

luogo che è entrato a far parte<br />

anche della storia dell’esodo giuliano<br />

per essere stato a<strong>di</strong>bito, dopo la fine<br />

della guerra, all’accoglienza dei profughi<br />

istriani, fiumani e dalmati.<br />

Nel 1944 all’interno del lager <strong>di</strong><br />

Fossoli c’erano <strong>di</strong>verse famiglie fiumane,<br />

tra cui gli Einhorn, Isacco, Amalia<br />

e la loro figlia Renata (ve<strong>di</strong> in proposito<br />

la testimonianza <strong>di</strong> Laura Einhorn<br />

Ricotti nella rivista “Fiume”, n. 14,<br />

2006), <strong>di</strong> cui Hanna non ci racconta e<br />

che forse neanche conosceva. Insieme,<br />

però, con<strong>di</strong>visero il terribile viaggio<br />

per Auschwitz-Birkenau del convoglio<br />

n. 10, che, come si legge nel<br />

Libro della Memoria <strong>di</strong> L. Picciotto, fu<br />

quello che impiegò in assoluto più<br />

tempo per compiere quel tragitto. Partito<br />

da Carpi Fossoli il 16 maggio 1944,<br />

raggiunse il campo <strong>di</strong> sterminio soltanto<br />

dopo una settimana, il 23. La<br />

transportliste, che è conservata nell’archivio<br />

del Museo <strong>di</strong> Auschwitz,<br />

conta 564 deportati. I reduci furono<br />

soltanto 60.<br />

Ex deportati a Buchenwald,<br />

19 giugno 1945<br />

(da www.buchenwald.de,<br />

archivio fotografico U.S. Army)<br />

La selezione sulla Rampa <strong>di</strong><br />

Birkenau ad opera del dottor Mengele<br />

fu implacabile. La nonna <strong>di</strong> Hanna, la<br />

mamma Carlotta e la piccola sorella<br />

Maddalena furono imme<strong>di</strong>atamente<br />

gassate, così come i genitori <strong>di</strong> Renata.<br />

Hanna si chiamò da quel momento<br />

«A - dreiundfünfzig siebenundsiebzig»<br />

(A-5377), sua sorella Gisella<br />

<strong>di</strong>ventò A-5376, poco prima sul braccio<br />

destro <strong>di</strong> Renata era stato tatuato il<br />

<strong>numero</strong> A-5367, come era d’uso fare<br />

ad Auschwitz nel 1944 alle prigioniere<br />

<strong>di</strong> sesso femminile.<br />

Gli affetti, le speranze, i sogni, i<br />

dolori, le illusioni, ogni cosa precipitò<br />

nel vuoto dell’abisso. Hanna smarrì<br />

quello che era, anche la certezza <strong>di</strong><br />

essere donna. «Da qui, da questo campo,<br />

non uscirete vive», <strong>di</strong>sse un’infermiera<br />

italiana ad Hanna e sua sorella<br />

Gisella, «però, nel caso che riusciste a<br />

uscirne vive, donne, non sarete mai<br />

più!». Hanna impiegò quattro giorni<br />

per rendersi conto della morte dei suoi<br />

cari, e quando si arrese all’evidenza,<br />

non pianse; le ci vollero quarantasei<br />

anni per sciogliere in lacrime quel gelido<br />

dolore, quando tornò in Polonia<br />

nell’agosto 1990. «Per la prima volta<br />

piansi e mi sentii in lutto per la morte<br />

dei miei amati, mia madre, mia sorella,<br />

i nonni».<br />

A Birkenau le sorelle Kugler furono<br />

aiutate da un amico fiumano,<br />

Häftling (prigioniero) come loro,<br />

Martino Godelli, che Gisella sposerà<br />

nel 1947. «Ciapa Ghisi!», gridava<br />

Marino a Gisella, gettandole per terra<br />

<strong>di</strong> nascosto una cipolla, una volta perfino<br />

un sacchetto <strong>di</strong> zucchero. Malate<br />

al momento dell’evacuazione forzata<br />

dal campo verso occidente <strong>di</strong> tutti i<br />

prigionieri abili, Hanna e Gisella riuscirono<br />

ad evitare «la marcia della<br />

morte» e furono liberate dalla 322°<br />

unità dell’Armata Rossa il 27 gennaio<br />

1945.<br />

<strong>Il</strong> rifiuto <strong>di</strong> tornare<br />

nella Fiume comunista <strong>di</strong> Tito<br />

Anche Renata Einhorn, come ci<br />

racconta la sorella Laura, fu aiutata ad<br />

Auschwitz da un conoscente fiumano,<br />

Giuseppe Kroo, il quale trovò la morte<br />

nell’evacuazione, che pure Renata<br />

dovette compiere e dopo vari trasferimenti<br />

da un campo all’altro fu liberata<br />

nell’aprile 1945.<br />

Da allora Renata si è sempre rifiutata<br />

<strong>di</strong> parlare della sua esperienza, se<br />

non in circostanze <strong>di</strong> particolare intimità.<br />

La parola le si bloccò dentro e<br />

neanche il tempo è servito a liberarla.<br />

Al contrario <strong>di</strong> Hanna, la quale, nel<br />

1945, scegliendo <strong>di</strong> abbandonare la<br />

Fiume comunista <strong>di</strong> Tito per andare a<br />

vivere in Israele, decise «<strong>di</strong> aprire le<br />

pagine bianche <strong>di</strong> una nuova vita,<br />

mettendo da parte i ricor<strong>di</strong> portati dalla<br />

Golà (Diaspora) <strong>di</strong> imparare la lingua<br />

e <strong>di</strong> parlare solo l’ebraico, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

una vera israeliana. Misi in<br />

custo<strong>di</strong>a i ricor<strong>di</strong> e non parlai più».<br />

Dopo più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, però, grazie<br />

all’apertura del processo Eichmann a<br />

Gerusalemme nel 1960, le grosse <strong>di</strong>ghe,<br />

sorte dentro <strong>di</strong> lei a protezione<br />

dei ricor<strong>di</strong>, cominciarono a crollare.<br />

La custo<strong>di</strong>a si aprì: riemersero i ricor<strong>di</strong><br />

e «le atrocità tornarono davanti ai nostri<br />

occhi». Hanna, da allora, ha trovato<br />

la forza e il coraggio per parlare,<br />

rievocare e provare a sciogliere la rabbia<br />

e la vergogna in un racconto.<br />

Noi lettori la ringraziamo.<br />

Emiliano Loria<br />

Hanna Kugler Weiss, Racconta!,<br />

Giuntina, Firenze 2006<br />

Euro 12,00, pp. 117


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Eso<strong>di</strong> e genoci<strong>di</strong>,<br />

il caso armeno<br />

La «morte <strong>di</strong> una nazione»: il giu<strong>di</strong>zio espresso dall’allora ambasciatore<br />

statunitense a Costantinopoli Henry Morgenthau rende, nella sua nuda crudezza,<br />

l’immagine <strong>di</strong> quello che fu, a partire dal 1915, il sistematico annientamento<br />

del popolo armeno da parte dell’impero ottomano.<br />

Soltanto inizialmente, e a un osservatore superficiale, le misure adottate<br />

contro la popolazione armena poterono apparire come una semplice ripresa,<br />

magari su più ampia scala, dei massacri compiuti nell’ultimo decennio dell’Ottocento<br />

contro coloro che la propaganda ufficiale definiva «terroristi armeni».<br />

Mancò, è vero, nel 1915, almeno nelle primissime fasi, un piano organizzativo<br />

neppur lontanamente paragonabile alla tragica “efficienza” <strong>di</strong>mostrata dalla<br />

persecuzione nazista contro gli ebrei durante il secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale. Ma<br />

è altrettanto vero che quell’impressione <strong>di</strong> carenze logistiche e organizzative, <strong>di</strong><br />

mancata correlazione fra burocrazia politica e militare, fra mandanti ed esecutori<br />

(che, in un’ottica giustificazionista, porterebbero a escludere pianificazione<br />

e intenzionalità), verrà <strong>di</strong> fatto a cadere e ad essere smentita nella maniera più<br />

ufficiale possibile, attraverso due <strong>di</strong>stinte ma collegate iniziative legislative.<br />

