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Dicembre 2020

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Dicembre 2020

L’ALBERO

della speranza

A settembre, all’inizio dei lavori per la quarta uscita del

giornalino, purtroppo non si sono potuti svolgere i consueti

incontri in struttura aperti a tutte le persone che

partecipano a questo progetto, tra cui famigliari, dipendenti,

volontari e persone

delle comunità

locali. Tuttavia, non

ci siamo arresi ed abbiamo

cercato delle

strategie per tenere

in contatto il gruppo

del giornalino con gli

ospiti del C.S.A.; la

tecnologia, a riguardo,

(e-mail, smartphone,

WhatsApp)

è stata di grande

supporto. Gli ospiti si

sono ugualmente riuniti

in piccoli gruppi

per discutere del titolo,

delle tematiche da

inserire nell’edizione

di dicembre e condividere

gli articoli raccolti.

Negli incontri svolti

nel C.S.A., tre erano

i titoli candidati tra

cui scegliere e il più

votato è stato quello

denominato “L’Albero

della Speranza”.

Ma perché proprio

questo titolo? In questo

momento storico

abbiamo bisogno di

speranza perché essa

ci dà il coraggio per

affrontare il quotidiano

ed anche fiducia per il futuro. Il tempo che stiamo

vivendo, infatti, è molto complesso e particolare. Tutti

siamo chiamati a gestire grandi cambiamenti, a metterci

in discussione per instaurare rapporti sociali nuovi che

mettano le basi per un percorso migliore per la nostra

umanità. Ci siamo chiesti allora: quale disegno dipingere

come simbolo di questa edizione del giornalino? Si è

quindi realizzato un albero con il tronco, i rami e le foglie

con i colori dell’arcobaleno,

realizzati

mediante le impronte

delle mani degli ospiti

e di alcuni dipendenti,

attraverso la tecnica

della pittura a tempera.

Gli anziani si sono

divertiti molto nello

scegliere il loro colore

preferito e mettere la

propria mano pitturata

sul foglio. Tali impronte,

create in modi

e colori diversi, stanno

a significare che ogni

persona è unica ed

originale e che è importante

la coesione

tra le persone perché

si sostengano a vicenda,

qualunque sia la

situazione in cui si trovano

a vivere. Oggi

più che mai quelle

mani rappresentano

la nostra forza e la

motivazione per farci

superare questo momento

di difficoltà.

Esse integrano le parole

ed i sorrisi che

non riusciamo a dare

come vorremmo. L’albero,

poi, è illuminato

dal sole e, grazie alla sua energia, può esserci vita e,

quindi, anche la speranza.

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

Rivista del Centro Servizi Anziani “Santa Maria Bertilla”

Brendola (VI) - Tel. 0444 400071 - info@csabrendola.it - Facebook: Centro Servizi Anziani S.M. Bertilla sito: www.csabrendola.it


SOMMARIO

LA SCRITTURA CREATIVA pag. 4

I TALENTI DI MAURIZIA pag. 8

SAN GIOVANNI ANTONIO FARINA:

FONDATORE E VESCOVO

pag. 11

LA FORZA DEL GRUPPO pag. 15

Autorizzazione al Tribunale della Testata -

“L’ALBERO” - N. 4 dicembre 2020 - in attesa di

registrazione presso il Tribunale di Vicenza

Editore: Bericaeditrice s.r.l.

Galleria Brigata Valdagno, 32 - 36075 Montecchio

Maggiore (VI)

tel. 0444 450693 fax 0444 478247

www.bericaeditrice.it

Direttore Responsabile: Guido Gasparin

Direttore e coord. redazionale: Chiara Dalla Pozza

Stampa: Centrooffset Master, Padova

LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

LE FESTE A SORPRESA

In alcuni pomeriggi soleggiati tra maggio e

giugno, i nostri ospiti sono stati protagonisti

di alcune feste a sorpresa nel giardino della

struttura. L’idea è nata dal servizio educativo

ed ha coinvolto anche altre figure professionali:

grazie al contributo di tutti, esse sono

riuscite molto bene.

Sono stati momenti belli, di aggregazione,

in cui gli ospiti si sono divertiti e hanno potuto

stare all’aria aperta, chiacchierare, giocare

e svolgere dell’attività motoria a ritmo

di musica!

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

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LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

IL NOSTRO ORTO IN VASO

“Io avevo un bellissimo orto a casa, ci seminavo

di tutto: insalata, coste, pomodori, carote, cavoli e

vedessi quanta roba veniva su!”

Diversi nostri anziani hanno vissuto l’orto come una passione,

propria o acquisita a loro volta dai loro genitori. All’interno delle

conversazioni che si creavano durante alcune attività educative

in gruppo, spesso emergeva il racconto del raccolto delle

verdure di stagione, del lavoro della terra ed ogni anziano portava

la propria esperienza personale. Perché allora non provare

a creare un nostro piccolo orto?

L’idea è piaciuta molto ad un gruppetto di anziani che si è prestato

alla cura e alla crescita di quello che è poi diventato un

orticello in vaso. Procurati i vasi e qualche attrezzo del mestiere

dal manutentore Giovanni, il terriccio dalla fisioterapista Silvia e

comprate un po’ di sementi di stagione su consiglio degli stessi

ospiti, abbiamo potuto dare inizio al nostro lavoro.

Le verdure scelte sono state coste a gamba bianca e insalata.

Durante il primo incontro ci siamo dedicati alla preparazione

del terriccio all’interno dei vasi e alla selezione delle sementi

per poi passare alla semina e, in seguito, alla cura settimanale

delle piantine germoglianti. Di volta in volta, annaffiando e sistemando

i germogli, sono sorti da parte di ognuno consigli ed

accorgimenti da adottare per una migliore resa, fino ad arrivare

alla plurima raccolta dei buoni frutti ottenuti.

Partendo così dalla condivisione di un’esperienza conosciuta,

ogni partecipante ha potuto sperimentarsi in un’attività che

ha coinvolto la sfera sociale, manuale, temporale e cognitiva,

unendo la rievocazione del proprio vissuto al vivere quotidiano

all’interno di questa comunità. E tutto ciò con una sana dose di

allegria: quanto ci siamo divertiti a sporcarci le mani!

