Il numero di Marzo 2007 - Associazione Nazionale Venezia Giulia e ...
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MESIC<br />
CONTRO<br />
NAPOLITANO.<br />
POI RITIRA<br />
LE ACCUSE<br />
anno XIII - n° 3<br />
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
A pagina 6<br />
<strong>Il</strong> Presidente della Repubblica<br />
consegna le onorificenze<br />
ai congiunti degli infoibati<br />
Napolitano: «si consumò nel modo più evidente con la <strong>di</strong>sumana<br />
ferocia delle foibe una delle barbarie del secolo scorso».<br />
«‘Disegno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento’ della presenza italiana da quella che era,<br />
e cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>»<br />
Roma, 10 febbraio. Nella solenne cornice del Palazzo del Quirinale, in<br />
occasione del Giorno del Ricordo istituito dal Parlamento nel 2004 per «conservare<br />
e rinnovare la memoria della trage<strong>di</strong>a degli italiani e <strong>di</strong> tutte le vittime<br />
delle foibe, dell’esodo dalle loro terre <strong>di</strong> istriani, fiumani e dalmati nel<br />
secondo dopoguerra e della piu’ complessa vicenda del confine orientale»,<br />
il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato 30 onorificenze<br />
ad altrettanti congiunti <strong>di</strong> infoibati, alla presenza delle massime autorità<br />
istituzionali, civili e militari e delle rappresentanze delle associazioni<br />
degli esuli.<br />
Presenti alla cerimonia il Presidente della Camera dei Deputati, on. Fausto<br />
Bertinotti, il Vicepresidente del Senato, sen. Gavino Angius, il<br />
Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dei Beni e delle Attività<br />
Culturali, on. Francesco Rutelli, il giu<strong>di</strong>ce Alfio Finocchiaro, in rappresentanza<br />
della Corte costituzionale, il Sindaco <strong>di</strong> Roma, on. Walter Veltroni, e<br />
il prof. Paolo Barbi, già Presidente dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong><br />
e Dalmazia, che ha svolto la prolusione storica. Le associazioni degli esuli<br />
erano rappresentate dai massimi <strong>di</strong>rigenti nazionali.<br />
<strong>Il</strong> Vicepresidente del Consiglio Rutelli:<br />
«una dolorosa pagina <strong>di</strong> silenzio», «il dramma <strong>di</strong> un intero popolo»<br />
<strong>Il</strong> Vicepresidente del Consiglio Rutelli, il cui intervento ha aperto la manifestazione,<br />
ha riconosciuto come «sia pur tar<strong>di</strong>vamente si ricorda quello<br />
che è stato il dramma <strong>di</strong> un intero popolo, che ha vissuto tre stagioni, dall’ 8<br />
settembre ’43 alla primavera del 1946» sotto la pressione esercitata dalle<br />
forze titine per annettere alla Jugoslavia quel territorio. A quella trage<strong>di</strong>a, ha<br />
proseguito Rutelli, si è aggiunta «una dolorosa pagina <strong>di</strong> silenzio», che ha<br />
inoculato nell’opinione pubblica nazionale «il veleno letale della non riconoscenza».<br />
Rutelli ha richiamato quin<strong>di</strong> le istituzioni al dovere <strong>di</strong> far conoscere<br />
ai giovani non soltanto le pagine tragiche scritte al confine orientale,<br />
ma il patrimonio storico culturale, che fa parte integrante dell’ italianità storica,<br />
custo<strong>di</strong>to tuttora sull’altra sponda dell’ Adriatico. «Questo - ha sottolineato<br />
- è uno dei compiti in<strong>di</strong>cati dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo».<br />
Infine, Rutelli ha voluto rivolgere un sentito omaggio agli ere<strong>di</strong> delle<br />
vittime delle Foibe per la sobrietà e la <strong>di</strong>gnità con cui in tutti questi anni<br />
hanno portato un così pesante fardello.<br />
<strong>Il</strong> sen. Paolo Barbi ha quin<strong>di</strong> preso la parola e tracciato il quadro storico<br />
entro il quale si inserisce e si motiva il Giorno del Ricordo (si veda il testo<br />
integrale a pag. 5 e 6). A conclusione del suo intervento è iniziata la cerimonia<br />
vera e propria <strong>di</strong> consegna, da parte del Capo dello Stato, dei <strong>di</strong>plomi e<br />
delle medaglie ai familiari delle vittime. Per ciascuna è stata letta la motivazione,<br />
in un clima <strong>di</strong> profonda commozione.<br />
Fra i 30 insigniti da Napolitano ricor<strong>di</strong>amo Nicolò Luxardo e Maria<br />
Luxardo, per i congiunti soppressi me<strong>di</strong>ante annegamento a Zara, Giuseppe<br />
Sincich per il padre, figura <strong>di</strong> spicco e nota dell’autonomismo fiumano, e il<br />
segue a pag. 5<br />
<strong>Il</strong> Presidente Napolitano legge il suo intervento al termine<br />
della consegna delle onorificenze. Alla sua destra, il sen. Paolo<br />
Barbi e il Vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli<br />
(foto Presidenza della Repubblica)<br />
perio<strong>di</strong>co mensile dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />
Centro Stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />
Foiba <strong>di</strong> Basovizza,<br />
nel Giorno del Ricordo<br />
inaugurato a Trieste<br />
il rinnovato monumento<br />
Con<strong>di</strong>videre il dolore del passato<br />
per un futuro migliore<br />
Un significativo particolare del nuovo monumento<br />
della Foiba <strong>di</strong> Basovizza, su progetto <strong>di</strong> Ennio<br />
Cervi e <strong>di</strong> Livio Schiozzi<br />
Trieste, 10 febbraio. Una folla seria, affranta e a tratti<br />
rumorosa ha accolto stamattina, sotto un cielo plumbeo, le<br />
parole de<strong>di</strong>cate agli infoibati e agli Esuli venute da parte<br />
delle Autorità presenti alla cerimonia centrale per il Giorno<br />
del Ricordo a Trieste.<br />
Teatro <strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
emotiva su un passato oscuro, ombra offesa <strong>di</strong> un auspicato,<br />
segue a pag. 7<br />
Non solo Ricordo.<br />
Si riapre il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />
tra Governo e Federazione<br />
delle Associazioni.<br />
L’annuncio dato alla conferenza<br />
stampa convocata a Roma dall’ANVGD<br />
Codarin: « un significativo risultato; auspichiamo<br />
che non venga meno nel prossimo periodo»<br />
La conferenza stampa convocata dall’ANVGD il 6 febbraio<br />
scorso a Roma, e che ha visto la partecipazione <strong>di</strong><br />
Gianfranco Fini, Carlo Giovanar<strong>di</strong>, Flavio Pertol<strong>di</strong> in rappresentanza<br />
del vicepresidente del Consiglio e ministro per<br />
i Beni Culturali Francesco Rutelli, e Luciano Violante, ha<br />
sortito nello stesso giorno e il giorno seguente un imme<strong>di</strong>ato<br />
risultato. In quella sede l’on. Violante, rappresentante<br />
della maggioranza <strong>di</strong> governo, ha infatti fatto proprio e<br />
rilanciato il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento» da lungo tempo e<br />
ripetutamente richiesto dalla Federazione delle Associazioni<br />
segue a pag. 8<br />
President Napolitano honors foibe victims<br />
in the presence of relatives<br />
Napolitano: «The inhuman ferocity<br />
of the foibe was, openly and visibly,<br />
one of the barbarian acts of the last century».<br />
«Scheme to uproot any and all Italian presence<br />
from what was, then ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>»<br />
In english language to page 14<br />
El Presidente de la República consigna las<br />
condecoraciones a los cónyuges de los enfoibados<br />
Napolitano: «se consumó en el modo más evidente<br />
con la inhumana ferocidad<br />
de las foibe una de las barbaridades del siglo pasado».<br />
«‘Proyecto de desarraigamiento’ de la presencia italiana<br />
de aquella que era y dejó de ser la Venecia <strong>Giulia</strong>»<br />
En lengua española en la página 15<br />
Poste Italiane SpA - Spe<strong>di</strong>zione in<br />
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in<br />
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />
Bologna, una targa<br />
ricorda il passaggio<br />
dei treni degli esuli<br />
Inaugurata alla presenza<br />
del sindaco Cofferati<br />
e della rappresentanza ANVGD<br />
Dal 10 febbraio <strong>2007</strong> una lapide ricorda negli spazi<br />
della stazione ferroviaria <strong>di</strong> Bologna il transito dei convogli<br />
che trasportavano esuli italiani dalla <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e dalla<br />
Dalmazia verso i centri <strong>di</strong> raccolta allestiti in Italia. L’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, operante<br />
nel capoluogo felsineo con il Comitato presieduto da Marino<br />
Segnan (che è anche consigliere nazionale dell’ANVGD),<br />
e il Comune, rappresentato ai massimi livelli con il sindaco<br />
Sergio Cofferati, hanno inaugurato nel pomeriggio una lapide<br />
commemorativa, a firma congiunta, che ricorderà d’ora<br />
in avanti il passaggio dei treni dei profughi: viaggi duri e<br />
dalle mete incerte. A Bologna, come è noto, la sosta <strong>di</strong> quei<br />
treni e la <strong>di</strong>stribuzione dei viveri furono ostacolati da forti<br />
contestazioni <strong>di</strong> militanti comunisti.<br />
Solo pochi anni ad<strong>di</strong>etro un evento simile sarebbe stato<br />
impensabile, e ancor più improponibile. Lo sforzo <strong>di</strong> rendere<br />
con<strong>di</strong>visa la memoria storica dell’esodo e del <strong>di</strong>segno<br />
egemonico del regime titoista ai danni della presenza italiana<br />
autoctona nell’Adriatico orientale giunge a conseguire<br />
risultati tanto più apprezzabili quanto più sgretolano i<br />
muri dell’in<strong>di</strong>fferenza e dell’ostilità preconcetta innalzati<br />
nei decenni. <strong>Il</strong> caso <strong>di</strong> Bologna va in questa <strong>di</strong>rezione, ed è<br />
merito <strong>di</strong> un tenace lavoro condotto da anni presso ogni<br />
ambiente politico e culturale l’essere riusciti a vedere rico-<br />
segue a pag. 4<br />
La lapide alla stazione ferroviaria <strong>di</strong> Bologna che<br />
ricorderà il transito dei profughi italiani dalla <strong>Venezia</strong><br />
<strong>Giulia</strong> e dalla Dalmazia, prima dell’inaugurazione.<br />
La ricopre il vessillo comunale <strong>di</strong> Bologna.<br />
A sin. il sindaco Sergio Cofferati, a destra il presidente<br />
del Comitato ANVGD <strong>di</strong> Bologna Marino Segnan<br />
Prima riunione a Palazzo Chigi<br />
del «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />
tra Governo e associazioni<br />
degli esuli<br />
Roma, 20 marzo. Prima riunione a Palazzo Chigi del<br />
«tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento» tra Governo e associazioni degli<br />
Esuli fortemente voluto dalla Federazione delle Associazioni.<br />
All’incontro erano presenti ministri e sottosegretari<br />
quali Enrico Letta, Vannino Chiti, Famiano Crucianelli,<br />
Ettore Rosato, funzionari dei <strong>di</strong>versi Dicasteri che seguono<br />
da tempo i problemi degli Esuli. Le associazioni erano rappresentate<br />
da Codarin, Toth, Aquilante, Sardos Albertini e<br />
Zoia (ANVGD), Mazzaroli e La<strong>di</strong>llo (Libero Comune <strong>di</strong> Pola),<br />
Brazzodure (Libero Comune <strong>di</strong> Fiume), de’ Vidovich (Libero<br />
Comune <strong>di</strong> Zara), Lacota e Neami (Unione degli Istriani),<br />
Rovis e Novacco (<strong>Associazione</strong> Comunità Istriane), Varisco<br />
(Segretario Federazione delle Associazioni).<br />
<strong>Il</strong> Presidente della Federazione delle Associazioni degli<br />
Esuli, Renzo Codarin, ha espresso «piena sod<strong>di</strong>sfazione,<br />
per la ripresa dei colloqui, per la serenità del <strong>di</strong>alogo e per<br />
la concretezza delle proposte».
2 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
«Le parole del presidente croato<br />
sono immotivate, stupiscono e addolorano».<br />
Questa la prima reazione del<br />
ministro degli Esteri Massimo D’Alema<br />
alle sconcertanti <strong>di</strong>chiarazioni del presidente<br />
croato Stjepan Mesic sul <strong>di</strong>scorso<br />
tenuto dal Capo dello Stato<br />
Napolitano in occasione del 10 Febbraio,<br />
Giorno del Ricordo dell’esodo<br />
e delle Foibe. In un comunicato emesso<br />
nei giorni successivi alle celebrazioni<br />
svoltesi in tutta Italia Mesic ha<br />
espresso con toni inusitati e sorprendenti<br />
per un capo <strong>di</strong> Stato «spiacevole<br />
sorpresa» per «il contenuto e il tono»<br />
delle «ultime <strong>di</strong>chiarazioni della<br />
leadership statale italiana che si riferiscono<br />
al passato», ma che toccano<br />
anche «gli attuali rapporti tra Italia e<br />
Croazia». Prosegue la durissima nota<br />
<strong>di</strong> Mesic: «Queste <strong>di</strong>chiarazioni, nelle<br />
quali è impossibile non osservare<br />
ombre <strong>di</strong> razzismo aperto, <strong>di</strong> revisionismo<br />
storico e <strong>di</strong> revanscismo politico,<br />
<strong>di</strong>fficilmente si possono includere<br />
nel desiderio <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> incrementare<br />
i rapporti bilaterali tra i due<br />
Paesi», recita ancora il comunicato. «<strong>Il</strong><br />
presidente della Repubblica - prosegue<br />
- ritiene sconcertante e potenzialmente<br />
molto pericolosa la messa in<br />
dubbio del Trattato <strong>di</strong> pace firmato<br />
dall’Italia nel 1947». Mesic si riferiva<br />
alla frase che Napolitano ha pronunciato<br />
al Quirinale al momento della<br />
consegna <strong>di</strong>plomi e medaglie agli ere<strong>di</strong><br />
delle vittime delle foibe, ha collegato<br />
quelle vicende con il «moto <strong>di</strong><br />
o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> furia sanguinaria» e con il<br />
«<strong>di</strong>segno annessionistico slavo che<br />
prevalse innanzitutto nel Trattato <strong>di</strong><br />
pace del 1947 e che assunse i sinistri<br />
contorni <strong>di</strong> una pulizia etnica».<br />
Per la Repubblica <strong>di</strong> Croazia è<br />
inaccettabile sotto tutti i punti <strong>di</strong> vista<br />
qualsiasi messa in questione degli Accor<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Osimo, firmati tra la Jugoslavia<br />
e l’Italia e che sono stati assunti<br />
dalla Repubblica <strong>di</strong> Croazia in qualità<br />
<strong>di</strong> erede dell’ex Federazione.<br />
Tutti i mass me<strong>di</strong>a italiani hanno<br />
definito le parole del capo dello Stato<br />
croato un duro e incomprensibile attacco<br />
alla massima carica dello Stato.<br />
Secondo D’Alema le parole <strong>di</strong><br />
Napolitano «vanno innanzitutto nel<br />
senso del riconoscimento della verità<br />
storica che è il fondamento per ogni<br />
processo ulteriore <strong>di</strong> avanzamento e<br />
riconciliazione». Proprio per questo,<br />
ha proseguito D’Alema, «appare tanto<br />
più sorprendente una reazione che<br />
a mio giu<strong>di</strong>zio non coglie il significato<br />
vero delle parole <strong>di</strong> Napolitano». <strong>Il</strong><br />
ministro degli Esteri ha ricordato che<br />
«l’Italia democratica ha più volte riconosciuto<br />
quanto sia stato grave quello<br />
che ha fatto il fascismo nei Balcani,<br />
un grande Paese, il nostro, certamente<br />
non ha mancato <strong>di</strong> denunciare gli orrori<br />
fascisti nei Balcani e <strong>di</strong> condannare<br />
l’occupazione fascista dell’ex Jugoslavia».<br />
D’Alema ha rimarcato su<br />
questo punto. «Mesic dovrebbe sapere<br />
che si rivolge al presidente dell’Italia<br />
democratica e antifascista, che<br />
quin<strong>di</strong> da questo punto <strong>di</strong> vista ha fat-<br />
to i conti con il passato fascista del<br />
Paese e allo stesso tempo sente però il<br />
bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità storica anche<br />
sulle vittime innocenti italiane che vi<br />
furono in quel tragico momento conclusivo<br />
della guerra e dell’imme<strong>di</strong>ato<br />
dopoguerra: il riconoscimento <strong>di</strong><br />
questa verità storica è una con<strong>di</strong>zione<br />
per un processo pieno <strong>di</strong> riconciliazione<br />
come quello che noi auspichiamo,<br />
per cui auspichiamo anche che si<br />
possano svolgere gli atti simbolici <strong>di</strong><br />
cui si era parlato». Per il titolare della<br />
Farnesina, «le parole <strong>di</strong> Napolitano<br />
non si prestano ad equivoci da questo<br />
punto <strong>di</strong> vista». E D’Alema ha convocato<br />
per chiarimenti l’ambasciatore <strong>di</strong><br />
Croazia in Italia Tomislav Vidosevic.<br />
Questi, riferiscono fonti del Ministero<br />
degli Esteri, «ha rappresentato il punto<br />
<strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Zagabria e ha assicurato<br />
che senz’altro puntualmente trasmetterà<br />
alle sue autorità le considerazioni<br />
svolte dal ministro D’Alema».<br />
A quanto si apprende negli ambienti<br />
del Quirinale, il presidente della<br />
Repubblica Giorgio Napolitano ha<br />
pienamente con<strong>di</strong>viso le valutazioni<br />
espresse dal ministro degli Esteri Massimo<br />
D’Alema.<br />
Le reazioni in Italia<br />
del mondo politico. Condanna<br />
delle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Mesic<br />
da maggioranza e opposizione<br />
Pro<strong>di</strong>: «sdegno per queste parole<br />
assolutamente ingiustificate»<br />
E il presidente del Consiglio Romano<br />
Pro<strong>di</strong> ha telefonato al premier<br />
croato Ivo Sanader per esprimergli «il<br />
nostro sdegno per queste parole assolutamente<br />
ingiustificate». «Quasi un<br />
colpo a sorpresa – ha aggiunto Pro<strong>di</strong> –<br />
. Sono rimasto stupito delle parole del<br />
presidente croato».<br />
fatti e commenti<br />
Stupore e sdegno negli ambienti politici e <strong>di</strong>plomatici italiani<br />
per le affermazioni del Presidente croato<br />
Mesic sul <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Napolitano:<br />
«ombre <strong>di</strong> razzismo aperto, revisionismo<br />
storico e revanscismo»<br />
D’Alema convoca l’ambasciatore croato a Roma.<br />
Annullata la missione italiana a Zagabria<br />
«Occorre leggere tutte le pagine<br />
della storia, anche quelle per noi più<br />
dolorose perché è l’unico modo per<br />
costruire il futuro del nostro Paese e<br />
dell’Europa», ha commentato Gavino<br />
Angius, vicepresidente DS del Senato,<br />
presente alla cerimonia del Quirinale.<br />
<strong>Il</strong> leader <strong>di</strong> AN Gianfranco Fini ha<br />
espresso solidarietà a Napolitano:<br />
«Mesic ha offeso non solo il presidente<br />
Napolitano cui va la nostra piena<br />
solidarietà, ma anche la verità storica.<br />
Le sue parole sono gravissime e inaccettabili,<br />
rischiano <strong>di</strong> allontanare la<br />
Croazia dall’Ue e rispondono solo a<br />
una logica ultranazionalista e revanscista<br />
indegna per il capo <strong>di</strong> uno Stato<br />
<strong>di</strong> un Paese democratico e amico dell’Italia».<br />
«Le parole <strong>di</strong> Mesic sono preoccupanti<br />
e inquietanti», gli ha fatto eco<br />
Maurizio Gasparri (AN), e «piena solidarietà»<br />
a Napolitano da parte del<br />
capogruppo della Lega Nord all’Europarlamento<br />
Mario Borghezio.<br />
In <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Napolitano, interviene<br />
anche Pierfer<strong>di</strong>nando Casini, che ha<br />
reso omaggio nei giorni scorsi alla<br />
Foiba <strong>di</strong> Basovizza, dove ha ricordato<br />
i 350 mila esuli fiumani, istriani e<br />
dalmati, riconoscendo «che per una<br />
ragion <strong>di</strong> Stato si sacrificò questo ricordo».<br />
Casini giu<strong>di</strong>ca positivo che<br />
oggi queste parole riparatrici «siano<br />
state dette da un presidente della Repubblica<br />
<strong>di</strong> sinistra».<br />
L’Unione Europea: «inappropriata»<br />
la reazione <strong>di</strong> Mesic<br />
La Commissione Europea ha definito<br />
«inappropriata» la reazione <strong>di</strong><br />
Mesic al <strong>di</strong>scorso del presidente<br />
Napolitano. La portavoce della Commissione<br />
Ue, Pia Ahrenkilde Hansen,<br />
ha <strong>di</strong>chiarato che «il linguaggio usato<br />
dal presidente croato è sembrato<br />
inappropriato». Secondo la signora<br />
Hansen «la Commissione ritiene che<br />
questo scambio acceso <strong>di</strong>mostri quanto<br />
sia importante l’integrazione europea».<br />
Un’integrazione che, ha riba<strong>di</strong>to,<br />
«è basata su criteri ben definiti <strong>di</strong><br />
accesso» e in cui «ogni Paese sarà giu<strong>di</strong>cato<br />
secondo i suoi meriti». Tradotto<br />
dal linguaggio <strong>di</strong>plomatico significa<br />
che la Croazia, aspirante all’ingresso<br />
nella UE, è ancora ben lontana dal<br />
rispondere ai requisiti richiesti.<br />
Ma la reazione <strong>di</strong> Mesic non ha<br />
tardato. Con una breve nota, il presidente<br />
croato ha definito il rimprovero<br />
della Commissione Europea «<strong>di</strong> parte<br />
e scorretta».<br />
In Senato osservato un minuto<br />
<strong>di</strong> silenzio in onore degli infoibati<br />
Marini: «commosso ricordo<br />
per le tante vittime innocenti<br />
<strong>di</strong> allora»<br />
«Quella delle foibe è una trage<strong>di</strong>a<br />
troppo a lungo <strong>di</strong>menticata» e questo<br />
è stato «un grave errore». Bene dunque<br />
ha fatto il Presidente Napolitano<br />
a pronunciare parole «limpide e misurate».<br />
Lo ha detto il 13 febbraio il Presidente<br />
del Senato Franco Marini che<br />
ha chiamato l’Aula <strong>di</strong> palazzo Madama<br />
a un minuto <strong>di</strong> silenzio in ricordo<br />
<strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a. «In apertura <strong>di</strong> questa<br />
seduta, la prima all’indomani del<br />
10 febbraio, giorno de<strong>di</strong>cato al ricordo<br />
dei martiri delle Foibe e dell’esodo<br />
dalla propria terra <strong>di</strong> istriani, dalmati e<br />
fiumani, - ha <strong>di</strong>chiarato Marini - ritengo<br />
giusto e doveroso farmi interprete<br />
del sentimento dell’assemblea del Senato<br />
esprimendo il commosso<br />
ricordo per le tante vittime innocenti<br />
<strong>di</strong> allora e la vicinanza ai familiari <strong>di</strong><br />
quanti furono barbaramente assassinati<br />
<strong>Il</strong> presidente croato Mesic: «restituzioni<br />
e risarcimenti agli esuli italiani, questione chiusa»<br />
E sulle foibe: «una reazione e niente più»<br />
Sconcerto negli ambienti politici italiani. <strong>Il</strong> comunicato dell’ANVGD<br />
Scalpore e sconcerto ha suscitato<br />
l’intervista alla RAI (esattamente alla<br />
trasmissione”Est Ovest”) del Presidente<br />
della Repubblica croata, Stipe<br />
Mesic, che a fine gennaio è intervenuto<br />
sui rapporti con l’Italia, con particolare<br />
riferimento alle recenti visite del<br />
ministro D’Alema e del presidente del<br />
Consiglio Pro<strong>di</strong>, che «hanno riaperto<br />
la questione degli indennizzi e sulla<br />
restituzione dei beni degli esuli in virtù<br />
<strong>di</strong> <strong>numero</strong>si accor<strong>di</strong>, non rispettati,<br />
bilaterali italo-jugoslavi, all’epoca, e<br />
poi naturalmente ricaduti su Slovenia<br />
e Croazia in quanto ere<strong>di</strong> della ex Jugoslavia<br />
per la parte <strong>di</strong> territorio che a<br />
noi interessa». Mesic ha <strong>di</strong>chiarato che<br />
«tali questioni per la Croazia, come<br />
pure per la Slovenia, sono chiuse e<br />
quin<strong>di</strong> non vanno riaperte». «Spetta<br />
all’Italia – ha aggiunto Mesic – fare un<br />
mea culpa, affrontare il passato e riconoscere<br />
le colpe che ha avuto il fascismo».<br />
Quanto alle foibe, il capo dello<br />
Stato croato le ha definite «una reazione<br />
alle aggressioni fasciste e niente<br />
<strong>di</strong> più».<br />
Imme<strong>di</strong>ata la reazione dell’ANVGD<br />
a firma del Presidente nazionale Toth,<br />
che ha emesso il 29 gennaio il comunicato<br />
stampa Mesic rispetti i Caduti<br />
italiani delle Foibe ripreso dalla agenzie<br />
nazionali:<br />
«Non può il Presidente <strong>di</strong> un Paese<br />
democratico adagiarsi su testi<br />
giustificazioniste per minimizzare i<br />
segue a pagina 6<br />
crimini compiuti dai partigiani comunisti<br />
jugoslavi nella <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>.<br />
Rispetti quin<strong>di</strong> i caduti italiani delle<br />
Foibe, che erano in gran parte civili<br />
autoctoni, istriani, fiumani e dalmati<br />
italiani, «uccisi solo perché italiani»,<br />
come hanno detto più volte i Presidenti<br />
della nostra Repubblica.<br />
Non è neppure consono al Presidente<br />
<strong>di</strong> un Paese che vuole entrare in<br />
Europa indulgere a <strong>di</strong>chiarazioni ad<br />
effetto, come quella che l’Italia non<br />
avrebbe pagato i danni <strong>di</strong> guerra, quando<br />
è la Croazia ad essere rimasta debitrice<br />
dell’Italia, perché i beni<br />
espropriati agli esuli italiani valevano<br />
molto <strong>di</strong> più dei danni arrecati.<br />
Si ricor<strong>di</strong> poi Mesic che quando i<br />
e <strong>di</strong> coloro costretti a lasciare le proprie<br />
case, i propri paesi, le<br />
proprie città». <strong>Il</strong> presidente del Senato<br />
ha poi sottolineato che «l’istituzione<br />
del Giorno del Ricordo, grazie a una<br />
legge approvata nel 2004 dal Parlamento,<br />
offre l’opportunità al Paese <strong>di</strong><br />
fare memoria <strong>di</strong> una pagina terribile<br />
che ha segnato la storia del secolo scorso.<br />
Una trage<strong>di</strong>a troppo a lungo <strong>di</strong>menticata<br />
ed è bene riconoscere che<br />
è stato commesso un grave errore e<br />
un’ingiustizia verso quelle italiane e<br />
quegli italiani vittime <strong>di</strong> un o<strong>di</strong>o ideologico<br />
ed etnico costato migliaia <strong>di</strong><br />
morti e l’esodo per centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />
<strong>di</strong> essi».<br />
«Rinnovare il ricordo <strong>di</strong> quei drammatici<br />
eventi ci deve anche fortificare<br />
nella convinzione - ha concluso - che<br />
non ci può essere un futuro comune<br />
tra i popoli se non all’insegna del riconoscimento<br />
reciproco e dell’amicizia,<br />
del superamento <strong>di</strong> qualsiasi barriera<br />
politica, culturale, etnica e nella piena<br />
affermazione della libertà e della<br />
democrazia».<br />
Vasta eco sulla stampa italiana<br />
E una vastissima eco hanno avuto<br />
le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Mesic sulla stampa<br />
italiana <strong>di</strong> ogni orientamento. Per molti<br />
giorni le prime pagine e i servizi interni<br />
dei maggiori quoti<strong>di</strong>ani e perio<strong>di</strong>ci<br />
italiani sono stati occupati da analisi e<br />
commenti sull’infelice uscita del Capo<br />
dello Stato croato, così come ampio<br />
spazio è stato de<strong>di</strong>cato all’argomento<br />
dalle reti televisive e ra<strong>di</strong>ofoniche nazionali.<br />
Sul “Corriere della Sera” Clau<strong>di</strong>o<br />
Magris ha scritto tra l’altro nel suo articolo<br />
<strong>di</strong> fondo dell’11 febbraio dal titolo<br />
Silenzio generalizzato: «Sulle foibe,<br />
tanta sinistra - comunista e non solo<br />
comunista - ha taciuto. Le ha ignorate<br />
e ha contribuito a farle ignorare, senza<br />
ascoltare le voci - umanamente forti,<br />
ma politicamente esigue - <strong>di</strong> quella<br />
sinistra democratica, patriottica e dunque<br />
antinazionalista, che ne dava testimonianza.<br />
Tante ragioni possono<br />
spiegare questo oltraggioso silenzio e<br />
oblio, nessuna può giustificarlo, così<br />
come nessuna violenza compiuta su<br />
innocenti giustifica la ritorsione <strong>di</strong> violenze<br />
su altri innocenti».<br />
Ma è soltanto uno, sia pure molto<br />
autorevole, commento tra i tanti che<br />
si sono letti in queste settimane. Ne<br />
faremo una congrua rassegna sul <strong>numero</strong><br />
<strong>di</strong> aprile <strong>di</strong> “Difesa Adriatica”.<br />
p.c.h.<br />
massacri delle Foibe furono compiuti,<br />
Pola, Pisino, Fiume, Zara, come Trieste<br />
e Gorizia, erano Italia! I partigiani<br />
<strong>di</strong> Tto non erano in casa loro ma in un<br />
Paese occupato a guerra finita, e volevano<br />
solo la pulizia etnica».<br />
Camera e Senato:<br />
intervenga il Governo<br />
Reazioni alle esternazioni <strong>di</strong> Mesic<br />
non sono mancate anche negli ambienti<br />
politici italiani. <strong>Il</strong> presidente della<br />
Commissione Esteri della Camera,<br />
Umberto Ranieri, si è detto stupito del<br />
fatto che il presidente croato «rinfocoli<br />
polemiche che sembravano ormai alle<br />
nostre spalle, considerati gli sforzi compiuti<br />
in questi anni per superare i residui<br />