Con la prima, la «legge temporanea <strong>di</strong> deportazione» del 27 maggio 1915,<br />

si tiravano in ballo motivazioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne militare per giustificare<br />

la rimozione forzata della popolazione; la seconda, la «legge temporanea <strong>di</strong><br />

espropriazione e confisca» del 10 giugno successivo, prevedeva il sequestro e<br />

la ven<strong>di</strong>ta dei beni dei deportati. Una clausola - definita «una comme<strong>di</strong>a» dallo<br />

stesso plenipotenziario dell’Austria-Ungheria a Costantinopoli Joseph<br />

Pomiankowski, e duramente criticata anche da parte tedesca - prometteva la<br />

restituzione ai legittimi proprietari dei beni sequestrati, per il momento protetti e<br />

custo<strong>di</strong>ti, al termine della guerra. Quanto quella promessa fosse in realtà falsa lo<br />

si sarebbe visto nell’arco dello stesso giugno 1915, quando le proprietà forzatamente<br />

abbandonate dagli armeni furono assegnate a rifugiati musulmani o vendute<br />

all’asta, con il ricavato incamerato dallo Stato.<br />

Sono proprio quelle due leggi - la prima approvata per decreto governativo,<br />

l’altra a lungo <strong>di</strong>scussa e contestata dal Parlamento turco, soprattutto da parte<br />

dell’ala liberale e moderata dei “Giovani Turchi” - o che, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una quantomai<br />

illusoria “temporaneità”, faranno cadere qualsiasi ipotesi giustificazionista <strong>di</strong><br />

ieri e <strong>di</strong> oggi, e daranno a quello perpetrato contro gli armeni i caratteri della<br />

pianificazione e dell’intenzionalità tipici <strong>di</strong> ogni genoci<strong>di</strong>o.<br />

È su questa <strong>di</strong>rettrice che si muove il saggio <strong>di</strong> Marcello Flores, il primo<br />

stu<strong>di</strong>oso italiano a occuparsi <strong>di</strong>rettamente del genoci<strong>di</strong>o armeno, troppo spesso<br />

rimosso dalle coscienze dei popoli e dei governi (in Turchia, ieri e in buona<br />

parte oggi, ma anche nell’Occidente) e, per paradossale che possa apparire, <strong>di</strong><br />

molti armeni superstiti..<br />

Uno stu<strong>di</strong>o, quello <strong>di</strong> Flores, che si affianca a quelli recenti <strong>di</strong> Yves Ternon<br />

(Gli Armeni. 1915-1916: il genoci<strong>di</strong>o <strong>di</strong>menticato) e soprattutto <strong>di</strong> Taner Akcan<br />

(Nazionalismo turco e genoci<strong>di</strong>o armeno) o, su un piano più generale, a <strong>Il</strong><br />

secolo dei genoci<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bernard Bruneteau. Attenta, la ricostruzione <strong>di</strong> Flores, a<br />

cogliere, tra fine Ottocento e primo conflitto mon<strong>di</strong>ale, il ra<strong>di</strong>calizzarsi nell’Impero<br />

Ottomano <strong>di</strong> tendenze nazionaliste che cercano i responsabili della crisi<br />

non nel <strong>di</strong>sfacimento della società, ma in un “nemico” e in un “tra<strong>di</strong>tore” interno,<br />

o almeno ritenuto tale; nonché a collegare il problema storico, sempre più<br />

attentamente vagliato negli ultimi anni, a quello più propriamente politico e<br />

attuale <strong>di</strong> una Turchia avviata in un lungo, <strong>di</strong>fficile ma irreversibile cammino<br />

verso l’integrazione europea e chiamata, pertanto, a fare i conti con la propria<br />

storia, anche la più imbarazzante.<br />

Guglielmo Salotti<br />

Marcello Flores, <strong>Il</strong> genoci<strong>di</strong>o degli armeni,<br />

<strong>Il</strong> Mulino, Bologna 2006<br />

pp. 295, euro 22,00<br />

In alto: strada per Ig<strong>di</strong>r, una fila <strong>di</strong> profughi armeni in fuga<br />

(foto Armenian National Istitute, Washigton)<br />

In basso: deportati armeni cercano nel deserto ra<strong>di</strong>ci commestibili per sfamarsi<br />

(foto Armenian National Istitute, Washigton)<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

LE BANDIERE DI ISTRIA, FIUME E DALMAZIA<br />

a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> coloro che vorranno<br />

acquistarle presso l’ANVGD<br />

Negli scorsi mesi abbiamo<br />

ricevuto <strong>numero</strong>se<br />

richieste da soci e lettori<br />

per avere le ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong><br />

Istria, Fiume e Dalmazia.<br />

Oggi sono finalmente<br />

<strong>di</strong>sponibili per tutti.<br />

Le tre ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> Istria,<br />

Fiume e Dalmazia, così<br />

come qui riprodotte, sono<br />

in tessuto nautico ad alta<br />

resistenza (quin<strong>di</strong> utilizzabili<br />

anche all’esterno),<br />

complete <strong>di</strong> doppia orlatura<br />

e stampate in <strong>di</strong>gitale<br />

ad alta risoluzione.<br />

La versione grande <strong>di</strong><br />

cm. 100x150 ha un costo<br />

<strong>di</strong> 45 euro, la versione<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> cm. 70x100 costa<br />

30 euro, la versione piccola<br />

cm. 30x45 costa 20<br />

euro.<br />

La versione grande ha<br />

tre fiocchetti par annodamento<br />

all’asta, le versioni<br />

me<strong>di</strong>a e piccola hanno<br />

il tubolare ad uso asta.<br />

• • •<br />

Chi volesse riceverle<br />

può chiamare la Sede nazionale<br />

allo 06.58 16 852<br />

nei giorni feriali dalle<br />

10.00 alle 13.00 o inviare<br />

un fax allo stesso <strong>numero</strong>,<br />

oppure mandare una mail<br />

a: info@anvgd.it.<br />

Insieme alla ban<strong>di</strong>era<br />

riceverete il bollettino<br />

precompilato per effettuare<br />

il pagamento al più vicino<br />

ufficio postale. Al costo<br />

della ban<strong>di</strong>era viene aggiunto<br />

un piccolo contributo<br />

per le spese <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione.<br />

Erano passate solo poche settimane<br />

dal rinnovamento del sito web<br />

della Sede nazionale dell’<strong>Associazione</strong>,<br />

che il Giorno del Ricordo premeva<br />

alle porte e con esso l’interesse<br />

dei navigatori internet verso la<br />

nostra storia.<br />

<strong>Il</strong> nostro sito www.anvgd.it in<br />

quei giorni è letteralmente “esploso”,<br />

provocando talvolta un rallentamento<br />

del servizio proprio per l’alto <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> accessi.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista e<strong>di</strong>toriale lo<br />

consideriamo un successo, anche<br />

grazie ad una serie <strong>di</strong> servizi che oggi<br />

ANCHE SU INTERNET<br />

L’ANVGD S’IMPONE<br />

lo rendono assolutamente <strong>di</strong> primo<br />

piano nel mondo del nostro associazionismo.<br />

Siamo arrivati fino a 7 news giornaliere<br />

in tempo reale, ovvero una<br />

vera agenzia <strong>di</strong> stampa degli Esuli:<br />

erano <strong>di</strong>sponibili nel nostro sito foto<br />

e notizie sul Giorno del Ricordo appena<br />

2 ore dopo il verificarsi degli<br />

eventi. <strong>Il</strong> calendario delle manifestazioni<br />

del Giorno del Ricordo veniva<br />

aggiornata 2 o 3 volte al giorno.<br />

La newsletter settimanale veniva<br />

(e viene) inviata a centinaia <strong>di</strong> utenti,<br />

in continua espansione. I report ci<br />

13<br />

segnalano la visita al nostro sito dalle<br />

più <strong>di</strong>verse località italiane e da<br />

tutti i continenti. Un segno dei tempi,<br />

quello <strong>di</strong> internet, che ci consente<br />

<strong>di</strong> avere il polso dell’interesse soprattutto<br />

da parte delle seconde e<br />

terze generazioni degli Esuli.<br />

Un servizio, quello che offriamo,<br />

che sarà sempre più implementato con<br />

nuove funzionalità. Un invito, quello<br />

che vi facciamo, a visitarci e scoprire<br />

tanti interessanti notizie e servizi. Allora,<br />

per chi non l’avesse ancora fatto, vi<br />

aspettiamo su www.anvgd.it!<br />

F.R.


