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Dicembre 2020
L’ALBERO
della speranza
A settembre, all’inizio dei lavori per la quarta uscita del
giornalino, purtroppo non si sono potuti svolgere i consueti
incontri in struttura aperti a tutte le persone che
partecipano a questo progetto, tra cui famigliari, dipendenti,
volontari e persone
delle comunità
locali. Tuttavia, non
ci siamo arresi ed abbiamo
cercato delle
strategie per tenere
in contatto il gruppo
del giornalino con gli
ospiti del C.S.A.; la
tecnologia, a riguardo,
(e-mail, smartphone,
WhatsApp)
è stata di grande
supporto. Gli ospiti si
sono ugualmente riuniti
in piccoli gruppi
per discutere del titolo,
delle tematiche da
inserire nell’edizione
di dicembre e condividere
gli articoli raccolti.
Negli incontri svolti
nel C.S.A., tre erano
i titoli candidati tra
cui scegliere e il più
votato è stato quello
denominato “L’Albero
della Speranza”.
Ma perché proprio
questo titolo? In questo
momento storico
abbiamo bisogno di
speranza perché essa
ci dà il coraggio per
affrontare il quotidiano
ed anche fiducia per il futuro. Il tempo che stiamo
vivendo, infatti, è molto complesso e particolare. Tutti
siamo chiamati a gestire grandi cambiamenti, a metterci
in discussione per instaurare rapporti sociali nuovi che
mettano le basi per un percorso migliore per la nostra
umanità. Ci siamo chiesti allora: quale disegno dipingere
come simbolo di questa edizione del giornalino? Si è
quindi realizzato un albero con il tronco, i rami e le foglie
con i colori dell’arcobaleno,
realizzati
mediante le impronte
delle mani degli ospiti
e di alcuni dipendenti,
attraverso la tecnica
della pittura a tempera.
Gli anziani si sono
divertiti molto nello
scegliere il loro colore
preferito e mettere la
propria mano pitturata
sul foglio. Tali impronte,
create in modi
e colori diversi, stanno
a significare che ogni
persona è unica ed
originale e che è importante
la coesione
tra le persone perché
si sostengano a vicenda,
qualunque sia la
situazione in cui si trovano
a vivere. Oggi
più che mai quelle
mani rappresentano
la nostra forza e la
motivazione per farci
superare questo momento
di difficoltà.
Esse integrano le parole
ed i sorrisi che
non riusciamo a dare
come vorremmo. L’albero,
poi, è illuminato
dal sole e, grazie alla sua energia, può esserci vita e,
quindi, anche la speranza.
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
Rivista del Centro Servizi Anziani “Santa Maria Bertilla”
Brendola (VI) - Tel. 0444 400071 - info@csabrendola.it - Facebook: Centro Servizi Anziani S.M. Bertilla sito: www.csabrendola.it
SOMMARIO
LA SCRITTURA CREATIVA pag. 4
I TALENTI DI MAURIZIA pag. 8
SAN GIOVANNI ANTONIO FARINA:
FONDATORE E VESCOVO
pag. 11
LA FORZA DEL GRUPPO pag. 15
Autorizzazione al Tribunale della Testata -
“L’ALBERO” - N. 4 dicembre 2020 - in attesa di
registrazione presso il Tribunale di Vicenza
Editore: Bericaeditrice s.r.l.
Galleria Brigata Valdagno, 32 - 36075 Montecchio
Maggiore (VI)
tel. 0444 450693 fax 0444 478247
www.bericaeditrice.it
Direttore Responsabile: Guido Gasparin
Direttore e coord. redazionale: Chiara Dalla Pozza
Stampa: Centrooffset Master, Padova
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
LE FESTE A SORPRESA
In alcuni pomeriggi soleggiati tra maggio e
giugno, i nostri ospiti sono stati protagonisti
di alcune feste a sorpresa nel giardino della
struttura. L’idea è nata dal servizio educativo
ed ha coinvolto anche altre figure professionali:
grazie al contributo di tutti, esse sono
riuscite molto bene.
Sono stati momenti belli, di aggregazione,
in cui gli ospiti si sono divertiti e hanno potuto
stare all’aria aperta, chiacchierare, giocare
e svolgere dell’attività motoria a ritmo
di musica!
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
2
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
IL NOSTRO ORTO IN VASO
“Io avevo un bellissimo orto a casa, ci seminavo
di tutto: insalata, coste, pomodori, carote, cavoli e
vedessi quanta roba veniva su!”
Diversi nostri anziani hanno vissuto l’orto come una passione,
propria o acquisita a loro volta dai loro genitori. All’interno delle
conversazioni che si creavano durante alcune attività educative
in gruppo, spesso emergeva il racconto del raccolto delle
verdure di stagione, del lavoro della terra ed ogni anziano portava
la propria esperienza personale. Perché allora non provare
a creare un nostro piccolo orto?
L’idea è piaciuta molto ad un gruppetto di anziani che si è prestato
alla cura e alla crescita di quello che è poi diventato un
orticello in vaso. Procurati i vasi e qualche attrezzo del mestiere
dal manutentore Giovanni, il terriccio dalla fisioterapista Silvia e
comprate un po’ di sementi di stagione su consiglio degli stessi
ospiti, abbiamo potuto dare inizio al nostro lavoro.
Le verdure scelte sono state coste a gamba bianca e insalata.
Durante il primo incontro ci siamo dedicati alla preparazione
del terriccio all’interno dei vasi e alla selezione delle sementi
per poi passare alla semina e, in seguito, alla cura settimanale
delle piantine germoglianti. Di volta in volta, annaffiando e sistemando
i germogli, sono sorti da parte di ognuno consigli ed
accorgimenti da adottare per una migliore resa, fino ad arrivare
alla plurima raccolta dei buoni frutti ottenuti.
Partendo così dalla condivisione di un’esperienza conosciuta,
ogni partecipante ha potuto sperimentarsi in un’attività che
ha coinvolto la sfera sociale, manuale, temporale e cognitiva,
unendo la rievocazione del proprio vissuto al vivere quotidiano
all’interno di questa comunità. E tutto ciò con una sana dose di
allegria: quanto ci siamo divertiti a sporcarci le mani!
