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La terra è piatta n° 003

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033_speciale_<strong>terra</strong><strong>piatta</strong>.qxp 17-12-2007 16:58 Pagina 33<br />

SPECIALE<br />

<strong>La</strong> Terra <strong>è</strong> <strong>piatta</strong>?<br />

Contro miti, guru e pregiudizi<br />

il manifesto di SUONO<br />

Ssiamo riusciti a reperire un<br />

articolo di Charles K. Johnson,<br />

per trent’anni presidente<br />

della Società Internazionale della<br />

Terra Piatta, pubblicato prima della<br />

sua morte (19 marzo 2000).<br />

Nella sua vita Johnson si <strong>è</strong> battuto<br />

per rendere note al mondo le conoscenze<br />

di Sir Birley Rowbotham,<br />

autore di <strong>La</strong> <strong>terra</strong> non <strong>è</strong> un<br />

globo e fondatore della Società<br />

Universale Investigativa. Solo una<br />

colossale strategia di disinformazione<br />

ha fatto in modo che le conoscenze<br />

di Rowbotham non fossero<br />

rese note, evidentemente perché<br />

non congeniali agli interessi<br />

di chi ritiene che la <strong>terra</strong> sia tonda.<br />

D’altronde: avete mai sentito<br />

parlare dei problemi che ebbe Colombo<br />

con il proprio equipaggio?<br />

Secondo l’informazione ufficiale<br />

ci fu un ammutinamento perché i<br />

marinai credevano che la <strong>terra</strong><br />

fosse <strong>piatta</strong> e non volevano rischiare<br />

di oltrepassarne il bordo.<br />

Quello che accadde fu esattamente<br />

il contrario. Era Colombo a sostenere<br />

che la <strong>terra</strong> fosse <strong>piatta</strong><br />

mentre gli altri ritenevano che<br />

fosse una palla e di conseguenza<br />

sapevano che continuando a navigare<br />

sarebbero caduti di sotto. Colombo<br />

dovette metterli ai ferri per<br />

convincerli che la navigazione<br />

non avrebbe seguito alcuna traiettoria<br />

curva e che sarebbero tornati<br />

a casa. Nulla che il buon senso<br />

non potesse spiegare allora e oggi:<br />

provate a sedetevi sulla sponda<br />

di un lago e guardate verso l’orizzonte;<br />

non noterete curvature!<br />

N.B.: Se condividete le riflessioni espresse<br />

in questa pagina, la rivista SUONO non<br />

<strong>è</strong> fatta per voi: buttatela nel cestino; ci scusiamo<br />

per la spesa di 5 euro da voi sostenuta.<br />

Se al contrario il vostro senso critico<br />

vi ha indotto a chiedervi se ci fossimo<br />

per caso impazziti… voltate pagina e cominciate<br />

a leggere davvero!<br />

SUONO • gennaio 2008 33


world wi<br />

<strong>La</strong> “preghiera” del mattino<br />

Caff<strong>è</strong>, latte e té poi un po di tempo per<br />

la tua passione: condividi velocemente<br />

le nostre intuizioni, le anteprime e le<br />

segnalazioni .<br />

SocialSUONO su:<br />

www.facebook.com/suono.it<br />

pinterest.com/suono/<br />

twitter.com/@SuonoStereoHiFi<br />

Il nostro <strong>è</strong> il mondo<br />

delle<br />

parole, parole scritte, parole stampate,<br />

parole indelebili sulla carta, parole da non buttate al vento,<br />

al di sopra del rumore di fondo, parole per tutti,<br />

parole per chi ha orecchi e vuol sentire,<br />

parole<br />

parole pronunciate con<br />

ogni mezzo e ad ogni costo,<br />

parole scomode, parole che sottolineano fatti,<br />

fatti e parole e non solo parole,<br />

parole<br />

parole...<br />

82<br />

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de word<br />

Pausa pranzo...<br />

Un po’ di tempo da ritagliare per sé<br />

e per la tua passione. Domande e<br />

proposte sulla riproduzione musicale<br />

che cominciano a prendere forma...<br />

Puoi dire la tua su www.suono.it<br />

Il riposo del guerriero<br />

<strong>La</strong> sera porta consiglio e le buone parole<br />

scorrono leggere come il fruscio<br />

della carta, un rifugio per le nostre<br />

favole da adulti.<br />

<strong>La</strong> buona lettura di SUONO <strong>è</strong> disponibile<br />

nella versione cartacea e sfogliabile<br />

on line (dall’edicola al web).<br />

SISTEMA SUONO 2017:<br />

stiamo ridisegnando il futuro insieme a voi<br />

83<br />

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SPECIALE<br />

Cambiare metodo cambiare stile<br />

di Paolo Corciulo<br />

<strong>La</strong> storia dell’umanità<br />

(e dunque<br />

la nostra cultura) <strong>è</strong><br />

costellata di leggende,<br />

enormi sviste,<br />

idee che pur valide<br />

(dimostrabili e dimostrate)<br />

sono state in qualche<br />

modo censurate, sviate, soffocate<br />

in nome del comune pensare.<br />

Chi le sosteneva <strong>è</strong> finito al rogo come<br />

eretico, isolato, fatto passare<br />

per pazzo, tacitato e se pensate che<br />

sia “acqua passata”, o che si tratti<br />

di retaggi di un oscurantismo spazzato<br />

