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POLITECNICO

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<strong>POLITECNICO</strong><br />

RIVISTA DEL <strong>POLITECNICO</strong> DI MILANO<br />

Numero 2<br />

Direttore responsabile<br />

Adriano De Maio<br />

Comitato scientifico<br />

e di redazione<br />

Adriano De Maio<br />

Rettore del Politeciiico<br />

Maria Cristina Treu<br />

Piarettore Vicario<br />

Giampio Bracchi<br />

Prorettore Delegcito<br />

Maria Licia Zuzzaro<br />

Progetto grafico<br />

Paola Polaslri<br />

Redazione e realizzazione<br />

l'Arca Edizioni<br />

via Valca\w 6<br />

Tel. (02) 325246<br />

Fax (02) 325481<br />

20155 Milano<br />

arca@tin.it<br />

iww.arcadata.it<br />

Direttore editoriale<br />

Cesare Maria Casati<br />

Editing<br />

Elena Cardani<br />

Fotolito<br />

Litofilms Italia, Berganio<br />

Stampa<br />

Poligrafiche Bolis, Berganio<br />

3 Relazione del Magnifico Rettore<br />

Adriano De Maio<br />

2 1 Iniiovazione e competitivita<br />

Giuseppe Tognon<br />

23 Quale lo scopo dell'università?<br />

Nicola Signorelli<br />

24 La modellistica matematica:<br />

una sintesi tra teoremi e mondo reale<br />

Alfio Quarteroni<br />

3 1 Convegno internazionale EVENTI]<br />

Humaii Motor Performance in microgravità<br />

Milano, luglio 1999<br />

Registrata presso<br />

il Tribunale di Milano<br />

con il n. 813 del 13/1111987<br />

Questa edizione é stata<br />

realizzata con il contributo di:<br />

Mapei e della Fondazione Cariplo<br />

che ha partecipato<br />

anche alla realizzazione<br />

del numero 1.


'<br />

<strong>POLITECNICO</strong><br />

Consiglio di amminis;~ -ione<br />

8- kkfwno O e,m Prorettore Vicario: Prof. Maria Cristina Treu<br />

PLms &.W@, 92 241% MRma Prorettore Delegato: Prof. Giampio Bracchi<br />

WL p2m'I - b ixw%!w- Dlrettore ~mmi&trativo: Dr. Piero Zanello<br />

kpSYwwwa@Inilk<br />

del Polii~~,,ico di Milano quadriennio 199612000<br />

Prof Adriano De Maio (Presidente) - Profssa Maria Cristina Treu (Prorettore Vicario) - Dott. Piero Zanello (Direttore Amministrativo) - Ing. Vico<br />

Valassi (Rappresentante del Governo) - Dott. Antonio Caso (Delegato del Direttore Regionale delle Entrate per la Lombardia) - Dott. Piero<br />

Bassetti (Esperto Designato dalla Unioncamere della Lombardia) - Pro[ Giulio Ballio (Professore di niolo) - Profssa Adriana Baglioni (Professore di<br />

molo) - Prof Giancesare Belli (Professore di ruolo) - Prof. Bmno Mazza (Professore di ruolo) - Ing. Fabrizio Pizzutilo (Ricercatore Confermato) -<br />

Geom. Vittorio Luise (Rappresentante del Personale Tecnico-Amministrativo) - Sig. Simone Radovan (Rappresentante degli studenti) - Sig. Andrea<br />

Roscetti (Rappresentante degli studenti) - Sig. Andrea Uccelli (Rappresentante degli studenti)<br />

Composizione del Senato Accademico quadriennio 199812002<br />

Prof. Adriano De Maio (Rettore del Politecnico) - Profssa Maria Cristina Treu (Prorettore Vicario) - Prof. Osvaldo De Donato (Preside della Facoltà<br />

di Ingegneria Milano Leonardo) - Prof. Cesare Stevan (Preside della Facoltà di Architettura Milano Leonardo) - Prof Pieriuigi Della Vigna (Preside<br />

della Facoltà di Ingegneria Como) - Prof. Michele Gasparetto (Preside della Facoità di Ingegneria Lecco) - Prof. Luigi Puccinelli (Preside della Facoità<br />

di Ingegneria Milano Bovisa) - Prof. Antonio Acuto (Preside della Facoltà di Architettura Milano Bovisa) - Dr. Piero Zanello (Direttore<br />

Amministrativo) - Prof. Claudio Molinari (Rappresentante dei Professori di Ruolo della prima Area) - Pro[ Marco Deni Bardeschi (Rappresentante<br />

dei Professori di Ruolo della seconda Area) - Prof Giuseppe Turchini (Rappresentante dei Professori di Ruolo della terza Area) - Prof. Giorgio<br />

Diana (Rappresentante dei Professori di Ruolo della quarta Area) - Prof. Giuseppe Allegra (Rappresentante dei Professori di Ruolo della quinta<br />

Area) - Prof. Rinaldo Cubeddu (Rappresentante dei Professori di Ruolo della sesta Area) - Prof. Carlo Gheni (Rappresentante dei Professori di<br />

Ruolo della settima Area) - Prof. Amando Brandolese (Rappresentante dei Professori di Ruolo della ottava Area) - Ing. Marco E. Ricotti e Ing.<br />

Alessandro Gandelli (Rappresentanti dei Ricercatori) - Sig. Filippo Manzone e Sig. Michele Fachin (Rappresentanti del Personale Tecnico-<br />

Amministrativo) - Nicola Signorelli e Daniele Fabrizio Bignami (Rappresentanti degli Studenti)<br />

Senato Accademico integrato<br />

Prof Sergio Cova e Profssa Matilde Baffa (Rappresentanti dei Professori di Ruolo) - Arch. Gennaro Postigliene e Ing. Luigi Zanzi (Rappresentanti dei<br />

Ricercatori) - Giulio Padovani e Edoardo Bianchi Carnevale (Rappresentanti degli Studenti)<br />

-<br />

I<br />

MILANO - LEONARDO<br />

FACOLTÀ DI ARCHITETTURA<br />

Via Bonardi 3, Milano<br />

tel. 02.239926 15 - fax 02.2399261 O tel. 02.23992500 - fax 02.23992502<br />

Preside Professor Cesare Stevan<br />

Preside Professor Osvaldo De Donato<br />

v<br />

SEDE DISTACCATA: MANTOVA<br />

SEDE<br />

FACOLTÀ DI INGEGNERIA<br />

via La Masa 34, 20 156 Milano<br />

tel. 02.23998007 - fax 02.23998099<br />

Preside Professor Luigi Puccinelli<br />

SEDE DISTACCATA: PIACENZA<br />

DISTACCATA: CREMONA<br />

,-.+.v-.i<br />

C , . MILANO - BmS.A MILANO - BOVISA<br />

Preside Professor Antonio Acuto<br />

FACOLTÀ DI INGEGNERIA<br />

Presidenza piazzale Gerbetto, 6 - 22 1 00 Corno<br />

corso Matteotti 3 - 22053 Lecco<br />

tel. 02.23997305 - fax 02.2399732 1 tel. 0341.361706 - fax 0341.286159<br />

Segreteria via Castelnuovo 7, 22 100 Corno<br />

tel. 02.23997401 - fax 02.23997321<br />

1Preside Professor Michele Gasparetto<br />

Preside Professor Pierluigi Della Vigna


Relazione del Magnifico Rettore<br />

ADRIANO DE MAIO<br />

Renore del Politecnico di Milono<br />

1. Il bilancio<br />

2. La didattica<br />

3. La ricerca<br />

4. 1 servizi verso l'esterno<br />

5. I1 personale<br />

6. I1 modello organizzativo<br />

7. Gli spazi<br />

8. I1 ruolo nella società<br />

9. Competitività e alleanze<br />

I<br />

llustre signor Sottosegretario al Ministero<br />

dell'università e della Ricerca Scientifica e<br />

Tecnologica, Magnifici Rettori, autorità civili,<br />

militari e religiose, colleghi, personale tecnicoamministrativo,<br />

studenti, signore e signori.<br />

L'ampia conferma avuta qualche mese fa del<br />

mandato per un altro quadriennio mi ha fatto ritenere<br />

che fosse preferibile svolgere una relazione<br />

non già di conclusione ma di apertura, guardando<br />

cioè il prossimo quadriennio e non quello appena<br />

concluso. La fiducia espressa dagli elettori nella<br />

squadra che ho il privilegio, l'onore e il piacere<br />

di coordinare può essere interpretata come un<br />

giudizio positivo espresso su quanto fatto finora,<br />

ma anche come una attesa della realizzazione<br />

concreta di una parte significativa della nostra<br />

strategia: di espansione, di rafforzamento e di più<br />

ampio ed efficace inserimento nel contesto produttivo<br />

e sociale, di decentramento territoriale, di<br />

internazionalizzazione, di miglioramento ulteriore<br />

nella qualità didattica e scientifica, di aumento<br />

di reputazione e di visibilità in Italia e nel mondo,<br />

di benefici economici al personale meritevole,<br />

di estensione della provenienza territoriale e<br />

di eliminazione delle barriere di censo per gli studenti,<br />

selezionati solo in base alla loro qualità, di<br />

aumento degli standard di servizi complementari<br />

con l'obiettivo di portarli a un livello confrontabile<br />

con la media europea.<br />

Per questo, prima di dare inizio alla relazione,<br />

voglio fare un appello. L'appello è innanzitutto<br />

rivolto all'iiitei-no: la "squadra" di governo si è<br />

inolto rafforzata in questi ultimi tempi. Tutto<br />

quello che è stato fatto non sarebbe stato possibile<br />

senza la dedizione e il sacrificio di molti colleghi<br />

e di molti collaboratori del personale tecnicoamininistrativo.<br />

Dedizione e sacrificio non sono<br />

in questo caso parole vuote né rituali: corrispondono<br />

alla realtà.<br />

Sono stati sacrificati da molti interessi di lavoro,<br />

didattici e scientifici per esempio, economici,<br />

perfino famigliari. Li ringrazio tutti io a nome del<br />

Politecnico. L'appello è rivolto innanzitutto a<br />

loro: che resistano ancora, che si creino loro stessi<br />

i ricambi perché abbiamo bisogno d'una nuova<br />

e giovane classe dirigente dell'Ateneo. Se la strategia<br />

è giusta, come riteniamo, i benefici più consistenti<br />

ricadranno sulla prossima generazione.


-<br />

Bilancio: principali entrate (al netto delle enirate pr<br />

I'edillzta)<br />

m--<br />

n<br />

-. -<br />

Figure l e 2<br />

mm--<br />

1s- .-<br />

I -<br />

dsBhmM8Ln<br />

19% 13% lS97<br />

Nelle Figure 1 e 2 sono rappresentati gli andamenti,<br />

negli ultimi anni, rispettivamente delle<br />

~iismdo: princlpall uscite (al netto dd~e<br />

LISCIE per I'edHlzia)<br />

entrate e delle uscite. Da un breve esame si può<br />

.wm<br />

notare innanzitutto come il FFO (Fondo di<br />

Funzionamento Ordinario) assegnato dal<br />

P-<br />

Enm - Ministero abbia registrato un aumento che, vista<br />

-<br />

l'attuale situazione e tendenza dell'inflazione,<br />

può essere considerato rilevante. Questo potrebbe<br />

.m7m-s-<br />

indurci a gioire e in effetti siamo soddisfatti del<br />

mr-eummrrr<br />

segnale, in quanto dimostra un'inversione di tendenza<br />

rispetto alla storia precedente, ma se pastmm<br />

- - siamo dalla tendenza ai valori assoluti, allora la<br />

soddisfazione si riduce di molto e, anzi, ad un<br />

=W . - esame più accurato, si tramuta in profonda insoddisfazione.<br />

Per capirne il motivo basta osservare<br />

19% 1-1<br />

l dalhmEmdUa<br />

quanto riportato in Figura 3.<br />

Dopo tanto pensare, tante discussioni, tante ten-<br />

O4<br />

sioni nel mondo universitario, alla fine il risultato<br />

è quasi invisibile. Allora appare chiaro quanto<br />

È giusto che sia così, anche perché l'universith è, più volte affermato dalla Conferenza dei Rettori<br />

per sua vocazione, rivolta al futuro, a innovare, a e, sembra, condiviso dal nostro Ministero. O si<br />

migliorare e perché noi godiamo di quanto hanno procede, rapidamente, con risorse aggiuntive in<br />

saputo fare le generazioni precedenti. E allora quantità apprezzabili, o il "riequilibrio" rimarrà<br />

che le nuove generazioni comincino a prepararsi. solo una pia illusione. Ma questo è ancora insuf-<br />

Un appello infine agli studenti perché tengano ficiente perché non pare che sia stata capita ( o<br />

conto degli sforzi, si collochino in una posizione voluta capire) fino in fondo la situazione. Poichk<br />

di critica costruttiva e di proposta, tenendo conto lo squilibrio nella ripartizione di risorse non è<br />

anche loro che non B possibile fare tutto subito e avvenuto negli ultimi anni, anzi, ha radici<br />

che è facile distruggere ma t da adulti saper profonde nella storia, bisogna necessariamente<br />

costruire; siamo consapevoli che quello che fac- considerare lo "squilibrio accumulato". Quando<br />

ciamo, i sacrifici che anche a essi chiediamo, verrà finalmente raggiunta la cosiddetta "ripartil'impegno<br />

notevole che esigiamo è rivolto a loro, zione equilibrata", questo significherà soltanto<br />

perché siano professionisti di alto livello e ai loro che noli verrà più aumentato lo "squilibrio accusuccessori;<br />

tengano conto che anche dei loro suc- mulato" che fino a quel momento, al contrario,<br />

cessori ci dobbiamo sempre occupare. Agli altri ogni anno continuerà ad aumentare. Quindi,<br />

attori - forze politiche, economiche, sociali, cul- anche quest'anno, aumenterà lo squilibrio fra le<br />

turali - Ikppello verrà rivolto alla fine di questa diverse Università e diminuirà semplicemente<br />

relazione. A tutti un grazie per la partecipazione. l'entità dell'aumento della forbice. I1 tutto, ripetiamo,<br />

senza nessun sistema di valutazione dei<br />

1. Il bilancio risultati. Siamo peraltro in buona compagnia se<br />

Per poter realizzare progetti, per mettere in prati- consideriamo la maggior parte delle università<br />

ca disegni strategici, ma anche semplicemente statali in Lombardia ma questo non ci rallegra<br />

per gestire il corrente e per migliorare le presta- affitto, anzi vieppiù ci intristisee. Richiediamo<br />

zioni e i servizi occorrono risorse. Per questo la pertanto al Governo, e al Parlamento, non tanto<br />

relazione prenderà I'awio dal bilancio, in quanto al Ministro deil'universith che più volte ha avuto<br />

le risorse monetarie sono quelle più fiingibili e, occasione di ribadire il suo appoggio a tale proquindi,<br />

pongono meno vincoli, per passare poi posta, che venga stanziata per i prossimi ami una<br />

alle altre risorse e ai progetti e alle strategie. cifra consistente per tentare di azzerare o comun-<br />

