REPORTAGE M A G A Z I N E ragioni per accettare o tenere un lavoro variano molto di più a seconda dell’età. Flessibilità è la parola d’ordine I giovani della generazione Z, ad esempio, considerano la flessibilità, lo sviluppo della carriera, un lavoro significativo e un ambiente di lavoro sicuro e solidale, come fattori più importanti della retribuzione quando decidono di rimanere con il loro attuale datore di lavoro. Quindi, quando i più giovani rimangono, non è solo per i soldi: i Gen Z pongono meno enfasi di qualsiasi altro gruppo sulla retribuzione come ragione per rimanere, fattore, questo, che aumenta di importanza solo con l’età. Per loro, dunque, acquista notevole interesse il cosiddetto work-life balance. Work-life balance L’espressione inglese sta per equilibrio vita lavoro, condizione per conciliare famiglia, salute, tempo libero, amicizie e svago senza sacrificare qualcosa. I GenZ e i Millennial italiani danno grande valore al tempo extra-lavorativo. Per garantire un migliore worklife balance (dati “Deloitte Global GenZ and Millennial Survey”) il 38% dei Millennial e 39% della GenZ vorrebbe la settimana lavorativa da 4 giorni mentre il 32% dei Millennial e il 28% della GenZ insiste sull’importanza di garantire la possibilità di lavorare da remoto. In generale, il 73% della GenZ e il 78% dei Millennial in Italia dichiara che il tema della salute mentale è rilevante quando prende in considerazione un nuovo datore di lavoro. Non mi piace? Cambio. E torna di moda il job hopping Il job hopping è il fenomeno per cui un lavoratore “salta” (to hop, significa saltare) da un lavoro ad un altro con una certa facilità. Secondo gli studi in materia è una tendenza che riguarda in particolar modo la generazione dei millennials e che fino a poco tempo fa caratterizzava soprattutto i lavoratori delle professioni digitali, soprattutto in Italia. Secondo un’indagine di Randstad research institute su dati CICO spostarsi con frequenza da un lavoro ad un altro è una dinamica tanto più presente quanto più è giovane l’età dei lavoratori. In particolare, è emerso come i lavoratori più giovani, dai 15 ai 34 anni, tendono a cambiare settore con più facilità rispetto ai lavoratori più anziani. E il fenomeno è inversamente proporzionale al crescere dell’età. Le motivazioni, oltre alla retribuzione sono: maggiore conciliazione tra vita e lavoro, flessibilità, maggiori opportunità di carriera, possibilità di crescita personale, formazione, ricerca di un migliore allineamento tra la scala di valori personali e quelli della propria azienda (IBM, Randstad). Il job hopping non è un fenomeno degli ultimi anni, ma, fa notare la ricerca di Randstad research institute, è che dopo un periodo di flessione, a partire dal 2019 la tendenza è quella di risalire. 28
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