via dal mondo moderno, vi<br />

sbagliate: <strong>è</strong> storia recente! Anzi la<br />

società odierna per overdose di informazione<br />

rischia, per motivi opposti<br />

che in passato, di non saper<br />

più distinguere tra vero e falso; non<br />

<strong>è</strong> di un secolo fa il caso delle ruspe<br />

americane che assicurarono la prima<br />

guerra in Irak, seppellendo i nemici<br />

nelle trincee, fatte passare come<br />

“bombardamenti chirurgici” né<br />

si <strong>è</strong> mai sopita la “vocina” di chi,<br />

giustamente, si chiede che cosa non<br />

torni nella tragedia dell’11 settembre<br />

al Pentagono…<br />

Che poi, sbagliando, si sviluppino<br />

in proposito tesi astruse o improbabili<br />

(e che tali tesi non vengano accantonate<br />

immediatamente, seppellite<br />

dalle risate) <strong>è</strong> un altro dato caratteristico<br />

della società odierna dove<br />

conta di più essere dei bravi<br />

piazzisti piuttosto che identificare e<br />

interpretare i fatti (salvo “santificare”,<br />

dopo la loro morte, persone stimabili<br />

in vita come Enzo Biagi…)!<br />

Anche la nostra piccola agorà di<br />

appassionati <strong>è</strong> una costellazione di<br />

radicati luoghi comuni, di faziosità<br />

manifeste o indotte, di leggende<br />

metropolitane, frutto di una distorta<br />

trasmissione del sapere…<br />

Per non essere da meno citerò anche<br />

io un’esperienza non vissuta<br />

ma tramandata di bocca in bocca<br />

che ha il pregio, spero, almeno di<br />

far sorridere.<br />

Dunque, si narra che un negoziante<br />

ricevesse la visita di un cliente che,<br />

infervorato dalle qualità sonore di<br />

un certo giradischi, soldi alla mano,<br />

letteralmente lo “strappasse”, acquistandolo,<br />

per portarselo a casa.<br />

Appena il tempo necessario a raggiungere<br />

la dolce<br />

magione e il negoziante<br />

riceve<br />

una telefonata del<br />

cliente:<br />

- Caro lei, mi ha<br />

venduto qualche<br />

cosa che non funziona!<br />

Qui da me si<br />

sente malissimo, non<br />

come nel suo negozio…<br />

- Ma il piatto gira?<br />

- Sì, gira…<br />

- Ha controllato la velocità?<br />

- Sì, con lo stroboscopio: <strong>è</strong> tutto a<br />

posto!<br />

- Allora che cosa non va?<br />

- Si sente pianissimo… devo accostare<br />

l’orecchio alla testina per sentire,<br />

appena, appena, la musica…<br />

L’acquirente aveva collegato l’apparecchio<br />

alla rete ma non possedeva<br />

un amplificatore!<br />

LA TRASMISSIONE DEL SAPERE<br />

Telefoni cellulari, satellite, Internet:<br />

oggi il cittadino del terzo millennio,<br />

con un effetto di accelerazione<br />

mai visto prima, si ritrova a poter<br />

dialogare con un miliardo di suoi<br />

omologhi, ognuno dei quali può far<br />

transitare verso gli altri una miriade<br />

di informazioni attraverso gli sms,<br />

le pagine web, le sue radio, televisioni,<br />

blog.<br />

Milioni di persone che possono conoscere<br />

milioni di cose…<br />

Naturalmente nessuno di noi può<br />

realmente leggere un miliardo di<br />

messaggi dal cellulare, mille milioni<br />

di e-mail o sfogliare (indovinate<br />

un po’ quante) pagine web! Il rischio<br />

di sovraesposizione, di ridondanza,<br />

di indigestione, nonché<br />

quello ben più grave di non essere<br />

più in grado di discernere tra buona<br />

e cattiva informazione, <strong>è</strong> altissimo.<br />

È difficile distinguere la realtà dalla<br />

bugia e questo diventa impossibile<br />

se, inoltre, saltano le regole: in che<br />

modo possiamo giudicare l’attendibilità<br />

della fonte consultata? Si potrà<br />

obiettare che, comunque, siamo<br />

sempre stati “prede” dell’informazione<br />

e non suoi consapevoli fruitori:<br />

dai canali della “TV di stato”<br />

al meccanismo del consenso, che ci<br />

rendono più affidabile ciò che viene<br />

evidenziato e evidenziato ciò<br />

che <strong>è</strong> meglio promosso…<br />

Ma senza regole, senza riferimenti…<br />

<strong>è</strong> “buona la prima”!<br />

Nel VI secolo a.C.<br />

grazie al filosofo greco<br />

Anassimandro si era diffusa<br />

l’idea della sfericità della<br />

Terra; ciò non di meno<br />

nella nostra cultura <strong>è</strong> assai<br />

diffusa l’idea che “gli antichi”<br />

credessero che la Terra fosse<br />

<strong>piatta</strong> e che solo<br />

Cristoforo Colombo abbia<br />

dimostrato il contrario…<br />

Perché a lungo si <strong>è</strong> discusso<br />

e ancora può accadere<br />

di discutere sul fatto<br />

che la Terra <strong>è</strong> <strong>piatta</strong>?<br />

E se la <strong>terra</strong> può essere <strong>piatta</strong>,<br />

com’<strong>è</strong> l’hi-fi?<br />

34


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<strong>La</strong> Terra <strong>è</strong> <strong>piatta</strong>?


