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la gestione della fauna selvatica la gestione ... - Ermes Agricoltura

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SPECIALE<br />

LA GESTIONE<br />

DELLA FAUNA SELVATICA<br />

A cura del SERVIZIO TERRITORIO RURALE ED ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIE, Regione Emilia-Romagna<br />

Foto vchphoto/Fotolia<br />

47<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

TIBERIO RABBONI<br />

Assessore all’<strong>Agricoltura</strong>,<br />

Economia Ittica, Attività<br />

Faunistico-Venatoria,<br />

Regione Emilia-Romagna.<br />

48<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

Una migliore coesistenza<br />

tra <strong>fauna</strong> e aziende agricole<br />

La molteplicità degli ambienti e dei paesaggi,<br />

<strong>la</strong> collocazione geografica di snodo tra<br />

area mediterranea e area continentale attribuiscono<br />

all’Emilia-Romagna un potenziale di<br />

biodiversità tra i più alti nel novero delle regioni<br />

europee. Questa vocazione naturale si confronta<br />

con una capacità produttiva dell’agricoltura altamente<br />

qualificata e diversificata e con un forte ed<br />

avanzato sistema di aziende. La tradizione venatoria,<br />

radicata in oltre 48.000 cacciatori, rappresenta<br />

infine <strong>la</strong> terza componente delle problematiche<br />

che questo “speciale” intende approfondire.<br />

Il nostro obiettivo è chiaro. Vogliamo realizzare<br />

<strong>la</strong> migliore coesistenza possibile tra <strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>,<br />

stanziale e migratoria, cacciabile e protetta<br />

e le imprese agricole. Un obiettivo impegnativo,<br />

che non può essere solo del<strong>la</strong> Regione, ma deve<br />

coinvolgere anche altri soggetti che hanno specifici<br />

ruoli: Province, Parchi ed enti gestori delle aree<br />

protette, Ambiti territoriali di caccia (ATC), aziende<br />

venatorie e che richiede <strong>la</strong> costante e, come ha<br />

dimostrato l’esperienza, proficua col<strong>la</strong>borazione<br />

dell’ISPRA, l’Istituto superiore per <strong>la</strong> protezione<br />

e <strong>la</strong> ricerca ambientale.<br />

I provvedimenti da assumere per garantire <strong>la</strong> conciliazione<br />

tra attività dell’uomo e <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong><br />

sono certamente diversi; vanno comunque realizzati<br />

nell’ambito di un progetto di <strong>gestione</strong> unitario<br />

ed ampiamente condiviso.<br />

Per fare un esempio e richiamare un problema<br />

molto dibattuto, il progressivo spopo<strong>la</strong>mento del-<br />

l’Appennino, l’avanzamento del bosco con <strong>la</strong> chiusura<br />

degli spazi aperti un tempo coltivati, <strong>la</strong> concentrazione<br />

di aree produttive nel fondovalle e in<br />

pianura, l’infittirsi delle linee di comunicazione<br />

sono all’origine del consistente aumento, nell’ultimo<br />

decennio, dei danni alle produzioni agricole<br />

e degli incidenti stradali provocati, in partico<strong>la</strong>re,<br />

da cinghiali e altri ungu<strong>la</strong>ti nobili. Per queste<br />

specie occorre una corretta pianificazione, sul<strong>la</strong><br />

base del<strong>la</strong> Carta delle vocazioni faunistiche regionali,<br />

eventualmente integrata da carte di vocazione<br />

agroforestali, per definire <strong>la</strong> giusta densità<br />

delle popo<strong>la</strong>zioni animali, da ottenere, in ogni territorio<br />

provinciale, con il prelievo venatorio e con<br />

i piani di controllo.<br />

Peraltro, le aree agricole a produzione specializzata<br />

ad alto valore aggiunto e <strong>la</strong> pianura a nord<br />

del<strong>la</strong> via Emilia non sono vocate per gli ungu<strong>la</strong>ti;<br />

in questi specifici ambiti è necessario un attento<br />

controllo delle popo<strong>la</strong>zioni animali che devono<br />

essere progressivamente ridotte, o eliminate, attraverso<br />

piani di abbattimento programmati.<br />

Tra le specie tute<strong>la</strong>te, lo storno è il maggior responsabile<br />

di danni alle colture di pregio. La soluzione<br />

definitiva di questo problema, per eliminare<br />

gli inconvenienti che ogni anno si presentano per<br />

l’assunzione del<strong>la</strong> delibera regionale che autorizza<br />

<strong>la</strong> caccia in deroga, sta nel superamento del<br />

vincolo di conservazione imposto dal<strong>la</strong> Direttiva<br />

comunitaria: una misura sollecitata dalle Regioni,<br />

ma al momento in cui scriviamo non ancora<br />

Foto V.Bhul/Wikimedia


chiesta dal Governo all’Ue, nonostante il vincolo<br />

in Italia non sia più attuale per <strong>la</strong> rilevante consistenza<br />

numerica che lo storno ha raggiunto.<br />

Anche nutria e piccione domestico impegnano<br />

fortemente le Province nel contrasto e nel contenimento<br />

dell’espansione delle popo<strong>la</strong>zioni, con<br />

pesanti oneri finanziari, organizzativi e amministrativi.<br />

La prevenzione delle situazioni più a rischio e i<br />

miglioramenti ambientali che non consentono lo<br />

sconfinamento degli animali dai propri ambiti<br />

naturali restano gli strumenti più efficaci per ridurre<br />

ai minimi termini i danni provocati dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong>; ad essi vanno comunque affiancati i<br />

risarcimenti diretti ed i contributi a favore degli<br />

agricoltori che mettono a disposizione i propri<br />

terreni per l’esercizio dell’attività venatoria. Nel<br />

2010 i danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> sono diminuiti e<br />

sono stati risarciti al 100%, grazie ad un forte e<br />

comune impegno di prevenzione. Infine, vanno<br />

sfruttate sotto l’aspetto turistico le potenzialità di<br />

valorizzazione delle risorse faunistico - venatorie.<br />

Per ridurre l’entità dei danni, <strong>la</strong> Regione Emilia -<br />

Romagna intende procedere al<strong>la</strong> revisione ed all’adeguamento<br />

delle norme che rego<strong>la</strong>no <strong>la</strong> mate-<br />

Iprofondi mutamenti del territorio che hanno<br />

interessato <strong>la</strong> presenza dell’uomo e causato lo<br />

spopo<strong>la</strong>mento di grandi porzioni dell’Appennino<br />

regionale e <strong>la</strong> riconversione dell’agricoltura<br />

degli ultimi decenni, che ha condotto ad un’alta<br />

specializzazione produttiva e territoriale, hanno<br />

influito in maniera considerevole sull’ambiente e<br />

sul<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>, determinando, in quest’ultimo<br />

caso, un incremento significativo delle popo<strong>la</strong>zioni<br />

animali.<br />

Oltre a ciò, il territorio regionale, caratterizzato da<br />

ambienti molto eterogenei che vanno da monti<br />

appenninici di grande rilievo a zone umide di evidente<br />

importanza, fa sì che l’Emilia-Romagna sia<br />

attraversata, anche solo periodicamente, da un’elevata<br />

varietà di specie animali tale da annoverar<strong>la</strong><br />

tra le regioni europee con il più alto grado di biodiversità.<br />

La presenza di <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>, tuttavia, è anche causa<br />