Denise Bressan

LA SPERANZA

Se io avessi una botteguccia

fatta di una sola stanza,

vorrei mettermi a vendere

sai cosa? La speranza.

“Speranza a buon mercato!”

Per un soldo ne darei

ad un solo cliente

quanto basta per sei.

E alla povera gente

che non ha da campare

darei tutta la mia speranza

senza fargliela pagare.

Gianni Rodari

3


LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

LA SCRITTURA CREATIVA

Quest’anno noi educatrici abbiamo avviato il progetto della

scrittura creativa, con i nostri cari anziani, il quale prevede la

creazione di poesie in piccoli o medi gruppi. Ci si pone tutti in

semicerchio, con un cartellone vicino all’educatrice, in modo

che ognuno possa vedere ciò che viene man mano scritto in

esso e, nello stesso tempo, gli altri partecipanti. Una volta comunicato

l’argomento della poesia (per esempio riguardante

la stagione corrente o una festa imminente), si sceglie un titolo

tutti insieme per poi cominciare con la scrittura vera e propria.

Ad ogni partecipante viene chiesta una lettera dell’alfabeto a

scelta: ciascuna lettera sarà l’inizio di un verso della poesia. A

questo punto comincia il confronto di idee e la stesura dell’opera

finale, componendo un verso per volta. Gli obiettivi che

ci poniamo nel proporre quest’attività sono molteplici: un aiuto

nell’orientamento temporale dell’anziano, l’accettazione

dell’altro attraverso il rispetto del turno di parola e delle idee

esposte da ciascuno, la socializzazione tra i partecipanti favorendo

una maggiore conoscenza tra loro, la condivisione e, infine,

la collaborazione all’interno di un gruppo.

La cosa a mio avviso più significativa, e sempre sorprendente,

è vedere come ogni singolo partecipante sia importante per

l’attività e per ottenere il risultato finale: c’è chi, contribuendo

anche solo con una parola, fornisce lo spunto da cui partire per

la costruzione successiva del verso della poesia, lasciando poi

spazio a chi è un po’ più abile nella formazione sintattica del

verso.

Così facendo, ogni anziano si sente di poter dare il proprio

contributo alla creazione di qualcosa di bello e vi assicuro che

lo stupore e la soddisfazione da parte dei partecipanti, nel vedere

l’opera conclusa sono sempre veramente grandi!

Denise Bressan

ESTATE

E l’estate vien cantando,…

si vedono prati fioriti,

ciliegie e cocomeri in abbondanza,

biciclette per tutte le contrade,

liberi i bambini giocano allegri.

Mari e monti, mete di vacanze,

a tutti offrono paesaggi splendidi.

Torride giornate di sole cocente

“le te brusa la mente!!”.

Vedevi le lucciole brillare

vivendo la serata in compagnia!

Colus Lucina, Ferrari Bruno, Fracasso Angela,

Lorenzato Edda, Moro Mario, Muraro Lidia,

Ongaro Ada, Nodari Valbruna,

Vaccarotti Adelaide, Zanni Giovanna.

4


LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

IL MIO COMPLEANNO

Mercoledì 19 agosto è stato per me un giorno molto bello: il mio compleanno

e quest’anno ho spento 100 candeline!

Nel pomeriggio, sono stata partecipe di una bellissima festa organizzata

in mio onore; per questa occasione ho indossato un bel completo

blu e, quando sono arrivata in salone, mi hanno donato una bella

coroncina di fiori azzurri; l’ho messa tra i capelli, tenendola per tutta

la durata della festa.

A dire la verità, già da un mese mi dicevano che sarei stata festeggiata

ma non pensavo a un pomeriggio così entusiasmante.

Il salone era curato nei dettagli e ben addobbato; anche le canzoni

sono state piuttosto belle. Mi sono commossa, poi, quando il cuoco

ha portato il dolce: era molto grande e c’erano delle candeline scintillanti.

Tutte le persone che hanno partecipato sono state contente, ho sentito

il loro calore ed ho ricevuto molti complimenti.

Sono grata a tutti per l’affetto, per i regali che mi sono stati donati,

tra cui dei bei mazzi di fiori, e, ancora, per i biglietti di auguri, per la

poesia scritta dalla signora Olimpia e per la videochiamata da parte

del sindaco di Brendola.

Porto con me un bellissimo ricordo di questo giorno, grazie di cuore!

Anna Greif

GELATO PARTY

È questo il titolo che Sonia, Sara e Denise, le educatrici della struttura, hanno dato alla festa che si è tenuta a settembre

nello spazio esterno del Centro Servizi Anziani invitando il gruppo musicale Walter Sound. Nel pomeriggio

gli ospiti hanno potuto ascoltare e cantare delle belle canzoni assieme e gustare un ottimo gelato in compagnia.

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

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LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

UN COLLAGE CON I CHICCHI DI CAFFE’

È importantissimo per noi mettere alla prova la nostra creatività,

soprattutto sperimentando l’utilizzo di diversi materiali con

cui realizzare disegni e varie creazioni. Ad esempio, i chicchi di

caffè si prestano ad essere usati per realizzare dei collage: un

modo perfetto per trascorrere una mattinata o un pomeriggio

piacevoli ed in compagnia. Si possono costruire infiniti soggetti

e la procedura è molto semplice: basta prendere un foglio di

carta, della colla, alcuni pennarelli e… tanti chicchi di caffè.

Si mette qualche goccia di colla vinilica nei punti in cui van-

no posizionati i chicchi di caffè, spargendola leggermente in

modo da creare uno strato di colla sufficiente per farli aderire. È

un lavoro che richiede attenzione e pazienza, procedendo una

zona per volta. Che bello poi vedere ultimati i nostri capolavori!

Sono momenti importanti che condividiamo tra noi, accompagnati

da musica e… dal buon profumo del caffè.

Le ospiti del nucleo Ciliegio e le religiose del nucleo Cedro

VITA

Rughe di un volto

che raccontano una storia...

Osservo e ascolto...

Il cuore mi porta lì...

A un nome,

a un figlio, genitore a sua volta,

nonno...

Episodi di vita... immagini...

Sensazioni...

Ora, in carrozzina...

Sguardi attenti, sguardi compassionevoli,

sguardi amorevoli, cure...

Piccoli gesti quotidiani d’amore...

Oggi loro...

Un domani forse, noi...