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SPECIALE<br />

foto: David James<br />

Vale tutto e il contrario di tutto: che<br />

ognuno possa dire democraticamente<br />

la sua non <strong>è</strong> sinonimo del<br />

fatto che ognuno possa dire ciò che<br />

vuole! Purtroppo <strong>è</strong> facile scambiare<br />

l’un per l’altro e mestamente sentiamo<br />

a volte definire questo nuovo<br />

secolo come il secolo della barbarie<br />

intellettuale e dell’analfabetismo di<br />

ritorno. Ciò che <strong>è</strong> più sconfortante<br />

<strong>è</strong> la consapevolezza, soprattutto da<br />

parte di chi per mestiere si occupa<br />

di comunicazione, che qualsiasi cosa<br />

che dirò, si perderà nell’enorme<br />

minestrone dei “se” dei “ma” dei<br />

“forse”, dei “però”.<br />

LA FABBRICA DEI MITI<br />

L’enorme prateria (lasciata aperta<br />

da una parte dall’ampliamento degli<br />

orizzonti, dall’altra da una sconfortante<br />

caduta dei paletti della razionalità)<br />

ha consentito l’ingresso<br />

alla “festa” a ogni genere di invitato:<br />

la persona educata e quella che<br />

non lo <strong>è</strong>, il timido che non riesce a<br />

sostenere il suo punto di vista e<br />

l’arrogante che si impone sull’uditorio,<br />

quasi a prescindere dall’argomento<br />

trattato. Quel “quasi”, nonostante<br />

tutto, mi fa ancora sperare<br />

ma quali intenzioni, quali obiettivi<br />

posso e debbo trasmettere alla mia<br />

redazione? Per “compito istituzionale”<br />

ma soprattutto per vocazione,<br />

a SUONO non abbiamo la capacità<br />

di accettare i “fenomeni paranormali<br />

del terzo tipo” che spesso si<br />

verificano (o qualcuno dice che si<br />

verifichino…) nell’ambito dell’hifi;<br />

posso citare tantissimi esempi,<br />

dal T-amp ai “computer che suonano<br />

male” e, purtroppo non ne posso<br />

citare molti altri (tutti gli apparecchi<br />

che abbiamo rimandato indietro<br />

perché non soddisfacevano i nostri<br />

standard minimi e che “altri” glorificano<br />

quotidianamente) se non rischiando<br />

la denuncia.<br />

Dato che… sono quello che sono,<br />

non resisto, ce li ho sulla punta della<br />

lingua: N…er; P…na; C…in;<br />

T…m; M….x!<br />

Sebbene (e ne chiedo pubblicamente<br />

venia) anche noi a volte ci siamo<br />

accodati, nel corso di questi ultimi<br />

20 anni, ad una informazione china<br />

non tanto al “potere” quanto (ed <strong>è</strong><br />

peggio!) alle sudditanze psicologiche<br />

che ne derivano, certe favole,<br />

quelle che spiegano quello che non<br />

si capisce (o che tendono a giustificarlo)<br />

non mi piacciono: sono diventate<br />

il riferimento di emuli di<br />

uno stile di scrittura onirico che a<br />

suo tempo aveva almeno il pregio<br />

della bella scrittura, ma chi l’ha riproposto<br />

<strong>è</strong> stato solo un pallido<br />

emulo dell’ispirata penna originaria.<br />

<strong>La</strong> marmellata ideologica che<br />