Denise Bressan
LA SPERANZA
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza,
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Gianni Rodari
3
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
LA SCRITTURA CREATIVA
Quest’anno noi educatrici abbiamo avviato il progetto della
scrittura creativa, con i nostri cari anziani, il quale prevede la
creazione di poesie in piccoli o medi gruppi. Ci si pone tutti in
semicerchio, con un cartellone vicino all’educatrice, in modo
che ognuno possa vedere ciò che viene man mano scritto in
esso e, nello stesso tempo, gli altri partecipanti. Una volta comunicato
l’argomento della poesia (per esempio riguardante
la stagione corrente o una festa imminente), si sceglie un titolo
tutti insieme per poi cominciare con la scrittura vera e propria.
Ad ogni partecipante viene chiesta una lettera dell’alfabeto a
scelta: ciascuna lettera sarà l’inizio di un verso della poesia. A
questo punto comincia il confronto di idee e la stesura dell’opera
finale, componendo un verso per volta. Gli obiettivi che
ci poniamo nel proporre quest’attività sono molteplici: un aiuto
nell’orientamento temporale dell’anziano, l’accettazione
dell’altro attraverso il rispetto del turno di parola e delle idee
esposte da ciascuno, la socializzazione tra i partecipanti favorendo
una maggiore conoscenza tra loro, la condivisione e, infine,
la collaborazione all’interno di un gruppo.
La cosa a mio avviso più significativa, e sempre sorprendente,
è vedere come ogni singolo partecipante sia importante per
l’attività e per ottenere il risultato finale: c’è chi, contribuendo
anche solo con una parola, fornisce lo spunto da cui partire per
la costruzione successiva del verso della poesia, lasciando poi
spazio a chi è un po’ più abile nella formazione sintattica del
verso.
Così facendo, ogni anziano si sente di poter dare il proprio
contributo alla creazione di qualcosa di bello e vi assicuro che
lo stupore e la soddisfazione da parte dei partecipanti, nel vedere
l’opera conclusa sono sempre veramente grandi!
Denise Bressan
ESTATE
E l’estate vien cantando,…
si vedono prati fioriti,
ciliegie e cocomeri in abbondanza,
biciclette per tutte le contrade,
liberi i bambini giocano allegri.
Mari e monti, mete di vacanze,
a tutti offrono paesaggi splendidi.
Torride giornate di sole cocente
“le te brusa la mente!!”.
Vedevi le lucciole brillare
vivendo la serata in compagnia!
Colus Lucina, Ferrari Bruno, Fracasso Angela,
Lorenzato Edda, Moro Mario, Muraro Lidia,
Ongaro Ada, Nodari Valbruna,
Vaccarotti Adelaide, Zanni Giovanna.
4
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
IL MIO COMPLEANNO
Mercoledì 19 agosto è stato per me un giorno molto bello: il mio compleanno
e quest’anno ho spento 100 candeline!
Nel pomeriggio, sono stata partecipe di una bellissima festa organizzata
in mio onore; per questa occasione ho indossato un bel completo
blu e, quando sono arrivata in salone, mi hanno donato una bella
coroncina di fiori azzurri; l’ho messa tra i capelli, tenendola per tutta
la durata della festa.
A dire la verità, già da un mese mi dicevano che sarei stata festeggiata
ma non pensavo a un pomeriggio così entusiasmante.
Il salone era curato nei dettagli e ben addobbato; anche le canzoni
sono state piuttosto belle. Mi sono commossa, poi, quando il cuoco
ha portato il dolce: era molto grande e c’erano delle candeline scintillanti.
Tutte le persone che hanno partecipato sono state contente, ho sentito
il loro calore ed ho ricevuto molti complimenti.
Sono grata a tutti per l’affetto, per i regali che mi sono stati donati,
tra cui dei bei mazzi di fiori, e, ancora, per i biglietti di auguri, per la
poesia scritta dalla signora Olimpia e per la videochiamata da parte
del sindaco di Brendola.
Porto con me un bellissimo ricordo di questo giorno, grazie di cuore!
Anna Greif
GELATO PARTY
È questo il titolo che Sonia, Sara e Denise, le educatrici della struttura, hanno dato alla festa che si è tenuta a settembre
nello spazio esterno del Centro Servizi Anziani invitando il gruppo musicale Walter Sound. Nel pomeriggio
gli ospiti hanno potuto ascoltare e cantare delle belle canzoni assieme e gustare un ottimo gelato in compagnia.
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
5
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
UN COLLAGE CON I CHICCHI DI CAFFE’
È importantissimo per noi mettere alla prova la nostra creatività,
soprattutto sperimentando l’utilizzo di diversi materiali con
cui realizzare disegni e varie creazioni. Ad esempio, i chicchi di
caffè si prestano ad essere usati per realizzare dei collage: un
modo perfetto per trascorrere una mattinata o un pomeriggio
piacevoli ed in compagnia. Si possono costruire infiniti soggetti
e la procedura è molto semplice: basta prendere un foglio di
carta, della colla, alcuni pennarelli e… tanti chicchi di caffè.
Si mette qualche goccia di colla vinilica nei punti in cui van-
no posizionati i chicchi di caffè, spargendola leggermente in
modo da creare uno strato di colla sufficiente per farli aderire. È
un lavoro che richiede attenzione e pazienza, procedendo una
zona per volta. Che bello poi vedere ultimati i nostri capolavori!
Sono momenti importanti che condividiamo tra noi, accompagnati
da musica e… dal buon profumo del caffè.
Le ospiti del nucleo Ciliegio e le religiose del nucleo Cedro
VITA
Rughe di un volto
che raccontano una storia...
Osservo e ascolto...
Il cuore mi porta lì...
A un nome,
a un figlio, genitore a sua volta,
nonno...
Episodi di vita... immagini...
Sensazioni...
Ora, in carrozzina...
Sguardi attenti, sguardi compassionevoli,
sguardi amorevoli, cure...
Piccoli gesti quotidiani d’amore...
Oggi loro...
Un domani forse, noi...
Dal cuore un forte inequivocabile messaggio:
vivi la vita, assaporando ogni momento,
è un Dono prezioso...
Ogni istante regala qualcosa...
