06.01.2013 Views

Parmigianino WEB - Fontanellato

Parmigianino WEB - Fontanellato

Parmigianino WEB - Fontanellato

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

IN VIAGGIO CON PARMIGIANINO<br />

nel mondo di ERMETISMO e ALCHIMIA<br />

a cura di<br />

Alessandra Ruffino


Prima di partire….<br />

Per orientarsi almeno un po’ nell’affascinante, ma insidiosa ed oscura selva delle<br />

SCIENZE ARCANE, sarà utile mettere in chiaro il significato di qualche termine<br />

‘tecnico’ che ricorrerà durante questo viaggio:<br />

1<br />

…che cosa si intende coi termini<br />

ALCHIMIA ed ERMETISMO?<br />

ALCHIMIA (dall’arabo al-kîmiyâ che indica ‘la pietra filosofale’ o ‘il reagente universale’)<br />

conoscenza iniziatica che aspira ad ottenere una Armonia tra gli opposti, simboleggiata dalla<br />

unione (coniunctio) di polarità contrarie: Sole/Luna, Uomo/Donna, Adamo/Eva, Notte/Giorno<br />

ecc. Essa ha una parte FILOSOFICA e MISTICA e una parte PRATICA e SPERIMENTALE: l’arte<br />

dei metalli che – attraverso una sequenza di fasi e col fuoco come agente di trasmutazione –<br />

distilla le proprietà dei quattro elementi (Terra, Acqua, Aria, Fuoco) nella Quintessenza (o<br />

Elixir o Pietra filosofale) e nobilita i metalli vili e deperibili, come il piombo, in metalli puri,<br />

come l’oro. Come il metallo vile viene fatto morire nel crogiolo (o Fornello o Athanor o Vas<br />

hermeticum) per poter rinascere purificato in metallo perfetto e immortale, così – sul piano<br />

morale – l’alchimista persegue un processo di morte e purificazioni spirituali per riconquistare<br />

la perfezione dell’uomo edenico.<br />

CABBALÀ: con la parola ebraica qabbalah (‘ricezione’) si indica la tradizione segreta del<br />

misticismo giudaico e in particolare il movimento di pensiero di connotazione esoterica che<br />

prese avvio in Europa a partire dal sec. XII-XIII. Traendo spunto dalla Sacra Scrittura, i testi<br />

cabbalistici illustravano come ogni parte del Creato rispondesse a una segreta armonia del<br />

disegno trascendente. Fin dalle sue origini essa volle essere anzitutto un approfondimento<br />

spirituale, o derek ha-emet “il cammino della verità”.<br />

ERMETISMO: dottrina filosofica del I sec. d.C. attribuita ad Hermes Trismegisto (Mercurio,<br />

padre dell’alchimia e protettore delle scienze occulte) che riconduce la filosofia greca a quella<br />

egizia, difendendo il paganesimo dagli attacchi della religione cristiana. Alla fine del sec. XV la<br />

traduzione del cosiddetto Corpus Hermeticum, per mano di Marsilio Ficino, rilanciò negli<br />

ambienti più raffinati delle corti europee la Filosofia Ermetica.<br />

ESOTERISMO: tendenza di alcune dottrine filosofiche e religioni a riservare una parte della<br />

verità a pochi iniziati. Nella sua etimologia greca (Esoterikós = ‘più interno, destinato al segreto’)<br />

si contrappone a Exoterikós (= ‘destinato al pubblico, essoterico’).<br />

FILOSOFIA OCCULTA: disciplina che studia le virtù segrete delle cose e degli esseri, nella<br />

convinzione che, tramite la conoscenza delle forze naturali, sia possibile mettere in opera una<br />

trasformazione dello stato di cose esistente.<br />

Ultima raccomandazione, prima di mettersi in cerca degli indizi ermetici ed alchemici disseminati nei<br />

capolavori di <strong>Parmigianino</strong>: si ricordi che nel Rinascimento non necessariamente l’interesse per<br />

l’alchimia e quello per la magia ermetica coincidevano, e viceversa.