di danni alle produzioni agricole, al patrimonio<br />

ria, per rispondere meglio e più tempestivamente<br />

alle esigenze delle componenti interessate; nel<br />

contempo saranno mantenute le risorse destinate<br />

alle misure di prevenzione e ai risarcimenti. Il<br />

successo duraturo verrà però dal<strong>la</strong> capacità di rinnovare<br />

il patto tra le componenti sociali protagoniste<br />

del<strong>la</strong> <strong>gestione</strong> faunistica dello spazio rurale:<br />

gli agricoltori, i cacciatori, gli ambientalisti. �<br />

Come si indennizzano<br />

i danni degli animali<br />

Foto Arch. Servizio Territorio Rurale Rer<br />

zootecnico, alle infrastrutture e a predazione sul<strong>la</strong><br />

stessa <strong>fauna</strong>. I danni alle produzioni agricole sono<br />

dovuti prevalentemente sia a esigenze alimentari<br />

degli animali, che possono essere molto differenti<br />

a seconda delle specie interessando diverse parti e<br />

stadi vegetativi del<strong>la</strong> pianta, sia al comportamento<br />

degli animali, come nel caso del cervo che, con<br />

i “fregoni”, scorteccia gli alberi durante il periodo<br />

di caduta del palco.<br />

L’IMPEGNO DELLA REGIONE<br />

Per fronteggiare i danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> alle colture<br />

ed alle opere allestite sui terreni coltivati e a<br />

pascolo, <strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna eroga ogni<br />

anno delle risorse finanziarie, previste dall’art. 18<br />

del<strong>la</strong> legge 8/94 “Disposizioni per <strong>la</strong> protezione<br />

del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> e per l’esercizio dell’attività<br />

venatoria”. La Regione trasferisce al<strong>la</strong> Province <strong>la</strong><br />

quota da destinare all’indennizzo dei danni da <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong> entro i limiti di disponibilità del fon-<br />

Danni da uccelli<br />

su girasoli.<br />

CINZIA PISANO<br />

FEDERICA DOTTI<br />

Servizio Territorio Rurale<br />

e Attività<br />

Faunistico-Venatorie,<br />

Regione<br />

Emilia-Romagna<br />

49<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

Graf. 1 - Importi per i danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> accertati<br />

dalle Province dal 2006 al 2009.<br />

50<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

do e secondo i criteri stabiliti dal<strong>la</strong> delibera di Giunta<br />

701/2008. Questo provvedimento stabilisce che<br />

sono a carico delle Province gli oneri per i contributi<br />

re<strong>la</strong>tivi ai danni arrecati da specie cacciabili<br />

all’interno delle zone di protezione del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong><br />

(oasi di protezione destinate al<strong>la</strong> conservazione<br />

degli habitat naturali, al rifugio, al<strong>la</strong> sosta ed<br />

al<strong>la</strong> riproduzione di specie selvatiche; zone di ripopo<strong>la</strong>mento<br />

e cattura; centri pubblici per <strong>la</strong> riproduzione<br />

di specie autoctone), nei parchi e nelle<br />

riserve naturali regionali, nonché nelle aree contigue<br />

ai parchi dove non è consentito l’esercizio<br />

venatorio.<br />

L’indennizzo viene corrisposto, inoltre, se il danno<br />

è arrecato dalle specie protette in tutto il territorio<br />

regionale o dalle nutrie e dai piccioni di città. L’indennizzo<br />

resta a carico del<strong>la</strong> Provincia anche quando<br />

il danno è arrecato da specie cacciabili (com-<br />

Graf. 2 - Principali specie responsabili di danni<br />

nel periodo 2006-2009.<br />

presi gli ungu<strong>la</strong>ti in prelievo selettivo) per le quali<br />

<strong>la</strong> caccia sia temporaneamente vietata o quando<br />

avviene ad opera di sconosciuti all’interno delle<br />

zone di protezione.<br />

Per le specie di cui è consentito il prelievo venatorio,<br />

invece, il risarcimento è a carico degli ambiti<br />

territoriali di caccia (ATC) o degli istituti privati<br />

(aziende faunistiche e centri privati di produzione<br />

del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong>) se il danno si verifica all’interno dei<br />

loro territori.<br />

Il contributo può essere richiesto esclusivamente dagli<br />

imprenditori agricoli definiti dall’art. 2135 del Codice<br />

civile e iscritti all’anagrafe delle aziende agricole.<br />

Le produzioni ammesse a contributo includono<br />

quelle avicunicole, l’apicoltura, gli allevamenti di<br />

animali da cortile ed anche le produzioni ittiche,<br />

se i danni sono provocati in allevamenti intensivi<br />

e se avvengono a carico di specie di cui è consentito<br />

l’allevamento.<br />

L’imprenditore agricolo che subisce un danno da<br />

<strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> il cui onere sia a carico del<strong>la</strong> Provincia<br />

e per il quale vuole chiedere un contributo,<br />

deve presentare domanda al<strong>la</strong> Provincia di competenza<br />

che provvede, entro 30 giorni dal ricevimento<br />

del<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione, ad accertare <strong>la</strong> causa del<br />

danno tramite tecnici individuati dallo stesso ente<br />

e trasmette al<strong>la</strong> Regione, entro il 15 novembre di<br />

ogni anno, l’ammontare dei danni re<strong>la</strong>tivi all’annata<br />

agraria ammessi a contributo, detratta l’eventuale<br />

franchigia. In seguito al<strong>la</strong> trasmissione dei<br />

dati da parte delle Province, <strong>la</strong> Regione provvede a<br />

suddividere l’importo predisposto dal bi<strong>la</strong>ncio<br />

regionale, determinando così <strong>la</strong> percentuale di<br />

indennizzo da liquidare.<br />

NEL 2010 LIQUIDATO IL 100%<br />

La percentuale di indennizzo per i danni da <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong> che <strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna ha liquidato<br />

nel 2006, nel 2007 e nel 2008 è stata pari rispettivamente<br />

al 52,58%, al 57,55% e al 50,45% dell’importo<br />

dichiarato. Nel 2009 l’indennizzo ha permesso<br />

di compensare oltre l’80% del valore del danno<br />

accertato, mentre nel 2010 è stato liquidato il<br />

100% dell’importo re<strong>la</strong>tivo ai danni dichiarati dalle<br />

aziende.<br />

Sebbene negli ultimi due anni le risorse del fondo<br />

regionale per l’indennizzo dei danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong><br />

siano state leggermente aumentate rispetto<br />

agli anni precedenti, raggiungendo i due milioni<br />

di euro l’anno, va precisato che i danni periziati dalle<br />

Province sono sensibilmente ca<strong>la</strong>ti nel 2010, grazie<br />

ad un impegno risoluto e continuo del<strong>la</strong> Regione<br />

nell’incentivare le attività di prevenzione e quelle<br />

di controllo delle specie che causano maggiore


impatto all’attività agrico<strong>la</strong>.<br />

Nel grafico 1 (Pag. 50) sono riportati gli importi<br />

per danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> accertati dalle Province<br />

dal 2006 al 2009.<br />

Le specie maggiormente responsabili dei danni<br />

arrecati alle produzioni agricole sono <strong>la</strong> lepre, il cinghiale,<br />