problemi tra Roma e Zagabria e<br />
tenuto conto che la Croazia è impegnata<br />
nel negoziato per l’ingresso nell’Unione<br />
europea». «Ci auguriamo –<br />
ha soggiunto Ranieri – che il presidente<br />
Mesic si renda conto che le sue parole<br />
possono determinare incompren-
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Un breve racconto <strong>di</strong> Maria Grazia Ciani,<br />
profuga da Pola e filologa classica<br />
L’Itaca negata dell’esule<br />
Non inganni il ridotto formato del<br />
libro che la filologa Maria Grazia Ciani,<br />
nata a Pola e docente <strong>di</strong> Storia della<br />
tra<strong>di</strong>zione classica nell’Università <strong>di</strong><br />
Padova, pubblica nella nuova collana<br />
<strong>di</strong> narrativa “Gocce” <strong>di</strong> Marsilio. L’autrice,<br />
tra le più prestigiose antichiste<br />
italiane, traduttrice dei classici greci ad<br />
iniziare da Omero, ha evidentemente<br />
familiarità consolidata con la scrittura,<br />
al punto da riuscire (o essere costretta<br />
dal tema) a “lavorare” sulla riduzione,<br />
sulla sottrazione, per enucleare<br />
in tutta la sua scabrosità il peso<br />
insostenibile del ricordo. Una scrittura<br />
che ripu<strong>di</strong>a ridondanze e melanconie,<br />
dura e a tratti feroce per<br />
asciuttezza.<br />
<strong>Il</strong> peso sotto il quale si annienta la<br />
retorica è quello dell’esodo, dell’abbandono<br />
coatto della <strong>di</strong>mensione originaria,<br />
un debito che la storia cruda<br />
ha mai saldato con gli esuli, con l’autrice<br />
bambina per la quale – acquisita<br />
più avanti familiarità con il mito greco<br />
– la fuga ha le sembianze dello strappo<br />
dal cane pre<strong>di</strong>letto, York-Argo, animale<br />
dalla coscienza vigile che richiama<br />
l’Argo <strong>di</strong> Ulisse nello splen<strong>di</strong>do<br />
episo<strong>di</strong>o del riconoscimento e della<br />
morte.<br />
«È la descrizione del mio paese, –<br />
scrive la Ciani – il luogo dove sono<br />
nata, la ra<strong>di</strong>ce della mia vita. Un luogo<br />
<strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> cui tuttavia<br />
ho perduto ogni traccia, nella memoria.<br />
Che non è mai tornato a me, neppure<br />
in sogno». Una rimozione profonda<br />
che anche l’inconscio ha voluto,<br />
essendo impossibile, evidentemente,<br />
l’elaborazione del dolore. «Ma è<br />
come se guardassi attraverso le palpebre<br />
chiuse. In realtà, non ho orizzonti.<br />
Non ho orizzonti». Gli scarni ricor<strong>di</strong><br />
che l’autrice conserva sono collocati<br />
in una <strong>di</strong>mensione atemporale, quasi<br />
de-fisicizzata; non può “ricamarci”<br />
sopra, sono frammenti sottrattisi ad un<br />
determinato contesto storico ed esistenziale,<br />
e in quanto frammenti non<br />
si prestano ad essere addomesticati<br />
dalla perizia pietosa della scrittura.<br />
Tra quesi frammenti la Ciani<br />
recupera qualcosa che rimanda al paesaggio<br />
e alla guerra, come nel caso<br />
del bombardamento <strong>di</strong> Pola vissuto<br />
con incoscienza bambina, o dell’occupazione<br />
jugoslava della città: «Fu<br />
come una marea muta e strisciante, e<br />
poi una palude nera e poi una <strong>di</strong>stesa<br />
<strong>di</strong> sabbe mobili. <strong>Il</strong> rischio era a ogni<br />
passo e tutto veniva inghiottito senza<br />
rumore». «Poche parole – scrive ancora<br />
– e molti, lunghi sguar<strong>di</strong> obliqui».<br />
La fuga in piena notte fu la conseguenza<br />
<strong>di</strong> quegli «sguar<strong>di</strong> obliqui», «con<br />
poche robe ammassate su un carretto»,<br />
«a pie<strong>di</strong> gli adulti, a pie<strong>di</strong> anch’io».<br />
La scarna e <strong>di</strong>sorientata memoria<br />
dell’autrice trova un appiglio nella<br />
poesia senza tempo e umanissima<br />
dell’antico cantore greco, Omero per<br />
convenzione storiografica o persona<br />
collettiva, la cui forza epica è tutta nella<br />
stupefacente maturità del verso, dello<br />
stile e delle situazioni. La filogoga vi<br />
trova forse conforto perché nel poema<br />
tutte le peripezie hanno un senso<br />
e convergono tutte su Itaca. L’Itaca<br />
negata a lei e agli altri, perché la loro<br />
Itaca «aveva tra<strong>di</strong>to», e questo tra<strong>di</strong>mento<br />
lei ha la paradossale «certezza,<br />
consolatoria e rassicurante, <strong>di</strong> non<br />
aver mai <strong>di</strong>menticato e mai perdonato».<br />
Con queste pagine la profuga da<br />
Pola afferma l’insensatezza della storia,<br />
l’accanimento cieco degli eventi<br />
sugli in<strong>di</strong>vidui in<strong>di</strong>fesi che s’interroga-<br />
no sulle ombre, e presagiscono «il ritorno<br />
dei fantasmi. Fantasmi che appaiono<br />
in pieno mezzogiorno, col sole<br />
a picco, agli angoli delle strade illuminate,<br />
sulle spiagge roventi». Tutto questo<br />
essenziale libro sembra in fondo<br />
sortire da una inconsapevole rievocazione<br />
<strong>di</strong> ombre, <strong>di</strong> «epifanie» che in<br />
verità tormentano la sua autrice e la<br />
seguono nonostante lei voglia evitarle.<br />
Ma quando – due volte e forse non<br />
più – è tornata, le ha sentite.<br />
«Tutto in sfacelo, ma puro e<br />
incorrotto. È lì che, nel silenzio assoluto,<br />
si possono sentire le voci. Soffocate,<br />
quasi in<strong>di</strong>stinte. Ma sono le voci<br />
della nostra storia e la conservano e<br />
continueranno a raccontarla finché<br />
questi luoghi rimarranno così, <strong>di</strong>menticati<br />
dagli uomini ma protetti dagli dei<br />
della memoria». Sono le case abbandonate,<br />
i paesi deserti, i sentieri che<br />
non portano più a nulla: piccoli lari<br />
che resistono fintanto che non vengono<br />
nuovamente occupati da altre vite,<br />
perché «quando la casa abbandonata<br />
risorge per mano altrui [...] e non conserva<br />
[...] nessuna reliquia, nessun<br />
odore, nessun segno, allora vuol <strong>di</strong>re<br />
che la memoria ha tra<strong>di</strong>to».<br />
Auspica, l’autrice, <strong>di</strong> riuscire almeno<br />
a lasciare «un segno», il più modesto<br />
che possa immaginarsi, e la <strong>di</strong>mensione<br />
nella quale lo racchiude sembrerebbe<br />
confermare la piccola entità<br />
<strong>di</strong> quel segno auspicato. Ma pesa in<br />
misura inversamente proporzionale al<br />
suo formato.<br />
Patrizia C. Hansen<br />
Maria Grazia Ciani, Storia <strong>di</strong> Argo<br />
(con una nota <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Magris)<br />
Marsilio, <strong>Venezia</strong> 2006<br />
DIFESA ADRIATICA<br />
cultura e libri<br />
Ottant’anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />
La Società Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria<br />
si confronta con il futuro<br />
Roma. Dalle Rive <strong>di</strong> Zara, dove fu<br />
fondato nel 1926, alla Biblioteca <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>di</strong> Roma, dove ha commemorato<br />
l’80° dalla costituzione. <strong>Il</strong> percorso<br />
del prestigioso sodalizio si è<br />
dovuto piegare agli eventi della storia,<br />
che lo hanno privato della sua sede<br />
naturale, ma gli stu<strong>di</strong>osi che lo hanno<br />
condotto nei decenni hanno saputo<br />
non <strong>di</strong>sperdere il patrimonio <strong>di</strong> ricerche<br />
acquisito da allora: pur sra<strong>di</strong>cata<br />
dal territorio <strong>di</strong> riferimento, la Società<br />
Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria è riuscita a<br />
conservarsi negli ideali e negli scopi<br />
anche lontano dalla città e dalla regione<br />
nella quale affondava le sue ra<strong>di</strong>ci.<br />
E nella capitale, ospite della Biblioteca<br />
<strong>Nazionale</strong> centrale lo scorso<br />
25 gennaio, ha voluto celebrare gli<br />
ottant’anni <strong>di</strong> vita, rinnovata nelle sue<br />
componenti e con un ricco programma<br />
<strong>di</strong> pubblicazioni e <strong>di</strong> ricerche che<br />
ne testimoniano l’intatta vitalità.<br />
<strong>Il</strong> compito <strong>di</strong> illustrarne il cammino<br />
e le finalità è naturalmente toccato<br />
al Presidente, prof. Sante Graciotti, che<br />
ne ha subito rimarcato la particolarità<br />
– anzi, l’«anomalia» – <strong>di</strong> essere appunto<br />
inserita in un contesto non più<br />
originario. Ciò non esime, ha proseguito,<br />
dal perseguire gli scopi statutari<br />
e cioè «la memoria, la migliore memoria»<br />
che giova alla Dalmazia così<br />
come all’Italia: perché senza la<br />
Dalmazia, ovvero senza la sua storia<br />
e il suo contributo alla comune civiltà,<br />
l’Italia sarebbe mutila, così come<br />
senza l’Italia la Dalmazia non sarebbe<br />
esistita. L’epilogo della guerra, ha<br />
proseguito Graciotti, «ci ha tolto il presente,<br />
non il passato», con ciò inten-<br />
A sinistra:<br />
Istria (Bersezio).<br />
«È un altro mondo,<br />
è il regno dei piccoli,<br />
piccolissimi paesi<br />
abbandonati e rimasti<br />
vuoti da allora»<br />
In basso:<br />
Dintorni <strong>di</strong> Pola.<br />
Un elegante ingresso<br />
<strong>di</strong> una villa<br />
abbandonata<br />
dendo sottolineare l’opportunità <strong>di</strong><br />
coltivare gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> quella regione così<br />
ricca e complessa <strong>di</strong> presenze.<br />
Graciotti ha stigmatizzato l’ingiusta rimozione<br />
operata sulla sua storia soprattutto<br />
da parte del regime jugoslavo,<br />
accanito nel rimuovere la memoria<br />
dell’antica presenza veneziana prima<br />
e italiana poi. Senza considerare<br />
che la più grande fioritura umanistica<br />
e rinascimentale nell’Adriatico orientale<br />
si ebbe proprio in Dalmazia.<br />
In sostanza, il prof. Graciotti ha<br />
invitato a «non avere paura dei fantasmi»,<br />
a recuperare con rispetto il senso<br />
della storia e dell’antica simbiosi che<br />
si era creata nei secoli, e si è rammaricato<br />
al contempo della scarsità, in Italia,<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi interessati a quella civiltà,<br />
ancora in grado <strong>di</strong> proporsi oggi<br />
quale modello <strong>di</strong> convivenza nel<br />
quasdro dell’Europa che va formandosi.<br />
Parole <strong>di</strong> apprezzamento per le<br />
attività <strong>di</strong> ricerca svolte dalla Società e<br />
dai centri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o della Diaspora<br />
giuliano-dalmata sono venute dal Direttore<br />
della Biblioteca <strong>Nazionale</strong> <strong>di</strong><br />
Roma, prof. Osvaldo Avallone, che<br />
nella sua veste <strong>di</strong> presidente della<br />
Commissione <strong>di</strong> valutazione dei progetti<br />
culturali inse<strong>di</strong>ata presso il Ministero<br />
dei Beni e delle Attività Culturali<br />
in base alla Legge 92/04, segue da vicino<br />
i programmi <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione<br />
in Italia della memoria storica<br />
dell’Istria, del Quarnero e della stessa<br />
Dalmazia. Iniziative, queste proposte<br />
dai sodalizi giuliano-dalmati, mai<br />
<strong>di</strong> basso livello, ha voluto sottolineare;<br />
e le risorse pubbliche, ha soggiunto,<br />
in questi casi sono state ben utilizzate,<br />
non per «rianimare» quella cultura –<br />
perché, ha detto, non è mai morta –<br />
ma per valorizzarla adeguatamente,<br />
per riaffermare il vincolo tra la cultura<br />
italiana e la cultura istriana, fiumana e<br />
dalmata.<br />
Dal canto suo, il prof. Bruno<br />
Crevato Selvaggi, consigliere della<br />
Società Dalmata e noto filatelico, ha<br />
presentato le emissioni postali susseguitesi<br />
dal 1997 sul tema. Dal primo<br />
valore de<strong>di</strong>cato all’esodo istriano (’97),<br />
a quello per il 50° del ritorno <strong>di</strong> Trieste<br />
all’Italia (2004), alle emissioni del 2005<br />
(primo Giorno del Ricordo), del 2006<br />
(proprio per la Società <strong>di</strong> Storia Patria),<br />
del <strong>2007</strong> (60° dell’inse<strong>di</strong>amento<br />
giuliano <strong>di</strong> Fertilia, Sassari); fino ai prossimi<br />
annunciati, per Fiume (ottobre<br />
<strong>2007</strong>) e per il Liceo Carlo Combi <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria nel 2008.<br />
Le pubblicazioni <strong>di</strong> carattere scientifico<br />
sono state ampiamente illustrate<br />
dalla prof.ssa Rita Tolomeo, docente<br />
nell’Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />
e Segretario della Società Dalmata.<br />
Articolato il ventaglio <strong>di</strong> temi affrontati:<br />
dalla storia della letteratura, all’economia,<br />
alla musica, all’arte. Ad alcune<br />
delle e<strong>di</strong>zioni curate dal sodalizio<br />
contribuiscono anche stu<strong>di</strong>osi croati<br />
e serbi, come nel caso del saggio<br />
dell’italianista croato Mate Zoric inserito<br />
in un volume de<strong>di</strong>cato ai letterati<br />
dalmati e alle influenze letterarie italiane<br />
nella letteratura dalmata; o <strong>di</strong><br />
Ljerka Simunkovic, curatrice delle<br />
opere del funzionario imperiale, e letterato,<br />
Vincenzo Drago (vissuto tra due<br />
secoli, 1770-1836). Di particolare importanza,<br />
ha sottolineato la prof.ssa<br />
Tolomeo, la ricerca del prof. Graciotti<br />
sul canzoniere <strong>di</strong> Paolo Pala<strong>di</strong>n (1496),<br />
esempio significativo sia <strong>di</strong> qualità let-<br />
3<br />
teraria che <strong>di</strong> compresenza <strong>di</strong> registri<br />
e <strong>di</strong> lingue <strong>di</strong>versi. Non mancano, accanto<br />
all’e<strong>di</strong>toria squisitamente scientifica,<br />
pubblicazioni <strong>di</strong> carattere<br />
memorialistico, come nel caso del<br />
volume <strong>di</strong> Beppo Marussi su Borgo<br />
Erizzo <strong>di</strong> Zara, o <strong>di</strong> Gastone Coen,<br />
autore <strong>di</strong> un libro sui luoghi <strong>di</strong> ritrovo<br />
e <strong>di</strong> aggregazione della vecchia<br />
Dalmazia.<br />
La Società Dalmata è al contempo<br />
impegnata anche nella ricognizione <strong>di</strong><br />
fon<strong>di</strong> manoscritti, come il “Dudan”,<br />
conservato nella Fondazione Giorgio<br />
Cini <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>. A questo riguardo, la<br />
stu<strong>di</strong>osa espone il caso <strong>di</strong> un manoscritto,<br />
anonimo e non datato, identificato<br />
come «notizie <strong>di</strong> Ragusa», completo<br />
<strong>di</strong>37 illustrazioni, sul quale si è<br />
cimentata nell’intento <strong>di</strong> attribuire al<br />
documento un autore ed una datazione.<br />
I risultati dell’indagine sono<br />
pubblicati nel saggio della stessa Rita<br />
Tolomeo apparso nella Collana “Stu<strong>di</strong><br />
e Testi”.<br />
Particolare attenzione merita anche<br />
la storia delle rappresentazioni al Teatro<br />
Nobile <strong>di</strong> Zara e, più in generale,<br />
delle rappresentazioni musicali e <strong>di</strong><br />
prosa nei teatri dalmati, che seguivano<br />
<strong>di</strong> poco quelle messe in cantiere<br />
sulle scene dei migliori teatri europei.<br />
A Carlo Cetteo Cipriani il compito<br />
<strong>di</strong> ripercorrere la storia più volte interrotta<br />
e ripresa della Società, dalla sua<br />
costituzione – animatore lo storico<br />
Giuseppe Praga – ad un primo scioglimento<br />
nel 1935, quando perse la<br />
sua autonomia in forza <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento<br />
del governo che volle riunire<br />
i <strong>di</strong>versi sodalizi in un’unica Deputazione<br />
<strong>di</strong> Storia Patria per le Venezie. I<br />
noti, tragici eventi bellici, che costrinsero<br />
la citta<strong>di</strong>nanza ad abbandonare<br />
Zara <strong>di</strong>strutta dalle decine <strong>di</strong> bombardamenti,<br />
determinarono naturalmente<br />
anche l’esodo degli intellettuali e<br />
delle personalità rappresentative della<br />
società letteraria zaratina. Nel 1961,<br />
nonostante le <strong>di</strong>stanze frappostesi, si<br />
volle ricostituire la Società intorno a<br />
figure come Manlio Cace, i fratelli<br />
Tacconi, l’architetto Fasolo, e più recentemente<br />
il lessicografo Aldo Duro.<br />
Dagli anni Ottanta si è aperta una nuova<br />
fase della vita del sodalizio, con la<br />
cooptazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi anche non<br />
dalmati: la <strong>di</strong>stanza temporale dagli<br />
eventi consente oggi, ha evidenziato<br />
Cipriani, <strong>di</strong> privilegiare lo stu<strong>di</strong>o storico<br />
e filologico essendo meno con<strong>di</strong>zionati<br />
dalle vicende nazionali, e la<br />
qualificata produzione bibliografia che<br />
oggi la Società può vantare ne è la<br />
conferma.<br />
Apprezzamento per il lavoro svolto<br />
e per gli impegni messi in cantiere è<br />
venuto dall’on. Carlo Giovanar<strong>di</strong>, che<br />
ha con<strong>di</strong>viso l’intento manifestato dal<br />
prof. Graciotti, <strong>di</strong> proiettare nel futuro<br />
la storia del passato. In questa <strong>di</strong>rezione<br />
va anche il recente provve<strong>di</strong>mento<br />
che apre ai <strong>di</strong>scendenti degli italiani<br />
originari dell’Istria, del Quarnero e<br />
della Dalmazia <strong>di</strong> acquisire la citta<strong>di</strong>nanza<br />
italiana: un vincolo solo apparentemente<br />
formale, che salda invece<br />
i due lembi <strong>di</strong> un’unico tessuto storico,<br />
antropologico e culturale che può<br />
rigenerarsi dopo le terribili lacerazioni<br />
del Novecento.<br />
p.c.h.
4 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Targa <strong>di</strong> Bologna,<br />
l’antefatto<br />
<strong>Il</strong> testo della targa apposta da ANVGD, Comune<br />
<strong>di</strong> Bologna e Ferrovie dello Stato, redatto<br />
congiuntamente, è stato nelle settimane<br />
scorse oggetto <strong>di</strong> contestazione da parte<br />
dell’Unione degli Istriani, che ha indotto alla<br />
presentazione <strong>di</strong> una interrogazione parlamentare<br />
alla Presidenza del Consiglio dei<br />
Ministri da parte dell’on. Roberto Menia. Ma,<br />
ha ampiamente argomentato il presidente<br />
ANVGD, Toth, si è trattato solo <strong>di</strong> «inutile<br />
allarmismo». Nella giornata del 24 gennaio,<br />
è circolato un testo <strong>di</strong>verso rispetto a quello<br />
concordato dal Comitato Provinciale dell’<strong>Associazione</strong><br />
e già inviato alle Ferrovie dello<br />
Stato, da sollevare allarme.<br />
«Si è poi accertato», ha aggiunto Toth,<br />
«che il testo <strong>di</strong>ffuso non era quello concordato»,<br />
ma «una versione mutilata, messa in<br />
giro chissà da chi, nel passaggio da Bologna<br />
a Trieste», ed ha riba<strong>di</strong>to che proprio l’ANVGD<br />
aveva insistito perché nel testo «fosse ben<br />
chiara l’origine della violenza perpetrata nei<br />
confronti degli esuli, l’innocenza <strong>di</strong> queste<br />
vittime e l’atteggiamento <strong>di</strong> incomprensione<br />
che incontrarono proprio a Bologna». Ed<br />
ha concluso osservando: «non è serio giocare<br />
con queste cose, <strong>di</strong>ffondendo notizie<br />
infondate su un evento, come la lapide <strong>di</strong><br />
Bologna, che rappresenta un gesto <strong>di</strong> grande<br />
significato».<br />
ULTIM’ORA<br />
Mesic<br />
fa marcia<br />
in<strong>di</strong>etro<br />
e si corregge<br />
Clamorosa retromarcia del presidente croato<br />
Mesic rispetto ai durissimi attacchi delle settimane<br />
precedenti contro il Capo dello Stato<br />
Napolitano. «Nelle parole del presidente Giorgio<br />
Napolitano non c’era alcun riferimento polemico<br />
alla Croazia, e in esse non vi era alcuna intenzione<br />
<strong>di</strong> mettere in questione il Trattato <strong>di</strong> pace<br />
del 1947 e gli Accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Osimo e <strong>di</strong> Roma, e<br />
nemmeno contenevano ispirazioni revansciste e<br />
storico-revisionistiche». Lo afferma il presidente<br />
croato Stipe Mesic in una nota pervenuta all’AN-<br />
SA. Nella nota si chiarisce che «dopo intensi contatti<br />
<strong>di</strong>plomatici» Zagabria e Roma «hanno rilasciato<br />
in accordo due <strong>di</strong>chiarazioni» collegate.<br />
Ma cosa aveva spinto Mesic a pronunciarsi in<br />
quei termini irrituali per un capo <strong>di</strong> Stato? Secondo<br />
alcuni commentatori, la Croazia pensava <strong>di</strong><br />
“colpire” Roma per mandare un segnale a Bruxelles,<br />
dove nelle stesse ore i ventisette ministri<br />
degli Esteri dell’Unione manifestavano una cauta<br />
apertura a Belgrado in merito alle con<strong>di</strong>zioni e<br />
alle modalità <strong>di</strong> ingresso della Serbia nella UE. Le<br />
antiche tensioni tra Zagabria e Belgrado potrebbero,<br />
dunque, essere alla base <strong>di</strong> violenta polemica<br />
altrimenti inspiegabile. I commentatori osservano<br />
che in tempi recenti è stato il governo<br />
italiano, in sintonia con gli Esecutivi <strong>di</strong> Spagna,<br />
Grecia, Austria e Ungheria, a premere per non<br />
chiudere ogni porta alla Serbia.<br />
Mesic non gra<strong>di</strong>rebbe i serbi in Europa, ma la<br />
Croazia si è ulteriormente complicata la vita da<br />
sé. Zagabria dovrà spiegare con chiarezza se è<br />
realmente orientata ad integrarsi in Europa,<br />
uniformandosi in toto alle norme dell’Unione,<br />
oppure se vuole continuare a rinviare il suo processo<br />
<strong>di</strong> adeguamento per mantenere fuori il più<br />
a lungo possibile Belgrado.<br />
D.A.<br />
Bologna, una targa ricorda<br />
il passaggio dei treni degli esuli<br />
Inaugurata alla presenza del sindaco Cofferati<br />
e della rappresentanza ANVGD<br />
nosciute, in una città ideologicamente ben caratterizzata,<br />
le ragioni dell’esilio e l’orrore degli<br />
ecci<strong>di</strong> nelle Foibe.<br />
Questo il testo della lapide.<br />
«Nel corso del 1947 da questa stazione<br />
passarono i convogli che portavano esuli istriani,<br />
fiumani e dalmati: italiani costretti ad abbandonare<br />
le loro case dalla violenza del regime nazional-comunista<br />
jugoslavo e a pagare, vittime<br />
innocenti, il peso e le conseguenze della<br />
guerra d’aggressione intrapresa dal fascismo.<br />
Bologna seppe passare rapidamente da un atteggiamento<br />
<strong>di</strong> iniziale incomprensione a un’accoglienza<br />
che è nelle sue tra<strong>di</strong>zioni, facendo suoi<br />
citta<strong>di</strong>ni molti <strong>di</strong> quegli esuli. Oggi vuole ricordare<br />
quei momenti drammatici della storia nazionale».<br />
Bologna 1947-<strong>2007</strong><br />
Segnan: «questo momento<br />
fondamentale e pregnante»<br />
<strong>Il</strong> testo è scaturito da un paziente lavoro <strong>di</strong><br />
raccordo in<strong>di</strong>spensabile – come afferma Marino<br />
Segnan in un’intervista pubblicata sul sito<br />
www.arcipelagoadriatico.it – «a fare in modo <strong>di</strong><br />
mettere d’accordo le tante anime che concorrono<br />
a rendere questo momento fondamentale e<br />
pregnante. Volevamo, infatti, qualcosa <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viso,<br />
anche per questo erano stati coinvolti i nostri<br />
soci. Come spesso succede, chi non è d’accordo,<br />
invece <strong>di</strong> confrontarsi, cerca alleati per<br />
dare battaglia. Comunque stiamo andando avanti,<br />
anche perché le ragioni per farlo, superano<br />
«La Redazione risponde» è rinviata<br />
La consueta rubrica «La Redazione risponde»,<br />
curata dall’avv. Vipsania Andreicich, è rinviata al <strong>numero</strong><br />
<strong>di</strong> aprile per assoluta mancanza <strong>di</strong> spazio, occupato<br />
dalle cronache delle principali manifestazioni istituzionali<br />
in occasione del Giorno del Ricordo.<br />
continua dalla prima pagina<br />
La targa apposta dall’amministrazione comunale<br />
della città felsinea con l’ANVGD<br />
ogni possibile desiderio <strong>di</strong> contrasto».<br />
«A Bologna – prosegue Segnan –, parlare<br />
delle nostre questioni nel passato era impossibile.<br />
Ora che si stanno aprendo le porte sarebbe<br />
assurdo autolimitarci, costringerci al silenzio per<br />
una sorta <strong>di</strong> ripicca con il mondo che ci circonda.<br />
Se umanamente certi atteggiamenti si possono<br />
anche capire, dal punto <strong>di</strong> vista dell’impegno<br />
no, è nostro dovere civile portare avanti le nostre<br />
istanze e rendere visibile la nostra presenza, sarebbe<br />
assurdo tirarci in<strong>di</strong>etro proprio adesso».<br />
Alla domanda se l’interesse <strong>di</strong> Bologna sia un<br />
caso isolato, il consigliere dell’ ANVGD risponde:<br />
«assolutamente no, e forse è questo il grande risultato<br />
che stiamo ottenendo. Ferrara ci ha chiesto<br />
<strong>di</strong> portare a Palazzo dei Diamanti la mostra<br />
sulla nostra storia che il Comitato ANVGD aveva<br />
promosso qualche tempo fa. [...] Se il Giorno del<br />
Ricordo deve servire per far conoscere alla Nazione<br />
la nostra storia, la nostra cultura, la nostra<br />
civiltà, a Bologna stiamo andando nella giusta<br />
<strong>di</strong>rezione».<br />
«<strong>Il</strong> Comitato si è attivato senza riserve. [...]<br />
Poi – sottolinea Segnan – ci gratifica l’aspetto ufficiale.<br />
La targa è stata realizzata dal Comune ed<br />
abbiamo avuto il permesso delle Ferrovie dello<br />
Stato. Per noi, che a Bologna stentavamo ad esistere,<br />
è un grande momento, questo lo dovrebbero<br />
capire tutti, cercare <strong>di</strong> calarsi nella realtà<br />
che noi abbiamo vissuto».<br />
<strong>Il</strong> presidente del Comitato bolognese dell’<strong>Associazione</strong><br />
fa riferimento alle polemiche sollevate<br />
dall’Unione degli Istriani che, avvalendosi<br />
<strong>di</strong> un testo della lapide poi rivelatosi inatten<strong>di</strong>bile,<br />
ha attaccato l’ANVGD e la sua iniziativa. «<strong>Il</strong><br />
A destra:<br />
<strong>Il</strong> labaro<br />
del Comune<br />
<strong>di</strong> Bologna<br />
testo della stele si leggeva in una nota <strong>di</strong>ffusa<br />
dall’Unione – [è] inaccettabile, incompleto e non<br />
esaustivo». Sul testo <strong>di</strong>ffuso e non corrispondente<br />
a quello concordato tra Comune <strong>di</strong> Bologna<br />
ed ANVGD l’on. Roberto Menia aveva presentato<br />
al Presidente del Consiglio un’interrogazione a<br />
risposta orale.<br />
Toth: «L’ANVGD consapevole<br />
<strong>di</strong> aver raggiunto<br />
risultati mai prima conseguiti»<br />
Ma sulla polemica sortita dall’associazione<br />
presieduta da Lacota è intervenuto il 29 gennaio<br />
lo stesso presidente nazionale ANVGD, Lucio Toth,<br />
con un comunicato nel quale stigmatizza come<br />
«l’Unione degli Istriani <strong>di</strong> Trieste interviene pesantemente<br />
sulle iniziative assunte o concordate<br />
dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e<br />
Dalmazia, in questo caso sulla inaugurazione, a<br />
Bologna, il prossimo 10 febbraio, della lapide in<br />
ricordo del transito <strong>di</strong> convogli <strong>di</strong> esuli dalla <strong>Venezia</strong><br />
<strong>Giulia</strong> e dalla Dalmazia, in fuga dalla pulizia<br />
etnica perpetrata a danno della popolazione<br />
italiana autoctona dalla Jugoslavia <strong>di</strong> Tito.<br />
Dopo aver <strong>di</strong>ffuso della lapide un testo inatten<strong>di</strong>bile,<br />
l’Unione degli Istriani si arroga ancora<br />
una volta il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> infangare gratuitamente il<br />
lavoro svolto da questa <strong>Associazione</strong> in decenni<br />
<strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione concreta ai problemi degli esuli. I<br />
toni e lo stile dei messaggi <strong>di</strong>ffusi dal sodalizio<br />
triestino lo qualificano ampiamente.<br />
L’ANVGD – prosegue la nota stampa firmata<br />
da Toth – è consapevole <strong>di</strong> aver raggiunto, in se<strong>di</strong><br />
storicamente <strong>di</strong>fficili, e dopo anni <strong>di</strong> ostinato<br />
confronto, risultati mai prima conseguiti e solo<br />
qualche tempo ad<strong>di</strong>etro inimmaginabili. È evidente<br />
che l’Unione degli Istriani, chiusa ed isolata<br />
entro i confini ormai angusti della recriminazione<br />
a tutti i costi, che notoriamente è gratis e<br />
porta a nulla, può soltanto attardarsi a sterili manifestazioni<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo prive <strong>di</strong> costrutto e <strong>di</strong> prospettive».<br />
Nei pressi della stazione ferroviaria,<br />
la grande folla <strong>di</strong> esuli e non, presente alla cerimonia<br />
F.R.