Dal cuore un forte inequivocabile messaggio:

vivi la vita, assaporando ogni momento,

è un Dono prezioso...

Ogni istante regala qualcosa...

A occhi che sanno vedere,

e orecchi che sanno ascoltare...…

dal profondo del cuore sentiranno quale dono sia la vita:

pulsa ovunque...…

e il corpo è solo un vestito.

Barbara Girardi

6


LA VITA AL CENTRO SERVIZI ANZIANI

LA NOSTRA FESTIVITÀ

dei nonni, sono stato accompagnato nel salone della struttura

assieme ad altri ospiti e le educatrici ci hanno messi in cerchio.

Sara ha suonato la chitarra, abbiamo cantato assieme ed alcuni

di noi hanno anche ballato all’interno del cerchio. Come merenda,

poi, ci hanno servito della buonissima sopressa con la

polenta. Sono stato molto contento di aver partecipato perché

è stata davvero una bella festa!”.

Attilio Crivellaro

Il 2 di ottobre è un giorno in cui ci sono varie ricorrenze: per la

Chiesa cattolica si celebrano gli angeli custodi e, a livello civile,

si festeggiano i nonni.

Al Centro Servizi Anziani non poteva sfuggire questa data e,

per l’occasione, gli ospiti sono stati invitati a trascorrere un pomeriggio

di divertimento.

Il racconto di un ospite: “Mi chiamo Attilio e sono nonno di

tre bellissimi bambini che si chiamano Mia, Cristiano e Filippo.

Sono molto legato e voglio loro bene. Nel giorno della festa

GLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIO

Nel mese di ottobre ci sono state le ricorrenze degli anniversari di matrimonio per due coppie di sposi: i coniugi Luciano con Giovanna

e Achille con Tecla. Le due coppie hanno rispettivamente festeggiato 62 e 59 anni di vita matrimoniale.

I vari professionisti, che operano nella struttura, si sono accordati per organizzare un momento in cui gli sposi potessero festeggiare

tra loro gli anniversari e così lunedì 19 ottobre, con le tavole abbellite per l’occasione e con una musica di sottofondo di genere

romantico, hanno pranzato insieme!

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

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LA GENEROSITÀ

I TALENTI DI MAURIZIA

MARIO E GIOACCHINO:

VOLONTARI STRAORDINARI!

All’interno della struttura, prima del lockdown di marzo, c’erano

molti volontari che dedicavano alcune ore del loro tempo

al Centro Servizi Anziani ed erano di grande supporto. Essi ricoprivano

diversi ruoli, in base alle attitudini personali, tra cui:

attività di animazione, di compagnia, di trasporto degli ospiti o

dei materiali e altre attività pratico-manuali. In tutti questi mesi

il loro servizio è stato sospeso, ad eccezione di quello rivolto

alla popolazione anziana che vive nei territori di Brendola e di

Val Liona: si tratta del trasporto dei pasti a domicilio. Mario

e Gioacchino non sono mai venuti meno a questo incarico e

gli anziani che vivono a casa hanno potuto ricevere sempre un

pasto caldo. Li ringraziamo di cuore per la loro disponibilità!

Per tutti gli altri volontari, nel momento in cui verranno riaperte

le porte della struttura, sarete accolti a braccia aperte!

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

In tutti questi mesi, la signora

Maurizia, famigliare di

un’ospite, non ha mai fatto

mancare la sua presenza

all’interno della struttura,

mettendo a frutto i suoi

talenti personali, quali la

creatività e la manualità. Infatti,

in ogni stagione ci ha

sempre fatto pervenire delle

bellissime composizioni realizzate

con le sue mani per

abbellire alcuni luoghi del

Centro Servizi Anziani.

In particolare, nella stagione primaverile, le tavole dove gli

ospiti mangiano sono state impreziosite da diverse tipologie di

fiori fatti con la carta crespa e, nel salone polifunzionale, è stata

appesa una ghirlanda floreale. La signora Maurizia ha portato

poi dei rami di albero in un vaso e gli ospiti, con l’aiuto delle

educatrici, hanno composto dei piccoli fiori di carta da posizionare

sui rami.

Anche nel periodo estivo ed autunnale, abbiamo ricevuto da

lei due ghirlande decorate secondo la stagione, ci ha portato

anche dei frutti autunnali e degli animaletti fatti con la carta che

sono stati collocati su alcuni davanzali.

In questi mesi la signora Maurizia sta realizzando per il periodo

natalizio dei bellissimi presepi.

Tutto lo staff e gli ospiti esprimono la loro gratitudine e, se

qualche persona vuole unirsi a questa bella iniziativa, è la benvenuta!

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

8


I VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE U.N.I.T.A.L.S.I.

LA GENEROSITÀ

Vogliamo ringraziare i volontari all’Associazione U.N.I.T.A.L.S.I.

Montecchio Maggiore-Brendola per il prezioso servizio che

svolgono nei confronti di molte persone, tra cui gli ospiti

dell’Ente. Vi lasciamo alla lettura di alcune testimonianze che

hanno fatto dei volontari e un pellegrino quando si sono recati

a Lourdes.

C.S.A. “Santa Maria Bertilla”

Dormivo e sognavo che la vita era gioia.

Mi svegliai e vidi che la vita era servizio.

Volli servire e vidi che servire era gioia.

Rabindranath Tagore

Siamo ritornati a Lourdes per il servizio invernale alle piscine di

acqua benedetta, dal 6 all’11 Gennaio 2020. Anche quest’anno

il Santuario di Lourdes ha chiesto ai soci U.N.I.T.A.L.S.I. di aiutare

i volontari della Bigorre a prestare servizio presso le piscine

per farle funzionare anche durante il periodo invernale. Memori

della magnifica esperienza vissuta a Lourdes nel gennaio

2019, alcuni volontari del gruppo U.N.I.T.A.L.S.I.