lo storno, <strong>la</strong> nutria, gli uccelli ittiofagi ed il<br />

fagiano. Apprezzabili anche i danni causati dal<br />

capriolo, specialmente nell’ultimo periodo in cui<br />

si nota, tra l’altro, un calo di rappresentatività del<strong>la</strong><br />

lepre e del<strong>la</strong> nutria tra le specie dannose, confermato<br />

poi dai dati del 2010, anche se ancora parziali<br />

ed in fase di e<strong>la</strong>borazione. Dal grafico 2 (pag. 50)<br />

si vede che i danni di specie come l’istrice, il picchio<br />

ed il cervo, anche se di ridotto peso monetario,<br />

aumentano in modo per nul<strong>la</strong> trascurabile.<br />

I dati riportati si riferiscono ad e<strong>la</strong>borazioni re<strong>la</strong>tive<br />

all’intero territorio regionale, ma <strong>la</strong> responsabilità<br />

attribuita alle singole specie, così come l’entità<br />

degli importi dichiarati spesso riconducibile<br />

Fin dagli albori dell’agricoltura, l’uomo ha<br />

sempre dovuto proteggere le proprie produzioni<br />

dai danni degli animali selvatici,<br />

con barriere meccaniche, spaventapasseri, trappole,veleni<br />

o altri mezzi. Oggi che <strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> è<br />

diventata patrimonio del<strong>la</strong> collettività, il non facile<br />

compito di assicurare <strong>la</strong> conservazione delle specie<br />

e nel contempo evitare i danni che queste arrecano<br />

alle attività agricole compete al<strong>la</strong> pubblica<br />

amministrazione, che ha essenzialmente a disposizione<br />

quattro strumenti:<br />

� una corretta pianificazione delle presenze<br />

faunistiche;<br />

� <strong>la</strong> protezione attiva delle colture;<br />

� gli interventi ambientali;<br />

� le attività di controllo delle popo<strong>la</strong>zioni.<br />

LA PIANIFICAZIONE FAUNISTICA<br />

Pianificare correttamente <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> sul<br />

territorio cercando di rapportare <strong>la</strong> densità delle diverse<br />

specie con le attività agricole è uno dei compiti<br />

più complessi del<strong>la</strong> <strong>gestione</strong> faunistica. A questo<br />

fine ogni cinque anni <strong>la</strong> Regione Emilia-Romagna<br />

e le Province predispongono idonei “Piani faunistici”che,<br />

tra le altre cose, riportano le carte di vo-<br />

al<strong>la</strong> densità di <strong>fauna</strong> presente sul territorio, variano,<br />

a volte in maniera sostanziale, da provincia a<br />

provincia. Il grafico 3, infine, illustra l’incidenza di<br />

ciascuna provincia sul totale dei danni accertati e<br />

liquidati nel 2010.�<br />

Quattro opportunità<br />

per prevenire i danni<br />

Graf. 3 - Incidenza di ciascuna provincia sul totale dei danni<br />

accertati e liquidati nel 2010 in Emilia-Romagna.<br />

cazione territoriale, realizzate applicando modelli<br />

matematici che mettono in rapporto le caratteristiche<br />

ambientali di ciascuna porzione di territorio<br />

con le esigenze del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> presente, definendo per<br />

ciascuna specie potenzialmente presente il giusto<br />

numero di individui a cui tendere affinché l’impatto<br />

con le produzioni agricole diventi sostenibile.<br />

Nel<strong>la</strong> figura 1 è riportata, ad esempio, <strong>la</strong> carta di<br />

Fig. 1 - Carta del<strong>la</strong> vocazione agroforestale<br />

del cervo in Emilia-Romagna.<br />

MARIA LUISA ZANNI<br />

CINZIA PISANO<br />

FEDERICA DOTTI<br />

Servizio Territorio Rurale<br />

e Attività<br />

Faunistico-Venatorie,<br />

Regione<br />

Emilia-Romagna<br />

51<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

Fig. 2 - Fonti economiche che permettono all’agricoltore<br />

di effettuare interventi ambientali.<br />

Recinzione<br />

elettrificata<br />

per proteggere<br />

il vigneto<br />

dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>.<br />

52<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

Foto Arch. Servizio Territorio Rurale Rer<br />

vocazione agroforestale regionale del cervo,nel<strong>la</strong><br />

quale le diverse colorazioni rappresentano il numero<br />

massimo di individui a cui deve tendere <strong>la</strong><br />

<strong>gestione</strong> attiva del<strong>la</strong> specie. Nei territori dove è<br />

consentita <strong>la</strong> caccia questo obiettivo è più facilmente<br />

raggiungibile rispetto alle zone protette,<br />

poiché il numero di animali da prelevare annualmente<br />

viene calco<strong>la</strong>to rapportando i cervi contati<br />

con quelli che il territorio può sopportare. È<br />

evidente che in una realtà dove aree cacciabili,<br />

protette e private formano un fitto mosaico <strong>la</strong><br />

<strong>gestione</strong> attiva sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione risulta alquanto<br />

complicata.<br />

LA PROTEZIONE ATTIVA DELLE COLTURE<br />

Anche in presenza di un numero adeguato di animali<br />

sul territorio, ma ancor più nelle zone dove si<br />

hanno concentrazioni maggiori di <strong>fauna</strong> come negli<br />

ambiti protetti, sono assolutamente indispensabili<br />

sistemi di protezione delle colture, tenendo<br />

ben presente che fare prevenzione non significa<br />

eliminare i danni, ma riportarli ad un livello fisiologico<br />

economicamente sostenibile dall’agricoltore.<br />

Più che di prevenzione è infatti corretto par<strong>la</strong>re<br />

di mitigazione del danno.<br />

Analogamente a quanto accade per l’indennizzo<br />

dei danni, annualmente <strong>la</strong> Regione mette a disposizione<br />

un fondo per l’acquisto di materiale di prevenzione<br />

per far fronte ai danni da specie protette<br />

su tutto il territorio e da specie cacciabili nei<br />

soli territori protetti. Il materiale è messo a disposizione<br />

degli agricoltori interessati dalle Province.<br />

Negli ultimi anni è stato stanziato per questo fine<br />

circa un milione di euro l’anno.<br />

A loro volta gli Ambiti territoriali di caccia e gli<br />

istituti privati provvedono al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> delle colture<br />

potenzialmente danneggiabili da specie cacciabili<br />

nei rispettivi territori. L’azione di prevenzione<br />

può essere esercitata mediante:<br />

� protezione meccanica, ad esempio con recinzioni<br />

perimetrali in rete metallica, recinzioni individuali<br />

delle singole piante, reti antiuccello;<br />

� protezione elettrica, con filo percorso da corrente<br />

elettrica a bassa intensità;<br />

� protezione acustica, con strumenti ad emissione<br />

di onde sonore di ampiezza variabile, apparecchi<br />

radio, apparecchi con emissione di grida<br />

registrate di al<strong>la</strong>rme o di stress;<br />

� protezione chimica, con sostanze repellenti che<br />

agiscono sul gusto e/o sull’olfatto dell’animale.<br />

La direttiva regionale prevede che <strong>la</strong> mancata adozione<br />

di mezzi di prevenzione, l’inadeguato utilizzo<br />

o <strong>la</strong> non ottemperanza all’azione di prevenzione prescritta<br />

dal<strong>la</strong> Provincia esonerano quest’ultima dal<br />

pagamento dei danni subiti dall’agricoltore.<br />

GLI INTERVENTI AMBIENTALI<br />

Per prevenire danni alle produzioni agricole provocati<br />

in partico<strong>la</strong>re da cinghiali, caprioli, cervi e<br />

daini, possono efficacemente essere utilizzati opportuni<br />

interventi ambientali. Il bosco, infatti, che<br />

a seguito dell’abbandono del<strong>la</strong> montagna da parte<br />

dell’uomo ha rinaturalizzato i nostri territori diventando<br />

partico<strong>la</strong>rmente ospitale per queste specie,<br />

si sta sempre più chiudendo, costringendo<br />

spesso gli ungu<strong>la</strong>ti a spostarsi al<strong>la</strong> ricerca di cibo.<br />