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
DIFESA ADRIATICA<br />
<strong>Il</strong> Presidente della Repubblica consegna<br />
le onorificenze ai congiunti degli infoibati<br />
Napolitano: «si consumò nel modo più evidente con la <strong>di</strong>sumana ferocia delle foibe una delle barbarie del secolo<br />
scorso». «‘Disegno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento’ della presenza italiana da quella che era, e cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>»<br />
figlio <strong>di</strong> Vincenzo Serrentino, ultimo<br />
prefetto <strong>di</strong> Zara.<br />
<strong>Il</strong> <strong>di</strong>scorso del Presidente<br />
della Repubblica<br />
«Lo scorso anno il Presidente<br />
Ciampi volle che si svolgesse qui la<br />
prima cerimonia <strong>di</strong> conferimento della<br />
medaglia del Giorno del Ricordo a<br />
famigliari delle vittime - come recita<br />
la legge dell’aprile 2004 - “delle foibe,<br />
dell’esodo e della più complessiva vicenda<br />
del confine orientale”.<br />
Raccolgo l’esempio del mio predecessore<br />
a conferma del dovere che<br />
le istituzioni della Repubblica sentono<br />
come proprio, a tutti i livelli, <strong>di</strong> un<br />
riconoscimento troppo a lungo mancato.<br />
Nell’ascoltare le motivazioni che<br />
hanno questa mattina preceduto la<br />
consegna delle medaglie, abbiamo<br />
tutti potuto ripercorrere la trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
migliaia e migliaia <strong>di</strong> famiglie, i cui<br />
cari furono imprigionati, uccisi, gettati<br />
nelle foibe. E suscitano particolare<br />
impressione ed emozione le parole:<br />
“da allora non si ebbero <strong>di</strong> lui più notizie”,<br />
“verosimilmente” fucilato, o<br />
infoibato. Fu la vicenda degli scomparsi<br />
nel nulla e dei morti rimasti<br />
insepolti.<br />
Una miriade <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e e <strong>di</strong> orrori;<br />
e una trage<strong>di</strong>a collettiva, quella dell’esodo<br />
dalle loro terre degli istriani,<br />
fiumani e dalmati, quella dunque <strong>di</strong><br />
un intero popolo. A voi che siete figli<br />
<strong>di</strong> quella dura storia, voglio ancora<br />
<strong>di</strong>re, a nome <strong>di</strong> tutto il Paese, una parola<br />
<strong>di</strong> affettuosa vicinanza e solidarietà.<br />
Da un certo <strong>numero</strong> <strong>di</strong> anni a questa<br />
parte si sono intensificate le ricerche<br />
e le riflessioni degli storici sulle<br />
vicende cui è de<strong>di</strong>cato il Giorno del<br />
Ricordo: e si deve certamente farne<br />
tesoro per <strong>di</strong>ffondere una memoria che<br />
ha già rischiato <strong>di</strong> esser cancellata, per<br />
trasmetterla alle generazioni più giovani,<br />
nello spirito della stessa legge del<br />
2004. Così, si è scritto, in uno sforzo<br />
continua dalla prima pagina<br />
<strong>di</strong> analisi più <strong>di</strong>staccata, che già nello<br />
scatenarsi della prima ondata <strong>di</strong> cieca<br />
violenza in quelle terre, nell’autunno<br />
del 1943, si intrecciarono “giustizialismo<br />
sommario e tumultuoso,<br />
parossismo nazionalista, rivalse sociali<br />
e un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento” della<br />
presenza italiana da quella che era, e<br />
cessò <strong>di</strong> essere, la <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>. Vi<br />
fu dunque un moto <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> furia<br />
sanguinaria, e un <strong>di</strong>segno annessionistico<br />
slavo, che prevalse innanzitutto<br />
nel Trattato <strong>di</strong> pace del 1947, e che<br />
assunse i sinistri contorni <strong>di</strong> una “pulizia<br />
etnica”.<br />
Quel che si può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> certo è che<br />
si consumò - nel modo più evidente<br />
con la <strong>di</strong>sumana ferocia delle foibe -<br />
una delle barbarie del secolo scorso.<br />
Perché nel Novecento - l’ho ricordato<br />
proprio qui in altra, storica e pesante<br />
ricorrenza (il Giorno della Shoah) - si<br />
intrecciarono in Europa cultura e barbarie.<br />
E non bisogna mai smarrire consapevolezza<br />
<strong>di</strong> ciò nel valorizzare i tratti<br />
più nobili della nostra tra<strong>di</strong>zione storica<br />
e nel consolidare i lineamenti <strong>di</strong><br />
civiltà, <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> tolleranza,<br />
<strong>di</strong> solidarietà della nuova Europa<br />
che stiamo da oltre cinquant’anni costruendo.<br />
È un’Europa nata dal rifiuto<br />
dei nazionalismi aggressivi e oppressivi,<br />
da quello espressosi nella guerra<br />
fascista a quello espressosi nell’ondata<br />
<strong>di</strong> terrore jugoslavo in <strong>Venezia</strong><br />
<strong>Giulia</strong>, un’Europa che esclude naturalmente<br />
anche ogni revanscismo.<br />
<strong>Il</strong> caro amico professor Paolo Barbi<br />
- figura esemplare <strong>di</strong> rappresentante<br />
<strong>di</strong> quelle terre, <strong>di</strong> quelle popolazioni<br />
e delle loro sofferenze - ha mirabilmente<br />
ripercorso la sua esperienza: specie<br />
quando ha parlato del “sogno” e del<br />
progetto europeo in cui egli ed altri<br />
cercarono in modo illuminato il risarcimento<br />
e il riscatto oltre l’incubo del<br />
passato e l’amarezza del silenzio.<br />
«non dobbiamo tacere,<br />
assumendoci la responsabilità<br />
dell’aver negato,<br />
o teso a ignorare, la verità<br />
per pregiu<strong>di</strong>ziali ideologiche<br />
e cecità politica,<br />
e dell’averla rimossa<br />
per calcoli <strong>di</strong>plomatici<br />
e convenienze internazionali»<br />
Ed è giusto quel che egli ha detto:<br />
va ricordato l’imperdonabile orrore<br />
contro l’umanità costituito dalle foibe,<br />
ma egualmente l’o<strong>di</strong>ssea dell’esodo,<br />
e del dolore e della fatica che costò a<br />
fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi<br />
una vita nell’Italia tornata libera e in<strong>di</strong>pendente<br />
ma umiliata e mutilata<br />
nella sua regione orientale. E va ricordata<br />
- torno alle parole del Professor<br />
Barbi - la “congiura del silenzio”, “la<br />
fase meno drammatica ma ancor più<br />
amara e demoralizzante dell’oblio”.<br />
Anche <strong>di</strong> quella non dobbiamo tacere,<br />
assumendoci la responsabilità dell’aver<br />
negato, o teso a ignorare, la verità<br />
per pregiu<strong>di</strong>ziali ideologiche e cecità<br />
politica, e dell’averla rimossa per<br />
calcoli <strong>di</strong>plomatici e convenienze internazionali.<br />
Oggi che in Italia abbiamo posto<br />
fine a un non giustificabile silenzio, e<br />
che siamo impegnati in Europa a riconoscere<br />
nella Slovenia un amichevole<br />
partner e nella Croazia un nuovo<br />
can<strong>di</strong>dato all’ingresso nell’Unione,<br />
dobbiamo tuttavia ripetere con forza<br />
che dovunque, in seno al popolo italiano<br />
come nei rapporti tra i popoli,<br />
parte della riconciliazione, che fermamente<br />
vogliamo, è la verità. E quello<br />
del Giorno del Ricordo è precisamente,<br />
cari amici, un solenne impegno <strong>di</strong><br />
ristabilimento della verità».<br />
Per l’ANVGD erano presenti il Presidente<br />
nazionale, Lucio Toth, accompagnato<br />
da Serena Ziliotto, figlia <strong>di</strong><br />
esule da Zara, nipote del Podestà <strong>di</strong><br />
Zara dal 1899 al 1922, internato in<br />
Austria dal 1915 al 1918, e Patrizia C.<br />
Hansen, figlia <strong>di</strong> esule da Fiume, <strong>di</strong>rettore<br />
<strong>di</strong> “Difesa Adriatica”.<br />
Vali<strong>di</strong>tà storica e potenzialità attuale<br />
dell’identità giuliano-dalmata<br />
nella prospettiva dell’unificazione europea<br />
Riproduciamo il testo della prolusione del<br />
sen. Paolo Barbi, già Presidente ed oggi Consigliere<br />
onorario dell’ANVGD alla cerimonia del<br />
Quirinale.<br />
A questo mio intervento darò un taglio personale.<br />
Mi è <strong>di</strong>fficile evitarlo perché nella mia<br />
lunga vita mi è toccato <strong>di</strong> partecipare attivamente<br />
a tutte le fasi del dramma delle nostre<br />
genti giuliano-dalmate: dalla sciagurata guerra<br />
<strong>di</strong> invasione e <strong>di</strong> occupazione della Jugoslavia<br />
all’angoscia dell’esodo, dal lungo amaro<br />
periodo dell’oblio a questo felice “Giorno<br />
del Ricordo”.<br />
La legge che lo ha istituito <strong>di</strong>ce che deve<br />
essere «il giorno del ricordo in memoria delle<br />
vittime delle foibe e dell’esodo giulianodalmata».<br />
Ma al primo momento, nella<br />
pubblicistica e nell’opinione pubblica, si è<br />
concentrato tutto sull’orrore delle foibe.<br />
È ben comprensibile. Quello delle foibe è<br />
stato un fatto drammatico, inumano, terrificante<br />
e perciò fortemente impressionante. Ma<br />
non fu il fatto più grave, il più decisivo. Fu<br />
l’esplosione delle vendette e degli o<strong>di</strong> covati<br />
nell’esasperazione nazionalistica durata decenni<br />
e nel clima della guerra totale, impietosa,<br />
dei regimi totalitari. Si manifestò già dopo<br />
l’8 settembre ’43 e poi alla fine della guerra<br />
nel maggio-giugno ’45. Creava terrore: e proprio<br />
perciò fu cinicamente incoraggiato e utilizzato<br />
dal nuovo potere jugoslavo come brutale,<br />
passionale strumento per attuare un progetto<br />
razionalmente concepito e freddamente<br />
realizzato: la ra<strong>di</strong>cale pulizia etnica – questa<br />
pessima degenerazione novecentesca del<br />
nazionalismo romantico dell’800 – dell’Istria<br />
e della Dalmazia.<br />
L’ecci<strong>di</strong>o delle foibe si esaurì in pochi mesi.<br />
Nel ‘46 non si infoibava più: ma si utilizzava<br />
la fuga terrorizzata <strong>di</strong> gran parte della popolazione<br />
italiana per sostenere alla Conferenza<br />
<strong>di</strong> Versailles le pretese annessionistiche slave,<br />
che furono sancite nel Trattato <strong>di</strong> pace<br />
imposto all’Italia sconfitta, semi<strong>di</strong>strutta, umiliata,<br />
il 10 febbraio ’47. Questo è il fatto più<br />
grave, <strong>di</strong> portata storica, che non riguardò solo<br />
alcune migliaia <strong>di</strong> vittime delle foibe, ma determinò<br />
l’esodo <strong>di</strong> un intero popolo. Perciò<br />
giustamente è stata scelta questa data per isti-<br />
Red.<br />
tuire il Giorno del Ricordo.<br />
E c’è voluta una legge! Perché dopo quel<br />
infausto ’47 e ancor più vistosamente dopo il<br />
’54 – in seguito al Memorandum <strong>di</strong> Londra<br />
che assegnò alla Jugoslavia anche l’ultima<br />
parte dell’Istria nord-occidentale (la “Zona B”<br />
del Territorio Libero <strong>di</strong> Trieste, che il Trattato<br />
non aveva assegnato alla Jugoslavia) – iniziò<br />
il lungo periodo <strong>di</strong> quella che ai nostri occhi<br />
apparve come una “congiura del silenzio”.<br />
Così alla breve, terribile fase dei primi anni<br />
del dopoguerra – le foibe e l’esodo – seguì la<br />
fase meno drammatica ma ancor più amara e<br />
demoralizzante dell’oblio.<br />
«Un atteggiamento generale<br />
<strong>di</strong> rimozione della questione adriatica»<br />
Le esigenze della politica italiana nel quadro<br />
della situazione internazionale creata dalla<br />
“guerra fredda” e dalla “eresia” titina determinarono<br />
un atteggiamento generale <strong>di</strong> rimozione<br />
della questione adriatica – una sorta <strong>di</strong><br />
convention ad obliandum – per cui anche i<br />
partiti e gli uomini che più avevano detto e<br />
Napolitano con Paolo Barbi e Francesco Rutelli<br />
(foto Presidenza della Repubblica)<br />
<strong>Il</strong> Capo dello Stato con i decorati al termine della cerimonia<br />
(foto Presidenza della Repubblica)<br />
5<br />
fatto per la causa istriana furono indotti a considerare<br />
con fasti<strong>di</strong>o le nostre valutazioni e le<br />
nostre richieste, fino al punto <strong>di</strong> imporci con<br />
procedure subdole l’affronto dell’inutile Trattato<br />
<strong>di</strong> Osimo nel ’77.<br />
Non era più l’ostilità aperta della fazione<br />
comunista degli anni ’40. Era, per noi, qualcosa<br />
<strong>di</strong> peggio: la freddezza, l’in<strong>di</strong>fferenza, la<br />
scomparsa della solidarietà in tutta la comunità<br />
nazionale. L’Italia libera e democratica<br />
per cui avevamo sacrificato tutto sembrava<br />
volerci ignorare, cancellarci. Persino – fatto<br />
<strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile gravità! – negli stu<strong>di</strong> storici, nell’insegnamento<br />
universitario, nei testi scolastici<br />
eravamo quasi totalmente ignorati. E vana<br />
fu, in tutti quegli anni, la nostra denuncia <strong>di</strong><br />
quella vergogna della cultura italiana. Erano<br />
sor<strong>di</strong> che non volevano sentire.<br />
Furono anni – decenni! - <strong>di</strong>fficilissimi. Cosa<br />
si poteva fare per mantenere quella fiducia<br />
nelle democrazie che avevamo fatto maturare<br />
e ra<strong>di</strong>care nella coscienza della grande<br />
maggioranza degli esuli? Come evitare che<br />
riaffiorassero gli irrazionali impulsi degli assur<strong>di</strong><br />
revanscismi – che ormai erano ridotti a<br />
poche frange minoritarie? Quale prospettiva<br />
dare alla “politica” della comunità giulianodalmata?<br />
L’ANVGD – che aveva organizzato fin dal<br />
’45 i nuclei <strong>di</strong> esuli sparsi in Italia (e nel mondo)<br />
e che avevo l’onore <strong>di</strong> presiedere proprio<br />
in quella lunga stagione <strong>di</strong> desolazione – scel-<br />
segue a pagina 6
6 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
se (non senza molti contrasti) <strong>di</strong> puntare sul<br />
“sogno” e sul progetto europeo. I contrasti<br />
avevano un buon argomento: quel progetto –<br />
che peraltro ancor oggi è lungi dall’essere<br />
compiuto – allora a molti sembravano non solo<br />
un sogno ma una assur<strong>di</strong>tà. E nella situazione<br />
degli anni ’70-’80, con la “cortina <strong>di</strong> ferro”<br />
che spaccava in due l’Europa lo era davvero!<br />
E specificamente per la questione adriatica.<br />
La prospettiva dell’unificazione libera e pacifica<br />
dell’Europa e dell’abbattimento delle frontiere<br />
che avevano <strong>di</strong>viso i popoli europei, non<br />
poteva andare oltre quella Cortina. Invece...<br />
Invece io ho avuto l’ineffabile sod<strong>di</strong>sfazione<br />
proprio agli inizi degli anni ’90 – quando<br />
stavo per lasciare quella presidenza – <strong>di</strong> intravedere<br />
la realizzazione del sogno e poi, negli<br />
anni successivi, <strong>di</strong> assistere alla banalizzazione<br />
<strong>di</strong> quella frontiera che aveva provocato la trage<strong>di</strong>a<br />
della mia gente, e <strong>di</strong> veder aprirsi nuove<br />
possibilità alla soluzione pacifica della<br />
questione adriatica. Ho avuto la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
<strong>di</strong> veder creata una nuova situazione politica<br />
internazionale ed interna proprio come<br />
effetto del processo unitario europeo. Come<br />
il suo frutto più fecondo.<br />
Ora <strong>di</strong>ventava più facile uscire dalla lunga<br />
notte dell’oblio e proporre agli italiani (e agli<br />
slavi) non tanto il “dovere” (imposto per legge)<br />
del ricordo, ma la sua vali<strong>di</strong>tà, l’utilità, la<br />
necessità. Perché ora si sono create le con<strong>di</strong>zioni<br />
culturali e politiche per capire (noi stessi<br />
giuliano-dalmata, anzitutto) e per far capire<br />
a tutti gli altri (italiani e slavi) che con la<br />
“purificazione della memoria” non s’intende<br />
riattizzare conflittualità e o<strong>di</strong>, e neanche dare<br />
sfogo a pur umanissimi rancori o a struggenti<br />
nostalgie, ma – al contrario – riaffermare la<br />
vera identità della “italianità” dell’altra sponda<br />
dell’Adriatico e innestarla vitalmente nella<br />
nuova identità dell’Europa unita.<br />
«Un’occasione per riflettere<br />
sulla attuale potenzialità della singolare<br />
identità giuliano-dalmata»<br />
La nostra identità è costituita, certamente,<br />
continua dalla pagina 5<br />
Vali<strong>di</strong>tà storica e potenzialità attuale<br />
dell’identità giuliano-dalmata<br />
nella prospettiva dell’unificazione europea<br />
dalla cultura, dalla lingua, dalla religione, dalle<br />
tra<strong>di</strong>zioni popolari; ma anche – ed in modo<br />
del tutto particolare – dalla secolare esperienza<br />
civica, sociale e politica che ha prodotto<br />
forme storicamente collaudate <strong>di</strong> pluralismo<br />
linguistico, <strong>di</strong> integrazione sociale, <strong>di</strong> fede e<br />
ad un tempo <strong>di</strong> tolleranza religiosa, <strong>di</strong> sviluppo<br />
economico, <strong>di</strong> convivenza pacifica.<br />
Un’identità, questa, che l’esasperato nazionalismo<br />
sciovinistico otto-novecentesco ha cercato<br />
<strong>di</strong> deformare, amputandone, la parte socio-politica<br />
e usando i valori culturali e linguistici<br />
come strumento della sua teoria<br />
conflittualistica e della sua rovinosa – e per<br />
noi giuliano-dalmati fatale – prassi bellicista.<br />
Perciò noi siamo convinti che il ricordo <strong>di</strong><br />
questa nostra lunga e tanto sofferta esperienza<br />
storica deve contribuire al superamento<br />
delle chiusure autarchiche degli Stati-nazione,<br />
sovrani assoluti, con l’apertura alla convivenza<br />
pacifica delle Nazioni sotto una comune<br />
legge: come si è già verificato in Europa,<br />
come si deve promuovere anche a livello<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
Questo è il contributo che l’identità del<br />
popolo giuliano-dalmata – nel Giorno del Ricordo<br />
– intende dare alla costruzione della<br />
nuova Italia e della nuova Europa. Questo è il<br />
“messaggio” che le vittime delle foibe, dell’esodo<br />
e del lungo amarissimo oblio vogliono<br />
affidare alle nuove generazioni <strong>di</strong> istriani,<br />
fiumani e dalamati, come è stato solennemente<br />
fatto dal recente Congresso dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia.<br />
Questo è il messaggio che vogliamo inviare<br />
da questa solenne cerimonia al Quirinale<br />
a tutti gli italiani. Fate <strong>di</strong> questa Giornata del<br />
Ricordo, voluta all’unanimità dal Parlamento<br />
italiano, non solo una me<strong>di</strong>tazione sulle colpe<br />
imperdonabili dell’oblio, ma anche e soprattutto<br />
un’occasione per riflettere sia sulla<br />
vali<strong>di</strong>tà storica sia sulla attuale potenzialità<br />
della singolare identità giuliano-dalmata per<br />
ristabilire e consolidare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progresso<br />
civile, <strong>di</strong> sviluppo economico-sociale<br />
e <strong>di</strong> pace per tutti i popoli dell’Adriatico.<br />
Paolo Barbi<br />
Codarin: «affermazioni<br />
che ci consentono <strong>di</strong> affrontare<br />
i problemi ancora aperti»<br />
<strong>Il</strong> presidente della Federazione delle Associazioni<br />
sugli interventi <strong>di</strong> Berlusconi e <strong>di</strong> Fassino<br />
Unanimi apprezzamenti per l’intervento <strong>di</strong> Napolitano sono venuti da tutte le<br />
forze politiche italiane, fatto salvo qualche imbarazzo nei settori della sinistra ra<strong>di</strong>cale,<br />
che coltiva la nostalgia sterile della contrapposizione ideologica. Da Francesco<br />
Rutelli, vicepresidente del Consiglio e leader della Margherita a Lorenzo Cesa, segretario<br />
dell’UDC, da Alfonso Pecoraro Scanio, esponente dee Ver<strong>di</strong> a Gianfranco<br />
Fini, presidente <strong>di</strong> AN.<br />
Consensi hanno riscosso gli interventi del segretario nazionale DS Piero Fassino e<br />
<strong>di</strong> Silvio Berlusconi pubblicati sul quoti<strong>di</strong>ano triestino “<strong>Il</strong> Piccolo” in occasione del<br />
10 febbraio. «I due leader – da <strong>di</strong>chiarato il presidente dell’Unione Italiana, Furio<br />
Ra<strong>di</strong>n – fanno bene a parlare <strong>di</strong> superamento dei conflitti, che hanno caratterizzato<br />
il confine orientale e che ancora caratterizzano i rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia,<br />
nello spirito della nuova integrazione europea <strong>di</strong> Lubiana e Zagabria». «Bisogna<br />
enucleare però la vicenda dell’esodo perché questa ferita che si è creata tra esuli e<br />
rimasti possa essere cicatrizzata, perché questa famiglia che si è spezzata possa essere<br />
riunita proprio nello spirito <strong>di</strong> fratellanza europea».<br />
Gli interventi <strong>di</strong> Berlusconi e <strong>di</strong> Fassino sono stati commentati favorevolmente da<br />
Renzo Codarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e<br />
vicepresidente nazionale dell’ANVGD: «Doveroso il messaggio <strong>di</strong> Berlusconi che ha<br />
istituito la Giornata del Ricordo e che ci consente <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> risolvere i problemi<br />
ancora aperti degli esuli come precisa lo stesso Fassino».<br />
E Lucio Toth, presidente nazionale dell’ANVGD: «Un momento <strong>di</strong> consolazione<br />
e <strong>di</strong> conforto che a fronte <strong>di</strong> un cambiamento della linea politica che guida il<br />
Paese vede i car<strong>di</strong>ni della Giornata del Ricordo restare immutati. Berlusconi e Fassino<br />
usano un linguaggio comune per sottolineare il significato <strong>di</strong> riconciliazione nazionale<br />
che questa occasione deve avere».<br />
red.<br />
continua dalla prima pagina<br />
<strong>Il</strong> presidente croato Mesic:<br />
«restituzioni e risarcimenti agli esuli italiani,<br />
questione chiusa»<br />
E sulle foibe: «una reazione e niente più»<br />
Sconcerto negli ambienti politici italiani.<br />
<strong>Il</strong> comunicato dell’ANVGD<br />
sioni e tensioni che appartengono ad un passato lontano. Eravamo convinti che il contenzioso tra<br />
Italia e Croazia avesse trovato nel quadro giuri<strong>di</strong>co dell’UE la sua soluzione più equilibrata e ci<br />
sembra incomprensibile che ciò venga messo in <strong>di</strong>scussione dal presidente croato proprio quando il<br />
suo Paese, come auspicato dall’Italia, è alla vigilia dell’ingresso nell’Unione europea». «Spero – ha<br />
concluso il presidente della Commissione Esteri – che non intendano <strong>di</strong>sperdere i risultati raggiunti<br />
nel superamento delle antiche controversie tra Roma e Zagabria».<br />
Dal canto suo, la Commissione Esteri del Senato ha chiesto che l’Esecutivo risponda a Mesic. Su<br />
proposta del sen. Roberto Antonione, la Commissione ha formulato all’unanimità la richiesta che un<br />
rappresentante del Governo italiano relazioni sulle <strong>di</strong>chiarazioni del presidente croato. <strong>Il</strong> presidente<br />
della Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, e il sottosegretario agli Esteri, Bobo Craxi,<br />
hanno sottolineato che non si può trascurare <strong>di</strong> intervenire sulle affermazioni <strong>di</strong> un capo <strong>di</strong> Stato. <strong>Il</strong><br />
quale peraltro è tornato successivamente sull’argomento nel corso <strong>di</strong> una trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica<br />
della Ra<strong>di</strong>o croata. Si è <strong>di</strong>chiarato favorevole ad un vertice a quattro (Italia, Slovenia, Croazia e<br />
Montenegro) che dovrebbe “chiudere” - questa la sua opinione - il capitolo della Seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. «Sono e siamo favorevoli a gesta simboliche, ad inchinarci simbolicamente alle vittime<br />
del conflitto subito dopo vogliamo però voltare pagina, calando il sipario sulla Seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. Voglio aggiungere che purtroppo non è possibile la riconciliazione tra le ideologie che si<br />
contrapposero nel conflitto. Sarebbe meglio riconoscere i fatti storici e dare ulteriore slancio alla<br />
collaborazione, copiando quanto fatto dagli altri Paesi che negli anni Quaranta si trovarono sulle<br />
opposte barricate».<br />
Per quanto concerne le foibe «in Croazia non sono più un argomento tabù, ci sono stati anche<br />
processi nel nostro Paese contro persone che si macchiarono <strong>di</strong> questi delitti. Non ricordo però come<br />
andò a finire. E poi la responsabilità delle Foibe non può essere ascritta ai soli<br />
croati. Voglio ricordare che il movimento partigiano annoverava, oltre a croati, pure sloveni, serbi,<br />
ungheresi e anche gente italiana». E sulle vicende degli esuli italiani ha riba<strong>di</strong>to l’opinione che non<br />
tutti gli esuli erano optanti e non tutti gli optanti erano esuli. Per quanto riguarda i beni abbandonati.<br />
«la questione non può essere spostata <strong>di</strong> un solo millimetro, le firme sottoscritte ad Osimo e Roma<br />
pongono fine ai problemi del secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale. Non siamo <strong>di</strong>sposti a rinegoziare questi<br />
temi. Voglio inoltre rammentare che i fascisti hanno fatto del male in Croazia a circa 100 mila<br />
persone, incen<strong>di</strong>ando centinaia <strong>di</strong> abitati e uccidendo migliaia <strong>di</strong> persone».<br />
Violante: «le Foibe finalizzate a fare pulizia <strong>di</strong> tutti coloro i quali<br />
si opponevano alla slavizzazione della regione»<br />
«È noto che il fascismo commise crimini <strong>di</strong> guerra nel territorio dell’ex Jugoslavia – è intervenuto<br />
il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Luciano Violante – ma questo<br />
non giustifica assolutamente le Foibe che furono, tra l’altro un’operazione finalizzata a fare una<br />
pulizia <strong>di</strong> tutti coloro i quali si opponevano alla slavizzazione della regione abitata da italiani». La<br />
logica, per Violante, non fu «certo quella della vendetta; la logica era quella <strong>di</strong> far<br />
fuori tutti quelli che si opponevano tanto che molti combattenti antifascisti, che quin<strong>di</strong> non potevano<br />
certo essere considerati dei fedelissimi <strong>di</strong> Mussolini, vennero precipitati e massacrati nelle Foibe<br />
perché erano contrari alla missione». Le esternazioni <strong>di</strong> Mesic, secondo l’esponente politico italiano,<br />
costituiscono «un passo in<strong>di</strong>etro che mi auguro rimanga isolato perché, tra l’altro, noi stiamo aiutando<br />
la Croazia a entrare in Europa e quin<strong>di</strong> Zagabria non può fare uscite così<br />
strumentali».<br />
Anche sul concetto <strong>di</strong> «optante» per in<strong>di</strong>care gli esuli italiani Violante lo definisce «un’interpretazione<br />
che ci riporta in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> alcuni decenni». «Sono parole inattese. Bisogna però <strong>di</strong>re con chiarezza<br />
che il fascismo commise sì crimini <strong>di</strong> guerra, ma l’altra verità è che le Foibe ebbero la funzione<br />
politica dell’annientamento <strong>di</strong> tutti coloro che si opponevano all’annessione<br />
alla Jugoslavia. E finirono nelle Foibe persone <strong>di</strong> ogni genere purché fossero sospettate <strong>di</strong> opporsi a<br />
questo progetto».<br />
Ra<strong>di</strong>n (Unione Italiana): «profondamente sbagliato»<br />
<strong>Il</strong> presidente dell’ Unione Italiana e deputato al seggio italiano al Sabor (il Parlamento croato),<br />
Furio Ra<strong>di</strong>n, non ha mancato <strong>di</strong> commentare le esternazioni <strong>di</strong> Mesic: «Mi <strong>di</strong>spiace per il presidente<br />
Mesic che in altre occasioni è stato molto vicino alla Comunità nazionale italiana e alle altre minoranze<br />
in genere. Ma parlare delle trage<strong>di</strong>e e dei crimini commessi nella Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale in<br />
termini <strong>di</strong> cause ed effetti è profondamente sbagliato. <strong>Il</strong> capo dello Stato non può fare riferimento a<br />
vendette quando parla della trage<strong>di</strong>a delle foibe». Quanto all’incontro multilaterale, il deputato<br />
istriano afferma che la riconciliazione è lungidal concretizzarsi: «Posso <strong>di</strong>re con cognizione <strong>di</strong> causa<br />
che oggi la società civile croata pensa al futuro, senza però rinnegare il passato».<br />
P.C.H.<br />
Pola, febbraio 1947. Un’immagine dell’esodo istriano
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
DIFESA ADRIATICA<br />
Celebrazioni a Trieste, il commento<br />
Quest’anno, la città designata simbolicamente<br />
ufficiale per la giornata<br />
del Ricordo è stata Trieste e una nostra<br />
delegazione romana vi si è recata per<br />
partecipare alle celebrazioni.<br />
La delegazione era composta da<br />
Oliviero Zoia (segretario nazionale e<br />
presidente provinciale <strong>di</strong> Roma ), Donatella<br />
Schürzel (consigliere nazionale<br />
e vicepresidente provinciale <strong>di</strong><br />
Roma), Maria Ballarin (consigliere provinciale<br />
<strong>di</strong> Roma) con il marito Marco<br />
Salvatori, Giorgio Marsan (consigliere<br />
provinciale <strong>di</strong> Roma) Gianna Zoia (segretario<br />
Comitato <strong>di</strong> Roma) e M. Grazia<br />
Chiappori (socia).<br />
Man mano che ci si avvicinava<br />
dall’aeroporto <strong>di</strong> “Ronchi dei Legionari”<br />
alla città, tutti noi, pur essendo<br />
ancora piuttosto giovani e figli <strong>di</strong> profughi,<br />
non “<strong>di</strong>retti testimoni” delle vicende<br />
storiche ben note, sentivamo<br />
quello che poi ci siamo comunicato<br />
essere uno stato d’animo ricorrente,<br />
ogni qual volta arriviamo a Trieste: il<br />
cuore si emoziona e si respira un’aria...<br />
“<strong>di</strong> casa”.<br />
Sembrerà strano, giacché siamo<br />
nati tutti in altri luoghi, ma, per quanto<br />
ha riguardato la nostra Comunità,<br />
al Quartiere <strong>Giulia</strong>no Dalmata <strong>di</strong><br />
Roma (il «Villaggio»), almeno sino alla<br />
possibile futuro migliore, è stato il Sacrario<br />
<strong>di</strong> Basovizza, Monumento nazionale<br />
che da oggi si affiancherà anche<br />
alla sede <strong>di</strong> un nuovo Centro <strong>di</strong><br />
documentazione, inaugurato la mattina<br />
subito dopo i <strong>di</strong>scorsi ufficiali per<br />
la manifestazione.<br />
Ad aprire la serie <strong>di</strong> interventi è stato<br />
il saluto del Sindaco Roberto<br />
Dipiazza, che per prima cosa ha voluto<br />
ringraziare chi, con il suo lavoro e<br />
la sua volontà, ha potuto far si che il<br />
Monumento sia <strong>di</strong>ventato una realtà<br />
tangibile e solenne, che nel mandato<br />
del primo Citta<strong>di</strong>no rappresenta<br />
«l’opera più importante e fondamentale<br />
fin’ora realizzata».<br />
A parlare subito dopo Dipiazza è<br />
stato il Sottosegretario agli Interni Ettore<br />
Rosato, il quale ha affermato: «In<br />
questo momento che vivo con grande<br />
emozione il mio pensiero va a quegli<br />
ideali <strong>di</strong> libertà e democrazia che hanno<br />
accompagnato chi ha dovuto lasciare<br />
le proprie terre per un sofferto<br />
Esodo al quale si è associato il dolore<br />
dei tanti scomparsi, che oggi riposano<br />
qui dopo anni <strong>di</strong> silenzio. Siamo arrivati<br />
tar<strong>di</strong>, ed è dovere della Repubbli-<br />
nostra generazione, quella più o meno<br />
dei quarantenni, questo senso <strong>di</strong> ideale<br />
legame con la città «irredenta» e <strong>di</strong><br />
senso <strong>di</strong> provenienza e <strong>di</strong> identità, è<br />
trapassato dalle fibre più intime dei<br />
nostri genitori, in noi.<br />
Dunque, sensazioni forti, quelle<br />
avvertite nel trovarsi tutti insieme a<br />
con<strong>di</strong>videre un ritorno, in un’occasione<br />
poi così importante, per la valenza<br />
morale della giornata successiva e per<br />
<strong>di</strong> più amichevolmente e calorosamente<br />
accolti dal presidente del Comitato<br />
<strong>di</strong> Trieste, Renzo Codarin, con<br />
la moglie e dall’assessore alla Cultura<br />
del Comune <strong>di</strong> Trieste, Massimo Greco.<br />
La mattina del 10 febbraio, alle ore<br />
9.30, la nostra delegazione e quella<br />
del Comitato <strong>di</strong> Trieste, è stata ricevuta<br />
in Comune dal sindaco, Roberto<br />
Dipiazza che ha manifestato profonda<br />
sod<strong>di</strong>sfazione per il nuovo monumento<br />
alla foiba <strong>di</strong> Basovizza, pur<br />
avendo questo comportato non pochi<br />
problemi per la sua realizzazione e<br />
richiesto un’abile attività <strong>di</strong>plomatica.<br />
<strong>Il</strong> sindaco, inoltre, ha fatto presente<br />
la sua forte ed attiva partecipazione<br />