im - -E1


que ridurre lo svantaggio e l'ineguaglianza accumulata<br />

per un certo numero di anni, da concordarsi.<br />

La storia non può essere cancellata.<br />

Soltanto due esempi. La politica adottata dal<br />

Ministero sul "cofinanziamento" è assolutamente<br />

e totalmente condivisibile, a tal punto che da noi<br />

è stata seguita come regola generale anche per la<br />

ripartizione al nostro interno delle risorse. Noi<br />

vediamo il cofinanziamento non solo come una<br />

riduzione di impegno finanziario dell'ente o<br />

organismo erogatore - il Ministero nei confronti<br />

delle singole università o l'Atene0 nei confronti<br />

dei singoli dipartimenti - quanto, soprattutto,<br />

come meccanismo che aumenta l'attenzione nell'assumersi<br />

impegni e la respoiisabilizzazione del<br />

proponentelrichiedente. Ma, se la situazione di<br />

partenza è fortemente squilibrata senza "colpa"<br />

specifica, allora di questo bisogna tener conto.<br />

Altrimenti perché gli interventi, giusti, di sostegno<br />

alle attività, anche universitarie, nelle aree<br />

depresse? Per esempio la percentuale di cofinanziamento,<br />

per tutti gli interventi cofinanziati,<br />

potrebbe variare a seconda dello squilibrio.<br />

Un secondo esempio riguarda le "incentivazioni<br />

di risultato". Nella formula recentemente proposta<br />

di distribuzione delle risorse aggiuntive, una<br />

parte riguarda il riequilibrio e l'altra un "prenlio"<br />

legato al raggiungimento di risultati. A parte il<br />

fatto che è dubbio che alcuni parametri siano<br />

buoni indicatori dei risultati - per esenipio premiare<br />

quanto è stato autonomamente destinato,<br />

da ciascun ateneo, alla ricerca non è detto che sia<br />

correlato alla qualità della ricerca stessa - il problema<br />

è che qtiasi tutti sono fortemente iafluenzati<br />

dalle risorse totali disponibili, cioè da quanto<br />

si è potuto acciimulare nel tempo. La percentuale<br />

di abbandoni degli studenti ovvero la percentuale<br />

di laureati in corso sul totale studenti dipende, in<br />

modo non marginale, dal "livello di servizio"<br />

didattico, quale la numerosità delle classi, le<br />

risorse disponibili in termini di docenti e di tutor<br />

che possono essere destinati a una singola classe,<br />

lo spazio di studio, e anche, in alcuni casi, la<br />

"vivibilità" complessiva all'interno dell'università.<br />

Ebbene tutti questi fattori sono fortemente<br />

dipendenti dalle risorse che storicamente sono<br />

state disponibili. Si corre il rischio quindi, partendo<br />

da una idea di fondo giusta, di ottenere un<br />

effetto fortemente ingiusto. Si premia in un certo<br />

senso la "ricchezza pregressa" e non gli effettivi<br />

risultati (di efficacia e di efficienza).<br />

Sui fondi "uubblici" rinnoviamo uoi un'istanza a<br />

cui non si è mai data finora risposta. Così come<br />

finalmente è stato fatto da qualche anno per i fondi<br />

di finanziamento ordinari erogati dal<br />

Ministero, così è giusto e importante che vengano<br />

rese note tutte le risorse "pubbliche", date a qualsiasi<br />

titolo. Tutto questo è ancora inolto opaco e<br />

leggi e leggine che inseriscono finanziamenti rrd<br />

Iloc non sono fatte certamente per chiarire.<br />

È lecito, agli spiriti malpensanti, ritenere che si<br />

perpetui il costume del favore e del clientelismo,<br />

hai sopito nella nostra ciiltura. Non diritti ma<br />

favori, non sistemi di valutazione chiari ma amicizie<br />

e privilegi. Ma se la scuola e l'università<br />

che, oltre al sapere, dovrebbero anche trasmettere<br />

esempi di comportamento operano secondo queste<br />

regole, come si può pretendere che cambi, in<br />

meglio, la nostra società e che migliori il senso<br />

dello Stato? Un'altra fonte considerevole di<br />

entrate è data dalle tasse e contributi degli - studenti.<br />

La polemica attorno a tale voce di entrata<br />

stenterà a esaurirsi. Fintantoché non sia decisa la<br />

gratuità dell'istruzione universitaria, come awiene<br />

in altri paesi, è dovere di chi governa un'università<br />

riuscire a ottenere le risorse da chi utilizza<br />

direttamente il servizio e che quindi può ritenere<br />

che sia conveniente fornirle. Poiclié lo Stato ha<br />

pensato bene di dare finanziainenti al Politecnico Figura 3


STUDENTI IBCRll-il Al CORSIDI LAUR€4 E M DIPLOMA<br />

Figura 4<br />

molto scarsi, noi abbiamo dovuto ricorrere alle<br />

famiglie, peraltro in modo contenuto, soprattutto<br />

se paragonato a altre Università operanti in<br />

Lombardia, con cui è facile fare confronti all'interno<br />

talvolta della stessa famiglia. I contributi<br />

studenteschi nelle università non statali sono<br />

legati a un valore di mercato, proprio perché lo<br />

Stato eroga contributi minimi e quindi il servizio<br />

va pagato direttamente, almeno in buona misura,<br />

dall'utente. Ma lo stesso vale per quelle università<br />

statali che ricevono risorse dallo Stato molto<br />

inferiori al valore medio.<br />

Non c'è da scandalizzarsi né da inveire contro le<br />

decisioni dell'università, ma semmai, contro il<br />

comportamento del Governo. Non ci si deve far<br />

fuorviare dal valore percentuale: è vero, siamo<br />

forse l'Atene0 che ha la percentuale più elevata<br />

delle tasse e contributi studenteschi rispetto al<br />

fondo di funzionamento datoci dallo Stato, ma la<br />

percentuale può essere subito ridotta, basta<br />

appunto che lo Stato ci dia il dovuto! Peraltro i<br />

contributi degli studenti sono stati sempre utilizzati<br />

per il miglioramento del servizio didattico. A<br />

tal riguardo stiamo tentando di porre in essere<br />

una politica di aiuto ai bisognosi e meritevoli:<br />

abbiamo recentemente assegnato un fondo di 1<br />

miliardo per 1000 borse di studio ai più bisognosi,<br />

purché sopra un certo valore di merito. Stiamo<br />

cominciando a cercare poi banche che attivino in<br />

misura ampia i "prestiti d'onore" che ci sembra<br />

una via giusta, scarsamente utilizzata finora, per<br />

evitare che i meno fortunati siano penalizzati.<br />

La terza principale fonte di entrate è quella proveniente<br />

da prestazioni - di ricerca, di servizi, di<br />

consiilenza, di formazione - forniti a terzi.<br />

Da parte nostra stiamo mettendo a punto, attraverso<br />

aggiustamenti successivi, meccanismi che<br />

facilitino tale entrata e stiamo cominciando ad<br />

avvertire i primi segnali positivi. Dobbiamo però<br />

mettere in evidenza due aspetti, legati a normative<br />

generali, il primo relativo al sistema di tassazione<br />

che ha inciso non poco in senso negativo, il<br />

secondo riguardante facilitazioni fiscali per i<br />

committenti su cui il governo sta procedendo a<br />

nostro avviso in modo positivo ma che sarebbe<br />

opportuno estendesse e ampliasse.<br />

La quarta fonte di entrata è esigua in quanto i<br />

"benefattori" diretti si riducono a pochi<br />

(Fondazione CARIPLO, Camera di Commercio<br />

di Milano) e quelli "indiretti", peraltro per noi<br />

fondamentali per attuare la politica di decentramento<br />

(Univercomo, Univerlecco, ACSU, CUM,<br />

EPIS) si limitano, correttamente, al sostegno delle<br />

iniziative locali. Peraltro la mancanza di questa<br />

fonte di entrata è un punto debole che accomuna<br />

la gran parte delle università europee e le distingue<br />

da quelle statunitensi, per le quali la raccolta<br />

di fondi sia da parte di fondazioni sia da parte di<br />

ex-alunni è una fonte rilevante di finanziamento.<br />

Per quanto riguarda le uscite alcuni cenni sintetici.<br />

Abbiamo molto ridotto i costi unitari delle<br />

spese generali ma il valore assoluto è aumentato,<br />

tenuto conto del notevole aumento degli spazi<br />

avvenuti in questi ultimi anni. Abbiamo contenuto<br />

l'aumento necessario delle spese per il personale<br />

in organico, nonostante la storica sofferenza<br />

riscontrabile dai dati nazionali, mentre abbiamo<br />

notevolmente incrementato la voce delle supplenze<br />

e dei contratti didattici, tenuto conto dei<br />

nuovi progetti didattici attivati. Sono stati stanziati<br />

fondi di entità per noi notevole sia per la<br />

ricerca, sia per un'iniziativa chiamata "progetti<br />

di sviluppo imprenditoriale dei dipartimenti";<br />

sono state poi incrementate le spese, di investimento<br />

e di gestione, per i servizi ausiliari didattici<br />

e di ricerca.<br />

Per quanto riguarda la gestione di cassa non possiamo<br />

esimerci dal mostrare anche in questa sede<br />

tutta la nostra indignazione per come, concretamente,<br />

viene gestita a livello governativo la politica<br />

di contenimento delle uscite. I vincoli posti<br />

sono gestiti senza guardare e senza distinguere le<br />

differenti situazioni di partenza. Limiti di spesa<br />

rispetto all'anno precedente forse sono fin troppo<br />

permissivi in tutti quei casi in cui si disponeva di<br />

risorse relativamente abbondanti, mentre sono un<br />

freno inaccettabile a chi può e deve svilupparsi.<br />

Riteniamo poi assurdo che vi siano limitazioni<br />

all'uso di "risorse proprie" pur conferite, come<br />

d'obbligo, alla tesoreria unica. Non è pensabile<br />

avere competenza e disponibilità teorica di fondi<br />

e non poterli spendere. Per un anno si può rinviare<br />

e ritardare l'erogazione, per due anni si ha<br />

ancora qualche margine, ma poi si collassa.<br />

Questo modo di operare, in cui è necessario chiedere<br />

"deroghe", è a nostro avviso tipico da un


lato di una mentalità "contabile" in cui non si tiene<br />

conto della fattispecie concreta e, dall'altro, di<br />

una incapacità a valutare e a far assumere responsabilità.<br />

E inutile parlare di autonomia se poi<br />

vengono posti vincoli come questi. Sugli accantonamenti<br />

e sulle competenze vi deve essere la<br />

massima libertà, altrimenti gli organi di governo<br />

non sono più messi in grado di governare.<br />

2. La Didattica<br />

Si può notare (Figure 4-5) che non abbiamo<br />

risentito, come immatricolazioni, del calo demografico<br />

che, viceversa, comincia su più università,<br />

a farsi sentire. Possiamo vedere, invece, che<br />

il calo complessivo degli studenti è dovuto a tre<br />

fattori:<br />

il primo è il numero programmato soprattutto<br />

nei corsi di laurea facenti capo alle facoltà di<br />

architettura, che ha portato a una diminuzione che<br />

si è fatta sentire, owiamente, con un certo ritardo;<br />

il secondo è l'aumento percentuale nei corsi di<br />

ingegneria, degli studenti di diploma rispetto a<br />

quelli iscritti alla laurea; quest'anno ha toccato il<br />

22,1% del totale immatricolati;<br />

il terzo a uno sforzo considerevole che è stato<br />

fatto per aumentare il numero di laureati e ridurre<br />

cosi lo stock dei fuori corso.<br />

Viceversa non sta ancora dando risultati, almeno<br />

in modo quantitativainente apprezzabile, la strategia<br />

che è stata indicata dal Senato Accademico,<br />

tesa a ridurre il divario fra durata reale e durata<br />

legale degli studi che, allo stato attuale, è decisamente<br />

superiore a quanto vorremmo e che, una<br />

volta realizzata, porterà a una riduzione del<br />

numero totale di studenti, a pari valore delle<br />

immatricolazioni. D'altro lato un ulteriore obiettivo<br />

che ci siamo posti, anche questo senza effetti<br />

visibili finora, è quello di ridurre drasticamente la<br />

percentuale di abbandoni. Così dovrebbe portare<br />

a un aumento degli studenti il quale però, riteniamo,<br />

verrà più che compensato dai fenomeni prima<br />

individuati.<br />

Nel complesso possiamo prevedere un calo consistente<br />

- dal 10% al 20% - rispetto al numero<br />

totale di iscritti attuali - in corso, ripetenti, e fuori<br />

corsi - sempre viceversa mantenendo un valore<br />

pressoché costante di immatricolati.<br />

Questo potrebbe indurre a pensare che le neces-<br />

sità di risorse dovrebbero risultare inferiori alle<br />

nostre pluriennali richieste e che, di conseguenza,<br />

gli investimenti stessi e il piano di sviluppo<br />

dovrebbero essere ridimensionati. Ma sarebbe<br />

una conclusione errata. Per dimostrare questo<br />

assunto bisogna fare alcune fondamentali osservazioni.<br />

Innanzitutto il problema didattico che stiamo<br />

affrontando con la massima attenzione è quello<br />

relativo al rapporto fra lauree e diplomi. È assai<br />

probabile prevedere che, con l'eccezione almeno<br />

temporanea della laurea in architettura che soggiace<br />

a stringenti normative europee, così come<br />

la eventuale laurea in ingegneria edile-architettura,<br />

per tutti gli altri corsi si andrà ad una integrazione,<br />

molto più profonda di quella attuale, fra<br />

diploma e laurea. Uno dei punti di successo del<br />

diploma, dal punto di vista di accoglimento dei<br />

diplomati da parte del mondo del lavoro è dovuto<br />

fondamentalmente alla limitata consistenza<br />

numerica delle singole classi. Solo cosi si è in<br />

grado di assicurare contemporaneamente una<br />

preparazione a livello universitario di qualità, il<br />

che significa permettere di avere una forte base<br />

metodologica congiunta a una di contenuto professionale<br />

spendibile con una elevata immediatezza.<br />

Prendendo come ipotesi di lavoro che<br />

almeno il primo tratto di percorso sia comunque<br />

congiunto fra lauree e diplomi, la dimensione<br />

massima della classe, soprattutto per le esercitazioni<br />

dovrebbe essere contenuta, il che compor- Figura 5<br />

(<br />

Diplomati s Laureati<br />

l<br />

Laureali


terà un notevole aumento delle risorse necessarie.<br />

Soltanto in questo modo si può pensare di raggiungere<br />

i due obiettivi di riduzione sia degli<br />

abbandoni che della durata reale senza diminuire<br />

la qualità della preparazione. Peraltro stiamo studiando<br />

contemporaneamente la possibilità di<br />

creare dei percorsi didattici per studenti di grande<br />

talento che possa per esempio portare a un completamento<br />

degli studi in tempi più brevi di quanto<br />

"legalmente previsto" oppure a un maggiore<br />

approfondimento e quindi a una più accurata preparazione,<br />

con una riduzione, quindi, del percorso<br />

di dottorato.<br />

In secondo luogo dobbiamo assolutamente<br />

migliorare la parte sperimentale della didattica, i1<br />

che richiede laboratori attrezzati e personale qualificato,<br />

docente e non, di assistenza e di sostegno.<br />

Gli attuali interventi in Bovisa, per ingegneria,<br />

architettura, disegno industriale, nonché la<br />

recente acquisizione dell'area ex M-PPG vanno<br />

appunto in questa direzione.<br />

In terzo luogo, per rispondere in modo adeguato<br />

all'obiettivo di riduzione della durata reale degli<br />

studi dobbiamo prowedere a una semplificazione<br />

del curriculum, sia come peso del singolo<br />

insegnamento, sia come riduzione dell'attuale<br />

eccessiva disponibilità di opzioni, che talvolta<br />

rende impossibile allo studente la frequenza<br />

effettiva al singolo corso per il quale, viceversa,<br />

aumentando la "sperimentalità", verrà richiesta<br />

obbligatoriamente la frequenza. Questo singolo<br />

fattore, a prima vista sembrerebbe portare a una<br />

riduzione del numero di docenti il che è in parte<br />

vero ma è più che compensato dal fatto che sara<br />

richiesta una più ampia presenza di docenti per<br />

corso e l'impossibilità o quasi, per il docente, di<br />

coprire per supplenza altri corsi oltre al proprio.<br />

È necessario disporre di servizi collaterali adeguati,<br />

che stiamo decisamente migliorando - e<br />

rispetto ai quali vogliamo solo citare il METID<br />

come caso esemplare di investimento - ma che<br />

sono purtroppo ancora lontani dagli standard che<br />

riteniamo giusto assicurare.<br />

Infine si dovrà finalmente dar vita a una formazione<br />

di "dottore di ricerca" nel vero senso della<br />

parola. Finora il corso di dottorato è stato visto<br />

come dedicato esclusivamente o prevalentemente<br />

a chi aveva intenzione di fare carriera universita-<br />

ria per cui i posti erano - e sono - estremamente<br />

limitati e anche, spesso, l'attività formativa è inevitabilmente<br />

ridotta rispetto al lavoro di ricerca.<br />

Se, al contrario, si darà spazio ampio a questo<br />

livello formativo, come è auspicabile, allora le<br />

risorse da dedicare dovranno essere conseguenti.<br />

Ecco perché anche in un'ipotesi di riduzione<br />

complessiva del numero di studenti iscritti, non<br />

vi sara nessuna riduzione rispetto al piano di<br />

investimenti già a suo tempo ipotizzato, anzi,<br />

sarà richiesto un ulteriore aumento.<br />

Una consistente novità nel campo didattico è data<br />

dal fatto che abbiamo lanciato il "Servizio<br />

Orientamento", sia come sportello, molto frequentato<br />

peraltro, sia, soprattutto, come impostazione<br />

e gestione delle attività che permetteranno<br />

agli studenti delle scuole medie superiori, anche<br />

secondo le indicazioni ministeriali, di essere più<br />

consapevoli della scelta. L'orientamento ha però<br />

anche un altro obiettivo complementare ma non<br />

secondario: quello di diffondere in tutta Italia e<br />

all'estero una conoscenza più approfondita della<br />

nostra università per poter ampliare la provenienza<br />

degli studenti da tutto il territorio nazionale,<br />

così come era un tempo, e, nel futuro, speriamo<br />

prossimo, anche dall'estero. Puntiamo infatti a un<br />

reclutamento di studenti di alto potenziale. Siamo<br />

stati sempre contrari al concetto di bacino di<br />

utenza e stiamo cominciando concretamente a<br />

operare in tal senso. Sappiamo però che vi sono<br />

due ostacoli che si frappongono a tale politica e<br />

che è necessario rimuovere: il primo è quello della<br />

residenzialità e l'altro è quello complessivo<br />

della disponibilità di risorse.<br />

La residenzialità è un punto debole non solo del<br />

Politecnico di Milano ma di un'ampia generalità<br />

dell'università italiana. Su questo aspetto stiamo<br />

aprendo "tavoli di trattative" con tutti i Comuni<br />

in cui abbiamo sedi, con la Regione, con altri enti<br />

e istituzioni anche private. I1 secondo problema<br />

riguarda le risorse complessive. La prospettiva<br />

prima evidenziata può portare a un ampliamento<br />

del numero di studenti e a un incremento del<br />

numero di richieste di immatricolazione. E a questo<br />

punto scatta il problema della selezione e del<br />

numero programmato. Su questo aspetto è necessario<br />

essere chiari. I1 problema non è ideologico,<br />

né eccessivamente elitario anche se la valutazio-


ne di standard qualitativi minimi è necessaria, né<br />

tanto meno di chiusura corporativa di tipo professionale.<br />

Si tratta soltanto di assicurare la giusta<br />

qualità della formazione in relazione ai diversi<br />

prodotti formativi - diplomi, lauree, percorsi di<br />

eccellenza, doppie lauree, dottorati di ricerca,<br />

formazione permanente - perché il nostro contratto,<br />

con gli studenti, le famiglie, la società, deve<br />

essere rispettato. Rispettato nel senso che dobbiamo<br />