Montecchio Maggiore-Brendola hanno deciso di

ripetere l’esperienza vivendo un periodo di comunione,

di volontariato e di raccoglimento presso

la grotta dove la Santa Vergine apparve a Santa

Bernadette nel lontano 1858. Noi volontari siamo

stati ospitatati presso la Casa Giovanni Paolo II costruita

per accogliere gli stagisti, in servizio a Lourdes,

per conto di U.N.I.T.A.L.S.I.. Lourdes è un’esperienza in

cui non si può restare spettatori ma solo protagonisti. Infatti,

Lourdes è un luogo di speranza, di guarigione, un luogo di

misericordia soltanto se ci si rende utili. I pellegrini che si recano

alle piscine, durante il periodo invernale, provengono da

differenti nazioni, per la maggior parte dalla Francia. Giovani e

anziani, camminando o spinti sulle sedie a rotelle dai famigliari

o dagli amici, persone sane o affette dalle più diverse patologie:

tutti arrivano con la convinzione che fare il bagno nelle

piscine significa compiere un gesto di umiltà perché qui ci si

spoglia materialmente di quello che si ha compiendo un gesto

di penitenza, di fede e di speranza. Anche se non viene detto

apertamente, tutti hanno la speranza, se non di guarire, almeno

di riuscire ad accettare e sopportare le difficoltà che vivono.

L’acqua che arriva nelle piscine è acqua naturale che proviene

da una sorgente che è stata portata alla luce da Bernadette nel

corso della nona apparizione, il 25 febbraio 1858. I pellegrini si

mettono tutti in fila per entrare nell’area della sorgente;

uno di loro ha testimoniato come il bagno nelle piscine

fosse “un’emozione fortissima”. E’ difficile spiegare

la sensazione che si prova, è un’esperienza

indimenticabile che arricchisce spiritualmente. Vedere

davanti a sé l’immagine della Madonnina che

ti aspetta mentre la stai pregando dal profondo del

tuo cuore e sai che a Lei puoi affidare le persone

più bisognose, quelle più care e tutte le tue speranze:

questa è davvero un’esperienza meravigliosa! I volontari ti

aiutano a spogliarti e poi una commozione fortissima ti invade

quando, dopo il segno della croce ed una preghiera, scendi

nell’acqua e vieni aiutato ad immergerti. All’uscita dall’acqua,

la commozione ti pervade ancora, le lacrime cominciano a

scendere ed entri in una dimensione spirituale che ti appaga

e ti consola, mentre i volontari ti aiutano a rivestirti. Ringrazio

U.N.I.T.A.L.S.I. per avermi dato un’altra grande occasione per

dimostrare il mio amore ed il mio attaccamento alla Santa Vergine

e a Santa Bernadette presso il Santuario di Lourdes.

Gruppo UNITALSI Montecchio Maggiore-Brendola

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CURIOSITÀ

LA QUERCIA - QUERCUS

Nel nucleo della Quercia troviamo gli ospiti del secondo piano

del Centro Servizi Anziani “Santa Maria Bertilla”.

Alcuni di essi, pur impossibilitati a causa di una scarsa autonomia

fisica, partecipano attivamente alle attività proposte dalle educatrici

della struttura.

Messaggio: la Quercia è un albero forte, con grandi radici, e una

chioma generosa. Ci racconta di chi vuole esserci ancora e vivere

davvero per agire e partecipare alla vita della struttura. Sono

gli ospiti che arricchiscono ciò che

viene loro proposto raccontando le

storie della loro vita ed i punti di vista

personali.

Origine: la Quercia è un albero molto

diffuso fin da tempi molto antichi,

già prima dell’ultima glaciazione

popolava la Terra; oggi è presente

in tutto l’emisfero settentrionale

specie nelle regioni temperate.

Profilo botanico: la Quercia è

un genere appartenente alla famiglia

delle Fagacee, ed è un nome

generico comprendente gli alberi

comunemente chiamati Querce.

Infatti, si trovano diverse varietà: dal

Cerro, al Rovere, alla Quercia comune

e molte altre. In molti casi, il portamento

è imponente anche se ci

sono specie arbustive. L’areale del

genere Quercus comprende buona

parte dell’emisfero settentrionale

estendendosi dalla zona temperata

a quella tropicale dell’America,

dell’Europa, del Nord Africa e dell’Asia. Le due Querce più diffuse

in Europa sono Quercus robur (Farnia) e Quercus petrae (Rovere),

nelle nostre zone troviamo anche il Quercus cerris (Cerro).

Le Querce sono piante monoiche, ovvero la stessa pianta porta

sia i fiori maschili che quelli femminili. I fiori maschili sono riuniti

in amenti di colore giallo, quelli femminili sono di colore verde.

Il frutto è la ghianda; l’albero ha radici possenti e tende a sviluppare

un grosso tronco per sostenere il suo metabolismo. Le foglie,

disposte in modo alterno, sono talvolta lobate, oppure dentate

e, anche sulla stessa pianta, possono avere forme diverse (per la

differenza del fogliame giovanile rispetto a quello adulto). Tali foglie

sono le ultime a comparire in primavera e le ultime a cadere;

a fine inverno, le possiamo trovare ancora secche ma attaccate

all’albero.

Frutto: le ghiande della Quercia comune sono appese a lunghi

piccioli e, in altri tempi, venivano usate soprattutto come cibo per

animali. Tuttavia, anche l’uomo si era adattato per poter ottenere

una farina con cui fare il pane sottoponendo le ghiande prima ad

un processo con cui togliere al frutto il gusto amarissimo e aspro

e poi per farlo essiccare, tostare e ridurlo a farina.

Proprietà: in fitoterapia, tradizionalmente, si utilizza la corteccia

dei rami giovani per la loro azione astringente, antinfiammatoria

ed antiemorragica, per eczemi ed

infiammazioni di vario tipo. Le gemme

si usano principalmente per curare problemi

di esaurimento organico ed intellettuale.

Le Querce sono piante visitate

dalle api per la produzione di miele di

melata. Dalla Quercia si ricava anche un

fiore di Bach, chiamato Oak, che aiuta

le persone affaticate a causa dei troppi

impegni intrapresi contribuendo a conferire

un giusto valore anche al riposo e

al sano divertimento.

Simbolismo: nella cultura celtica, la

Quercia è stata la protettrice dei druidi

che, come guaritori e guide spirituali

del loro popolo, dovevano quotidianamente

confrontarsi con molte avversità.

In tutta l’Europa, in epoca precristiana,

la Quercia era considerata una pianta

sacra per entrare in contatto con la Terra.