e con<strong>di</strong>visione della nostra causa e<br />
l’importante ruolo che l’ANVGD da tanti<br />
anni svolge in questo senso, confer-<br />
continua dalla prima pagina<br />
mandoci il suo sostegno per qualunque<br />
circostanza. È seguito poi uno<br />
scambio <strong>di</strong> doni: una targa da parte<br />
dell’<strong>Associazione</strong> al sindaco ed un<br />
bello stemma con l’alabarda <strong>di</strong> Trieste<br />
alla nostra delegazione. Al termine <strong>di</strong><br />
questo incontro ci siamo recati a<br />
Basovizza.<br />
<strong>Il</strong> luogo è in sé molto significativo.<br />
Uno spiazzo aperto, con al centro il<br />
nuovo monumento, semplicissimo ed<br />
essenziale, realizzato su progetto del<br />
professor L. Schiozzi, rappresentante<br />
un argano, <strong>di</strong> quelli tristemente noti,<br />
per essere stati utilizzati per issare dalle<br />
foibe i quintali <strong>di</strong> “poveri resti”, che<br />
ne sono stati estratti e, sulla sua sommità,<br />
una croce, simbolo sia della Croce<br />
portata da tante persone innocenti,<br />
sia <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> riconciliazione con Dio<br />
e, si spera, con gli uomini. Intorno, un<br />
corollario <strong>di</strong> pini, alle spalle il Carso<br />
con il suo silenzio e l’aria sottile ed<br />
una pioggia, per fortuna piuttosto gentile,<br />
che solo per poco, ha come qualcuno<br />
ha detto nei <strong>di</strong>scorsi ufficiali, rappresentato<br />
il pianto del cielo per questa<br />
circostanza, un pianto contenuto e<br />
<strong>di</strong>gnitoso, così come lo è stato quello<br />
<strong>di</strong> tutti i presenti.<br />
Intorno alle 11.45 è effettivamente<br />
iniziata la cerimonia ufficiale, tra ono-<br />
Foiba <strong>di</strong> Basovizza,<br />
nel Giorno del Ricordo inaugurato a Trieste<br />
il rinnovato monumento<br />
Con<strong>di</strong>videre il dolore del passato per un futuro migliore<br />
<strong>Il</strong> sindaco <strong>di</strong> Trieste, Roberto Dipiazza (al centro), riceve<br />
i rappresentanti dell’ANVGD, il Segretario nazionale Oliviero Zoia<br />
(a sin.) e Giorgio Marsan, del Comitato <strong>di</strong> Roma (a destra).<br />
La delegazione <strong>di</strong> esuli provenienti da Roma e aderenti<br />
all’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, era guidata<br />
dal Segretario Zoia in rappresentanza del Presidente Lucio Toth –<br />
impegnato a Roma nella contemporanea cerimonia <strong>di</strong> consegna<br />
delle Medaglie alle famiglie degli infoibati,<br />
con il Presidente Napolitano – ed era accompagnata<br />
dal vicepresidente nazionale Renzo Codarin<br />
ca offrire quel risarcimento morale che<br />
si lega ai frutti <strong>di</strong> ogni democrazia<br />
matura. Le Foibe rappresentano ancora<br />
oggi una ferita aperta nel corpo vivo<br />
della Comunità nazionale. Sono quin<strong>di</strong><br />
riconoscente, per questo Monumen-<br />
Basovizza, particolare della folla presente alla cerimonia (foto G. Marsan)<br />
to che simboleggia non solo il dolore,<br />
ma anche il rispetto per le <strong>di</strong>fferenze<br />
che sempre dovranno continuare ad<br />
essere rispettate».<br />
L’accoglienza a queste parole è rimasta<br />
muta fino all’accenno, nel <strong>di</strong>scorso<br />
<strong>di</strong> Rosato, ad un contestatissimo<br />
ringraziamento alla comunità slovena<br />
tra le altre realtà che hanno partecipato,<br />
in solido o moralmente, alla realizzazione<br />
del Sacrario. Si sono levate<br />
proteste <strong>di</strong>ffuse che nelle ultime file<br />
hanno impe<strong>di</strong>to il <strong>di</strong>ffondersi delle ultime<br />
<strong>di</strong>chiarazioni del Sottosegretario,<br />
contribuendo ad un’atmosfera <strong>di</strong> tensione<br />
scioltasi al secondo intervento<br />
del Sindaco Dipiazza, molto apprezzato<br />
invece per la sobrietà e per le<br />
espressioni scelte per celebrare questa<br />
giornata.<br />
A questo punto è stata la volta dell’onorevole<br />
Roberto Menia, che ha<br />
esor<strong>di</strong>to: «Questo Monumento è qualcosa<br />
per cui vale la pena vivere. Ci<br />
sono atti e parole che restano, in quella<br />
preziosa <strong>di</strong>gnità che ricorda quella<br />
‘corrispondenza degli amorosi sensi’<br />
<strong>di</strong> cui parlava il Foscolo».<br />
ri delle armi ai Caduti, i labari della<br />
città <strong>di</strong> Trieste, medaglia d’oro, e della<br />
città <strong>di</strong> Muggia, medaglia d’argento,<br />
che sono sfilati, mentre in sottofondo<br />
echeggiavano le note del Piave.<br />
All’intonazione dell’Inno <strong>di</strong> Mameli,<br />
cantato da tutti i presenti, molti<br />
occhi erano luci<strong>di</strong>; noi, non riuscivamo<br />
nenche a guardarci, perché troppo<br />
forte era l’emozione e quel nodo<br />
alla gola che ci strigeva per la consapevolezza<br />
<strong>di</strong> capire ciò che l’inno nazionale<br />
veramente rappresenta e, soprattutto,<br />
ha rappresentato per tutti i<br />
massacrati istriani, fiumani e dalmati,<br />
oltre che per coloro che hanno subito<br />
e affrontato l’esodo, si poteva sciogliere<br />
da un momento all’altro.<br />
Sono seguiti poi <strong>di</strong>versi interventi<br />
ufficiali tra cui molto applau<strong>di</strong>to ed<br />
apprezzato quello del sindaco Dipiazza,<br />
che ha ricordato l’orrore delle persecuzioni,<br />
la negazione della libertà<br />
per le popolazioni giuliano-dalmate e<br />
della possibilità <strong>di</strong> optare “tutelata” dal<br />
<strong>di</strong>ritto internazionale, le responsabilità<br />
politiche, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ogni cosa,<br />
bene, affetti, persino dei morti, ed infine<br />
nel momento doloroso dell’esilio il<br />
silenzio vile e l’oblio, squallido,<br />
vergonoso e non casuale. Ha concluso<br />
il sindaco con un: «W Trieste, W la<br />
Patria, W l’Italia!».<br />
Ha preso successivamente la parola,<br />
l’on. Menia, applau<strong>di</strong>tissimo per<br />
il suo <strong>di</strong>scorso, non politicizzato, nel<br />
quale ha esaltato il valore del silenzio,<br />
rispetto a tante parole, spesso solo formali,<br />
e ha ricordato la «corrispondenza<br />
<strong>di</strong> amorosi sensi» <strong>di</strong> foscoliana<br />
memoria, per ciò che il monumento<br />
da se stesso evoca e ha concluso sot-<br />
Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuovo Roberto Dipiazza,<br />
che ha portato il messaggio dell’ex presidente<br />
del Consiglio Silvio Berlusconi,<br />
che faceva riferimento ad una sua prossima<br />
visita a Basovizza per celebrare<br />
«l’importanza storica e morale <strong>di</strong> questo<br />
luogo della Memoria».<br />
<strong>Il</strong> Sindaco Dipiazza:<br />
«la pulizia etnica ha fatto<br />
scomparire un’intera regione italiana»<br />
Nel suo <strong>di</strong>scorso de<strong>di</strong>cato a<br />
Norma Cossetto e ai Martiri delle<br />
Foibe, il Sindaco ha ricordato: «È ora<br />
<strong>di</strong> iniziare un cammino <strong>di</strong> perdono e<br />
riconciliazione, evitando macabre<br />
compensazioni storiche e ricordando<br />
la pulizia etnica che ha fatto scomparire<br />
un’intera regione italiana. Non<br />
possiamo accettare che si utilizzino<br />
espressioni come gli ‘optanti’ per definire<br />
gli Esuli, perché nella nostra lingua<br />
‘optare’ significa poter scegliere,<br />
e così non è stato. <strong>Il</strong> futuro comunque<br />
è dei giovani, che, anche grazie ad<br />
opere come questa, potranno godere<br />
<strong>di</strong> un benessere e <strong>di</strong> una sicurezza per<br />
le generazioni che verranno e che sapranno<br />
giu<strong>di</strong>care le derive estremisti-<br />
segue a pagina 8<br />
7<br />
tolineando che sono queste «l’urne<br />
de’forti».<br />
Spesso invece e contrariamente a<br />
quanto dallo stesso affermato, interrotto<br />
da fischi qua e là il <strong>di</strong>scorso del sottosegretario<br />
all’Interno Ettore Rosato,<br />
in rappresentanza del governo italiano,<br />
fischi che sono <strong>di</strong>ventati un vero<br />
coro quando il suddetto, che pure è<br />
triestino e dunque conosce tanti precari<br />
equilibri della sua città, ha<br />
rigraziato in maniera impropria la locale<br />
comunità slovena per aver permesso<br />
la realizzazione del monumento.<br />
Verrebbe da pensare che la frase<br />
non fosse pronunciata del tutto casualmente,<br />
che fosse invece voluta, sapendo<br />
che avrebbe provocato delle reazioni.<br />
E allora? Si voleva che il giorno<br />
dopo sui giornali si scrivesse che il rappresentante<br />
del governo era stato fischiato<br />
a Trieste, come se ciò potesse<br />
in<strong>di</strong>care magari poco senso democratico<br />
dei presenti? Errore. <strong>Il</strong> senso democratico<br />
sta proprio lì: se un’opinione<br />
non è con<strong>di</strong>visa e per <strong>di</strong> più è provocatoria,<br />
è decisamente democratico<br />
manifestare <strong>di</strong>ssenso! Inoltre, c’era<br />
poco da provocare: la comunità<br />
slovena ha dato il suo”comodato” e<br />
questo le fa onore e ci fa piacere, ma<br />
su un territorio che è italiano!<br />
• • •<br />
Ha concluso, infine gli interventi<br />
Monsignor Ravignani, Vescovo <strong>di</strong> Trieste<br />
che ha invitato alla pace e al rasserenamento<br />
nella <strong>di</strong>gnità del Ricordo.<br />
È stata poi letta la preghiera per gli<br />
infoibati <strong>di</strong> Monsignor Santin, che ha<br />
concluso la solenne cerimonia.<br />
La giornata della nostra piccola<br />
che del passato».<br />
Penultimo fra gli interventi della<br />
mattinata, il <strong>di</strong>scorso del presidente del<br />
Comitato per i Martiri delle Foibe, Paolo<br />
Sardos Albertini che ha letto la motivazione<br />
per la medaglia d’oro al valore<br />
militare ricevuta dalla città <strong>di</strong> Trieste<br />
per ricordare le sue lotte storiche<br />
contro le dominazioni che l’hanno<br />
osteggiata a partire dall’Ottocento fino<br />
al 1954.<br />
Infine il Vescovo <strong>di</strong> Trieste ,<br />
monsignor Eugenio Ravignani, ha<br />
espresso il suo messaggio <strong>di</strong> pace e<br />
riconciliazione riprendendo la figura<br />
dello scomparso vescovo Santin, e ha<br />
sottolineato come «la vendetta non<br />
nasce da un dolore ormai purificato,<br />
nonostante la sete <strong>di</strong> verità e giustizia».<br />
Dopo l’inaugurazione dell’annesso<br />
Centro <strong>di</strong> documentazione, la delegazione<br />
istituzionale e parte del pubblico<br />
si sono recati alla Prefettura per<br />
la cerimonia della consegna delle<br />
medaglie alla Memoria per le famiglie<br />
degli Esuli e degli infoibati giuliani,<br />
istriani e dalmati.<br />
Emanuela Masseria<br />
www.arcipelagoadriatico.it<br />
Basovizza, i rappresentanti dell’A NVGD<br />
<strong>di</strong>spiegano la ban<strong>di</strong>era associativa. Si riconoscono, da destra,<br />
il consigliere nazionale Donatella Schürzel,<br />
il segretario nazionale Oliviero Zoia e Giorgio Marsan
8 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
continua dalla pagina 7<br />
Celebrazioni a Trieste,<br />
il commento<br />
delegazione romana, ha avuto quin<strong>di</strong> un seguito estremamente particolare. Ci<br />
siamo recati, ironia della sorte, con un tassista istriano che dai quattro agli otto<br />
anni vi ha vissuto, al Campo <strong>di</strong> accoglienza <strong>di</strong> Padriciano. Questa è stata una<br />
visita in forma privata e, del resto, solo così avrebbe potuto essere! <strong>Il</strong> dolore che<br />
abbiamo provato, la tristezza e il senso d’oppressione d’animo che tutti quanti<br />
abbiamo con<strong>di</strong>viso è stato lacerante.<br />
Qui ci è stato chiaro, nel freddo penetrante <strong>di</strong> un inverno tra l’altro incre<strong>di</strong>bilmente<br />
mite, figuriamoci negli inverni dei lontani anni del dopo Esodo, quanto<br />
dolore profondo debbano aver provato i nostri genitori, parenti, amici e tanti<br />
altri sconosciuti che hanno soggiornato chi per poco, chi per tanto, troppo tempo,<br />
in questi campi, che erano sì per la vita, ma dove tanti hanno invece trovato<br />
la morte, per stenti o per il freddo (come ci ha raccontato il nostro tassista <strong>di</strong> un<br />
bimbo <strong>di</strong> quattro anni che non resistette all’inverno carsico!).<br />
Quanta tristezza nel vedere accatastati davanti ai nostri occhi mobili, cassettoni,<br />
tipi <strong>di</strong> arma<strong>di</strong>, se<strong>di</strong>e che ciascuno <strong>di</strong> noi ha “riconosciuto” perché, certamente<br />
ben mantenuti, conserva ancora oggi nelle proprie case, provenienti da<br />
quelle che una volta erano abitazioni o benestanti o perlomeno decenti e <strong>di</strong>gnitose<br />
<strong>di</strong> bisnonni, o nonni, o persone <strong>di</strong> famiglia…<br />
Scoprire dei “buchi” dove le donne, insieme cucinavano, con<strong>di</strong>videndo<br />
quel poco che c’era e scorgere ciò che rimane <strong>di</strong> qualche brandello <strong>di</strong> ten<strong>di</strong>na<br />
<strong>di</strong> pizzo che voleva ingentilire e dare un tono <strong>di</strong> “case” e non <strong>di</strong> “rifugi” a chi<br />
viveva in realtà in delle misere baracche, piene però <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità e <strong>di</strong> sentimenti.<br />
Su una lunga parete tante piccole foto, a testimonianza <strong>di</strong> chi era passato <strong>di</strong><br />
lì e scoprire, con un tuffo al cuore, perché ci ha dato la conferma assoluta, se<br />
ancora ne avessimo avuto bisogno, del realismo del luogo che stavamo visitando,<br />
un volto noto a tutti noi del «Villaggio». Una Signora che ha vissuto sino a<br />
qualche anno fa al quartiere <strong>Giulia</strong>no Dalmata <strong>di</strong> Roma, ci ha fatto toccare con<br />
mano la nuda e cruda verità.<br />
Ho sentito mio sino in fondo lì, il manifesto <strong>di</strong> quest’anno per la giornata del<br />
Ricordo : “Un chiodo nel cuore”! Ed è rimasto testimoniato nei bigliettini che si<br />
possono attaccare ad una parete dopo la visita.<br />
La giornata del 10 febbraio è stata per noi, delegazione <strong>di</strong> Roma, quest’anno,<br />
una sorta <strong>di</strong> “pellegrinaggio” per la sacralità dei valori che ne sono emersi.<br />
Certo, forse noi che siamo “figli <strong>di</strong>…” possiamo ancora essere così toccati; non<br />
si può pensare che possa essere così per tutti, però è importante che tutti gli<br />
italiani ed in particolare i giovani, siano a conoscienza <strong>di</strong> tali fatti e misfatti<br />
storici e che in essi possano in<strong>di</strong>viduare le ra<strong>di</strong>ci del desiderio <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> identità<br />
e contemporaneamente convivenza pacifica con gli altri.<br />
Va ricordata anche qui, su un muro <strong>di</strong> fronte alla Cattedrale una frase vile ed<br />
ingiuriosa, degna <strong>di</strong> alcuni visci<strong>di</strong> ed anacronistici negazionisti che in <strong>di</strong>verse<br />
città d’Italia hanno manifestato così il loro inutile e stolto intento (come del resto<br />
tentano <strong>di</strong> fare orribilmente coloro che cercano <strong>di</strong> negare o minimizzare la<br />
Shoà) con su scritto «Nessuna pietà per i fascisti infoibati».<br />
Vergogna sì, del resto imme<strong>di</strong>atamente cancellata dagli addetti del Comune,<br />
ma anche irrilevante, in quanto marcia, e <strong>di</strong> conseguenza impossibilitata ad<br />
attecchire. Del resto, la storia fa sempre il suo corso, che piaccia oppure no e<br />
ristabilisce ogni verità.<br />
All’uscita da San Giusto lo spirito <strong>di</strong> tutti era sereno e siamo scesi a pie<strong>di</strong> per<br />
le vie della città vecchia fino in centro, sentendo <strong>di</strong> aver fatto qualcosa <strong>di</strong> giusto<br />
in questo 10 febbraio e, concedetecelo, fieri <strong>di</strong> essere giuliano-dalmati.<br />
Donatella Schürzel<br />
L’omaggio<br />
della Camera dei Deputati<br />
Roma. La seduta della Camera dell’8 febbraio si è aperta con l’omaggio<br />
dell’Assemblea presieduta in quella occasione da Pier Luigi Castagnetti. Trascriviamo<br />
il resoconto stenografico fornito.<br />
<strong>Il</strong> presidente (si leva in pie<strong>di</strong> e, con lui, l’intera Assemblea ed i membri del<br />
Governo).<br />
«Onorevoli colleghi, il prossimo sabato 10 febbraio ricorre il «Giorno del<br />
ricordo», istituito dal Parlamento con la legge n. 92 del 2004. Con questa decisione,<br />
la rappresentanza nazionale ha inteso associare solennemente alla memoria<br />
storica del Paese la trage<strong>di</strong>a degli italiani e <strong>di</strong> tutte le vittime delle foibe, il<br />
dramma dell’esodo dalle loro terre degli istriani, dei fiumani e dei dalmati nel<br />
secondo dopoguerra, le vicende dolorose che hanno segnato la storia del nostro<br />
confine orientale.<br />
Rinnovare il ricordo <strong>di</strong> tanti italiani che, in quel tempo terribile, hanno<br />
subito la violenza dell’o<strong>di</strong>o ideologico ed etnico, cui si è aggiunta la ferita <strong>di</strong> un<br />
lungo oblio, rappresenta oggi, per tutta la comunità nazionale, un passaggio<br />
obbligato ed un riferimento in<strong>di</strong>spensabile nell’affermazione dei fattori fondanti<br />
della propria identità e del proprio percorso comune.<br />
<strong>Il</strong> lungo cammino compiuto dalla nostra democrazia, profondamente e saldamente<br />
ra<strong>di</strong>cata nella Costituzione e negli altissimi valori <strong>di</strong> civiltà che essa<br />
custo<strong>di</strong>sce, ci consente e ci obbliga a guardare alla <strong>di</strong>gnità vilipesa <strong>di</strong> quei nostri<br />
concitta<strong>di</strong>ni come ad un patrimonio ideale e vivo, presente, che appartiene a<br />
tutti noi: un fattore <strong>di</strong> unità, e non <strong>di</strong> scontri o <strong>di</strong>visioni; un dato <strong>di</strong> verità da<br />
rispettare e preservare nella sua integrità storica, sottraendolo alla logica delle<br />
riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> parte come ai tentativi <strong>di</strong> sminuirne la portata storica e, dunque,<br />
politica e morale.<br />
Oggi la Camera dei deputati, nel rinnovare il ricordo delle tante storie <strong>di</strong><br />
dolore <strong>di</strong> cui si compone la vicenda del nostro confine orientale, si unisce<br />
idealmente ai sentimenti <strong>di</strong> coloro che le hanno vissute <strong>di</strong>rettamente ed al cordoglio<br />
dei familiari <strong>di</strong> coloro che furono barbaramente uccisi, e riba<strong>di</strong>sce, con<br />
forza, l’impegno ad e<strong>di</strong>ficare il futuro della convivenza tra i popoli e le nazioni<br />
del mondo nel segno del reciproco riconoscimento, della solidarietà, della libertà<br />
e della democrazia».<br />
Non solo Ricordo. Si riapre il «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />
tra Governo e Federazione delle Associazioni.<br />
L’annuncio dato alla conferenza stampa<br />
convocata a Roma dall’ANVGD<br />
Codarin: « un significativo risultato; auspichiamo che non venga meno nel prossimo periodo»<br />
con i <strong>di</strong>versi ministeri preposti alla gestione dei problemi<br />
degli esuli giuliano-dalmati, in<strong>di</strong>cati dal documento dei<br />
«Nove punti» elaborato dalla Federazione stessa. <strong>Il</strong> 7 febbraio,<br />
l’on. Violante ha inserito il tema del «tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento»<br />
nel «Question time» al ministro per le Riforme<br />
istituzionali Vannino Chiti, alla Camera: e Palazzo Chigi ha<br />
annunciato per il 20 febbraio il primo incontro tra Esecutivo<br />
e Federazione degli Esuli per riprendere il confronto.<br />
<strong>Il</strong> presidente della Federazione, Renzo Codarin, ha<br />
espresso sod<strong>di</strong>sfazione: «È un segnale importante che il<br />
Governo ci dà nel Giorno del Ricordo dell’Esodo e delle<br />
Foibe per cercare <strong>di</strong> risolvere dopo sessant’anni tanti problemi.<br />
Sicuramente ci sarà un serrato e <strong>di</strong>fficile lavoro parlamentare<br />
e tecnico». «Oggi – ha proseguito Codarin – l’attenzione<br />
nell’occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo,<br />
ha portato un significativo risultato; auspichiamo che<br />
non venga meno nel prossimo periodo».<br />
Chiti per il Governo:<br />
<strong>di</strong> «centrale importanza»<br />
la soluzione dei problemi irrisolti<br />
<strong>Il</strong> ministro Chiti, rispondendo al «Question time», ha<br />
assicurato che il governo attribuisce «una centrale importanza»<br />
alla soluzione dei problemi irrisolti per gli esuli, e<br />
per questo il Consiglio dei Ministri ha deciso la «riapertura<br />
del tavolo per le questioni ancora aperte, con la partecipa-<br />
Riprende il tavolo <strong>di</strong> lavoro Governo-Esuli.<br />
Dopo alcune ore <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo,<br />
la sensazione è che l’atteggiamento nei<br />
confronti delle tematiche dei giulianodalmati<br />
poste mille volte sul tappeto,<br />
sia finalmente cambiato. Si avverte<br />
volontà <strong>di</strong> collaborazione, l’intenzione<br />
è quella <strong>di</strong> trovare le giuste strade<br />
per portare ad una soluzione <strong>di</strong> problemi<br />
che gravano sulla realtà del<br />
mondo degli Esuli da sessant’anni.<br />
Quando esce da palazzo Chigi, il<br />
Presidente della Federazione degli Esuli,<br />
Renzo Codarin esprime “sod<strong>di</strong>sfazione”.<br />
Era quello che si aspettava, Presidente?<br />
“Era ciò che auspicavo. Tutti e nove<br />
i punti del promemoria della Federazione<br />
sono stati analizzati a fondo cercando<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le modalità e gli<br />
strumenti più adatti per trovare una<br />
giusta e veloce soluzione”.<br />
Per i rappresentanti <strong>di</strong> Governo si<br />
tratta <strong>di</strong> tematiche nuove oppure no?<br />
“Ci siamo confrontati con persone<br />
che conoscono la nostra situazione<br />
e che sono quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
insieme a noi le strade da percorrere”.<br />
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continua dalla prima pagina<br />
Gli echi del <strong>di</strong>scorso del Presidente<br />
Napolitano hanno pesato su l’incontro?<br />
“Per quanto ci riguarda, devo <strong>di</strong>re<br />
che il <strong>di</strong>scorso del Presidente della<br />
Repubblica, affida a noi Esuli una grande<br />
responsabilità, ovvero <strong>di</strong> affrontare<br />
con serietà e maturità le nostre questioni.<br />
Mai come ora abbiamo avuto<br />
gli occhi del Paese puntati su <strong>di</strong> noi,<br />
mai come ora abbiamo avvertito la<br />
solidarietà della Nazione e la voglia<br />
<strong>di</strong> conoscere a fondo le nostre questioni,<br />
sia si tratti della storia che delle<br />
nostre tra<strong>di</strong>zioni, la provenienza, i riti<br />
della nostra civiltà arcaica conta<strong>di</strong>na<br />
e marinara ma anche urbana”.<br />
Ci sono stati dei punti sui quali è<br />
stata posta maggiore attenzione?<br />
“Naturalmente sappiamo che restituzione<br />
ed indennizzi sono il nodo<br />
centrale delle nostre richieste. Sappiamo<br />
che ci impegneranno moltissimo<br />
ma la cosa non ci scoraggia, si tratta <strong>di</strong><br />
questioni spinose che abbiamo affrontato<br />
senza minimizzare e che continueremo<br />
a riba<strong>di</strong>re con la necessità <strong>di</strong><br />
risolvere definitivamente un contenzioso<br />
che ci portiamo <strong>di</strong>etro da troppo<br />
tempo. Ai vari punti presentati dalla<br />
Federazione ne è stato aggiunto un<br />
decimo che riguarda il rapporto con<br />
la scuola e che scaturisce proprio dal<br />
Giorno del Ricordo. Non si tratta comunque<br />
<strong>di</strong> una novità, a segnalarlo è<br />
stato l’on. Renzo de’Vidovich che non<br />
è nuovo a questi incontri. Devo sottolineare<br />
il fatto che all’appuntamento<br />
erano presenti ben quattro presidenti<br />
della Federazione, oltre a me e a<br />
de’Vidovich, sedevano al tavolo anche<br />
Toth e Brazzoduro a dare continuità<br />
ad un impegno che non nasce ora, ma<br />
che si trova senz’altro a una svolta”.<br />
I toni del <strong>di</strong>battito?<br />
“Molto pacati, costruttivi, <strong>di</strong>rei generosi<br />
nelle proposte, sono stati già<br />
<strong>di</strong>stribuiti dei compiti precisi che i rappresentanti<br />
del Governo e loro funzionari<br />
sono chiamati a portare a termine<br />
in tempi brevi”.<br />
In uno dei punti si parla anche <strong>di</strong><br />
collaborazione con la Comunità Italiana…<br />
zione delle associazioni degli esuli e delle amministrazioni<br />
regionali e locali interessate». «La rinnovata attenzione dell’<br />
Italia per cercare una soluzione equa della questione degli<br />
esuli ha consentito per la prima volta nel 2001 l’apertura <strong>di</strong><br />
uno specifico tavolo negoziale con la Croazia». «La posizione<br />
del governo italiano – ha sottolineato il rappresentante<br />
del Governo – è chiara: è necessaria la piena applicazione<br />
da parte croata del principio <strong>di</strong> non <strong>di</strong>scriminazione<br />
sulla base della nazionalità», viste le «solo parziali aperture<br />
della Croazia sulla denazionalizzazione dei beni; inoltre,<br />
esistono categorie <strong>di</strong> potenziali beneficiari tra gli esuli, mai<br />
contemplate negli accor<strong>di</strong> internazionali».<br />
Indennizzi dei «beni abbandonati»:<br />
restano da evadere 1.800 pratiche<br />
Quanto agli indennizzi previsti dalla legge 137/2001,<br />
ha informato ancora Chiti, la Direzione generale del <strong>di</strong>partimento<br />
del Tesoro ha fino ad oggi liquidate 9.800 pratiche;<br />
ne restano da evadere 1800.<br />
Alla riunione del 20, la prima dopo una prolungata fase<br />
<strong>di</strong> stallo durante la quale la Federazione non ha mai smesso<br />
<strong>di</strong> sollecitare l’Esecutivo, sono previste le presenze <strong>di</strong><br />
funzionari <strong>di</strong> quattro Ministeri, probabilmente Interni, Finanze,<br />
Tesoro, Esteri e forse degli Affari Comunitari, nocnhé<br />
rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni.<br />
Red.<br />
Tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, intervista<br />
al presidente della Federazione Codarin<br />
“È stato affrontato nel capitolo riguardante<br />
la legge 193/2004 nella<br />
quale sono previste delle sinergie su<br />
progetti culturali con gli Italiani<br />
dell’Istria, Fiume e Dalmazia. Si tratta<br />
<strong>di</strong> un impegno che inten<strong>di</strong>amo concretizzare<br />
per dare un senso ed un futuro<br />
alla memoria ed alle ra<strong>di</strong>ci delle<br />
giovani generazioni che nelle nostre<br />
terre possono ancora trovare testimonianza<br />
viva <strong>di</strong> una realtà che parla dei<br />
loro padri, attraverso il linguaggio dell’arte<br />
e dell’architettura, ma anche delle<br />
tra<strong>di</strong>zioni e della parlata dei residenti”.<br />
Rosanna Turcinovich Giuricin<br />
www.arcipelagoadriatico.it<br />
Perio<strong>di</strong>co mensile dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />
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Finito <strong>di</strong> stampare il 2 marzo <strong>2007</strong>
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
<strong>Il</strong> Consiglio Comunale e il Consiglio<br />
Provinciale <strong>di</strong> Firenze hanno commemorato<br />
il Giorno del Ricordo nel<br />
corso <strong>di</strong> due sedute solennie alla quali<br />
hanno preso parte Lucio Toth, presidente<br />
dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, e Roberto<br />
Spazzali, storico.<br />
Alle 15.00 si è riunito il Consiglio<br />
Comunale, alle 16.30 il Consiglio provinciale.<br />
«Era il 10 febbraio <strong>di</strong> sessant’anni<br />
fa quando al Quai d’Orsay venne firmato<br />
il Trattato <strong>di</strong> pace tra l’Italia e le<br />
potenze alleate che sottrasse al nostro<br />
Paese territori consistenti al confine<br />
orientale. Proprio per tale ragione è<br />
stata scelta questa data per commemorare<br />
la Giornata del ricordo delle<br />
vittime delle foibe – ha ricordato il presidente<br />
del Consiglio provinciale Massimo<br />
Mattei in apertura della seduta –<br />
e questa data serve, <strong>di</strong> anno in anno,<br />
per rinnovare il ricordo delle migliaia<br />
e migliaia <strong>di</strong> uomini, donne, anziani e<br />
bambini, lasciati morire nel buio <strong>di</strong> una<br />
foiba, seppelliti vivi tra i morti. Per ricordare<br />
maestri, preti, soldati, operai,<br />
studenti seviziati e uccisi dalle milizie<br />
iugoslave nelle scuole, in strada, in<br />
DIFESA ADRIATICA<br />
Firenze, il Consiglio Comunale<br />
e Provinciale nel Giorno del Ricordo<br />
chiesa, in casa propria. Per ricordare<br />
quei carnefici ancora impuniti, prosciolti<br />
dall’accusa <strong>di</strong> sterminio per aver<br />
operato in territorio “extranazionale”<br />
o mai neanche processati. È il ricordo<br />
della <strong>di</strong>sperazione dei 350 mila esuli<br />
italiani <strong>di</strong> Fiume, dell’Istria, della<br />
Dalmazia, costretti ad abbandonare le<br />
loro case, le loro terre, i loro ricor<strong>di</strong><br />
ra<strong>di</strong>cati nei secoli. Italiani che, rifugiandosi<br />
in patria, non trovarono sempre<br />
una patria ad accoglierli ed ebbero i<br />
loro <strong>di</strong>ritti ridotti. È il ricordo delle migliaia<br />
<strong>di</strong> persone scomparse nel nulla<br />
che l’Italia, l’Europa ed il mondo hanno<br />
fatto finta <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare. In questi<br />
ultimi anni qualcosa si è mosso ma<br />
ancora c’è tanto da fare. Recentemente,<br />
a Firenze, è stato trovato in frantumi<br />
la targa, vicino alla Fortezza da<br />
Basso, che in<strong>di</strong>cava il Largo Martiri<br />
delle Foibe. E sabato si sono avuti vergognosi<br />
scontri che sono culminati nel<br />
ferimento <strong>di</strong> un agente colpevole soltanto<br />
<strong>di</strong> aver in<strong>di</strong>viduato chi aveva lanciato<br />
una bottiglia contro persone che<br />
tornavano da una manifestazione autorizzata<br />
e che si era mantenuta all’interno<br />
del normale <strong>di</strong>battito politico. [...]<br />
Le trage<strong>di</strong>e dell’uomo non hanno con-<br />
fini né colore politico. Sono in<strong>di</strong>stinte<br />
e inqualificabili manifestazioni dell’o<strong>di</strong>o<br />
e della barbarie, il cui ricordo<br />
non deve essere cancellato, ma al contrario<br />
deve sempre essere vivo affinché<br />
tali nefandezze non abbiano a ripetersi».<br />
Nella sede della Prefettura,<br />
sono stati consegnati i riconoscimenti<br />
conferiti dal Presidente della Repubblica<br />
ai congiunti delle vittime delle<br />
Foibe. Alla cerimonia sono intervenuti,<br />
oltre al Prefetto <strong>di</strong> Firenze Andrea<br />
de Martino, il vicepresidente della regione<br />
Toscana, Federico Gelli, alti rappresentanti<br />
delle istituzioni e autorità<br />
militari.<br />
Sabato 10 febbraio, alle 10.00, è<br />
stata anche deposta una corona al Cippo<br />
sito nel cimitero comunale <strong>di</strong><br />
Trespiano, a cura dell’ANVGD e del<br />
Comune <strong>di</strong> Firenze.<br />
Martedì 13 febbraio, nell’Aula<br />
Magna dell’Istituto “Leonardo da Vinci”,<br />
conferenza dal titolo <strong>Il</strong> grande Esodo<br />
da Istria, <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia<br />
60 anni dopo, organizzato nell’ambito<br />
del progetto «I confini orientali dell’Italia<br />
dalla nascita degli irredentismi<br />
alla formazione dell’Unione Europea».<br />
D.A.<br />
Firenze, vandali <strong>di</strong>struggono le targhe<br />
<strong>di</strong> Largo Martiri delle Foibe<br />
Dura condanna dall’ANVGD e dalla Federazione delle Associazioni<br />
<strong>Il</strong> Comune toscano ripara il danno in tempo utile per il 10 Febbraio<br />
Firenze. Un atto vandalico<br />
o<strong>di</strong>oso, frutto dell’ignoranza e<br />
dell’ideologismo più ottuso e colpevole.<br />
Ignoti hanno <strong>di</strong>velto e <strong>di</strong>strutto<br />
le targhe <strong>di</strong> Largo Martiri<br />
delle Foibe nelle vicinanze della<br />
Fortezza da Basso. La delegata provinciale<br />
dell’ANVGD Miriam Andreatini<br />
Sfilli ha sporto imme<strong>di</strong>ata<br />
denuncia alle autorità <strong>di</strong> polizia,<br />
che hanno avviato un’indagine, ed<br />
ha chiesto formalmente al Consiglio<br />
Comunale <strong>di</strong> provvedere al ripristino<br />
delle tabelle in tempo utile<br />
per il 10 Febbraio. Impegno che<br />