A occhi che sanno vedere,
e orecchi che sanno ascoltare...…
dal profondo del cuore sentiranno quale dono sia la vita:
pulsa ovunque...…
e il corpo è solo un vestito.
Barbara Girardi
6
LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI
LA NOSTRA FESTIVITÀ
dei nonni, sono stato accompagnato nel salone della struttura
assieme ad altri ospiti e le educatrici ci hanno messi in cerchio.
Sara ha suonato la chitarra, abbiamo cantato assieme ed alcuni
di noi hanno anche ballato all’interno del cerchio. Come merenda,
poi, ci hanno servito della buonissima sopressa con la
polenta. Sono stato molto contento di aver partecipato perché
è stata davvero una bella festa!”.
Attilio Crivellaro
Il 2 di ottobre è un giorno in cui ci sono varie ricorrenze: per la
Chiesa cattolica si celebrano gli angeli custodi e, a livello civile,
si festeggiano i nonni.
Al Centro Servizi Anziani non poteva sfuggire questa data e,
per l’occasione, gli ospiti sono stati invitati a trascorrere un pomeriggio
di divertimento.
Il racconto di un ospite: “Mi chiamo Attilio e sono nonno di
tre bellissimi bambini che si chiamano Mia, Cristiano e Filippo.
Sono molto legato e voglio loro bene. Nel giorno della festa
GLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIO
Nel mese di ottobre ci sono state le ricorrenze degli anniversari di matrimonio per due coppie di sposi: i coniugi Luciano con Giovanna
e Achille con Tecla. Le due coppie hanno rispettivamente festeggiato 62 e 59 anni di vita matrimoniale.
I vari professionisti, che operano nella struttura, si sono accordati per organizzare un momento in cui gli sposi potessero festeggiare
tra loro gli anniversari e così lunedì 19 ottobre, con le tavole abbellite per l’occasione e con una musica di sottofondo di genere
romantico, hanno pranzato insieme!
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
7
LA GENEROSITÀ
I TALENTI DI MAURIZIA
MARIO E GIOACCHINO:
VOLONTARI STRAORDINARI!
All’interno della struttura, prima del lockdown di marzo, c’erano
molti volontari che dedicavano alcune ore del loro tempo
al Centro Servizi Anziani ed erano di grande supporto. Essi ricoprivano
diversi ruoli, in base alle attitudini personali, tra cui:
attività di animazione, di compagnia, di trasporto degli ospiti o
dei materiali e altre attività pratico-manuali. In tutti questi mesi
il loro servizio è stato sospeso, ad eccezione di quello rivolto
alla popolazione anziana che vive nei territori di Brendola e di
Val Liona: si tratta del trasporto dei pasti a domicilio. Mario
e Gioacchino non sono mai venuti meno a questo incarico e
gli anziani che vivono a casa hanno potuto ricevere sempre un
pasto caldo. Li ringraziamo di cuore per la loro disponibilità!
Per tutti gli altri volontari, nel momento in cui verranno riaperte
le porte della struttura, sarete accolti a braccia aperte!
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
In tutti questi mesi, la signora
Maurizia, famigliare di
un’ospite, non ha mai fatto
mancare la sua presenza
all’interno della struttura,
mettendo a frutto i suoi
talenti personali, quali la
creatività e la manualità. Infatti,
in ogni stagione ci ha
sempre fatto pervenire delle
bellissime composizioni realizzate
con le sue mani per
abbellire alcuni luoghi del
Centro Servizi Anziani.
In particolare, nella stagione primaverile, le tavole dove gli
ospiti mangiano sono state impreziosite da diverse tipologie di
fiori fatti con la carta crespa e, nel salone polifunzionale, è stata
appesa una ghirlanda floreale. La signora Maurizia ha portato
poi dei rami di albero in un vaso e gli ospiti, con l’aiuto delle
educatrici, hanno composto dei piccoli fiori di carta da posizionare
sui rami.
Anche nel periodo estivo ed autunnale, abbiamo ricevuto da
lei due ghirlande decorate secondo la stagione, ci ha portato
anche dei frutti autunnali e degli animaletti fatti con la carta che
sono stati collocati su alcuni davanzali.
In questi mesi la signora Maurizia sta realizzando per il periodo
natalizio dei bellissimi presepi.
Tutto lo staff e gli ospiti esprimono la loro gratitudine e, se
qualche persona vuole unirsi a questa bella iniziativa, è la benvenuta!
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
8
I VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE U.N.I.T.A.L.S.I.
LA GENEROSITÀ
Vogliamo ringraziare i volontari all’Associazione U.N.I.T.A.L.S.I.
Montecchio Maggiore-Brendola per il prezioso servizio che
svolgono nei confronti di molte persone, tra cui gli ospiti
dell’Ente. Vi lasciamo alla lettura di alcune testimonianze che
hanno fatto dei volontari e un pellegrino quando si sono recati
a Lourdes.
C.S.A. “Santa Maria Bertilla”
Dormivo e sognavo che la vita era gioia.
Mi svegliai e vidi che la vita era servizio.
Volli servire e vidi che servire era gioia.
Rabindranath Tagore
Siamo ritornati a Lourdes per il servizio invernale alle piscine di
acqua benedetta, dal 6 all’11 Gennaio 2020. Anche quest’anno
il Santuario di Lourdes ha chiesto ai soci U.N.I.T.A.L.S.I. di aiutare
i volontari della Bigorre a prestare servizio presso le piscine
per farle funzionare anche durante il periodo invernale. Memori
della magnifica esperienza vissuta a Lourdes nel gennaio
2019, alcuni volontari del gruppo U.N.I.T.A.L.S.I.