ne <strong>è</strong> nata <strong>è</strong> melassa: stucca persino<br />

chi, con pochi scrupoli morali e<br />

gran senso degli affari, ne ha tratto<br />

vantaggio. Questo fluido attaccaticcio<br />

ci ha pervasi un po’ tutti, consumatore<br />

incluso che onanisticamente<br />

continua ad inseguire la chimera<br />

del “migliore assoluto” invece che<br />

ricercare la miglior soluzione in relazione<br />

al problema.<br />

Al contrario di altri, io chi sia il<br />

migliore in assoluto non l’ho mai<br />

saputo… ma conosco abbastanza<br />

bene (e li conosce bene la redazione<br />

che lavora con me) i prodotti<br />

che passano al nostro vaglio. Sappiamo<br />

e cerchiamo di raccontarvi<br />

come andrebbero utilizzati, in che<br />

contesto offrono il peggio e il meglio<br />

di sé. A volte ne identifichiamo<br />

chiaramente il valore, a volte<br />

risulta più complicato, a volte ci<br />

sbagliamo, ci sta anche questo…<br />

Ma la ricerca di quel “giusto valore<br />

da attribuire” non può prescindere<br />

da un’analisi completa delle caratteristiche<br />

del prodotto, inclusi quegli<br />

aspetti che appaiono incongrui:<br />

che cosa ha di particolare un prodotto<br />

per costare tanto? Perché un<br />

top di gamma ha prestazioni al<br />

banco di misura non commisurate<br />

alla classe di appartenenza? Perché,<br />

perché…<br />

Non sempre a questi perché c’<strong>è</strong> una<br />

risposta razionale, un’evidenza o<br />

un’evidenza immediata, ma quasi<br />

sempre una ragione c’<strong>è</strong> per cui quel<br />

determinato prodotto <strong>è</strong> fatto così o<br />

cosà. Che poi quella ragione sia o<br />

meno legittima <strong>è</strong> un ulteriore elemento<br />

da scoprire… Chiedo tutto<br />

questo a chi scrive su questo giornale:<br />

chiedo di porsi dei dubbi e se<br />

possibile darsi delle risposte in merito.<br />

Quel che non accetto <strong>è</strong> che ai<br />

propri dubbi si risponda con quella<br />

fragile arroganza che si nasconde<br />

nelle “mie impressioni” (lì dove<br />

“mie” <strong>è</strong> più importante che “impressioni”),<br />

quel mascherarsi dietro<br />

la risibile spiegazione che “non <strong>è</strong><br />

importante cosa <strong>è</strong> ma come suona”.<br />

Un apparecchio, ne sono/siamo<br />

convinti, suona per quello che <strong>è</strong>:<br />

tutto sta a capire di che si tratta!<br />

IN MEMORIA DI SEMMELWEISS<br />

L’ultimo esame di medicina che ho<br />

sostenuto (impugno male la penna,<br />

figurarsi il bisturi!) <strong>è</strong> stato quello di<br />

“Storia della medicina”, un escamotage<br />

per allontanare lo spettro<br />

del militare (unico esame sostenuto<br />

quell’anno) dato che tutte le forze<br />

di un allora giovine di belle speran-<br />

36 gennaio 2008 • SUONO


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<strong>La</strong> Terra <strong>è</strong> <strong>piatta</strong>?<br />