Nel tempo, anche fra i Cristiani, la

Quercia conservò molto del suo prestigio

soprattutto per il suo utilizzo materiale:

il legno veniva usato per il falò di

Natale che rappresentava il rito iniziatico

per accedere al nuovo anno. Per i greci, la Quercia era l’albero

dedicato a Zeus mentre per i romani era dedicata a Giove. Proprio

per i romani, i suoi rami erano simbolo di virtù, forza, coraggio,

dignità e perseveranza.

È interessante ricordare che la Quercia è simbolo di concretezza e

ci mostra come ben realizzare i nostri propositi, e incentiva a dare

la giusta considerazione alle funzioni legate alla sopravvivenza:

non è un caso se un tempo i tribunali svolgevano ed emettevano

decreti non in un ambiente chiuso, ma in un ritrovo all’aperto sotto

le fronde delle Querce.

Il ramo di Quercia è sempre stato il simbolo della forza e del valore

in campo militare, mentre il ramo d’ulivo è il simbolo della

pace: entrambi compaiono nell’emblema nello stemma della Repubblica

Italiana.

Barbara Girardi

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L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE

SAN GIOVANNI ANTONIO FARINA: FONDATORE E VESCOVO

San Giovanni Antonio Farina nacque a Gambellara (VI) in una

famiglia cristiana e benestante nel 1803. I genitori lo affidarono

allo zio sacerdote perché ricevesse un’istruzione scolastica.

Questi gli fece da maestro e guida ed influì notevolmente sulla

sua formazione umana, cristiana e sacerdotale. Da giovane

sacerdote, seppe leggere in modo lungimirante la realtà che

riguardava la gioventù femminile nel

quartiere di San Pietro di Vicenza. Le

fanciulle delle famiglie povere, abbandonate

a se stesse, senza istruzione

o educazione, erano infatti facili

prede della malavita del tempo. Con

altri collaboratori, nel 1831, istituì la

prima scuola popolare femminile per

le figlie del popolo. In seguito, aprì

le porte alle ragazze cieche e a quelle

sordomute; progettò l’assistenza

agli anziani e ai malati che avviò

concretamente nel 1846 in ricoveri,

ospedali e a domicilio.

Oltre all’istruzione elementare e alla

formazione religiosa, la scuola offriva

una preparazione professionale

adeguata alle giovani in difficoltà

e Farina si prodigò per far ottenere

alla nuova scuola il riconoscimento

da parte delle istituzioni competenti.

Nel 1834, aprì tale nuova scuola anche alle

giovani benestanti perché, con il loro contributo economico,

assicuravano il salario alle insegnanti. Alcune difficoltà, che

vennero a crearsi con le maestre della scuola, fecero maturare

in Don Giovanni Antonio Farina l’idea di sostituire le maestre

stipendiate con donne che, per vocazione speciale, vivessero

in comune e si prendessero cura delle fanciulle povere. Farina

scrisse un regolamento, per la fondazione del nuovo istituto,

che sottopose all’approvazione del Vescovo.

L’11 novembre 1836 si riunirono le prime tre religiose e così

ebbe inizio l’Istituto Farina. Per Don Giovanni Antonio era

fondamentale che le suore fossero qualificate per svolgere in

modo idoneo la loro missione di maestre. Egli curò in modo

particolare la loro formazione culturale e, oltre ai programmi

prescritti per la scuola di quel tempo, le novizie studiavano l’italiano,

il tedesco e il francese, come

pure il disegno. Imparavano anche

a suonare alcuni strumenti musicali

per poter poi insegnare queste materie

alle loro educande.

L’intensa attività del nostro Fondatore

era sostenuta da una profonda

spiritualità ancorata nella Sacra Scrittura,

nell’Eucaristia e nella devozione

ai Sacri Cuori, come dimostrano la

corrispondenza con le suore, le omelie,

le istruzioni, le lettere pastorali e

la catechesi.

L’autentica denominazione della Congregazione

da lui fondata è “Suore

Maestre di Santa Dorotea Figlie dei

Sacri Cuori”.

Eletto vescovo, prima di Treviso e poi

di Vicenza, si distinse per la grande carità

e lo zelo pastorale che espresse in

un’ampia attività apostolica orientata

alla formazione del clero e dei fedeli,

all’insegnamento catechistico dei fanciulli, all’istituzione di numerose

confraternite con scopi spirituali, caritativi ed assistenziali.

Morì a Vicenza nel 1888. È stato beatificato da Papa San

Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001 e canonizzato da Papa

Francesco il 23 novembre 2014. Viene ricordato, come santo,

il 14 gennaio.

Suor Giovanna Mastrotto

INSIEME PER NON MOLLARE

Il 26 settembre 2015 sono arrivata nel Centro Servizi Anziani

di Brendola, nella comunità “Accoglienza”. All’inizio mi sono

sentita disorientata e provavo delle difficoltà nell’adattarmi ad

uno stile di vita diverso. Non è stato facile ma posso dire che ci

sono riuscita. Ricordo con affetto tutte le persone con cui sono

vissuta prima di essere inserita in questa struttura. Ho avvertito

che la mia nuova famiglia costituisce un’opportunità per

essere felice, apprezzare qualsiasi aiuto, accettare chi ti dona

un servizio con il sorriso. Tutto il personale, suore, dirigenti e

professionisti hanno questa capacità: dimenticare se stessi e le

proprie difficoltà per essere con noi e per noi. Il mio grazie sia

fatto di gesti di obbedienza, di preghiera.

Grazie e ancora grazie per il bene che mi volete!

Suor Maria Rina Caprino

11


L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE

MAMMA CORAGGIO

In tempo di guerra e di grandi restrizioni, il cibo era razionato

ed ogni famiglia disponeva dei “bollini della tessera”, distribuiti

dall’Ufficio Annona del Comune, con i quali, pagando a prezzo

calmierato, si potevano acquistare nei negozi le vettovaglie

assegnate ad ogni famiglia, in base ai suoi componenti ed

alla loro età. In città la vita era difficile e la gente si arrangiava

come poteva: chi aveva soldi acquistava di nascosto alla “borsa

nera”, dai contadini o dai trafficoni, uova, salumi, eccetera. Per

integrare le scarse porzioni di cui ognuno disponeva, molti si

arrangiavano trasformando giardini e strisce di terra in orti oppure

allevando di nascosto in casa qualche animale da cortile.