Montecchio Maggiore-Brendola hanno deciso di
ripetere l’esperienza vivendo un periodo di comunione,
di volontariato e di raccoglimento presso
la grotta dove la Santa Vergine apparve a Santa
Bernadette nel lontano 1858. Noi volontari siamo
stati ospitatati presso la Casa Giovanni Paolo II costruita
per accogliere gli stagisti, in servizio a Lourdes,
per conto di U.N.I.T.A.L.S.I.. Lourdes è un’esperienza in
cui non si può restare spettatori ma solo protagonisti. Infatti,
Lourdes è un luogo di speranza, di guarigione, un luogo di
misericordia soltanto se ci si rende utili. I pellegrini che si recano
alle piscine, durante il periodo invernale, provengono da
differenti nazioni, per la maggior parte dalla Francia. Giovani e
anziani, camminando o spinti sulle sedie a rotelle dai famigliari
o dagli amici, persone sane o affette dalle più diverse patologie:
tutti arrivano con la convinzione che fare il bagno nelle
piscine significa compiere un gesto di umiltà perché qui ci si
spoglia materialmente di quello che si ha compiendo un gesto
di penitenza, di fede e di speranza. Anche se non viene detto
apertamente, tutti hanno la speranza, se non di guarire, almeno
di riuscire ad accettare e sopportare le difficoltà che vivono.
L’acqua che arriva nelle piscine è acqua naturale che proviene
da una sorgente che è stata portata alla luce da Bernadette nel
corso della nona apparizione, il 25 febbraio 1858. I pellegrini si
mettono tutti in fila per entrare nell’area della sorgente;
uno di loro ha testimoniato come il bagno nelle piscine
fosse “un’emozione fortissima”. E’ difficile spiegare
la sensazione che si prova, è un’esperienza
indimenticabile che arricchisce spiritualmente. Vedere
davanti a sé l’immagine della Madonnina che
ti aspetta mentre la stai pregando dal profondo del
tuo cuore e sai che a Lei puoi affidare le persone
più bisognose, quelle più care e tutte le tue speranze:
questa è davvero un’esperienza meravigliosa! I volontari ti
aiutano a spogliarti e poi una commozione fortissima ti invade
quando, dopo il segno della croce ed una preghiera, scendi
nell’acqua e vieni aiutato ad immergerti. All’uscita dall’acqua,
la commozione ti pervade ancora, le lacrime cominciano a
scendere ed entri in una dimensione spirituale che ti appaga
e ti consola, mentre i volontari ti aiutano a rivestirti. Ringrazio
U.N.I.T.A.L.S.I. per avermi dato un’altra grande occasione per
dimostrare il mio amore ed il mio attaccamento alla Santa Vergine
e a Santa Bernadette presso il Santuario di Lourdes.
Gruppo UNITALSI Montecchio Maggiore-Brendola
9
CURIOSITÀ
LA QUERCIA - QUERCUS
Nel nucleo della Quercia troviamo gli ospiti del secondo piano
del Centro Servizi Anziani “Santa Maria Bertilla”.
Alcuni di essi, pur impossibilitati a causa di una scarsa autonomia
fisica, partecipano attivamente alle attività proposte dalle educatrici
della struttura.
Messaggio: la Quercia è un albero forte, con grandi radici, e una
chioma generosa. Ci racconta di chi vuole esserci ancora e vivere
davvero per agire e partecipare alla vita della struttura. Sono
gli ospiti che arricchiscono ciò che
viene loro proposto raccontando le
storie della loro vita ed i punti di vista
personali.
Origine: la Quercia è un albero molto
diffuso fin da tempi molto antichi,
già prima dell’ultima glaciazione
popolava la Terra; oggi è presente
in tutto l’emisfero settentrionale
specie nelle regioni temperate.
Profilo botanico: la Quercia è
un genere appartenente alla famiglia
delle Fagacee, ed è un nome
generico comprendente gli alberi
comunemente chiamati Querce.
Infatti, si trovano diverse varietà: dal
Cerro, al Rovere, alla Quercia comune
e molte altre. In molti casi, il portamento
è imponente anche se ci
sono specie arbustive. L’areale del
genere Quercus comprende buona
parte dell’emisfero settentrionale
estendendosi dalla zona temperata
a quella tropicale dell’America,
dell’Europa, del Nord Africa e dell’Asia. Le due Querce più diffuse
in Europa sono Quercus robur (Farnia) e Quercus petrae (Rovere),
nelle nostre zone troviamo anche il Quercus cerris (Cerro).
Le Querce sono piante monoiche, ovvero la stessa pianta porta
sia i fiori maschili che quelli femminili. I fiori maschili sono riuniti
in amenti di colore giallo, quelli femminili sono di colore verde.
Il frutto è la ghianda; l’albero ha radici possenti e tende a sviluppare
un grosso tronco per sostenere il suo metabolismo. Le foglie,
disposte in modo alterno, sono talvolta lobate, oppure dentate
e, anche sulla stessa pianta, possono avere forme diverse (per la
differenza del fogliame giovanile rispetto a quello adulto). Tali foglie
sono le ultime a comparire in primavera e le ultime a cadere;
a fine inverno, le possiamo trovare ancora secche ma attaccate
all’albero.
Frutto: le ghiande della Quercia comune sono appese a lunghi
piccioli e, in altri tempi, venivano usate soprattutto come cibo per
animali. Tuttavia, anche l’uomo si era adattato per poter ottenere
una farina con cui fare il pane sottoponendo le ghiande prima ad
un processo con cui togliere al frutto il gusto amarissimo e aspro
e poi per farlo essiccare, tostare e ridurlo a farina.
Proprietà: in fitoterapia, tradizionalmente, si utilizza la corteccia
dei rami giovani per la loro azione astringente, antinfiammatoria
ed antiemorragica, per eczemi ed
infiammazioni di vario tipo. Le gemme
si usano principalmente per curare problemi
di esaurimento organico ed intellettuale.
Le Querce sono piante visitate
dalle api per la produzione di miele di
melata. Dalla Quercia si ricava anche un
fiore di Bach, chiamato Oak, che aiuta
le persone affaticate a causa dei troppi
impegni intrapresi contribuendo a conferire
un giusto valore anche al riposo e
al sano divertimento.
Simbolismo: nella cultura celtica, la
Quercia è stata la protettrice dei druidi
che, come guaritori e guide spirituali
del loro popolo, dovevano quotidianamente
confrontarsi con molte avversità.
In tutta l’Europa, in epoca precristiana,
la Quercia era considerata una pianta
sacra per entrare in contatto con la Terra.
