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ROCCO TEDINO - MAURO UNFER<br />
ben presto fornire <strong>il</strong> suo contributo e così, ancora ragazzo, Arturo aiuta <strong>il</strong> padre nel<br />
mul<strong>in</strong>o di cui egli è proprietario, per trasformarsi <strong>in</strong> apprendista muratore durante la<br />
bella stagione. Il mestiere di muratore a Pontebba, però, impone <strong>il</strong> triste obbligo di<br />
trasferirsi all’estero, segnatamente <strong>in</strong> Austria, se si vuole perfezionare l’arte muraria<br />
e trovare un lavoro soddisfacente almeno sotto l’aspetto economico, poiché per <strong>il</strong><br />
resto quella dell’emigrato è una vita dura, <strong>in</strong>grata, soggetta ad orari di lavoro massacranti,<br />
alimentazione ridotta quasi esclusivamente a polenta e formaggio, diffidenza e<br />
disprezzo da parte dei locali. Anche Zard<strong>in</strong>i, appena quattordicenne, emigra <strong>in</strong> Cor<strong>in</strong>zia<br />
dove resta alcuni anni prima come apprendista, poi come mastro-muratore. Sono<br />
anni di sacrifici, segnati dalle r<strong>in</strong>unce e dalle amarezze, ma <strong>il</strong> giovane Arturo non si<br />
arrende. La sua robustezza fisica lo favorisce enormemente nel lavoro e fa la sua<br />
preziosa parte anche nelle zuffe <strong>in</strong>gaggiate con coetanei austriaci troppo sprezzanti<br />
verso gli italiani. Il giovane Arturo ha da tempo compreso che solo la cultura può<br />
affrancare da una condizione di sottomissione e rendere l’uomo padrone del proprio<br />
dest<strong>in</strong>o: com<strong>in</strong>cia perciò a sfruttare ogni momento libero dal lavoro per istruirsi, studiando<br />
di buona lena. Nel 1887, diciottenne, Zard<strong>in</strong>i ritorna a Pontebba e l’anno successivo<br />
si arruola nel Regio Esercito, dove entra come allievo cornettista nella banda<br />
del 36° Reggimento di fanteria di stanza a Modena. Da questo momento, per Zard<strong>in</strong>i<br />
è un cont<strong>in</strong>uo crescendo di soddisfazioni personali e professionali. In breve tempo, egli<br />
diventa primo cornettista nella banda m<strong>il</strong>itare, poi sotto-capomusica nel 1893, <strong>in</strong>di frequenta<br />
un corso quadriennale di armonia e contrappunto presso l’Istituto Musicale di<br />
Alessandria sotto la guida le maestro Cicognani. Rientrato al Corpo, viene iscritto ad<br />
un corso annuale di perfezionamento presso <strong>il</strong> liceo musicale “Ross<strong>in</strong>i” di Pesaro e<br />
f<strong>in</strong>almente, <strong>il</strong> 15 agosto del 1899, ottiene <strong>il</strong> diploma di direttore di banda e l’ab<strong>il</strong>itazione<br />
all’esercizio della professione al term<strong>in</strong>e di un esame condotto dal maestro Perosi,<br />
padre del grande Lorenzo Perosi. Il diploma gli schiude a questo punto le porte della<br />
nom<strong>in</strong>a a capo-musica di banda m<strong>il</strong>itare presso <strong>il</strong> suo 36° Reggimento fanteria<br />
“Pistoia”.Nell’ottobre del 1901 ottiene un diploma di primo grado con medaglia d’argento<br />
per una sonata di soli archi <strong>in</strong> un concorso musicale <strong>in</strong>detto dalla Società Artistica<br />
Musicale Diritto e Giustizia di Palermo. Nel 1902 term<strong>in</strong>a <strong>il</strong> servizio m<strong>il</strong>itare (nel<br />
corso del quale aveva anche imparato a tirar di scherma) con <strong>il</strong> grado equivalente al<br />
nostro maresciallo maggiore e nell’anno successivo <strong>in</strong>izia a lavorare <strong>in</strong> Comune, con<br />
la qualifica di applicato. Il 18 febbraio 1903, Zard<strong>in</strong>i si sposa con Maria Nassimbeni,<br />
ma la sua felice unione è presto turbata da due gravi lutti: nel 1904, a nemmeno un<br />
anno di vita, muore la figlioletta Angel<strong>in</strong>a e nel 1905 anche la d<strong>il</strong>etta Maria lo lascia nel<br />
dolore più cupo. Nel 1908, <strong>il</strong> Maestro si sposa con Elisabetta Fortuzzi, figlia di un<br />
sorvegliante romagnolo delle ferrovie da poco trasferitosi a Pontebba. Elisabetta gli dà<br />
c<strong>in</strong>que figli (quattro femm<strong>in</strong>e ed un maschio) di cui due purtroppo muoiono precocemente.<br />
Allo scoppio della Grande Guerra, Zard<strong>in</strong>i lascia Pontebba con la sua famiglia<br />
e si rifugia a Firenze, provando ogni giorno più forte la nostalgia per la sua terra<br />
lontana. Ritornato a Pontebba dopo <strong>il</strong> volontario es<strong>il</strong>io, Zard<strong>in</strong>i ritrova poco per volta la<br />
sua migliore vena creativa, riconoscib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> tante composizioni di quel periodo, quali<br />
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biografie