Palazzo Vecchio si è assunto.<br />
Sull’accaduto pesa il sospetto <strong>di</strong><br />
vandalismo politico a seguito ad<br />
una polemica scaturita tra Azione<br />
Giovani (organizzazione <strong>di</strong> AN) e<br />
una sezione fiorentina dell’ANPI,<br />
quella <strong>di</strong> Oltrarno, che ha protestato<br />
sul quoti<strong>di</strong>ano “La Nazione”<br />
del 24 gennaio scorso per un’iniziativa<br />
del centro-destra legata alla<br />
commemorazione del Giorno del<br />
Ricordo. In un comunicato la sezione<br />
Oltrarno dell’ANPI (l’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> Partigiani), presieduta<br />
da Ennio Sardelli, definiva la<br />
manifestazione promossa da Azione<br />
Giovani «una provocazione e<br />
ciò potrebbe provocare una grande<br />
turbativa all’or<strong>di</strong>ne e alla sicurezza<br />
pubblica»: un’affermazione<br />
gravissima, che fingeva <strong>di</strong> ignorare<br />
la rilevanza nazionale e istituzionale<br />
del Giorno del Ricordo (che è<br />
legge dello Stato), non legato a<br />
commemorazioni <strong>di</strong> parte ma celebrato<br />
nelle più alte se<strong>di</strong>, dal<br />
Quirinale alle Prefetture, dalle<br />
amministrazioni locali alle scuole<br />
<strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado.<br />
Ebbene, pochi giorni dopo la<br />
presa <strong>di</strong> posizione dell’ANPI, in ore<br />
notturne ignoti hanno demolito,<br />
frantumato ed anche asportato le<br />
targhe collocate nella piazza <strong>di</strong> Firenze.<br />
Imme<strong>di</strong>ata anche la reazione<br />
della Federazione delle Associazio-<br />
ni degli Esuli, che in un comunicato<br />
firmato dal presidente Renzo<br />
Codarin definisce l’atto «inaccettabile»<br />
ed esprime solidarietà agli<br />
Esuli <strong>di</strong> Firenze per l’offesa subita.<br />
«Voglio ricordare che il Giorno del<br />
Ricordo è frutto <strong>di</strong> una legge<br />
bipartisan e che non tollera<br />
strumentalizzazioni <strong>di</strong> parte. Si tratta<br />
<strong>di</strong> una ricorrenza che intende riscattare<br />
tanti decenni <strong>di</strong> silenzio<br />
nei confronti delle vicende <strong>di</strong> un<br />
popolo che ha sofferto e che oggi<br />
pretende <strong>di</strong> poter parlare della propria<br />
storia con la serenità e l’intelligenza<br />
e la lungimiranza della società<br />
civile. Profondamente offesi<br />
da questi atteggiamenti, confi<strong>di</strong>amo<br />
- così nella nota del presidente<br />
della Federazione - nell’impegno<br />
delle autorità preposte affinché i<br />
responsabili vengano puniti. Non<br />
possiamo tollerare atti <strong>di</strong> questo<br />
genere nei confronti <strong>di</strong> una comunità<br />
che ha <strong>di</strong>mostrato, in tutti questi<br />
anni e ovunque nel mondo, <strong>di</strong><br />
essere esempio <strong>di</strong> civiltà e soggetto<br />
<strong>di</strong> massimo rispetto.<br />
La tensione che si tenta <strong>di</strong> creare<br />
in vista del Giorno del Ricordo<br />
è inaccettabile. Dal 2004 ad oggi<br />
abbiamo sentita vicina tutta la Nazione<br />
- prosegue Codarin -: le cerimonie<br />
in questa giornata si sono<br />
svolte in centinaia <strong>di</strong> città italiane.<br />
Episo<strong>di</strong> negativi come quello <strong>di</strong><br />
Firenze non possono inficiare tutto<br />
il paziente lavoro avviato da tante<br />
persone impegnate a far conoscere<br />
la nostra storia e la nostra<br />
realtà, chie<strong>di</strong>amo per tanto a tutti<br />
<strong>di</strong> vigilare affinché ciò non abbia a<br />
ripetersi».<br />
E la Delegata per Firenze dell’ANVGD,<br />
Miriam Andreatini Sfilli,<br />
che da anni cura i complessi rapporti<br />
con le istituzioni fiorentine e<br />
toscane, ha emesso un comunicato<br />
ripreso dalle testate regionali,<br />
con il quale respinge fermamente<br />
ogni strumentalizzazione, <strong>di</strong> qualunque<br />
segno, delle vicende. Ecco<br />
il testo della nota <strong>di</strong>ffusa il 7 febbraio:<br />
Firenze, l’ANVGD<br />
contro ogni strumentalizzazione<br />
«Dopo le recenti <strong>di</strong>chiarazioni<br />
stampa con cui viene commentato<br />
il comunicato congiunto <strong>di</strong> severa<br />
condanna del gesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione<br />
delle targhe sul luogo de<strong>di</strong>cato a<br />
Firenze alla memoria delle vittime<br />
delle Foibe, sottoscritto dall’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong><br />
e Dalmazia e dall’ANPI Oltrarno,<br />
l’<strong>Associazione</strong> stessa <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong><br />
respingere con sdegno e con fasti<strong>di</strong>o<br />
ogni strumentalizzazione e<br />
contro-strumentalizzazione <strong>di</strong> parte<br />
che tragga spunto da una vicenda<br />
collettiva – come quella degli<br />
Esuli – segnata da sofferenza ed<br />
emarginazione pluridecennali.<br />
In quanto <strong>Associazione</strong> trasversale<br />
e in<strong>di</strong>pendente, l’ANVGD non<br />
con<strong>di</strong>vide e non apprezza il clima<br />
<strong>di</strong> scontro del quale sembra volersi<br />
nutrire certa politica locale e<br />
prende le <strong>di</strong>stanze da qualsiasi tentativo<br />
<strong>di</strong> uso improprio del patrimonio<br />
<strong>di</strong> valori che l’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>di</strong>fende.<br />
Miriam Andreatini Sfilli<br />
Delegazione ANVGD Firenze<br />
• • •<br />
Le celebrazioni per il Giorno<br />
del Ricordo sono state funestate in<br />
Toscana da incidenti e attimi <strong>di</strong> tensione.<br />
L’episo<strong>di</strong>o più grave è avvenuto<br />
a Carrara, dove un <strong>di</strong>rigente<br />
provinciale <strong>di</strong> AN e due poliziotti<br />
sono rimasti feriti ad opera <strong>di</strong> alcuni<br />
appartenenti a gruppi <strong>di</strong> sinistra<br />
ra<strong>di</strong>cale.<br />
A Firenze, nel corso <strong>di</strong> una manifestazione<br />
pubblica per il 10 Febbraio,<br />
un poliziotto è stato investito<br />
e ferito da un’auto da cui era stata<br />
lanciata una bottiglia. L’auto è<br />
stata bloccata dalla polizia dopo<br />
una breve fuga.<br />
Perché<br />
il Giorno del Ricordo<br />
La politica si confronta con la memoria<br />
dell’Esodo e delle Foibe<br />
La conferenza stampa<br />
convocata dall’ANVGD<br />
Roma. La politica italiana, <strong>di</strong> maggioranza e <strong>di</strong> opposizione, si confronta<br />
con l’ere<strong>di</strong>tà della storia e con i no<strong>di</strong> insoluti che ancora si riverberano<br />
dopo 60 anni sulle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla<br />
Dalmazia. L’imminente Giorno del Ricordo – istituito con la Legge 30 marzo<br />
2004, n. 92 – offre all’<strong>Associazione</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> e Dalmazia, che l’ha<br />
fortemente voluto, l’occasione <strong>di</strong> interrogare le forze politiche e governative<br />
sui contenuti <strong>di</strong> quella legge bipartisan e <strong>di</strong> fare il punto sulle richieste<br />
non ancora accolte in materia <strong>di</strong> indennizzi, <strong>di</strong> anagrafe, <strong>di</strong> riscatto agevolato.<br />
La conferenza stampa convocata a Roma dall’ANVGD il 6 febbraio,<br />
nella sede della Regione Autonoma Friuli <strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>, ha permesso <strong>di</strong><br />
riunire intorno al medesimo tavolo esponenti al più alto livello della politica:<br />
vi hanno preso parte infatti l’on. Gianfranco Fini (presidente <strong>di</strong> AN, già<br />
vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri), l’on. Carlo Giovanar<strong>di</strong><br />
(presidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati),<br />
l’on Flavio Pertol<strong>di</strong> in rappresentanza del vicepresidente del Consiglio e<br />
ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, e l’on Luciano Violante (presidente<br />
della Commissione Affari Costituzionali della Camera).<br />
<strong>Il</strong> senso <strong>di</strong> questa iniziativa, e più in generale dello stesso Giorno del<br />
Ricordo, è stato illustrato da Lucio Toth, presidente dell’ANVGD, che ha voluto<br />
sottolineare il valore della memoria con<strong>di</strong>visa e della riven<strong>di</strong>cazione<br />
dell’identità nazionale: che non comportano, ha rimarcato, revisionismi<br />
ideologici improponibili, ma il <strong>di</strong>ritto alla verità. In questo <strong>di</strong>ritto alla verità<br />
rientra, tra l’altro, la consapevolezza che gli ecci<strong>di</strong> delle Foibe – perpetrati<br />
in un territorio che era ancora italiano – ebbero lo scopo sistematico <strong>di</strong><br />
intimi<strong>di</strong>re e indurre la popolazione italiana autoctona all’esodo, che si verificò<br />
tra il 1945 e il 1954 e talvolta oltre.<br />
Un princìpio, quello della verità storica, raccolto e fatto proprio da Fini,<br />
che nel suo intervento ha sottolineato il senso profondo della legge sul<br />
Giorno del Ricordo, <strong>di</strong> colmare una lacuna, un vuoto nella coscienza pubblica<br />
nazionale, condotta nei decenni ad ignorare quanto era accaduto al<br />
volgere della Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale ai confini orientali. Le future generazioni,<br />
ha proseguito il presidente <strong>di</strong> AN, devono ricevere in ere<strong>di</strong>tà la<br />
conoscenza della storia; e d’altro canto il Parlamento ha votato pressoché<br />
unanimemente quella legge per «sventare il pericolo, il rischio» <strong>di</strong> vedere<br />
perduta quella memoria <strong>di</strong> sofferenze e <strong>di</strong> sacrificio che gli esuli italiani<br />
hanno conservato in sé, per sventare insomma quella «congiura del silenzio»<br />
che rischiava concretamente <strong>di</strong> cancellare il ricordo <strong>di</strong> quanto patito<br />
dai profughi istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare terre e<br />
case dal <strong>di</strong>segno nazionalista e totalitario della Jugoslavia <strong>di</strong> Tito.<br />
I contenuti del Giorno del Ricordo, ha proseguito Fini, devono al<br />
contempo suggerire ai Paesi che si avvicinano all’Unione Europea (il riferimento<br />
è alla Croazia, e più in generale agli Stati del sud est europeo) i<br />
princìpi della convivenza e dell’uguaglianza tra nazioni: perché vanno<br />
abbattute le barriere e<strong>di</strong>ficate su malintesi nazionalismi e va acquisita la<br />
cognizione del reciproco rispetto come regola fondamentale della democrazia.<br />
La memoria con<strong>di</strong>visa, ha esor<strong>di</strong>to Carlo Giovanar<strong>di</strong>, è possibile soltanto<br />
se vi è effettiva conoscenza, sulla quale è possibile pensare <strong>di</strong> costruire il<br />
futuro: perché è nel futuro che si devono proiettare le vicende del passato<br />
affinché non <strong>di</strong>ventino «archeologia». Giovanar<strong>di</strong> ha fatto quin<strong>di</strong> riferimento<br />
alla Medaglia d’Oro a Zara, che nel 2001 suscitò molte polemiche in<br />
Croazia, ed ha proposto che venga assegnata, come sarebbe doveroso, alla<br />
popolazione zaratina profuga, che pur esule in Italia e nel mondo costituisce<br />
ancora oggi la Zara storica, la città originaria quale fu sino al momento<br />
dei terribili bombardamenti (ne subì 54 che la <strong>di</strong>strussero per grande parte)<br />
e della fuga dei suoi abitanti.<br />
Alle parole <strong>di</strong> Fini e <strong>di</strong> Toth si è richiamato Flavio Pertol<strong>di</strong>, componente<br />
della Commissione Finanze della Camera, il quale con<strong>di</strong>vide l’auspicio <strong>di</strong><br />
rendere «trasversale» il Giorno del Ricordo: un intento, ha voluto rimarcare,<br />
confermato dall’impegno dell’attuale Esecutivo sulla Finanziaria, perché<br />
la memoria passa anche attraverso atti concreti che trovino soluzione<br />
ai problemi ancora aperti, alle tante attese.<br />
Violante ha voluto ricordare i travagli degli esuli e il loro stato d’animo<br />
quando furono accolti in Italia, non sempre bene accolti da quei settori<br />
della sinistra che maggiore responsabilità, ha riconosciuto esplicitamente,<br />
hanno avuto nell’emarginazione e nella sofferenza dei giuliani e dei dalmati:<br />
rifugiandosi in patria, ha detto l’esponente politico, non trovarono sempre<br />
una patria, ed ebbero i loro <strong>di</strong>ritti ridotti. <strong>Il</strong> Giorno del Ricordo, ha proseguito,<br />
deve servire a superare la «separatezza» della storia dei confini orientali<br />
da quella dell’Italia: perché la vicenda dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della<br />
Dalmazia è storia d’Italia a pieno titolo, benché sia stato interesse <strong>di</strong> molti<br />
negli anni ridurla all’oblio. Violante si pronuncia in questa sede favorevolmente<br />
rispetto al «tavolo <strong>di</strong> concertazione» da lungo tempo chiesto al governo<br />
dalla Federazione delle Associazioni per affrontare le più importanti<br />
questioni ancora irrisolte: dagli indennizzi per i «beni abbandonati» alle<br />
restituzioni, dall’anagrafe al riscatto degli alloggi costruiti espressamente<br />
per i profughi giuliano-dalmati, alle provvidenze <strong>di</strong> carattere sociale. Per<br />
risanare, ha concluso, quanto è possibile.<br />
Su questi punti hanno posto l’accento il segretario nazionale dell’ANVGD,<br />
Oliviero Zoia, e il vicepresidente nazionale Fulvio Aquilante, intervenuti a<br />
conclusione dell’incontro con la stampa. A Toth il compito <strong>di</strong> chiudere,<br />
rammentando agli esponenti politici presenti la funzione centrale della<br />
Federazione delle Associazioni nella <strong>di</strong>scussione, così come in relazione<br />
alla «riconciliazione» tra Italia, Slovenia e Croazia, che dev’essere costruita<br />
con attenzione e con sincerità d’intenti.<br />
9<br />
P.C.H.
10 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Pubblichiamo alcune brevi cronache<br />
pervenuteci dai nostri Comitati<br />
Provinciali e precedenti il Giorno<br />
del Ricordo. Alle manifestazioni<br />
promosse dalle se<strong>di</strong> periferiche<br />
dell’ANVGD per il 10 Febbraio sarà<br />
de<strong>di</strong>cato il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> aprile <strong>di</strong> “Difesa<br />
Adriatica”.<br />
COMITATO DI VARESE<br />
Come ogni anno il Comitato <strong>di</strong><br />
varese ha organizzato il “Pranzo<br />
degli Auguri” domenica 10 <strong>di</strong>cembre<br />
scorso. Hanno partecipato circa<br />
130 persone provenienti da tutta<br />
la provincia nonché da Como e Milano.<br />
Quest’anno l’incontro è stato<br />
particolarmente festoso perché è stato<br />
allietato dalla presenza <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si<br />
giovani della seconda e terza<br />
generazione che assieme agli Esuli,<br />
all’inizio dell’incontro, hanno cantato<br />
il “nostro” Va’ Pensiero. La lotteria,<br />
con ricchi premi offerti dai<br />
membri del Comitato e da <strong>numero</strong>si<br />
soci, è stata accompagnata da<br />
musica e dal ballo dei nostri sempre<br />
giovani amici. Un delizioso<br />
angioletto, figlia <strong>di</strong> un nostro fedele<br />
socio, ha affiancato Babbo Natale<br />
che è apparso con una slitta carica<br />
<strong>di</strong> omaggi per le signore presenti.<br />
COMITATO DI NOVARA<br />
<strong>Il</strong> 12 <strong>di</strong>cembre l’assemblea dei<br />
soci della provincia <strong>di</strong> Novara ha<br />
provveduto al rinnovo delle cariche<br />
triennali. All’unanimità sono state<br />
riconfermate le cariche uscenti: Presidente<br />
Antonio Sar<strong>di</strong>, Vicepresidente<br />
Pietro Fioretti, Tesoriere Andrea<br />
Delton, Segretaria Gina Decleva.<br />
L’assemblea ha poi nominato<br />
Presidente Onorario del Comitato<br />
l’avv. Luigi Peteani.<br />
COMITATO DI LATINA<br />
<strong>Il</strong> Comitato pontino ha partecipato<br />
alle cerimonie per il 74° anniversario<br />
della fondazione <strong>di</strong> Latina.<br />
Le tre celebrazioni principali si sono<br />
tenute presso il monumento al<br />
Bonificatore, al Teatro D’Annunzio<br />
per la commemorazione ufficiale e<br />
nella cattedrale <strong>di</strong> San Marco per la<br />
Santa Messa Solenne. Erano presenti<br />
tutte le autorità citta<strong>di</strong>ne e provinciali.<br />
Rappresentavano l’ANVGD, oltre<br />
al Presidente del Comitato <strong>di</strong><br />
Latina Pavazza, Giorgio Molon e<br />
Luciano Bencich.<br />
COMITATO DI GORIZIA<br />
Prima <strong>di</strong> Natale il pranzo sociale<br />
per San Tommaso è stato preceduto<br />
dall’interpretazione <strong>di</strong> liriche<br />
<strong>di</strong> autori istriani da parte dell’attore<br />
Tullio Svettini e della prof.ssa Ada<br />
Merni, accompagnati al piano dal<br />
compositore triestino Silvio Donati.<br />
Al termine del pranzo il Comitato<br />
ha presentato al pubblico goriziano<br />
l’ultimo libro <strong>di</strong> Piero Tarticchio Storia<br />
<strong>di</strong> un gatto profugo. «Non ritengo<br />
irriverente - ha sottolineato l’autore<br />
- parlare <strong>di</strong> animali per ricordare<br />
una trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> così vaste proporzioni.<br />
Ho voluto semplicemente inserirla<br />
in una favola moderna i cui<br />
contorni finiscono per fondersi nella<br />
più cruda realtà degli eventi». <strong>Il</strong><br />
sodalizio ha concluso le festività con<br />
il cenone <strong>di</strong> fine anno organizzato<br />
ad Abbazia (Fiume).<br />
COMITATO DI CREMONA<br />
In occasione <strong>di</strong> San Tommaso patrono<br />
<strong>di</strong> Pola, il comitato cremonese<br />
ha presentato “El fogoler polesan”,<br />
dai comitati<br />
mini-notiziario per gli esuli <strong>di</strong><br />
Cremona, che si affianca ormai tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
ai “fratelli” notiziari<br />
“El fogoler zaratin” e “El fogoler<br />
istrian”.<br />
Nel <strong>numero</strong> <strong>di</strong> San Tommaso viene<br />
anche ricordato Oscar Del Bello,<br />
scomparso a novembre, per lungo<br />
tempo segretario del Comitato e<br />
“postino” con la sua bicicletta per<br />
portare il notiziario nelle case degli<br />
Esuli.<br />
La comunità degli Esuli <strong>di</strong> Cremona<br />
si è ritrovata il 17 <strong>di</strong>cembre<br />
per il tra<strong>di</strong>zionale pranzo augurale,<br />
preceduto dalla Santa Messa nella<br />
chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Borgo Loreto.<br />
COMITATO DI VENEZIA<br />
Nel foglio-notizie <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />
del Comitato, il sodalizio guidato da<br />
Tullio Vallery ha ricordato la presenza<br />
del Comitato <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong> a “La<br />
Bancarella” <strong>di</strong> Trieste, al raduno<br />
mestrino degli Alpini, alla mostra<br />
«Istria - Fiume - Dalmazia» ad<br />
Asiago e al raduno dei dalmati a<br />
Brescia. <strong>Il</strong> Natale dell’Esule è stato<br />
celebrato il 17 <strong>di</strong>cembre con una<br />
Santa Messa in San Girolamo e il<br />
successivo pranzo sociale. Intanto<br />
l’assemblea provinciale del 12 novembre<br />
aveva proceduto al rinnovo<br />
delle cariche sociali del comitato, il<br />
cui Esecutivo provinciale per il prossimo<br />
triennio sarà così composto:<br />
Luigi Arvali (Fiume), Francesco<br />
Benussi (Rovigno), Clau<strong>di</strong>o Chiappetta<br />
(Pinguente), Regina Cimmino<br />
(Pola), Alessandro Cuk (Fiume), Luigi<br />
D’Agostini (Capo<strong>di</strong>stria), Piero<br />
Gazzari (Zara), Irma Sandri (Sissano),<br />
Raimondo Sbona (Abbazia), Aldo<br />
Sigovini (Neresine), Luigi Tomaz<br />
(Cherso), Luciano Toncetti (Pola),<br />
Tullio Vallery (Zara), Antonio Zett<br />
(Cherso), Erminio Zuliani (Pola). <strong>Il</strong><br />
comitato ha due se<strong>di</strong> operative: a<br />
<strong>Venezia</strong> in Castello 3297/a (Fondamenta<br />
dei Furlani) aperta il giovedì<br />
dalle 16.30 alle 18.30, tel. 041.522<br />
31 01; a Mestre in Via Poerio 24<br />
presso l’<strong>Associazione</strong> Artiglieri e<br />
aperta il martedì dalle 16.00 alle<br />
18.00<br />
COMITATO DI MILANO<br />
Proseguino i corsi alla UNITRE <strong>di</strong><br />
Milano sulla storia e la cultura<br />
dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia<br />
a cura del nostro Comitato milanese.<br />
Ecco gli appuntamenti da febbraio<br />
e fino al termine del corso.<br />
6 febbraio: Zara, 2 eso<strong>di</strong> e 54<br />
bombardamenti; il Trattato <strong>di</strong> Pace<br />
del 10 febbraio 1947, a cura <strong>di</strong><br />
Grigillo e Tarticchio.<br />
13 febbraio: la politica imperiale<br />
<strong>di</strong> Tito e l’atteggiamento degli Alleati;<br />
conseguenze sui confini orientali<br />
d’Italia, a cura <strong>di</strong> Mauri.<br />
20 febbraio: i fatti <strong>di</strong> Trieste del<br />
1953; Memorandum <strong>di</strong> Londra del<br />
1954; l’Italia torna a Trieste; la Zona<br />
B all’amministrazione jugoslava, a<br />
cura <strong>di</strong> Cociancich.<br />
27 febbraio: il Trattato <strong>di</strong> Osimo;<br />
la memoria negata per 60 anni, a<br />
cura <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>.<br />
6 marzo: letteratura e teatro fra<br />
‘800 e ‘900, a cura <strong>di</strong> Tarticchio.<br />
13 marzo: musica istriana e<br />
dalmata dal 1400 in poi, a cura <strong>di</strong><br />
Gregorovich.<br />
20 marzo: le minoranze rimaste:<br />
realtà e prospettive, a cura <strong>di</strong> Vignoli.<br />
27 marzo: storia dell’associazionismo<br />
e rapporti con le minoranze<br />
rimaste, a cura <strong>di</strong> Brazzoduro.<br />
3 aprile: i giovani: gli Esuli <strong>di</strong> seconda<br />
generazione, a cura <strong>di</strong><br />
Gàmbaro.<br />
COMITATO DI AVELLINO<br />
L’Aula Magna del palazzo Vescovile<br />
<strong>di</strong> Avellino ha ospitato lo<br />
scorso 16 <strong>di</strong>cembre il convegno<br />
«L’Istria dell’esodo» a cura del locale<br />
nostro Comitato guidato sapientemente<br />
da Carmelo Testa. Sono intervenuti<br />
lo stesso Carmelo Testa per<br />
gli in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> saluto e ringraziamento,<br />
il prof. Giuseppe Iuliano che ha<br />
riletto la storia dell’esodo attraverso<br />
gli autori letterari del ’900, Fabio<br />
Rocchi della Sede nazionale ANVGD<br />
sui perché delle ombre nella storiografia<br />
ufficiale e Miriana Tramontina,<br />
delegata ANVGD per Salerno, che ha<br />
portato la sua toccante esperienza<br />
personale. Erano presenti delegazioni<br />
<strong>di</strong> tutte le forze armate e una scolaresca<br />
a cui sono stati donati i nostri<br />
Dvd Esodo. Particolarmente apprezzati<br />
i pannelli espositivi preparati<br />
dalla nostra delegazione <strong>di</strong><br />
Salerno e che vengono regolarmente<br />
utilizzati a scopo <strong>di</strong>dattico nelle<br />
conferenze presso le locali scuole.<br />
CONSULTA<br />
DELLA LOMBARDIA<br />
Al Teatro Donizetti <strong>di</strong> Bergamo<br />
erano più <strong>di</strong> mille gli spettatori dello<br />
spettacolo curato dall’AIDO e che<br />
vedeva anche la Consulta lombarda<br />
dell’ ANVGD come sponsor. Vi ha<br />
partecipato l’attore Tullio Svettini,<br />
accompagnato dal violino e pianoforte<br />
<strong>di</strong> Igor Riva e Fabiano Casanova<br />
con le Elegie Istriane <strong>di</strong> Biagio<br />
Marin. <strong>Il</strong> recital è stato introdotto dal<br />
presidente del Comitato ANVGD <strong>di</strong><br />
Milano Piero Tarticchio. Applausi<br />
hanno accompagnato anche le<br />
performaces <strong>di</strong> Coruslain nel gospel<br />
e del musical, <strong>di</strong> Dance Mania nel<br />
balletto, <strong>di</strong> Giampiero Bernabeo e<br />
<strong>di</strong> Katia Ricciarelli, che hanno entusiasmato<br />
nella romanza d’opera e<br />
lider. Erano stati invitati, per la partecipazione<br />
gratuita, i soci dei Comitati<br />
ANVGD lombar<strong>di</strong>.<br />
COMITATO DI ANCONA<br />
<strong>Il</strong> 17 <strong>di</strong>cembre scorso, come sta<br />
<strong>di</strong>ventando d’uso, i giuliano-dalmati<br />
della provincia <strong>di</strong> Ancona si sono<br />
ritrovati per scambiarsi gli auguri <strong>di</strong><br />
fine anno. La S. Messa, per i nostri<br />
santi patroni e per tutti i nostri defunti,<br />
è stata preceduta dalla lettura<br />
del salmo dell’esilio e conclusa con<br />
il canto del Va’ pensiero, che don<br />
Clau<strong>di</strong>o ci ha fatto cantare prima<br />
delle bene<strong>di</strong>zione finale, in modo<br />
che rientrasse nella liturgia.<br />
Gli esuli presenti in chiesa si<br />
sono poi trasferiti ad un vicino ristorante<br />
per il pranzo sociale, cui hanno<br />
partecipato 92 persone su 93 soci<br />
del Comitato.<br />
<strong>Il</strong> coro <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> volontari,<br />
che da due mesi si stavano preparando<br />
per questo incontro, dopo<br />
la prima trepidante “uscita” in chiesa<br />
rinfrancato dal primo successo e<br />
con l’ugola bagnata durante il pranzo,<br />
ha “sfondato” con Le mule <strong>di</strong><br />
Parenzo, Le campane <strong>di</strong> San Giusto,<br />
L’osteria <strong>di</strong> via Minerva per concludere<br />
con L’ad<strong>di</strong>o a Zara e L’ad<strong>di</strong>o<br />
a Pola, con i solisti Adrario e<br />
Ghiraldo «col cor in gola», e un Va’<br />
pensiero finale accompagnato da<br />
una imprevista tromba siciliana,<br />
consorte <strong>di</strong> una delle nostre sorelle<br />
Schiavon.<br />
Abbiamo aumentato il <strong>numero</strong><br />
dei soci e dei volontari del coro, lasciandoci<br />
con l’augurio <strong>di</strong> ritrovarci<br />
ancora più <strong>numero</strong>si per il Giorno<br />
del Ricordo.<br />
CHI CERCA TROVA<br />
La nostra rubrica accoglie le ricerche <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sperse dal tempo<br />
e dall’esodo. Scriveteci a Via Leopoldo Serra 32 – Roma 00153,<br />
mandateci un fax allo 06.58 16 852 o una mail a info@anvgd.it, specificando<br />
sempre <strong>di</strong> autorizzare la pubblicazione dei vostri dati personali.<br />
Potete usare gli stessi recapiti anche se siete in grado <strong>di</strong> darci notizie<br />
su ciò che viene cercato.<br />
Chiedo l’aiuto dei Lettori per una ricerca storica riguardante gli<br />
insegnanti italiani inviati in Dalmazia, a seguito dell’occupazione italiana,<br />
fra il 1941 e il 1943. Nell’autunno 1943 parecchi <strong>di</strong> essi furono<br />
rapiti, arrestati e uccisi dai partigiani locali. A parte alcuni scritti parziali,<br />
la questione non è stata ancora stu<strong>di</strong>ata nella sua completezza.<br />
Purtroppo i dati <strong>di</strong>sponibili negli archivi sono pochi per cui si chiede<br />
ai lettori che abbiano ricor<strong>di</strong> o documenti <strong>di</strong> quelle vicende a volerle<br />
rendere <strong>di</strong>sponibili.<br />
Carlo Cipriani, Società Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria<br />
Via Reiss Romoli 19, Roma 00143, mail sddsp@sddsp.it<br />
• • •<br />
<strong>Il</strong> dott. cap. Federico Scopinich, nato a Lussinpiccolo e residente a<br />
Genova, da circa due anni ha avviato ricerche sul reparto della X Mas<br />
<strong>di</strong> stanza a Neresine nell’ex caserma dei Carabinieri. Questo reparto<br />
era formato da circa 20 soldati che il 20 aprile 1945 non si sono arresi<br />
ai partigiani titini e in seguito furono fucilati e sepolti in due fosse<br />
comuni all’esterno del muro <strong>di</strong> cinta del cimitero <strong>di</strong> Ossero. <strong>Il</strong> reparto<br />
era comandato dal Sottotenente Fantechi <strong>di</strong> Pistoia; degli altri Marò si<br />
sa solo qualche cognome: Sartori e Ricotta <strong>di</strong> Genova, Coppi e Petrucci<br />
<strong>di</strong> la Lima (Pistoia), Breda <strong>di</strong> Milano, Gessi <strong>di</strong> Rimini. Dopo lunghe<br />
ricerche lo Scopinich ha rintracciato alcuni parenti <strong>di</strong> questi soldati in<br />
Toscana e in Liguria e successivamente ha segnalato i fatti, tramite<br />
l’<strong>Associazione</strong> X Mas <strong>di</strong> Piacenza, al Ministero della Difesa<br />
(OnorCaduti) affinché avviasse un’indagine sul posto e consentire una<br />
degna sepoltura ai militi. <strong>Il</strong> Ministero ha fatto una formale richiesta a<br />
Zagabria per effettuare delle ricerche, esumare le salme e trasportarle<br />
in Italia.<br />
Se qualcuno ha notizie <strong>di</strong> quei tragici giorni, dei combattimenti e<br />
<strong>di</strong> altri nomi dei Marò (tutti ventenni e volontari), può contattare<br />
Scopinich. Qualsiasi particolare o ricordo, anche il più banale può<br />
essere utile allo scopo <strong>di</strong> dare una onorevole sepoltura a quei ragazzi.<br />
Federico Scopinich, tel 010.373 16 01 o cell. 347.365 16 78<br />
(dall’estero aggiungere sempre 0039 come prefisso)<br />
abitazione Via N. Fabrizi 6-14, Genova 16148, Italia<br />
• • •<br />
Gino Glavocich, residente in Argentina, vuole creare un piccolo<br />
archivio per suo figlio, in modo che un domani possa conoscere la<br />
storia della terra d’origine <strong>di</strong> suo padre. Per questo chiede che gli<br />
siano inviate foto e informazioni su Zara e Borgo Erizzo e sulle vicende,<br />
anche <strong>di</strong> guerra, ad esse collegate.<br />
Gino Glavocich, Calle Chacabuco 172, Bernal (BA) 1876, Argentina<br />
• • •<br />
Cerco latinista esperto <strong>di</strong> epigrafia per risolvere un rebus legato<br />
alla chiesa <strong>di</strong> Valle d’Istria. <strong>Il</strong> 17 settembre 1879 veniva posta la prima<br />
pietra e una medaglia <strong>di</strong> papa Leone XIII. <strong>Il</strong> 15 ottobre 1882 (ricorreva<br />
la festa <strong>di</strong> Santa Teresa d’Avila) veniva consacrata e de<strong>di</strong>cata a Santa<br />
Maria Elisabetta. Sopra le tre porte d’entrata c’è la scritta Magnificat<br />
anima mea Dominum anche se in parte illeggibile. Da decifrare è<br />
invece la scritta posta sopra il rosone centrale che, con gli spazi lasciati<br />
vuoti dalle lettere scomparse, oggi si legge: FVS F T VE T P. Ringrazio<br />
anticipatamente chi potrà aiutarmi a risolvere il rebus.<br />
Matteo Fabris, Corso Unione Sovietica 409, Torino 10135<br />
tel 011. 61 20 82<br />
• • •<br />
<strong>Il</strong> 12 <strong>di</strong>cembre scorso all’Ufficio postale <strong>di</strong> Gattinara (Vercelli) un<br />
nostro abbonato ha inviato + 50 tramite un bollettino sul conto <strong>di</strong><br />
“Difesa Adriatica”. Purtroppo ha <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il suo nome<br />
e la ricevuta ci è giunta “anonima”. Avendo più <strong>di</strong> un abbonato a<br />
Gattinara, preghiamo l’interessato <strong>di</strong> segnalarci il suo nome così da<br />
registrarlo tra gli abbonati sostenitori per il <strong>2007</strong>.<br />
• • •<br />
Nella documentazione pervenutaci da Poste Italiane sui rinnovi<br />
degli abbonamenti a “Difesa Adriatica”, capita <strong>di</strong> ricevere bollettini<br />
postali senza l’in<strong>di</strong>cazione dell’abbonato, ovvero praticamente anonimi.<br />
Questo non ci consente <strong>di</strong> registrare il versamento. Vi segnaliamo<br />
quin<strong>di</strong> due casi: euro 30 versati il 20 <strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio<br />
postale <strong>di</strong> Negrar (Verona), euro 30 versati il 28 <strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio<br />
postale <strong>di</strong> Livorno 1 (Via Bettarini 7). ed euro 50 versati il 12<br />
<strong>di</strong>cembre 2006 all’ufficio postale <strong>di</strong> Gattinara (Vercelli). I titolari <strong>di</strong><br />
questi versamenti ci informino sulla loro identità, così da poter<br />
regolarizzare la loro posizione. Grazie.<br />
• • •<br />
Ci è giunto il 22 <strong>di</strong>cembre scorso sul conto corrente della Sede<br />
nazionale dell’<strong>Associazione</strong> un bonifico da parte del signor Battilana<br />
Maurizio. Egli non risulta fra i nostri abbonati al giornale, né vie è<br />
alcun dato o in<strong>di</strong>rizzo che ci possa permettere <strong>di</strong> identificarlo e ringraziarlo.<br />
Gli saremmo grati se vorrà contattarci. Grazie.<br />
• • •<br />
È in fase <strong>di</strong> ristampa il libro <strong>di</strong> Padre Flaminio Rocchi L’Esodo dei<br />
350.000 <strong>Giulia</strong>ni, Fiumani e Dalmati in una nuova versione più leggera<br />
e <strong>di</strong>namica. Chiunque avesse riscontrato nella lettura della precedente<br />
e<strong>di</strong>zione qualche inesattezza su date, informazioni, nomi e<br />
situazioni è pregato <strong>di</strong> segnalarlo alla nostra Sede nazionale ai riferimenti<br />
sopra in<strong>di</strong>cati.