Nel tempo, anche fra i Cristiani, la
Quercia conservò molto del suo prestigio
soprattutto per il suo utilizzo materiale:
il legno veniva usato per il falò di
Natale che rappresentava il rito iniziatico
per accedere al nuovo anno. Per i greci, la Quercia era l’albero
dedicato a Zeus mentre per i romani era dedicata a Giove. Proprio
per i romani, i suoi rami erano simbolo di virtù, forza, coraggio,
dignità e perseveranza.
È interessante ricordare che la Quercia è simbolo di concretezza e
ci mostra come ben realizzare i nostri propositi, e incentiva a dare
la giusta considerazione alle funzioni legate alla sopravvivenza:
non è un caso se un tempo i tribunali svolgevano ed emettevano
decreti non in un ambiente chiuso, ma in un ritrovo all’aperto sotto
le fronde delle Querce.
Il ramo di Quercia è sempre stato il simbolo della forza e del valore
in campo militare, mentre il ramo d’ulivo è il simbolo della
pace: entrambi compaiono nell’emblema nello stemma della Repubblica
Italiana.
Barbara Girardi
10
L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE
SAN GIOVANNI ANTONIO FARINA: FONDATORE E VESCOVO
San Giovanni Antonio Farina nacque a Gambellara (VI) in una
famiglia cristiana e benestante nel 1803. I genitori lo affidarono
allo zio sacerdote perché ricevesse un’istruzione scolastica.
Questi gli fece da maestro e guida ed influì notevolmente sulla
sua formazione umana, cristiana e sacerdotale. Da giovane
sacerdote, seppe leggere in modo lungimirante la realtà che
riguardava la gioventù femminile nel
quartiere di San Pietro di Vicenza. Le
fanciulle delle famiglie povere, abbandonate
a se stesse, senza istruzione
o educazione, erano infatti facili
prede della malavita del tempo. Con
altri collaboratori, nel 1831, istituì la
prima scuola popolare femminile per
le figlie del popolo. In seguito, aprì
le porte alle ragazze cieche e a quelle
sordomute; progettò l’assistenza
agli anziani e ai malati che avviò
concretamente nel 1846 in ricoveri,
ospedali e a domicilio.
Oltre all’istruzione elementare e alla
formazione religiosa, la scuola offriva
una preparazione professionale
adeguata alle giovani in difficoltà
e Farina si prodigò per far ottenere
alla nuova scuola il riconoscimento
da parte delle istituzioni competenti.
Nel 1834, aprì tale nuova scuola anche alle
giovani benestanti perché, con il loro contributo economico,
assicuravano il salario alle insegnanti. Alcune difficoltà, che
vennero a crearsi con le maestre della scuola, fecero maturare
in Don Giovanni Antonio Farina l’idea di sostituire le maestre
stipendiate con donne che, per vocazione speciale, vivessero
in comune e si prendessero cura delle fanciulle povere. Farina
scrisse un regolamento, per la fondazione del nuovo istituto,
che sottopose all’approvazione del Vescovo.
L’11 novembre 1836 si riunirono le prime tre religiose e così
ebbe inizio l’Istituto Farina. Per Don Giovanni Antonio era
fondamentale che le suore fossero qualificate per svolgere in
modo idoneo la loro missione di maestre. Egli curò in modo
particolare la loro formazione culturale e, oltre ai programmi
prescritti per la scuola di quel tempo, le novizie studiavano l’italiano,
il tedesco e il francese, come
pure il disegno. Imparavano anche
a suonare alcuni strumenti musicali
per poter poi insegnare queste materie
alle loro educande.
L’intensa attività del nostro Fondatore
era sostenuta da una profonda
spiritualità ancorata nella Sacra Scrittura,
nell’Eucaristia e nella devozione
ai Sacri Cuori, come dimostrano la
corrispondenza con le suore, le omelie,
le istruzioni, le lettere pastorali e
la catechesi.
L’autentica denominazione della Congregazione
da lui fondata è “Suore
Maestre di Santa Dorotea Figlie dei
Sacri Cuori”.
Eletto vescovo, prima di Treviso e poi
di Vicenza, si distinse per la grande carità
e lo zelo pastorale che espresse in
un’ampia attività apostolica orientata
alla formazione del clero e dei fedeli,
all’insegnamento catechistico dei fanciulli, all’istituzione di numerose
confraternite con scopi spirituali, caritativi ed assistenziali.
Morì a Vicenza nel 1888. È stato beatificato da Papa San
Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001 e canonizzato da Papa
Francesco il 23 novembre 2014. Viene ricordato, come santo,
il 14 gennaio.
Suor Giovanna Mastrotto
INSIEME PER NON MOLLARE
Il 26 settembre 2015 sono arrivata nel Centro Servizi Anziani
di Brendola, nella comunità “Accoglienza”. All’inizio mi sono
sentita disorientata e provavo delle difficoltà nell’adattarmi ad
uno stile di vita diverso. Non è stato facile ma posso dire che ci
sono riuscita. Ricordo con affetto tutte le persone con cui sono
vissuta prima di essere inserita in questa struttura. Ho avvertito
che la mia nuova famiglia costituisce un’opportunità per
essere felice, apprezzare qualsiasi aiuto, accettare chi ti dona
un servizio con il sorriso. Tutto il personale, suore, dirigenti e
professionisti hanno questa capacità: dimenticare se stessi e le
proprie difficoltà per essere con noi e per noi. Il mio grazie sia
fatto di gesti di obbedienza, di preghiera.
Grazie e ancora grazie per il bene che mi volete!
Suor Maria Rina Caprino
11
L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE
MAMMA CORAGGIO
In tempo di guerra e di grandi restrizioni, il cibo era razionato
ed ogni famiglia disponeva dei “bollini della tessera”, distribuiti
dall’Ufficio Annona del Comune, con i quali, pagando a prezzo
calmierato, si potevano acquistare nei negozi le vettovaglie
assegnate ad ogni famiglia, in base ai suoi componenti ed
alla loro età. In città la vita era difficile e la gente si arrangiava
come poteva: chi aveva soldi acquistava di nascosto alla “borsa
nera”, dai contadini o dai trafficoni, uova, salumi, eccetera. Per
integrare le scarse porzioni di cui ognuno disponeva, molti si
arrangiavano trasformando giardini e strisce di terra in orti oppure
allevando di nascosto in casa qualche animale da cortile.