Interventi mirati al ripristino o al mantenimento<br />

di aree aperte montane nelle quali seminare idonee<br />

risorse alimentari può contribuire a ridurre<br />

sensibilmente l’impatto sulle produzioni agricole.<br />

Nel<strong>la</strong> figura 2 sono indicate le fonti economiche


che consentono all’agricoltore di effettuare interventi<br />

ambientali.<br />

IL CONTROLLO<br />

DELLE POPOLAZIONI<br />

Le leggi vigenti prevedono che, in partico<strong>la</strong>ri situazioni<br />

di emergenza, per far fronte ai danni alle<br />

produzioni agricole l’Amministrazione pubblica<br />

possa ricorrere anche a piani di contenimento<br />

del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> al di fuori del prelievo venatorio<br />

previo parere dell’ISPRA. Prima di poter attuare<br />

qualsiasi azione di prelievo sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

responsabile è necessario documentare l’effettivo<br />

danno, mettere in atto idonei sistemi ecologici<br />

di prevenzione e, solo in caso di inefficacia di<br />

questi ultimi, l’Amministrazione può provvedere<br />

al prelievo tramite abbattimento o cattura.<br />

Queste azioni di controllo numerico possono<br />

riguardare soltanto specie che godono di un sufficiente<br />

status di conservazione. �<br />

NEL PARCO DELL’ABBAZIA DI MONTEVEGLIO<br />

SI STUDIA COME LIMITARE I DANNI DA CAPRIOLO<br />

Nel Comune di Monteveglio (BO) è stato istituito il più piccolo dei Parchi<br />

regionali: il “Parco dell’Abbazia di Monteveglio”, un migliaio di ettari<br />

di vigneti e frutteti inframmezzati a ripidi versanti boscati.Nell’area sono presenti,<br />

a densità piuttosto elevate, dei caprioli che, soprattutto nel periodo in<br />

cui è aperta <strong>la</strong> caccia nei territori circostanti, trovano rifugio e alimentazione<br />

proprio nei vigneti e nei frutteti,arrecando ingenti danni.La necessità di tute<strong>la</strong>re<br />

gli agricoltori locali e l’esigenza di approfondire le conoscenze sull’efficacia<br />

dei sistemi di prevenzione ha spinto <strong>la</strong> Regione a finanziare un progetto di<br />

ricerca proposto dall’Ispra e realizzato dal Parco e dal<strong>la</strong> Provincia.<br />

La sperimentazione inizierà in corrispondenza del periodo di maggior sensibilità<br />

delle colture al danno causato dall’attività alimentare (brucamento degli apici<br />

vegetativi ed asportazione dei frutti) e da aspetti comportamentali degli animali<br />

durante il periodo di territorialità dei maschi e di pulitura dei palchi. Con<br />

riferimento al ciclo vegetativo del<strong>la</strong> vite,<strong>la</strong> coltura maggiormente interessata da<br />

danni da capriolo nell’area di studio,<strong>la</strong> sperimentazione sarà effettuata da marzo<br />

ad ottobre.�<br />

Gli ambiti territoriali di caccia<br />

in Emilia-Romagna<br />

L’<br />

Ambito<br />

organizza con propri organi di governo.<br />

territoriale di caccia, (ATC) è un<br />

territorio sul quale, in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> finalità<br />

venatoria, una comunità di persone si<br />

La Regione Emilia-Romagna, con <strong>la</strong> propria legge<br />

8/94,ha qualificato gli ATC come associazioni di diritto<br />

privato senza scopo di lucro, a cui è affidato lo<br />

svolgimento delle attività di <strong>gestione</strong> faunistica e di<br />

Fig. 1 - Suddivisione dell’Emilia-Romagna nei 50 Ambiti territoriali di caccia.<br />

MARIA CRISTINA BENASSI<br />

Servizio Territorio Rurale<br />

e Attività<br />

Faunistico-Venatorie,<br />

Regione<br />

Emilia-Romagna<br />

53<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

54<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

Graf. 1 - Evoluzione del numero di cacciatori residenti in Emilia-Romagna dal 1994 al 2010.<br />

organizzazione programmata del<strong>la</strong> caccia nel territorio<br />

di competenza sotto il controllo e <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza<br />

del<strong>la</strong> Provincia.Nelle associazioni l’elemento personale<br />

è quello prevalente; dunque <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> forma<br />

associativa ha lo scopo di valorizzare il ruolo del<strong>la</strong><br />

comunità nel cui interesse è gestito il territorio.<br />

La legge regionale prevede che gli ATC siano guidati<br />

da un consiglio direttivo formato da rappresentanti<br />

delle associazioni agricole (6), venatorie (6),<br />

ambientali (4) e delle Province (4) e introduce un<br />

organo assembleare, direttamente rappresentativo<br />

delle collettività interessate: non solo dei cacciatori,<br />

quindi, che hanno un’iscrizione e pagano un contributo<br />

associativo, ma anche delle altre categorie<br />

che sono parti in causa, e cioè i conduttori di fondi<br />

agricoli inclusi nell’ATC e gli iscritti alle associazio-<br />

PER GLI AGRICOLTORI CACCIATORI<br />

Si ricorda che:<br />

� <strong>la</strong> scheda riepilogativa caccia specie in deroga<br />

(pag.73 del tesserino venatorio) deve essere inviata<br />

al<strong>la</strong> Provincia entro il 28 febbraio per le rendicontazioni<br />

obbligatorie al Ministero dell’Ambiente;<br />

�il tesserino venatorio deve essere riconsegnato al Comune<br />

di ri<strong>la</strong>scio entro il 31 marzo al fine di permettere<br />

una rapida disponibilità dei<br />

dati raccolti tramite lettura ottica,<br />

sia per uso statistico che di programmazione.Ai<br />

ritardatari è applicata<br />

<strong>la</strong> sanzione accessoria del<strong>la</strong> sospensione<br />

del tesserino per <strong>la</strong> giornata<br />

di caccia re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> terza domenica<br />

di settembre.�<br />

Fonte: Regione Emilia-Romagna<br />

ni di protezione ambientale residenti nei Comuni<br />

ricompresi nell’Ambito territoriale di caccia.<br />

Ad un consiglio viene così affiancata un’assemblea<br />

con compiti di indirizzo e controllo,che approva gli<br />

atti fondamentali, realizzando una forma di vigi<strong>la</strong>nza<br />

democratica sul<strong>la</strong> <strong>gestione</strong> degli organi esecutivi<br />

nominati dalle associazioni.<br />

Uno dei primi adempimenti che spetta al consiglio direttivo<br />

è stabilire l’entità del contributo annuo che ciascun<br />

cacciatore deve versare per essere iscritto, perchè<br />

possano essere garantite le risorse necessarie alle attività<br />

di prevenzione ed indennizzo dei danni arrecati<br />

alle produzioni agricole dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>.<br />

Tra i numerosi compiti che <strong>la</strong> legge affida agli ATC, vi<br />

sono <strong>la</strong> promozione degli interventi di prevenzione dei<br />

danni e <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> loro reale efficacia, <strong>la</strong> valutazione<br />

e <strong>la</strong> quantificazione dei danni provocati da <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong> cacciabile e l’erogazione dei contributi per il<br />

loro indennizzo,oltre all’incentivazione agli agricoltori<br />

per <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> e il ripristino degli habitat.<br />