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
POLA SÌ, POLA NO<br />
Sono profuga da Pola, abbonata da anni. Complimenti, è un<br />
perio<strong>di</strong>co veramente valido e completo; grazie per il vostro lavoro<br />
che apprezziamo molto. Vi scrivo anche per esternare un piccolo<br />
<strong>di</strong>spiacere, comune a parecchi esuli dei quali mi faccio portavoce:<br />
abbiamo notato che Fiume e la Dalmazia hanno sempre la<br />
priorità (scritti, illustrazioni ecc.). Di Pola e dell’Istria si scrive e si<br />
parla poco, sono le Cenerentole della situazione. Sia chiaro che<br />
questo non è un rimprovero né una questione <strong>di</strong> campanilismo:<br />
ci piacerebbe solo che fosse de<strong>di</strong>cata maggiore attenzione alla<br />
nostra Pola e all’Istria tutta.<br />
Anita Simonetti – Milano<br />
Vi ringrazio per come riuscite a tenerci aggiornati sulle vicende<br />
che ci interessano <strong>di</strong> più, come esuli dalla nostra cara Istria (nel<br />
mio caso da Pola).<br />
Franca Dinelli - Chiusi<br />
Leggete due scritti in apparenza contrastanti. In realtà la redazione<br />
del giornale non “pesa” mai quello che viene pubblicato.<br />
Essendo un’<strong>Associazione</strong> che rappresenta tutti gli Esuli, ci si trova<br />
a inserire nelle pagine ciò che può risultare più utile. Può capitare<br />
così che in qualche <strong>numero</strong> si parli più dell’uno che dell’altro, ma<br />
sicuramente non per volontà espressa. Ai lettori polesani promettiamo<br />
che presto pubblicheremo un album <strong>di</strong> foto ine<strong>di</strong>te del bombardamento<br />
<strong>di</strong> Pola, assicurando che Pola e l’Istria sono nel nostro<br />
cuore esattamente come ogni singolo lembo della terra strappataci<br />
da un iniquo Trattato <strong>di</strong> Pace.<br />
DALMATI DISCRIMINATI<br />
Mi riferisco al contenuto della Vs. risposta alla richiesta <strong>di</strong> informazioni<br />
del Sig. Romich sulla “Difesa” <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre scorso, che<br />
mi lascia alquanto perplesso perché vedo che si continua ad accettare<br />
il principio che i profughi dalmati (fuori Zara) non sono<br />
assimilabili a quelli delle così dette “terre cedute”. A questo proposito<br />
richiamo la vostra attenzione su un articolo del 1968 <strong>di</strong><br />
“Difesa Adriatica” e che invece propugnava la necessità <strong>di</strong> uguaglianza<br />
<strong>di</strong> trattamento. Voglio pensare che i responsabili ANVGD si<br />
siano sempre impegnati al meglio delle loro possibilità, ma non<br />
ritengo <strong>di</strong> poterli assolvere per l’incongruenza <strong>di</strong>mostrata nel promuovere<br />
e patrocinare una famigerata legge come la 137 del 2001,<br />
legge che ha sancito la <strong>di</strong>scriminazione dei profughi dalmati da<br />
quelle dette “terre cedute”. Confido, seppure con qualche dubbio,<br />
che una breve sintesi <strong>di</strong> questo mio scritto possa essere riprodotta<br />
su “Difesa Adriatica”.<br />
Oscar Miotto - Roma<br />
Sciolto il dubbio del Lettore (ne pubblichiamo solo una sinte-<br />
DIFESA ADRIATICA<br />
Lettere al giornale<br />
FERMO POSTA<br />
<strong>di</strong> Fabio Rocchi<br />
I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione<br />
(Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,<br />
e-mail info@anvgd.it). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni<br />
che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.<br />
si) entriamo nel merito. La risposta data al Lettore Romich a <strong>di</strong>cembre<br />
era prettamente tecnica; non vi erano inserite le considerazioni<br />
che il Signor Miotto fa oggi e che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo sull’ingiustizia<br />
<strong>di</strong> trattamento dei dalmati per quanto riguarda il <strong>di</strong>ritto al<br />
rimborso dei beni abbandonati. <strong>Il</strong> problema è che le leggi le votano<br />
i politici e non gli Esuli, tant’è che la Legge 137 del 2001 è ben<br />
<strong>di</strong>versa da come l’ANVGD l’aveva proposta. Nella scure immorale<br />
del voto parlamentare si sono imbattuti i dalmati fuori Zara (esclusi<br />
dall’indennizzo), i possessori <strong>di</strong> beni con valori superiori a<br />
100.000 lire nel 1938 (moltiplicati per coefficienti inferiori) e più<br />
in generale tutti i beni abbandonati per non essere stati ancora<br />
indennizzati in maniera degna. L’ANVGD non ha alcun interesse a<br />
penalizzare nessuno degli Esuli e non lo ha mai fatto. La posizione<br />
continua ad essere sempre la stessa, ma <strong>di</strong> fronte ad un muro <strong>di</strong><br />
gomma come quello della politica italiana, non sempre le nostre<br />
armi hanno l’effetto che vorremmo.<br />
GIORNALI & GIORNALI<br />
Alla voce “Elargizioni a Difesa Adriatica scrivete che...., mentre<br />
su “La Voce <strong>di</strong> Fiume” che è <strong>di</strong> formato più piccolo, le offerte<br />
vengono in<strong>di</strong>cate in maggior <strong>numero</strong>, con anche la provincia <strong>di</strong><br />
provenienza. Apprezzo molto quanto riportato nei vari articoli a<br />
cura dell’Avv. Andreicich e non solo; perché queste notizie non<br />
vengono riportate anche su “La Voce <strong>di</strong> Fiume”? Non tutti sono<br />
abbonati ad entrambi i giornali!<br />
Aldo Sichich - Bergamo<br />
Come sapete riportiamo nel settore elargizioni solo gli abbonamenti<br />
al giornale inviati con una quota maggiore dell’or<strong>di</strong>nario.<br />
Se invece pubblicassimo tutti i versamenti saremmo costretti ad<br />
occupare una o due pagine per <strong>numero</strong>, cosa che non possiamo<br />
permetterci per evidenti motivi <strong>di</strong> spazio. Siamo infatti già costretti<br />
a tagliare molti articoli o recensioni che avrebbero giustamente<br />
bisogno <strong>di</strong> essere pubblicati. Inoltre ci sembra anche simpatico<br />
NON SIAMO PIÙ INVISIBILI<br />
Come già ampiamente ci aspettavamo,<br />
l’approssimarsi del Giorno<br />
del Ricordo ha prodotto per tutte<br />
le strutture dell’ANVGD un benefico<br />
sovraccarico <strong>di</strong> lavoro, dovuto<br />
al sempre maggior interesse da<br />
parte degli ambienti scolastici e istituzionali<br />
alla nostra storia.<br />
Tutti hanno fatto la loro parte e<br />
<strong>di</strong> questo va loro reso merito. La<br />
Sede nazionale, i 36 Comitati provinciali<br />
e le 12 Delegazioni provinciali<br />
si sono fatti in quattro pur<br />
<strong>di</strong> rispondere positivamente alle richieste<br />
<strong>di</strong> ogni genere che venivano<br />
da tutto il territorio nazionale:<br />
dalla Sicilia al Trentino, dalla Sardegna<br />
al Friuli, dalla Puglia alla<br />
Valle d’Aosta, passando per tutte<br />
le regioni d’Italia: scuole che chiedevano<br />
materiale da proiettare o<br />
testimoni <strong>di</strong>retti da far incontrare<br />
con gli studenti; Comuni, Province<br />
e Regioni che invitavano nostri<br />
rappresentanti per i Consigli straor<strong>di</strong>nari<br />
da de<strong>di</strong>care al Giorno del<br />
Ricordo; associazioni storico-culturali<br />
che desideravano il nostro intervento<br />
a <strong>di</strong>battiti e conferenze;<br />
giornali, televisioni e ra<strong>di</strong>o locali<br />
e nazionali che chiedevano interviste<br />
e <strong>di</strong>chiarazioni; <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />
Esuli che “riscoprivano” le loro origini<br />
e volevano saperne <strong>di</strong> più.<br />
In questo continuo intreccio <strong>di</strong><br />
richieste, v’erano (scusate se è<br />
poco) anche le manifestazioni e le<br />
presenze organizzate dall’ANVGD in<br />
circa 130 località. È quin<strong>di</strong> facile<br />
immaginare che carico <strong>di</strong> lavoro le<br />
nostre strutture si sono trovate ad<br />
affrontare!<br />
Possiamo comunque <strong>di</strong>re che in<br />
fondo tutto è andato liscio, nel senso<br />
che grazie all’impegno dei no-<br />
stri rappresentanti in tutta Italia, ora<br />
possiamo <strong>di</strong>re serenamente che ce<br />
l’abbiamo fatta!<br />
Indubbiamente hanno fatto la<br />
loro parte anche personaggi come<br />
Napolitano e Mesic, amplificando<br />
con i loro interventi l’interesse sui<br />
nostri argomenti. Ma anche questo<br />
era da mettere in conto e così è<br />
stato.<br />
Meno colpito dalla luce dei riflettori<br />
è stato il lungo, faticoso e<br />
paziente lavoro svolto dai nostri<br />
aderenti in tutta Italia. Un lavoro<br />
iniziato mesi fa e in fondo non ancora<br />
concluso. Un grazie sentito a<br />
tutti coloro che si sono adoperati<br />
per far sì che tutto andasse nel mi-<br />
gliore dei mo<strong>di</strong>.<br />
Anche la Sede nazionale ha fatto<br />
la sua parte: 12 quintali <strong>di</strong> materiali<br />
spe<strong>di</strong>ti, 100 omaggi pre<strong>di</strong>spoti<br />
e consegnati alle autorità<br />
presenti alle manifestazioni in tutta<br />
Italia, 50 nuove ban<strong>di</strong>ere associative,<br />
11.000 copie <strong>di</strong> “Difesa<br />
Adriatica” stampate per l’occasione,<br />
2.600 tra telefonate e mail collegate<br />
al Giorno del Ricordo e a<br />
cui si è dato risposta, l’aggiornamento<br />
ora per ora del sito<br />
www.anvgd.it. Un bilancio che, oltre<br />
alla sod<strong>di</strong>sfazione, ha un suo<br />
costo economico non in<strong>di</strong>fferente:<br />
e questo va sottolineato. I manifesti,<br />
i libri, i giornali, le ban<strong>di</strong>ere,<br />
ELARGIZIONI<br />
«PRO FIUMANA»<br />
Elenchiamo in maniera sintetica le offerte pervenute dopo il nostro<br />
appello in favore <strong>di</strong> una Esule fiumana in <strong>di</strong>sagiate con<strong>di</strong>zioni economiche<br />
e seguita da un nostro Comitato provinciale. Gli offerenti hanno<br />
ricevuto già una comunicazione tramite la quale possono contattare il<br />
nostro comitato e seguire da vicino l’evolversi del caso. Chi volesse ancora<br />
contribuire può versare l’offerta tramite bollettino postale sul conto<br />
52691003 intestato ANVGD - Roma, in<strong>di</strong>cando nella causale «pro-fiumana».<br />
N.T. € 50<br />
F.S. € 15<br />
L.L. € 10<br />
G.B. € 100<br />
P.G. € 100<br />
C.M. € 50<br />
S.F. € 20<br />
F.P. € 100<br />
C.L. € 400<br />
E.T. € 50<br />
N.R. € 50<br />
N.C. € 10<br />
C.T. € 50<br />
M.T. € 10<br />
A.P. € 25<br />
L.S. € 30<br />
E.M.F. € 25<br />
C.P. € 100<br />
T.F. € 50<br />
11<br />
gratificare chi si <strong>di</strong>mostra particolarmente generoso nei confronti<br />
del nostro lavoro. Le elargizioni che giungono <strong>di</strong>rettamente all’<strong>Associazione</strong><br />
non vengono pubblicate ma ricevono singolarmente<br />
una comunicazione da parte del Segretario nazionale. Sugli articoli<br />
interessanti, indubbiamente un interscambio <strong>di</strong> notizie sarebbe<br />
sempre auspicabile, ma naturalmente ogni giornale agisce in<br />
piena autonomia. <strong>Il</strong> mio personale sogno è un giornale unico nel<br />
quale ogni comunità e ogni realtà abbia una sua pagina, affiancata<br />
delle pagine comuni contenenti le notizie che riguardano tutti gli<br />
esuli. Ma con l’attaccamento alle identità locali manifestato dagli<br />
Esuli lo vedo come un sogno <strong>di</strong>fficile da realizzare...<br />
UN GRAZIE SENTITO<br />
Cara Difesa Adriatica, l’opera meritoria che, con spirito <strong>di</strong> vero<br />
e positivo aiuto, date a tutti noi profughi, continuando sulla traccia<br />
lasciata da Padre Rocchi, è veramente eccezionale. <strong>Il</strong> mio<br />
ringraziamento va a voi anche per la positiva soluzione della pratica<br />
dei beni abbandonati.<br />
Iginio Zanini - Trieste<br />
Nel ringraziare a nostra volta il Lettore, cogliamo l’occasione<br />
per ricordare che l’<strong>Associazione</strong> è sempre stata impegnata in prima<br />
linea nella <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti degli Esuli, soprattutto per quanto<br />
riguarda i beni abbandonati. Vogliamo però sottolineare un particolare<br />
che talvolta sfugge, cioè che l’evasione delle pratiche e i<br />
relativi pagamenti degli indennizzi vengono svolti dal Ministero<br />
dell’Economia e non da noi. È comunque vero che senza i nostri<br />
interventi legislativi il Ministero non sarebbe mai arrivato neanche<br />
a questi.<br />
UGUAGLIARE!<br />
Legge che equiparava i figli dei profughi ai profughi stessi. Da<br />
profugo, resisto alla tentazione <strong>di</strong> guardarmi al solo frammento <strong>di</strong><br />
specchio che mi riflette, e domando se è possibile: a quale <strong>di</strong>scendenza<br />
ci si deve fermare per questo qualificante titolo? Si<br />
combatte per un’idea e non per una sicurezza...<br />
Matteo Fabris - Torino<br />
Una legge che equipari i figli dei profughi ai profughi stessi<br />
non è mai esistita. C’è solo un decreto degli anni ’90 che per un<br />
breve periodo ha dato la possibilità ai figli dei profughi <strong>di</strong> non<br />
svolgere il servizio militare <strong>di</strong> leva. Le richieste avanzate per una<br />
legge <strong>di</strong> equiparazione, invece, trovano fondamento nel mare dei<br />
problemi legislativi ancora irrisolti per gli Esuli che, spesso passati<br />
a miglior vita, potrebbero trovare giusta compensazione con un<br />
beneficio a coloro che oggi sono i loro <strong>di</strong>scendenti e che giustamente<br />
lamentano la mancata applicazione <strong>di</strong> sacrosanti <strong>di</strong>ritti<br />
quando i loro genitori erano in vita.<br />
gli omaggi inviati a tutte le nostre<br />
strutture sono a carico della Sede<br />
nazionale che con questo ha voluto<br />
significare l’apprezzamento verso<br />
tutti i Comitati e le Delegazioni<br />
per il lavoro svolto, manifestando<br />
così il suo necessario ruolo <strong>di</strong> supporto<br />
per tutti. Qualche “Grazie!”<br />
è mancato ma, come in tutte le famiglie,<br />
anche questo lo avevamo<br />
messo in conto.<br />
I risultati concreti ci sono stati<br />
anche sul fronte politico, grazie al<br />
costante interessamento dei vertici<br />
nazionali dell’ANVGD.<br />
Si è ricostituito il tavolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />
Governo-Esuli, il Ministero<br />
dell’Interno ha emanato una<br />
nuova circolare sull’in<strong>di</strong>cazione<br />
dei luoghi <strong>di</strong> nascita degli Esuli, il<br />
Ministro della Pubblica Istruzione<br />
ha dato <strong>di</strong>sposizione a tutte le<br />
scuole affinché si collabori con le<br />
associazioni degli Esuli per approfon<strong>di</strong>re<br />
i temi del Giorno del Ricordo,<br />
la Commissione Cultura<br />
della Camera ha impegnato tutte<br />
le istituzioni pubbliche affinché<br />
venga data sempre maggior visibilità<br />
ai nostri temi.<br />
Certo, qualcuno avrà sempre<br />
qualcosa da lamentarsi, è nella natura<br />
umana.<br />
Non vi è però dubbio che negli<br />
ultimi anni c’è stata un’accelerazione<br />
senza precedenti dell’interesse<br />
verso la nostra comunità. Vi è<br />
comunque un dato certo, che nessuno<br />
può contestare: non siamo<br />
più invisibili.<br />
Recanati ha reso omaggio anche quest’anno alla memoria<br />
delle foibe e dell’esodo illuminando il 10 febbraio<br />
lo splen<strong>di</strong>do Palazzo <strong>di</strong> piazza Leopar<strong>di</strong>, sede del Municipio<br />
F.R.
12 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Gli esuli in Argentina<br />
per il Giorno del Ricordo<br />
Buenos Aires. La Federazione dei Circoli <strong>Giulia</strong>ni in Argentina, ha<br />
commemorato lo scorso sabato 10 febbraio il Giorno del Ricordo, con<br />
una S. Messa nella Chiesa della Madonna degli Emigranti, nel quartiere<br />
“porteño” <strong>di</strong> La Boca, celebrata da Monsignor Luigi Mecchia.<br />
La Chiesa era colma <strong>di</strong> persone: <strong>di</strong>scendenti dei martiri infoibati,<br />
esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati ed italiani in generale, che<br />
hanno seguito con emozione la celebrazione, accompagnata dallo stupendo<br />
Coro degli Alpini.<br />
Tr a le autorità presenti, il Console Generale d’Italia, dott. Giancarlo<br />
Curcio, ed il Primo Consigliere dell’Ambasciata, dott. Fabrizio Marcelli.<br />
Subito dopo la Messa, si è letto il messaggio del Presidente dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Giulia</strong>ni nel Mondo <strong>di</strong> Trieste, Dario Locchi sul dovere della<br />
memoria al fine <strong>di</strong> sollevare il velo del silenzio dalla trage<strong>di</strong>a delle foibe<br />
e <strong>di</strong> riconoscere senza ambiguità il torto orribile che fu compiuto ai<br />
danni delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate costrette all’Esodo.<br />
Per la Federazione <strong>Giulia</strong>na, il Vicepresidente 1º, Duilio Ferlat, nel<br />
suo intervento ha voluto rilevare che: «il valore della memoria con<strong>di</strong>visa<br />
comporta il <strong>di</strong>ritto alla verità, possibile soltanto se vi è effettiva conoscenza<br />
che gli ecci<strong>di</strong> delle Foibe avevano lo scopo <strong>di</strong> intimi<strong>di</strong>re e indurre<br />
la popolazione italiana all’esodo.<br />
La memoria deve passare anche attraverso atti concreti che troveranno<br />
soluzione ai problemi ancora aperti, dagli indennizzi per i ‘beni<br />
abbandonati’ alle restituzioni, dall’anagrafe alle provvidenze <strong>di</strong> carattere<br />
sociale».<br />
Ha poi aggiunto: «se oggi ricor<strong>di</strong>amo, non è per desiderio <strong>di</strong> vendetta,<br />
bensì per completare una pagina <strong>di</strong> storia che deve essere conosciuta,<br />
per quanto tragica essa sia; ricordare per solidarietà con quelle <strong>numero</strong>se<br />
famiglie <strong>di</strong> connazionali che hanno avuto padri, nonni, cugini,<br />
zii, fratelli, gettati morti o vivi a più <strong>di</strong> cento metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà nell’orrido<br />
<strong>di</strong> una foiba per il fatto <strong>di</strong> essere italiani. Si deve ricordare per dare<br />
un senso alla vita e al futuro, in una logica <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> desiderata riconciliazione<br />
tra i popoli, perché queste trage<strong>di</strong>e non si ripetano mai più».<br />
<strong>Il</strong> Console Generale Curcio, ha voluto richiamare le parole del Presidente<br />
Napolitano alla cerimonia ufficiale al Quirinale, riconoscendo<br />
la cecità sulla vicenda delle foibe, ed ha voluto esprimere «il sentimento<br />
più profondo, le nostre preghiere, la nostra vicinanza per tutti coloro<br />
che hanno sofferto questa trage<strong>di</strong>a».<br />
<strong>Il</strong> Consigliere Marcelli intanto, portando il saluto del signor Ambasciatore<br />
Ronca, ha manifestato che «la piena riconciliazione sarà veramente<br />
possibile se gli Stati che sono succeduti alla Jugoslavia, la Slovenia<br />
e la Croazia, riconosceranno i delitti ed i crimini eseguiti contro persone<br />
appartenenti alla nazione italiana».<br />
Infine, il fiumano Leonardo Racchetta, ha voluto sintetizzare le esperienze<br />
<strong>di</strong> chi ha vissuto <strong>di</strong> persona il dramma dell’esodo dalla sua città,<br />
il <strong>di</strong>fficile inserimento nei campo profughi a Novara, e l’emigrazione in<br />
Argentina.<br />
Alla chiusura dell’atto, il Coro degli Alpini ha intonato il Va’ Pensiero,<br />
seguito con emozione da tutti i presenti.<br />
LEZIONE DI STORIA<br />
DALLA... GIORDANIA<br />
Quante volte ci siamo detti e ripetuti che i nostri studenti non conoscono<br />
la storia delle Foibe e dell’Esodo, non ne trovano traccia nei loro<br />
libri, cadono dalle nuvole se se ne parla? È una triste realtà che durerà<br />
fin quando i libri <strong>di</strong> testo (avverrà mai?) si allineeranno allo spirito della<br />
legge istitutiva del Giorno del Ricordo.<br />
Una bella lezione, stimolante e stupefacente allo stesso tempo, ci<br />
giunge però da tutt’altro ambito.<br />
Ci scrivono.<br />
«D’abitu<strong>di</strong>ne per lavoro pranzo in un locale gestito da giordani, gente<br />
nel nostro Paese da anni e che parla un italiano corrente. Ne sanno<br />
appena qualcosa della nostra storia, ma soprattutto guardando la TV. Da<br />
alcuni giorni avevo notato un nuovo <strong>di</strong>pendente sulla quarantina, anch’egli<br />
giordano, ma che si esprimeva in un italiano assai stentato, segno<br />
evidente <strong>di</strong> un suo arrivo molto recente. Mi sono trovato a parlare,<br />
non mi ricordo neanche come, del Giorno del Ricordo e, <strong>di</strong> fronte all’ignoranza<br />
quasi totale, proprio l’ultimo arrivato con il suo italiano<br />
incespicato ha spiegato ai suoi colleghi le motivazioni dell’esodo, la<br />
storia del trattato <strong>di</strong> pace, il cambiamento dei confini, l’esodo e finanche<br />
l’episo<strong>di</strong>o della stazione <strong>di</strong> Bologna dove il treno degli esuli fu respinto<br />
e fatto proseguire invece <strong>di</strong> fornirgli assistenza.<br />
Non ricordo quanto tempo sono rimasto a bocca aperta, ma qualcuno<br />
se n’è accorto e mi ha chiesto che accidenti mi era preso. Non potevo<br />
credere alle mie orecchie: un giordano che dava lezioni sulla storia<br />
degli esuli! Non ho potuto resistere alla tentazione <strong>di</strong> chiedergli come<br />
<strong>di</strong>avolo sapesse tutte queste cose: chissà, magari le aveva lette su un<br />
giornale in questi giorni. La risposta è stata semplice e <strong>di</strong>sarmante: “Le<br />
ho stu<strong>di</strong>ate a scuola”. La mia bocca è rimasta aperta, ancor più sorpreso<br />
<strong>di</strong> prima. Ho pensato a quanta ignoranza gira ancora per le nostre scuole<br />
e che razza <strong>di</strong> lezione ci viene dalla Giordania. Poveri figli nostri!<br />
Sanno che Napoleone si infilava la mano nel doppio petto ma non conoscono<br />
gli istriani, i fiumani, i dalmati.<br />
Non è per motivi commerciali o d’appetito, ma in quel locale ora ci<br />
torno tutti i giorni».<br />
Se questa è memoria...<br />
In Racconta! una citta<strong>di</strong>na ebrea <strong>di</strong> Fiume narra la sua deportazione<br />
«Racconto e ricordo quello che<br />
so», tiene a precisare Hanna Kugler<br />
Weiss nel suo libro <strong>di</strong> memorie, pubblicato<br />
nel 2006 dalla casa e<strong>di</strong>trice<br />
Giuntina, Racconta!.<br />
«L’idea <strong>di</strong> scrivere le mie memorie<br />
è nata dal desiderio <strong>di</strong> raccontare ai<br />
miei nipoti e, sopratutto, ai miei figli la<br />
mia storia». <strong>Il</strong> libro nasce dunque da<br />
esigenze private, per smascherare la<br />
reticenza, coltivata nel contesto<br />
famigliare per troppi anni, intorno alla<br />
sua storia personale. Sebbene i suoi<br />
figli siano a conoscenza dei suoi trascorsi,<br />
la Kugler non ha mai raccontato<br />
loro i particolari della sua prigionia,<br />
«come se quel periodo non fosse mai<br />
esistito». Finalmente in questo volume,<br />
con un linguaggio asciutto e penetrante,<br />
Hanna Kugler Weiss confessa<br />
a se stessa, ai suoi figli e ai lettori,<br />
ciò che è stata: una schiava <strong>di</strong><br />
Birkenau, sporca e puzzolente, che ha<br />
rovistato nelle immon<strong>di</strong>zie, un inutile<br />
oggetto destinato alla morte in un<br />
crematoio o in una fossa comune,<br />
scampata per caso, e non per qualche<br />
merito acquisito, ad una fine certa. «Ci<br />
sono voluti anni per ricostruire il passato<br />
cercando <strong>di</strong> capire quello che mi<br />
era successo e come ne ero uscita. Solo<br />
così mi è stato possibile scrivere le mie<br />
memorie».<br />
In questa delicata operazione pubblica<br />
<strong>di</strong> autonarrazione, un ruolo fondamentale<br />
è svolto proprio da noi lettori<br />
e u<strong>di</strong>tori, perché il raccontare, forse<br />
a maggior ragione il raccontare <strong>di</strong><br />
sé, richiede una <strong>di</strong>sposizione nell’altro<br />
all’ascolto. Non a caso l’incubo più<br />
ricorrente <strong>di</strong> Primo Levi, durante e<br />
dopo la prigionia, era <strong>di</strong> ritrovarsi a<br />
parlare e raccontare della sua esperienza<br />
nel lager tra le calde e accoglienti<br />
mura della propria casa, a Torino, circondato<br />
dai suoi cari, ma non essere<br />
ascoltato, completamente ignorato da<br />
tutti.<br />
Hanna, ragazza italiana <strong>di</strong> Fiume<br />
smarrita nei gironi dell’inferno<br />
La scrittura della Kugler, concisa e<br />
senza enfasi, dà vita ad una testimonianza<br />
che tocca noi lettori fisicamente,<br />
conducendoci dentro l’orrore che<br />
ha scavato una profonda frattura, forse<br />
insanabile, nella sua esistenza.<br />
Questo libro-testimonianza rappresenta<br />
chiaramente un tentativo <strong>di</strong> recupero,<br />
<strong>di</strong> salvataggio della memoria,<br />
la propria. Un salvataggio che è<br />
anche metafora <strong>di</strong> qualcos’altro, <strong>di</strong> un<br />
ponte tra la Hanna adulta, mamma,<br />
moglie, nonna e citta<strong>di</strong>na israeliana, e<br />
la Hanna ragazza italiana <strong>di</strong> Fiume<br />
smarrita nei gironi dell’inferno. <strong>Il</strong> ricordo<br />
si trasforma allora in una cura, che<br />
tenta <strong>di</strong> ricomporre un’identità infranta.<br />
<strong>Il</strong> flusso dei suoi ricor<strong>di</strong> comincia<br />
proprio da Fiume, la città in cui è nata<br />
nel 1928. Hanna è la terza <strong>di</strong> quattro<br />
figli <strong>di</strong> una famiglia ebrea ortodossa. <strong>Il</strong><br />
padre, Sigismondo, originario dell’Ungheria<br />
si occupava <strong>di</strong> commercio alimentare<br />
(latte, formaggi, uova), la<br />
madre Carlotta (Shari) Kurtz era nativa<br />
<strong>di</strong> Fiume.<br />
In seguito all’occupazione della<br />
<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong> da parte della Wehrmacht<br />
nel settembre 1943, i Kugler<br />
furono costretti all’esilio. Così Hanna<br />
con le sorelle, la madre e i nonni si<br />
rifugiarono a Trieste e poi a Lugo in<br />
Emilia Romagna. Qui vennero aiutate<br />
da Vincenzo Tambini, il quale fece sì<br />
che cambiassero il nome in Vieri, <strong>di</strong>chiarando<br />
<strong>di</strong> essere profughi italiani<br />
<strong>di</strong> Zara, <strong>di</strong>strutta dai bombardamenti<br />
alleati. Come si legge anche nell’ultimo<br />
libro <strong>di</strong> Liliana Picciotto (I Giusti<br />
tra le Nazioni, Mondadori 2006), la<br />
famiglia Tambini, residente a Bagnacavallo,<br />
e composta da Aurelio,<br />
Aurelia e i figli Vincenzo e Rosita riuscì<br />
ad aiutare molte famiglie fiumane.<br />
Le famiglie Weiss, Jakobiwitz e<br />
Galandauer, ad esempio, riuscirono a<br />
riparare in Svizzera grazie al loro aiuto.<br />
Tutti i Tambini furono riconosciuti<br />
«Giusti tra le nazioni» dallo Yad<br />
Vashem <strong>di</strong> Gerusalemme il 28 aprile<br />
1974, per il loro coraggio e le loro<br />
azioni <strong>di</strong> salvataggio, che costarono<br />
l’arresto e la carcerazione ad Aurelio<br />
e a Vincenzo.<br />
Diverso fu il destino <strong>di</strong> Hanna, che<br />
con la sua famiglia fu catturata, per una<br />
delazione, dalle guar<strong>di</strong>e italiane a<br />
Cremenaga (Varese), mentre cercava<br />
<strong>di</strong> valicare clandestinamente il confine<br />
svizzero. Dopo l’arresto e varie vicissitu<strong>di</strong>ni<br />
fu internata insieme alla<br />
madre, le sorelle e i nonni nel campo<br />
<strong>di</strong> Carpi Fossoli, in provincia <strong>di</strong> Modena,<br />
luogo che è entrato a far parte<br />
anche della storia dell’esodo giuliano<br />
per essere stato a<strong>di</strong>bito, dopo la fine<br />
della guerra, all’accoglienza dei profughi<br />
istriani, fiumani e dalmati.<br />
Nel 1944 all’interno del lager <strong>di</strong><br />
Fossoli c’erano <strong>di</strong>verse famiglie fiumane,<br />
tra cui gli Einhorn, Isacco, Amalia<br />
e la loro figlia Renata (ve<strong>di</strong> in proposito<br />
la testimonianza <strong>di</strong> Laura Einhorn<br />
Ricotti nella rivista “Fiume”, n. 14,<br />
2006), <strong>di</strong> cui Hanna non ci racconta e<br />
che forse neanche conosceva. Insieme,<br />
però, con<strong>di</strong>visero il terribile viaggio<br />
per Auschwitz-Birkenau del convoglio<br />
n. 10, che, come si legge nel<br />
Libro della Memoria <strong>di</strong> L. Picciotto, fu<br />
quello che impiegò in assoluto più<br />
tempo per compiere quel tragitto. Partito<br />
da Carpi Fossoli il 16 maggio 1944,<br />
raggiunse il campo <strong>di</strong> sterminio soltanto<br />
dopo una settimana, il 23. La<br />
transportliste, che è conservata nell’archivio<br />
del Museo <strong>di</strong> Auschwitz,<br />
conta 564 deportati. I reduci furono<br />
soltanto 60.<br />
Ex deportati a Buchenwald,<br />
19 giugno 1945<br />
(da www.buchenwald.de,<br />
archivio fotografico U.S. Army)<br />
La selezione sulla Rampa <strong>di</strong><br />
Birkenau ad opera del dottor Mengele<br />
fu implacabile. La nonna <strong>di</strong> Hanna, la<br />
mamma Carlotta e la piccola sorella<br />
Maddalena furono imme<strong>di</strong>atamente<br />
gassate, così come i genitori <strong>di</strong> Renata.<br />
Hanna si chiamò da quel momento<br />
«A - dreiundfünfzig siebenundsiebzig»<br />
(A-5377), sua sorella Gisella<br />
<strong>di</strong>ventò A-5376, poco prima sul braccio<br />
destro <strong>di</strong> Renata era stato tatuato il<br />
<strong>numero</strong> A-5367, come era d’uso fare<br />
ad Auschwitz nel 1944 alle prigioniere<br />
<strong>di</strong> sesso femminile.<br />
Gli affetti, le speranze, i sogni, i<br />
dolori, le illusioni, ogni cosa precipitò<br />
nel vuoto dell’abisso. Hanna smarrì<br />
quello che era, anche la certezza <strong>di</strong><br />
essere donna. «Da qui, da questo campo,<br />
non uscirete vive», <strong>di</strong>sse un’infermiera<br />
italiana ad Hanna e sua sorella<br />
Gisella, «però, nel caso che riusciste a<br />
uscirne vive, donne, non sarete mai<br />
più!». Hanna impiegò quattro giorni<br />
per rendersi conto della morte dei suoi<br />
cari, e quando si arrese all’evidenza,<br />
non pianse; le ci vollero quarantasei<br />
anni per sciogliere in lacrime quel gelido<br />
dolore, quando tornò in Polonia<br />
nell’agosto 1990. «Per la prima volta<br />
piansi e mi sentii in lutto per la morte<br />
dei miei amati, mia madre, mia sorella,<br />
i nonni».<br />
A Birkenau le sorelle Kugler furono<br />
aiutate da un amico fiumano,<br />
Häftling (prigioniero) come loro,<br />
Martino Godelli, che Gisella sposerà<br />
nel 1947. «Ciapa Ghisi!», gridava<br />