14 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

President Napolitano honors foibe victims in the presence of relatives<br />

Napolitano: «The inhuman ferocity<br />

of the foibe was, openly and visibly,<br />

one of the barbarian acts of the last century»<br />

«Scheme to uproot any and all Italian presence from what was, then ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>»<br />

Rome, February 10 th . With the<br />

Quirinale Palace as a backdrop, on the<br />

occasion of the Day of Remembrance<br />

founded by the Parliament in 2004 «to<br />

preserve and to renew the memory of<br />

the tragedy of Italians and all the foibe<br />

victims, of the exodus of the Istrians,<br />

Fiumani and Dalmatians from their native<br />

regions in the aftermath of World<br />

War II and of the complex matter of the<br />

Eastern border», the President of the<br />

Republic George Napolitano consigned<br />

30 decorations to relatives of foibe<br />

victims, in the presence of the highest<br />

state authorities, civilians, sol<strong>di</strong>ers, and<br />

representatives of the associations of the<br />

exiles.<br />

Also present at the ceremony were<br />

the President of the Chamber of Deputies,<br />

Fausto Bertinotti; Vicepresident of<br />

the Senate, Gavino Angius; the Vicepremier,<br />

Francesco Rutelli; Alfio Finocchiaro,<br />

a judge representing the constitutional<br />

Court; the Mayor of Rome,<br />

Walter Veltroni; and Professor Paolo<br />

Barbi, former president of the ANVGD (the<br />

National <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong> and Dalmatia<br />

Association) who gave an introductory<br />

history lecture. The national leaders of<br />

the associations of the exiles were<br />

present as well.<br />

Vicepremier Rutelli:<br />

«a painful page of silence»,<br />

«the drama of an entire nation»<br />

Vicepremier Francesco Rutelli,<br />

whose speech opened the ceremony,<br />

recognized that «though it comes late,<br />

we remember the drama of an entire<br />

nation, that lived through three tragic<br />

periods, from September 8 th , 1943, to<br />

the spring of 1946 «under the pressures<br />

carried out by Tito’s forces to annex those<br />

regions to Yugoslavia. Moreover, a<br />

painful page of silence was added to the<br />

tragedy, a silence that injected the ‘lethal<br />

poison of non-recognition’ into the<br />

national conscience». Rutelli then called<br />

the government institutions to carry out<br />

their duty to make known to the younger<br />

generations not only the tragic pages of<br />

history regar<strong>di</strong>ng the eastern border, but<br />

also the cultural and historic heritage,<br />

which play a vital role in Italy’s historic<br />

presence which is still preserved on the<br />

other side of the Adriatic. «This - he<br />

underlined - “is one of the goals stated<br />

in the Day of Remembrance law». In<br />

closing, Rutelli wanted to <strong>di</strong>rect his<br />

heartfelt homage to the relatives of foibe<br />

victims, for the sober <strong>di</strong>gnity with which<br />

they have carried so heavy a burden all<br />

these years.<br />

Senator Paolo Barbi spoke next,<br />

giving a layout of the historical background<br />

that gave ride to the Day of<br />

Remembrance. At the end of his lecture,<br />

the conferment ceremony began, as the<br />

Head of State, presented the <strong>di</strong>plomas<br />

and medals to the relatives of the victims.<br />

For each victim, a personal description<br />

was read, in an atmosphere of heartfelt<br />

emotion. Among the 30 relatives<br />

honored by Napolitano, we point out<br />

Nicolò Luxardo and Maria Luxardo, for<br />

their relatives murdered by drowning in<br />

Zara; Joseph Sincich for his father, a<br />

prominent member of autonomy circles<br />

in Fiume, and the son of Vincenzo<br />

Serrentino, last Prefect of Zara.<br />

«It was President Ciampi’s will that<br />

this first medal-conferring ceremony take<br />

place here, last year, as a manifestation<br />

of honor towards the victims, as stated<br />

in the law of April 2004 - of the foibe, of<br />

the exodus and of the general history of<br />

the eastern border».<br />

I take up the example of my predecessor,<br />

confirming the duty felt by all<br />

institutions of the Republic, at every level,<br />

of righting the lack of recognition that<br />

endured too long. As we listened this<br />

morning to the personal histories of the<br />

victims, we were all able to relive the<br />

tragedy of thousands and thousands of<br />

families, whose loved ones were<br />

imprisoned, killed, thrown in the foibe.<br />

Perhaps the deepest emotional impact<br />

is felt upon hearing the words, «no news<br />

was heard of him since then», «likely<br />

shot, or thrown into a foiba». It was the<br />

tragedy of victims <strong>di</strong>sappearing into<br />

nothingness, and the unburied dead.<br />

A myriad of trage<strong>di</strong>es and horrors;<br />

and a collective tragedy, the Exodus of<br />

the Istrians, Fiumani and Dalmatians: a<br />

tragedy of an entire populous. To those<br />

of you here present who are children of<br />

that harsh history, I give once more, in<br />

the name of the whole Nation, a word<br />

of affectionate closeness and solidarity.<br />

In the past few years, historians<br />

have intensified and expanded their<br />

research and reflections on the events<br />

surroun<strong>di</strong>ng the Day of Remembrance,<br />

and there is certainly a need to treasure<br />

their work, to <strong>di</strong>ffuse our collective<br />

memory that has risked being wiped out,<br />

and to communicate it to the youngest<br />

generations, in the spirit of the 2004 law.<br />

This climate has fostered detailed and<br />

Surprise and In<strong>di</strong>gnation in Italian Political and Diplomatic Circles<br />