2<br />

<strong>Parmigianino</strong> ALCHIMISTA: chi lo ha detto?<br />

La testimonianza più nota sul <strong>Parmigianino</strong> alchimista è quella di GIORGIO VASARI<br />

(nelle due edizioni delle Vite, 1550 e 1568), poi ripresa dallo storico parmigiano ANGELO<br />

MARIA EDOARI DA ERBA nel suo Compendio copiosissimo dell’origine, antichità, successi e<br />

nobiltà della città di Parma (ms. 1572 ca. Parma, Biblioteca Palatina, Ms. Parm. n. 922, p.<br />

234, ove <strong>Parmigianino</strong> è detto “alchimista peritissimo”), nonché da GIOVAN BATTISTA<br />

ARMENINI (“Giovane di bello, et vivace ingegno, e tutto gentile, et cortese […] ma non<br />

contento di così largo favore caduto dal cielo, che vedendo per vitio dell’età prevalere alle virtù<br />

l’oro, gli entrò nel capo di voler attendere all’Alchimia, si lasciò corrompere di maniera a questa<br />

pazzia, che si condusse a pessimo disordine di vita, et dell’honore, e di molto gratioso che egli era,<br />

divenne bizzarrissimo et quasi stolto”, De’ veri precetti della pittura, Ravenna 1587, p. 16).<br />

Benché animato a tratti da intenti moralistici, il ritratto vasariano passerà alla Storia:<br />

“…il cervello, che aveva a continovi ghiribizzi di strane fantasie, lo tirava fuor de l’arte: potendo<br />

egli guadagnare quello oro, che egli stesso avrebbe voluto: con quello che la natura nel dipignere,<br />

e ’l suo genio gli avevano insegnato. Et volse con quello, che non potè mai imparare, perdere la<br />

spesa e il tempo, et farsi danno alla propria vita. Et questo fu ch’egli stillando cercava l’archimia<br />

dell’oro, et non si accorgeva lo stolto, ch’aveva l’archimia nel far le figure...” (Le Vite, ed. 1550).<br />

Per quanto dovute a qualche importante letterato del tempo, a niente varranno le isolate<br />

smentite della diceria di un <strong>Parmigianino</strong> alchimista (cfr. LODOVICO DOLCE, Dialogo<br />

della pittura intitolato l’Aretino, Venezia 1557: “il <strong>Parmigianino</strong> fu incolpato a torto ch’egli<br />

attendesse all’alchimia…”).<br />

L’interesse del pittore per l’alchimia risale al periodo<br />

dell’incarico per i lavori nella Chiesa della Steccata a Parma<br />

(“…si tolse a fare alla Madonna della Steccata [...] In questo tempo<br />

si diede all’alchimia, et pensando in breve arricchirne, tentava di<br />

congelare il Mercurio...” (VASARI, Le Vite, ed. 1568). Tale<br />

interesse divenne così esclusivo che “…cominciò Francesco a<br />

dismettere l’opera della Steccata, o almeno a fare tanto adagio, che<br />

si conosceva che v’andava di male gambe; e questo avveniva, perché<br />

avendo cominciato a studiare le cose dell’alchimia, aveva tralasciato<br />

del tutto le cose della pittura, pensando di dover tosto arricchire,<br />

congelando mercurio; [...] e non avendo altra entrata, e pur<br />

bisognandogli anco vivere, si veniva così consumando con questi<br />

suoi fornelli a poco a poco” (Le Vite, ed. 1568). Dopo la lite coi<br />

fabbriceri della Steccata, il pittore fugge a Casal Maggiore e<br />

là “avendo per sempre l’animo a quella sua alchimia, […] essendo<br />

di delicato e gentile, fatto con la barba e chiome lunghe e malconce,<br />

quasi un uomo salvatico ed un altro da quello che era stato, fu<br />

assalito, essendo mal condotto e fatto malinconico e strano, da una<br />

febbre grave e da un flusso crudele, che lo fecero in pochi giorni<br />

passare a miglior vita...”.<br />

)<br />

PARMIGIANINO, Autoritratto<br />

(1538 - Parma, Galleria Palatina)


3<br />

Il PARMENSE terra di magia?<br />

Parrebbe proprio che l’interesse di <strong>Parmigianino</strong> per l’alchimia (tutt’altro che raro nell’élites culturali del<br />

sec. XVI) potesse essere in parte propiziato da una tradizione che nel Parmense aveva radici profonde.<br />

Senza stare a scomodare Dante e la sua condanna del mago Asdente, “lo calzolaio di Parma” (Convivio IV,<br />