assicurare che i nostri studenti siano almeno<br />

di pari livello nei confronti delle migliori scuole<br />

in Europa e nel mondo, che riescano a conseguire<br />

il titolo nei tempi previsti dal curriculum, che ci<br />

sia un ridotto numero di abbandoni. Per questo è<br />

necessario tenere sotto controllo la qualità del<br />

processo formativo, obiettivo per il quale ci stiamo<br />

impegnando ma che necessita di risorse adeguate.<br />

Che non riguardano solo spazi, servizi,<br />

attrezzature, ma anche docenti qualificati.<br />

L'adeguamento alla richiesta non può essere<br />

immediato: il sistema ha una inerzia intrinseca e,<br />

forse, da questo punto di vista, l'aspetto più critico<br />

è proprio quello legato ai docenti, che non si<br />

inventano da un giorno all'altro, che devono essere<br />

selezionati e valutati e che devono essere messi<br />

in grado di svolgere qualificata attività di ricerca.<br />

La limitazione al numero di accessi è quindi un<br />

obbligo, non un abuso né una discrezionalità e<br />

nemmeno un diritto. Rimane peraltro ancora da<br />

affrontare il problema della qualità. In un sistema<br />

formativo in uno stato di continuo e talvolta<br />

eccessivo cambiamento, è necessario ripensare<br />

alle modalità di valutazione e di accreditamento.<br />

Se, con il sistema dei crediti, si lascia alle singole<br />

università la responsabilità di decidere se e come<br />

tenere conto del percorso didattico dello studente<br />

all'interno dell'università, non si capisce perché<br />

questo non debba valere anche per l'accreditamento<br />

relativo alla scuola di provenienza. Su<br />

questo aspetto vale la pena riflettere prima di<br />

procedere a riforme che possono apparire solo<br />

nominalistiche e che devono essere innanzitutto<br />

valutate da un punto di vista di qualità raggiungibile<br />

e auspicabile, che almeno nei settori didattici<br />

di nostra competenza, rimane uno dei pochi<br />

aspetti su cui abbiamo dei vantaggi competitivi<br />

nei confronti degli U.S.A. Grande attenzione è<br />

stata data e continuerà a essere data agli scambi<br />

internazionali, che globalmente soddisfano molto<br />

ma che presentano alcuni aspetti critici.<br />

Innanzitutto lo scambio è ancora fortemente<br />

asirnrnetrico e rimami tale strutturalmente finché<br />

vi sarà il vincolo della lingua da un lato e finché<br />

non sarà risolto il problema dell'accoglienza dall'altro.<br />

In uscita la situazione è eccellente: possiaino<br />

peraltro continuare ad affermare che la<br />

qualità dei nostri studenti, a seguito della valutazione<br />

da parte delle università straniere, soprattutto<br />

nel caso di doppie lauree, è molto alta. La<br />

recente politica del Ministero sulla armonizzazione<br />

del sistema universitario europeo ci trova<br />

completamente d'accordo sulle finalità, un po'<br />

meno sul contenuto e molto meno sul metodo. I1<br />

mondo del lavoro per i laureati e diplomati è<br />

ormai quello europeo e quindi la riconoscibilità<br />

dei titoli è fondamentale. Piace meno una adesione,<br />

nominale peraltro più che sostanziale, al sistema<br />

statunitense che è attualmente in discussione<br />

(vedi la recente presa di posizione di Cambridge).<br />

In terzo luogo piace ancora meno il metodo adottato<br />

di imposizione dall'alto: l'armonizzazione in<br />

molti casi già esiste di fatto (vedi ad esempio<br />

l'associazione TIME) e comunque, a mio awiso,<br />

deve essere generato dal basso, attraverso proposte<br />

delle università dei diversi Paesi. Ci auguriamo<br />

che il Ministero in tempi rapidi modifichi in<br />

questo senso il suo approccio.<br />

Stiamo cominciando a lavorare sui crediti, che è<br />

un tema di non poco conto, se non lo si vuole<br />

ridurre a un semplice meccanismo burocratico. I<br />

crediti sono uno dei pilastri fondamentali dell'autonomia,<br />

se a essa si vuole dare sostanza, e quindi<br />

del controllo e del governo della qualità della<br />

didattica, di un confronto e di una sana competizione<br />

fra università. Per questo è richiesta una<br />

grande attenzione e un approfondimento accurato.<br />

Sull'autonomia e sul processo di cambiamento<br />

in atto vi sono però alcune rilevanti preoccupazioni.<br />

I cambiamenti sono numerosi e radicali:<br />

bisogna stare attenti a verificare se sono tutte<br />

medicine efficaci e se la miscela non sia tale da<br />

abbattere qualsiasi paziente, anche il più robusto.<br />

La preoccupazione riguarda il metodo e il merito.<br />

I1 metodo in quanto se si è imboccata decisamente<br />

la strada dell'autonomia bisogna evitare di<br />

dare eccessivi vincoli. L'indicazione della strut-


tura complessiva del sistema didattico ogni tanto<br />

appare procedere in tal senso. Come si 6 già detto<br />

l'armonizzazione europea è un atto dovuto:<br />

cominciamo allora da quello che è più semplice.<br />

Nel nostro caso i dottorati e le lauree, le quali<br />

sono riconosciute all'estero come "master"<br />

(all'inglese). Non cominciamo dal primo livello<br />

che è ancora da definire, da progettare, da sperimentare<br />

e che, molto probabilmente, richiederà<br />

soluzioni diverse a seconda della situazione specifica.<br />

Anche perché è contemporaneamente nato<br />

il nuovo progetto "FIS e IFTS" e sull'ampliamento<br />

di uno o due anni della formazione presso gli<br />

istituti tecnici dopo il diploma. A tal riguardo è<br />

opportuno esprimere alcune concordanze e alcune<br />

perplessità e osservazioni. La concordanza è<br />

sul fatto che sia opportuna una maggiore attenzione<br />

alla formazione e all'evoluzione delle figure<br />

professionali, così come l'accrescimento delle<br />

conoscenze sia un fattore fondamentale per il singolo<br />

e per la collettività in generale, così come<br />

penso che sia opporiuna una più elevata integrazione<br />

fra le scuole di differenti livelli e fra il<br />

mondo della scuola nel suo complesso e quello<br />

del lavoro.<br />

Le perplessità sono legate al fatto che questa formazione<br />

di fatto sia vissuta e promossa come un<br />

prolungamento della scuola secondaria, con una<br />

forte potenziale sovrapposizione ai diplomi universitari,<br />

che finalmente dopo un periodo di<br />

rodaggio stanno trovando una loro collocazione,<br />

con una inadeguata sperimentazione e senza una<br />

approfondita analisi di reale fattibilità. Anziché<br />

orientare efficacemente sembra che la scuola<br />

voglia prolungare il periodo della non scelta e<br />

posticipare anziché anticipare l'inserimento nel<br />

mondo del lavoro. Meglio sarebbe pensare a una<br />

formazione professionalizzante alla fine dei 16<br />

anni, visti come termine del periodo dell'obbligo.<br />

O forse, più semplicemente, questi interventi<br />

sono motivati almeno parzialmente, dal calo<br />

demografico e dalla crisi occupazionale anche, o<br />

soprattutto, dei docenti? Come si può pensare<br />

infine di delegare buona parte della formazione<br />

cosiddetta professionalizzante a una classe di<br />

docenti della scuola superiore quasi mai sottoposta,<br />

negli ultimi anni, a serie verifiche?<br />

Su tutti questi temi ci sembra debole l'analisi e il<br />

dibattito. Tre ultime osservazioni. La prima<br />

riguarda la recente riforma sui dottorati. Adesso<br />

tocca a noi e al mondo esterno - le industrie, le<br />

amministrazioni pubbliche - verificare se siamo<br />

capaci di cogliere l'opportunità che ci è offerta<br />

dalla nuova normativa. Se cioè l'università sarà<br />

capace di dialogare con il mondo esterno e di<br />

coglierne le esigenze attuali e le prospettive future<br />

e se il mondo esterno avrà una sufficiente lungimiranza<br />

per capire il potenziale della ricerca.<br />

La seconda riguarda la nostra politica di potenziamento<br />

e sviluppo della formazione permanente.<br />

Il progetto Poliedra, pur con qualche difficoltà,<br />

legata soprattutto all'inerzia al cambiamento,<br />

si sta muovendo. Stanno aumentando le iniziative,<br />

sta incrementando la collaborazione fra<br />

aree disciplinari diverse e talvolta tradizionalmente<br />

distanti, sta notevolmente migliorando il<br />

rapporto con il mondo esterno.<br />

Infine, l'ultima osservazione riguarda il rapporto<br />

più generale con i nostri studenti. Sappiamo<br />

benissimo di avere risorse in quantità limitata e<br />

che quindi molto spesso i servizi sono inadeguati<br />

e molto lontani da ciò che si vorrebbe e si<br />

dovrebbe fornire, anche se molti passi sono stati<br />

compiuti. Ma una cosa si può fare anche senza<br />

mezzi straordinari e consiste nel creare un clima<br />

e un ambiente tale da permettere e stimolare le<br />

iniziative autonome degli studenti da un lato e,<br />

dall'altro lato, nell'inventare occasioni e momenti<br />

in cui si accertino il senso d'appartenenza all'istituzione<br />

senza che ciò pregiudichi adesioni ad<br />

altri momenti di aggregazione (ideali, valoriali,<br />

religiosi, politici). È questo un obiettivo concreto<br />

e su questo dovrà essere verificato il consenso<br />

degli studenti innanzitutto, ma anche dei docenti<br />

e del personale tecnico-amministrativo.<br />

3. La ricerca<br />

Più volte è stato affermato, ma è conveniente<br />

ribadirlo qui ancora una volta, che il prestigio e<br />

la valutazione di una università, e ciò è sicuramente<br />

vero per le università tecnico-scientifiche,<br />

si basa in gran parte sulla sua qualificazione e sul<br />

suo valore nel campo della ricerca. Ecco perché<br />

la rilevanza della ricerca nella complessiva strategia<br />

di Ateneo è stata e rimane estremamente<br />

alta. La ricerca però, per sua natura, è estrema-


mente più rischiosa ed è più difficile prevederne i<br />

risultati, anche in campi fortemente applicativi<br />

quali sono molti di quelli in cui operiamo. Si può<br />

dire allora che il compito di chi governa l'Atene0<br />

consiste nel fornire le condizioni e le opportunità<br />

affinché possa essere sviluppata un'attività di<br />

ricerca nei campi e nei settori in cui si sposano le<br />

competenze disponibili agli interessi sia delle<br />

comunità scientifiche di riferimento, sia<br />

dellYAteneo per il suo sviluppo, sia della società<br />

in cui l'Atene0 opera.<br />

Questo significa intervenire sui fattori seguenti:<br />

Risorse: che riguardano le disponibilità economiche<br />

e finanziarie, di spazi e attrezzature, di<br />

personale qualificato (ricercatori, tecnici, dottorandi,<br />

borsisti), e, aspetto che non sempre viene<br />

considerato, della disponibilità di tempo il che<br />

significa evitare ai professori e ai ricercatori, ma<br />

anche ai tecnici, un eccessivo impegno in altre<br />

attività - didattiche, soprattutto - ma anche<br />

gestionali.<br />

Valutazione: l'adozione di adeguati sistemi di<br />

valutazione è fondamentale per stimolare livelli<br />

qualitativamente elevati di ricerca e per incentivare<br />

anche, da parte dei dipartimenti, l'adozione<br />

di strategie di ricerca e di modalità di confronto<br />

con realtà, nazionali e internazionali, che possano<br />

essere prese come riferimento, nonché una elevata<br />

attenzione ai risultati.<br />

Modello organizzativo: mentre da un lato è<br />

necessario dare la massima autonomia e responsabilizzazione<br />

ai singoli dipartimenti, è opportuno<br />

contemporaneamente definire le linee-guida<br />

complessive di Ateneo e, soprattutto, creare le<br />

condizioni perché possano svilupparsi ricerche<br />

interdisciplinari.<br />

Da questo punto di vista si condivide una indicazione<br />

di fondo che è stata oggetto di analisi e<br />

discussioni, che è stata esaminata anche in un<br />

recente incontro fra università tecnologiche di<br />

alto livello di diversi Paesi e che è stata messa in<br />

evidenza anche in una conferenza al Politecnico<br />

dal premio Nobel Gell-Mann, relativamente<br />

all'aumento della complessità, tendenza che è<br />

presente allo stato attuale. Ciò significa due cose.<br />

Da un lato è sempre più necessario un approfondimento<br />

disciplinare e anzi, talvolta, una più<br />

stretta definizione delle discipline, ma dall'altro<br />

lato è necessario un sistema che incentivi e premi<br />

una forte interdisciplinarietà, richiesta per risolvere<br />

i problemi reali. La realtà non è disciplinare.<br />

Chi meglio riuscirà quindi a coniugare disciplinarietà<br />

e interdisciplinarietà sarà più competitivo.<br />

La tradizione accademica in quanto fortemente<br />

disciplinare è ancora molto lontana dal premiare<br />

questo approccio.<br />

La strategia adottata e su cui intendiamo proseguire<br />

si basa sulle seguenti linee:<br />

investire sempre di più sulla ricerca, puntando<br />

anche sulla acquisizione di un sempre maggior<br />

numero di contratti e di finanziamenti dall'esterno;<br />

premiare quel dipartimento che più riesce a<br />

ottenere riconoscimenti scientifici, nazionali ed<br />

internazionali e contratti di ricerca;<br />

assicurare comunque le condizioni perché vengano<br />

finanziati campi nuovi, non ancora quindi<br />

inseriti "nei titoli" ma giudicati interessanti;<br />

aumentare gli accordi e le convenzioni, in tutte<br />

le forme, dai contratti alle associazioni, ai consorzi<br />

con università, centri di ricerca, industrie e<br />

altre organizzazioni interessate alla ricerca;<br />

sviluppare sempre di più la logica del cofinanziamento<br />

interno che responsabilizza le diverse<br />

strutture di ricerca;<br />

attivare ricerche interdisciplinari attraverso<br />

strutture snelle e temporanee.<br />

La strategia di ricerca deve, tuttavia, fare i conti<br />

anche con il contesto esterno che, negli ultimi<br />

tempi, ha avuto cambiamenti notevoli.<br />

Si vogliono citare, fra i fatti più positivi, gli interventi<br />

del Ministero sull'aumento delle risorse<br />

attribuite ai dottorati di ricerca, la nuova normativa<br />

sui dottorati e sugli assegni di ricerca piuriennali,<br />

interventi a nostro avviso, particolarmente<br />

fruttuosi, il sistema di attribuzione dei fondi di<br />

ricerca (ex 40%), che ha costituito una vera<br />

eccellente rivoluzione. Ma anche la nuova normativa<br />

sul reclutamento dei professori può essere<br />

un fatto estremamente positivo. L'autonomia universitaria<br />

può essere giudicata in positivo in<br />

quanto può contribuire a rompere o a ridurre i<br />

vincoli "disciplinari" che limitano fortemente<br />

l'innovazione e la ricerca interdisciplinare.<br />

Rimane ovviamente la complessiva carenza di<br />

risorse, ma è quasi fastidioso continuare a ripetersi.<br />

L'attuale proposta di accorpamento del


l Il Andamento dei Personale Docente n@ Anni<br />

I . : . . .<br />

E t l i 8 5 s f i g f f l i 8 l f<br />

Figure 6 e 7<br />

MURST con MPI non è sicuramente una iniziati- I neonati progetti per il cosiddetto sistema FIS<br />

va che tranq~iillizza in questo senso e non tran- insieme con le altre università della Lombardia,<br />

quillizza nemmeno nella prospettiva di potenzia- altre università (Politecnico di Torino primo fra<br />

mento del processo di autonomia e di responsabi- tutti), con la Regione, MURST e MPI, Istituti<br />

lizzazione dell'università, come è stato peraltro Tecnici e in accordo con strutture di altre regioni.<br />

anche messo in evidenza dalla recente mozione I laboratori (crash, trasporti) sviluppati in colladell'assemblea<br />

della CRUI.<br />

borazione con altri centri, consorzi e aziende.<br />

I1 già citato programma di potenziamento delle<br />

4. I servizi verso l'esterno iniziative imprenditoriali dei dipartimenti, singoli<br />

La politica dei servizi verso l'esterno rappresenta e collegati fra loro.<br />

un fatto qualificante e importante e caratterizza e Le iniziative di trasferimento tecnologico sostespecifica<br />

la nostra strategia complessiva.<br />

nute dall' Associazione Impresa Politecnico.<br />

L'attenzione ai servizi verso l'esterno ha un tri- Le convenzioni quadro con imprese e pubbliche<br />

plice significato:<br />

amministrazioni (Comune di Milano innanzitutacquisire<br />

risorse<br />

lo, fra queste ultime).<br />

gestire con efficacia un ruolo attivo nello svi- Lo sviluppo di laboratori congiunti con impreluppo<br />

del contesto in cui si è inseriti<br />

se, da Pirelli a STM.<br />

ricevere dall'estemo stimoli e suggerimenti sia 11 potenziamento e l'attenzione di fondazioni<br />

per le attività base sia per una sempre maggiore storiche e nuove: dalla Fondazione Lerici al<br />

responsabilizzazione interna.<br />

Laboratorio Materie Plastiche, dalla Fondazione<br />

Da qui la politica scelta finalizzata da un lato a Falck alla Fondazione De Nora e altri.<br />

creare le condizioni per facilitare le iniziative di Tutta l'attività che si sta sempre più potenzianfomitura<br />

di servizi, e, dall'altro, a incentivare e do, di stage post laurea e post diploma alle stesse<br />

stimolare le idee provenienti sia dall'intemo sia attività di potenziamento delle iniziative "curridall'esterno<br />

dell'Ateneo.<br />

culari" speciali, quali la doppia laurea nel campo<br />

Le modalità e le strutture di erogazione dei servi- degli idrocarburi con le 22 borse di studio pagate<br />

zi possono essere quindi le più varie, i campi di da ENi e Nuovo Pignone.<br />

attività sono molteplici, le forme di incentivazio- Le iniziative culturali di grande respiro quale<br />

ne differenti.<br />

quella sviluppata con la Triennale per il Museo<br />

Ma in questo contesto complesso e articolato del Design, appoggiato fisicamente sia alla sede<br />

rimane comunque visibile la linea unitaria rivolta della Triennale sia al nostro insediamento in<br />

al raggiungimento degli obiettivi prima indicati. Bovisa, in cui speriamo di poter operare in una<br />

Soltanto qualche esempio.<br />

rete articolata con la nuova iniziativa della gran-<br />

* Il progetto Poliedra per la formazione contin~ia de biblioteca sia con una istituzione storica conche<br />

ha patrocinato campi nuovi di attività di solidata quale il Museo della Scienza e della<br />

notevole successo - un caso per tutti: il corso Tecnica.<br />

superiore in Industria1 Design. Gli accordi con istituzioni bancarie (è già firma-<br />

La neonata iniziativa sulla formazione in campo ta la convenzione con Mediocredito Regionale<br />

i<br />

sanitario in collaborazione con altri centri (il Lombardo) sia per fornire le nostre esperienze<br />

campus Biomedico, Farmitalia).<br />

per la valutazione di progetti tecnologicamente<br />

Il rafforzamento delle iniziative congiunte con innovativi sia per favorire la nascita di nuova<br />

altre università lombarde, specie con l'università imprenditorialità.<br />

di Pavia nel suo progetto di Scuole Europee di Infine desidero chiudere questo lungo ma pur<br />

l<br />

Studi Avanzati a cui collaboriamo in iniziative sempre parziale elenco con una nuova iniziativa<br />

sia attivate nel 1998 (Scienza dei Materiali e potenzialmente molto importante: l'intervento 1<br />

Conservazione del patrimonio storico architetto- del Politecnico nel campo della brevettazione e<br />

nico) sia per progetti nuovi nel campo della della partecipazione alla nascita e al sostegno di<br />