for the Croatian President’s Declaration<br />

Mesic’s comments on Napolitano’s speech:<br />

«Shades of open racism, revisionism and revanchism»<br />

D’Alema convenes the Croatian ambassador in Rome:<br />

the Italian mission in Zagreb is annulled<br />

«The Croatian president’s words and<br />

unjustifiable: they cause astonishment<br />

and pain». This was Foreign Minister<br />

Massimo D’Alema’s first reaction to the<br />

surprising declarations of Croatian<br />

president Stjepan Mesic on the speech<br />

given by Napolitano on February 19 th ,<br />

Day of Remembrance of the Istrian<br />

Exodus and foibe victims. In a statement<br />

issued in the days following Italy-wide<br />

commemorations, Mesic expressed,<br />

with unusual and surprising tones for a<br />

Head of State, «<strong>di</strong>sagreeable surprise»<br />

for «the content and the tone» of the<br />

«latest declarations of the leadership of<br />

the Italian government that refer to the<br />

past», but that also affect «current<br />

relations between Italy and Croatia»Mesic’s<br />

harsh tones continued:<br />

«These declarations, in which it is<br />

impossible not to observe shades of open<br />

racism, of historical revisionism and<br />

political revanchism, cannot possibly<br />

coexist with Italy’s declared desire to<br />

increase bilateral relationships among<br />

our two countries». The statement<br />

continued: «The Italian president<br />

considers <strong>di</strong>sconcerting and potentially<br />

very dangerous for any doubt to be cast<br />

upon the 1947 Peace Treaty». Mesic was<br />

referring to Napolitano’s speech at the<br />

Quirinale during the ceremony in which<br />

he conferred <strong>di</strong>plomas and medals to<br />

the relatives of foibe victims: in the course<br />

of this speech., he connected those<br />

events with the «movement of hatred<br />

and bloodthirsty fury» and with the<br />

«slavic plans for annexation» that<br />

prevailed in the 1947 Peace Treaty, and<br />

which assumed the sinister outlines of<br />

ethnic cleansing».<br />

It is unacceptable, under any<br />

circumstance, for the Croatian Republic<br />

to question any matters regar<strong>di</strong>ng the<br />

Treaty of Osimo, signed byYugoslavia<br />

and Italy and that were assumed by<br />

Croatia as heir of the ex Federation.<br />

The Italian press defined the Croatian<br />

president’s words as a harsh and<br />

incomprehensible attack on the Italian<br />

Head of State. Accor<strong>di</strong>ng to D’Alema,<br />

the words of Napolitano «go hand in<br />

hand with the sense of recognition of<br />

historical truth that is the basis for the<br />

process of future advancement and<br />

reconciliation. Precisely for this reason»,<br />

continued D’Alema, «Mesic’s reaction<br />

is all the more astonishing: it doesn’t take<br />

into account the true meaning of<br />

Napolitano’s words at all». The Foreign<br />

Minister recalled that «democratic Italy<br />

has often recognized the grave deeds<br />

carried out under fascism in the Balkans;<br />

our great nation has certainly never failed<br />

to denounce fascist horrors in the<br />

Balkans and to condemn the fascist<br />

occupation of ex-Yugoslavia». D’Alema<br />

observed on this point that «Mesic<br />

should know that he is addressing the<br />

president of an Italy that is democratic<br />

and antifascist, which has come to terms<br />

with its fascist past and, at the same time,<br />

feels the need to make clear the historic<br />

truth regar<strong>di</strong>ng the innocent Italian<br />

victims who lost their lives in the tragic<br />

closing days of the war and in the imme<strong>di</strong>ate<br />

postwar period: the recognition<br />

of this historic truth is a fundamental<br />

con<strong>di</strong>tion for the complete reconciliation<br />

that we desire, much as we desire to<br />

carry out joint symbolic commemorations».<br />

D’Alema continued, «the<br />

words of Napolitano do not lend<br />

themselves to misunderstan<strong>di</strong>ngs from<br />

this point of view». And for clarifications,<br />

D’Alema summoned the ambassador of<br />

Croatia in Italy, Tomislav Vidosevic.<br />

Vidosevic, reported State Department<br />

sources, «represented Zagreb’s point of<br />

view, and assured that he will communicate<br />

D’Alema’s concerns punctually<br />

to his superiors».<br />

President Napolitano agrees fully<br />

with the evaluations expressed by<br />

Minister D’Alema.<br />

The reactions<br />

in Italian political circles.<br />

Both majority and opposition<br />

condemn Mesic’s declaration<br />

«We need to read every page of<br />

history, even the pages that are most<br />

painful for us: that is the only way that<br />

we can build the future of our country<br />

and of Europe», commented Gavino<br />

Angius of the Democratic Left party and<br />

vice-president of the Senate, who was<br />

present at the ceremony at the Quirinale.<br />

The leader of Alleanza <strong>Nazionale</strong><br />

(“National Alliance”, a major rightist<br />

party) Gianfranco Fini expressed<br />

solidarity with Napolitano: «Mesic has<br />

not only offended President Napolitano,<br />

to whom we give our full solidarity, but<br />

detatched analysis has recently been<br />

made, pointing to the existence of first<br />

waves of blind violence in those regions,<br />

as early as autumn of 1943, «summary<br />

and tumultuous execution, ultranationalistic<br />

outbursts, social revenge,<br />

and a scheme of era<strong>di</strong>cation”were<br />

blended together, in an effort to anihilate<br />

the Italian presence from that which was,<br />

and ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>. There<br />

was therefore a wave of hatred and<br />

bloodthirsty fury and a schemeof slavic<br />

annexation, that prevailed above all in<br />

the 1947 Peace Treaty, and that assumed<br />

the sinister connotations of ethnic<br />

cleansing».<br />

It is certain that, openly and visibly,<br />

with the inhuman ferocity of the foibes -<br />

one of the barbarian acts of the last<br />

century took place. Because in the<br />

1900’s-as I have had occasion to recall,<br />

in this very chamber, another historical<br />

and weighty recurrence (the Commemoration<br />

of the Holocaust) – Europe<br />

was the home of both culture and<br />

barbarianism. And this must never be<br />

forgotten , if we are to value the noble<br />

aspects of our historical tra<strong>di</strong>tion, and to<br />

consolidate the civilization, peace,<br />

liberty, tolerance, and solidarity of the<br />

new Europe that we have been buil<strong>di</strong>ng<br />

for over fifty years. It is a Europe born of<br />

refusal of aggressive and oppressive<br />

nationalisms, from those manifested in<br />

the fascist war to that which took place<br />

in the wave of Yugoslav terror in <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>,<br />

a Europe that also excludes<br />

every trace of revanchism<br />

My dear friend, Professor Paolo Barbi<br />

– exemplary representative of those<br />

regions, of those populations and their<br />

he has also offended historical truth. His<br />

words are grave and unacceptable; they<br />

risk having Croatia being estranged from<br />

the EU, and they echo only a ultranationalist<br />

logic and unworthy revanchism<br />

which are truly out of place for<br />

the Head of State of a democratic country<br />

and friend of Italy».<br />

«Mesic’s words are worrisome and<br />

alarming», echoed Maurizio Gasparri<br />

(AN), and Mario Borghezio, the Northern<br />

League’s group leader at the European<br />

Parliament gave Napolitano «full<br />

solidarity».<br />

Pierfer<strong>di</strong>nando Casini also intervened<br />

in the President’s defense. Casini<br />

was at the the Basovizza foiba site<br />

recently to pay homage to the 350<br />

thousand exiles, recognizing that “for<br />

reasons of State, the memory of this<br />

tragedy was sacrificed». Casini judged it<br />

positive that today these words of<br />

reparation “have been pronounced by<br />

a leftist president».<br />

Foibe Victims honored with<br />

a minute of silence in the Senate<br />

«The foibe are a tragedy too long<br />

forgotten» and this was «a grave error»<br />

President Napolitano has done well to<br />

pronounce such «clear and wellmeasured<br />

words».<br />

These the words of Senate President<br />

Franco Marini, spoken on February 13 th ,<br />

when he called the Senate chamber at<br />

Palazzo Madama to observe a minute<br />

of silence in memory of that tragedy. «As<br />

we open this session, the first since this<br />

year’s Day Of Remembrance, de<strong>di</strong>cated<br />

to the martyrs of the foibe and the Exodus<br />

of Istrians, Fiumani and Dalmatians from<br />

their native region, I believe it dutiful and<br />

right for me to express the profound<br />

sentiment of the Senate regar<strong>di</strong>ng the<br />

memory of all the innocent victims of<br />

that time, and our closeness to the family<br />

members of those who were barbarously<br />

murdered, and of those people forced<br />

to leave their hometowns and native<br />

regions. The president of the Senate then<br />

underlined that «the institution of the Day<br />

of Remembrance, thanks to a law<br />

approved by Parliament in 2004, offers<br />

us all the opportunity to consolidate a<br />

sufferings - has admirably shared his<br />

experience: especially when he spoke<br />

of the “dream” and of the European<br />

project in which he and others searched,<br />

in an illuminated way, for reparation and<br />

deliverance from the nightmare of the<br />

past and the bitterness of silence.<br />

«we mustn’t keep silent,<br />

taking upon ourselves<br />

the responsibility of having denied,<br />

or tried to ignore, the truth,<br />

in the name of past ideologies<br />

and political blindness,<br />

and having erased it<br />

for <strong>di</strong>plomatic calculations<br />

and international conveniences»<br />

And what he said is right: the<br />

unforgivable horrors committed against<br />

humanity, constituted by the foibe, must<br />

be remembered, but equal remembrance<br />

goes to the odyssey of the exodus,<br />

and the pain and what it cost the fiumani,<br />

istrians and dalmatian to rebuild a life<br />

for themselves in an Italy newly free and<br />

independent but humiliated and mutilated<br />

in its eastern region. And we must<br />

remember - I return to the words of the<br />

Professor Barbi – the «conspiracy of<br />

silence», «the less dramatic but even<br />

more bitter and demoralizing phase of<br />

forgetting».<br />

Today in Italy we have put an end to<br />

theunjustified silence, and we areworking<br />

in Europe to recognize Slovenia<br />

as a friendly partner and Croatia as a new<br />

can<strong>di</strong>date for EU entry: nevertheless, we<br />

need to repeat, forcefully, that, whether<br />

in domestic matters or international<br />

relations, a vital part of any reconciliation,<br />

that we firmly desire, is the truth.<br />

And the Day of Remembrance, dear<br />

friends, is precisely that: a solemn pledge<br />

and obligation to re-establish the truth».<br />

For the ANVGD were present National<br />

President, Lucio Toth, together with Serene<br />

Ziliotto, the daughter of exiles from<br />

Zara and granddaughter of the Mayor of<br />

Zara from 1899 to 1922, interned in Austria<br />

from 1915 to 1918, and Patricia C.<br />

Hansen, daughter of exiles from Fiume<br />

and <strong>di</strong>rector of “Difesa Adriatica”.<br />

Red.<br />

collective memory of a terrible page that<br />

marked the history of the past century. It<br />

is a tragedy that was too-long forgotten,<br />

and it is well to recognize that a grave<br />

error was committed, an injustice toward<br />

those Italian women and men who fell<br />

victim to an ideological and ethnic<br />

hatred which cost thousands of deaths,<br />

and exodus for hundreds of thousands.<br />

«Renewing the memory of those<br />

dramatic events must serve to strengthen<br />

us in our conviction that there cannot<br />

be a common future among peoples if it<br />

is not based on mutual recognition and<br />

friendship, the overcoming of any<br />

political, cultural, or ethnic barrier, and<br />

the full affirmation of liberty and<br />

democracy».<br />

Vast echo in the Italian press<br />

Mesic’s declarations had a vast echo<br />

in the whole spectrum of the Italian press.<br />

For several days the front pages and main<br />

sections, e<strong>di</strong>torial and opinion pages of<br />

the major Italian dailies and magazines<br />

were abuzz with analysis and commentary<br />

regar<strong>di</strong>ng the Croatian Head of<br />

State’s comment, and ample space was<br />

devoted to the matter on the national<br />

broadcasting networks. In the major<br />

newspaper “Corriere della Sera”, Clau<strong>di</strong>o<br />

Magris wrote in his February 11 th<br />

article, titled Generalized Silence «On<br />

the foibe, so much of the left - communist<br />

and non - has been kept silent. It has<br />

ignored them, and has contributed to<br />

allowing them to be ignored, without<br />

listening to the voices - humanly strong,<br />

but politically slight - of that democratic<br />

left, patriotic and therefore anti-nationalist,<br />

that gave testimony to it. There are<br />

many explanations for this insulting<br />

silence and forgetfulness, but none can<br />

justify it, just as no violence perpetrated<br />

on the innocent can justify violent<br />

retaliation on other innocents».<br />

This was only one, albeit highly<br />

authoritative, comment from among the<br />

dozens that were published in the past<br />

few weeks. We will be provi<strong>di</strong>ng a more<br />

detailed review in the April issue of “Difesa<br />

Adriatica”.<br />

p.c.h.<br />

(traduzioni <strong>di</strong> Lorie Ballarin)