XVI, 6; Inf. XX, 118-119) o il fatto che la zona dell’attuale Emilia Romagna pareva particolarmente ben<br />

disposta allo studio delle scienze arcane (si pensi a Pico della Mirandola, fondatore della Cabala<br />

Cristiana, ma anche – in area ferrarese – all’attività di pittori come Cosmè Tura, Del Cossa, Dosso Dossi<br />

ecc.): gli umori e le suggestioni di questa raffinata cultura esoterica dureranno ancora, in pieno Seicento,<br />

nella Bologna del giovane Guercino. A noi converrà comunque restare nei più stretti dintorni del nostro<br />

Pittore.<br />

Il già ricordato Edoari da Erba documenta a Parma la presenza di tre grandi occultisti: Biagio Pelacani<br />

(citato tra l’altro da G. B. NAZARI, Della trasmutatione metallica sogni tre, in un importante testo alchemico<br />

edito nel 1572), il medico Giorgio Anselmi senior (nato a Parma nel 1386, la cui opera era nota anche a<br />

Cornelio Agrippa) e Andrea Bianchi detto l’Albio Parmigiano, per il quale <strong>Parmigianino</strong> eseguì la<br />

Conversione di San Paolo (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Davvero un terreno fertile, dunque, il<br />

Parmense per studiosi e praticanti di scienze arcane…<br />

Insieme alla stupenda e travagliata realizzazione<br />

PARMA - Santa Maria della Steccata<br />

parmigianinesca degli affreschi nell’arcone di CHIESA DELLA<br />

STECCATA (che poi vedremo) il ‘triangolo magico’<br />

dell’esoterismo parmense tocca FONTANELLATO e<br />

SORAGNA.<br />

Alla ROCCA MELI LUPI DI Soragna il Manierismo del<br />

<strong>Parmigianino</strong> è reinterpretato da Nicolò dell’Abate (Modena<br />

1509/12 – Fontainebleau 1571), figura chiave, insieme ad altri<br />

pittori manieristi ed ‘ermetici’ come Rosso Fiorentino e il<br />

Primaticco, dell’Ecole de Fontainebleau, nel ciclo di affreschi<br />

dedicati alle Fatiche di Ercole (tema di noto significato<br />

alchemico sia perché legato al mito dei pomi aurei del<br />

Giardino delle Esperidi, sia perché rappresenta un lavoro di<br />

sublimazione per fasi analogo all’Opus Magnum).<br />

SORAGNA – Rocca Meli Lupi<br />

Per saperne di più sul PERCORSO NEL<br />

MANIERISMO PARMENSE FRA<br />

ERMETISMO E MISTERO link to:<br />

www.roccadisoragna.com<br />

www.museocostantinianodellasteccata.it


4<br />

Temi e cifre ermetiche nell’arte del <strong>Parmigianino</strong>: DOVE?<br />

Tra i temi esoterici di più suggestiva e lunga tradizione vi è lo SPECCHIO, simbolo lunare, simbolo<br />

dello sdoppiamento e simbolo della discesa in se stessi (cioè, alla lettera, di quel tipo di riflessione<br />

propria dei temperamenti speculativi e di coloro in cui prevale l’umor melanconico di Saturno).<br />

<strong>Parmigianino</strong> lascia ai posteri una indimenticabile traccia del suo interesse per questo oggetto simbolico<br />

tanto importante nel celebre Autoritratto allo specchio, ma anche nello specchio posto al centro della<br />

volta del Camerino di Diana nella Rocca Sanvitale di <strong>Fontanellato</strong>, accompagnato dal motto “RESPICE<br />

FINEM” (Attendi la fine), non un’opera dipinta, bensì il sigillo dell’opera, posta al centro del cielo chiuso<br />

del Camerino, lì ad indicare proprio il compimento della Grande Opera di trasmutazione perpetrata<br />

dall’Alchimia (e dall’Arte).<br />

PARMIGIANINO, Autoritratto allo specchio (1524 - Vienna,<br />

Kunsthistorisches Museum)<br />

FONTANELLATO - Specchio al centro della volta del<br />

Camerino di Diana<br />

Un itinerario fra gli indizi ermetici dell’arte di <strong>Parmigianino</strong> non può che prevedere una lunga sosta<br />

nella chiesa di SANTA MARIA DELLA STECCATA (Parma), dove il pittore – con tumultuose<br />

vicissitudini – realizzò gli affreschi dell’arcone, liberamente interpretando la parabola evangelica delle<br />

