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templari

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Infatti, la chiesa di Santa Maria del Guazzatore era di pertinenza dell’ospedale di San Giovanni della Trinità,

così come Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana sin dalla documentazione di fine Trecento era

legata anch’essa al priorato della Trinità; al tal proposito, non sembra affatto un caso che, sia pure in epoca

successiva, Giorgio de Montesia sia documentato come precettore presso tutti e tre gli edifici di culto nel

1430, come ci ricorda Samaritani.

L’edificio di culto in questione è conosciuto anche come Santa Maria del Guazzaduro perché nel XV secolo fu

costruito nei pressi della chiesa un “guazzaduro” o “roggia” (dal latino medievale “roxa”), una sorta di grande

vasca lunga 25 piedi ferraresi e larga 7 (m. 10 x 3 circa) per abbeverare e bagnare i cavalli ed altri animali,

soprattutto durante l’estate. Santa Maria del Tempio mutò allora la denominazione in Santa Maria del

Guazzaduro o della Roxa, poi della Rosa.

L’intero complesso religioso fu notevolmente trasformato nei secoli successivi e, in seguito a varie

vicissitudini, l’ex convento divenne dopo il 1870 la caserma del comando divisionale dei reali Carabinieri a

cavallo, che vi rimase fino al settembre 1943.

La chiesa invece ancora agli inizi del Novecento era meta di fedeli e visitatori, soprattutto perché all’interno

conservava le otto statue in terracotta policroma modellate dal modenese Guido Mazzoni nel 1485: si tratta del

celebre gruppo scultoreo conosciuto come il “Compianto di Cristo morto”, o Mortorio, ma noto ai ferraresi

come “I pianzun dla Rosa” (Fig. 11).

Quando nel 1938 la diocesi cedette la chiesa alla Provincia, già da alcuni anni l’edificio sacro era stato chiuso,

perciò le opere d’arte erano state trasferite in altri luoghi; tra queste il Mortorio del Mazzoni, che trovò una

degna collocazione presso la chiesa del Gesù, dove tuttora si trova.

I bombardamenti del 1944 colpirono lievemente il convento della Rosa, tuttavia, i danni maggiori si

verificarono nella facciata della chiesa a causa di un ordigno esploso a posa distanza, tanto che nel 1949

l’Amministrazione Provinciale, invece di prevederne il restauro, scelse la strada più semplice, quella

dell’abbattimento di alcune sue parti per evitare ulteriori crolli (Figg. 12 e 13). Ormai la sorte del complesso

della Rosa era segnato, così nell’ottobre del 1955 l’ex convento con il magnifico chiostro, la chiesa di origine

templare e il campanile del XV secolo vennero abbattuti, mentre l’area oggetto delle demolizioni fu nel

frattempo acquistata dall’INA.

24) Sull’area dove sorgeva il tempio venne eretto tra il 1955 ed il 1957 il palazzo dell’Istituto Nazionale delle

Assicurazioni su disegno dell’architetto Giuseppe Vaccaro, uno dei maestri del razionalismo romano. Per

quanto riguarda il chiostro, “a parte un paio di colonne originali nell’angolo nord ovest”, fu completamente

ricostruito alla fine degli anni Cinquanta a cura dell’ingegnere Carlo Savonuzzi, cui era stato conferito l’incarico

di “sovraintendente ai lavori”, come si evince da una lettera del 12 giugno 1959 conservata nel fascicolo n. 62

presso l’archivio dell’associazione Ferrariae Decus (Figg. 14, 15, 16, 17, 18).

Chiesa della SS. Trinità o di San Giovanni Gerosolimitano con annesso ospedale (distrutti)

Tra gli edifici in cui anticamente furono presenti i templari, si ipotizza possa essere inserita la chiesa con

annesso ospedale di San Giovanni detto “la Trinità” (un tempo ubicati in via Cortevecchia). Il complesso,

secondo Melchiorri, sarebbe stato fondato attorno al XII secolo. Ma non ci sono prove certe della sua antichità,

anche perché, come lamentato dallo storico del Seicento Marc’Antonio Guarini, i documenti relativi ai primi

secoli di attività del complesso, guarda caso, andarono perduti. Anzi, gli altri storici ritengono invece fondata,

piuttosto, la presenza presso la SS. Trinità dei giovanniti, che secondo Samaritani elessero a loro sede fin da

prima del 1183, anno in cui, come ricorda anche Lodi, Guglielmo III Marchesella Adelardi donò metà dei suoi

beni all’ospedale della Trinità, che egli stesso secondo alcuni storici avrebbe fondato al suo ritorno dalla

Terrasanta.

In un testamento del 1297 (quello di Ubaldino Fontana) veniva citato il “collegium hospitalis Sancti Johannis

de Templo”. Per Paolo Sturla Avogadri, in disaccordo con altri studi, si tratterebbe di quello presso San

Giovanni della Trinità. Sturla afferma, inoltre, che all’epoca il complesso era ancora denominato San Giovanni

del Tempio, cioè templare, appartenente quindi ai cavalieri rossocrociati.

Le documentazioni più attendibili sul complesso della Trinità risalgono, tuttavia, a dopo il 1312, tanto che il

Guarini si limita a riportare una menzione della chiesa della SS. Trinità soltanto nel 1338. Ma è ancora più

strano che l’elenco dei cavalieri giovanniti o ospedalieri presenti nella nostra città inizi soltanto dal primo

ventennio del XIV secolo, nonostante sia opinione di Samaritani che essi avessero la loro sede presso la

Trinità già da prima del 1183. E questa è un’altra incongruenza che farebbe pensare all’originaria presenza

dei Cavalieri del Tempio presso il sito in questione, presenza che poi si sarebbe cercato di cancellare dopo la

soppressione dell’ordine del 1312 e l’arrivo dei giovanniti, con i quali la funzione ospedaliera presso il

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