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ARCHIVI PRINCIPATUS TRIDENTINI REGESTA

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subite, le personalità che si preoccuparono di ricuperare e valorizzare i documenti del<br />

detto Archivio.<br />

La prima personalità che incontriamo nella storia dell'Archivio del Principato di<br />

Trento è il vescovo Federico Vanga (1207-1218). Di lui rimane bella e solenne<br />

testimonianza il Liber sancti Vigilii, detto comunemente Codice Vangiano. Nella<br />

prefazione al detto codice il Vanga dichiara di averne voluto la redazione per conservare<br />

i documenti legali comprovanti i diritti, le prerogative e i possessi del principato<br />

ecclesiastico di Trento, nonché quelli dei suoi sudditi. Si era trovato nella necessità di<br />

far raccogliere e trascrivere per mano di notaio i detti diritti che erano andati in gran<br />

parte perduti causa "numerose rivoluzioni".<br />

Il Codice Vangiano è stato pubblicato nel 1852 da Rudolf Kink 6 . Una ristampa è<br />

apparsa nel 1964.<br />

Quando Federico Vanga si accinse all'impresa di ricuperare il maggior numero<br />

possibile di documenti della diocesi e del principato, gli archivi trentini avevano già<br />

subito perdite gravissime. Mancano infatti tutti i documenti dell'età carolingia, i diplomi<br />

degli Ottoni; sono andate perdute tutte le Bolle papali anteriori al 1200. Non si è salvato<br />

nessun diploma o privilegio imperiale del governo episcopale di Ghebardo (1106-1124)<br />

già cancelliere dell'imperatore Enrico V 7 . Ben a ragione quindi l'Archivio del Principato<br />

di Trento è stato paragonato ad un grande albero spogliato delle fronde più belle 8 .<br />

Lo stesso Codice Vangiano contiene soltanto dieci documenti anteriori al 1180. Le<br />

perdite maggiori di questi documenti si fanno risalire al tempo delle sommosse<br />

scoppiate a Trento dopo l'uccisione del principe e vescovo Beato Adelpreto (1172),<br />

durante le quali andò in fiamme il palazzo vescovile presso la cattedrale. Ma ci furono<br />

rivolte anche contro il principe e vescovo Corrado di Beseno; e la perdita di altri<br />

documenti si potrebbe attribuire a questo periodo burrascoso.<br />

I pochi documenti salvati dalla distruzione furono conservati nel Palazzo fatto<br />

ricostruire da Federico Vanga e più tardi, nel 1255, quando Egnone d'Appiano trasferì la<br />

sua residenza nel Castello del Buonconsiglio, anche l'Archivio vi trovò la sua<br />

collocazione.<br />

In questo luogo sicuro l'Archivio rimase per un secolo e mezzo e si arricchì del<br />

Codice di Nicolò di Brno, detto Codex Vangianus maior 9 . Qui dobbiamo accennare al<br />

trasferimento del Codice Vangiano a Mantova, ivi trasportato per ordine del vescovo<br />

Filippo Bonacolsi (1289-1303) e questo perché Mainardo II conte di Tirolo si era<br />

opposto con le armi alla presa di possesso della sede di s. Vigilio da parte del Vescovo<br />

Filippo. Il Codice ritornò a Trento durante il governo di Bartolomeo Querini (1304-<br />

1307).<br />

Agli inizi del secolo XV e precisamente nel 1407, per ordine di Federico<br />

Tascavuota duca d'Austria, la maggior parte dei documenti dell'Archivio furono<br />

trasportati in Austria. Qui l'Archivio fu ordinato e il materiale è stato ripartito in 70<br />

cassette (Capsae) e fu redatto un repertorio di 570 fogli.<br />

6<br />

Kink Rudolf, Codex Wangianus. Urkundenbuch des Hoschstiftes Trient, begonnen unter Friedrich von<br />

Wangen, Bischofe von Trient und Kaiser Friedrich's II Reischsvicar für Italien. Fortgesetz von seinen Nachfolgern,<br />

Wien 1852.<br />

7<br />

Il vescovo Ghebardo, essendo stato cancelliere dell'imperatore Enrico V, fu senza dubbio favorito con diplomi<br />

e donativi da parte del suo Signore: purtroppo nulla ci è pervenuto.<br />

8<br />

Huter Franz, Tiroler Urkundenbuch, I, Innsbruck 1937, p. xlv.<br />

9<br />

Il Codice di Nicolò è detto maggiore perché conserva un numero maggiore di documenti.<br />

Archivio di Stato di Trento<br />

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