Marino a Gisella, gettandole per terra<br />
<strong>di</strong> nascosto una cipolla, una volta perfino<br />
un sacchetto <strong>di</strong> zucchero. Malate<br />
al momento dell’evacuazione forzata<br />
dal campo verso occidente <strong>di</strong> tutti i<br />
prigionieri abili, Hanna e Gisella riuscirono<br />
ad evitare «la marcia della<br />
morte» e furono liberate dalla 322°<br />
unità dell’Armata Rossa il 27 gennaio<br />
1945.<br />
<strong>Il</strong> rifiuto <strong>di</strong> tornare<br />
nella Fiume comunista <strong>di</strong> Tito<br />
Anche Renata Einhorn, come ci<br />
racconta la sorella Laura, fu aiutata ad<br />
Auschwitz da un conoscente fiumano,<br />
Giuseppe Kroo, il quale trovò la morte<br />
nell’evacuazione, che pure Renata<br />
dovette compiere e dopo vari trasferimenti<br />
da un campo all’altro fu liberata<br />
nell’aprile 1945.<br />
Da allora Renata si è sempre rifiutata<br />
<strong>di</strong> parlare della sua esperienza, se<br />
non in circostanze <strong>di</strong> particolare intimità.<br />
La parola le si bloccò dentro e<br />
neanche il tempo è servito a liberarla.<br />
Al contrario <strong>di</strong> Hanna, la quale, nel<br />
1945, scegliendo <strong>di</strong> abbandonare la<br />
Fiume comunista <strong>di</strong> Tito per andare a<br />
vivere in Israele, decise «<strong>di</strong> aprire le<br />
pagine bianche <strong>di</strong> una nuova vita,<br />
mettendo da parte i ricor<strong>di</strong> portati dalla<br />
Golà (Diaspora) <strong>di</strong> imparare la lingua<br />
e <strong>di</strong> parlare solo l’ebraico, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
una vera israeliana. Misi in<br />
custo<strong>di</strong>a i ricor<strong>di</strong> e non parlai più».<br />
Dopo più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, però, grazie<br />
all’apertura del processo Eichmann a<br />
Gerusalemme nel 1960, le grosse <strong>di</strong>ghe,<br />
sorte dentro <strong>di</strong> lei a protezione<br />
dei ricor<strong>di</strong>, cominciarono a crollare.<br />
La custo<strong>di</strong>a si aprì: riemersero i ricor<strong>di</strong><br />
e «le atrocità tornarono davanti ai nostri<br />
occhi». Hanna, da allora, ha trovato<br />
la forza e il coraggio per parlare,<br />
rievocare e provare a sciogliere la rabbia<br />
e la vergogna in un racconto.<br />
Noi lettori la ringraziamo.<br />
Emiliano Loria<br />
Hanna Kugler Weiss, Racconta!,<br />
Giuntina, Firenze 2006<br />
Euro 12,00, pp. 117
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Eso<strong>di</strong> e genoci<strong>di</strong>,<br />
il caso armeno<br />
La «morte <strong>di</strong> una nazione»: il giu<strong>di</strong>zio espresso dall’allora ambasciatore<br />
statunitense a Costantinopoli Henry Morgenthau rende, nella sua nuda crudezza,<br />
l’immagine <strong>di</strong> quello che fu, a partire dal 1915, il sistematico annientamento<br />
del popolo armeno da parte dell’impero ottomano.<br />
Soltanto inizialmente, e a un osservatore superficiale, le misure adottate<br />
contro la popolazione armena poterono apparire come una semplice ripresa,<br />
magari su più ampia scala, dei massacri compiuti nell’ultimo decennio dell’Ottocento<br />
contro coloro che la propaganda ufficiale definiva «terroristi armeni».<br />
Mancò, è vero, nel 1915, almeno nelle primissime fasi, un piano organizzativo<br />
neppur lontanamente paragonabile alla tragica “efficienza” <strong>di</strong>mostrata dalla<br />
persecuzione nazista contro gli ebrei durante il secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale. Ma<br />
è altrettanto vero che quell’impressione <strong>di</strong> carenze logistiche e organizzative, <strong>di</strong><br />
mancata correlazione fra burocrazia politica e militare, fra mandanti ed esecutori<br />
(che, in un’ottica giustificazionista, porterebbero a escludere pianificazione<br />
e intenzionalità), verrà <strong>di</strong> fatto a cadere e ad essere smentita nella maniera più<br />
ufficiale possibile, attraverso due <strong>di</strong>stinte ma collegate iniziative legislative.<br />
Con la prima, la «legge temporanea <strong>di</strong> deportazione» del 27 maggio 1915,<br />
si tiravano in ballo motivazioni <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne militare per giustificare<br />
la rimozione forzata della popolazione; la seconda, la «legge temporanea <strong>di</strong><br />
espropriazione e confisca» del 10 giugno successivo, prevedeva il sequestro e<br />
la ven<strong>di</strong>ta dei beni dei deportati. Una clausola - definita «una comme<strong>di</strong>a» dallo<br />
stesso plenipotenziario dell’Austria-Ungheria a Costantinopoli Joseph<br />
Pomiankowski, e duramente criticata anche da parte tedesca - prometteva la<br />
restituzione ai legittimi proprietari dei beni sequestrati, per il momento protetti e<br />
custo<strong>di</strong>ti, al termine della guerra. Quanto quella promessa fosse in realtà falsa lo<br />
si sarebbe visto nell’arco dello stesso giugno 1915, quando le proprietà forzatamente<br />
abbandonate dagli armeni furono assegnate a rifugiati musulmani o vendute<br />
all’asta, con il ricavato incamerato dallo Stato.<br />
Sono proprio quelle due leggi - la prima approvata per decreto governativo,<br />
l’altra a lungo <strong>di</strong>scussa e contestata dal Parlamento turco, soprattutto da parte<br />
dell’ala liberale e moderata dei “Giovani Turchi” - o che, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> una quantomai<br />
illusoria “temporaneità”, faranno cadere qualsiasi ipotesi giustificazionista <strong>di</strong><br />
ieri e <strong>di</strong> oggi, e daranno a quello perpetrato contro gli armeni i caratteri della<br />
pianificazione e dell’intenzionalità tipici <strong>di</strong> ogni genoci<strong>di</strong>o.<br />
È su questa <strong>di</strong>rettrice che si muove il saggio <strong>di</strong> Marcello Flores, il primo<br />
stu<strong>di</strong>oso italiano a occuparsi <strong>di</strong>rettamente del genoci<strong>di</strong>o armeno, troppo spesso<br />
rimosso dalle coscienze dei popoli e dei governi (in Turchia, ieri e in buona<br />
parte oggi, ma anche nell’Occidente) e, per paradossale che possa apparire, <strong>di</strong><br />
molti armeni superstiti..<br />
Uno stu<strong>di</strong>o, quello <strong>di</strong> Flores, che si affianca a quelli recenti <strong>di</strong> Yves Ternon<br />
(Gli Armeni. 1915-1916: il genoci<strong>di</strong>o <strong>di</strong>menticato) e soprattutto <strong>di</strong> Taner Akcan<br />
(Nazionalismo turco e genoci<strong>di</strong>o armeno) o, su un piano più generale, a <strong>Il</strong><br />
secolo dei genoci<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bernard Bruneteau. Attenta, la ricostruzione <strong>di</strong> Flores, a<br />
cogliere, tra fine Ottocento e primo conflitto mon<strong>di</strong>ale, il ra<strong>di</strong>calizzarsi nell’Impero<br />
Ottomano <strong>di</strong> tendenze nazionaliste che cercano i responsabili della crisi<br />
non nel <strong>di</strong>sfacimento della società, ma in un “nemico” e in un “tra<strong>di</strong>tore” interno,<br />
o almeno ritenuto tale; nonché a collegare il problema storico, sempre più<br />
attentamente vagliato negli ultimi anni, a quello più propriamente politico e<br />
attuale <strong>di</strong> una Turchia avviata in un lungo, <strong>di</strong>fficile ma irreversibile cammino<br />
verso l’integrazione europea e chiamata, pertanto, a fare i conti con la propria<br />
storia, anche la più imbarazzante.<br />
Guglielmo Salotti<br />
Marcello Flores, <strong>Il</strong> genoci<strong>di</strong>o degli armeni,<br />
<strong>Il</strong> Mulino, Bologna 2006<br />
pp. 295, euro 22,00<br />
In alto: strada per Ig<strong>di</strong>r, una fila <strong>di</strong> profughi armeni in fuga<br />
(foto Armenian National Istitute, Washigton)<br />
In basso: deportati armeni cercano nel deserto ra<strong>di</strong>ci commestibili per sfamarsi<br />
(foto Armenian National Istitute, Washigton)<br />
DIFESA ADRIATICA<br />
LE BANDIERE DI ISTRIA, FIUME E DALMAZIA<br />
a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> coloro che vorranno<br />
acquistarle presso l’ANVGD<br />
Negli scorsi mesi abbiamo<br />
ricevuto <strong>numero</strong>se<br />
richieste da soci e lettori<br />
per avere le ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong><br />
Istria, Fiume e Dalmazia.<br />
Oggi sono finalmente<br />
<strong>di</strong>sponibili per tutti.<br />
Le tre ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> Istria,<br />
Fiume e Dalmazia, così<br />
come qui riprodotte, sono<br />
in tessuto nautico ad alta<br />
resistenza (quin<strong>di</strong> utilizzabili<br />
anche all’esterno),<br />
complete <strong>di</strong> doppia orlatura<br />
e stampate in <strong>di</strong>gitale<br />
ad alta risoluzione.<br />
La versione grande <strong>di</strong><br />
cm. 100x150 ha un costo<br />
<strong>di</strong> 45 euro, la versione<br />
me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> cm. 70x100 costa<br />
30 euro, la versione piccola<br />
cm. 30x45 costa 20<br />
euro.<br />
La versione grande ha<br />
tre fiocchetti par annodamento<br />
all’asta, le versioni<br />
me<strong>di</strong>a e piccola hanno<br />
il tubolare ad uso asta.<br />
• • •<br />
Chi volesse riceverle<br />
può chiamare la Sede nazionale<br />
allo 06.58 16 852<br />
nei giorni feriali dalle<br />
10.00 alle 13.00 o inviare<br />
un fax allo stesso <strong>numero</strong>,<br />
oppure mandare una mail<br />
a: info@anvgd.it.<br />
Insieme alla ban<strong>di</strong>era<br />
riceverete il bollettino<br />
precompilato per effettuare<br />
il pagamento al più vicino<br />
ufficio postale. Al costo<br />
della ban<strong>di</strong>era viene aggiunto<br />
un piccolo contributo<br />
per le spese <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione.<br />
Erano passate solo poche settimane<br />
dal rinnovamento del sito web<br />
della Sede nazionale dell’<strong>Associazione</strong>,<br />
che il Giorno del Ricordo premeva<br />
alle porte e con esso l’interesse<br />
dei navigatori internet verso la<br />
nostra storia.<br />
<strong>Il</strong> nostro sito www.anvgd.it in<br />
quei giorni è letteralmente “esploso”,<br />
provocando talvolta un rallentamento<br />
del servizio proprio per l’alto <strong>numero</strong><br />
<strong>di</strong> accessi.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista e<strong>di</strong>toriale lo<br />
consideriamo un successo, anche<br />
grazie ad una serie <strong>di</strong> servizi che oggi<br />
ANCHE SU INTERNET<br />
L’ANVGD S’IMPONE<br />
lo rendono assolutamente <strong>di</strong> primo<br />
piano nel mondo del nostro associazionismo.<br />
Siamo arrivati fino a 7 news giornaliere<br />
in tempo reale, ovvero una<br />
vera agenzia <strong>di</strong> stampa degli Esuli:<br />
erano <strong>di</strong>sponibili nel nostro sito foto<br />
e notizie sul Giorno del Ricordo appena<br />
2 ore dopo il verificarsi degli<br />
eventi. <strong>Il</strong> calendario delle manifestazioni<br />
del Giorno del Ricordo veniva<br />
aggiornata 2 o 3 volte al giorno.<br />
La newsletter settimanale veniva<br />
(e viene) inviata a centinaia <strong>di</strong> utenti,<br />
in continua espansione. I report ci<br />
13<br />
segnalano la visita al nostro sito dalle<br />
più <strong>di</strong>verse località italiane e da<br />
tutti i continenti. Un segno dei tempi,<br />
quello <strong>di</strong> internet, che ci consente<br />
<strong>di</strong> avere il polso dell’interesse soprattutto<br />
da parte delle seconde e<br />
terze generazioni degli Esuli.<br />
Un servizio, quello che offriamo,<br />
che sarà sempre più implementato con<br />
nuove funzionalità. Un invito, quello<br />
che vi facciamo, a visitarci e scoprire<br />
tanti interessanti notizie e servizi. Allora,<br />
per chi non l’avesse ancora fatto, vi<br />
aspettiamo su www.anvgd.it!<br />
F.R.
14 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
President Napolitano honors foibe victims in the presence of relatives<br />
Napolitano: «The inhuman ferocity<br />
of the foibe was, openly and visibly,<br />
one of the barbarian acts of the last century»<br />
«Scheme to uproot any and all Italian presence from what was, then ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>»<br />
Rome, February 10 th . With the<br />
Quirinale Palace as a backdrop, on the<br />
occasion of the Day of Remembrance<br />
founded by the Parliament in 2004 «to<br />
preserve and to renew the memory of<br />
the tragedy of Italians and all the foibe<br />
victims, of the exodus of the Istrians,<br />
Fiumani and Dalmatians from their native<br />
regions in the aftermath of World<br />
War II and of the complex matter of the<br />
Eastern border», the President of the<br />
Republic George Napolitano consigned<br />
30 decorations to relatives of foibe<br />
victims, in the presence of the highest<br />
state authorities, civilians, sol<strong>di</strong>ers, and<br />
representatives of the associations of the<br />
exiles.<br />
Also present at the ceremony were<br />
the President of the Chamber of Deputies,<br />
Fausto Bertinotti; Vicepresident of<br />
the Senate, Gavino Angius; the Vicepremier,<br />
Francesco Rutelli; Alfio Finocchiaro,<br />
a judge representing the constitutional<br />
Court; the Mayor of Rome,<br />
Walter Veltroni; and Professor Paolo<br />
Barbi, former president of the ANVGD (the<br />
National <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong> and Dalmatia<br />
Association) who gave an introductory<br />
history lecture. The national leaders of<br />
the associations of the exiles were<br />
present as well.<br />
Vicepremier Rutelli:<br />
«a painful page of silence»,<br />
«the drama of an entire nation»<br />
Vicepremier Francesco Rutelli,<br />
whose speech opened the ceremony,<br />
recognized that «though it comes late,<br />
we remember the drama of an entire<br />
nation, that lived through three tragic<br />
periods, from September 8 th , 1943, to<br />
the spring of 1946 «under the pressures<br />
carried out by Tito’s forces to annex those<br />
regions to Yugoslavia. Moreover, a<br />
painful page of silence was added to the<br />
tragedy, a silence that injected the ‘lethal<br />
poison of non-recognition’ into the<br />
national conscience». Rutelli then called<br />
the government institutions to carry out<br />
their duty to make known to the younger<br />
generations not only the tragic pages of<br />
history regar<strong>di</strong>ng the eastern border, but<br />
also the cultural and historic heritage,<br />
which play a vital role in Italy’s historic<br />
presence which is still preserved on the<br />
other side of the Adriatic. «This - he<br />
underlined - “is one of the goals stated<br />
in the Day of Remembrance law». In<br />
closing, Rutelli wanted to <strong>di</strong>rect his<br />
heartfelt homage to the relatives of foibe<br />
victims, for the sober <strong>di</strong>gnity with which<br />
they have carried so heavy a burden all<br />
these years.<br />
Senator Paolo Barbi spoke next,<br />
giving a layout of the historical background<br />
that gave ride to the Day of<br />
Remembrance. At the end of his lecture,<br />
the conferment ceremony began, as the<br />
Head of State, presented the <strong>di</strong>plomas<br />
and medals to the relatives of the victims.<br />
For each victim, a personal description<br />
was read, in an atmosphere of heartfelt<br />
emotion. Among the 30 relatives<br />
honored by Napolitano, we point out<br />
Nicolò Luxardo and Maria Luxardo, for<br />
their relatives murdered by drowning in<br />
Zara; Joseph Sincich for his father, a<br />
prominent member of autonomy circles<br />
in Fiume, and the son of Vincenzo<br />
Serrentino, last Prefect of Zara.<br />
«It was President Ciampi’s will that<br />
this first medal-conferring ceremony take<br />
place here, last year, as a manifestation<br />
of honor towards the victims, as stated<br />
in the law of April 2004 - of the foibe, of<br />
the exodus and of the general history of<br />
the eastern border».<br />
I take up the example of my predecessor,<br />
confirming the duty felt by all<br />
institutions of the Republic, at every level,<br />
of righting the lack of recognition that<br />
endured too long. As we listened this<br />
morning to the personal histories of the<br />
victims, we were all able to relive the<br />
tragedy of thousands and thousands of<br />
families, whose loved ones were<br />
imprisoned, killed, thrown in the foibe.<br />
Perhaps the deepest emotional impact<br />
is felt upon hearing the words, «no news<br />
was heard of him since then», «likely<br />
shot, or thrown into a foiba». It was the<br />
tragedy of victims <strong>di</strong>sappearing into<br />
nothingness, and the unburied dead.<br />
A myriad of trage<strong>di</strong>es and horrors;<br />
and a collective tragedy, the Exodus of<br />
the Istrians, Fiumani and Dalmatians: a<br />
tragedy of an entire populous. To those<br />
of you here present who are children of<br />
that harsh history, I give once more, in<br />
the name of the whole Nation, a word<br />
of affectionate closeness and solidarity.<br />
In the past few years, historians<br />
have intensified and expanded their<br />
research and reflections on the events<br />
surroun<strong>di</strong>ng the Day of Remembrance,<br />
and there is certainly a need to treasure<br />
their work, to <strong>di</strong>ffuse our collective<br />
memory that has risked being wiped out,<br />
and to communicate it to the youngest<br />
generations, in the spirit of the 2004 law.<br />
This climate has fostered detailed and<br />
Surprise and In<strong>di</strong>gnation in Italian Political and Diplomatic Circles<br />
for the Croatian President’s Declaration<br />
Mesic’s comments on Napolitano’s speech:<br />
«Shades of open racism, revisionism and revanchism»<br />
D’Alema convenes the Croatian ambassador in Rome:<br />
the Italian mission in Zagreb is annulled<br />
«The Croatian president’s words and<br />
unjustifiable: they cause astonishment<br />
and pain». This was Foreign Minister<br />
Massimo D’Alema’s first reaction to the<br />
surprising declarations of Croatian<br />
president Stjepan Mesic on the speech<br />
given by Napolitano on February 19 th ,<br />
Day of Remembrance of the Istrian<br />
Exodus and foibe victims. In a statement<br />
issued in the days following Italy-wide<br />
commemorations, Mesic expressed,<br />
with unusual and surprising tones for a<br />
Head of State, «<strong>di</strong>sagreeable surprise»<br />
for «the content and the tone» of the<br />
«latest declarations of the leadership of<br />
the Italian government that refer to the<br />
past», but that also affect «current<br />
relations between Italy and Croatia»Mesic’s<br />
harsh tones continued:<br />
«These declarations, in which it is<br />
impossible not to observe shades of open<br />
racism, of historical revisionism and<br />
political revanchism, cannot possibly<br />
coexist with Italy’s declared desire to<br />
increase bilateral relationships among<br />
our two countries». The statement<br />
continued: «The Italian president<br />
considers <strong>di</strong>sconcerting and potentially<br />
very dangerous for any doubt to be cast<br />
upon the 1947 Peace Treaty». Mesic was<br />
referring to Napolitano’s speech at the<br />
Quirinale during the ceremony in which<br />
he conferred <strong>di</strong>plomas and medals to<br />
the relatives of foibe victims: in the course<br />
of this speech., he connected those<br />
events with the «movement of hatred<br />
and bloodthirsty fury» and with the<br />
«slavic plans for annexation» that<br />
prevailed in the 1947 Peace Treaty, and<br />
which assumed the sinister outlines of<br />
ethnic cleansing».<br />
It is unacceptable, under any<br />
circumstance, for the Croatian Republic<br />
to question any matters regar<strong>di</strong>ng the<br />
Treaty of Osimo, signed byYugoslavia<br />
and Italy and that were assumed by<br />
Croatia as heir of the ex Federation.<br />
The Italian press defined the Croatian<br />
president’s words as a harsh and<br />
incomprehensible attack on the Italian<br />
Head of State. Accor<strong>di</strong>ng to D’Alema,<br />
the words of Napolitano «go hand in<br />
hand with the sense of recognition of<br />
historical truth that is the basis for the<br />
process of future advancement and<br />
reconciliation. Precisely for this reason»,<br />
continued D’Alema, «Mesic’s reaction<br />
is all the more astonishing: it doesn’t take<br />
into account the true meaning of<br />
Napolitano’s words at all». The Foreign<br />
Minister recalled that «democratic Italy<br />
has often recognized the grave deeds<br />
carried out under fascism in the Balkans;<br />
our great nation has certainly never failed<br />
to denounce fascist horrors in the<br />
Balkans and to condemn the fascist<br />
occupation of ex-Yugoslavia». D’Alema<br />
observed on this point that «Mesic<br />
should know that he is addressing the<br />
president of an Italy that is democratic<br />
and antifascist, which has come to terms<br />
with its fascist past and, at the same time,<br />
feels the need to make clear the historic<br />
truth regar<strong>di</strong>ng the innocent Italian<br />
victims who lost their lives in the tragic<br />
closing days of the war and in the imme<strong>di</strong>ate<br />
postwar period: the recognition<br />
of this historic truth is a fundamental<br />
con<strong>di</strong>tion for the complete reconciliation<br />
that we desire, much as we desire to<br />
carry out joint symbolic commemorations».<br />
D’Alema continued, «the<br />
words of Napolitano do not lend<br />
themselves to misunderstan<strong>di</strong>ngs from<br />
this point of view». And for clarifications,<br />
D’Alema summoned the ambassador of<br />
Croatia in Italy, Tomislav Vidosevic.<br />
Vidosevic, reported State Department<br />
sources, «represented Zagreb’s point of<br />
view, and assured that he will communicate<br />
D’Alema’s concerns punctually<br />
to his superiors».<br />
President Napolitano agrees fully<br />
with the evaluations expressed by<br />
Minister D’Alema.<br />
The reactions<br />
in Italian political circles.<br />
Both majority and opposition<br />
condemn Mesic’s declaration<br />
«We need to read every page of<br />
history, even the pages that are most<br />
painful for us: that is the only way that<br />
we can build the future of our country<br />
and of Europe», commented Gavino<br />
Angius of the Democratic Left party and<br />
vice-president of the Senate, who was<br />
present at the ceremony at the Quirinale.<br />
The leader of Alleanza <strong>Nazionale</strong><br />
(“National Alliance”, a major rightist<br />
party) Gianfranco Fini expressed<br />
solidarity with Napolitano: «Mesic has<br />
not only offended President Napolitano,<br />
to whom we give our full solidarity, but<br />
detatched analysis has recently been<br />
made, pointing to the existence of first<br />
waves of blind violence in those regions,<br />
as early as autumn of 1943, «summary<br />
and tumultuous execution, ultranationalistic<br />
outbursts, social revenge,<br />
and a scheme of era<strong>di</strong>cation”were<br />
blended together, in an effort to anihilate<br />
the Italian presence from that which was,<br />
and ceased to be, <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>. There<br />
was therefore a wave of hatred and<br />
bloodthirsty fury and a schemeof slavic<br />
annexation, that prevailed above all in<br />
the 1947 Peace Treaty, and that assumed<br />
the sinister connotations of ethnic<br />
cleansing».<br />
It is certain that, openly and visibly,<br />
with the inhuman ferocity of the foibes -<br />
one of the barbarian acts of the last<br />
century took place. Because in the<br />
1900’s-as I have had occasion to recall,<br />
in this very chamber, another historical<br />
and weighty recurrence (the Commemoration<br />
of the Holocaust) – Europe<br />
was the home of both culture and<br />
barbarianism. And this must never be<br />
forgotten , if we are to value the noble<br />
aspects of our historical tra<strong>di</strong>tion, and to<br />
consolidate the civilization, peace,<br />
liberty, tolerance, and solidarity of the<br />
new Europe that we have been buil<strong>di</strong>ng<br />
for over fifty years. It is a Europe born of<br />
refusal of aggressive and oppressive<br />
nationalisms, from those manifested in<br />
the fascist war to that which took place<br />
in the wave of Yugoslav terror in <strong>Venezia</strong>-<strong>Giulia</strong>,<br />
a Europe that also excludes<br />
every trace of revanchism<br />
My dear friend, Professor Paolo Barbi<br />
– exemplary representative of those<br />
regions, of those populations and their<br />
he has also offended historical truth. His<br />
words are grave and unacceptable; they<br />
risk having Croatia being estranged from<br />
the EU, and they echo only a ultranationalist<br />
logic and unworthy revanchism<br />
which are truly out of place for<br />
the Head of State of a democratic country<br />
and friend of Italy».<br />
«Mesic’s words are worrisome and<br />
alarming», echoed Maurizio Gasparri<br />
(AN), and Mario Borghezio, the Northern<br />
League’s group leader at the European<br />
Parliament gave Napolitano «full<br />
solidarity».<br />
Pierfer<strong>di</strong>nando Casini also intervened<br />
in the President’s defense. Casini<br />
was at the the Basovizza foiba site<br />
recently to pay homage to the 350<br />
thousand exiles, recognizing that “for<br />
reasons of State, the memory of this<br />
tragedy was sacrificed». Casini judged it<br />
positive that today these words of<br />
reparation “have been pronounced by<br />
a leftist president».<br />
Foibe Victims honored with<br />
a minute of silence in the Senate<br />
«The foibe are a tragedy too long<br />
forgotten» and this was «a grave error»<br />
President Napolitano has done well to<br />
pronounce such «clear and wellmeasured<br />
words».<br />
These the words of Senate President<br />
Franco Marini, spoken on February 13 th ,<br />
when he called the Senate chamber at<br />
Palazzo Madama to observe a minute<br />
of silence in memory of that tragedy. «As<br />
we open this session, the first since this<br />
year’s Day Of Remembrance, de<strong>di</strong>cated<br />
to the martyrs of the foibe and the Exodus<br />
of Istrians, Fiumani and Dalmatians from<br />
their native region, I believe it dutiful and<br />
right for me to express the profound<br />
sentiment of the Senate regar<strong>di</strong>ng the<br />
memory of all the innocent victims of<br />
that time, and our closeness to the family<br />
members of those who were barbarously<br />
murdered, and of those people forced<br />
to leave their hometowns and native<br />
regions. The president of the Senate then<br />
underlined that «the institution of the Day<br />
of Remembrance, thanks to a law<br />
approved by Parliament in 2004, offers<br />
us all the opportunity to consolidate a<br />
sufferings - has admirably shared his<br />
experience: especially when he spoke<br />
of the “dream” and of the European<br />
project in which he and others searched,<br />
in an illuminated way, for reparation and<br />
deliverance from the nightmare of the<br />
past and the bitterness of silence.<br />
«we mustn’t keep silent,<br />
taking upon ourselves<br />
the responsibility of having denied,<br />
or tried to ignore, the truth,<br />
in the name of past ideologies<br />
and political blindness,<br />
and having erased it<br />
for <strong>di</strong>plomatic calculations<br />
and international conveniences»<br />
And what he said is right: the<br />
unforgivable horrors committed against<br />
humanity, constituted by the foibe, must<br />
be remembered, but equal remembrance<br />
goes to the odyssey of the exodus,<br />
and the pain and what it cost the fiumani,<br />
istrians and dalmatian to rebuild a life<br />
for themselves in an Italy newly free and<br />
independent but humiliated and mutilated<br />
in its eastern region. And we must<br />
remember - I return to the words of the<br />
Professor Barbi – the «conspiracy of<br />
silence», «the less dramatic but even<br />
more bitter and demoralizing phase of<br />
forgetting».<br />
Today in Italy we have put an end to<br />
theunjustified silence, and we areworking<br />
in Europe to recognize Slovenia<br />
as a friendly partner and Croatia as a new<br />
can<strong>di</strong>date for EU entry: nevertheless, we<br />
need to repeat, forcefully, that, whether<br />
in domestic matters or international<br />
relations, a vital part of any reconciliation,<br />
that we firmly desire, is the truth.<br />
And the Day of Remembrance, dear<br />
friends, is precisely that: a solemn pledge<br />
and obligation to re-establish the truth».<br />
For the ANVGD were present National<br />
President, Lucio Toth, together with Serene<br />
Ziliotto, the daughter of exiles from<br />
Zara and granddaughter of the Mayor of<br />
Zara from 1899 to 1922, interned in Austria<br />
from 1915 to 1918, and Patricia C.<br />
Hansen, daughter of exiles from Fiume<br />
and <strong>di</strong>rector of “Difesa Adriatica”.<br />
Red.<br />
collective memory of a terrible page that<br />
marked the history of the past century. It<br />
is a tragedy that was too-long forgotten,<br />
and it is well to recognize that a grave<br />
error was committed, an injustice toward<br />
those Italian women and men who fell<br />
victim to an ideological and ethnic<br />
hatred which cost thousands of deaths,<br />
and exodus for hundreds of thousands.<br />
«Renewing the memory of those<br />
dramatic events must serve to strengthen<br />
us in our conviction that there cannot<br />
be a common future among peoples if it<br />
is not based on mutual recognition and<br />
friendship, the overcoming of any<br />
political, cultural, or ethnic barrier, and<br />
the full affirmation of liberty and<br />
democracy».<br />
Vast echo in the Italian press<br />
Mesic’s declarations had a vast echo<br />
in the whole spectrum of the Italian press.<br />
For several days the front pages and main<br />
sections, e<strong>di</strong>torial and opinion pages of<br />
the major Italian dailies and magazines<br />
were abuzz with analysis and commentary<br />
regar<strong>di</strong>ng the Croatian Head of<br />
State’s comment, and ample space was<br />
devoted to the matter on the national<br />
broadcasting networks. In the major<br />
newspaper “Corriere della Sera”, Clau<strong>di</strong>o<br />
Magris wrote in his February 11 th<br />
article, titled Generalized Silence «On<br />
the foibe, so much of the left - communist<br />
and non - has been kept silent. It has<br />