Bioingegneria e nell'informatica medica.<br />

nuove imprese generate da idee e prodotti nati


all'interno dell'Ateneo. L'insediamento in<br />

Bovisa dovrà permettere anche questa nascita e<br />

sviluppo di niiove attività iiriprenditoriali - sia<br />

manifatturiere sia di servizi potenziando così il<br />

ruolo storico della Bovisa.<br />

5. Il personale<br />

La politica del personale è condizioiiata dalla storia<br />

e dalle decisioni pregresse forse più che non<br />

altri campi.<br />

Soltanto infatti da qualche anno per il personale<br />

tecnico-amministrativo e da qualche mese per<br />

l'insieme del personale si è potuto cominciare a<br />

definire una politica che riguardasse tutte le varie<br />

fasi: dal reclutamento e selezione fino alla chiusura<br />

del rapporto di lavoro.<br />

Le decisioni poi, una volta prese hanno tempi<br />

lunghi di attuazione, sono fortemente condizionate<br />

da normative e vincoli non stabiliti né decisi e<br />

anche difficilmente governabili dall'università e<br />

sono fortemente limitate dalla situazione preesistente.<br />

L'autonomia ha fatto solo da poco i primi passi, i<br />

gradi di libertà sono ancora ridotti ma, soprattutto,<br />

la riconversione o il cambiamento della politica<br />

è estremamente difficile e lento.<br />

Docenti - r?cercator.i (Figiwe 6-7)<br />

Relativamente a questo settore si ha la massima<br />

differenza fia lo stato attuale e quello prospettico.<br />

Prima delle norme sull'autonomia il principio di<br />

comportamento di base della gran parte delle uiiiversità<br />

consisteva nel chiedere il maggior nuniero<br />

possibile di posti in organico, il rimpiazzo iinmediato<br />

di posti "liberati", il tutto motivato e sorretto,<br />

per i "nuovi posti" dal numero sia degli insegnamenti<br />

da coprire sia degli studenti, complessivi<br />

e per insegnamento e, nel caso di sostituzione<br />

e rimpiazzi, dalla necessità di mantenere la storia<br />

e la tradizione (la "proprietà disciplinare" del<br />

posto). L'autonomia ha innanzitutto significato<br />

una cosa: è stato necessario valutare la convenienza<br />

di destinare risorse per posti di professore,<br />

nelle varie fasce, piuttosto che di ricercatori, ma<br />

anche di altro personale e perfino di destinare le<br />

stesse risorse ad altri impieghi (laboratori, attrezzature,<br />

ricerche e quant'altro). Questo già a suo<br />

tempo ha portato a un comportamento "più virtuoso":<br />

nessun "diritto acquisito" per esempio,<br />

una valutazione più accurata delle effettive<br />

necessità didattiche, un'analisi di tipologie diverse<br />

di docenza. Ma adesso sono intervenute niiove<br />

leggi e nuove possibilità, di cui vogliamo citare<br />

le tre principali.<br />

La nuova normativa sui coiicorsi, che rende<br />

estremamente più agevole, per le singole università,<br />

tenere sotto controllo il processo coinplessivo<br />

di esigenze future comparate alla situazione<br />

presente, evitando così i "mega-concorsi" eccessivamente<br />

diluiti nel tempo e senza sicurezza né<br />

sulla loro frequenza né sul tempo di conclusione.<br />

La nuova normativa sui contratti di insegnamento<br />

che, di fatto, permette di recuperare la<br />

figura di "professore incaricato" che, in una<br />

scuola tecnologica come la nostra, è fondamentale<br />

per acquisire risorse di alta qualità.<br />

La normativa infuie sugli assegni di ricerca che<br />

permette fra l'altro di ricreare la piramide da cui<br />

selezionare e far fare carriera ai più meritevoli e di<br />

generare nel contempo un'alternativa fia I'assunzione<br />

stabile (ricercatore) e l'assoluta precarietà.<br />

Purtroppo queste normative sono capitate proprio<br />

al momento in cui erano stati già decisi sia i<br />

concorsi di associato sia una buona parte di<br />

concorsi di ricercatore.<br />

Molto probabiImente, se fossero state in vigore<br />

qualche anno fa, il nostro conlportamento sarebbe<br />

stato diverso.<br />

Tutto ciò significa che la politica per il personale<br />

"docente e ricercatore" potrà cambiare nei prossi- Figura 8<br />

Personale Tecnico-Ammlnlstratlvo


Figura 5<br />

mi anni in maniera anche radicale portandoci nelle<br />

situazioni delle migliori università tecniche nel<br />

mondo. Una forte base di giovani che vengono<br />

selezionati e autoselezionati, un passaggio di carriera<br />

basato su credenziali scientifiche fortemente<br />

discriminanti, un dovere didattico indifferenziato<br />

(o quasi), e indipendente dal livello di carriera e<br />

dalla caratteristica dell'essere o no in "organico<br />

permanente".<br />

Tecnici - antnrit~istrativi<br />

La politica che si è decisa e si conferma si può<br />

così sintetizzare: (Figura 8)<br />

Aumento dell'organico, soprattutto di elevata<br />

qualità sia amministrativa sia per i tecnici, fondamentali<br />

in particolare per lo sviluppo della didattica<br />

sperimentale, per la ricerca, per l'offerta di<br />

servizi all'estemo.<br />

Potenziamento delle strutture tecniche di servizio<br />

interno, dall'ufficio tecnico all'informatica,<br />

con l'obiettivo di poter svolgere all'interno quanto<br />

meno tutta la parte "alta" - di impostazione, di<br />

progettazione, di controllo - e anche per coprire<br />

la base della necessità di attività correnti.<br />

Outsorrrcing, per la maggior parte delle attività<br />

operative non collegate direttamente all'attività<br />

"core" deI1'Ateneo.<br />

Forte mobilità in senso sia orizzontale sia verticale,<br />

uno dei difetti principali storici essendo<br />

quello di una eccessiva rigidità all'intemo della<br />

stessa struttura.<br />

Studenti Impegnati in aiiivilà di collaboratlone "15D ore"<br />

Meccanismi di valutazione e di incentivazione<br />

consistenti che permettano di premiare l'impegno,<br />

la qualità, i risultati ottenuti.<br />

Un ampio sistema di valorizzazione delle capacità<br />

e della potenzialità, da stimolare anche attraverso<br />

un sistema fotmativo interno non episodico<br />

ma stabile.<br />

Per attuare questa politica in inodo tale da poter<br />

essere considerata soddisfacente, occorre ancora<br />

procedere all'eliminazione di vincoli, al cambiamento<br />

di comportamenti nostri interni e di normative<br />

esterne. Le notizie che giungono dall'ARAN<br />

fanno ben sperare in un movimento secondo la<br />

direzione qui auspicata e, d'altra parte, l'inerzia<br />

al cambiamento di comportamento sta, giorno<br />

per giorno, riducendosi.<br />

Un cenno all'utilizzazione degli studenti nell'ambito<br />

della normativa delle 150 ore da un lato e<br />

degli obiettori di coscienza dall'altro. (Figura 9).<br />

Gli studenti hanno dato un ottimo risultato che in<br />

alcuni casi, vedi per esempio l'ufficio orientamento,<br />

e risultato superiore a ogni previsione.<br />

D'altra parte, da un'indagine per ora ancora som,-<br />

maria, anche gli studenti sono soddisfatti. E<br />

anche questo un modo per vivere il Politecnico in<br />

modo più ampio e completo.<br />

Per quanto riguarda infine gli obiettori di<br />

coscienza, anch'essi da vedere sotto un'ottica di<br />

forza lavoro, dovremmo essere in dirittura d'arrivo<br />

con l'accordo con il Ministero della Difesa<br />

per cui entro il prossimo anno dovrebbero trovare<br />

spazio secondo il piano steso a suo tempo.<br />

6. I1 modello organizzativo<br />

In questi ultimi anni si sono verificati avvenimenti<br />

e sono state prese decisioni che hanno alterato<br />

profondamente la struttura e l'organizzazione<br />

dell'Ateneo nel suo complesso.<br />

L'avvenimento più rilevante è costituito dal pro- 1<br />

cesso, che ormai si sta sviluppando, di autonomia<br />

dell'università: dalla gestione delle risorse economico-finanziarie,<br />

al reclutamento e, almeno parzialmente,<br />

allo sviluppo del personale tecnicoamministrativo<br />

e dei docenti, dalla definizione<br />

del progetto didattico complessivo e delle sue<br />

specificazioni, alla articolazione e alla strutturazione<br />

intema.<br />

Noi crediamo fortemente all'autonomia e dobbia-


mo essere quindi conseguenti, anche da un punto<br />

di vista di strutturazione e organizzazione intema.<br />

Le principali nostre decisioni hanno riguardato, a<br />

suo tempo, la definizione dei compiti e delle<br />

res~onsabilità del Senato Accademico e del<br />

Consiglio di Amministrazione e la completa<br />

dipartiinentalizzazione, così come riportato in<br />

Statuto. In tempi più recenti abbiamo deciso I'articolazione<br />

in sei facoltà, il decentramento territoriale<br />

(il Politecnico-rete), l'adozione di un<br />

sistema di controllo di gestione, nonché una serie<br />

di provvedimenti tali da favorire l'iniziativa "dal<br />

basso" e la responsabilizzazione.<br />

Si è in grado adesso di valutare quali sono le<br />

linee da riconfermare, dove e cosa accelerare,<br />

cosa modificare o comunque riesaminare.<br />

Innanzitutto è pienamente da confermare il<br />

modello di delega e autonomia che, dopo le prime<br />

difficoltà, dovrebbe radicarsi sempre più a<br />

fondo, maggiormente articolarsi, acquistare una<br />

maggiore diffusione. Il modello di autonomia e<br />

responsabilizzazione, che richiede una ampia<br />

delega controllabile e valutabile ed effettivamente<br />

controllata e valutata, non può essere applicato<br />

in modo limitato ma deve permeare l'organizzazione<br />

a tutti i livelli. Quindi in tanto in quanto il<br />

Politecnico rivendica una forte autonomia e<br />

responsabilizzazione verso il Ministero deve<br />

necessariamente, per poter essere coerentemente<br />

efficace, adottare lo stesso modello verso l'interno.<br />

Ciò significa:<br />

Avere organismi di governo centrale forti (S.A.,<br />

C.d.A.) che siano in grado di fornire linee di indirizzo,<br />

ripartire le risorse, valutare e controllare le<br />

"articolazioni" di primo livello: facoltà, dipartimenti,<br />

centri di varia natura sia scientifici sia<br />

didattici sia di servizio, poli territoriali, strutture<br />

temporanee di progetto etc. ma che non intervengono<br />

nello specifico. Ciascuna articolazione di<br />

primo livello deve avere poi la massima autonomia,<br />

all'intemo delle linee e rispettando i vincoli<br />

definiti.<br />

In questo contesto deve essere ancora meglio<br />

chiarito, anche in base alla prassi che si sta consolidando<br />

e che può essere considerata globalmente<br />

soddisfacente, il rapporto fra i due organi<br />

centrali che, con una approssimazione utile per<br />

trasferire il concetto in poche parole, si possono<br />

assimilare rispettivamente il Senato a una assemblea<br />

legislativa e il C.d.A. al Governo. Deve poi<br />

ancora essere messo a punto un modo di operare<br />

interno del Senato Accademico la cui efficienza<br />

ed efficacia è largamente insoddisfacente nei confronti<br />

del tempo speso e dell'impegno dedicato.<br />

Una revisione deve essere fatta anche relativamente<br />

alla figura del "delegato del Rettore" in<br />

diversi campi, figura che sta diventando sempre<br />

più importante per poter gestire aspetti strategici,<br />

di rilevanza trasversale per tutto lYAteneo, per<br />

svolgere istruttorie relative ad attività o non completamente<br />

coperte da nessuna struttura o nuove,<br />

e per lanciare l'operatività per coordinare campi<br />

di estrema rilevanza per l'Atene0 e per coordinare<br />

strutture diverse.<br />

Una riflessione dovrà essere svolta anche sull'articolazione<br />

in Facoltà e sul decentramento<br />

territoriale.<br />

I1 sistema di controllo di gestione, che è coerente<br />

a un modello di aumento di responsabilità e di<br />

delega controllata, deve essere ulteriormente diffuso,<br />

con particolare attenzione anche alle altre<br />

articolazioni di primo livello, tipicamente le<br />

facoltà.<br />

Deve essere probabilmente esteso il modello<br />

delle strutture temporanee di progetto, fornendo<br />

loro anche strumenti e metodi gestionali appropriati.<br />

Anche su alcuni dipartimenti va fatta una riflessione.<br />

Come si è detto una università è visibile<br />

soprattutto per la qualità della sua ricerca. I<br />

dipartimenti sono la sede della ricerca e dello sviluppo<br />

del personale. La loro articolazione, il loro<br />

dimensionamento, la loro consistenza, la capacità<br />

di definire una strategia di sviluppo sono condizioni<br />

essenziali per il successo non solo del<br />

dipartimento ma anche dell'Ateneo. È opportuno<br />

riflettere sulla articolazione dei dipartimenti nel<br />

loro complesso.<br />

Ulteriore forte sviluppo va dato agli insediamenti<br />

territoriali che finora hanno dato risultati<br />

eccellenti, superiori alle più ottimistiche previsioni.<br />

E nello sviluppo vanno anche considerate le<br />

esigenze e le opportunita di tutto il territorio circostante<br />

al polo stesso. In questo senso ci stiamo<br />

muovendo e qui ho il piacere di comunicare ufficialmente<br />

l'adesione già awenuta della Camera


Figura 10<br />

di Commercio di Sondrio e quella più che probabile<br />

della Provincia di Sondrio a Univerlecco.<br />

Benvenuto fra noi ai presidenti della Provincia e<br />

della Camera di Commercio di Sondrio, che si<br />

affiancano ai loro corrispondenti, ai sindaci, alle<br />

unioni industriali e alle banche operanti negli<br />

altri poli: Corno, Lecco, Cremona, Mantova,<br />

Piacenza. Così come ormai profondi sono i legami<br />

con altre strutture territoriali, primo fra tutte<br />

voglio citare il raggruppamento della Brianza con<br />

cui stiamo lavorando al disegno di uno sviluppo<br />

tecnologico-scientifico della zona.<br />

Un aspetto su cui dovremo mettere mano in<br />

modo radicale è costituito dalla necessità di formulare<br />

un piano pluriennale. Fra l'altro, fra le<br />

prime università, l'avevamo messo a punto sette<br />

anni fa. La grande turbolenza di questi anni ha<br />

distolto la nostra attenzione e le nostre limitate<br />

forze sono state concentrate su altri aspetti prioritari.<br />

Adesso invece lo riproponiamo come strumento<br />

principale di sostegno della politica di sviluppo<br />

non solo per la sua validità intrinseca ma<br />

anche perché riteniamo di essere pronti a utilizzare<br />

questi strumenti anche ai livelli diversi di articolazione<br />

dell'Ateneo - dipartimenti, poli territoriali,<br />

facoltà, centri.<br />

Un ulteriore campo su cui ci siamo già in parte<br />

mossi ma che deve essere ancora approfondito ed<br />

esteso è il benclti,ra~.king. Finora utilizzato per<br />

confronti all'intemo, pensiamo non solo di estenderlo<br />

ad altre situazioni interne ma aiiclie di<br />

applicarlo nei confronti di altre università, nazionali<br />

e straniere, con cui abbiamo già cominciato<br />

una conversazione in tal senso.<br />

Discorso a parte merita il Nucleo di valutazione<br />

a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per il<br />

lavoro svolto, per le osservazioni acute e i commenti<br />

che ci sono serviti per correggere alcune<br />

azioni, per averci permesso di confrontare alcune<br />

decisioni e per averci dato stimoli su nuove possibilità.<br />

I1 Nucleo, passata questa fase, che potremmo<br />

ritenere sperimentale, avrà un sempre maggiore<br />

ruolo nella nostra vita e per questo pensiamo di<br />

potenziarlo sia attraverso l'immissione di figure di<br />

alto livello esterne al Politecnico sia incrementando<br />

le risorse alle strutture di sostegno per ora qualitativamente<br />

eccellenti ma quantitativamente un<br />

po' troppo scarse, affidandogli un ruolo di critica<br />

costruttiva verso la nostra strategia, lasciando a<br />

organi interni il controllo di routine.<br />

Un ragionamento a parte meritano i regolamenti<br />

e lo Statuto. E in corso la revisione del regolamento<br />

di Amministrazione Contabilità e Finanza.<br />

I regolamenti devono essere considerati struinenti<br />

di sostegno e non vincoli di irrigidimento:<br />

regolamenti per facilitare e non già per burocratizzare;<br />

devono quindi essere sperimentati e<br />

variati nel tempo. Siamo in difetto e in ritardo su<br />

alcuni regolamenti. I1 regolamento didattico non<br />

è ancora completato; la scusa, parziale, è legata<br />

alle difficoltà di lavoro del Senato prima accennate,<br />

ma quella più sostanziale è legata al continuo<br />

cambiamento delle regole. Nessuna scusa<br />

invece per il ritardo sul regolamento del personale<br />

(diritti e doveri dei docenti e del personale tecnico-amministrativo)<br />

degli studenti (diritti e<br />

doveri) e del codice deontologico, a cui attribuiamo<br />

un grande significato, codice che ritengo sia<br />

la base del contratto di una comunità come la<br />

nostra. Codice semplice ma qualificante. Anche<br />

sulla capacità di produrne questi regolamenti e il<br />

codice si verificherà il Senato e il Rettorato.<br />

7. Gli spazi<br />

La politica degli spazi è sempre stata al centro<br />

della strategia di questi ultimi anni.<br />

I1 primo aspetto, quello quantitativo, può essere<br />

illustrato in modo semplice da un grafico. (Figura<br />

10) L'illustrazione parla da sola. Voglio richiamare<br />

l'attenzione solo su due fatti: il primo è che<br />

i valori sono stati calcolati prevedendo una diminuzione<br />

complessiva della popolazione studentesca.<br />

L'ipotesi, ancora da perfezionare, prevede<br />

una riduzione in 10 anni del 20% rispetto all'attuale.<br />

Ebbene, anche con questa ipotesi, dopo il completamento<br />

del piano della grande Bovisa il valore<br />

di mqlstudente, dato rozzo ma molto significativo<br />

per un'università come la nostra, raggiungerà<br />

il valore del 1963, prima cioè della espansione in<br />

via Bonardi e in via Ponzio-Bassini-Golgi.<br />

Stiamo cercando di riportare il Politecnico, in<br />

tempi ragionevoli, a standard ragionevoli, ancora<br />

purtroppo lontani dall'ottimale.<br />

Questo è il motivo per cui continuiamo a insistere<br />

sulla possibilità di acquisire l'area confinante del


Besta, probabilmente dismettendo alcuni insediainenti<br />

più lontani. Gestione degli spazi però non<br />

vuole dire soltanto costruire nuovi edifici ma<br />

anche assicurare altri spazi, di verde, di sport e<br />

per altre attività degli sh~denti e del personale.<br />

Anche questo è il significato del progetto Bovisa,<br />

che mostra come anche a Milano e in Italia si<br />

possano fare progetti di grande respiro culturale,<br />

che l'università vuol dire una grande oppoizunita<br />

per il quartiere, per la città, per l'attività industriale<br />

e per lo sviluppo economico e sociale<br />

oltreché ciilturale.<br />

Ma non operiamo solo in Bovisa, le nostra attività<br />

in edilizia in senso lato sono numerose.<br />

L'impegno professionale è elevatissimo, I'impegno<br />

economico e finanziario non è scarso. Non<br />

abbiaino una copertura finanziaria completa sii<br />

tutto il programma: però verifichiamo la concreta<br />

fattibilità di ogni passo prima di procedere<br />

oltre, convinti come siamo che la qualità del<br />

nostro lavoro porterà inan mano le risorse necessarie.<br />

Soltanto due ulteriori precisazioni: il piano di<br />

edilizia verrà prossiinamente arricchito di tutti gli<br />

aspetti di manutenzione preventiva all'interno dei<br />

quali verrà considerato anche l'aspetto della qualità<br />

e del decoro degli edifici nonché dell'utilizzo<br />

degli spazi verdi e stradali interni.<br />

L'altra osservazione riguarda il fatto che nel piano<br />

"edilizio" sono incluse, owiainente, le attrezzature.<br />

Per questo è rnolto iiiiportante definire<br />

come e da chi verranno utilizzati gli spazi.<br />

Attualmente è in attività una commissione di<br />

studio che sta elaborando diverse alternative per<br />

I'occupaziorie del primo lotto in Bovisa e quindi<br />

per tradurre operativainente le priorità già defiiiite<br />

sul trasferimento di alcuni dipartimenti.<br />

8. I1 ruolo nella società<br />

La recente conferenza dei rettori delle Università<br />

europee tenutosi a Berlino alla fine di agosto ha<br />

avuto come titolo generale e Iia affrontato coine<br />

tema centrale del dibattito, il niolo dell'università<br />

nella società. Argomenti dominanti e oggetto di<br />

ampia discussione sono statiad esempio I'individuazione<br />

dei cosiddetti stakeliolders e il rapporto<br />

f?a questi e l'università, il ruolo integratore e in un<br />

certo senso "politico" dell'università nella società,<br />

la sua funzione nello sviluppo culturale, ma anche<br />

il ruolo di portatrice di valori e di eticità.<br />

Una parte di questi aspetti sono ben presenti nel<br />

Politecnico dal momento della sua fondazione, sii<br />

altri, in particolare relativainente al poteiiziale<br />

ruolo politico, di integrazione culturale, di portatore<br />

di valori etici bisognerà discutere in inodo<br />

approfondito. La storia del Politecnico è ricca di<br />

esempi e la strategia di questi ultiiiii anni, che<br />

intendiamo riconfermare, consiste in un ampliainento<br />

e rafforzamento dei legami con tutte le<br />

istituzioni che operano siil territorio.<br />

Tradizionalmente e molto forte e sentito il legame<br />

con il inondo industriale; 1'Associazione<br />

Impresa Politecnico dovrebbe rappresentare il<br />

momento esemplare in cui si esaminano e si sviluppano<br />

operativainente i rapporti con il inondo<br />

industriale. Molte altre attività sono sviluppate<br />

anche al di fuori di questa Associazione: dai consorzi<br />

misti alle convenzioni generali, dagli stnge<br />

alle borse di dottorato, dalla foi~nazione continua<br />

ai laboratori e centri di servizio.<br />

Ma anche il rapporto con la Pubblica Amministrazione<br />

locale, ai vari livelli, sta notevolmente<br />

aumentando, potendo noi portare contributi di<br />

qualche rilevanza sia nella formazione - si pensi<br />

ad esempio al nuovo corso di laurea in<br />

Pianificazione territoriale, urba~ustica, ambientale,<br />

ma anche a numerosi corsi di specializzazione<br />

- sia nella ricerca e nel sostegno a interventi sul<br />

territorio e sull'ambiente in inolti degli aspetti<br />

più importanti: dal sistema dei trasporti alla<br />

gestione delle acque, dalla decontaminazione dei<br />

suoli alla gestione e al recupero delle aree<br />

dismesse.<br />

In relazione al rapporto fra Politecnico e società<br />

in generale, si può fare riferin~ento a quanto<br />

recenteinente esposto nell'intervento fatto agli<br />

Stati Generali di Milano. Ci proponiamo innanzitutto<br />

come aiuto per affrontare e risolvere probleini<br />

riguardanti il territorio che, per loro natura,<br />

sono complessi e richiedono una forte interdisciplinarietà:<br />

si pensi, tipicamente, alle infrastiutture.<br />

Ma possiamo anche fornire un sostegno per<br />

migliorare l'efficacia e l'efficienza della stessa<br />

pubblica amministrazioiie. Desideriamo poi fornire<br />

un contributo per costituire, in tutii i siti in cui<br />

siamo presenti, centri di sapere scientifico e tec-


nologico e di diffusione della tecnologia, aumentando<br />

la coinpetitività del tenitorio, per legare al<br />

territorio le iniziative imprenditoriali esistenti volte<br />

ad aumentarne le probabilità di successo, per<br />

attrarre investimenti e insediainenti da altre regioni,<br />

per contribuire a creare nuove iniziative<br />

imprenditoriali, non solo nel campo dei servizi<br />

ma anclie nelle attività manifatturiere che riteniamo<br />

fondamentali per lo sviluppo sul lungo temine<br />

e coerenti, fra l'altro, coli la tradizione e la<br />

vocazione storica di Milano e della Lombardia. I1<br />

modello di Politecnico-rete e il progetto Bovisa<br />

hanno, fra gli altri, anche questi obiettivi fra le<br />

priorità.<br />

9. Competitività e alleanze<br />

"I1 nuovo millennio si presenta a noi come una<br />

miscela di grandi promesse e grandi minacce. Da<br />

un lato le proniesse dell'evoluzione scientifica e<br />

tecnologica: dalla biomedica alle coinunicazioni,<br />

dalle tecnologie dell'informazione alle fonti di<br />

energia alternativa, dai nuovi materiali alla automazione.<br />

Dall'altro lato le minacce della balcanizzazione,<br />

del tribalismo, del terrorismo, dell'ineguaglianza<br />

nord-sud, del settarismo, della<br />

fame, del complesso bilanciamento fra popolazione,<br />

ambiente e risorse, la sfida dello sviluppo<br />

sostenibile e la relazione di questi problemi con il<br />

futuro dei tradizionali stati-nazione.<br />

Quello che è chiaro è che la chiave essenziale,<br />

anche se noli unica, del benessere uinano in questo<br />

nuovo e affascinante mondo è il sapere.<br />

Ma il sapere si acquista con fatica, non è un bene<br />

naturale. I1 sapere può essere fatto proprio solo da<br />

chi è preparato a riceverlo e ricliiede riflessione,<br />

scoperta, ricerca sofisticata ed esplorazione costosa.<br />

La soluzione dei problemi e il poter sfi-uttare le<br />

promesse dipende sempre di più dal sapere: il<br />

sapere scoperto, il sapere guadagnato, il sapere<br />

verificato, il sapere condiviso, il sapere applicato.<br />

E tutto richiede saggezza: il modo con cui il sapere<br />

è fatto proprio e utilizzato.<br />

I1 sapere è il "core business" dell'università. In<br />

ogni aspetto della sua scoperta, della sua verifica,<br />

della sua disseminazione e applicazione, I'università<br />

gioca un ruolo concreto. Ma in questo<br />

non è sola: fa parte di una grande rete: da tutto il<br />

sistema educativo all'industria, dagli istituti di<br />

ricerca alle organizzazioni internazionali.<br />

Il suo ruolo è essenziale: è il principale attore<br />

delle scoperte, il maggiore produttore della ricerca<br />

di base che costituisce le fondamenta delle<br />

nuove tecnologie e della salute, è il motore della<br />

crescita econon~ica, il custode e il trasmettitore<br />

del patrimonio culturale storico, il mentore di<br />

ogniiiuova generazione che entra in ogni professione,<br />

l'accreditatore delle competenze, l'agente<br />

della conoscenza individuale e della trasformazione<br />

della società."<br />

Questo è riportato all'inizio della "Dichiarazione di<br />

Glion " stesa nel maggio scorso dai rappresentanti<br />

del sistema uiiiversitario europeo e statunitense.<br />

Qualcuno potrebbe accusare questa dichiarazione<br />

di eccessiva parzialità, in quanto scritto esclusivamente<br />

da universitari, ma, al di là delle accentuazioni<br />

che ad alcuni potrebbero sembrare<br />

eccessivamente enfatiche, corrisponde a tutte le 1<br />

analisi sviluppate in differenti contesti che qualificano<br />

l'inizio del prossimo millennio come la<br />

"società della conoscenza".<br />

Ecco perché l'università è sempre più considerata<br />

come un fattore che aumenta la coinpetitività della<br />

regione in cui è inserita. Ma la competitività<br />

fra università è ben differente da quella che si<br />

genera in altri settori: potremmo chiamarla più appropriatamente emulazione a operare sempre 1<br />