Poiché la nostra casa sul retro disponeva di un piccolo giardino,
vennero piantate patate, cipolle, carote, fagiolini, zucche ed altre
verdure a seconda della stagione. Mia mamma acquistò dal
contadino, presso il quale ci rifugiavamo durante le incursioni
aeree, una chioccia e dodici uova fecondate di anatra muta da
far covare. Si chiama anatra muta (o anatra muschiata) perché i
suoni che emette sono a bassa intensità ed è quindi allevabile
senza che i vicini ne avvertano la presenza. La chioccia venne
messa a covare in un ampio cesto
riempito di paglia in una stanzetta
annessa alla casa che serviva da ripostiglio
per varie cose, dove venivano
custodite valigie, vasi vuoti di
vetro per la conserva e le marmellate,
gli sci di papà, scatole varie.
Durante un bombardamento, uno
spezzone incendiario cadde sulla
nostra casa, mandando a fuoco,
per nostra fortuna, solo il ripostiglio.
Trovammo la chioccia morta
nel suo cesto, china e con le ali
aperte a proteggere le uova: non
aveva tentato di fuggire davanti al
fuoco ma era rimasta lì, senza muoversi,
per salvare i suoi pulcini. Una mamma veramente eroica!
Le uova esterne erano tutte bruciacchiate ma le quattro al
centro sembravano intatte. Poiché mancavano pochi giorni alla
schiusa, mia mamma infilò ciascun uovo in un calzino di lana
e se le appese al collo all’interno delle vesti. La sera le uova
venivano messe nel cassettino della cenere della stufa in cucina
e di giorno mamma se le rimetteva al collo. Dopo sei giorni, le
uova si schiusero e vennero al mondo quattro bei anatroccoli.
I piccoli giravano per casa, li portavamo in giardino ed essi
becchettavano le briciole sotto la tavola durante i nostri pasti.
Io e mia sorella dividevamo con loro la nostra merenda e poi,
nella bella stagione, li mettevamo in una tinozza perché potessero
nuotare; demmo loro anche un nome: Piapia, Miamia,
Quaqua e Lalà. Quando furono cresciute, poiché erano quattro
femmine, si pose il dilemma se metterle in pentola, ma papà e
mamma non ebbero il coraggio di farlo e quindi le tenemmo
solo perché ci facessero le uova. Da noi frittata a pranzo o cena
e uova sbattute per la merenda non mancavano mai. Mamma
chioccia, con il suo sacrificio, ha salvato alcuni suoi pulcini ed
ha anche aiutato noi in tempi difficili in cui il cibo scarseggiava.
Questo episodio mi ha insegnato che nella vita che si rinnova
c’è sempre il seme della speranza.
LA GIOIA DELLA MUSICA
Che gioia! Apre nuovamente la palestra “Stella Polare” del C.S.A.
di Brendola per decine e decine di ospiti che, in base alle sapienti
indicazioni dei fisioterapisti Andrea, Nicola, Roberta e Silvia, oggi
riprendono, desiderosi, le attività. Andrea, prima di partire per le
vacanze, consegna a Nicola la musica di Ennio Morricone, con
brani tratti dalle oltre quattrocento colonne sonore dei suoi film:
Mission, Canone Inverso, Nuovo Cinema Paradiso, C’era una
volta in America, solo per citare qualche esempio. Il volenteroso
gruppo, con l’orecchio sempre attento, segue con piacere le
composizioni che valorizzano il mondo del cinema, apprezzando
anche il nuovo ordine dato alla palestra, con quattro serie di parallele
che creano “una rivisitazione degli spazi, ottimizzando i
pieni e i vuoti, come luci e ombre in un quadro di Michelangelo”.
La frequentazione in palestra, ridotta a solo tre volte alla settimana
per ciascun ospite, da luglio continuerà fino a settembre.
Dopo un periodo di forzata chiusura, l’argomento ricorrente è
ancora la musica: doppio concerto al Marostica Summer Festival,
con note di Ennio Morricone, dedicato ai medici, infermieri,
operatori socio-sanitari il 22 e 23 luglio, in Piazza degli Scacchi a
Marostica. Poi a Bassano prosegue con il violinista Uto Ughi e I
Solisti Veneti, nel concerto inaugurale di Bassano Opera Festival,
con i suoi strumenti-gioiello: Stradivari e Guarneri, il primo del
1701 e 1744, il secondo, preziosità della liuteria italiana. In palestra
si ascoltano pure musica di Giacomo Rondinella, cori degli
alpini e canti popolari. I giovani di adesso, i ventenni, amano la
musica dei nostri giorni, magari ascoltata con lo smartphone che
si può utilizzare ovunque. Per avvicinarci a questo genere moderno
di musica, siamo stati privilegiati nel poter usufruire della
collaborazione di due nostre simpatiche operatrici: Elisa e Dahlia.
Esse ci hanno fornito un elenco di undici pezzi di questo tipo di
musica! Le ringraziamo e diamo loro il nostro benvenuto!
Brendola, 03/07/2020
Olimpia Dinale
12
L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE
LA MIA PASSIONE
La grande passione della mia vita è sempre stato il cucito. Fin
da bambina, ho provato questo interesse profondo che avevo
acquisito da mia madre. Infatti, da piccola, al mattino andavo a
scuola e nel pomeriggio mi recavo dalle suore del mio paese
per ricamare il corredo per il matrimonio delle
mie sorelle. Terminate le scuole elementari,
mi recavo tutti i giorni da una sarta per imparare
a cucire sempre meglio. A quindici anni,
ho frequentato una scuola di “taglio e cucito”
che raggiungevo percorrendo venti chilometri
in bicicletta. Successivamente, ho acquistato la
macchina da cucire (marca Vigorelli) e ho iniziato
a lavorare per vari negozi, diventando la
“sarta di tutti”. All’età di diciannove anni, ho
abbracciato la vocazione religiosa divenendo
Suora Dorotea. In un primo momento sono
andata a Genova, dove ho svolto un servizio
con le orfanelle confezionando a loro i vestiti,
le divise e facevo loro compagnia portandole
a passeggio; poi sono stata trasferita in altre
comunità, rimanendo a contatto sempre con le
ragazze orfane. Ho frequentato anche la scuola magistrale per
ottenere il diploma di insegnante di scuola dell’infanzia. Posso
dire che i bambini “mi hanno dato vita”: la loro esuberan-
za mi comunicava tanta
gioia e i loro genitori
erano riconoscenti nei
miei confronti e mi volevano
bene. Purtroppo
mi sono poi ammalata
tanto da non essere più
capace di camminare.