QUANTI SONO I CACCIATORI<br />

L’evoluzione del numero di cacciatori residenti in<br />

Emilia-Romagna dal 1994 al 2010 è raffigurata dal<br />

grafico 1. Le province dove si è verificato negli anni<br />

il più forte calo dei praticanti <strong>la</strong> caccia sono nell’ordine<br />

Bologna,seguita da Forlì-Cesena,Ravenna,Rimini<br />

e Modena. Le altre province, nel periodo considerato,<br />

hanno fatto registrare una minore diminuzione.<br />

La distribuzione territoriale dei cacciatori vede prevalere<br />

<strong>la</strong> provincia di Bologna, seguita da Forlì-Cesena,<br />

Ravenna, Modena, Parma e Reggio Emilia. �


Nuove azioni e strumenti<br />

di governo e coordinamento<br />

L<br />

a Regione Emilia-Romagna intende mettere<br />

in campo ulteriori azioni e strumenti<br />

di governo e coordinamento nell’ambito<br />

dell’attuale assetto legis<strong>la</strong>tivo e organizzativo; successivamente<br />

aggiornerà il proprio apparato normativo<br />

e rego<strong>la</strong>mentare.<br />

Gli interventi ravvicinati riguardano l’approvazione<br />

di un protocollo d’intesa generale con l’Istituto<br />

superiore per <strong>la</strong> protezione e <strong>la</strong> ricerca ambientale<br />

(ISPRA), <strong>la</strong> stesura di un accordo operativo con le<br />

Province e <strong>la</strong> creazione di un nucleo consultivo e di<br />

monitoraggio partecipato anche dalle organizzazioni<br />

agricole e ambientaliste e dalle associazioni<br />

venatorie, dedicato a migliorare <strong>la</strong> <strong>gestione</strong> degli<br />

ungu<strong>la</strong>ti.<br />

Il nuovo calendario venatorio, con durata pluriennale,<br />

richiede un intervento legis<strong>la</strong>tivo da predisporre<br />

per i primi mesi del 2012: al suo interno troveranno<br />

posto gli aggiornamenti e le innovazioni<br />

dedotte dall’applicazione del protocollo d’intesa<br />

con Ispra e dai suggerimenti del nucleo consultivo.<br />

In parallelo procede <strong>la</strong> revisione del<strong>la</strong> “Carta delle<br />

vocazioni faunistiche” e degli indirizzi per <strong>la</strong> pianificazione<br />

provinciale, che terminerà nei primi mesi<br />

del 2012. Si tratta di due documenti politicamente<br />

impegnativi, approvati dall’Assemblea legis<strong>la</strong>tiva<br />

dell’Emilia-Romagna, che insieme al quadro finan-<br />

Foto Linè1/wikimedia<br />

ziario e ai piani faunistico-venatori provinciali costituiscono<br />

il Piano regionale.<br />

La “Carta delle vocazioni faunistiche”, strumento<br />

a contenuto fortemente tecnico, integrata per le<br />

specie più problematiche dal<strong>la</strong> “Carta di vocazione<br />

agroforestale”, è l’ossatura portante del<strong>la</strong> <strong>gestione</strong><br />

faunistico-venatoria sostenibile, perché<br />

rappresenta <strong>la</strong> base di riferimento per <strong>la</strong> definizione<br />

delle “densità obbiettivo” delle popo<strong>la</strong>zioni<br />

animali da ottenere con <strong>la</strong> pianificazione a sca<strong>la</strong><br />

provinciale.<br />

Gli indirizzi regionali dovranno guidare <strong>la</strong> stesura<br />

del<strong>la</strong> prossima generazione di Piani faunisticovenatori<br />

provinciali a partire dal<strong>la</strong> rendicontazione<br />

accurata dello stato di fatto e dei risultati raggiunti.<br />

Lo sforzo per <strong>la</strong> ricognizione delle attività<br />

di prevenzione e di miglioramento ambientale,<br />

dell’attività venatoria, del contenimento dei danni,<br />

degli interventi di controllo, intraprese da tutti<br />

i soggetti coinvolti - primariamente da Province<br />

e ATC - viene ripagato dal<strong>la</strong> maggior efficacia<br />

degli investimenti pubblici e privati e dall’attenuazione<br />

dei conflitti sul territorio tra agricoltori<br />

e cacciatori.<br />

L’uniformità e l’omogeneità nel<strong>la</strong> raccolta ed e<strong>la</strong>borazione<br />

dei dati consentono di leggere i risultati sia<br />

su serie storica,sia al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> locale e regionale.Si può<br />

MARIA LUISA BARGOSSI<br />

Responsabile del Servizio<br />

Territorio Rurale<br />

e Attività<br />

Faunistico-Venatorie,<br />

Regione<br />

Emilia-Romagna<br />

55<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

MARIA LUISA ZANNI<br />

Servizio Territorio Rurale<br />

e Attività<br />

Faunistico-Venatorie,<br />

Regione Emilia-Romagna<br />

Danni da cervo a una<br />

pianta di ciliegio.<br />

56<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

così apprezzare se gli obiettivi sono raggiunti, correggere<br />

in tempi ravvicinati le modalità di <strong>gestione</strong><br />

e condividere le scelte con tutti gli interessati sul<strong>la</strong><br />

base di risultati quantificati e non sulle percezioni<br />

dei fenomeni.<br />

L’artico<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> superficie agro-silvo-pastorale<br />

nei diversi istituti di <strong>gestione</strong>, comprese le zone di<br />

La diffusa presenza degli ungu<strong>la</strong>ti, in rapida<br />

espansione su tutto il territorio dell’Emilia-<br />

Romagna, percepita come eccessiva a causa<br />

del proliferare degli incidenti stradali e dei danni<br />

alle produzioni agricole, ha spinto <strong>la</strong> Regione a<br />

rivedere alcune modalità di <strong>gestione</strong> degli ungu<strong>la</strong>ti<br />

selvatici per il prossimo triennio, con un’attenzione<br />

partico<strong>la</strong>re alle aree caratterizzate da colture<br />

protezione, e <strong>la</strong> ricostruzione del sistema di interconnessioni<br />

tra interventi dei diversi soggetti gestori<br />

sul territorio viene resa disponibile a sca<strong>la</strong> provinciale<br />

e al pubblico anche tramite l’Osservatorio<br />

faunistico-venatorio, consultabile sul sito <strong>Ermes</strong>agricoltura<br />

(http://www.ermesagricoltura.it/Box-<br />

Informazioni/Politiche-Faunistiche-e-Venatorie). �<br />

Accordo Regione - ISPRA<br />

per contenere gli ungu<strong>la</strong>ti<br />

Foto Arch. Servizio Territorio Rurale Rer<br />

sensibili di pregio e alle aree non vocate al<strong>la</strong> presenza<br />

di queste specie.<br />

Si è arrivati per questo ad un protocollo d’intesa<br />

tra Regione Emilia-Romagna ed Istituto superiore<br />

per <strong>la</strong> protezione e <strong>la</strong> ricerca ambientale che dovrà<br />

essere attuato da Province, Ambiti territoriali di<br />

caccia, aziende venatorie ed Aree naturali protette<br />

interessati dal<strong>la</strong> presenza degli ungu<strong>la</strong>ti selvatici.<br />