meglio, il che comporta anche un forte scambio e ~<br />

interazione fra le università, senza frontiere e<br />

vincoli. E una competizione senza gelosie e senza<br />

vocazione a sconfiggere il concorrente. Ma<br />

tneiitre la "globalizzazione" e il confronto geiierale<br />

è un fattore da sempre presente nel sistema<br />

della ricerca, e anclie della fonnazione, pur tutta-<br />

via bisogna considerare che I'università singola è<br />

pur sempre localizzata in una specifica regione e<br />

quindi i1 suo modo di operare e il suo rilievo è un<br />

fattore che può generare implicazioni notevoli<br />

sullo sviluppo economico, produttivo, sociale e<br />

di qualità della vita in generale della comunità in 1<br />

cuiè inserita. Da qui due alleanze "naturali": da<br />

un lato con le altre università presenti sullo stesso<br />

territorio o almeno con una parte di esse con cui<br />

si ha maggiore affinità ovvero complementarietà<br />

e dall'altro lato con gli altri attori operanti sul<br />

territorio - quali la pubblica amministrazione, le<br />

associazioni imprenditoriali, sociali, culturali.<br />

'<br />

'<br />

I


Bisogna quindi definire non astrattamente ma<br />

con molta concretezza le diverse "regioni" in cui<br />

operiamo. Ne individuiamo tre.<br />

La prima è l'Europa, intesa anche in un'accezione<br />

più ampia dei confini amnlinistrativi-politici.<br />

In questa regione è già attiva una alleanza che<br />

riteniamo particolarmente significativa. E quella<br />

per esempio rappresentata, per gli aspetti formativi,<br />

da TIME, che raggruppa attualmente trentatre<br />

università tecniche europee, con rigidi criteri<br />

di selezione. Il programma principale di collaborazione<br />

riguarda finora la "doppia laurea" che<br />

è di assoluta eccellenza. Stiamo costruendo un<br />

ingegnere europeo. Di fatto la cosiddetta "armonizzazione"<br />

è già fatta, senza attendere accordi<br />

~ninisteriali. Questa associazione rivendica il primato<br />

della formazione europea degli ingegneri a<br />

fronte di quella statunitense. Soltanto un provincialismo<br />

ciilturale può confondere il primato<br />

politico-produttivo con un primato in tutti i campi.<br />

Gli USA attingono dalla nostra scuola (europea)<br />

oltreché da quella asiatica di lunga tradizione:<br />

basta andare nelle migliori università statunitensi<br />

per accorgersi di questo fenomeno. Stiamo<br />

attenti, con mosse avventate, a perdere questa<br />

superiorità. Si tratta, al contrario, di sfruttarla<br />

meglio.<br />

Questo è solo il primo passo istituzionale. I prossimi<br />

riguardano da un lato l'allargamento dell'alleanza<br />

ad altri attori politici ed economici quali<br />

l'Unione Europea e le associazioni imprenditoriali<br />

di diversi Paesi e stiamo già facendo passi<br />

concreti in tale direzione sia nell'associazione<br />

TIME, di cui peraltro il Politecnico ha la vicepresideiiza,<br />

sia insieme ad altre università.<br />

Dall'altro lato si tratta di estendere l'alleanza formativa<br />

agli altri campi in cui operiamo oltre<br />

all'ingegneria. Su questo stiamo analizzando possibili<br />

alternative.<br />

La seconda è l'Italia. Il doppio livello di alleanze<br />

è, anche qui, con altre università da un lato e<br />

con il mondo politico, econon~ico, sociale dall'altro.<br />

Fra università si stanno creando, non senza<br />

difficoltà, reti di collegamento. Le difficoltà probabilmente<br />

sono legate soltanto alle abitudini,<br />

prevalendo da un lato una certa gelosia e dall'altro<br />

un più usuale rapporto fra singoli e fra gruppi<br />

senza però una visione di rapporti istituzionali. Al<br />

contrario un accreditamento reciproco potrebbe<br />

permettere uno scambio più intenso di studenti e<br />

docenti e l'individuazione di teailr misti di ricerca<br />

porterebbe a un potenziamento di punti di forza e<br />

allo sfruttamento delle complementarietà.<br />

Ma è necessaria anche una forte alleanza fra il<br />

mondo politico, economico e sociale e le università.<br />

La ormai perfino noiosa tanto ripetuta affermazione<br />

della scarsità di risorse data al sistema<br />

universitario, illustrata anche in occasione di<br />

incontri ufficiali con il Governo, che impedisce<br />

l'allineainento del nostro sistema a quello europeo,<br />

gli ancora eccessivamente timidi passi sulla<br />

via di un processo di valutazione e di recupero<br />

delle distorsioni passate e dei privilegi accumulati<br />

nel tempo, una mancanza di verifica di fattibilità<br />

di obiettivi generali teoricamente giusti quali<br />

il diritto allo studio che però spesso si traduce di<br />

fatto in punizione per i pii1 deboli che pagano<br />

l'impossibilità dell'università di fornire servizi e<br />

assistenza adeguati, rappresentano aspetti che<br />

devono essere affrontati con realismo e tempestivamente.<br />

Una ancora scarsa sensibilità alla ricerca,<br />

una scarsa consapevolezza di quanto la formazione<br />

di alto livello possa essere un fattore<br />

decisivo per la competitività e quindi la inarginale<br />

attenzione a tutto il processo formativo, sono<br />

distorsioni e debolezze che devono essere rapidamente<br />

superati.<br />

Infine l'ambito territoriale più vicino e che più<br />

immediatamente è influenzato - in senso positivo<br />

o negativo - dalla presenza delle politiclie delle<br />

università è quello regionale e, a mio avviso, è<br />

quello che più si presta a un cambiamento radicale<br />

anche nel breve tennine. Da un lato l'alleanza<br />

fra le università ha maggiori possibilità di concentrarsi<br />

e addirittura l'esistenza di un luogo formale<br />

di discussione e di confronto delle diverse<br />

strategie quale è il "coordinamento regionale"<br />

rende più facile, se in questo senso ci si decide,<br />

un'alleanza forte. Noi stiamo propugnando una<br />

linea coordinata e unitaria del sistema universitario<br />

lombardo e, per fortuna, non siamo soli.<br />

Senza iattanza e senza presunzione proponiamo<br />

un'alleanza che porti a una concentrazione, in<br />

differenti siti, di competenze specialistiche per<br />

raggiungere masse critiche di risorse, fondamentali<br />

per raggiungere livelli elevati nella ricerca e


nella formazione. Ciascu~io probabilmente potrà<br />

"perdere" qualcosa ma alla fine tutto il sistema<br />

sarà più ricco: è iin gioco a somna fortemente<br />

positiva. Alcuni recenti passi, alcuni progetti<br />

comuni, lo stesso piccolo ma significativo esempio<br />

del lavoro congiunto, svolto coli il coordinamento<br />

importante della regione, sul FIS so110<br />

segnali positivi. Da parte nostra ci sentiamo di<br />

affermare che non demorderemo da questa linea,<br />

coli la speranza che noil si dimostri essere velleitaria.<br />

Ma, a maggior ragione, poiché i risultati<br />

maggiori ricadono sul territorio regionale ci<br />

aspettiamo un grande sostegno da parte della<br />

pubblica amministrazione locale a tutti i livelli,<br />

delle associazioni, delle forze imprenditoriali,<br />

culhirali, sociali.<br />

Ci aspettiamo clie tutte le forze locali ci sostengano<br />

nella nostra richiesta di estendere l'accordo<br />

di programma, stipulato con il Ministero per il<br />

progetto Bovisa, anche agli altri nostri insediamenti<br />

in Regione, primi fra tutti Coino e Lecco e<br />

che poi partecipino direttamente agli accordi<br />

specifici. Altrimenti si rischia che ancora una<br />

volta, contro il parere della maggioranza, si destinino<br />

risorse alle nuove università, puneiido il<br />

progetto di Università rete che ha avuto grandi<br />

attenzioni di plauso.<br />

Iri occasioiie degli Stati Generali del Comune di<br />

Milano si è avanzata infine l'idea, in linea coli<br />

quanto appena detto, di costituire una<br />

Fondazioiie per il Politecnico coiiivolgendo, oltre<br />

allo Stato, le forze locali. E nella linea di quella<br />

"alleanza delle autonotnie" che insieme ad altre<br />

iiniversità stiamo fortemente sosteiiendo.<br />

La Fondazione non ci pare essere un'idea peregrina.<br />

Così come alla nascita i fondatori - locali -<br />

decisero clie fosse opportlriio "offrire" allo Stato<br />

il Politecnico cosi forse, oggi, conviene ripensare<br />

il tutto in uno schema giuridico-istituzionale che<br />

affianchi allo Stato anche altri soci. Non è una<br />

provocazione, è solo una richiesta di considerare<br />

anclie alternative istituzionali nuove, tese semplicemente<br />

a favorire e a stimolare una ancora<br />

liligliore integrazione del Politecnico nella<br />

società.<br />

Nella già citata dichiarazione di Glion è presente<br />

questa affermazione: "L'università è una delle pii1<br />

grandi invenzioni di questo nlillennio: sebbene sia<br />

stata creata pii1 di nove secoli fa, essa rimane una<br />

delle glorie delle aspirazioni umane e uno dei<br />

trionfi del potere dell'imniaginazione - Noi, come<br />

membri di questa comunità del sapere, la sfidiamo<br />

a giocare un ruolo di trasformazione nella<br />

società, trasformando cosi l'università stessa".<br />

Sta a chi crede a queste parole accettare questa<br />

sfida. Gli antii scorsi è stata citata l'etica delle<br />

responsabilità, la responsabilità che Iia I'università<br />

verso le future generazioni, la necessità della<br />

lungimiranza.<br />

In questa linea si può concludere quest'anno<br />

citando da Bertrand Russel: "senza consapevolezza<br />

dei fini, la vita diventa grigia ed opaca",<br />

mentre noi la vogliamo luminosa e splendente.


Innovazione e competitività<br />

GIUSEPPE TOGNON<br />

Soiiosegretorio al Murst<br />

I<br />

1 Rettore De Maio, nella sua relazione, ha parlato<br />

di tre cose: di soldi, di Europa e di cultura.<br />

Di soldi io ora non parlo .... pero' parlo di<br />

Europa e le due cose non sono comunque disgiunte.<br />

In questi due anni abbiamo condiviso dei vincoli<br />

di solidarietà, che non sono vincoli di semplice<br />

giustizia redistributiva, ma sono stati dei vincoli<br />

di solidarietà nazionale molto fosti per un progetto<br />

che noi non abbiamo subito, ma abbiamo<br />

voluto e costruito. Oggi possiamo parlare di soldi,<br />

di Europa, di cultura, con una prospettiva che va<br />

al di là di quella che è la contingenza politica e<br />

che è una prospettiva degna per questo Paese.<br />

11 Goveino in queste circostanze entra sempre in<br />

punta di piedi, perché i nove secoli di Università<br />

rappresentano iin onore per chi ha responsabilità<br />

di Governo in materia ma rappresentano anche<br />

una grande rabbia perché non è possibile usare<br />

così male un patrimonio di così lunga storia, forte<br />

e potente quale è quello della intelligenza umana.<br />

Il problema fondamentale che dobbiamo affrontare,<br />

anche se i disaccordi siille strategie o sui metodi<br />

possono essere reali, è il seguente: noi abbiamo<br />

bisogno di governare l'innovazione per essere<br />

competitivi. È il nianage~~ier~t per l'innovazione il<br />

problema del governo dell'Università e della<br />

Ricerca Scientifica italiana. L'innovazione è completamente<br />

diversa dalla scoperta pura e semplice,<br />

l'innovazione richiede libertà, richiede semplicità,<br />

richiede meno leggi, richiede un potere politico<br />

molto semplice a fronte, però, di un potere legislativo<br />

e normativo a tutti i livelli molto sofisticato.<br />

Alla fine di questo secolo, noi vogliamo affermare<br />

che l'Europa della conoscenza, l'Europa della<br />

scienza, l'Europa dell'arte non è soltanto<br />

blrsi~less. Cu1tlrr.e iiot Bcrsitress: questo è il punto<br />

fondamentale. È solo affermando questo che noi<br />

possiamo far rientrare il btrsiness da tutte le parti,<br />

non come condizione che identifica, ma proprio<br />

come condizione che libera le risorse per la sua<br />

realizzazione. I1 sistema universitario italiano non<br />

lotta per la sopravvivenza, anche se, in molti casi,<br />

ha a che fare con problemi di sopravvivenza, di<br />

scantinati, di giovani ricercatori che operano in<br />

laboratori inadeguati, in una disperante incapacità<br />

di avere tecnologie di base o di processo che siano<br />

sufficientemente attuali e rapide per poter<br />

mandare avanti idee buone. Gli individui europei,<br />

l'Università europea, non lottano per la soprawivenza,<br />

ma lottano per l'identità, per la ricostri~zione<br />

di un modello ciilturale che non sia ovviamente<br />

qiiello che ha portato, con molti errori, al fallimento<br />

di quelli precedenti.<br />

L'innovazione rappresenta un processo per il<br />

popolo, non un processo per i tecnocrati. I1 problema<br />

di fondo è come fare i~inovazione in una<br />

realtà così sofisticata e complessa come<br />

l'università, dove componenti diverse pai-iecipano<br />

a ritualità diverse, dove le persone transitano,<br />

dove sostanzialmente i tneccanisnii di selezione<br />

sono meccanismi di cooptazione, dove gli interventi<br />

esterni si fermano là dove viene issata la<br />

bandiera del sapere. Allora la domanda è: dobbiamo<br />

innovare, Rettore? Andiamo avanti su questa<br />

strada che abbiamo tracciato? Qiiando ciascuno<br />

sostanzialmente passa la propria vita per resistere,<br />

per sbarcare il lunario, per cambiare il meno possibile,<br />

possianlo fare dell'Università un fattore di<br />

innovazione felice (coine ha concluso nella sila<br />

prolusione il Rettore)?<br />

Perché dobbiamo innovare? Per riconservare? È<br />

uii semplice adattarsi al cambiamento? I1 nodo è<br />

questo. Le domande vere sono queste.<br />

Noi dobbiamo innovare l'università non solo perché<br />

lo chiede l'organizzazione del sapere, perché<br />

ce lo chiedono le persone che vi transitano, ma<br />

perché, come ha detto il Rettore, la qualità della


vita di tutti i nostri concittadini può migliorare.<br />

Quindi, l'innovazione, come vedete, non è una<br />

meta in quanto tale, l'innovazione è uno strumento.<br />

Le mete nell'nniversità, nella vita politica, ciascuno<br />

le individua in base alla propria coscienza,<br />

alle proprie convinzioni. Non spetta al Govemo.<br />

Io vi posso solo dire che, in due anni e quattro<br />

mesi di governo Prodi si è fatto un processo di<br />

innovazione normativa e legislativa che è superiore<br />

in tem~ini quantitativi, non so se qualitativi, a<br />

quello degli ultimi venti anni.<br />

Si sono introdotte nell'università italiana e soprattutto<br />

nel sistema della ricerca parole dimenticate,<br />

non parole nuove ma parole antiche: selezione<br />

preventiva, valutazione tra i pari, meccanismi<br />

oggettivi di i~iptrt e di ozrpzrt per I'allocazione delle<br />

risorse, competizione alla pari tra professionalità.<br />

Si è mantenuto tutto questo all'interno di un<br />

quadro di valore legale del titolo di studio, all'intemo<br />

di un quadro di diritto allo studio che è quello<br />

della nostra Costituzione. E questi elementi<br />

non sono una costrizione, non sono da abbandonare<br />

prima che l'innovazione abbia dato pieiiamente<br />

i propri frutti.<br />

Per la ricerca si è cercato di usare le risorse che<br />

avevamo in maniera pii1 intelligente, si è proceduto,<br />

per la prima volta dal 1963, alla riforma radicale<br />

dei grandi enti di ricerca, attraverso i decreti<br />

legislativi in corso di discussione, I'ASI, I'ENEA,<br />

il CNR, che operava ancora sui decreti del 1945;<br />

si è cercato sostanzialmente di mettere in inovimento<br />

un'intera macchina. I risultati non li vedrò<br />

io, non li vedrete nemmeno tutti voi, ina sono<br />

risultati nelle possibilità di questa legislatura.<br />

Infine, segnalo che l'articolo 45 del Collegato a<br />

questa finanziaria introduce un altro tassello nell'architettura<br />

del sistema, un tassello non "ministeriale",<br />

ma promosso dal Ministero. Il Govemo<br />

si impegna con questa finanziaria a mettere in<br />

campo diecimila borse di ricerca di natura e misura<br />

variabile all'interno di scambi di reciprocità<br />

con Fondazioni e Istituzioni estere, nazionali, nell'arco<br />

del triennio 1999-2001. E lo fa non aprendo<br />

un ufficio al Ministero ma promuovendo la<br />

Fondazione Italiana per la Scienza.<br />

Vogliamo dirlo in inglese? Suona meglio Italian<br />

Science Foundation. Che cos'è? È il recupero di<br />

una dimensione di centralità a uno sforzo colletti-<br />

vo, che non si sostituisce alla dinamica della rete<br />

dei centri dellYUniversità nella loro grandissima<br />

autonomia, ma che segnala l'intenzione del Paese<br />

di costruire una Onlus con benefici fiscali molto<br />

forti a sostegno della mobilità e del recupero di<br />

tutte le risorse umane, nazionali e non solo nazionali.<br />

Questo è un modo di attrezzare il Paese a<br />

una competizione che ci ha visto in termini di<br />

organizzazione molto arretrati. È un modo perché<br />

tutti voi, tutti noi, quando si va in giro a partecipare<br />

a riunioni nelle sedi decisionali si sappia di<br />

andarci con una struttura ed un modello organizzativo<br />

che è una struttura equivalente a quella<br />

degli altri grandi Paesi colti. Si potrà andare al<br />

confronto con la consapevolezza di rappresentare<br />

un sistema formativo integrato e un modello libero,<br />

flessibile, audace di università.


Quale lo scopo dell'università?<br />

NICOLA SIGNORELLI<br />

Yice Presidente del Consiglio<br />

degli Studenti<br />

B<br />

uon giorno a hitti e grazie della opportunità<br />

che mi è stata offerta di parlare oggi<br />

in occasione della inaugurazione del 136"<br />

Anno Accademico del Politecnico di Milano. Di<br />

fronte a un evento cosi importarite e rappresentativo<br />

nasce il desiderio di riscoprire le origini di<br />

questo luogo. Che cos'è e da dove nasce I'università?<br />

La parola ~rrii~re~sit~s ci ricorda che la conoscenza<br />

è un fattore che ha a che fare con I'universo<br />

cioè con la totalità della realtà, degli aspetti<br />

della vita e delle dimensioni della persona.<br />

Lo scopo della università è quindi lo studio della<br />

realtà tutta in relazione al significato che essa possiede,<br />

per questo l'università è la strada per la realizzazione<br />

delle esigenze di felicità di ogni persona<br />

che vi studia, vi insegna e vi ricerca. Tanto è<br />

vero che l'università è nata nel Medioevo per<br />

opera di studenti che unitisi hanno scelto docenti<br />

in grado di insegnare loro un metodo per introdursi<br />

alla conoscenza delle cose.<br />

Quest'ultimo è l'aspetto più affascinante e più<br />

avvincente per noi studenti: la possibilità di avere<br />

di fronte uomini che ci trasmettano il proprio<br />

sapere e la propria esperienza umana, cioè maestri<br />

che sappiano insegnare a partire dal proprio lavoro,<br />

dai propri shidi, in fondo dalla propria vita.<br />

La fatica dello studio, il seguire assiduamente le<br />

lezioni acquistano cosi un gusto e una curiosità<br />

che sono la linfa vitale di un vero apprendimento<br />

e della ricerca scientifica, cioè delle due dimensioni<br />

fondamentali della università.<br />

A noi studenti interessa questo tipo di università,<br />

ed è per questo clie ci impegniamo durante l'anno<br />

anche nei vari organi accademici affrontando e<br />

giudicando i probletiii che sorgono: a partire dalle<br />

riforme in atto fiiio ad arrivare ai problemi pii1<br />

semplici che riguardano il singolo studente (piani<br />

di studio, corsi di lingua, borse di studio, alloggi.<br />

..). Vorrei in pai-ticolare indicare due aspetti<br />

riguardanti l'attualità della vita universitaria<br />

rispetto ai quali a mio awiso questa visione dell'università<br />

ha un'incidenza significativa.<br />

I1 primo è la riforma universitaria. A mio parere<br />

comamo il rischio di voler arrivare troppo velocemente<br />

a una soluzione sostitutiva di quella attuale,<br />

sia da parte del ministero che degli organi accademici,<br />

perdendo l'occasione di riformulare realmente<br />

il sistema universitario. Occorre infatti<br />

tenere conto dell'esigenza di accorciare il percorso<br />

degli studi e di permettere quindi allo sh~dente<br />

di approdare al inondo del lavoro in tempi ragionevoli<br />

rispetto alla durata nominale dei corsi di<br />

laurea (che comunque vedono ancora una presenza<br />

massiccia dei fuori corso). A tale proposito<br />

sono coiivinto della importanza dell'apporto di<br />

noi studenti nel lavoro di verifica e ridistribuzione<br />

dei carichi didattici sia attraverso l'utilizzo dell'osservatorio<br />

della didattica (che sta ottenendo<br />

buoni risultati), sia attraverso presenza negli organi<br />

accademici (C.C.L., C.C.D., C.F.).<br />

Proprio perché l'università è una fonna di conoscenza<br />

aperta a tutti gli aspetti della realtà e della<br />

vita vorrei mettere a tema un punto siil quale<br />

abbiamo sempre insistito: favorire la libera iniziativa<br />

degli studenti nelle diverse fornie di associazione<br />

e aggregazione all'interno della università<br />

stessa. E essenziale a riguardo che si valorizzino e<br />

si incentivino le forme di iniziative culturali e<br />

sociali promosse da shidenti e docenti. A questo<br />

proposito uscirà prossimainente una nota di indirizzo<br />

niinisteriale avente come oggetto una normativa<br />

che agevoli e promuova la presenza di<br />

associazioni e cooperative formate da studenti<br />

all'interno dei vari atenei, ad esempio assicurando<br />

e incrementando la disponibilità di spazi per gli<br />

studenti, riconoscendo quindi il valore di presenza<br />

e la validità dei servizi offerti da tali soggetti. La<br />

nota di indirizzo sarà inoltre seguita da un decreto.<br />

Certo che anche questo sarà un fattore fondamentale<br />

per la crescitae lo sviluppo della università in<br />

Italia, colgo I'occasione per augurare un biion<br />

lavoro a tutti i presenti.