Vergini Savie e delle Vergini Folli.<br />

La tradizione connessa alla parabola delle Dieci Vergini è complessa e non omogenea; quattro le<br />

principali linee interpretative: 1) la parabola evangelica in sé, 2) l’interpretazione simbolica data dalla<br />

Patristica, 3) la tradizione teatrale, 4) la tradizione figurativa non molto ampia, ma significativa (si<br />

vedano il Codice Purpureo di Rossano, f. 4; gli affreschi del Castello di Appiano, secc. XII-XIII; il mosaico<br />

della facciata di Santa Maria in Trastevere a Roma). La Vergine centrale dei gruppi è alternativamente<br />

la Regina del Giorno e la Regina delle Tenebre. Le Vergini Savie si ricollegano all’attributo mariano di<br />

“Virgo prudentissima”. Nella realizzazione di <strong>Parmigianino</strong> la connotazione positiva o negativa delle<br />

Vergini è data solo dalle lampade accese o spente.


PARMIGIANINO, Le vergini folli, part. (Parma, Santa Maria<br />

della Steccata)<br />

Una curiosità:<br />

Il tema delle donne con vasi sul capo, connesse ai simboli<br />

dei quattro elementi, sarà ripreso da Johannes Mylius nel<br />

testo ermetico Philosophia reformata, Francoforte<br />

1622)<br />

5<br />

PARMIGIANINO, Le vergini savie, part. (Parma, Santa Maria della<br />

Steccata)<br />

Nell’arcone della Steccata si possono individuare diversi simboli riconducibili al repertorio iconografico<br />

dell’Alchimia:<br />

• gli EMBLEMI dei QUATTRO ELEMENTI (componenti essenziali del mondo i cui rapporti e<br />

combinazioni determinano la trasformazione della materia e il passaggio da uno stato dell’essere<br />

all’altro)<br />

• la personificazione, attraverso la raffigurazione di Adamo ed Eva, del dualismo sulla cui tensione si<br />

fonda l’Armonia del Mondo


• il simbolismo della LUCE (il vaso che produce<br />

inlustratio, la illuminazione del sapiente)<br />

• il ricorrente motivo del VASO, che certo risponde,<br />

come voleva san Paolo, all’idea di corpo = vaso<br />

dell’anima (Romani, 9, 21), è sviluppato alla Steccata<br />

in una serie di tre coppie di vasi nelle quali per due<br />

volte è descritto un contenuto nero, per due volte<br />

uno bianco e per due volte uno rosso, secondo una<br />

precisa simbologia cromatica che trova<br />

corrispondenza nelle fasi del processo di<br />

distillazione dell’elisir attraverso la fase nera di<br />

putrefazione della materia prima (Nigredo), la<br />

successiva fase ‘bianca’ (Albedo) e la fase conclusiva<br />

della Rubedo, allorché il rosso – colore araldico della<br />

resurrezione – segnala il compimento dell’opus<br />

alchemicum (vedi E. Fadda, in <strong>Parmigianino</strong> e la pratica<br />

dell’alchimia, p. 46).<br />

6<br />

I Quattro Elementi sono evocati attraverso alcuni<br />

emblemi: il granchio, crostaceo marino, rappresenta<br />

l’Acqua; la colomba, volatile, è rappresenta l’Aria; gli<br />

ortaggi (ma anche le teste di ariete) rappresentano la<br />

Terra. A rappresentare il Fuoco, invece, i 14 rosoni in<br />

bronzo dorato che scandisono l’intradosso dell’arco.<br />

Ma prima di squadernare alla Steccata il libro della Natura con tanta stupefacente maestria pittorica e<br />

originalità inventiva, <strong>Parmigianino</strong> aveva già lasciato qualche indizio di un suo interesse per i simboli<br />

ermetici nel Ritratto di Galeazzo Sanvitale (1524), altri ne lascerà nella Madonna dal collo lungo (1534<br />

– Firenze, Uffizi), nel Cupido che fabbrica l’arco (1533-34 – Vienna, Kunsthistorisches Museum), nella<br />