Il primo punto dell’accordo riguarda alcune modifiche<br />

o precisazioni delle attuali attività gestionali<br />

condotte da Province e ATC, volte a conseguire più<br />

rapidamente le densità previste dal<strong>la</strong> pianificazione<br />

faunistica regionale per gli ungu<strong>la</strong>ti cervidi. In<br />

partico<strong>la</strong>re si danno indicazioni su come vanno<br />

interpretati gli attuali dati di censimento per finalizzarli<br />

in maniera idonea al<strong>la</strong> predisposizione dei<br />

piani di abbattimento e come questi ultimi possano<br />

essere effettuati più efficacemente.<br />

Il secondo punto intende definire una modalità di<br />

valutazione di una densità compatibile di ungu<strong>la</strong>ti<br />

nei territori dove sono presenti contemporaneamente<br />

più specie che possono avere un impatto<br />

diretto sulle colture. La predisposizione dei nuovi<br />

strumenti di pianificazione regionale, ed in partico<strong>la</strong>re<br />

<strong>la</strong> nuova “Carta delle vocazioni faunistiche”,<br />

dovranno definire correttamente questo importante<br />

parametro.<br />

Per quanto riguarda il cinghiale, il terzo punto dell’accordo<br />

- oltre a ricordare che per una corretta <strong>gestione</strong><br />

di questa specie l’ISPRA ha fornito apposite<br />

“Linee guida” che non sempre vengono applicate -<br />

prevede di definire, in via sperimentale per tre anni,<br />

una soglia massima di danno economico tollerabile<br />

sul<strong>la</strong> quale rapportare il prelievo dell’anno<br />

successivo. Il cinghiale è infatti l’animale che incide<br />

più pesantemente sul bi<strong>la</strong>ncio regionale e su quello<br />

degli ATC: essendo impossibile rapportare il prelievo<br />

in caccia all’effettiva presenza, si è ritenuto op


portuno sperimentare questo metodo indiretto.<br />

Il quarto aspetto tratta un tema emergente: <strong>la</strong> presenza<br />

degli ungu<strong>la</strong>ti, in partico<strong>la</strong>re del capriolo, in<br />

aree pianeggianti. Nel<strong>la</strong> pianura dell’Emilia-Romagna,<br />

una delle più popo<strong>la</strong>te d’Europa e con un’importante<br />

rete viaria, il capriolo è ormai presente in<br />

maniera stabile, perché ha trovato un ambiente<br />

estremamente ospitale. Sono necessari metodi idonei<br />

per contenerlo efficacemente e questo richiederà<br />

sia modifiche rego<strong>la</strong>mentari - come ad esempio<br />

norme più e<strong>la</strong>stiche da prevedere nel prossimo<br />

calendario venatorio - sia un impegno importante<br />

delle Province e degli ATC.<br />

Considerato che nelle zone dove non è possibile<br />

intervenire al prelievo in caccia <strong>la</strong> riduzione delle<br />

popo<strong>la</strong>zioni è consentita esclusivamente applicando<br />

l’art.19 del<strong>la</strong> legge 157/92 - che prevede <strong>la</strong> possibilità<br />

di prelievo solo dove si siano verificati danni<br />

gravi e siano stati applicati idonei sistemi di prevenzione<br />

con scarso risultato, il tutto subordinato<br />

al parere dell’ISPRA tenendo conto che <strong>la</strong> mancanza<br />

di questi presupposti è punibile ai sensi di<br />

legge - ai soggetti gestori del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> si chiede di<br />

effettuare un monitoraggio preciso dei danni e dell’attività<br />

di prevenzione, in modo da poter fornire<br />

celermente all’ISPRA il necessario materiale per<br />

esprimere in tempi brevi le proprie valutazioni e<br />

procedere all’eventuale rimozione degli animali<br />

responsabili.�<br />

Un’esperienza positiva:<br />

<strong>la</strong> realtà modenese<br />

Il calo dell’entità dei danni causati dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong> alle attività agricole registrato nell’ultimo<br />

anno (grafico 1 a pag.58) è il risultato positivo<br />

generato dallo sforzo di diversi attori operanti<br />

nel settore (pubblica amministrazione, ATC, Associazioni<br />

ed imprese agricole). Per raggiungere il<br />

contenimento dell’entità dei danni al di sotto di soglie<br />

economicamente accettabili,bisogna intervenire<br />

in un sistema integrato di azioni e di soggetti.Par<strong>la</strong>re<br />

di danni causati o causabili dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong><br />

alle opere e alle coltivazioni agricole non significa<br />

infatti par<strong>la</strong>re esclusivamente di <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong>.<br />

La Provincia di Modena è da diversi anni promotrice,<br />

nonché partner, di azioni dirette al contenimento<br />

dei danni secondo un sistema di interventi.<br />

Ne elenchiamo i principali.<br />

Foto Marco Lenzi<br />

Foto Selbst/Wikimedia<br />

ASSUMERE INFORMAZIONI ATTENDIBILI<br />

Dati ed informazioni attendibili, oggettivi e replicabili<br />

in campo strettamente faunistico (es: presenza/assenza,<br />

densità re<strong>la</strong>tiva, indici di abbondanza<br />

ecc.) nonché sull’entità e distribuzione dei<br />

danni (specie-specifica) sono al<strong>la</strong> base di un sistema<br />

efficace. Un’adeguata formazione degli “addetti<br />

ai <strong>la</strong>voriӏ il primo punto sul quale occorre investire.<br />

L’amministrazione provinciale modenese,<br />

per rendere trasparenti ed uniformi le procedure,<br />

ha pubblicato due strumenti: il “Vademecum sulle<br />

modalità operative re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> prevenzione e accertamento<br />

danni arrecati alle colture agricole dal<strong>la</strong> <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong>” con finalità divulgative ed informative e<br />

le “Nuove linee guida per l’espletamento delle perizie<br />

tecniche di accertamento e quantificazione del danno”,<br />

FABIO MALAGOLI<br />

Assessorato <strong>Agricoltura</strong>,<br />

Provincia di Modena<br />

57<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

Prevenzione<br />

su piante singole:<br />

tubex su vite.<br />

58<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

Foto Arch. Servizio Territorio Rurale Rer<br />

una sorta di prontuario tecnico.<br />

Si sono instaurati continui e reciproci rapporti di<br />

col<strong>la</strong>borazione (spesso purtroppo sottovalutati)<br />

con altri tecnici operanti nel settore. Esemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

stretta col<strong>la</strong>borazione con i Servizi dell’assessorato<br />

<strong>Agricoltura</strong> del<strong>la</strong> Provincia di Modena, estre-<br />

mamente utile per ottenere l’aggiornamento delle<br />

diverse superfici agro-silvo-pastorali provinciali.<br />

ELABORARE DATI SIGNIFICATIVI<br />

Dove sono concentrati maggiormente i danni?<br />

Quali sono le specie responsabili? Quando si veri-<br />

Graf. 1 - Danni da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> in provincia di Modena, per specie, dal 2006 al 2010.<br />