<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

El Presidente de la República consigna las condecoraciones a los cónyuges de los enfoibados<br />

Napolitano: «se consumó en el modo más evidente<br />

con la inhumana ferocidad de las foibe<br />

una de las barbaridades del siglo pasado»<br />

«‘Proyecto de desarraigamiento’ de la presencia italiana de aquella que era y dejó de ser la Venecia <strong>Giulia</strong>»<br />

Roma, 10 de febrero. En el solemne<br />

marco del Palazzo del Quirinale, en<br />

ocasión del Día del Recuerdo instituido<br />

por el Parlamento en el 2004 para «conservar<br />

y renovar la memoria de la trage<strong>di</strong>a<br />

de los italianos y de todas las víctimas de<br />

las foibe, del éxodo de sus tierras de<br />

istrianos, fiumanos y dálmatos en el<br />

periódo después de la guerra y de la más<br />

compleja vicisitud del confín oriental», el<br />

Presidente de la República Giorgio<br />

Napolitano ha consignado 30 condecoraciones<br />

a otros tantos cónyuges de<br />

enfoibados, en la presencia de las máximas<br />

autoridades institucionales, civiles y<br />

militares y de las representaciones de las<br />

asociaciones de los desterrados.<br />

Presentes en la ceremonia el Presidente<br />

de la Cámara de los Diputados, on. Fausto<br />

Bertinotti, el Vicepresidente del Senado,<br />

sen. Gavino Angius, el Vicepresidente del<br />

Consejo de Ministros y Ministro de Bienes<br />

y Actividades Culturales, on. Francesco<br />

Rutelli, el juez Alfio Finocchiaro, en<br />

representación de la Corte constitucional,<br />

el Alcalde de Roma, on. Walter Veltroni, y<br />

el prof. Paolo Barbi, ya Presidente de la<br />

Asociación Nacional Venecia <strong>Giulia</strong> e<br />

Dalmazia, que ha desarrollado la prolusión<br />

histórica. Las asociaciones de los desterrados<br />

estaban representadas por los<br />

máximos <strong>di</strong>rigentes nacionales.<br />

El Vicepresidente del Consejo Rutelli:<br />

«una dolorosa página de silencio»,<br />

«el drama de un entero pueblo»<br />

El Vicepresidente del Consejo Rutelli,<br />

quien ha abierto la manifestación con su<br />

intervención, ha reconocido como<br />

«aunque sea tardíamente se recuerda<br />

aquello que ha sido el drama de un entero<br />

pueblo, que ha vivido tres estaciones, del<br />

8 de septiembre ’43 a la primavera del<br />

1946» bajo la presión ejercitada por las<br />

fuerzas titinas para anexionar a Yugoslavia<br />

aquel territorio.<br />

A aquella trage<strong>di</strong>a, ha proseguido<br />

Rutelli, se ha unido «una dolorosa página<br />

de silencio», que ha inoculado en la<br />

opinión pública nacional «el veneno letal<br />

del no reconocimiento».<br />

Rutelli ha llamado por tanto, a las<br />

instituciones al deber de hacer conocer a<br />

los jóvenes no solo las páginas trágicas<br />

escritas al confin oriental, sino el patrimonio<br />

histórico cultural, que forma parte integrante<br />

de la italianidad histórica,<br />

custo<strong>di</strong>ado hasta ahora en la otra orilla del<br />

Adriático.<br />

«Esto - ha subrayado - es una de las<br />

tareas in<strong>di</strong>cadas por la ley institucional del<br />

Día del Recuerdo».<br />

Al final, Rutelli ha querido <strong>di</strong>rigir un<br />

sentido homenaje a los herederos de las<br />

víctimas de las Foibe por la sobriedad y la<br />

<strong>di</strong>gnidad con la cual en todos estos años<br />

han llevado un fardo tan pesado.<br />

El sen. Paolo Barbi ha tomado, por tanto,<br />

la palabra y trazado el cuadro histórico<br />

dentro del cual se insiere y se motiva el<br />

Día del Recuerdo.A la conclusión de su<br />

intervención ha iniciado la verdadera y<br />

propia ceremonia de consigna, de parte<br />

del Jefe del Estado, de los <strong>di</strong>plomas y de<br />

las medallas a los familiares de las víctimas.<br />

Para cada una ha sido leída la motivación,<br />

en un clima de profunda conmoción.<br />

Entre los 30 condecorados por Napolitano<br />

recordamos a Nicolò Luxardo y a<br />

Maria Luxardo, por los cónyuges suprimidos<br />

me<strong>di</strong>ante anegamiento en Zara,<br />

Giuseppe Sincich por el padre, figura de<br />

esplendor y nota de la autonomía fiumana,<br />

y el hijo de Vincenzo Serrentino, último<br />

prefecto de Zara.<br />

El <strong>di</strong>scurso del Presidente<br />

de la República<br />

«El año pasado el Presidente Ciampi<br />

quiso que se llevara a cabo aquí la primera<br />

ceremonia de entrega de la medalla del<br />

Día del Recuerdo a familiares de las<br />

víctimas - como <strong>di</strong>ce la ley de abril del<br />

2004 - “de las foibe, del éxodo y de la<br />

más compleja vicisitud del confín oriental”.<br />

Recojo el ejemplo de mi predecesor<br />

como confirmación del deber que las<br />

instituciones de la República sienten como<br />

propio, a todos los niveles, de un<br />

reconocimiento ausente por demasiado<br />

tiempo. Escuchando las motivaciones que<br />

esta mañana han prece<strong>di</strong>do la entrega de<br />

las medallas, todos hemos po<strong>di</strong>do recorrer<br />

de nuevo la trage<strong>di</strong>a de millares y millares<br />

de familias, de las cuales sus seres queridos<br />

fueron aprisionados, asesinados, tirados en<br />

las foibe. Y suscitan particular impresión y<br />

emoción las palabras: “desde entonces no<br />

se tuvieron de él más noticias”, “verosímilmente”<br />

fusilado, o enfoibado. Fue el<br />

asunto de los desaparecidos en la nada y<br />

de los muertos que quedaron sin sepultar.<br />

Una miriada de trage<strong>di</strong>as y de horrores;<br />

y una trage<strong>di</strong>a colectiva, la del éxodo<br />

de sus tierras de istrianos, fiumanos y<br />

dalmatos, aquella de un entero pueblo. A<br />

vosotros que sois hijos de esta dura historia,<br />

quiero decir todavía, en nombre de todo<br />

el País, una palabra de afectuosa cercanía<br />

y solidaridad.<br />

Desde hace unos años hasta ahora se<br />

han intensificado las investigaciones y las<br />

reflexiones de los historiadores sobre las<br />

vicisitudes a las que está de<strong>di</strong>cado el Día<br />

del Recuerdo: y se debe ciertamente<br />

custo<strong>di</strong>ar para <strong>di</strong>fun<strong>di</strong>r una memoria que<br />

ya ha corrido el riesgo de ser cancelada,<br />

para transmitirla a las generaciones más<br />

Estupor e in<strong>di</strong>gnación en los ambientes políticos y <strong>di</strong>plomáticos italianos por las afirmaciones del Presidente croata<br />

Mesic sobre el <strong>di</strong>scurso de Napolitano: «sombras de racismo<br />

abierto, revisionismo histórico y revanchismo»<br />

D’Alema convoca al embajador croata en Roma. Anulada la misión italiana en Zagabria<br />