Sono stata operata a
entrambe le anche e, in seguito, sono stata
trasferita nel Centro Servizi Anziani di Brendola
nel reparto del guardaroba; il mio compito,
ora, è quello di ricucire, aggiustare i vestiti delle
mie consorelle e degli ospiti di questa struttura.
Quando i famigliari degli anziani tornano
da una gita o da un viaggio, come per esempio
da Lourdes o Montecassino, mi portano sempre
in regalo un ditale e io ne ho fatto ormai
una bella collezione. Questi ditali mi sono particolarmente
cari, oltre perché caratteristici,
anche perché mi sono stati regalati da persone
che mi vogliono bene.
Suor Palma Zeminian
IL NOSTRO AMORE
Sono un’ospite della struttura di Brendola, mi chiamo Silvana
e vorrei raccontare alcuni ricordi che hanno segnato profondamente
la mia vita.
Sono nata a Venezia e precisamente a Sestiere di Dorsoduro,
n° 123. Ho vissuto la mia infanzia in questa
bella città. Successivamente, con la
famiglia mi sono trasferita al Lido in via
Bragadin, n° 4C.
Eravamo quattro sorelle: una di esse ha
conseguito il diploma di sarta. Ricordo
che un giorno ho visto una mia sorella
in sella alla moto con un giovane amico
di nome Mario con cui andava a ballare.
Una volta ho avuto l’ardire di bloccare
quella moto per chiedere di poter fare
io un giro assieme a questo ragazzo che
non conoscevo, però non sono riuscita
subito nel mio intento. Un po’ alla volta
Mario è entrato a far parte della mia famiglia:
i suoi genitori conoscevano mio padre. Dopo circa un
mese che ci eravamo conosciuti, ho potuto finalmente andare
in moto con lui: da qui è nata la nostra bella storia d’amore. Ricordo
infatti che, durante il giretto con la moto, mi sono stretta
a Mario per non cadere ed ho pensato: “Beata la donna che lo
sposerà” (già gli volevo bene). E lui mi ha confidato di aver fatto
lo stesso pensiero: “Beato l’uomo che la sposerà”. Non sapevamo
in quel momento che quell’uomo e quella donna eravamo
proprio noi due.
Tra di noi, così, è nato un grande amore, davvero tanto grande.
Ci siamo fidanzati l’8 aprile del 1956 e ci siamo sposati il 7 luglio
del 1957. Siamo andati a vivere con i miei genitori e, dopo
cinque anni, è nato nostro figlio Carlo: il figlio dell’amore. Mio
marito era felicissimo. Ora Carlo ha cinquantasette
anni ed è di carattere molto
buono, come quello di suo padre. Mio marito
Mario faceva il cuoco presso l’Ospedale
“Santi Giovanni e Paolo” di Venezia.
Come tutte le coppie anche noi, nella nostra
vita di sposi, abbiamo vissuto “alti e
bassi”, ma mio marito mi consolava sempre
dicendomi: “Vedrai Silvana che ce la
facciamo”.
Nella mia vita, ho provato un forte dolore
per la perdita della mia mamma e della
mia sorella più giovane, che è mancata a
soli ventinove anni. Io e mio marito, anche
nella sofferenza, eravamo sempre molto
uniti e ci incoraggiavamo l’uno con l’altra. Purtroppo, Mario, il
23 dicembre 2014, mi ha lasciata ed io conservo il suo ricordo
ancora vivo nel mio cuore.
Mio figlio Carlo, che si è formato una sua famiglia, mi è sempre
vicino, mi telefona tutte le sere. Ora io vivo in questo Centro
Servizi Anziani, in cui mi trovo bene e posso dire di essere una
persona abbastanza serena. Il mio pensiero, però, va sempre a
“Mario mio”.
Silvana Gasparini
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L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE
IL DOLCE PER IL NATALE
Nella mia vita di religiosa, ho lavorato
per ben 64 anni all’interno
di varie cucine, in diverse scuole
d’infanzia e primarie, ed ero molto
contenta quando i bambini e le
consorelle apprezzavano quello
che cucinavo per loro. Nel momento
in cui sono arrivata a Brendola
non ho portato molte cose
con me, ma custodisco un libro
di ricette di dolci che mi ha sempre
accompagnato. Tutte le torte
scritte in questo libro le ho preparate
e sono buonissime! Siamo alle porte delle festività natalizie e
volevo condividere con voi la ricetta del “Tronchetto di Natale”.
Ingredienti per la pasta (6-8 persone): Ingredienti per la crema di burro:
4 tuorli d’uovo ¼ di litro di latte
150 gr di zucchero 30 gr di frumina
1 bustina di zucchero vanigliato 20 gr di cacao
4 albumi d’uovo 75 gr di zucchero
80 gr di farina bianca 150 gr di burro
50 gr di frumina
1 pizzico di lievito
Procedimento:
In un recipiente sbattere i tuorli a schiuma, unire i ⅔ dello zucchero
e quello vanigliato fino ad ottenere una massa cremosa. In un
altro montare gli albumi d’uovo a neve, aggiungere lo zucchero
rimanente e unire alla massa dei tuorli. Setacciare sopra la farina
preventivamente mescolata con frumina e lievito e amalgamare il
tutto. Distribuire l’impasto, con lo spessore di 1 cm, in una teglia
rettangolare foderata con carta forno.
Infornare a 180° per 10 minuti. Una volta sfornata, adagiare la pasta
su una spianatoia e spolverarla con due cucchiai di zucchero.
Ricoprire la pasta con pellicola per alimenti, arrotolarla su se stessa
e metterla a raffreddare.
