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Maggio 2007 - oratorioalzano.it

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AlzanoLombardoOK 21-05-<strong>2007</strong> 16:00 Pagina 22<br />

“H o voluto più bene a voi che a Dio, ma<br />

ho la speranza che Lui non stia attento<br />

a queste sottigliezze e abbia scr<strong>it</strong>to tutto al suo<br />

conto.”<br />

Queste poche parole sono il commovente, dolcissimo,<br />

tenero testamento che don Lorenzo lasciava<br />

ai suoi ragazzi, poco prima di morire il 26<br />

giugno 1967 a quarantaquattro anni.<br />

Solo un mese prima era usc<strong>it</strong>o un libro scr<strong>it</strong>to<br />

insieme agli otto ragazzi della scuola di Barbiana,<br />

piccolo borgo toscano nel cuore del Mugello,<br />

libro che si int<strong>it</strong>ola “Lettere a una professoressa”<br />

e destinato, in questo quarantennio, a scuotere le<br />

coscienze, susc<strong>it</strong>ando accesi consensi e furibondi<br />

dissensi, ma mai indifferenza.<br />

Esso, tradotto in decine di lingue, è una spietata<br />

requis<strong>it</strong>oria contro la scuola classista, “iniqua”<br />

perché boccia i poveri, e i giudizi che se ne<br />

danno sono trancianti, irrevocabili; è testimone di<br />

un’epoca, coraggiosa denuncia di una tradizione<br />

scolastica ancora legata a un’Italia suddivisa tra<br />

ricchi e poveri, “cafoni e civili”, una scuola per<br />

22<br />

I care<br />

L’ATTUALITA’ di DON MILANI<br />

e della sua SCUOLA<br />

“ragazzi senza scuola”, piena di tabelle che dimostrano<br />

quanti ragazzi poveri vengono bocciati<br />

nella scuola dell’obbligo, che dicono quanto contano<br />

la cultura e il censo della famiglia per il successo<br />

scolastico. E’ un libro su un tipo di scuola<br />

che invece di ridurre le differenze, le rafforza; ne<br />

denuncia le ingiustizie e le combatte affermando<br />

l’importanza del possesso della lingua come unico<br />

strumento di uguaglianza.<br />

Don Milani non è stato un teorico dell’educazione;<br />

per lui, fare scuola, insegnare, costringere<br />

ad imparare era un modo per salvare l’uomo dall’emarginazione,<br />

dalla povertà, dall’oppressione<br />

di un mondo -il mondo dei poveri- che fino a<br />

quel momento era muto e l’essere senza parola<br />

toglieva loro la possibil<strong>it</strong>à di vivere nella società.<br />

Di questo furono resi consapevoli i ragazzi di<br />

Barbiana: la loro timidezza contadina e la loro<br />

estrema povertà li escludeva dalla cultura e il non<br />

saper parlare l’<strong>it</strong>aliano ostacolava il riscatto delle<br />

classi povere rendendole inferiori. Invece nel libro,<br />

leggiamo, è don Milani che dà loro la parola,<br />

strumento indispensabile di emancipazione, dà<br />

voce a chi non ce l’ha attraverso un rapporto assiduo<br />

con i suoi ragazzi (la scuola era aperta dodici<br />

ore al giorno tutto l’anno) rest<strong>it</strong>uendo loro la<br />

dign<strong>it</strong>à attraverso la lingua, rendendoli uguali e<br />

realizzando maggiore giustizia sociale attraverso<br />

la parola. E agli amici che insistevano perchè<br />

scrivesse il metodo e la tecnica didattica, egli rispondeva:<br />

“non dovrebbero preoccuparsi di come<br />

bisogna fare scuola, ma di come bisogna essere<br />

per fare scuola”.<br />

L’arte dello scrivere, per i ragazzi di Barbiana,<br />

era particolare; era una “scr<strong>it</strong>tura collettiva” e<br />

procedeva in questo modo: tutti avevano in tasca<br />

un foglio su cui appuntare un’idea, i fogli poi ve-

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