Madonna col Bambino, san Zaccaria, la Maddalena e san Giovannino (Firenze, Uffizi) e così via…


PARMIGIANINO, Ritratto di Galeazzo Sanvitale<br />

(1524 - Napoli, Museo di Capodimonte)<br />

7<br />

Elegante in abito alla francese alle spalle armatura, elmo e<br />

mazza ricordano il suo status di condottiero, sul copricapo<br />

riluce un medaglione ornato di caduceo (attributo di<br />

Mercurio, patrono dell’Alchimia e delle scienze ermetiche);<br />

tra le dita guantate il principe regge una moneta con il<br />

NUMERO 72…<br />

…che cosa indica questo numero?<br />

Ecco le principali interpretazioni:<br />

• secondo la Cabbalà 72 è la cifra che racchiude la chiave segreta del nome ineffabile di Dio<br />

• secondo le corrispondenze numeri/pianeti/metalli stabilite dalla Occulta Philosophia il 7 e il 2<br />

rappresentano il numero di Giove (= stagno) e quello della Luna (= argento), quest’opinione<br />

sostenuta da Maurizio Fagiolo dell’Arco non è del tutto convincente, giacché in tutta l’iconografia<br />

alchemica la congiunzione tra principio maschile e femminile è rappresentata dalle nozze mistiche<br />

di Sole e Luna (o Apollo e Diana, e non di Giove e Luna).<br />

• l’opinione più verosimile pare quella sostenuta da Andrea De Pascalis che il 7 e il 2, siano incisi sulla<br />

moneta per alludere, rispettivamente, al numero dei Metalli (sette come i Pianeti maggiori) e al<br />

numero dei principi costitutivi della materia metallica al tempo di <strong>Parmigianino</strong> (Zolfo, polo<br />

maschile e igneo, e Mercurio, polo femminile liquido; il terzo elemento della trasmutazione, cioè il<br />

principio neutro del Sale, sarà introdotto da Paracelso solo a metà del sec. XVI).<br />

Intanto, nel nome dei Sanvitale, ecco che siamo già dritti e filati a FONTANELLATO.<br />

È ora di scoprire…


8<br />

Quali sono i SIMBOLI ERMETICI a FONTANELLATO?<br />

Aveva appena 21 anni, Francesco Mazzola, quando venne convocato alla Rocca Sanvitale<br />

<strong>Fontanellato</strong>. In un piccolo ambiente segreto al piano terra (chissà perché non al piano nobile?),<br />

circondato da locali di servizio affrescò, con vistosi debiti iconografici verso il Correggio della Camera<br />

di San Paolo (Parma), lo stupendo “Camerino di Diana”, raffigurandovi la storia tragica di<br />