Per preparare la crema di burro, bisogna togliere, da ¼ di litro di
latte freddo, 4 cucchiai da tavola in cui mescolare frumina, cacao e
zucchero. Mettere a bollire il latte rimasto: quando pronto, toglierlo
dal fuoco e aggiungerlo alla miscela ottenuta, mescolando il
tutto. Riportare a ebollizione e lasciar raffreddare. Lavorare il burro
a crema e aggiungere a cucchiaiate la miscela appena preparata
e raffreddata. Srotolare la pasta e spalmarla con la crema al burro
(avanzandone un po’) e arrotolarla di nuovo. Con la crema avanzata
spalmare il rotolo all’esterno e praticare delle righe ondulate
con una forchetta per tutta la lunghezza del dolce.
Buon appetito!
Suor Ines Zorzi
Il mistero di un Dio che si incarna nella storia dell’uomo assumendo
totalmente le sue gioie, le sue fatiche, le sue contraddizioni,
le sue speranze, suscita stupore, incredulità, meraviglia e riecheggia
soprattutto in quella parte di noi che esita ad abbandonarsi
al suo fascino. La nostra società, infatti, figlia
dell’Illuminismo, pone la priorità al contingente,
a ciò che si può verificare scientificamente,
razionalmente e fatica a cogliere il senso ultimo
delle cose, ad andare oltre la realtà visibile per
assaporare il misterioso ed ineffabile invisibile
che sottende le esperienze umane. Il Signore,
allora, viene “a dare le ali” alle nostre speranze
più profonde e, come diceva M. Luther
King, ci dona la convinzione che noi uomini
non siamo soli in questo Universo poiché, al
di là delle sabbie mobili del Tempo, delle incertezze
che oscurano i nostri giorni e delle
vicissitudini che offuscano le nostre notti, c’è
un Dio sapiente ed amoroso che ci sorregge
e ci contiene. Il Signore viene così ogni giorno
per chiedere di lasciarci affascinare dal suo Progetto d’Amore,
per proclamare la bella notizia che l’Uomo e Dio lavorano insieme
nel mondo: non esistono l’uno senza l’altro. Quale immensa dignità
è per noi uomini essere considerati non semplici esecutori di
ordini emanati dall’alto, bensì inventori di strade che ci portano gli
uni verso gli altri ed, insieme, verso Dio!! Certo, non è facile posse-
SANTO NATALE
“È Natale… Il domani di Dio viene a prendere corpo nel presente degli uomini”
(Card. C. M. Martini)
dere una fede matura poiché essa richiede un costante cammino
di verifica, di aggiustamento, di confronto e di profusione di energie
personali. Lo stesso Cardinale Martini affermava che “ciascuno
di noi ha in sé un credente ed un non credente che si interrogano
a vicenda” e che, a mio avviso, ci costringono ad elaborare dentro
di noi uno spazio dialettico dove intersecare
e fondere queste forze opposte, ma complementari,
che ci stimolano senz’altro a crescere
e a diventare migliori. Ecco dunque che Natale
significa volgere con fiducia lo sguardo “in alto”,
rivolgendolo cioè alla Terra adottando lo Spirito,
la mentalità, il modo di essere del Signore.
La stalla in cui Egli nasce ci rivela tutta la fragilità
umana e, nello stesso tempo, la volontà divina di
renderla feconda poiché illuminata da un Amore
che la trascende. La festa del Natale dia, dunque,
un senso nuovo a questi nostri giorni duri ed amari,
ci comunichi di non aver paura del mondo che c’è
e ci induca a diffondere la cultura dell’Amore, del
Bene, della Vita. E non dobbiamo mai abbandonare
la nostra fiducia nell’Uomo poiché è proprio di lui
che Dio ha bisogno, è di lui che Dio ha scelto di prendersi cura
definitivamente ed è di lui che Dio cerca costantemente gli aneliti.
Buon Natale di tutto cuore.
Maria Luisa Battilana
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RIFLESSIONI
LA FORZA DEL GRUPPO
La nostra équipe educativa è nata da poco. Siamo tre persone
con esperienze di vita molto diverse che si sono trovate un
giorno a condividere questo percorso lavorativo assieme. Riuscire
a lavorare in gruppo non è
scontato: esso non è solamente un
insieme di individui che interagiscono
tra loro con una certa regolarità.
La semplice interazione non
basta: occorre un vero e proprio
cammino d’integrazione affinché
ogni persona, inserita nel gruppo,
possa sentirsi libera di condividere
non solo degli obiettivi ma anche
i bisogni e le esigenze reciproche.
Tra noi è nata fin da subito una
bella intesa. In questo percorso
non sono mancate le incomprensioni
ma il fatto di sentirci libere di
esprimere le nostre necessità ed i
nostri valori ci ha aiutato a rafforzare
la nostra unità. Nei momenti
di incomprensione, un aspetto che
è risultato fondamentale per noi è
stato quello di saper negoziare e
tutto ciò ha sempre dato l’oppor-
tunità di arrivare ad un confronto positivo e ad un’occasione
di crescita. Inizialmente, abbiamo cercato di definire i nostri
obiettivi in modo chiaro utilizzando metodo e flessibilità e questo
ci ha permesso di affrontare
anche gli imprevisti che il lavoro di
gruppo comporta.
Ognuna di noi ha competenze e
talenti diversi che mette a disposizione
dell’équipe per poi integrarli
tra loro. Riteniamo che la comunicazione
aperta sia un fattore
fondamentale perché ci permette
sia di crescere individualmente,
imparando l’una dall’altra, sia di
creare all’interno del gruppo un
sapere condiviso.
Di certo, quello che non dovrebbe
mai mancare tra noi è una sana
dose di umorismo che aiuta ad
alleviare le tensioni e le difficoltà
che il lavoro a volte presenta.
Sonia Zecchin,
Denise Bressan e Sara Zanovelli
15
NATALE
Dopo averlo invocato
il Natale è arrivato,
una natività molto preziosa
nella notte silenziosa.
Osanna, gloria ed onore
per tutti pace, gioia ed amore,
serenità e pensieri carini
sia per i grandi che piccini.
Al bambinello appena nato
un nostro canto è dedicato,
con la speranza dentro al cuore
che il domani sia migliore.
Tanti cari auguri di Buon Natale!
Mauro Chiaradia
RESO POSSIBILE GRAZIE A :
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