La modellistica matematica:<br />

una sintesi tra teoremi e mondo reale<br />

ALFIO QUARTERONI<br />

Ordinario di mfcofo numerico<br />

Figura I<br />

La modellistica<br />

matematica.<br />

"Le forn~e create dal niatenrntico, conie qtrelle<br />

create àal pittore o h1 poeta, deiporio essere belle;<br />

le idee, coise i colori o le pcii-ole, deiporio legarsi<br />

ai7iiortiosai~terite. AI nionclo, non vi è lrn posto<br />

perenne per la niateniaticu bi*trttrr. "<br />

G.H.Hardj><br />

v<br />

orrei innanzitutto ringraziare il Magnifico<br />

Rettore e il Senato Accademico per aver-<br />

~ni affidato la prolusione che dà inizio al<br />

nuovo Anno Accademico. È un grande onore per<br />

me e per il dipartimento di cui faccio parte. I1 tema<br />

che mi propongo di analizzare è quello della<br />

modellistica matematica, del suo ruolo nella scienza<br />

in generale e nella cultura politecnica in particolare,<br />

nonché del suo interesse nel contesto extraaccademico.<br />

Negli ultimi decenni abbiamo assistito<br />

a un vertiginoso aumento dell'uso della<br />

matematica, sia nello sviluppo teorico di diverse<br />

discipline scientifiche, sia nelle applicazioni a svariati<br />

contesti nella vita quotidiana. Mezzo secolo<br />

fa, salvo sporadiche eccezioni, con il termine<br />

"matematica applicata" si intendeva essenzialmente<br />

l'applicazione della matematica alla meccanica.<br />

Oggi, la matematica può considerarsi, a buon diritto,<br />

un elemento fondamentale del processo cognitivo<br />

e descrittivo di intere discipline, quali, per<br />

esempio, la fisica, la chimica, la biologia, le scienze<br />

dell'ingegneria, la medicina e l'economia. Con<br />

il tennine modellistica matematica si intende il<br />

processo che si sviluppa attraverso l'interpretazione<br />

di un problema originato da tali discipline, la<br />

rappresentazione dello stesso problema mediante<br />

il linguaggio e le equazioni della matematica, I'analisi<br />

di tali equazioni, nonché l'individuazione di<br />

metodi di simulazione numerica idonei ad approssimarle,<br />

e infine, I'implementazione di tali metodi<br />

su calcolatore tramite opportuni algoritmi (Fig. 1).<br />

Che cosa motiva l'interesse per la modellazione<br />

matematica, e quali sono i vantaggi che possono<br />

derivare dall'applicazione di una buona teoria<br />

matematica ai diversi aspetti del reale? Nelle<br />

scienze sperimentali, via via che una disciplina<br />

passa dallo stadio primordiale di ossei-vazione e<br />

descrizione empirica di fenomeni, a quello di<br />

stnittura logica organizzata, essa tende a servirsi di<br />

strumenti matematici sempre più raffinati. Per<br />

altre scienze, le motivazioni possono essere molteplici<br />

e di varia natura. Per esempio, si formulano<br />

modelli matematici quando si vogliono porre i<br />

presupposti per esercitare un controllo su dinamiche<br />

demografiche o sociali.<br />

Oppure, come awiene per molti problemi nelle<br />

scienze economiche, i modelli matematici consentono<br />

di desumere informazioni quantitative operando<br />

su un numero di variabili assai più grande di<br />

quelle che potrebbero essere considerate in un'analisi<br />

meramente qualitativa. Ciò avviene per<br />

quelle teorie che formulano ipotesi su agenti che<br />

non possono prendere decisioni indipendentemente<br />

uno dall'altro e che tendono a massimizzare<br />

determinati obiettivi con risorse limitate. In tale<br />

contesto, è cruciale riuscire a prevedere la risposta<br />

di sistemi fortemente interdipendenti al variare<br />

delle condizioni di riferimento (come le situazioni<br />

di mercato).<br />

È infine doveroso rilevare come un forte impulso<br />

alla modellazione matematica della realtà su scala<br />

sempre più vasta sia venuto dall'applicazione dell'analisi<br />

dei sistemi, attraverso la quale si amplia il<br />

campo di osservazione, concependo scenari su<br />

scala globale. A titolo di esempio, citiamo il<br />

modello elaborato nel periodo della guerra fredda<br />

sul comportamento dell'atmosfera dopo l'uso di<br />

armi atomiche, con la terrificante prospettiva dell'inverno<br />

nucleare. Oppure il cosiddetto modello<br />

di global change, che vede tuttora impegnati<br />

numerosi scienziati per la descrizione dell'interazione<br />

fra oceani, terra e atmosfera, al fine di predire<br />

in termini accurati variazioni climatiche dovute<br />

all'effetto serra.


La modellistica matematica<br />

nella cultura politecnica<br />

Qualunque ne sia la inotivazione, grazie alla<br />

modellistica matematica un problema del inondo<br />

reale viene trasferito dall'uiiiverso che gli è proprio<br />

in iin altro habitat in ciii può essere aiializzato<br />

pii1 convenientemente, risolto per via iiiimerica,<br />

indi ricondotto al suo a~iibito originario previa<br />

visualizzazioiie e interpretazione dei risiiltati ottenuti<br />

(Fig.2). 11 modello non esprime necessariamente<br />

l'intima e reale essenza del problema (la<br />

realtà è spesso così complessa da non lasciarsi<br />

rappresentare in modo esaustivo con formule<br />

matematiche), ma deve fominie una sintesi utile. I<br />

matematici hanno un ruolo peculiare in tale contesto.<br />

Essi sanno vedere e capire la natiira intrinseca<br />

di un problema, deteiminare quali caratteristiche<br />

sono rilevanti e quali non lo sono, e, di consegnenza,<br />

sviluppare una rappresentazione mateinatica<br />

che contiene l'essenza del problema stesso.<br />

Una caratteristica della sfera d'indagine matematica<br />

presente in questo processo è l'astrazione,<br />

ovvero la capacità di identificare caratteristiche<br />

comiini in campi differenti, così che idee generali<br />

possano essere elaborate a priori e applicate di<br />

conseguenza a situazioni fra loro assai diverse. I<br />

matematici hanno la consuetudine a trattare con<br />

l'astrazione, separandosi dal problema e sganciando<br />

la loro analisi da tecnologie specifiche e<br />

mutevoli; a fare emergere sottili divergenze e portare<br />

alla luce aiialogie a priori iinpensabili; a sviluppare<br />

modelli per sistemi astratti e diinostrame<br />

le proprietà fondamentali (coglie bene questa pulsione<br />

Eddiiigton quando scrive: "la dimostrazione<br />

è un idolo davanti al quale il matematico si toitu-<br />

13"). L'ingegneria lia tradizionalinente beneficiato<br />

dell'uso di modelli matematici nelle varie fasi<br />

inerenti la progettazione, il coiitrollo, I'ottitnizzazione<br />

e la gestione di processi tecnologici e produttivi,<br />

nei settosi pii1 disparati quali quello aeronautico,<br />

meccanico-strutttiristico, chiinico, della<br />

microelettronica, dell'industria energetica e di<br />

processo, della bio-ingegneria e dell'ainbiente.<br />

Gli ingegneri sono sempre pii1 interessati a utilizzare<br />

in modo complementare l'analisi sperimentale<br />

e la simulazione numerica. La prima è insostituibile<br />

per acquisire una corretta sensibilità fisica<br />

nei confronti del fenomeno in esame, anclie se<br />

può avere costi elevati. Inoltre, in alcuni frangenti,<br />

come nel caso della galleria del vento per I'analisi<br />

di processi fluidodinamici, può essere affetta<br />

da fenomeni di interferenza, oltre a dovere far<br />

ricorso a modelli in scala ridotta. La modellistica<br />

matematica, unita alla siinulazione numerica, è<br />

più flessibile ed elastica nello studio della variabilità<br />

della risposta in rapporto al mutare dei paranietri<br />

di progetto o delle condizioni al contorno.<br />

Sempre nel caso fluidodinamico, essa consente di<br />

giungere a una descrizione completa del campo di<br />

moto, anche se, per regimi di flusso turbolenti,<br />

coine vedremo essa necessita l'introduzione di<br />

ulteriori ipotesi circa il meccanismo di trasferiinento<br />

di energia. La modellistica matematica è<br />

dunque elemento di congiunzione fra la modellistica<br />

sperimentale e la realizzazione progettuale.<br />

A monte, i modelli matematici traggono linfa<br />

vitale dall'analisi fenoinenologica e sperimentale<br />

(Fig.3). Le equazioni sono sempre ispirate da leggi<br />

fisiche fondamentali, quali le condizioni di<br />

equilibrio nella statica, o la conservazione della<br />

massa, dell'energia e del momento nella dinamica<br />

dei mezzi continui. In tali equazioni, gli aspetti<br />

inerenti la reologia dei materiali, l'individuazione<br />

delle condizioni al contorno, nonché la determinazione<br />

dimensioiiale dei coefficienti e dei parametri<br />

caratteristici, sono fornite dall'analisi ingegneristica.<br />

(E proverbiale l'idiosincrasia dei matematici<br />

verso l'analisi dimensionale delle eqiiazioni<br />

che essi trattano, preferendo di gran lunga I'ambientazione<br />

in spazi funzionali astratti in cui svanisce<br />

ogni riferimento 'tangibile' alla fisicità del<br />

problema originario. Essi sognano un moiido in<br />

rnodellistica 1 e 1 rnodelllsilca<br />

I 1 I<br />

matematica<br />

numerica<br />

Flgua 2. Interazioni fra mondo<br />

reale e modellistica.


Figuri 3<br />

Analisi preliminare<br />

Figura 4<br />

Dal design preliminare<br />

alla simuladone numerica.<br />

Figura 5<br />

Analisi a posteriori.<br />

figura 6<br />

Dall'avan-progetto<br />

al progetto.<br />

riaualizzazbne<br />

ed anallsi bei<br />

cui l'ingegnere dica: "questo è il problema, ecco<br />

le equazioni". Tuttavia, raramente un problema<br />

dell'ingegneria nasce già formulato in termini<br />

rigorosamente matematici, e lo sforzo congiunto<br />

deve mirare a far affiorare le informazioni rilevanti<br />

e i dati significativi per la costruzione completa<br />

di un modello).<br />

Ulteriore elemento distintivo dell'analisi preliminare<br />

è, in molti casi, la costruzione di un modello<br />

geometrico, owero la rappresentazione, attraverso<br />

modellatori solidi o strumenti di CAD, della<br />

regione tridimensionale entro cui le equazioni<br />

andranno risolte. Si pensi, per esempio, alla complessità<br />

del modello geometrico necessario a rappresentare<br />

un aereo in configurazione completa,<br />

partendo da un design preliminare, prima di intraprenderne<br />

la simulazione numerica (Fig.4). A<br />

valle del processo, la complessità dei risultati<br />

numerici ottenuti da un modello rende necessaria<br />

una loro analisi in forma logicamente organizzata,<br />

e una verifica alla luce delle prove sperimentali<br />

disponibili, ma, soprattutto, dell'intuizione dell'ingegnere.<br />

Quest'analisi retroattiva può a sua<br />

volta innescare un processo iterativo di modifica<br />

del modello (nelle equazioni e10 nei parametri<br />

che lo definiscono), sino a quando i risultati ottenuti<br />

su una classe significativa di casi di studio<br />

non siano ritenuti soddisfacenti da chi ha posto il<br />

problema (Fig.5).<br />

Un esempio, relativo alla progettazione aerodinamica<br />

di un veicolo o un velivolo, è illustrato in<br />

Fig. 6. Si noti come nella fase che intercorre fra il<br />

design preliminare (o avan-progetto) e il progetto<br />

definitivo si ricorra in modo interattivo della galleria<br />

del vento e della simulazione numerica. La<br />

modellistica matematica può, dunque, diventare<br />

uno degli elementi aggreganti (e qualificanti) della<br />

cultura politecnica.<br />

La presenza di laboratori sperimentali e di gallerie<br />

del vento, di specialisti nell'analisi teorica,<br />

nell'informatica, nelle scienze fondamentali quali<br />

la fisica e la chimica, e nei settori più spiccatamente<br />

tecnologici, e anche nell'architettura, nella<br />

grafica avanzata e nel design, è elemento distintivo<br />

di una scuola politecnica e può fungere da elemento<br />

catalizzatore e propulsivo per lo sviluppo<br />

di una disciplina intersettoriale quale è la modellistica<br />

matematica.