ze erano rivolte a conquistarsi uno<br />

spazio nell’agone dell’elettronica di<br />

consumo. Correva l’anno 1979 e il<br />

tema della mia tesina era la vita di<br />

Ignaz Philipp Semmelweis, medico<br />

ungherese del primo Ottocento...<br />

Semmelweis? Chi era costui?<br />

<strong>La</strong> vita di Semmelweis rappresenta<br />

un caso emblematico di come intuito<br />

e conoscenze scientifiche possano<br />

essere mortificate dai pregiudizi<br />

altrui: Semmelweis <strong>è</strong> l’autore di<br />

una delle più importanti scoperte<br />

scientifiche del suo secolo, eppure<br />

<strong>è</strong> ignoto ai più, sebbene nell’ultimo<br />

quarto dello scorso millennio la sua<br />

figura sia stata rivalutata.<br />

Se avete pazienza vi racconterò la<br />

sua storia…<br />

Ai tempi di Semmelweis la febbre<br />

puerperale uccideva misteriosamente<br />

migliaia di donne in attesa,<br />

soprattutto nei grandi ospedali. In<br />

uno di essi lavorava il medico ungherese<br />

che, in parte per intuizione<br />

in parte per caso, si accorse di<br />

una ben strana coincidenza: in<br />

uno dei due padiglioni dove le<br />

puerpere davano alla luce i loro<br />

neonati, la mortalità era drasticamente<br />

inferiore che nell’altro. Dopo<br />

attente ricerche, osteggiate dal<br />

suo primario, Semmelweis identifica<br />

la “variante” che differenzia i<br />

due reparti: nel primo, medici e<br />

studenti si avvicendano tra la sala<br />

anatomica (dove era ed <strong>è</strong> prassi<br />

fare esperienza dissezionando i<br />

cadaveri) e le visite alle puerpere;<br />

il secondo, era gestito non da medici<br />

ma da sole ostetriche che in<br />

quanto donne non potevano frequentare<br />

la sala settoria.<br />

Ricerca e intuizione: che cosa<br />

significa?<br />

Pensate alla medicina di allora, alle<br />

sue limitate conoscenze e alle spiegazioni<br />

rocambolesche che si additavano<br />

quali cause dell’alta mortalità<br />

da febbre puerperale:<br />

• i fluidi prodotti dall’utero e bloccati<br />

al suo interno, ristagnando, sarebbero<br />

andati incontro a putrefazione<br />

che diffondendosi nell’organismo<br />

ne avrebbero determinato la<br />

morte;<br />

• l’utero ingrossato dalla gravidanza,<br />

comprimendo e bloccando<br />

l’intestino, avrebbe provocato al<br />

suo interno il ristagno delle feci il<br />

cui imputridimento, attraverso il<br />

sistema venoso, avrebbe determinato<br />

la malattia mortale;<br />

• gas velenosi presenti nell’aria sarebbero<br />

stati inalati dalle donne<br />

provocando nelle stesse il blocco<br />

dei flussi uterini con conseguente<br />

putrefazione degli stessi.<br />

Eppure per Semmelweiss contava<br />

quel piccolo, incoerente, particolare<br />

statistico…<br />

Ma nonostante l’imposizione da<br />

parte sua di una precauzione (il lavaggio<br />

delle mani con cloruro di<br />

calcio in sala settoria) avesse portato<br />

a dei risultati rilevanti (dall’11%<br />

la mortalità era scesa al 5% l’anno<br />

dopo e all’1% l’anno successivo<br />

ancora) le tesi che il dottore ungherese<br />