Poiché la nostra casa sul retro disponeva di un piccolo giardino,

vennero piantate patate, cipolle, carote, fagiolini, zucche ed altre

verdure a seconda della stagione. Mia mamma acquistò dal

contadino, presso il quale ci rifugiavamo durante le incursioni

aeree, una chioccia e dodici uova fecondate di anatra muta da

far covare. Si chiama anatra muta (o anatra muschiata) perché i

suoni che emette sono a bassa intensità ed è quindi allevabile

senza che i vicini ne avvertano la presenza. La chioccia venne

messa a covare in un ampio cesto

riempito di paglia in una stanzetta

annessa alla casa che serviva da ripostiglio

per varie cose, dove venivano

custodite valigie, vasi vuoti di

vetro per la conserva e le marmellate,

gli sci di papà, scatole varie.

Durante un bombardamento, uno

spezzone incendiario cadde sulla

nostra casa, mandando a fuoco,

per nostra fortuna, solo il ripostiglio.

Trovammo la chioccia morta

nel suo cesto, china e con le ali

aperte a proteggere le uova: non

aveva tentato di fuggire davanti al

fuoco ma era rimasta lì, senza muoversi,

per salvare i suoi pulcini. Una mamma veramente eroica!

Le uova esterne erano tutte bruciacchiate ma le quattro al

centro sembravano intatte. Poiché mancavano pochi giorni alla

schiusa, mia mamma infilò ciascun uovo in un calzino di lana

e se le appese al collo all’interno delle vesti. La sera le uova

venivano messe nel cassettino della cenere della stufa in cucina

e di giorno mamma se le rimetteva al collo. Dopo sei giorni, le

uova si schiusero e vennero al mondo quattro bei anatroccoli.

I piccoli giravano per casa, li portavamo in giardino ed essi

becchettavano le briciole sotto la tavola durante i nostri pasti.

Io e mia sorella dividevamo con loro la nostra merenda e poi,

nella bella stagione, li mettevamo in una tinozza perché potessero

nuotare; demmo loro anche un nome: Piapia, Miamia,

Quaqua e Lalà. Quando furono cresciute, poiché erano quattro

femmine, si pose il dilemma se metterle in pentola, ma papà e

mamma non ebbero il coraggio di farlo e quindi le tenemmo

solo perché ci facessero le uova. Da noi frittata a pranzo o cena

e uova sbattute per la merenda non mancavano mai. Mamma

chioccia, con il suo sacrificio, ha salvato alcuni suoi pulcini ed

ha anche aiutato noi in tempi difficili in cui il cibo scarseggiava.

Questo episodio mi ha insegnato che nella vita che si rinnova

c’è sempre il seme della speranza.

LA GIOIA DELLA MUSICA

Che gioia! Apre nuovamente la palestra “Stella Polare” del C.S.A.

di Brendola per decine e decine di ospiti che, in base alle sapienti

indicazioni dei fisioterapisti Andrea, Nicola, Roberta e Silvia, oggi

riprendono, desiderosi, le attività. Andrea, prima di partire per le

vacanze, consegna a Nicola la musica di Ennio Morricone, con

brani tratti dalle oltre quattrocento colonne sonore dei suoi film:

Mission, Canone Inverso, Nuovo Cinema Paradiso, C’era una

volta in America, solo per citare qualche esempio. Il volenteroso

gruppo, con l’orecchio sempre attento, segue con piacere le

composizioni che valorizzano il mondo del cinema, apprezzando

anche il nuovo ordine dato alla palestra, con quattro serie di parallele

che creano “una rivisitazione degli spazi, ottimizzando i

pieni e i vuoti, come luci e ombre in un quadro di Michelangelo”.

La frequentazione in palestra, ridotta a solo tre volte alla settimana

per ciascun ospite, da luglio continuerà fino a settembre.

Dopo un periodo di forzata chiusura, l’argomento ricorrente è

ancora la musica: doppio concerto al Marostica Summer Festival,

con note di Ennio Morricone, dedicato ai medici, infermieri,

operatori socio-sanitari il 22 e 23 luglio, in Piazza degli Scacchi a

Marostica. Poi a Bassano prosegue con il violinista Uto Ughi e I

Solisti Veneti, nel concerto inaugurale di Bassano Opera Festival,

con i suoi strumenti-gioiello: Stradivari e Guarneri, il primo del

1701 e 1744, il secondo, preziosità della liuteria italiana. In palestra

si ascoltano pure musica di Giacomo Rondinella, cori degli

alpini e canti popolari. I giovani di adesso, i ventenni, amano la

musica dei nostri giorni, magari ascoltata con lo smartphone che

si può utilizzare ovunque. Per avvicinarci a questo genere moderno

di musica, siamo stati privilegiati nel poter usufruire della

collaborazione di due nostre simpatiche operatrici: Elisa e Dahlia.

Esse ci hanno fornito un elenco di undici pezzi di questo tipo di

musica! Le ringraziamo e diamo loro il nostro benvenuto!

Brendola, 03/07/2020

Olimpia Dinale

12


L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE

LA MIA PASSIONE

La grande passione della mia vita è sempre stato il cucito. Fin

da bambina, ho provato questo interesse profondo che avevo

acquisito da mia madre. Infatti, da piccola, al mattino andavo a

scuola e nel pomeriggio mi recavo dalle suore del mio paese

per ricamare il corredo per il matrimonio delle

mie sorelle. Terminate le scuole elementari,

mi recavo tutti i giorni da una sarta per imparare

a cucire sempre meglio. A quindici anni,

ho frequentato una scuola di “taglio e cucito”

che raggiungevo percorrendo venti chilometri

in bicicletta. Successivamente, ho acquistato la

macchina da cucire (marca Vigorelli) e ho iniziato

a lavorare per vari negozi, diventando la

“sarta di tutti”. All’età di diciannove anni, ho

abbracciato la vocazione religiosa divenendo

Suora Dorotea. In un primo momento sono

andata a Genova, dove ho svolto un servizio

con le orfanelle confezionando a loro i vestiti,

le divise e facevo loro compagnia portandole

a passeggio; poi sono stata trasferita in altre

comunità, rimanendo a contatto sempre con le

ragazze orfane. Ho frequentato anche la scuola magistrale per

ottenere il diploma di insegnante di scuola dell’infanzia. Posso

dire che i bambini “mi hanno dato vita”: la loro esuberan-

za mi comunicava tanta

gioia e i loro genitori

erano riconoscenti nei

miei confronti e mi volevano

bene. Purtroppo

mi sono poi ammalata

tanto da non essere più

capace di camminare.

