5_Europa_IMI_15.02.2015
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chiederanno a lungo e invano risarcimenti morali e materiali, che nel frattempo era diventata
uno dei principali baluardi europei contro l’influenza sovietica (Avagliano 2009, 305). Gli
accordi di riparazione escludevano sistematicamente le rivendicazioni da parte di detenuti
stranieri dei campi di concentramento e di lavoratori coatti (Hammermann 2004, 353). Finché
oltre 40 anni dalla fine della guerra nel 1986 il Parlamento europeo adotta una risoluzione con
cui sollecitava le industrie tedesche a risarcire gli ex lavoratori coatti (Hammermann 2004,
354). Ma nel 2001 sono esclusi gli IMI dal risarcimento poiché la trasformazione degli IMI in
“lavoratori civili” si configura come una palese violazione del diritto internazionale da parte
del governo nazista e di conseguenza, gli ex internati devono essere considerati prigionieri di
guerra che, in quanto tali, non hanno diritto ad alcun risarcimento. Una tesi che, dati anche i
limitati fondi a disposizione, mira a escludere gli ex internati italiani da ogni risarcimento
(Hammermann 2004, 355).
La Corte internazionale di giustizia dell’ Aja il 3 febbraio 2012 prende atto, con sorpresa e
rammarico, che siano stati esclusi gli IMI dalle misure tedesche di risarcimento.
Riconoscendo che l’ immunità dalla giurisdizione impedisce alle vittime di ricorrere in
giudizio contro la Germania – ribadisce la Corte – cosicché la questione è da risolvere con un
negoziato diretto tra i due stati 16 . Ma oramai i rimanenti IMI sono tutti almeno ottuagenari e
il problema per lo Stato italiano si risolverà comodamente.
Oltre che ignorati, gli IMI sono stati scomodi, per un motivo o per un’ altro invisi a tutte le
componenti politiche, culturali e istituzionali del nuovo arco costituzionale: le forze della
Resistenza non vogliono condividere con il loro monopolio della memoria che stanno
instaurando intorno alla Liberazione, la cultura politica di sinistra vede in loro l’ esercito che
ha condotto la guerra d’aggressione fascista, l’area più conservatrice li considera invece la
prova vivente della disastrosa gestione dell’armistizio di cui i propri esponenti sono
responsabili, mentre per le forze di destra e le nuove gerarchie militari essi incarnano un
passato fallimentare da dimentica a tutti i costi (Avagliano 2009, 306).
Ma si dovrebbe comunque tenere presente che con il rifiuto di una così consistente parte delle
forze armate di imbracciare nuovamente le armi per Hitler e Mussolini scegliendo il sacrifico
dei campi di concentramento essi contribuirono al riscatto italiano dal fascismo e dalla guerra
d’aggressione, grazie al quale il paese, nel dopoguerra, poté presentarsi tra le nazione
democratiche, vincitrici sul nazifascismo (Avagliano 2009, LIII). Il loro rifiuto fu pronunciato
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Enzo Orlanducci, Presidente esecutivo ANRP nella presentazione di “Riflessioni in margine alla sentenza
della Corte Internazionale di Giustizia del 3 febbraio 2012 sulle immunità giurisdizionali degli Stati.” A cura di
Gina Turatto, Edizioni ANRP, 2012.
http://www.anrp.it/edizioni/altre_pubblicazioni_consultabili/Turatto%20Feb%202012.pdf, 04.01.2014
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