andava elaborando vennero<br />

ignorate, né la pubblicazione dell’opera<br />

in cui Semmelweis dava<br />

corpo ad una teoria in proposito<br />

valse a qualcosa…<br />

Anzi: ancor più determinati, i medici<br />

del tempo (che lo avversavano)<br />

lo fecero espellere dalla comunità<br />

scientifica e una volta ridotto in stato<br />

di prostrazione lo fecero rinchiudere<br />

in manicomio dove, si disse,<br />

morì di sifilide nel 1865. Solo nel<br />

1965 un’indagine paleopatologica<br />

dimostrerà che Semmelweiss non<br />

era sifilitico!<br />

E che dire della portata della sua<br />

scoperta? Si pensi all’epoca in cui<br />

tutto accadde: solo nel 1879 il lavoro<br />

di Louis Pasteur (trent’anni dopo!)<br />

dimostrerà quello che Semmelweiss<br />

aveva intuito, l’esistenza<br />

di entità invisibili agli strumenti di<br />

allora. Batteri, virus? Chi ne sapeva<br />

niente!<br />

UNA SOCIETÀ “GURULESS”?<br />

Capire dopo aver intuito o rifugiarsi<br />

in un’ottusità omertosa ma condivisa?<br />

Il confine tra il buono e il cattivo <strong>è</strong><br />

labile se affidato al comune sentire<br />

e le convinzioni di Semmelweiss<br />

(come di molti altri allora, oggi e<br />

probabilmente domani) e di tutti<br />

quelli che si avventurano sulle strade<br />

non battute, vengono spesso additate;<br />

destinate al rogo o alla beatificazione<br />

che sia. L’opinione comune,<br />

il meccanismo del consenso<br />

non tengono necessariamente conto<br />

di ciò che prima o poi potrebbe risultare<br />

corretto e inequivocabile!<br />

LE LEGGI DI SUONO: IPOTESI PER UN MANIFESTO<br />

Esaminando il modo in cui lavoriamo, il bagaglio di conoscenza accumulato, le procedure<br />

adottate e affinate nel tempo, ho evidenziato alcuni punti del nostro operare<br />

che possono essere considerati assodati e parte integrante dello standard operativo<br />

di SUONO.<br />

1.LoSTANDARD MINIMO divide ciò che <strong>è</strong> hi-fi da ciò che non lo <strong>è</strong>, ma anche i prodotti<br />

che in relazione al dispendio di energie profuso hanno un prezzo commisurato<br />

o meno; <strong>è</strong> un confine labile e non misurabile, stabilito da SUONO, al di sotto<br />

del quale un prodotto non viene preso in considerazione per un test, per la pubblicazione<br />

sulla rivista (non <strong>è</strong> la stessa cosa) né può entrare a far parte dei prodotti<br />

consigliati nella rivista o in pubblicazioni ad essa collegate.<br />

2.Il GIUSTO VALORE di un prodotto <strong>è</strong> la somma di diversi fattori che concorrono<br />

tutti, sebbene non in egual misura al suo valore: qualità costruttiva, riscontro oggettivo<br />

nei test di misura, doti sonore, affidabilità del prodotto, del marchio, della<br />

filiera commerciale che lo propone, prezzo. Non esiste un prodotto in cui una di<br />

queste doti sia completamente disgiunta dalle altre!<br />

3.Il GIUDIZIO D’ASCOLTO <strong>è</strong> il frutto della sensibilità sonora di chi lo esprime ma<br />

anche di una serie di procedure che rendono l’evento ripetibile e al contempo<br />