«Las palabras del presidente croata son<br />

inmotivadas, asombran y adoloran». Esta<br />

es la primera reacción del ministro de<br />

Asuntos Exteriores Massimo D’Alema a las<br />

desconcertantes declaraciones del presidente<br />

croata Stjepan Mesic sobre el<br />

<strong>di</strong>scurso tenido por el Jefe del Estado<br />

Napolitano con ocasión del 10 de Febrero,<br />

Día del Recuerdo del éxodo y de las Foibe.<br />

En un comunicado emitido en los días<br />

sucesivos a las celebraciones desarrolladas<br />

en toda Italia Mesic ha expresado con<br />

tonos inusitados y sorprendentes para un<br />

Jefe de Estado «desagradable sorpresa» por<br />

«el contenido y el tono» de las «últimas<br />

declaraciones de la leadership estatal italiana<br />

que se refieren al pasado», pero que<br />

tocan también «las actuales relaciones<br />

entre Italia y Croacia». Prosigue la durísima<br />

nota de Mesic: «Estas declaraciones, en<br />

las cuales es imposible no observar<br />

sombras de racismo abierto, de revisionismo<br />

histórico y de revanchismo<br />

político, <strong>di</strong>fícilmente se pueden incluir en<br />

el deseo declarado de incrementar las<br />

relaciones bilaterales entre los dos Países»,<br />

<strong>di</strong>ce todavía el comunicado. «El presidente<br />

de la República - prosigue - retiene<br />

desconcertante y potencialmente muy<br />

peligroso el poner en duda el Tratado de<br />

Paz firmado por Italia en 1947». Mesic se<br />

refería a la frase que Napolitano ha<br />

pronunciado en el Quirinale en el momento<br />

de la entrega de <strong>di</strong>plomas y medallas a<br />

los herederos de las víctimas de las foibe,<br />

ha unido aquellas vicisitudes con el «impulso<br />

de o<strong>di</strong>o y de furia sanguinaria» y<br />

con el «<strong>di</strong>seño anexionador eslavo que<br />

prevaleció sobretodo en el Tratado de paz<br />

del 1947 y que asumió los siniestros<br />

contornos de una limpieza étnica».<br />

Para la República de Croacia es<br />

inaceptable bajo todos los puntos de vista<br />

cualquier cuestionamiento de los Acuerdos<br />

de Osimo, firmados entre Yugoslavia<br />

e Italia y que han sido asumidos por la<br />

República de Croacia en calidad de herede<br />

de la ex Federación.<br />

Todos los mass me<strong>di</strong>a italianos han<br />

definido las palabras del Jefe de Estado<br />

croata como un duro e incomprensible<br />

ataque a la máxima carga del Estado.<br />

Según D’Alema las palabras de<br />

Napolitano «van sobretodo en el sentido<br />

del reconocimiento de la verdad histórica<br />

que es el fundamento para todo proceso<br />

ulterior de avance y reconciliación». Justo<br />

por esto, ha proseguido D’Alema, «parece<br />

todavía más sorprendente una reacción<br />

que a mi juicio no capta el verdadero<br />

significado de las palabras de Napolitano».<br />

El ministro de Asuntos Externos ha<br />

recordado que «la Italia democrática ha<br />

reconocido otras veces cuanto haya sido<br />

grave lo que ha hecho el fascismo en los<br />

Balcanes, un grande País, el nuestro,<br />

ciertamente no se ha quedado sin denunciar<br />

los horrores fascistas en los Balcanes<br />

y de condenar la ocupación fascista de la<br />

ex Yugoslavia». D’Alema ha subrayado este<br />

punto. «Mesic debería saber que se <strong>di</strong>rige<br />

al presidente de la Italia democrática y<br />

antifascista, que por tanto, desde este punto<br />

de vista ha hecho las cuentas con el pasado<br />

fascista del País y al mismo tiempo siente<br />

la necesidad de decir la verdad histórica<br />

también sobre la víctimas inocentes<br />

italianas que estuvieron en aquel trágico<br />

momento conclusivo de la guerra y del<br />

inme<strong>di</strong>ato periodo después de la guerra:<br />

el reconocimiento de esta verdad histórica<br />

es una con<strong>di</strong>ción para un proceso lleno<br />

de reconciliación como aquel que<br />

nosotros deseamos, por lo que deseamos<br />

también que se puedan desarrollar los<br />

actos simbólicos de los cuales se había<br />

hablado». Para el titular de la Farnesina,<br />

«las palabras de Napolitano no se prestan<br />

a equívocos desde este punto de vista». Y<br />

D’Alema ha convocado para aclaraciones<br />

a el embajador de Croacia en Italia<br />

Tomislav Vidosevic. Éste, refieren fuentes<br />

del Ministerio del Exterior, «ha representado<br />

el punto de vista de Zagabria y ha<br />

asegurado que transmitirá puntualmente<br />

a sus autoridades las consideraciones<br />

desenvueltas por el ministro D’Alema».<br />

De cuanto se capta en los ambientes<br />

del Quirinale, el presidente de la República<br />

Giorgio Napolitano ha con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>do<br />

plenamente las valoraciones expresadas<br />

por el ministro de Asuntos Exteriores Massimo<br />

D’Alema.<br />

Las reacciones del mundo político<br />

en Italia. Condena de las declaraciones<br />

de Mesic por la mayoría y la oposición<br />

«Hace falta leer todas las páginas de<br />

la historia, también esas para nosotros más<br />

dolorosas porque es la única manera para<br />

construir el futuro de nuestro País y de<br />

Europa», ha comentado Gavino Angius,<br />

vicepresidente DS del Senado, presente en<br />

la ceremonia del Quirinale. El leader de<br />

AN Gianfranco Fini ha expresado solidaridad<br />

a Napolitano: «Mesic ha ofen<strong>di</strong>do<br />

no sólo al presidente Napolitano a quien<br />

va nuestra plena solidaridad, sino también<br />

a la verdad histórica. Sus palabras son<br />

gravísimas e inaceptables, corren el riesgo<br />

de alejar a Croacia de la Unión Europea y<br />

responden sólo a una lógica ultranacionalista<br />

y revanchista in<strong>di</strong>gna para el jefe<br />

de un Estado de un País democrático y<br />

amigo de Italia».<br />

«Las palabras de Mesic son preocupantes<br />

e inquietantes», les ha hecho eco<br />

jóvenes, en el espíritu de la misma ley del<br />

2004. Así, se ha escrito, en un esfuerzo de<br />

análisis más destacado, que ya en el<br />

desencadenarse de la primera onda de<br />

violencia ciega en aquellas tierras, en el<br />

otoño del 1943, se entrelazaron “justicialismo<br />

sumario y tumultuoso, paroxismo<br />

nacionalista, resacas sociales y un proyecto<br />

de desenraizamiento” de la presencia italiana<br />

de aquella que era y dejó de ser la<br />

Venecia <strong>Giulia</strong>. Hubo, por tanto, un<br />

movimiento de o<strong>di</strong>o y de furia sanguinaria,<br />

y un proyecto anexionador eslavo, que<br />

prevaleció sobretodo en el Tratado de Paz<br />

del 1947, y que asumió el siniestro el perfil<br />

de una “limpieza étnica”.<br />

Lo que se puede decir ciertamente es<br />

que se consumó – en el modo más evidente<br />

con la inhumana ferocidad de las<br />

foibe - una de las barbaridades del siglo<br />

pasado. Porque en el Novecientos – lo he<br />

recordado propio aquí en otra histórica y<br />

pesada ocasión (el Día de la Shoah) - se<br />

entrelazaron en Europa cultura y barbaridad.<br />

Y no hace falta perder nunca la<br />

conciencia de esto al valorizar los rasgos<br />

más nobles de nuestra tra<strong>di</strong>ción histórica<br />

al consolidar los lineamentos de civilidad,<br />

de paz, de libertad, de tolerancia, de<br />

solidaridad de la nueva Europa que<br />

estamos construyendo desde hace cincuenta<br />

años. Es una Europa nacida al consolidar<br />

los lineamentos del rechazo de los<br />

nacionalismos agresivos y opresivos, de lo<br />

expresado en la guerra fascista a lo<br />

expresado en la ola de terror yugoslavo en<br />

Venecia <strong>Giulia</strong>, una Europa que excluye<br />

naturalmente todo revanchismo.<br />

El querido amigo profesor Paolo Barbi<br />

- figura ejemplar de representante de<br />

aquellas tierras, de aquellas populaciones<br />

y de sus sufrimientos - ha admirablemente<br />

recorrido su experiencia: especialmente<br />

Maurizio Gasparri (AN), y «plena solidaridad»<br />

a Napolitano de parte del jefe de<br />

grupo de la Lega Nord en el Europarlamento<br />

Mario Borghezio.<br />

En defensa de Napolitano, interviene<br />

también Pierfer<strong>di</strong>nando Casini, que ha<br />

ren<strong>di</strong>do homenaje en los días pasados a<br />

la Foiba de Basovizza, donde ha recordado<br />

los 350 mil desterrados fiumanos, istrianos<br />

y dalmatos, reconociendo «que por<br />

una razón de Estado se sacrificó este<br />

recuerdo». Casini juzga positivo que hoy<br />

estas palabras reparadoras «hayan sido<br />

<strong>di</strong>chas por un presidente de la República<br />

de izquierda».<br />

En el Senado se ha observado un minuto<br />

de silencio en honor de los enfoibados<br />

Marini: «conmovido recuerdo por las<br />

tantas víctimas inocentes de entonces»<br />

«La trage<strong>di</strong>a de las foibe es una trage<strong>di</strong>a<br />