ignored them, and has contributed to<br />
allowing them to be ignored, without<br />
listening to the voices - humanly strong,<br />
but politically slight - of that democratic<br />
left, patriotic and therefore anti-nationalist,<br />
that gave testimony to it. There are<br />
many explanations for this insulting<br />
silence and forgetfulness, but none can<br />
justify it, just as no violence perpetrated<br />
on the innocent can justify violent<br />
retaliation on other innocents».<br />
This was only one, albeit highly<br />
authoritative, comment from among the<br />
dozens that were published in the past<br />
few weeks. We will be provi<strong>di</strong>ng a more<br />
detailed review in the April issue of “Difesa<br />
Adriatica”.<br />
p.c.h.<br />
(traduzioni <strong>di</strong> Lorie Ballarin)
<strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
DIFESA ADRIATICA<br />
El Presidente de la República consigna las condecoraciones a los cónyuges de los enfoibados<br />
Napolitano: «se consumó en el modo más evidente<br />
con la inhumana ferocidad de las foibe<br />
una de las barbaridades del siglo pasado»<br />
«‘Proyecto de desarraigamiento’ de la presencia italiana de aquella que era y dejó de ser la Venecia <strong>Giulia</strong>»<br />
Roma, 10 de febrero. En el solemne<br />
marco del Palazzo del Quirinale, en<br />
ocasión del Día del Recuerdo instituido<br />
por el Parlamento en el 2004 para «conservar<br />
y renovar la memoria de la trage<strong>di</strong>a<br />
de los italianos y de todas las víctimas de<br />
las foibe, del éxodo de sus tierras de<br />
istrianos, fiumanos y dálmatos en el<br />
periódo después de la guerra y de la más<br />
compleja vicisitud del confín oriental», el<br />
Presidente de la República Giorgio<br />
Napolitano ha consignado 30 condecoraciones<br />
a otros tantos cónyuges de<br />
enfoibados, en la presencia de las máximas<br />
autoridades institucionales, civiles y<br />
militares y de las representaciones de las<br />
asociaciones de los desterrados.<br />
Presentes en la ceremonia el Presidente<br />
de la Cámara de los Diputados, on. Fausto<br />
Bertinotti, el Vicepresidente del Senado,<br />
sen. Gavino Angius, el Vicepresidente del<br />
Consejo de Ministros y Ministro de Bienes<br />
y Actividades Culturales, on. Francesco<br />
Rutelli, el juez Alfio Finocchiaro, en<br />
representación de la Corte constitucional,<br />
el Alcalde de Roma, on. Walter Veltroni, y<br />
el prof. Paolo Barbi, ya Presidente de la<br />
Asociación Nacional Venecia <strong>Giulia</strong> e<br />
Dalmazia, que ha desarrollado la prolusión<br />
histórica. Las asociaciones de los desterrados<br />
estaban representadas por los<br />
máximos <strong>di</strong>rigentes nacionales.<br />
El Vicepresidente del Consejo Rutelli:<br />
«una dolorosa página de silencio»,<br />
«el drama de un entero pueblo»<br />
El Vicepresidente del Consejo Rutelli,<br />
quien ha abierto la manifestación con su<br />
intervención, ha reconocido como<br />
«aunque sea tardíamente se recuerda<br />
aquello que ha sido el drama de un entero<br />
pueblo, que ha vivido tres estaciones, del<br />
8 de septiembre ’43 a la primavera del<br />
1946» bajo la presión ejercitada por las<br />
fuerzas titinas para anexionar a Yugoslavia<br />
aquel territorio.<br />
A aquella trage<strong>di</strong>a, ha proseguido<br />
Rutelli, se ha unido «una dolorosa página<br />
de silencio», que ha inoculado en la<br />
opinión pública nacional «el veneno letal<br />
del no reconocimiento».<br />
Rutelli ha llamado por tanto, a las<br />
instituciones al deber de hacer conocer a<br />
los jóvenes no solo las páginas trágicas<br />
escritas al confin oriental, sino el patrimonio<br />
histórico cultural, que forma parte integrante<br />
de la italianidad histórica,<br />
custo<strong>di</strong>ado hasta ahora en la otra orilla del<br />
Adriático.<br />
«Esto - ha subrayado - es una de las<br />
tareas in<strong>di</strong>cadas por la ley institucional del<br />
Día del Recuerdo».<br />
Al final, Rutelli ha querido <strong>di</strong>rigir un<br />
sentido homenaje a los herederos de las<br />
víctimas de las Foibe por la sobriedad y la<br />
<strong>di</strong>gnidad con la cual en todos estos años<br />
han llevado un fardo tan pesado.<br />
El sen. Paolo Barbi ha tomado, por tanto,<br />
la palabra y trazado el cuadro histórico<br />
dentro del cual se insiere y se motiva el<br />
Día del Recuerdo.A la conclusión de su<br />
intervención ha iniciado la verdadera y<br />
propia ceremonia de consigna, de parte<br />
del Jefe del Estado, de los <strong>di</strong>plomas y de<br />
las medallas a los familiares de las víctimas.<br />
Para cada una ha sido leída la motivación,<br />
en un clima de profunda conmoción.<br />
Entre los 30 condecorados por Napolitano<br />
recordamos a Nicolò Luxardo y a<br />
Maria Luxardo, por los cónyuges suprimidos<br />
me<strong>di</strong>ante anegamiento en Zara,<br />
Giuseppe Sincich por el padre, figura de<br />
esplendor y nota de la autonomía fiumana,<br />
y el hijo de Vincenzo Serrentino, último<br />
prefecto de Zara.<br />
El <strong>di</strong>scurso del Presidente<br />
de la República<br />
«El año pasado el Presidente Ciampi<br />
quiso que se llevara a cabo aquí la primera<br />
ceremonia de entrega de la medalla del<br />
Día del Recuerdo a familiares de las<br />
víctimas - como <strong>di</strong>ce la ley de abril del<br />
2004 - “de las foibe, del éxodo y de la<br />
más compleja vicisitud del confín oriental”.<br />
Recojo el ejemplo de mi predecesor<br />
como confirmación del deber que las<br />
instituciones de la República sienten como<br />
propio, a todos los niveles, de un<br />
reconocimiento ausente por demasiado<br />
tiempo. Escuchando las motivaciones que<br />
esta mañana han prece<strong>di</strong>do la entrega de<br />
las medallas, todos hemos po<strong>di</strong>do recorrer<br />
de nuevo la trage<strong>di</strong>a de millares y millares<br />
de familias, de las cuales sus seres queridos<br />
fueron aprisionados, asesinados, tirados en<br />
las foibe. Y suscitan particular impresión y<br />
emoción las palabras: “desde entonces no<br />
se tuvieron de él más noticias”, “verosímilmente”<br />
fusilado, o enfoibado. Fue el<br />
asunto de los desaparecidos en la nada y<br />
de los muertos que quedaron sin sepultar.<br />
Una miriada de trage<strong>di</strong>as y de horrores;<br />
y una trage<strong>di</strong>a colectiva, la del éxodo<br />
de sus tierras de istrianos, fiumanos y<br />
dalmatos, aquella de un entero pueblo. A<br />
vosotros que sois hijos de esta dura historia,<br />
quiero decir todavía, en nombre de todo<br />
el País, una palabra de afectuosa cercanía<br />
y solidaridad.<br />
Desde hace unos años hasta ahora se<br />
han intensificado las investigaciones y las<br />
reflexiones de los historiadores sobre las<br />
vicisitudes a las que está de<strong>di</strong>cado el Día<br />
del Recuerdo: y se debe ciertamente<br />
custo<strong>di</strong>ar para <strong>di</strong>fun<strong>di</strong>r una memoria que<br />
ya ha corrido el riesgo de ser cancelada,<br />
para transmitirla a las generaciones más<br />
Estupor e in<strong>di</strong>gnación en los ambientes políticos y <strong>di</strong>plomáticos italianos por las afirmaciones del Presidente croata<br />
Mesic sobre el <strong>di</strong>scurso de Napolitano: «sombras de racismo<br />
abierto, revisionismo histórico y revanchismo»<br />
D’Alema convoca al embajador croata en Roma. Anulada la misión italiana en Zagabria<br />
«Las palabras del presidente croata son<br />
inmotivadas, asombran y adoloran». Esta<br />
es la primera reacción del ministro de<br />
Asuntos Exteriores Massimo D’Alema a las<br />
desconcertantes declaraciones del presidente<br />
croata Stjepan Mesic sobre el<br />
<strong>di</strong>scurso tenido por el Jefe del Estado<br />
Napolitano con ocasión del 10 de Febrero,<br />
Día del Recuerdo del éxodo y de las Foibe.<br />
En un comunicado emitido en los días<br />
sucesivos a las celebraciones desarrolladas<br />
en toda Italia Mesic ha expresado con<br />
tonos inusitados y sorprendentes para un<br />
Jefe de Estado «desagradable sorpresa» por<br />
«el contenido y el tono» de las «últimas<br />
declaraciones de la leadership estatal italiana<br />
que se refieren al pasado», pero que<br />
tocan también «las actuales relaciones<br />
entre Italia y Croacia». Prosigue la durísima<br />
nota de Mesic: «Estas declaraciones, en<br />
las cuales es imposible no observar<br />
sombras de racismo abierto, de revisionismo<br />
histórico y de revanchismo<br />
político, <strong>di</strong>fícilmente se pueden incluir en<br />
el deseo declarado de incrementar las<br />
relaciones bilaterales entre los dos Países»,<br />
<strong>di</strong>ce todavía el comunicado. «El presidente<br />
de la República - prosigue - retiene<br />
desconcertante y potencialmente muy<br />
peligroso el poner en duda el Tratado de<br />
Paz firmado por Italia en 1947». Mesic se<br />
refería a la frase que Napolitano ha<br />
pronunciado en el Quirinale en el momento<br />
de la entrega de <strong>di</strong>plomas y medallas a<br />
los herederos de las víctimas de las foibe,<br />
ha unido aquellas vicisitudes con el «impulso<br />
de o<strong>di</strong>o y de furia sanguinaria» y<br />
con el «<strong>di</strong>seño anexionador eslavo que<br />
prevaleció sobretodo en el Tratado de paz<br />
del 1947 y que asumió los siniestros<br />
contornos de una limpieza étnica».<br />
Para la República de Croacia es<br />
inaceptable bajo todos los puntos de vista<br />
cualquier cuestionamiento de los Acuerdos<br />
de Osimo, firmados entre Yugoslavia<br />
e Italia y que han sido asumidos por la<br />
República de Croacia en calidad de herede<br />
de la ex Federación.<br />
Todos los mass me<strong>di</strong>a italianos han<br />
definido las palabras del Jefe de Estado<br />
croata como un duro e incomprensible<br />
ataque a la máxima carga del Estado.<br />
Según D’Alema las palabras de<br />
Napolitano «van sobretodo en el sentido<br />
del reconocimiento de la verdad histórica<br />
que es el fundamento para todo proceso<br />
ulterior de avance y reconciliación». Justo<br />
por esto, ha proseguido D’Alema, «parece<br />
todavía más sorprendente una reacción<br />
que a mi juicio no capta el verdadero<br />
significado de las palabras de Napolitano».<br />
El ministro de Asuntos Externos ha<br />
recordado que «la Italia democrática ha<br />
reconocido otras veces cuanto haya sido<br />
grave lo que ha hecho el fascismo en los<br />
Balcanes, un grande País, el nuestro,<br />
ciertamente no se ha quedado sin denunciar<br />
los horrores fascistas en los Balcanes<br />
y de condenar la ocupación fascista de la<br />
ex Yugoslavia». D’Alema ha subrayado este<br />
punto. «Mesic debería saber que se <strong>di</strong>rige<br />
al presidente de la Italia democrática y<br />
antifascista, que por tanto, desde este punto<br />
de vista ha hecho las cuentas con el pasado<br />
fascista del País y al mismo tiempo siente<br />
la necesidad de decir la verdad histórica<br />
también sobre la víctimas inocentes<br />
italianas que estuvieron en aquel trágico<br />
momento conclusivo de la guerra y del<br />
inme<strong>di</strong>ato periodo después de la guerra:<br />
el reconocimiento de esta verdad histórica<br />
es una con<strong>di</strong>ción para un proceso lleno<br />
de reconciliación como aquel que<br />
nosotros deseamos, por lo que deseamos<br />
también que se puedan desarrollar los<br />
actos simbólicos de los cuales se había<br />
hablado». Para el titular de la Farnesina,<br />
«las palabras de Napolitano no se prestan<br />
a equívocos desde este punto de vista». Y<br />
D’Alema ha convocado para aclaraciones<br />
a el embajador de Croacia en Italia<br />
Tomislav Vidosevic. Éste, refieren fuentes<br />
del Ministerio del Exterior, «ha representado<br />
el punto de vista de Zagabria y ha<br />
asegurado que transmitirá puntualmente<br />
a sus autoridades las consideraciones<br />
desenvueltas por el ministro D’Alema».<br />
De cuanto se capta en los ambientes<br />
del Quirinale, el presidente de la República<br />
Giorgio Napolitano ha con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>do<br />
plenamente las valoraciones expresadas<br />
por el ministro de Asuntos Exteriores Massimo<br />
D’Alema.<br />
Las reacciones del mundo político<br />
en Italia. Condena de las declaraciones<br />
de Mesic por la mayoría y la oposición<br />
«Hace falta leer todas las páginas de<br />
la historia, también esas para nosotros más<br />
dolorosas porque es la única manera para<br />
construir el futuro de nuestro País y de<br />
Europa», ha comentado Gavino Angius,<br />
vicepresidente DS del Senado, presente en<br />
la ceremonia del Quirinale. El leader de<br />
AN Gianfranco Fini ha expresado solidaridad<br />
a Napolitano: «Mesic ha ofen<strong>di</strong>do<br />
no sólo al presidente Napolitano a quien<br />
va nuestra plena solidaridad, sino también<br />
a la verdad histórica. Sus palabras son<br />
gravísimas e inaceptables, corren el riesgo<br />
de alejar a Croacia de la Unión Europea y<br />
responden sólo a una lógica ultranacionalista<br />
y revanchista in<strong>di</strong>gna para el jefe<br />
de un Estado de un País democrático y<br />
amigo de Italia».<br />
«Las palabras de Mesic son preocupantes<br />
e inquietantes», les ha hecho eco<br />
jóvenes, en el espíritu de la misma ley del<br />
2004. Así, se ha escrito, en un esfuerzo de<br />
análisis más destacado, que ya en el<br />
desencadenarse de la primera onda de<br />
violencia ciega en aquellas tierras, en el<br />
otoño del 1943, se entrelazaron “justicialismo<br />
sumario y tumultuoso, paroxismo<br />
nacionalista, resacas sociales y un proyecto<br />
de desenraizamiento” de la presencia italiana<br />
de aquella que era y dejó de ser la<br />
Venecia <strong>Giulia</strong>. Hubo, por tanto, un<br />
movimiento de o<strong>di</strong>o y de furia sanguinaria,<br />
y un proyecto anexionador eslavo, que<br />
prevaleció sobretodo en el Tratado de Paz<br />
del 1947, y que asumió el siniestro el perfil<br />
de una “limpieza étnica”.<br />
Lo que se puede decir ciertamente es<br />
que se consumó – en el modo más evidente<br />
con la inhumana ferocidad de las<br />
foibe - una de las barbaridades del siglo<br />
pasado. Porque en el Novecientos – lo he<br />
recordado propio aquí en otra histórica y<br />
pesada ocasión (el Día de la Shoah) - se<br />
entrelazaron en Europa cultura y barbaridad.<br />
Y no hace falta perder nunca la<br />
conciencia de esto al valorizar los rasgos<br />
más nobles de nuestra tra<strong>di</strong>ción histórica<br />
al consolidar los lineamentos de civilidad,<br />
de paz, de libertad, de tolerancia, de<br />
solidaridad de la nueva Europa que<br />
estamos construyendo desde hace cincuenta<br />
años. Es una Europa nacida al consolidar<br />
los lineamentos del rechazo de los<br />
nacionalismos agresivos y opresivos, de lo<br />
expresado en la guerra fascista a lo<br />
expresado en la ola de terror yugoslavo en<br />
Venecia <strong>Giulia</strong>, una Europa que excluye<br />
naturalmente todo revanchismo.<br />
El querido amigo profesor Paolo Barbi<br />
- figura ejemplar de representante de<br />
aquellas tierras, de aquellas populaciones<br />
y de sus sufrimientos - ha admirablemente<br />
recorrido su experiencia: especialmente<br />
Maurizio Gasparri (AN), y «plena solidaridad»<br />
a Napolitano de parte del jefe de<br />
grupo de la Lega Nord en el Europarlamento<br />
Mario Borghezio.<br />
En defensa de Napolitano, interviene<br />
también Pierfer<strong>di</strong>nando Casini, que ha<br />
ren<strong>di</strong>do homenaje en los días pasados a<br />
la Foiba de Basovizza, donde ha recordado<br />
los 350 mil desterrados fiumanos, istrianos<br />
y dalmatos, reconociendo «que por<br />
una razón de Estado se sacrificó este<br />
recuerdo». Casini juzga positivo que hoy<br />
estas palabras reparadoras «hayan sido<br />
<strong>di</strong>chas por un presidente de la República<br />
de izquierda».<br />
En el Senado se ha observado un minuto<br />
de silencio en honor de los enfoibados<br />
Marini: «conmovido recuerdo por las<br />
tantas víctimas inocentes de entonces»<br />
«La trage<strong>di</strong>a de las foibe es una trage<strong>di</strong>a<br />
olvidada por demasiado tiempo» y esto<br />
ha sido «un grave error». Ha hecho bien,<br />
por tanto, el Presidente Napolitano en<br />
pronunciar palabras «límpidas y come<strong>di</strong>das».<br />
Lo ha <strong>di</strong>cho el 13 de febrero el Presidente<br />
del Senado Franco Marini que ha<br />
llamado al Aula de palazzo Madama a un<br />
minuto de silencio en recuerdo de aquella<br />
trage<strong>di</strong>a. «En apertura de esta sesión, la<br />
primera después del 10 de febrero, día<br />
de<strong>di</strong>cado al recuerdo de los mártires de<br />
las foibe y del éxodo de la propia tierra de<br />
istrianos, dalmatos y fiumanos, - ha<br />
declarado Marini - retengo justo y<br />
deberoso hacerme intérprete del sentimiento<br />
de la asamblea del Senado<br />
expresando el conmovido recuerdo por<br />
las tantas víctimas inocentes de entonces<br />
y la cercanía a los familiares de cuantos<br />
fueron bárbaramente asesinados y de<br />
aquellos obligados a dejar las propias<br />
casas, los propios pueblos, las propias<br />
ciudades». El presidente del Senado ha<br />
subrayado después que «la institución del<br />
Día del Recuerdo, gracias a una ley<br />
aprobada en el 2004 por el Parlamento,<br />
ofrece la oportunidad al País de hacer<br />
memoria de una página terrible que ha<br />
marcado la historia del siglo pasado. Una<br />
trage<strong>di</strong>a olvidada demasiado tiempo y es<br />
bueno reconocer que se ha cometido un<br />
15<br />
cuando ha hablado del “sueño” y del<br />
proyecto europeo en el que él y otros<br />
trataron en modo iluminado el resarcimiento<br />
y el rescate además de la<br />
pesa<strong>di</strong>lla del pasado y la amargura del<br />
silencio. «no debemos callar,<br />
asumiéndonos la responsabilidad<br />
de haber negado,<br />
o ten<strong>di</strong>do a ignorar la verdad<br />
por ideologías preju<strong>di</strong>ciales<br />
y ceguera política,<br />
y del haberla arrancado<br />
por cálculos <strong>di</strong>plomáticos<br />
y conveniencias internacionales»<br />
Y es justo quien ha <strong>di</strong>cho: que se<br />
recuerde el imperdonable horror contra<br />
la humanidad constituido de las foibe, pero<br />
igualmente la o<strong>di</strong>sea del éxodo, y del dolor<br />
y de la fatiga que costó a fiumanos, istrianos<br />
y dalmatos reconstruirse una vida en la<br />
Italia vuelta libre e indepen<strong>di</strong>ente pero<br />
humillada y mutilada en su región oriental.<br />
Y debe recordarse – vuelvo a las palabras<br />
del Profesor Barbi - la “conjura del<br />
silencio”, “la fase menos dramática pero<br />
más amarga y desmoralizante del olvido”.<br />
También de esa no debemos callar,<br />
asumiéndonos la responsabilidad del<br />
haber negado, o ten<strong>di</strong>do a ignorar la<br />
verdad por ideologías preju<strong>di</strong>ciales y<br />
ceguera política, y del haberla arrancado<br />
por cálculos <strong>di</strong>plomáticos y conveniencias<br />
internacionales.<br />
Hoy que en Italia hemos puesto fin a<br />
un silencio no justificable, y que estamos<br />
comprometidos en Europa a reconocer en<br />
Eslovenia un partner amigo y en Croacia<br />
un nuevo can<strong>di</strong>dato al ingreso en la Unión,<br />
debemos repetir con fuerza que donde sea,<br />
en el seno del pueblo italiano como en las<br />
relaciones entre pueblos, comienza con<br />
la reconciliación, que queremos firmemente,<br />
es la verdad. Y lo del Día del<br />
Recuerdo es precisamente, queridos<br />
amigos, un solemne compromiso de<br />
restablecimiento de la verdad ».<br />
Por la ANVGD estaban presentes el Presidente<br />
nacional, Lucio Toth, acompañado<br />
por Serena Ziliotto, hija de desterrados de<br />
Zara, nieta del Podestà de Zara del 1899<br />
al 1922, internado en Austria del 1915 al<br />
1918, y Patrizia C. Hansen, hija de<br />
desterrados de Fiume, <strong>di</strong>rectora de “Difesa<br />
Adriatica”.<br />
Red.<br />
grave error y una injusticia hacia aquellas<br />
italianas y aquellos italianos víctimas de<br />
un o<strong>di</strong>o ideológico y étnico que ha costado<br />
millares de muertes y el éxodo para<br />
centenares de millares ellos».<br />
«Renovar el recuerdo de aquellos<br />
dramáticos eventos nos debe también fortificar<br />
en la convicción - ha concluido -<br />
que no puede haber un futuro común entre<br />
los pueblos si no es en la muestra del<br />
reconocimiento recíproco y de la amistad,<br />
de la superación de cualquier barrera<br />
política, cultural, étnica y en la plena<br />
afirmación de la libertad y de la democracia».<br />
Extenso eco en la prensa italiana<br />
Y un extensísimo eco han tenido las<br />
declaraciones de Mesic en la prensa italiana<br />
de todas las orientaciones. Por<br />
muchos días las primeras páginas y los<br />
servicios internos de los mayores coti<strong>di</strong>anos<br />
y perió<strong>di</strong>cos italianos han estado<br />
ocupados por análisis y comentarios sobre<br />
la infeliz salida del Jefe de Estado croata ,<br />
así como amplio espacio ha sido de<strong>di</strong>cado<br />
al argumento en las redes televisivas y<br />
ra<strong>di</strong>ofónicas nacionales.<br />
En el “Corriere della Sera” Clau<strong>di</strong>o<br />
Magris ha escrito entre otras cosas en su<br />
artículo de fondo del 11 de febrero titulado<br />
Silenzio generalizzato: «Sobre las foibe,<br />
tanta izquierda - comunista y no solo comunista<br />
- ha callado.<br />
Las ha ignorado y ha contribuido a<br />
hacerlas ignorar, sin escuchar las voces -<br />
humanamente fuertes, pero políticamente<br />
exiguas - de aquella izquierda democrática,<br />
patriótica y por tanto, antinacionalista,<br />
que daba testimonio. Tantas<br />
razones no pueden explicar este ultrajoso<br />
silencio y olvido, ninguna puede justificarlo,<br />
así como ninguna violencia<br />
cumplida sobre inocentes justifica la<br />
venganza de violencias sobre otros<br />
inocentes».<br />
Pero es solo un comentario, aunque<br />
sea muy acre<strong>di</strong>tado, entre los tantos que<br />
se han leído en estas semanas. Haremos<br />
una oportuna reseña en el número de abril<br />
de “Difesa Adriatica”.<br />
p.c.h.<br />
(traduzioni <strong>di</strong> Marta Cobian)
16 DIFESA ADRIATICA <strong>Marzo</strong> <strong>2007</strong><br />
Milano, la solenne consegna<br />
dei riconoscimenti ai congiunti<br />
delle vittime delle foibe<br />
Si è svolta nella Prefettura <strong>di</strong> Milano<br />
il 10 febbraio una cerimonia semplice<br />
ma toccante, organizzata dal Prefetto<br />
<strong>di</strong> Milano dott. Gian Valerio<br />
Lombar<strong>di</strong>, per la consegna dei riconoscimenti<br />
conferiti a 12 <strong>di</strong>scendenti<br />
(residenti in Milano e provincia) delle<br />
vittime delle Foibe (nella foto, il pubblico<br />
presente nella sala della Prefettura).<br />
Oltre al prefetto era presente il<br />
In alcune città italiane le amministrazioni<br />
locali hanno ritenuto <strong>di</strong><br />
commemorare il Giorno del Ricordo,<br />
istituito da legge dello Stato italiano,<br />
con l’apporto <strong>di</strong> se<strong>di</strong>centi ricercatori<br />
d’impronta «negazionista».<br />
È stato il caso, non unico, <strong>di</strong> La Spezia,<br />
la cui Provincia ha invitato a<br />
parlarne Alessandra Kersevan, autrice<br />
<strong>di</strong> articoli e interventi vari volti a<br />
minimizzare, se non a negare totalmente,<br />
gli ecci<strong>di</strong> delle foibe e il <strong>di</strong>segno<br />
<strong>di</strong> purificazione etnica nella<br />
<strong>Venezia</strong> <strong>Giulia</strong>. Nulla <strong>di</strong> strano, se si<br />
pensa che la suddetta signora è attivamente<br />
impegnata nella pubblicistica<br />
filo-jugoslava (davvero! Per<br />
favore, qualcuno le <strong>di</strong>ca che la<br />
Federativa non esiste più, non si ripetano<br />
i casi dei poveri soldati giapponesi<br />
rimasti per decenni nella giungla...)<br />
ed è frequente imbattersi nel<br />
suo nome navigando in Internet. Si<br />
scopre che collabora al «Coor<strong>di</strong>namento<br />
<strong>Nazionale</strong> per la Jugoslavia»<br />
(in<strong>di</strong>rizzo web, per chi voglia <strong>di</strong>vertirsi:<br />
www.cnj.it) e che è usa ad inviare<br />
infuocate lettere <strong>di</strong> protesta<br />
contro chiunque si permetta <strong>di</strong> intervenire<br />
sui temi del confine orientale<br />
che ritiene <strong>di</strong> sua esclusiva pertinenza:<br />
<strong>di</strong> recente ha scritto una lettera<br />
in stile d’epoca contro Clau<strong>di</strong>o Magris<br />
e la sua ultima opera, accusandolo<br />
<strong>di</strong> essere un «piccolo borghese»<br />
(si veda il sito www.resistenze.org);<br />
qualche tempo ad<strong>di</strong>etro ha, per così<br />
<strong>di</strong>re, ravvivato le conferenze <strong>di</strong> Anna<br />
Maria Mori con interventi fuori scena,<br />
lanciando anatemi contro la scrit-<br />
vicesindaco <strong>di</strong> Milano Riccardo de<br />
Corato che ha pronunciato alcune<br />
parole <strong>di</strong> circostanza. <strong>Il</strong> Comitato era<br />
rappresentato dal vicepresidente ing.<br />
Sergio Trevisan in sostituzione del Presidente<br />
Piero Tarticchio, che nello stesso<br />
momento partecipava al convegno<br />
in Comune.<br />
Era presente anche il consigliere<br />
del Comitato milanese ANVGD dott.<br />
Luciano Cremonesi. Al termine della<br />
cerimonia ci siamo intrattenuti affabilmente<br />
con i titolari dei riconoscimenti,<br />
(alcuni sono nostri soci). Da ricordare<br />
una gentile signora che ci ha raccontato<br />
come dopo aver più volte deposto<br />
un fiore presso la foiba in Istria<br />
dove si trovano i resti del padre, gli<br />
abitanti del luogo le hanno consigliato<br />
<strong>di</strong> non farlo più!<br />
Foibe, «negazionisti»<br />
chiamati a parlarne a La Spezia<br />
Lo sdegno degli esuli<br />
trice; infine, ha un <strong>di</strong>screto curriculum<br />
<strong>di</strong> proteste collezionate andando<br />
in giro per l’Italia, quando ha<br />
definito le foibe una leggenda.<br />
Ora, questa volta è toccato a lei,<br />
costretta ad interrompere il suo intervento<br />
a La Spezia perché gli esuli<br />
intervenuti l’hanno contestata. Succede,<br />
è la democrazia. «Non ho mai<br />
trovato un clima così ostile», ha detto.<br />
Nel Giorno del Ricordo voleva<br />
trattare <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> concentramento,<br />
<strong>di</strong> deportati jugoslavi, ad avvalorare<br />
la tesi che gli infoibamenti, ammesso<br />
e non concesso che si siano<br />
verificati qua e là, sono stati la <strong>di</strong>retta<br />
conseguenza dell’imperialismo italiano.<br />
È la sua versione ufficiale. Ma<br />
poiché non parlava in un centro sociale,<br />
nella sala erano presenti anche<br />
dei profughi istriani. Molti <strong>di</strong> essi<br />
provenivano da Pola e furono acquartierati<br />
nella caserma Ugo Botti. La<br />
loro in<strong>di</strong>gnazione esplode nell’aperta<br />
contestazione, la signora Kersevan<br />
ha moti <strong>di</strong> stizza, invoca la Digos.<br />
Ma non finisce qui. La signora<br />
Kersevan era stata invitata dall’Istituto<br />
storico e dal Comune <strong>di</strong> Bellaria<br />
Igea Marina a tenere una conferenza,<br />
sempre, non si sa perché, per il<br />
Giorno del Ricordo. Doveva essere<br />
l’ultima <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> conferenze<br />
de<strong>di</strong>cate, per così <strong>di</strong>re, alla storia del<br />
confine orientale. Nell’organizzazione<br />
si era inserita finanche la Provincia<br />
<strong>di</strong> Rimini. Ma l’eco delle proteste<br />
<strong>di</strong> La Spezia ha indotto l’Istituto<br />
storico ad annullare l’incontro all’ultimo<br />
momento. Un’offesa irreparabi-<br />
le, alla quale la mancata relatrice ha<br />
reagito scrivendo l’ennesima lettera<br />
<strong>di</strong> fuoco al presidente e all’assessore<br />
della Provincia <strong>di</strong> Rimini. Ne citiamo<br />
solo qualche stralcio, utile a capire<br />
il personaggio: «Vi state prestando<br />
ad una operazione <strong>di</strong> censura <strong>di</strong><br />
stampo fascista. [...] I politici (o<br />
politicanti, forse è meglio usare questo<br />
termine) italiani che si riempiono<br />
ora da destra a sinistra la bocca con<br />
la giornata del ricordo, non sanno<br />
nulla della storia delle terre del confine<br />
orientale e <strong>di</strong> ciò che il fascismo<br />
vi ha rappresentato. La mia conferenza<br />
poteva essere una buona occasione<br />
per saperne qualcosa, almeno per<br />
la popolazione <strong>di</strong> Bellaria [che è stata<br />
risparmiata, n.d.r.]. Vi ricordo che<br />
la stessa legge istitutiva della giornata<br />
del ricordo, parla anche delle ‘più<br />
complesse vicende del confine orientale’,<br />
e quin<strong>di</strong> avreste avuto anche la<br />
copertura della legge, se vi occorreva<br />
proprio. [...].<br />
Mi pare che i fascisti [per favore,<br />
qualcuno le <strong>di</strong>ca che il fascismo è<br />
caduto più <strong>di</strong> 60 anni fa! N.d.r.].<br />
adesso abbiano capito bene cosa<br />
dovranno fare in futuro, quando si<br />
parlerà <strong>di</strong> argomenti che non gra<strong>di</strong>scono:<br />
mobiliteranno le loro squadracce<br />
minacciando l’or<strong>di</strong>ne pubblico,<br />
e tutti caleranno le brache. Mi<br />
pare che il fascismo nel ’20 abbia<br />
trionfato così. Spero che tutto questo<br />
vi si rivolti contro [ci manca l’anatema,<br />
e peste li colga].<br />
p.c.h.<br />
Latina, inaugurato il monumento<br />
ai Martiri delle Foibe<br />
realizzato dal Comitato Provinciale<br />
ANVGD e dal Comune pontino<br />
Nel corso <strong>di</strong> una solenne cerimonia il sindaco <strong>di</strong> Latina Vincenzo<br />
Zaccheo ha inaugurato il 10 febbraio il nuovo monumento ai Martiri<br />
delle Foibe fortemente voluto dal Comitato Provinciale ANVGD presieduto<br />
da Benito Pavazza. Erano presenti le massime autorità civili e militari,<br />
nonché una folta rappresentanza degli esuli giuliano-dalmati raccolta<br />
sotto il vessillo dell’<strong>Associazione</strong>.<br />
Pubblichiamo due istantanee del monumento e del momento dell’inaugurazione<br />
da parte del primo citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Latina, rinviando al prossimo<br />
<strong>numero</strong> un più ampio servizio.