meno influenzabile da fattori estemporanei e/o volubili.<br />

Nel nostro settore il cronista che<br />

vuole fotografare la realtà che lo<br />

circonda, a questo punto si trova di<br />

fronte ad un bivio: può accettare<br />

l’idea che alcuni eventi siano comunque<br />

percepibili e giustificabili<br />

unicamente a fronte di una speciale<br />

sensibilità di alcuni e non di altri,<br />

oppure considerare che determinate<br />

cose che ancora non possiamo spiegare<br />

siano il frutto di una limitata<br />

capacità degli strumenti a nostra<br />

disposizione. Non <strong>è</strong> una questione<br />

di lana caprina: nel primo caso non<br />

<strong>è</strong> necessario arrovellarsi in particolari<br />

approfondimenti: “sento, dunque<br />

<strong>è</strong>” si potrebbe dire…<br />

Ma se a questa formula si sostituisce<br />

un “perché sento quel che sento?”,<br />

ecco che clamorosamente<br />

cambia il punto di vista e prende<br />

corpo uno spirito galileiano che di<br />

fronte ad “alchimie ignote” non le<br />

nega ma ne persegue le tracce, cerca<br />

indizi ripetibili e logici (se possibile),<br />

abbinando e affilando le armi<br />

in suo possesso: conoscenze scientifiche<br />

e intuizione di semmelweissiana<br />

memoria.<br />

Naturalmente noi di SUONO propendiamo<br />

per questa seconda ipotesi,<br />

perseguita anche lì dove può risultare<br />

scomodo (“Alta fedeltà?<br />

Mai sentito parlarne…”), convinti<br />

che le evidenze scientifiche e una<br />

teoria che evolve, ma raramente deve<br />

fare seppuku, debbano andare a<br />

braccetto con una sensibilità che<br />

inevitabilmente si muove a volte a<br />

tastoni, di certo meglio quando indirizzata<br />

al sacro dictat “osserva,<br />

sperimenta, impara”.<br />

Forti insieme, inutili separate: con<br />

buona pace di coloro per cui la<br />

“predisposizione” <strong>è</strong> sempre più<br />

che sufficiente per carpire l’essenza<br />

degli apparecchi che gli si parano<br />

davanti ed emettere giudizi in<br />

proposito.<br />

SIETE PRONTI PER UN ALTRO<br />

PUNTO DI VISTA?<br />

Noi siamo con voi! Tre anni fa abbiamo<br />

cominciato a ricercare l’origine<br />

della nostra febbre puerperale,<br />

abbattendo (o, almeno, cercando<br />

di farlo) i nostri preconcetti,<br />

quella faziosità insita in chi non<br />

potendo sbagliare decide di non<br />

aver sbagliato mai. Un’impresa titanica,<br />

basata su apparati di controllo<br />

e ragionamenti arcaici: strumenti<br />

spuntati con cui combattere,<br />

a cui aggiungere l’arma della parola,<br />

anch’essa usurata come una<br />

matita a cui non si fa più la punta<br />

da tempo. Ma quel senso di leggero<br />

ma costante sfarinamento della<br />

parola scritta di fronte alla parola<br />

urlata, a certe parole illogiche ma<br />

sostenute con veemenza, ci ha<br />

convinti a cominciare a cambiare e<br />

ancora continueremo, emuli di<br />

Semmelweiss nell’intenzione;<br />

non, spero, nella sorte!<br />

Ora, dopo tanto arrovellarsi, <strong>è</strong> venuto<br />

il momento di “quagliare”, di<br />

provare a riscrivere le regole se esse<br />

vanno riscritte; a sostenere con<br />

decisione quello di cui siamo convinti<br />

e ad abbattere i preconcetti,<br />

che pure abbiamo contribuito a<br />

creare, se essi non sono più validi o<br />

se non lo sono mai stati.<br />

Lo speciale dedicato alle “fonti”,<br />

ed in particolare ad una nuova gerarchia<br />

all’interno di esse <strong>è</strong> il primo<br />

frutto (per quanto impopolare,<br />

controcorrente, imprevedibile o<br />

rassicurante esso sia) di questo arrovellarsi.<br />

Al lettore sopravvissuto<br />

a questo effluvio di parole, chiedo<br />

un unico sforzo: liberarsi dai tanti<br />

luoghi comuni che imperversano<br />

nel settore e affrontare questo<br />

nuovo punto di vista con mente<br />

aperta e possibilista, con l’idea<br />

che le cose possono evolvere e a<br />

volte quest’evoluzione offre nuove<br />

prospettive e nuove opportunità.<br />

Le regole, persino quelle giuste,<br />

non sono eterne, figurarsi<br />

quelle sbagliate!<br />

SUONO • gennaio 2008 37


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