ATTEONE, ma...<br />

…che cosa narrava quel mito?<br />

DIANA e ATTEONE:<br />

mito…<br />

Due le versioni del mito a noi pervenute: una,<br />

tramandata dai mitografi greci Igino e Pausania, e l’altra<br />

dal poeta latino Ovidio. La prima racconta che Atteone,<br />

appoggiato a una roccia nei pressi di Orcomeno, vide<br />

per caso Artemide (Diana) che si bagnava al fiume e<br />

restò a guardarla per potersi poi vantare con gli amici di<br />

aver visto nuda la dea. Offesa, Artemide si vendicò<br />

trasformandolo in cervo e facendolo quindi divorare<br />

dalla sua muta di cani.<br />

Nella seconda versione del mito, narrata nelle<br />

Metamorfosi di Ovidio, il cacciatore Atteone durante una<br />

battuta di caccia, si allontana dagli altri cacciatori a cui<br />

si accompagnava per addentrarsi solo nella foresta. Nel<br />

fare ciò incappa per caso nei segreti recessi dove Diana<br />

era intenta a un bagno. La dea, irritata per esser stata<br />

sorpresa, spruzza addosso ad Atteone degli schizzi<br />

d’acqua e lo trasforma all’istante in cervo, al che – non<br />

riconoscendo più il padrone – i cani stessi di Atteone si<br />

scagliano contro la preda e la uccidono.<br />

…e misteri<br />

Il mito di Diana e Atteone non compare nelle<br />

iconografie alchemiche. Assume significati<br />

ermetici solo allorché se ne consideri l’aspetto<br />

principale della metamorfosi, oppure quando<br />

si voglia focalizzare l’attenzione sul<br />

particolare del BALNEUM (il bagno che<br />

rigenera) o allorché si voglia riprendere la<br />

lettura ermetica di quel mito fatta da<br />

Giordano Bruno negli Heroici furori (1585).<br />

Nel dialogo bruniano la caccia è una venatio<br />

sapientiae (ricerca di sapienza), nella quale i<br />

cani sono allegorie dei pensieri e del desiderio<br />

e “l’amore trasforma e converte nella cosa<br />

amata” (G. BRUNO, De gl’heroici furori) in un<br />

processo di purissima alchimia morale.


9<br />

A riguardo del tema del BAGNO di DIANA,<br />

si può notare che il particolare delle ninfe che<br />

si bagnano in una vasca nell’affresco di<br />

<strong>Fontanellato</strong> ha qualche interessante analogia<br />

con un dettaglio della tavola numero 6 dello<br />

Splendor Solis (prezioso manoscritto<br />

alchemico del 1532-35 con 22 tavole miniate<br />

d’eccellente fattura), miniatura ove si allude<br />

al processo di imbiancamento (l’Albedo che<br />

succede alla prima fase dell’opus magum:<br />

Nigredo e precede le due successive di<br />

Citrinitas e Rubedo).<br />

Misteriosa, oltre che ambigua, resta nel suo insieme la mitologia di Diana, “in quanto Sagittaria<br />

lucifera, dunque spirituale, sembra che la dea investa i tre regni. Il minerale (l’arco d’argento), con cui<br />

ha rapporti di segreta affinità, le servirebbe da tramite col regno vegetale (l’olmo e la quercia) e con la<br />

bestialità animale (la fiera)…”. Dea terribile, Diana, regina della Notte e sorella del Sole, dea serena e<br />

tuttavia capace di ferocia di belva, figura dell’eterno feminino e sfuggente come un ermafrodito…”lei si<br />

compiace nell’incertezza perenne di appartenere o non appartenere a un principio virile. L’incertezza è<br />

il suo regno, il suo universo” (P. KLOSSOWSKY, Il bagno di Diana).


10<br />

Il CAMERINO di DIANA:<br />

monumento funebre, studiolo segreto o boudoir?<br />

AD DIANAM / DIC DEA SI MISERUM SORS HUC ACTEONA DUXIT A TE CUR CANIBUS /<br />

TRADITUR ESCA SUIS? NON NISI MORTALES ALIQUO / PRO CRIMINE PENAS FERRE LICET:<br />

TALIS NEC DECET IRA / DEAS<br />

“A Diana. Di’, o dea, perché, se è la sorte che ha condotto qui il misero Atteone, egli è da te dato in<br />

pasto ai suoi cani? Non per altro che per una colpa è lecito che i mortali subiscano una simile pena:<br />

un’ira tale non si addice alle dee”.<br />

<strong>Parmigianino</strong> iniziò ad affrescare la stanza nell’estate o nell’autunno 1524, all’indomani della morte del<br />

piccolo figlio di Galeazzo Sanvitale, fatto che probabilmente determinò la committenza (è il parere di<br />

Marzio Dall’Acqua). Si è a lungo discusso sulla vera natura e destinazione di questo luogo: secondo<br />

alcuni (Ghidiglia Quintavalle) fu una raffinata saletta da bagno di Paola Gonzaga, sposa di Galeazzo<br />

Sanvitale e Signora di <strong>Fontanellato</strong>, secondo altri (Fagiolo dell’Arco, Mutti) si tratterebbe di una<br />

trasposizione pittorica dei motivi alchemici della coniunctio del principio maschile e femminile, con<br />

