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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Oh, sì,» Anna gli lisciò le spalle, «non avete idea di quante bestiacce

infestino i giardini di questa zona! La nostra vicina si è trovata un paio di

topi nel seminterrato, la settimana scorsa. Norman ha dovuto scongiurare

un’invasione…»

Ora quelle cesoie non mi piacevano più così tanto.

Fissai lo scarafaggio con le zampe piegate come se avessi inghiottito

qualcosa di ostico. Solo quando mi guardarono entrambi mi sforzai di

stirare le labbra in qualche modo, ritrovando l’impulso di nascondere le

mani.

Oltre il vaso da fiori, dall’altra parte della stanza, fui certa di sentire

addosso lo sguardo di Rigel.

Nel giro di pochi minuti eravamo tutti e quattro a tavola. Provai disagio

nell’ascoltare Norman parlare del lavoro: cercai di mascherare la tensione,

ma avere Rigel seduto accanto non mi aiutò affatto a rilassarmi. Anche da

seduti mi sovrastava, e io non ero abituata a stargli così vicino.

«Visto che ci stiamo conoscendo un po’… perché non ci dite qualcosa di

voi?» Anna sorrise. «È tanto che vi conoscete? La vostra tutrice non ci ha

detto nulla… Andavate d’accordo all’istituto?»

Un crostino mi cadde dal cucchiaio, finendo nella zuppa.

Anche Rigel accanto a me si era fermato.

Esisteva domanda peggiore da fare?

Anna incrociò i miei occhi e, improvvisamente, il terrore che potesse

leggerci la verità mi chiuse lo stomaco. Come avrebbe reagito sapendo che

faticavo anche solo a stargli vicino? Il nostro rapporto era sinistro e

indefinito, la cosa più lontana da una famiglia. E se avessero deciso che era

impossibile? Avrebbero cambiato idea?

Mi lasciai prendere dal panico. E prima che Rigel potesse dire qualunque

cosa, io mi sporsi in avanti e feci una sciocchezza.

«Certo.» Sentii quella bugia incollarmi la lingua e mi affrettai a sorridere.

«Io e Rigel… siamo sempre andati molto d’accordo. Noi in effetti siamo

come… fratelli.»

«Sul serio?» domandò Anna, sorpresa, e io deglutii come se d’un tratto

fossi diventata vittima della mia stessa menzogna. Ero certa che lui avrebbe

fatto di tutto per contraddirmi.

Capii troppo tardi il mio errore, quando mi voltai e vidi la sua mandibola

tesa.

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