La simulazione numerica<br />

L'obiettivo primario per un matematico applicato<br />

è la risoluzione effettiva del problema. I problemi<br />

matematici folmulati nell'ambito della modellistica<br />

non sono quasi mai risolubili per via analitica.<br />

I teoremi dell'analisi matematica e della geometria,<br />

seppur fondamentali per stabilire se il problema<br />

sia "ben posto" o meno, assai raramente haiino<br />

natura costruttiva atta a indicare un processo di<br />

rappresentazione esplicita della soluzione. E pertanto<br />

necessario sviluppare metodologie di<br />

approssimazione che, in ogni circostanza, conducano<br />

ad algoritmi che rendano possibile la risoluzione<br />

su calcolatore.<br />

I1 compito di trasformare una procedura matematica<br />

in un programma di calcolo corretto richiede<br />

attenzione alla struttura, efficienza, accuratezza e<br />

affidabilità. Per tale ragione, la scelta di un metodo<br />

numerico non può prescindere da una conoscenza<br />

adeguata delle proprietà qualitative della<br />

soluzione del modello matematico, del suo comportamento<br />

rispetto alle variabili spaziali e temporali,<br />

delle sue proprietà di regolarità e stabilità.<br />

È pertanto giustificato l'uso del tennine modellistica<br />

numerica che generalmente si adotta a tale<br />

riguardo. Essa è una scienza interdisciplinare, che<br />

si trova alla confluenza di vari settori, quali la<br />

matematica, l'informatica e le scienze applicate.<br />

Intrinseco al concetto di modello numerico vi è<br />

quello di approssimazione, e dunque di errore.<br />

La modellistica numerica mira a garantire che<br />

l'errore sia piccolo e controllabile e a sviluppare<br />

algoritmi di risoluzione efficienti. La controllabilità<br />

è un requisito ciuciale per un modello numerico:<br />

l'analisi numerica fornisce stime dell'errore<br />

che garantiscano che esso stia al di sotto di una<br />

soglia di precisione fissata a priori (la ben nota<br />

tolleranza percentuale accettabile dall'ingegnere).<br />

A tale scopo vengono progettati algoritmi adattivi,<br />

i quali, adottando una procedura di feedback a<br />

partire dai risultati già ottenuti, modificano i<br />

parametri della discretizzazione numerica e<br />

migliorano la qualità della soluzione. Ciò è reso<br />

possibile dalla analisi a posteriori (quella basata<br />

sulla conoscenza del residuo della soluzione calcolata),<br />

uno strumento supplementare (rispetto<br />

all'analisi a priori, o di Hadamard), di cui può<br />

giovarsi la modellistica numerica.<br />

Una misura dell'efficienza di un algoritmo è la<br />

sua complessità, ovvero la quantità di risorse<br />

(tempo di calcolo e occupazione di memoria)<br />

richieste per I'implementazione dell'algoritmo<br />

stesso. La convinzione che i supercalcolatori oggi<br />

disponibili consentano la risoluzione di problemi<br />

di arbitraria complessità è illusoria. Lo vedremo<br />

nel seguito, dove considererò alcuni esempi relativi<br />

a modelli deterministici, esprimibili tramite<br />

equazioni differenziali alle derivate parziali. In<br />

particolare, mi limiterò al caso delle equazioni<br />

della dinamica dei fluidi, per le quali esiste una<br />

consolidata tradizione di ricerca presso il nostro<br />

dipartimento di matematica.<br />

Personalmente, pur essendomi dedicato anche ad<br />

altre problematiche, quali l'analisi delle strutture,<br />

e dei fenomeni di propagazione di onde acustiche,<br />

elastiche ed elettromagnetiche, sono particolarmente<br />

attratto dalla dinamica dei fluidi, perché da<br />

un lato la si incontra in una amplissima gamma di<br />

problemi in diverse discipline scientifiche, dall'altro<br />

essa dà origine a una delle più difficili collezioni<br />

di problemi dell'intera matematica applicata.<br />

Un esempio impegnativo:<br />

la Modellistica in fluidodinamica<br />

I fluidi (liquidi o gas) hanno un ruolo pervasivo<br />

nella nostra vita quotidiana. La dinamica dell'atmosfera,<br />

la dispersione di agenti inquinanti nell'aria,<br />

la formazione di correnti e la circolazione di<br />

sedimenti nei corsi d'acqua, il fluire del sangue<br />

nel nostro sistema cardiovascolare, sono solo<br />

alcuni esempi che corroborano questa afferinazione.<br />

Altri processi, di natura apparentemente diversa,<br />

sono tuttavia riconducibili a modelli di fluido:<br />

per esempio (a livello microscopico), gli elettroni<br />

in un dispositivo a semiconduttore si comportano<br />

come un fluido che conduce corrente elettrica.<br />

Tutti questi esempi (e innumerevoli altri) sono<br />

modellabili attraverso un sistema di equazioni alle<br />

derivate parziali introdotte dall'ingegnere fiancese<br />

Louis Marie Henri Navier e dal fisico irlandese<br />

sir George Gabriel Stokes.<br />

Nonostante tali equazioni siano note da oltre un<br />

secolo, molte caratteristiche del moto dei fluidi<br />

continuano a eludere la nostra capacità di comprensione.<br />

Peraltro, i problemi intricati hanno<br />

sempre esercitato un sottile fascino sui matematici


m;I<br />

'-<br />

%L C r<br />

'-@p'*:<br />

5<br />

6<br />

Figura 7<br />

Scale della turbolenza<br />

e spettro di energia.<br />

Figura 8<br />

Vortici nella scia<br />

di un cilindro. nel caso<br />

in cui Re=200.<br />

(come puntualizza P.Hein, "un problema degno di<br />

essere attaccato si dimostra tale resistendo agli<br />

attacchi"). I metodi analitici non conducono praticamente<br />

mai a esplicitare la soluzione delle equazioni<br />

di Navier-Stokes, se non sotto ipotesi fisiche<br />

e geometriche cosi restrittive da svuotare le stesse<br />

equazioni di ogni interesse applicativo.<br />

La ragione di tale difficoltà è la naturale propensione<br />

dei fluidi a esibire comportamenti complessi,<br />

o, per meglio dire, turbolenti. La turbolenza,<br />

peraltro, non è una proprietà costitutiva di un fluido,<br />

ma piuttosto un regime specifico del flusso,<br />

che si manifesta quando un numero molto elevato<br />

di gradi di libertà prende parte attiva nella dinamica<br />

del fluido. La nonlinearità del modello fa sì<br />

che la fisica sia accoppiata a tutte le possibili scale<br />

del moto. Tale interazione fra le scale è la<br />

responsabile del coinportamento turbolento.<br />

Parafrasando U.Frisch e S.Orszag, dobbiamo<br />

ammettere che oggi si conosce meno delle scale<br />

fini della turbolenza (per esempio, di ciò che succede<br />

alla scala di lmm nell'atmosfera) di quanto<br />

non si conosca la struttura sub-atomica della<br />

materia, o quella di grande scala dell'universo.<br />

I1 parametro che misura il "livello di turbolenza"<br />

in modo sintetico è il cosiddetto numero di<br />

Reynolds, direttamente proporzionale alla velocità<br />

caratteristica del fluido e inversamente proporzionale<br />

alla sua viscosità molecolare. I1 numero<br />

di Reynolds misura l'importanza della convezione<br />

(che avviene alle scale macroscopiche)<br />

rispetto alla dissipazione (che si attiva invece a<br />

partire dal livello molecolare).<br />

Dall'analisi delle equazioni di Navier-Stokes si<br />

può inferire che il numero di gradi di libertà attivi<br />

in un flusso turbolento è dell'ordine di N=Re9/4<br />

(per semplicità di ragionamento, si può pensare di<br />

dover trattare, a ogni istante temporale, una serie<br />

di Fourier con N frequenze attive).<br />

Essendo il numero di Reynolds di numerosi flussi<br />

(per esempio quelli intorno a un aereo) dell'ordine<br />

di lo6, il corrispondente numero di gradi di<br />

libertà attivi può tranquillamente superare IOt3,<br />

owero diecimila miliardi.<br />

L'energia che alimenta il fluido alle grandi scale<br />

(dovuta alle condizioni al contorno e alle forze di<br />

volume) viene trasferita a scale via via più piccole<br />

attraverso l'interazione nonlineare fra i gradi di<br />

libertà attivi nel fluido, con una sorta di cascata di<br />

energia che prosegue sino a raggiungere una scala<br />

cosi piccola al di sotto della quale l'energia<br />

stessa viene irreversibilmente dissipata in calore.<br />

La più piccola scala attiva nel fluido, che indicheremo<br />

con k, è nota conte scala di Kolmogorov e<br />

risulta essere direttamente proporzionale alla più<br />

grande scala L e inversamente proporzionale a<br />

Re3/4 (Fig.7).<br />

La conseguenza di una tale relazione è presto evidenziata.<br />

Per esempio, nella turbolenza atmosferica<br />

(quella che deve essere simulata ogni giorno<br />

per le previsioni meteorologiche) il numero di<br />

Reynolds è dell'ordine di IO8 (owero 100 milioni)<br />

e pertanto, l'energia immessa a una scala di un<br />

chilometro si può ritrovare a scale dell'ordine di<br />

un millimetro.<br />

Una caratteristica generale di un fluido turbolento<br />

è la presenza di regioni di flusso coerente, entro<br />

cui la turbolenza si organizza dando forma a moti<br />

regolari e non caotici, tipicamente strutture a spirale<br />

chiamate vortici. Un tornado ne costituisce<br />

un esempio su grande scala, cosi come gli anelli<br />

che si creano dal fumo di una sigaretta lo sono su<br />

piccola scala.<br />

In Fig. 8 sono illustrati i vortici generati nella scia<br />

di un cilindro, qui rappresentato dalla sua sezione<br />

circolare. Le strutture coerenti appaiono organizzate<br />

in forma gerarchica, in cui i grandi vortici<br />

danno origine ai piccoli vortici, questi ultimi generano<br />

a loro volta strutture ancora più piccole, e<br />

cosi via tino a un diametro k dell'ordine della scala<br />

di Kolmogorov, coine schematizzato in Fig.7.<br />

Per converso, ogni scala spaziale è influenzata in<br />

modo significativo da una scala pii1 piccola, e<br />

quest'ultima a sua volta da scale sempre inferiori,<br />

in un processo a catena che viene comunemente<br />

denominato enkanced transport.<br />

Per simulare numericamente un flusso turbolento,<br />

difficilmente si possono tenere in conto tutte le N<br />

scale attive, dalla macroscala L sino a quella di<br />

Kolmogorov k. Per esempio, nel caso della turbolenza<br />

atmosferica, per poter simulare lo scambio<br />

energetico sino alla scala di Kolmogorov, si<br />

dovrebbero usare metodi che abbiano una distribuzione<br />

di nodi (dove calcolare le variabili primarie,<br />

la velocità e la pressione) che distino fra loro<br />

meno di un millimetro.


Ciò condurrebbe, per la sin~ulazione di una porzione<br />

di fluido di un solo cliilometro di ampiezza,<br />

alla risoliizione di un sistema dinamico di 1018<br />

variabili (ovvero un iniliardo di miliardi di incognite),<br />

che nessiiti calcolatore oggi esistente<br />

potrebbe affrontare.<br />

È pertanto giocoforza riniinciare alla cosiddetta<br />

simulazione diretta della turbolenza (o DNS) e<br />

ricorrere a metodi di riduzione che approssimiiio<br />

direttamente solo un numero limitato di scale del<br />

fluido, e modellino il trasferimento energetico<br />

dalle scale piccole (quelle non considerate) a<br />

quelle "grandi", attraverso opportuni processi di<br />

media o di rinonnalizzazione (Fig. 9 per una rappresentazione<br />

schematica).<br />

Un iilteriore elemento di difficoltà si incontra nella<br />

modellistica e nella simulazione di flussi in<br />

presenza di reazioni chimiche, sia nel caso inonofase<br />

che in quello multifase.<br />

Per ragioni di tempo non svilupperò questo argomento,<br />

nonostante il notevole interesse che eiso<br />

riveste in numerosissiine applicazioni.<br />

Nella pratica industriale, l'uso esteso della speriinentazione<br />

ha costihiito a lungo il solo stnimento<br />

disponibile per l'analisi di fenomeni connessi al<br />

moto dei fluidi. In alcune circostanze, tuttavia, le<br />

temperature e le velocità in gioco sono così elevate<br />

che la speriinentazione in galleria del vento è<br />

ardua se non impossibile (si pensi per eseinpio<br />

alla fase di rientro dall'atinosfera di un veicolo<br />

spaziale).<br />

In aih'e situazioni, per esempio nello studio degli<br />

effetti fisio-patologici indotti dalla fluidodinatnica<br />

del sangue, la sperin~entazione in vivo, oltre a<br />

essere poco accurata e iiievitabilmente laciitiosa,<br />

non è esente da eleinenti di owia criticità per il<br />

paziente.<br />

La modellistica numerica del inoto dei fluidi, se<br />

iiiipostata con il giusto rigore matematico, può<br />

fornire risultati affidabili per la coinprensione di<br />

fenomeni complessi ed essere un valido stnirnento<br />

di supporto all'analisi sperimentale e alla progettazione<br />

industriale.<br />

Nahiralmente è necessario sviliippare metodologie<br />

numeriche adatte e predisporre algoritini che<br />

sappiano sfruttare in inodo ottimale le poteiuialità<br />

offerte dalle moderne architetture di calcolo<br />

vettoriale e parallelo.<br />

Ridurre per poter risolvere<br />

La coinplessità dei problemi da risolvere, tuttavia,<br />

può essere ancora troppo elevata in relazione al<br />

molo che la siinulazione nuinerica deve rivestire.<br />

Per esempio, nella fase di progettazione e ottiinizzazione<br />

di un veicolo, nell'industria automobilistica<br />

si ricorre alla utilizzazione di diversi codici<br />

di calcolo in inodo interattivo per l'analisi integrata<br />

delle diverse componenti progettuali.<br />

La Fig.10 mostra che i tempi di elaborazione<br />

richiesti per l'analisi di alcuni eleiiieiiti sono troppo<br />

elevati per consentire diverse simulazioni giornaliere.<br />

In tali casi, si impone un ripeiisainento del<br />

inodello e una sua opportuna riduzione dimensionale.<br />

Per esempio, il n~odello ridotto delle equazioni<br />

di Navier-Stokes in cui vengano trascurati<br />

gli sforzi viscosi dà origine alle cosiddette equazioni<br />

di Eulero, le quali bastano a predire accuratamente<br />

la pressione e la portaiiza nell'aerodina-<br />

ELLA SkYiLASUJ#IE NUWBXC.iD<br />

Ilf TREA AiUTQMQBYlSTEA#<br />

MI* "l-<br />

-l *-<br />

Figura 9<br />

Scale risolte e scale modellate<br />

nella simulazione<br />

di flussi turbolenti.<br />

Figura 1 O<br />

Complessità della simulazione<br />

numerica nell'industria<br />

automobilistica.


Figura I I<br />

Decomposizione del dominio<br />

e calcolo parallelo.<br />

Figura 12<br />

Fattore di guadagno nel tempo<br />

di calcolo per la risoluzione<br />

di sistemi lineari<br />

Incremento delle prestazioni<br />

per la risoluzione di sistemi lineari<br />

- dovute UI metodi numerici<br />

- dovute allo sviluppo dell'hardwere<br />

IO' 1 I I 1<br />

mica esterna, e anche lo scambio di energia fra<br />

fluido e macchina in flussi interni. Una ulteriore<br />

riduzione porta alla cosiddetta equazione del<br />

potenziale non lineare, una singola equazione<br />

(non più un sistema di equazioni) che ben si presta<br />

a descrivere flussi irrotazionali e isentropici,<br />

ed è per tale ragione frequentemente utilizzata<br />

iiell'industria aeronautica per la simulazione di<br />

regimi non transonici. Naturalmente, l'adozione<br />

di modelli ridotti consente di abbassare drasticamente<br />

la complessità del problema, rendendo possibili<br />

simulazioni che altrimenti non lo sarebbero,<br />

ma tale riduzione deve essere giustificata. Dal<br />

punto di vista fisico non deve far perdere di significatività<br />

al problema in esame, da quello<br />

matematico deve conservare le proprietà teoriche<br />

fondamentali del modello originario. La sintesi fra<br />

queste due esigenze non è sempre facile e richiede<br />

uno sforzo congiunto di matematici e ingegneri.<br />

In un altro ambito, la riduzione della complessità<br />

si può anche ottenere ricorrendo alla partizione<br />

geometrica del problema, onde rendere efficace i1<br />

ricorso al calcolo parallelo. In tale caso si nconduce<br />

il problema numerico originario a una successione<br />

di problemi di dimensione ridotta, ognuno<br />

dei quali può essere risolto con una procedura<br />

simultanea in un ambiente di calcolo multiprocessore.<br />

In Fig.1 l si illustra schematicainente questo<br />

processo relativamente alla simulazione del flusso<br />

intorno a un profilo alare di un aereo in assetto di<br />

atterraggio. In effetti, lo sviluppo delle architetture<br />

parallele ha stimolato i matematici a progettare<br />

nuovi metodi di calcolo, spesso basandosi su una<br />

rifonnulazione dello stesso n~odello matematico.<br />

In Fig.12 viene mostrato come il fattore di abbattimento<br />

del tempo di calcolo dovuto a vent'anni di<br />

evoluzione nell'hardware sia addirittura superato<br />

da quello acquisito migliorando progressivamente<br />

i metodi numerici e adattandoli alle architetture<br />

vettoriali. La crescita simbiotica dell'hardware e<br />

del sofìware è uno dei presupposti per trattare con<br />

successo modelli matematici di complessità sempre<br />

maggiore. I1 nostro Rettore ha dimostrato in<br />

modo tangibile di condividere questo punto di<br />

vista, e di credere all'importanza che il calcolo<br />

scientifico ad alte prestazioni riveste per questa<br />

Scuola; di questo lo voglio personalmente ingraziare.<br />

Grazie per l'ascolto.<br />

Nella prefazione al suo capolavoro A Brief Hisfor:~! of Tirite,<br />

Stephen Hawking scrive che il suo editore lo amiiioni che ogni<br />

equazione iiitrodotta nel testo gli avrebbe fatto dimezzare le<br />

vendite. Hawking si limitò a incliidere la celeberriiiia equazione<br />

dell'energia di Einstein. Per tnsposizione, C fatte le debite<br />

proporzioni, ancli'io ho raccolto idealmente questo monito e<br />

non Iio inserito alcuna eqiiazioiie. Non sono certo che la coniprensione<br />

di qiiesie note ne risulti agevolata. Posso invece<br />

affeniiare con certezza che questa voloiitaria riiiiiiicia è stata<br />

molto sofferta: ogni matematico costretto a espriiiiersi senza<br />

equazioni conipie un gesto di autentico eroisiiio!


Il Contributo del Politecnico di Milano<br />

alle ricerche spaziali<br />

Introduce il Rettore del Politecnico Prof. Adriano De Maio<br />

I1 Politecnico di Milano ha una grande tradizione<br />

di sviluppo e applicazione di tecnologie<br />

in campo spaziale. In particolare, i tre dipariimenti<br />

promotori di questo convegno rappresentano<br />

l'anima "spaziale" del nostro ateneo,<br />

essendo impegnati da tempo nell'ambito delle<br />

telecomunicazioni, dell'osservazione della<br />

Terra, della progettazione di strutture per<br />

moduli orbitanti e, più recentemente dell'analisi<br />

quantitativa del comportamento motorio<br />

dell'uomo durante l'esposizione prolungata<br />

alla microgravità.<br />

Questo convegno è stato organizzato nell'ambito<br />

di quest'ultimo settore ed è specificatamente<br />

dedicato allo studio del comportamento<br />

motorio dell'uomo in microgravità con la partecipazione<br />

di esperti nazionali ed internazionali<br />

del settore. Ringrazio il Professor Pedotti,<br />

Direttore del Dipartimento di Bioingegneria,<br />

per aver contribuito a far si che questo Convengo,<br />

di cui è principale promotore, sia anche<br />

un'occasione per presentare il ruolo che il<br />

Politecnico di Milano ha svolto nell'ambito<br />

del Programma Spaziale Internazionale.<br />

E un onore e un piacere avere con noi il<br />

Capitano Michael Baker, comandante dello<br />

Space Shuttle e veterano delle missioni spaziali.<br />

La sua visita è uii'opporiuniti unica per<br />

avere una diretta testimonianza delle attività<br />

dell'uoino nello spazio, che in questo caso,<br />

hanno riguardato l'ultima missione del<br />

comandane Baker, culminata con il quinto<br />

dockiiig della navetta Shuttle Atlantis alla<br />

Stazione Spaziale Mir, nell'ambito del programma<br />

congiunto russo-americano "Shuttle<br />

to Mi". Di seguito interverranno il Capitano<br />

Baker e quattro colleghi dei Dipartimenti di<br />

Bioingegneria, Elettronica e Aerospaziale, che<br />

illustreranno le diverse aniine dell'attività del<br />

Politecnico di Milano in campo spaziale.<br />

Ringrazio i relatori e i partecipanti a questo<br />

convegno e vi auguro un proficuo lavoro.<br />

"Human Performance" in microgravità<br />

Antonio Pedotti. Guido Baroni, Giancarlo Ferrigno<br />

Dipartimento di Bioingegneria<br />

Introduzione<br />

Dall'avvento dell'Era dell'esplorazione spaziale<br />

segnata dal lancio dello Sputnik 40 nel 1957 e in<br />

seguito dal volo di Juri Gagarin nel 1961, la ricerca<br />

scientifica e tecnologica in rnicrogravità ha assunto<br />

dimensioni ed importanza sempre crescenti.<br />

Per il mondo medico-scientifico delle Scienze della<br />

Vita, l'assenza di gravità è vista come una condizione<br />

sperimentale unica, in grado di far emergere in una<br />

diversa e spesso più illuminante prospettiva aspetti del-<br />

I iirtemi firiologiu<br />

pii initcrrati dagli oHem<br />

delreiporiuonr alla<br />

miuograviti<br />

Sistema xhelttrito<br />

listenta medare<br />

listema cardiorartolarc<br />

* lirtema rtrpiratorio<br />

* Siami wnrPnali<br />

Sistema rnnoro autonoirio<br />

* Sistema mnoso unink<br />

la fisiologia degli organismi biologici.<br />

I primi voli con equipagjo umano hanno dato il via<br />

allo studio degli effetti che l'esposizione alla microgmviti<br />

comporta sull'uomo.<br />

L'interesse si è sviluppato sotto l'aspetto dell'approfondimento<br />

delle conoscenze fisiologiche, ma anche<br />

più propriamente sulla prevenzione delle degenerazioni<br />

indotte dalla microgravità su molti sistemi dell'organismo<br />

di astronauti e cosmonauti.<br />

Accanto a fenomeni di degenerazione a carico del<br />

sistema muscolo-scheletrico, cardiovascolare e respiratorio,<br />

l'interesse primario del Dipartimento di<br />

Bioingegneria del Politecnico di Milano è stato rivolto<br />

ad aspetti neurofisiolgici di adattamento dei meccanismi<br />

di integrazione seusori-motoria e delle strategie<br />

posturali au'ambiente rnicrogravitario.<br />

In questo senso, le tecnologie di analisi del movimento<br />

sviluppate presso il nostro Dipartimento hanno trovato<br />

un'iniportante applicazione in ambito spaziale, unendo<br />

all'interesse prettamente scientifico una stimolante sfida<br />

tecnologica.<br />

Analisi del movimento in microgravità<br />

L'analisi auantitativa tridiniensionale del movimento<br />

di soggetti in assenza di gravità rappresenta un'aiiività<br />

soerinientale di estremo interesse in anibito scientifico<br />

e tecnologico. In particolare, la caratterizzazione delle<br />

sirategie di movimento investe aspetti di approfondimento<br />

conoscitivo nel campo delle neuroscienze di<br />

base e pone obbiettivi più specificatamente di applicazione<br />

clinica e di ottimizzazione delle prestazione dell'uomo<br />

in ambiente microgravitario.<br />

La raccolta di informazioni di natura cinematica sul<br />

movimento dell'equipaggio di missioni spaziali è stata<br />

basata in esperienze precedenti sull'analisi di fotogmfie<br />

e di video acquisiti in volo.<br />

Metodiche di osservazione qualitativa o video digitalizzazione<br />

bidimensionale (una telecamera) non hanno<br />

tuttavia consentito di ottenere risultati ailidabili in termini<br />

di accuratezza e ripetibilità, precludendo ogni<br />

possibilità di osservare in modo quantitativo e sistematico<br />

l'attività motoria degli astronauti, sia durante attività<br />

lavorative di routine, sia durante l'esecuzione di<br />

specifici protocolli di movimento. Una possibile alternativa<br />

è la cosiddetta "tuta biomeccanica" ("raiige of<br />

i~ioiioii sirit ") che compare come facilif~, disponibile<br />

per attività sperimentali a bordo di ISSA.<br />

L'esperimento tecnologico T3 della missione ESA-<br />

EUROMIR '95 basato proprio su uno strumento del<br />

genere (ANBRE), ha tuttavia evidenziato i limiti di<br />

tale tecnoloeia. "<br />

La costrizione dei movimenti, la necessità di sviluppare<br />

un modello HW specifico per ogni soggetto, una<br />

diilicile e poco stabile calibrazione del sistema ed una<br />

accuratezza che ammette errori anche di IO0 nella<br />

misura degli angoli articolari precludono la possibilità<br />

di raggiungere l'obbiettivo di una accurata e sistematica<br />

valutazione quantitativa delle performance motorie.