Sono stata operata a

entrambe le anche e, in seguito, sono stata

trasferita nel Centro Servizi Anziani di Brendola

nel reparto del guardaroba; il mio compito,

ora, è quello di ricucire, aggiustare i vestiti delle

mie consorelle e degli ospiti di questa struttura.

Quando i famigliari degli anziani tornano

da una gita o da un viaggio, come per esempio

da Lourdes o Montecassino, mi portano sempre

in regalo un ditale e io ne ho fatto ormai

una bella collezione. Questi ditali mi sono particolarmente

cari, oltre perché caratteristici,

anche perché mi sono stati regalati da persone

che mi vogliono bene.

Suor Palma Zeminian

IL NOSTRO AMORE

Sono un’ospite della struttura di Brendola, mi chiamo Silvana

e vorrei raccontare alcuni ricordi che hanno segnato profondamente

la mia vita.

Sono nata a Venezia e precisamente a Sestiere di Dorsoduro,

n° 123. Ho vissuto la mia infanzia in questa

bella città. Successivamente, con la

famiglia mi sono trasferita al Lido in via

Bragadin, n° 4C.

Eravamo quattro sorelle: una di esse ha

conseguito il diploma di sarta. Ricordo

che un giorno ho visto una mia sorella

in sella alla moto con un giovane amico

di nome Mario con cui andava a ballare.

Una volta ho avuto l’ardire di bloccare

quella moto per chiedere di poter fare

io un giro assieme a questo ragazzo che

non conoscevo, però non sono riuscita

subito nel mio intento. Un po’ alla volta

Mario è entrato a far parte della mia famiglia:

i suoi genitori conoscevano mio padre. Dopo circa un

mese che ci eravamo conosciuti, ho potuto finalmente andare

in moto con lui: da qui è nata la nostra bella storia d’amore. Ricordo

infatti che, durante il giretto con la moto, mi sono stretta

a Mario per non cadere ed ho pensato: “Beata la donna che lo

sposerà” (già gli volevo bene). E lui mi ha confidato di aver fatto

lo stesso pensiero: “Beato l’uomo che la sposerà”. Non sapevamo

in quel momento che quell’uomo e quella donna eravamo

proprio noi due.

Tra di noi, così, è nato un grande amore, davvero tanto grande.

Ci siamo fidanzati l’8 aprile del 1956 e ci siamo sposati il 7 luglio

del 1957. Siamo andati a vivere con i miei genitori e, dopo

cinque anni, è nato nostro figlio Carlo: il figlio dell’amore. Mio

marito era felicissimo. Ora Carlo ha cinquantasette

anni ed è di carattere molto

buono, come quello di suo padre. Mio marito

Mario faceva il cuoco presso l’Ospedale

“Santi Giovanni e Paolo” di Venezia.

Come tutte le coppie anche noi, nella nostra

vita di sposi, abbiamo vissuto “alti e

bassi”, ma mio marito mi consolava sempre

dicendomi: “Vedrai Silvana che ce la

facciamo”.

Nella mia vita, ho provato un forte dolore

per la perdita della mia mamma e della

mia sorella più giovane, che è mancata a

soli ventinove anni. Io e mio marito, anche

nella sofferenza, eravamo sempre molto

uniti e ci incoraggiavamo l’uno con l’altra. Purtroppo, Mario, il

23 dicembre 2014, mi ha lasciata ed io conservo il suo ricordo

ancora vivo nel mio cuore.

Mio figlio Carlo, che si è formato una sua famiglia, mi è sempre

vicino, mi telefona tutte le sere. Ora io vivo in questo Centro

Servizi Anziani, in cui mi trovo bene e posso dire di essere una

persona abbastanza serena. Il mio pensiero, però, va sempre a

“Mario mio”.

Silvana Gasparini

13


L’ANGOLO DEI RICORDI E DELLE ESPERIENZE

IL DOLCE PER IL NATALE

Nella mia vita di religiosa, ho lavorato

per ben 64 anni all’interno

di varie cucine, in diverse scuole

d’infanzia e primarie, ed ero molto

contenta quando i bambini e le

consorelle apprezzavano quello

che cucinavo per loro. Nel momento

in cui sono arrivata a Brendola

non ho portato molte cose

con me, ma custodisco un libro

di ricette di dolci che mi ha sempre

accompagnato. Tutte le torte

scritte in questo libro le ho preparate

e sono buonissime! Siamo alle porte delle festività natalizie e

volevo condividere con voi la ricetta del “Tronchetto di Natale”.

Ingredienti per la pasta (6-8 persone): Ingredienti per la crema di burro:

4 tuorli d’uovo ¼ di litro di latte

150 gr di zucchero 30 gr di frumina

1 bustina di zucchero vanigliato 20 gr di cacao

4 albumi d’uovo 75 gr di zucchero

80 gr di farina bianca 150 gr di burro

50 gr di frumina

1 pizzico di lievito

Procedimento:

In un recipiente sbattere i tuorli a schiuma, unire i ⅔ dello zucchero

e quello vanigliato fino ad ottenere una massa cremosa. In un

altro montare gli albumi d’uovo a neve, aggiungere lo zucchero

rimanente e unire alla massa dei tuorli. Setacciare sopra la farina

preventivamente mescolata con frumina e lievito e amalgamare il

tutto. Distribuire l’impasto, con lo spessore di 1 cm, in una teglia

rettangolare foderata con carta forno.

Infornare a 180° per 10 minuti. Una volta sfornata, adagiare la pasta

su una spianatoia e spolverarla con due cucchiai di zucchero.

Ricoprire la pasta con pellicola per alimenti, arrotolarla su se stessa

e metterla a raffreddare.

Per preparare la crema di burro, bisogna togliere, da ¼ di litro di

latte freddo, 4 cucchiai da tavola in cui mescolare frumina, cacao e

zucchero. Mettere a bollire il latte rimasto: quando pronto, toglierlo

dal fuoco e aggiungerlo alla miscela ottenuta, mescolando il

tutto. Riportare a ebollizione e lasciar raffreddare. Lavorare il burro

a crema e aggiungere a cucchiaiate la miscela appena preparata

e raffreddata. Srotolare la pasta e spalmarla con la crema al burro

(avanzandone un po’) e arrotolarla di nuovo. Con la crema avanzata

spalmare il rotolo all’esterno e praticare delle righe ondulate

con una forchetta per tutta la lunghezza del dolce.