PARMIGIANINO,<br />

Presunto ritratto di Paola Gonzaga<br />

(1524 – <strong>Fontanellato</strong>, Rocca Sanvitale)<br />

ripresa del tema della vergine (ampiamente trattato da <strong>Parmigianino</strong><br />

alla Steccata, e si ricordi – poi – che nella mitologia classica la Vergine<br />

per eccellenza è proprio Diana), ma anche quello della metamorfosi<br />

da uno stato all’altro della materia (Atteone che si trasforma in<br />

animale) è eminente archetipo alchemico. C’è anche stato chi (Davitt-<br />

Asmus) ha proposto un’interpretazione che divide la narrazione in<br />

tre momenti: la caccia d’amore, la fonte e la morte (che indicano il<br />

passaggio dall’amore carnale a quello divino, sulla base<br />

dell’identificazione del cervo-Atteone con il sacrificio Cristo). Pare<br />

tuttavia, tra tutte, che l’interpretazione più verosimile sia quella<br />

secondo la quale il Camerino di Parmigiano a <strong>Fontanellato</strong> fu una<br />

sorta di cappella destinata a celebrare il lutto di Paola Gonzaga per la<br />

perdita del figlio con un’allegoria mitologica (e non cristiana) del<br />

tutto coerente con quella rinascita del paganesimo antico che avvenne<br />

nel Rinascimento.


Nell’iscrizione che percorre come<br />

un fregio il perimetro del Camerino<br />

di Diana spicca quel curioso<br />

ACTEONA, un accusativo alla<br />

greca che in italiano suona,<br />

evidentemente, femminile<br />

Mettendo però a confronto Atteone<br />

e Atteona non scopriremo forse che<br />

sono abbigliati allo stesso modo?<br />

Diventa così convincente l’ipotesi<br />

che a <strong>Fontanellato</strong> <strong>Parmigianino</strong><br />

non abbia tanto (o soltanto) voluto<br />

svolgere un tema ermetico, quanto<br />

proiettare su sfondo mitico il lutto<br />

privato di Paola Gonzaga,<br />

raffigurata da <strong>Parmigianino</strong> con<br />

una spiga spezzata in mano (altro<br />

simbolo di morte), ingiustamente<br />

punita – come l’incolpevole Atteone<br />

– con la perdita del figlio.<br />

PARMIGIANINO, Atteone che si muta in<br />

cervo (1524 – <strong>Fontanellato</strong>, Rocca<br />

Sanvitale)<br />

11<br />

PARMIGIANINO, “Acteona”(1524 – <strong>Fontanellato</strong>, Rocca Sanvitale)<br />

Il viaggio VIRTUALE potrebbe continuare, se non fosse che lo stupore e il piacere di una scoperta DAL<br />

VERO non possono essere equiparati da nessun viaggio telematico.<br />

Per scoprire questi misteri e tante altre meraviglie, niente di meglio di un viaggio REALE a<br />

<strong>Fontanellato</strong>… raggiungere questa bella corte padana è facile: <strong>Parmigianino</strong>, Paola e Galeazzo<br />

Sanvitale, Atteone, e la temibile signora della Rocca, Diana, vi aspettano!


12<br />

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br />

EUGENIO BATTISTI, “Ecce Virgo ecce habet lampades”: il <strong>Parmigianino</strong> alla Steccata, in Santa Maria della Steccata a<br />

Parma, a cura di Bruno Adorni, Parma, Artegrafica Silva 1982<br />

GIUSEPPE BERTINI, <strong>Parmigianino</strong> e i Sanvitale di <strong>Fontanellato</strong>, in “Iconographica”, 4 (2005), pp. 144-153<br />

GIORDANO BRUNO, De gli eroici furori, in Dialoghi filosofici italiani, a cura di Michele Ciliberto, Milano, Mondadori<br />

2000<br />

GIULIO BUSI, La Qabbalah, Bari, Laterza 1998<br />

MARIO CALIDONI, MARZIO DALL’ACQUA, <strong>Fontanellato</strong> corte di pianura, Comune di <strong>Fontanellato</strong> 2004<br />

ANNA CERUTI BURGIO, Le “Metamorfosi” illustrate nelle edizioni a stampa e la saletta del <strong>Parmigianino</strong>, in “Aurea<br />

Parma”, 89 (2005), n. 1, pp. 55-60<br />

CARLO COLOMBO, Il <strong>Parmigianino</strong>: una rivisitazione, Roma, Carte segrete 1993<br />

MARZIO DALL’ACQUA, GIANNI GUADALUPI, FRANCO MARIA RICCI (a cura di), <strong>Fontanellato</strong>, 2^ ed. accresciuta,<br />

Milano, Franco Maria Ricci 1999<br />

CRISTINA DANTI, <strong>Parmigianino</strong> a <strong>Fontanellato</strong>: tecnica e vicende conservative delle Storie di Diana e Atteone, in<br />