olvidada por demasiado tiempo» y esto<br />

ha sido «un grave error». Ha hecho bien,<br />

por tanto, el Presidente Napolitano en<br />

pronunciar palabras «límpidas y come<strong>di</strong>das».<br />

Lo ha <strong>di</strong>cho el 13 de febrero el Presidente<br />

del Senado Franco Marini que ha<br />

llamado al Aula de palazzo Madama a un<br />

minuto de silencio en recuerdo de aquella<br />

trage<strong>di</strong>a. «En apertura de esta sesión, la<br />

primera después del 10 de febrero, día<br />

de<strong>di</strong>cado al recuerdo de los mártires de<br />

las foibe y del éxodo de la propia tierra de<br />

istrianos, dalmatos y fiumanos, - ha<br />

declarado Marini - retengo justo y<br />

deberoso hacerme intérprete del sentimiento<br />

de la asamblea del Senado<br />

expresando el conmovido recuerdo por<br />

las tantas víctimas inocentes de entonces<br />

y la cercanía a los familiares de cuantos<br />

fueron bárbaramente asesinados y de<br />

aquellos obligados a dejar las propias<br />

casas, los propios pueblos, las propias<br />

ciudades». El presidente del Senado ha<br />

subrayado después que «la institución del<br />

Día del Recuerdo, gracias a una ley<br />

aprobada en el 2004 por el Parlamento,<br />

ofrece la oportunidad al País de hacer<br />

memoria de una página terrible que ha<br />

marcado la historia del siglo pasado. Una<br />

trage<strong>di</strong>a olvidada demasiado tiempo y es<br />

bueno reconocer que se ha cometido un<br />

15<br />

cuando ha hablado del “sueño” y del<br />

proyecto europeo en el que él y otros<br />

trataron en modo iluminado el resarcimiento<br />

y el rescate además de la<br />

pesa<strong>di</strong>lla del pasado y la amargura del<br />

silencio. «no debemos callar,<br />

asumiéndonos la responsabilidad<br />

de haber negado,<br />

o ten<strong>di</strong>do a ignorar la verdad<br />

por ideologías preju<strong>di</strong>ciales<br />

y ceguera política,<br />

y del haberla arrancado<br />

por cálculos <strong>di</strong>plomáticos<br />

y conveniencias internacionales»<br />

Y es justo quien ha <strong>di</strong>cho: que se<br />

recuerde el imperdonable horror contra<br />

la humanidad constituido de las foibe, pero<br />

igualmente la o<strong>di</strong>sea del éxodo, y del dolor<br />

y de la fatiga que costó a fiumanos, istrianos<br />

y dalmatos reconstruirse una vida en la<br />

Italia vuelta libre e indepen<strong>di</strong>ente pero<br />

humillada y mutilada en su región oriental.<br />

Y debe recordarse – vuelvo a las palabras<br />

del Profesor Barbi - la “conjura del<br />

silencio”, “la fase menos dramática pero<br />

más amarga y desmoralizante del olvido”.<br />

También de esa no debemos callar,<br />

asumiéndonos la responsabilidad del<br />

haber negado, o ten<strong>di</strong>do a ignorar la<br />

verdad por ideologías preju<strong>di</strong>ciales y<br />

ceguera política, y del haberla arrancado<br />

por cálculos <strong>di</strong>plomáticos y conveniencias<br />

internacionales.<br />

Hoy que en Italia hemos puesto fin a<br />

un silencio no justificable, y que estamos<br />

comprometidos en Europa a reconocer en<br />

Eslovenia un partner amigo y en Croacia<br />

un nuevo can<strong>di</strong>dato al ingreso en la Unión,<br />

debemos repetir con fuerza que donde sea,<br />

en el seno del pueblo italiano como en las<br />

relaciones entre pueblos, comienza con<br />

la reconciliación, que queremos firmemente,<br />

es la verdad. Y lo del Día del<br />

Recuerdo es precisamente, queridos<br />

amigos, un solemne compromiso de<br />

restablecimiento de la verdad ».<br />

Por la ANVGD estaban presentes el Presidente<br />

nacional, Lucio Toth, acompañado<br />

por Serena Ziliotto, hija de desterrados de<br />

Zara, nieta del Podestà de Zara del 1899<br />

al 1922, internado en Austria del 1915 al<br />

1918, y Patrizia C. Hansen, hija de<br />

desterrados de Fiume, <strong>di</strong>rectora de “Difesa<br />

Adriatica”.<br />

Red.<br />

grave error y una injusticia hacia aquellas<br />

italianas y aquellos italianos víctimas de<br />

un o<strong>di</strong>o ideológico y étnico que ha costado<br />

millares de muertes y el éxodo para<br />

centenares de millares ellos».<br />

«Renovar el recuerdo de aquellos<br />

dramáticos eventos nos debe también fortificar<br />

en la convicción - ha concluido -<br />

que no puede haber un futuro común entre<br />

los pueblos si no es en la muestra del<br />

reconocimiento recíproco y de la amistad,<br />

de la superación de cualquier barrera<br />

política, cultural, étnica y en la plena<br />

afirmación de la libertad y de la democracia».<br />

Extenso eco en la prensa italiana<br />

Y un extensísimo eco han tenido las<br />

declaraciones de Mesic en la prensa italiana<br />

de todas las orientaciones. Por<br />

muchos días las primeras páginas y los<br />

servicios internos de los mayores coti<strong>di</strong>anos<br />

y perió<strong>di</strong>cos italianos han estado<br />

ocupados por análisis y comentarios sobre<br />

la infeliz salida del Jefe de Estado croata ,<br />

así como amplio espacio ha sido de<strong>di</strong>cado<br />

al argumento en las redes televisivas y<br />

ra<strong>di</strong>ofónicas nacionales.<br />

En el “Corriere della Sera” Clau<strong>di</strong>o<br />

Magris ha escrito entre otras cosas en su<br />

artículo de fondo del 11 de febrero titulado<br />

Silenzio generalizzato: «Sobre las foibe,<br />

tanta izquierda - comunista y no solo comunista<br />

- ha callado.<br />

Las ha ignorado y ha contribuido a<br />

hacerlas ignorar, sin escuchar las voces -<br />

humanamente fuertes, pero políticamente<br />

exiguas - de aquella izquierda democrática,<br />

patriótica y por tanto, antinacionalista,<br />

que daba testimonio. Tantas<br />

razones no pueden explicar este ultrajoso<br />

silencio y olvido, ninguna puede justificarlo,<br />

así como ninguna violencia<br />

cumplida sobre inocentes justifica la<br />

venganza de violencias sobre otros<br />

inocentes».<br />

Pero es solo un comentario, aunque<br />

sea muy acre<strong>di</strong>tado, entre los tantos que<br />

se han leído en estas semanas. Haremos<br />

una oportuna reseña en el número de abril<br />

de “Difesa Adriatica”.<br />

p.c.h.<br />

(traduzioni <strong>di</strong> Marta Cobian)