Buon appetito!

Suor Ines Zorzi

Il mistero di un Dio che si incarna nella storia dell’uomo assumendo

totalmente le sue gioie, le sue fatiche, le sue contraddizioni,

le sue speranze, suscita stupore, incredulità, meraviglia e riecheggia

soprattutto in quella parte di noi che esita ad abbandonarsi

al suo fascino. La nostra società, infatti, figlia

dell’Illuminismo, pone la priorità al contingente,

a ciò che si può verificare scientificamente,

razionalmente e fatica a cogliere il senso ultimo

delle cose, ad andare oltre la realtà visibile per

assaporare il misterioso ed ineffabile invisibile

che sottende le esperienze umane. Il Signore,

allora, viene “a dare le ali” alle nostre speranze

più profonde e, come diceva M. Luther

King, ci dona la convinzione che noi uomini

non siamo soli in questo Universo poiché, al

di là delle sabbie mobili del Tempo, delle incertezze

che oscurano i nostri giorni e delle

vicissitudini che offuscano le nostre notti, c’è

un Dio sapiente ed amoroso che ci sorregge

e ci contiene. Il Signore viene così ogni giorno

per chiedere di lasciarci affascinare dal suo Progetto d’Amore,

per proclamare la bella notizia che l’Uomo e Dio lavorano insieme

nel mondo: non esistono l’uno senza l’altro. Quale immensa dignità

è per noi uomini essere considerati non semplici esecutori di

ordini emanati dall’alto, bensì inventori di strade che ci portano gli

uni verso gli altri ed, insieme, verso Dio!! Certo, non è facile posse-

SANTO NATALE

“È Natale… Il domani di Dio viene a prendere corpo nel presente degli uomini”

(Card. C. M. Martini)

dere una fede matura poiché essa richiede un costante cammino

di verifica, di aggiustamento, di confronto e di profusione di energie

personali. Lo stesso Cardinale Martini affermava che “ciascuno

di noi ha in sé un credente ed un non credente che si interrogano

a vicenda” e che, a mio avviso, ci costringono ad elaborare dentro

di noi uno spazio dialettico dove intersecare

e fondere queste forze opposte, ma complementari,

che ci stimolano senz’altro a crescere

e a diventare migliori. Ecco dunque che Natale

significa volgere con fiducia lo sguardo “in alto”,

rivolgendolo cioè alla Terra adottando lo Spirito,

la mentalità, il modo di essere del Signore.

La stalla in cui Egli nasce ci rivela tutta la fragilità

umana e, nello stesso tempo, la volontà divina di

renderla feconda poiché illuminata da un Amore

che la trascende. La festa del Natale dia, dunque,

un senso nuovo a questi nostri giorni duri ed amari,

ci comunichi di non aver paura del mondo che c’è

e ci induca a diffondere la cultura dell’Amore, del

Bene, della Vita. E non dobbiamo mai abbandonare

la nostra fiducia nell’Uomo poiché è proprio di lui

che Dio ha bisogno, è di lui che Dio ha scelto di prendersi cura

definitivamente ed è di lui che Dio cerca costantemente gli aneliti.

Buon Natale di tutto cuore.

Maria Luisa Battilana

14


RIFLESSIONI

LA FORZA DEL GRUPPO

La nostra équipe educativa è nata da poco. Siamo tre persone

con esperienze di vita molto diverse che si sono trovate un

giorno a condividere questo percorso lavorativo assieme. Riuscire

a lavorare in gruppo non è

scontato: esso non è solamente un

insieme di individui che interagiscono

tra loro con una certa regolarità.

La semplice interazione non

basta: occorre un vero e proprio

cammino d’integrazione affinché

ogni persona, inserita nel gruppo,

possa sentirsi libera di condividere

non solo degli obiettivi ma anche

i bisogni e le esigenze reciproche.

Tra noi è nata fin da subito una

bella intesa. In questo percorso

non sono mancate le incomprensioni

ma il fatto di sentirci libere di

esprimere le nostre necessità ed i

nostri valori ci ha aiutato a rafforzare

la nostra unità. Nei momenti

di incomprensione, un aspetto che

è risultato fondamentale per noi è

stato quello di saper negoziare e

tutto ciò ha sempre dato l’oppor-

tunità di arrivare ad un confronto positivo e ad un’occasione

di crescita. Inizialmente, abbiamo cercato di definire i nostri

obiettivi in modo chiaro utilizzando metodo e flessibilità e questo

ci ha permesso di affrontare

anche gli imprevisti che il lavoro di

gruppo comporta.

Ognuna di noi ha competenze e

talenti diversi che mette a disposizione

dell’équipe per poi integrarli

tra loro. Riteniamo che la comunicazione

aperta sia un fattore

fondamentale perché ci permette

sia di crescere individualmente,

imparando l’una dall’altra, sia di

creare all’interno del gruppo un

sapere condiviso.

Di certo, quello che non dovrebbe

mai mancare tra noi è una sana

dose di umorismo che aiuta ad

alleviare le tensioni e le difficoltà

che il lavoro a volte presenta.

Sonia Zecchin,

Denise Bressan e Sara Zanovelli

15


NATALE

Dopo averlo invocato

il Natale è arrivato,

una natività molto preziosa

nella notte silenziosa.

Osanna, gloria ed onore

per tutti pace, gioia ed amore,

serenità e pensieri carini

sia per i grandi che piccini.

Al bambinello appena nato

un nostro canto è dedicato,

con la speranza dentro al cuore

che il domani sia migliore.

Tanti cari auguri di Buon Natale!

Mauro Chiaradia

RESO POSSIBILE GRAZIE A :

La Sanitaria di Ferro Valeria

Via Ospedale Vecchio, 11 37047 San Bonifacio (VR)

Tel 045/7611332 Fax 045/6102244

La Sanitaria di Ferro Valeria

C.so Milano, 43 36100 Vicenza

Tel 0444/322843 Fax 045/6102244

www.lasanitaria.com info@lasanitaria.com

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