Fonte: Assessorato <strong>Agricoltura</strong>, Provincia di Modena


Foto Arch. Servizio Territorio Rurale Rer<br />

ficano? Per dare una risposta coerente a queste<br />

domande sono state sviluppate analisi di tipo territoriale,<br />

realizzate con i Sistemi informativi territoriali<br />

(Sit). I singoli eventi di danneggiamento<br />

registrati con una precisa posizione geografica sono<br />

convertiti su cartografia tematica digitale e sono<br />

integrabili con altri dati (ad esempio, degli istituti<br />

faunistici, figura 1 a pag. 60); possono essere<br />

interrogati (ad esempio per il calcolo delle superfici<br />

danneggiate) e, non in ultimo, essere archiviati<br />

per valutare l’andamento dei danni.<br />

Le statistiche riepilogative e le “mappe di rischio”<br />

a sca<strong>la</strong> locale, che sono le operazioni finali del processo<br />

di analisi, mostrano le probabilità di danneggiamento<br />

specie-specifico, all’interno delle<br />

singole Utg (Unità territoriali di <strong>gestione</strong>) e diventano<br />

uno strumento di <strong>la</strong>voro per <strong>la</strong> prevenzione.<br />

ASSEGNARE PRIORITÀ LOCALI<br />

Il Piano faunistico venatorio provinciale modenese,<br />

tra gli obiettivi generali di pianificazione,<br />

indica prioritariamente <strong>la</strong> “difesa delle produzioni<br />

agricole”.<br />

La Provincia di Modena ha individuato diverse<br />

azioni per rendere compatibile con le attività agroforestali<br />

<strong>la</strong> presenza sul proprio territorio del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong><br />

<strong>selvatica</strong>. L’assegnazione di presidi preventivi<br />

(prevenzione “indiretta”), gli interventi di contenimento<br />

tramite <strong>la</strong> caccia e, ove ciò non bastasse, i<br />

piani di limitazione numerica delle specie che creano<br />

i maggiori problemi sono solo alcuni esempi.<br />

Sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> maggiore o minore probabilità di<br />

rischio di danneggiamento delle attività agro-forestali<br />

da parte delle singole specie è stato possibile<br />

assegnare le priorità ai diversi tipi di intervento.<br />

Ad esempio, per il cinghiale il Piano faunistico<br />

venatorio provinciale distingue le zone “vocate”<br />

al<strong>la</strong> presenza tollerabile dell’animale da quelle ritenute<br />

“non vocate”.<br />

UNA GESTIONE NON BUROCRATICA<br />

La Provincia di Modena, per raggiungere l’obiettivo<br />

comune del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> delle attività agro-forestali,<br />

ha individuato azioni diverse su più fronti,<br />

tra cui:<br />

� <strong>la</strong> parcellizzazione dell’intero territorio provinciale<br />

in Unità territoriali di <strong>gestione</strong>, di dimensioni<br />

simili (300-400 ettari) ed indipendenti dal<strong>la</strong><br />

natura dell’area stessa. Ciò consente di rapportare<br />

su picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> le informazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

stima numerica delle specie presenti, degli eventi<br />

di danneggiamento, dei presidi preventivi<br />

assegnati, degli interventi di limitazione numerica<br />

con un buon grado di dettaglio, condizione<br />

necessaria per azioni ad un livello locale,<br />

quindi più accurate;<br />

� <strong>la</strong> prevenzione “indiretta” (presidi preventivi).<br />

L’analisi delle “mappe di rischio di danneg-<br />

Danni da corvidi<br />

su nettarina.<br />

59<br />

FEBBRAIO<br />

2011


SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

60<br />

FEBBRAIO<br />

2011<br />

giamento” caratterizza le aree “a rischio maggiore”,<br />

individuando le specie responsabili, in<br />

cui vengono indirizzati prioritariamente gli<br />

sforzi sotto forma di presidi preventivi (recinzioni<br />

elettriche; tubi protettori; dissuasori acustici<br />

ecc. ecc.). A questo fine viene predisposto<br />

uno specifico bando pubblico, destinato ad<br />

imprese agricole, per l’accesso ai contributi per<br />

l’assegnazione del materiale di prevenzione,<br />

in cui sono previsti tempi celeri di consegna<br />

(purtroppo in passato non sempre tali). Uno<br />

sforzo maggiore dovrebbe essere sostenuto<br />

anche dagli stessi imprenditori agricoli, chiedendo<br />

di pianificare con un congruo anticipo<br />

l’invio delle istanze (spesso invece presentate<br />

nel momento del bisogno). Massima atten-<br />

Fig. 1 - Cartografia tematica digitale dei danni<br />

da <strong>fauna</strong> <strong>selvatica</strong> georeferenziati in provincia di Modena.<br />

Fonte: Assessorato <strong>Agricoltura</strong>, Provincia di Modena<br />

zione è riservata al<strong>la</strong> sperimentazione e al<strong>la</strong><br />

ricerca. In provincia di Modena, ad esempio,<br />

si sta testando l’utilizzo sia di dissuasori olfattivi<br />

naturali (escrementi di predatore) su impianti<br />

fruttiferi (ceraseti e castagneti) sia di recinzioni<br />

elettrificate;<br />

� per <strong>la</strong> caccia, il calendario venatorio provinciale<br />

modenese individua partico<strong>la</strong>ri forme di tute<strong>la</strong><br />

del comparto agricolo. Inoltre sono previsti:<br />

• prelievi di selezione al capriolo in pianura (da<br />

altana ed in sicurezza);<br />

• prelievi in collettiva al cinghiale nelle forme del<strong>la</strong><br />

girata e del<strong>la</strong> braccata, con assegnazione delle<br />

zone alle squadre con il concetto di “zona fissa”<br />

e re<strong>la</strong>tivi “oneri ed onori”(attività di prevenzione;<br />

soglia economica di danneggiamento, ecc.).<br />

• prelievi di selezione da punto fisso in “aree di<br />

rispetto” appositamente realizzate all’interno<br />

di zone di ripopo<strong>la</strong>mento e cattura;<br />

• un protocollo tecnico con l’ISPRA per <strong>la</strong> redazione<br />

e l’autorizzazione dei piani di prelievo in<br />

selezione di capriolo e daino;<br />

• l’informatizzazione, con uno specifico software,<br />

dei dati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> <strong>gestione</strong> faunistico - venatoria<br />

