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5_Europa_IMI_15.02.2015

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La trasformazione sarebbe dovuta avvenire su base volontaria, ma, con sorpresa sia delle

autorità naziste che di quelle fasciste repubblicane, il 70% degli IMI rifiutò di sottoscrivere le

dichiarazioni (Hammermann 2004, 299). Talmente profonda era l’ avversione e la radicata

diffidenza nei confronti dei rappresentanti nazisti e fascisti alimentata dalle umiliazioni patite,

i maltrattamenti subiti, l’esperienza della fame e le condizioni igienico-sanitarie in cui erano

stati costretti a vivere.

Le autorità tedesche cercarono di convincere gli IMI con minacce e punizioni; ma la

repressione di un movimento così vasto si rivelò troppo impegnativa, per cui il 4 settembre

1944 per ovviare a ulteriori ritardi organizzativi lo stato di IMI in “Lavoratori civili” fu

trasformato d’autorità e senza ulteriori formalità (Hammermann 2004, 300). La situazione

degli IMI veniva cosi a confluire in quella dei lavoratori civili italiani 12 . Con il nuovo status

gli ex IMI non erano più sottoposto al commando della Wehrmacht ma direttamente della

Gestapo e a partire dal novembre del 1944 sotto il diretto controllo delle SS (Hammermann

2004, 70). Sotto il profilo del vitto e dell’ alloggio nulla cambiò (Hammermann 2004, 300).

Durante il periodo di prigionia diecimila militari italiani furono inviati nei famigerati campi di

concentramento o di sterminio che dipendevano direttamente dal Reichsführer delle SS e

comandante dell’ esercito di riserva Heinrich Himmler (Hammermann 2004, 23). I militari

italiani avevano tentato la fuga o furono accusati di resistenza, ribellione e sabotaggio

(Hammermann 2004, 252). In questi campi infami non soltanto il deperimento fisico e gli

stracci indossati dai detenuti, ma anche i continui maltrattamenti patiti, il loro completo

isolamento, la totale negazione della dignità umana fecero dolorosamente comprendere fino a

che punto potesse spingersi il processo di disumanizzazione (Hammermann 2004, 288).

Furono milioni tra membri di religione ebraica e oppositori politici o sociali affluiti da tutta l’

Europa che perirono in questi miserabili campi. Dall’ Italia furono circa quarantamila che vi

vennero deportati. Di loro appena il 10% riuscì a sopravvivere 13 .

Con la fine della guerra il 8 maggio 1945 il rimpatrio fu accompagnato da notevoli problemi e

a causa della pressoché totale mancanza di mezzi di trasporto. Gli ex militari internati

dovettero percorrere dai campi di prigionia situati anche in Polonia lunghi tratti di strada a

piedi per arrivare in Italia. Più della metà degli IMI rientrò in patria tra maggio e settembre

12

Brunello Mantelli: Gli italiani in Germania 1938-1945: un universo ricco di sfumature. Quaderni Istrevi, n.1/

2006. Pg 22. http://www.centrostudiluccini.it/pubblicazioni/istrevi/1/mantelli.pdf, 22.12.2013

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Brunello Mantelli: Gli italiani in Germania 1938-1945: un universo ricco di sfumature. Quaderni Istrevi, n.1/

2006. Pg 8. http://www.centrostudiluccini.it/pubblicazioni/istrevi/1/mantelli.pdf, 22.12.2013

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