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ROCCO TEDINO - MAURO UNFER<br />

Fig. 13 - Incisione del XVII secolo (particolare). Sono riconoscib<strong>il</strong>i la chiesa di S. Elisabetta<br />

di Stali, <strong>il</strong> Crist da Tamau, le Boche del Fiume ed i paesi di Coll<strong>in</strong>a e Givigliana.<br />

attrazione con <strong>il</strong> Santuario del Cristo, tanto <strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> nome di don Giobatta<br />

Bulfon, (colui che per i timavesi sarà da un certo punto <strong>in</strong> poi sempre e e solo pra Tita)<br />

resterà legato nella storia locale al nome del Santuario poi tras<strong>formato</strong> <strong>in</strong> Tempio<br />

Ossario. Fidando con cuore s<strong>in</strong>cero nell’aiuto celeste, sacerdote e popolazione si<br />

lanciano nella diffic<strong>il</strong>e prova. Nel mese di settembre del 1906, raccolti i fondi necessari<br />

a dare almeno <strong>il</strong> via ai lavori, vengono gettate nuova fondamenta del ricostruendo<br />

Santuario alla presenza dello stesso don Tita, di tantissimi timavesi e del parroco di<br />

Paluzza, don Angelo Tonutti, <strong>il</strong> quale benedice la posa della prima pietra, che viene<br />

collocata nell’angolo destro della facciata prospiciente la strada di Monte Croce.<br />

Nella pietra sono cementate una pergamena su cui sono elencati i lavori di restauro<br />

da effettuare sul Santuario sotto la direzione dell’architetto Antonio Urban di Paluzza<br />

e alcune monete recanti l’effigie del re Vittorio Emanuele III. Nei successivi tre anni<br />

l’opera di ricostruzione prosegue <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente grazie all’apporto costante ed<br />

appassionato del paese <strong>in</strong>tero, i cui abitanti si prestano di buon grado (e spesso<br />

gratuitamente) a dare una preziosa mano perché i desideri di don Tita trov<strong>in</strong>o completa<br />

realizzazione. I diari di don Roja permettono una volta di più di capire quale s<strong>in</strong>cera<br />

ansia di riuscita sp<strong>in</strong>gesse i timavesi ad affrontare qualsiasi sacrificio per <strong>il</strong> salvataggio<br />

del Santuario e come pra Tita <strong>in</strong>carnasse l’anima vig<strong>il</strong>e, attiva e coord<strong>in</strong>atrice di quei<br />

generosi sforzi: “… I lavori furono <strong>in</strong>trapresi con slancio di fede, d’amore, di<br />

concordia. Basti dire che si cont<strong>in</strong>uò <strong>il</strong> trasporto dei materiali anche durante i<br />

rigidi dicembre e gennaio. Negli ombrosi e freddissimi pomeriggi, don Tita<br />

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l’abito nuovo

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