degli ungu<strong>la</strong>ti (dati biometrici, statistiche<br />

di prelievo, report, ecc.).<br />

Questa attività venatoria è pianificata considerando<br />

le esigenze del settore agro-forestale, sburocratizzando<br />

i processi autorizzativi (filiera<br />

corta = maggiori probabilità di raggiungere le<br />

quote di prelievo assegnate);<br />

�piani di limitazione numerica (informatizzazione).<br />

Quando <strong>la</strong> messa in opera di sistemi preventivi<br />

e l’attività venatoria non fossero sufficienti al<br />

contenimento dei danni al di sotto di soglie economicamente<br />

accettabili, sono autorizzati piani<br />

di limitazione numerica. Oltre ad un costante<br />

aggiornamento sulle tecniche e sui tempi degli<br />

interventi di controllo, i piani sono supportati<br />

da diversi strumenti informatici appositamente<br />

realizzati. Tra questi spicca il portale vocale<br />

automatico “Tute<strong>la</strong> agricoltura ambiente” che<br />

consente, con <strong>la</strong> semplice telefonata del singolo<br />

coadiutore, di attivare l’uscita in controllo (celerità<br />

di intervento). Il software è inoltre in grado,<br />

in tempo reale, di e<strong>la</strong>borare i consuntivi dei prelievi<br />

realizzati suddividendoli per singo<strong>la</strong> Unità<br />

territoriale di <strong>gestione</strong>.<br />

Il sistema che abbiamo descritto non potrebbe<br />

funzionare senza l’impegno di tutti i soggetti interessati,<br />

che devono essere coinvolti in un gioco di<br />

squadra dove ognuno ha il proprio ruolo specifico<br />

e necessario per il raggiungimento degli obiettivi<br />

comuni. �


Quando <strong>la</strong> partecipazione<br />

produce risultati unici<br />

In Emilia-Romagna <strong>la</strong> partecipazione è sentita<br />

e coinvolgente per <strong>la</strong> maggior parte dei suoi<br />

cittadini. L’associazionismo è fortemente radicato<br />

e sviluppato sia sul piano sindacale, sia sul<br />

piano produttivo.<br />

Gli aspetti faunistici ed ambientali, già dagli anni<br />

70, sono stati oggetto di attenzione ed hanno caratterizzato<br />

il confronto regionale ad un livello tale<br />

da produrre le prime legis<strong>la</strong>zioni sull’attività venatoria<br />

e sulle aree protette.<br />

Lo spirito costruttivo e responsabile che caratterizza<br />

le associazioni venatorie emiliano-romagnole,<br />

dopo lo scioglimento dell’Unavi (Unione<br />

nazionale delle associazioni venatorie), aveva trovato<br />

significative convergenze fra agricoltori, cacciatori<br />

e Regioni nel 1984, che poi si sono al<strong>la</strong>rgate<br />

alle associazioni di protezione ambientale ed<br />

aveva permesso l’approvazione dell’innovativa<br />

legge quadro nazionale n. 157/92. Lo stesso spirito<br />

ha riconosciuto <strong>la</strong> necessità di costituire il Coordinamento<br />

regionale delle associazioni venatorie<br />

(Caver).<br />

Il nuovo organismo ha subito avvertito l’esigenza<br />

di un confronto costante con il mondo agricolo<br />

per migliorare <strong>la</strong> <strong>gestione</strong> delle strutture<br />

previste dal<strong>la</strong> legge regionale adeguata a quel<strong>la</strong><br />

nazionale, per un governo responsabile del<strong>la</strong> <strong>fauna</strong><br />

e dell’ambiente che non può prescindere dal<br />

coinvolgimento del mondo ambientalista nel<strong>la</strong><br />

<strong>gestione</strong>.<br />

L’esigenza del<strong>la</strong> revisione del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione regionale,<br />

per un rafforzamento del<strong>la</strong> responsabilizzazione<br />

degli organismi chiamati a gestire (ATC) e per un<br />

coinvolgimento unitario delle componenti agrico<strong>la</strong>,<br />

ambientalista e venatoria ha determinato le condizioni<br />

per <strong>la</strong> nascita di uno strumento politico permanente<br />

di confronto e concertazione, che al suo<br />

esordio (Riolo Terme, 2006) è stato battezzato dall’allora<br />

assessore regionale Bruschini “Tavolo a tre<br />

gambe” (agricoltori-ambientalisti-cacciatori).<br />

Personalmente ritengo che questo organismo, che<br />

vive dello spirito dialettico e partecipativo delle<br />

sue componenti, abbia prodotto risultati unici,<br />

validi non solo per l’Emilia-Romagna, ma degni<br />

di essere esportati anche nel contesto nazionale e<br />

certamente utilizzabili per una revisione condivisa<br />

del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione nazionale.<br />

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE<br />

Gli accordi sottoscritti dopo le revisioni normative<br />

hanno prodotto il coinvolgimento negli organi<br />

di <strong>gestione</strong> dei delegati delle tre componenti. In<br />

diverse realtà provinciali molti rappresentanti del<br />

mondo agricolo presiedono i Consigli di <strong>gestione</strong><br />

degli Ambiti territoriali di caccia.<br />

L’impegno delle associazioni nell’applicazione degli<br />

accordi si deve tradurre ora in una costante gestio-<br />

Foto Marco Lenzi<br />

ne armonica del territorio, tale da produrre reciproche<br />

soddisfazioni per i soggetti coinvolti e risposte<br />

di alto valore sociale, quali una consistenza faunistica<br />

sostenibile; una caccia sociale popo<strong>la</strong>re e<br />

soddisfacente; una effettiva difesa e ricostituzione<br />

ambientale.<br />

Mi preme sottolineare il livello di sussidiarietà interassociativa<br />

che è stato dimostrato dalle associazioni<br />

agricole nel corso dell’annata venatoria 2009/10,<br />

quando si sono assunte l’onere economico di sostenere<br />

il ricorso al Tar contro <strong>la</strong> sospensiva del prelievo<br />

in deroga allo storno, responsabile di consistenti<br />

danni alle produzioni agricole e da inserire<br />

nelle specie cacciabili.<br />

Dopo aver chiesto ed ottenuto <strong>la</strong> revisione del<strong>la</strong><br />

legis<strong>la</strong>zione, l’adeguamento delle direttive di riferimento,<br />

per rafforzare gli specifici ruoli degli enti<br />

interessati (Province, associazioni, Ambiti di caccia<br />

e vigi<strong>la</strong>nza) il Tavolo è attualmente impegnato<br />

DANILO TREOSSI<br />

Portavoce del Tavolo<br />

Agro-Ambientale-Venatorio<br />

dell’Emilia-Romagna<br />

61<br />

FEBBRAIO<br />

2011


Foto AZP Worldwide/Fotolia<br />

Foto Quarti/Wikimedia<br />

SPECIALE • LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA<br />

62<br />

FEBBRAIO<br />

2008<br />

nel<strong>la</strong> ricerca di una revisione del<strong>la</strong> “Direttiva danni”che<br />

responsabilizzi gli enti di <strong>gestione</strong>, per assicurare<br />

più tranquillità nei rapporti istituzionali e<br />

dare maggiori garanzie per le produzioni che possono<br />

essere danneggiate e per l’ambiente.<br />

Il Tavolo chiede al<strong>la</strong> Regione di perseguire il “fede-<br />

ralismo venatorio” per definire <strong>la</strong> residenza venatoria<br />

di ogni singolo cacciatore nel<strong>la</strong> regione dove<br />

esercita in modo permanente o preminente <strong>la</strong> caccia,<br />

e di far confluire su questa residenza il 50% del<strong>la</strong><br />

tassa di concessione governativa (come previsto<br />

dal<strong>la</strong> Finanziaria 2002) e <strong>la</strong> tassa di concessione<br />

regionale.<br />

Le questioni aperte riguardano anche le problematiche<br />

per uniformare le condizioni di caccia dopo<br />

l’approvazione da parte del Par<strong>la</strong>mento delle modifiche<br />

al<strong>la</strong> legge quadro 157/92, in partico<strong>la</strong>re quelle<br />

sui tempi di caccia indicati dall’art. 18, oggi previsti<br />

per mensilità, domani eventualmente per decade.<br />

Norme che investiranno i comportamenti da<br />

assumere da parte delle associazioni in fase di rinnovo<br />

del calendario venatorio regionale. È auspicabile<br />

che il calendario sia rinnovato con un provvedimento<br />

legis<strong>la</strong>tivo e con validità triennale, per<br />

evitare di anno in anno <strong>la</strong> possibile seque<strong>la</strong> di ricorsi<br />

e controricorsi.<br />

A breve termine si dovrebbero invece individuare<br />

le soluzioni da riservare alle novità sul territorio<br />

agro-silvo-pastorale (fonti energetiche, biogas, nuove<br />

produzioni agricole, ecc.) che indubbiamente<br />

avranno un consistente impatto nel<strong>la</strong> pianificazione<br />

regionale. �

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