<strong>Parmigianino</strong> e il manierismo europeo, Atti del convegno internazionale di studi (Parma 13-15 giugno 2002), a<br />

cura di Lucia Fornari Schianchi, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale 2002, pp. 124-129<br />

UTE DAVITT-ASMUS, <strong>Fontanellato</strong> I: sabatizzare il mondo; <strong>Parmigianino</strong>s Bildnis des Conte Galeazzo Sanvitale, in<br />

“Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, 27 (1983), n. 1, pp. 3-40<br />

UTE DAVITT-ASMUS, <strong>Fontanellato</strong> II: la trasformazione dell’amante nell’amato; <strong>Parmigianino</strong>s Fresken in der Rocca<br />

Sanvitale, in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz” 31 (1987), n. 1, pp. 3-58<br />

ANDREA DE PASCALIS, <strong>Parmigianino</strong> e l’alchimia, www.airesis.net<br />

ELISABETTA FADDA, Da Parma a Casalmaggiore: <strong>Parmigianino</strong> ultimo atto, in <strong>Parmigianino</strong> e la pratica dell’alchimia,<br />

catalogo della mostra di Casalmaggiore (9 febbraio-15 maggio 2003), a cura di Sylvia Ferino-Pagden, Francesca<br />

del Torre Scheuch, Elisabetta Fadda, Mino Gabriele, Parma, Silvana editoriale 2003, pp. 39-49<br />

ELISABETTA FADDA, Arte e alchimia negli ultimi anni del <strong>Parmigianino</strong>, in L’art de la Renaissance entre science et magie,<br />

a cura di Philippe Morel, Paris, Somogy 2006, pp. 295-324<br />

MAURIZIO FAGIOLO DELL’ARCO, <strong>Parmigianino</strong>: uno studio sull’Ermetismo del Cinquecento, Roma, Bulzoni 1970<br />

MINO GABRIELE, Alchimia e iconologia, Udine, Forum 1997<br />

AUGUSTA GHIDIGLIA QUINTAVALLE, Il "Boudoir" di Paola Gonzaga Signora di <strong>Fontanellato</strong>, in “Paragone”, n. 209<br />

(1967), pp. 3-17<br />

PIERRE KLOSSOWSKY, Il Bagno di Diana, traduzione di Giancarlo Marmori. Nota sugli affreschi del <strong>Parmigianino</strong><br />

a <strong>Fontanellato</strong> di Vittorio Sgarbi, Parma, Franco Maria Ricci 1983<br />

KATIA MALATESTA, Note su <strong>Parmigianino</strong> e l'alchimia, in “Polittico”, 2 (2002), pp. 27-36<br />

CLAUDIO MUTTI, Pittura e alchimia. Il linguaggio ermetico del <strong>Parmigianino</strong>, Parma, All’insegna del Veltro 1978<br />

<strong>Parmigianino</strong> e la pratica dell’alchimia, catalogo della mostra di Casalmaggiore (9 febbraio-15 maggio 2003), a cura di<br />

Sylvia Ferino-Pagden, Francesca del Torre Scheuch, Elisabetta Fadda, Mino Gabriele, Parma, Silvana<br />

editoriale 2003<br />

<strong>Parmigianino</strong> e il manierismo europeo, Atti del convegno internazionale (Parma 13-15 giugno 2002), a cura di Lucia<br />

Fornari Schianchi, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale 2002<br />

ARTURO SCHWARZ, Cabbala e alchimia: saggio sugli archetipi comuni, con una prefazione e un capitolo di Moshe<br />

Idel, Milano, Garzanti 2004<br />

GIORGIO VASARI (ed. 1550), Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architetti, a cura di Luciano Bellosi, Torino,<br />

Einaudi 1991<br />

GIORGIO VASARI (ed. 1568), Le vite de’ più eccellenti pittori scultori ed architetti, in Le opere di Giorgio Vasari, con<br />

nuove annotazioni e commenti di G. Milanesi, Firenze, Sansoni 1981<br />

PER ULTERIORI INFO BIBLIOGRAFICHE CONSULTARE ALLA VOCE “PARMIGIANINO” L’INDIRIZZO <strong>WEB</strong>:<br />

www.opac.khi.fi.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!