16 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />

Milano, la solenne consegna<br />

dei riconoscimenti ai congiunti<br />

delle vittime delle foibe<br />

Si è svolta nella Prefettura <strong>di</strong> Milano<br />

il 10 febbraio una cerimonia semplice<br />

ma toccante, organizzata dal Prefetto<br />

<strong>di</strong> Milano dott. Gian Valerio<br />

Lombar<strong>di</strong>, per la consegna dei riconoscimenti<br />

conferiti a 12 <strong>di</strong>scendenti<br />

(residenti in Milano e provincia) delle<br />

vittime delle Foibe (nella foto, il pubblico<br />

presente nella sala della Prefettura).<br />

Oltre al prefetto era presente il<br />

In alcune città italiane le amministrazioni<br />

locali hanno ritenuto <strong>di</strong><br />

commemorare il Giorno del Ricordo,<br />

istituito da legge dello Stato italiano,<br />

con l’apporto <strong>di</strong> se<strong>di</strong>centi ricercatori<br />

d’impronta «negazionista».<br />

È stato il caso, non unico, <strong>di</strong> La Spezia,<br />

la cui Provincia ha invitato a<br />

parlarne Alessandra Kersevan, autrice<br />

<strong>di</strong> articoli e interventi vari volti a<br />

minimizzare, se non a negare totalmente,<br />

gli ecci<strong>di</strong> delle foibe e il <strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong> purificazione etnica nella<br />

<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>. Nulla <strong>di</strong> strano, se si<br />

pensa che la suddetta signora è attivamente<br />

impegnata nella pubblicistica<br />

filo-jugoslava (davvero! Per<br />

favore, qualcuno le <strong>di</strong>ca che la<br />

Federativa non esiste più, non si ripetano<br />

i casi dei poveri soldati giapponesi<br />

rimasti per decenni nella giungla...)<br />

ed è frequente imbattersi nel<br />

suo nome navigando in Internet. Si<br />

scopre che collabora al «Coor<strong>di</strong>namento<br />

<strong>Nazionale</strong> per la Jugoslavia»<br />

(in<strong>di</strong>rizzo web, per chi voglia <strong>di</strong>vertirsi:<br />

www.cnj.it) e che è usa ad inviare<br />

infuocate lettere <strong>di</strong> protesta<br />

contro chiunque si permetta <strong>di</strong> intervenire<br />

sui temi del confine orientale<br />

che ritiene <strong>di</strong> sua esclusiva pertinenza:<br />

<strong>di</strong> recente ha scritto una lettera<br />

in stile d’epoca contro Clau<strong>di</strong>o Magris<br />

e la sua ultima opera, accusandolo<br />

<strong>di</strong> essere un «piccolo borghese»<br />

(si veda il sito www.resistenze.org);<br />

qualche tempo ad<strong>di</strong>etro ha, per così<br />

<strong>di</strong>re, ravvivato le conferenze <strong>di</strong> Anna<br />

Maria Mori con interventi fuori scena,<br />

lanciando anatemi contro la scrit-<br />

vicesindaco <strong>di</strong> Milano Riccardo de<br />

Corato che ha pronunciato alcune<br />

parole <strong>di</strong> circostanza. <strong>Il</strong> Comitato era<br />

rappresentato dal vicepresidente ing.<br />

Sergio Trevisan in sostituzione del Presidente<br />

Piero Tarticchio, che nello stesso<br />

momento partecipava al convegno<br />

in Comune.<br />

Era presente anche il consigliere<br />

del Comitato milanese ANVGD dott.<br />

Luciano Cremonesi. Al termine della<br />

cerimonia ci siamo intrattenuti affabilmente<br />

con i titolari dei riconoscimenti,<br />

(alcuni sono nostri soci). Da ricordare<br />

una gentile signora che ci ha raccontato<br />

come dopo aver più volte deposto<br />

un fiore presso la foiba in Istria<br />

dove si trovano i resti del padre, gli<br />

abitanti del luogo le hanno consigliato<br />

<strong>di</strong> non farlo più!<br />

Foibe, «negazionisti»<br />

chiamati a parlarne a La Spezia<br />

Lo sdegno degli esuli<br />

trice; infine, ha un <strong>di</strong>screto curriculum<br />

<strong>di</strong> proteste collezionate andando<br />

in giro per l’Italia, quando ha<br />

definito le foibe una leggenda.<br />

Ora, questa volta è toccato a lei,<br />

costretta ad interrompere il suo intervento<br />

a La Spezia perché gli esuli<br />

intervenuti l’hanno contestata. Succede,<br />

è la democrazia. «Non ho mai<br />

trovato un clima così ostile», ha detto.<br />

Nel Giorno del Ricordo voleva<br />

trattare <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> concentramento,<br />

<strong>di</strong> deportati jugoslavi, ad avvalorare<br />

la tesi che gli infoibamenti, ammesso<br />

e non concesso che si siano<br />

verificati qua e là, sono stati la <strong>di</strong>retta<br />

conseguenza dell’imperialismo italiano.<br />

È la sua versione ufficiale. Ma<br />

poiché non parlava in un centro sociale,<br />

nella sala erano presenti anche<br />

dei profughi istriani. Molti <strong>di</strong> essi<br />

provenivano da Pola e furono acquartierati<br />

nella caserma Ugo Botti. La<br />

loro in<strong>di</strong>gnazione esplode nell’aperta<br />

contestazione, la signora Kersevan<br />

ha moti <strong>di</strong> stizza, invoca la Digos.<br />

Ma non finisce qui. La signora<br />

Kersevan era stata invitata dall’Istituto<br />

storico e dal Comune <strong>di</strong> Bellaria<br />

Igea Marina a tenere una conferenza,<br />

sempre, non si sa perché, per il<br />

Giorno del Ricordo. Doveva essere<br />

l’ultima <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> conferenze<br />

de<strong>di</strong>cate, per così <strong>di</strong>re, alla storia del<br />

confine orientale. Nell’organizzazione<br />

si era inserita finanche la Provincia<br />

<strong>di</strong> Rimini. Ma l’eco delle proteste<br />

<strong>di</strong> La Spezia ha indotto l’Istituto<br />

storico ad annullare l’incontro all’ultimo<br />

momento. Un’offesa irreparabi-<br />

le, alla quale la mancata relatrice ha<br />

reagito scrivendo l’ennesima lettera<br />

<strong>di</strong> fuoco al presidente e all’assessore<br />

della Provincia <strong>di</strong> Rimini. Ne citiamo<br />

solo qualche stralcio, utile a capire<br />

il personaggio: «Vi state prestando<br />

ad una operazione <strong>di</strong> censura <strong>di</strong><br />

stampo fascista. [...] I politici (o<br />

politicanti, forse è meglio usare questo<br />

termine) italiani che si riempiono<br />

ora da destra a sinistra la bocca con<br />

la giornata del ricordo, non sanno<br />

nulla della storia delle terre del confine<br />

orientale e <strong>di</strong> ciò che il fascismo<br />

vi ha rappresentato. La mia conferenza<br />

poteva essere una buona occasione<br />

per saperne qualcosa, almeno per<br />

la popolazione <strong>di</strong> Bellaria [che è stata<br />

risparmiata, n.d.r.]. Vi ricordo che<br />

la stessa legge istitutiva della giornata<br />

del ricordo, parla anche delle ‘più<br />

complesse vicende del confine orientale’,<br />

e quin<strong>di</strong> avreste avuto anche la<br />

copertura della legge, se vi occorreva<br />

proprio. [...].<br />

Mi pare che i fascisti [per favore,<br />

qualcuno le <strong>di</strong>ca che il fascismo è<br />

caduto più <strong>di</strong> 60 anni fa! N.d.r.].<br />

adesso abbiano capito bene cosa<br />

dovranno fare in futuro, quando si<br />

parlerà <strong>di</strong> argomenti che non gra<strong>di</strong>scono:<br />

mobiliteranno le loro squadracce<br />

minacciando l’or<strong>di</strong>ne pubblico,<br />

e tutti caleranno le brache. Mi<br />

pare che il fascismo nel ’20 abbia<br />

trionfato così. Spero che tutto questo<br />

vi si rivolti contro [ci manca l’anatema,<br />

e peste li colga].<br />

p.c.h.<br />

Latina, inaugurato il monumento<br />

ai Martiri delle Foibe<br />

realizzato dal Comitato Provinciale<br />

ANVGD e dal Comune pontino<br />

Nel corso <strong>di</strong> una solenne cerimonia il sindaco <strong>di</strong> Latina Vincenzo<br />

Zaccheo ha inaugurato il 10 febbraio il nuovo monumento ai Martiri<br />

delle Foibe fortemente voluto dal Comitato Provinciale ANVGD presieduto<br />

da Benito Pavazza. Erano presenti le massime autorità civili e militari,<br />

nonché una folta rappresentanza degli esuli giuliano-dalmati raccolta<br />

sotto il vessillo dell’<strong>Associazione</strong>.<br />

Pubblichiamo due istantanee del monumento e del momento dell’inaugurazione<br />

da parte del primo citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Latina, rinviando al prossimo<br />

<strong>numero</strong> un più ampio servizio.

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