qiln Ymir<br />

I<br />

I"'"<br />

P014L md CiR00UD<br />

Iirn YIR<br />

Il sistema ELITE-S In configurazione di volo.<br />

Layout del sistema ELITE-S nel Core Module della Stazione orbitante MIR.<br />

La forma di calibrazlone & riportata in dettaglio.<br />

11 ruolo del Dipartimento<br />

di Bioingegneria del Politecnico di Mano<br />

Le tecnologie opto-elettroniche per l'analisi del movimento<br />

(sistema ELITE, Elaboratore di Analisi<br />

Televisive) sviluppate dal Dipartimento di<br />

Bioingegneria e dal Centro di Biongegneria della<br />

Politecnico di Milano e della Fondazione Pro<br />

Juventute Don Gnocchi, sono emerse come shumenii<br />

capaci di offrire consistente afidabilità, accuratezza e<br />

flessibilità opemionale per l'impiego su piattaforme<br />

orbitanti. I1 sistema ELITE consente di devare la presenza<br />

nell'ambiente di marcatori attivi o passivi, di<br />

registrarne le coordinate bidimensionali e, attraverso<br />

metodiche di stereofotogrammetria, di ricostruirne la<br />

posizione tridimensionale. I1 vantaggio operativo per<br />

l'installazione e l'impiego a bordo di moduli orbitanti<br />

consiste nel fatto che al conhaio di sttumentazioni da<br />

calibrare sul soggetto ("ratlge of tiiotios sirits") il sistema<br />

ELiTE è realizzato in modo da operare nell'ambito<br />

di uno specifico volume calibrato, senza alcun contatto<br />

con il soggetto e senza limitarne in alcun modo i<br />

movimenti.<br />

In questo senso, le tecnologie opto-elettroniche su cui<br />

è basato il sistema emergono come particolarmente<br />

adatte per la realizzazione di facilities per l''analisi<br />

quantitativa tidimensionale del movimento umano in<br />

microgravità, con specifiche finalità in campo seientifico<br />

e tecnologico:<br />

I approfondimento delle conoscenze sui meccanismi<br />

di controllo e apprendimento motorio, con risvolti sulla<br />

L'equipaggio della missione EUROMIR '95.<br />

Da sinistra a destra: Juri Gidzenko. comandante;<br />

Thomas Reiter ingegnere di bordo;<br />

Sergei Avdeev ingegnere di bordo.<br />

definizione delle shulture ed identificazione dei paramehi<br />

di modelli interpretativi dei sistemi fisiologici;<br />

W approfondimento della diagnostica di patologie<br />

selezionate, sulla base di una maggiore comprensione<br />

dei meccanismi di adattamento, e conseguentemente<br />

degli effetti che palologie a diversa uiologia possono<br />

indurre sul comportamento motono del paziente;<br />

1 trasferimento delle conoscenze in riabilitazione per<br />

lo sviluppo di procedure innovative e pianificazione di<br />

specifici programmi per il recupero di mobilità in<br />

pazienti con deficit motori o sensoriali;<br />

progettazione ergonomica di veicoli spaziali, di<br />

componentistica e sistemi di intemione uomo-macchina<br />

destinati a moduli orbitauti abitati, che tenga<br />

conto delle prestazioni dell'astmnauta;<br />

W definizione di programmi di attività fisica come<br />

contromisura agli effetti della microgravità sull'uomo,<br />

in preparazione di missioni di lunga durata.<br />

La stazione orbitante russa MlR<br />

L'esperimento tecnologico T4 "Human Posture in<br />

Micmgraviiy" parte del programma sperimentale della<br />

missione EUROMIR'95 ha dimostrato la praticabilità<br />

d'impiego di una versione space-qiral$ed a quattro<br />

telecamere (ELITE-S) del siitema ELITE, installata a<br />

bordo del Modulo principale della stazione spaziale<br />

russa MIR ed utilizzato nell'arco dell'intera durata<br />

della missione (I 79 giorni). Olire alla raccolta di dati<br />

di riferimento prima del volo dopo il rientro a terra<br />

dell'equipaggio, sono state realizzate otto sessioni sperimentali<br />

in volo, che hanno consentito di acquisire<br />

100 Mb di dati di movimento tridimensionali in<br />

microgravità su due soggetti.<br />

Il programma sperimentale dell'esperimento T4, articolato<br />

in diecio protocolli, è stato progeitato per lo studio<br />

di perJorn~ance motorie di estremo interesse<br />

(postura ed equilibrio, coordinamento occhi-testamano,<br />

coordinamento testa-tronco, movimenti assiali,<br />

respirazione, ergonomia).<br />

L'esperimento ha rappresentato la prima esperienza di<br />

installazione e ripetuto impiego di un siitema automatico<br />

di analisi del movimento durante una missione di<br />

lunga durata.<br />

I risultati ottenuti confermano la possibilità di impie<br />

gare con successo una tecnologia opto-elettronica di<br />

analisi del movimento a bordo di moduli orbitanti e<br />

hanno consentito di evidenziare una serie di interventi<br />

in campo tecnologico e metodologico volti alla valorizzazione<br />

dell'accuratezza dell'analisi cinematica,<br />

athxverso l'incremento dell'affidabilità e della semplicità<br />

d'impiego del sistema.<br />

La missione EUROMLR'BS<br />

La collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI)<br />

e Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di<br />

Milano nasce in occasione della missione EURO-<br />

MIR'95, realizzata dall'Ente Spaziale Europeo (ESA)<br />

e dalllAgenzia Spaziale Russa (RKA).<br />

La missione ha comportato la permanenza per 179<br />

giorni di un cosmonauta ~ sso (Sergiei Avdeev) e di<br />

un astronauta europeo (Thomas Reiter) a bordo della<br />

stazione spaziale russa MIR C la realizzazione di un<br />

denso programma sperimentale, articolato in due raggruppamenti<br />

principali: esperimenti medico-scientifici<br />

ed esperimenti tecnologici.<br />

VASI ha curato dinamente la pianificazione di tre<br />

esperimenti tecnologici, che prevedevano attività di<br />

implementazione di specitico hardware di volo e una<br />

conseguente attività sperimentale sia a terra prima e<br />

dopo il volo (BDC pregight e post-j'ight) sia durante<br />

la missione a bordo della stazione orbitante.<br />

Lo schedule della missione si t. articolato su alcune tappe<br />

fondamentali: nel Luglio 1995, la capsula cargo<br />

Pmgress, carica del materiale scientifico per gli espximenti<br />

di EUROMIR'95 partiva dal cosmodromo di<br />

Baykonour in Kazahstan. Nell'Agosto 1995 venivano<br />

realizzate le sessioni di trairiirig all'equipaggio e le<br />

acquisizioni sperimentali pre-fliglit (Baseline Data<br />

Collection) nella base di Start City, nei pressi di<br />

Mosca, alle quali ha partecipato il tema di ricercatori<br />

del Dipartimento di Bioingegneria, coiinvolti anche nella<br />

definizione di aspetti tecnici ed operativi dell'esperimento<br />

T4, simulando l'installazione, la calibrazion~<br />

l'impiego del sistema ELITE-S all'intemo del inock-up<br />

della Stazione MIR. Il 3 Settembre 1995 l'equipaggio<br />

decollava da Baykonour a bordo di un vettore Soyuz.<br />

Dopo 179 giorni di permanenza nello spazio, il 29 feb<br />

braio 1996, gli uomini di ELIROMIR'95 rientravano<br />

felicemente a temi. Dal 29 febbraio al 5 Marzo venivano<br />

realizzate le acquisizioni post-flight presso Star<br />

City, con la diretta partecipazione di ricercatori del<br />

Dipartimento di Bioingegneria.


iì progetto "Human Posture in greak"<br />

L'esperimento T4 "Human Posture in Microgravity"<br />

ha coinvolto il Dipartimento di Bioingegneria del<br />

Politecnico di Milano, in collaborazione con ALENIA<br />

Spazio Torino sia per la pianificazione scientifica dell'esperimento,<br />

sia per la progettazione e realizzazione<br />

dell'harhwre (ELITE-SI e del sohare di volo.<br />

ii sistema ELÌTE-S, è iato adaiiato alle esigenze di<br />

peso ed ingombro richieste per I'uploading ed è stato<br />

realizzato con componentistica space-qualijied e<br />

secondo gli standard richiesti per soddisfare i requisiti<br />

di resistenza meccanica, termica e di EMC imposti per<br />

il funzionamento a bordo della stazione MIR.<br />

La configurazione finale del sistema comprendeva<br />

quatiro TV camere, un box contenente I'eleitmnica<br />

dedicata del sistema, un Expansion Tray per I'interfacciamento<br />

con il computer di volo. Accessori fondamentali<br />

quali la forma di calibrazione, brackets per il<br />

fissaggio delle TV camere al modulo orbitante, marcatori<br />

ed adesivi per il loro fissaggio sul corpo del soggetto,<br />

completavano l'equipaggiamento sperimentale.<br />

Il sohare di volo. realizzato oresso il Dioartimento di<br />

Bioingegneria ha consentito di impostare automaticamente<br />

i paramehi di acquisizione del sistema in hnzione<br />

di una predefinita sequenza di esperimenti per<br />

ogni sessione sperimentale<br />

La fase di installazione del sistema all'interno del<br />

Core Module della stazione MiR ha previsto il fissaggio<br />

delle TV camere in opportune posizioni in modo<br />

da assicurare la possibilità di definire un opportuno<br />

campo di vista per una conveniente visibilità del<br />

oggetto durante la realiazione degli esperimenti in<br />

programma.<br />

Il ridotto spazio a disposiiione e la necessità di semplificazione<br />

procedurale per gli operatori hanno imposto<br />

l'implementazione di una procedura di calibrazione<br />

del sistema non convenzionale, necessaria per la<br />

ricostruzione delle coordinate iridimensionali dei marcatori<br />

acquisiti durante uno specifico movimento. Tale<br />

metodica è stata basata sull'acquisiizione di un oggetto<br />

tridimensionale portante 22 marcatori opportunamente<br />

dishibuiti sulla forma stessa.<br />

L'obbiettivo primario dell'esperimento è stato I'acquisizione<br />

delle coordinate di specifici punti di repere<br />

anatomici del soggetto, sui quali erano fissati i marcatori<br />

riconoscibili dal sistema, secondo opportuni<br />

modelli di specifici per ogni protocollo. A partire dalle<br />

coordinate tridimensionali dei marcatori, ottenute<br />

dopo un post-processi~ig convenzionale a terra, il<br />

movimento eseguito o la postura assunta è stata caratterizzata<br />

sia attraverso una analisi cinematica completa<br />

(stima della cinematica del baricentro corporeo, calcolo<br />

di angoli ira segmenti corporei, velocità ed accelerazioni<br />

angolari e lineari, quantità di moto totale,<br />

momento della quantità di moto) sia mediante metodi<br />

di analisi di covarianza (metodo delle componenti<br />

principali). L'intento è quelio di individuare opportuni<br />

parametri che consentano di descrivere quantitativamente<br />

il movimento o la postura in analisi, mettendo<br />

in luce modificazioni nelle strategie di controllo motorio<br />

e l'instaurarsi di processi di adattamento alla condizione<br />

di microgravità. L'esperimento nel suo complesso<br />

è stato organizzato in diversi raggnippamenti di<br />

protocolli specifici. Esperimenti di neurofisiologia:<br />

prevedono movimenti classici per i'analisi di pmmetri<br />

neurofisjologici di controllo e strategia di movimento.<br />

In particolare, movimento di perturbazione<br />

volontaria della postura eretta (movimenti assiali, sollevamento<br />

arto inferiore, osciljazioni del tronco) consentono<br />

di valutare il ruolo che i canali informativi<br />

rivestono nel quadra generale dell'organizmione del<br />

movimento nell'uomo e nell'apprendimento di nuove<br />

shategie motorie in assenza del riferimento gravitario.<br />

Esperimenti di analisi posturale: forniscono una<br />

descrizione posturale della percezione della verticalità<br />

del soggetto (esperimento di postura eretta) e della<br />

cosiddetta 'posizione indifferente" intesa come condizione<br />

di massimo rilassamento muscolare.<br />

Misurazioni antropometriche del soggetto a partire<br />

dalle posizioni dei marcatori acquisiti consentono di<br />

effettuare valutazioni sulle modificazioni anatomiche<br />

dovute all'assenza di sfom a carico degli arti inferiori<br />

e della colonna vertebrale, evidenziando una possibile<br />

correlazione tra tali modificazioni ed una ceda categw<br />

ria di sintomi da "spacesicRnRFs".<br />

L'awio dell'era della Siazione Spaziale internazionale<br />

richiede la progettazione e la realizzazione di sitemi<br />

intensi come veri e propri laboratori orbitanti. Questo<br />

deve necessariamente prevedere una attenta analisi<br />

quantitativa del comportamento motorio e posturale<br />

dei soggetti in micrograviià, condizione fondamentale<br />

per I'ottimizzazione ergonomica delle postazioni di<br />

lavoro e l'affuiamento delle contromisure agli effetti<br />

della micmgravità sull'uomo. L'obbiettivo dei protocolli<br />

di valutazione di posture di lavoro a bordo della<br />

stazione spaziale.<br />

~s~erimento di respirazione: il protocollo di analisi<br />

cinematica dei movimenti respiratori, messo a punto in<br />

campo clico come applicazione del sistema ELITE<br />

convenzionale, ha consentito di valutare modificazioni<br />

a breve e lungo termine di parametri fisiologici di<br />

respirazione. L'obbiettivo di tale protocollo è stata la<br />

valutazione della meccanica respiratoria dei soggetti<br />

nelle vari fasi della missione, evidenziando gli effetti<br />

del 'tJliiihshifE' sulla funzione respiratoria.<br />

Collaborazione con esperimento di l$ science 38-D:<br />

il sistema ELITE-S è stato utilizzato oltre che per le<br />

già citate acquisizioni proprie dell'esperimento T4,<br />

anche nell'ambito di una collaborazione con il<br />

Dipartimento di Neurologia del19Università Ludwig<br />

Maximilian di Monaco di Baviera (Prof. Thomas<br />

Brandt, Prof. Marianne Dietrich). I1 sistema è stato<br />

impiegato per l'acquisizione di dati cinematici dei<br />

soggetti a terra ed in volo durante I'esperimento tedesco<br />

di video oculografia e di stimolazione optocinetica.<br />

L'intento è stato quello di verificare se alcune disfunzioni<br />

di controllo motorio e posturale, riscontrate in<br />

pazienti con patologie a carico del tronco encefalico,<br />

possano essere indotte su soggetti sani dall'assenza di<br />

gravità e correlate con alcuni sintomi di disorientamento<br />

e mal di spazio accusati da alcuni astronauti .<br />

F<br />

Risultati<br />

L'esperimento T4 "Human Posture in Mimgravity"<br />

ha rappresentato la prima esperienza in assoluto di<br />

analisi quantitativa tridimensionale del movimento<br />

umano a bordo di una stazione orbitante, durante una<br />

missione di lunga durata. La sua realizzazione è stata<br />

resa possibile daUa particolare flessibilità del sistema<br />

di analisi preso in considerazione e dalle previste<br />

modalità di calibrazione ed esercizio. Dal ounto di<br />

vista tecnologico, l'esperimento ha riscosso un pieno<br />

successo: Hardware e Soiìware hanno funzionato seE<br />

za inconvenienti per tutta la durata della missione. Dal<br />

punto di vista delle procedure a bordo, l'esperienza di<br />

EUROMiRP5 ha evidenziato la necessità di snellire<br />

le attività sperimentali, sia in termini di tempo da allocare<br />

per ogni sessione sperimentale, sia in termini di<br />

impatto sulle attività a bordo deUa stazione, a causa<br />

della necessita di utilizzare completamente lo spazio<br />

disponibile all'interno del modulo prescelto per gli<br />

esperimenti. L'equipaggio della missione è stato<br />

comunque ampiamente all'altezza del compito e,<br />

nonostante le intrinseche difficoltà deil'esperimento,<br />

tutte le sessioni in programma sono state realizzate,<br />

acquisendo circa 50 minuti (2.986 sec) di acquisizioni<br />

in volo e 105.860 fotogrammi di posture dei soggetti,<br />

che si stanno rivelando del tutto sufficienti per il<br />

raggiungimento degli obbienivi tecnico-scientifici dell'esperimento.<br />

Controllo posturale in microgravita il<br />

molo del vettore gravità per il corretto posizionamento<br />

corporeo è un argomento di attuale dibattito nell'ambito<br />

della neurofisiologia posturale. In questo ambito,<br />

i'ambiente microgravitario rappresenta una condizione<br />

sperimentale estremamente utile per isolare le variabili<br />

ritenute alla base dei meccanismi di regolazione posturale.<br />

Due ipotesi contrastanti vengono attualmente<br />

discusse. Secondo la prima, la postura eretta viene<br />

ottenuta allineando l'asse del tronco (asse Z) lungo la<br />

direzione verticale assoluta. L'ipotesi alternativa afferma<br />

invece che la postura eretta venga regolata posizionando<br />

la proiezione del centro di massa (CM) all'intemo<br />

della superficie di appoggio. Con la specifica<br />

finalità di verificare come le due variabili in questione<br />

fossero regolate nel corso di una prolungata esposizione<br />

alla microgravità, a partire dai dati cinematici raccolti<br />

sui due soggetti, sono stati verificati gli angoli<br />

articolai e la posiiione del centro di massa. L'evidenza<br />

di un controllo del CM anche in ambiente microgravitario<br />

avrebbe supportato l'ipotesi del CM come variabile<br />

controllata. I risultati moshano che l'inclinazione<br />

del tronco rimane consistentemente stabile e fornisce al<br />

Il cosmonauta russo Sergei Avdeev impegato<br />

neli'esecuzione del protocollo di movimenti assiali<br />

a bordo della stazione MIR. Sono evidenti<br />

le telecamere e i marcatori passivi di ELITE-S<br />

e la massa aggiuntiva prevista per causare<br />

una perturbazione artificiosa nella distribuzione<br />

delle masse corporee.<br />

I


l<br />

Posizione della proiezione del centro di massa<br />

sul piano di appoggio rispetto all'asse dell'articoiazione<br />

della caviglia (media e deviazione standard)<br />

in condizioni di visione normale (EO) e visione occlusa<br />

(EC). I dati sono relativi alle acquisizioni di riferimento<br />

pre-volo (F- 17) a 4 sessioni in volo (FD) e ad una<br />

sessione dopo il volo (R+5).<br />

Rappresentazione a stick-diagram della posizione<br />

indifferente (Neutra1 Body Posture). corrispondente<br />

al massimo rilassamento muscolo-articolare<br />

in microgravità, acquisita al 69 giorno di volo.<br />

L'accurag caratterizzazione quantitativa posturale<br />

in assenza di gravita assume una rilwanza particolare<br />

la progettazione ergonomica di moduli e sistemi<br />

destinati ad impiego in orbita.<br />

soggetto un riferimento posturale affidabile. La posizione<br />

del cenm di massa, invece, inizialmente sensibilmente<br />

al di fuori della superficie di appoggio, appare<br />

essere gradualmente recuperata, evidenziando il riemergere<br />

di strategie posturali più tipicamente terrestri<br />

organizzate su meccanismi di distribuzione delle mas<br />

se corporee nello spazio.<br />

Human Factors Engineering-Human Machine<br />

Interface: a partire dati relativi a posture di lavoro<br />

(t)ping, ivriting, traiislatioiis). L'intento è quello di<br />

costituire un database di movimenti, che possano<br />

essere di riferimento perla progettazione di componentistica<br />

e postazioni di lavoro per moduli orbitanti.<br />

Con questa finalità i dati tridimensionali acquisiti sono<br />

utilizzati come parametri nell'ambito di sohare di<br />

simulazione del movimento umano (Robcad, Jack) e<br />

di rappresentazione grafica (SofiImage) in ambiente<br />

Unix, capaci di fomire indicazioni quantitative per la<br />

progettazione ergonomica.<br />

Prospettive future<br />

Il successo del sistema ELITE-S nell'ambito deUa<br />

missione EUROMIR '95, ha destato l'interesse di<br />

agenzie spaziali e di ricercatori impegnati in programmi<br />

di Life Science, soprattutto in riferimento alla aper-<br />

I<br />

tura di una nuova era in campo spaziale, segnata dal-<br />

Vawento della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).<br />

E innegabile che la disponibilità di un sistema di analisi<br />

tridimensionale del movimento, validato per impieghi<br />

a bordo di moduli orbitanti, apra un vasto campo di<br />

possibili sperimentazioni tecnologiche e scientifiche.<br />

in questo senso, la sfida tecnologica e scientifica dell'immediato<br />

futuro è la progettazione e la realizzazione<br />

di un siitema di analisi quantitativa del movimento<br />

tridimensionale che possa essere installato permanentemente<br />

a bordo deUa Stazione Spaziale ed impie<br />

gato come faciity di analisi del movimento nell'ambito<br />

di sperimentazioni proposte dalla comunità scientifica<br />

internazionale. In questo ambito sono state awiate<br />

fattive collaborazioni tra il Dipartimento di<br />

Bioingegneria del Politecnico di Milano ed istituzioni<br />

tecnico scientifiche internazionali ed agenzie spaziali:<br />

* Department of Aeronautics and Astronautics del<br />

Massachusetts Institute of Technology nella persona<br />

della Profssa Dava Newman, Principal Investigaior<br />

dell'esperimento Enhanced Dynamic Load Sensors<br />

(EDLS) già impiegato con successo a bordo della<br />

Stazione MIR. L'obbiettivo è quello di realiire un<br />

sistema integrato per effettuare un'analisi multiparametrica<br />

quantitativa di specifici taskmotori eseguiti da<br />

soggetti in microgravità.<br />

National Space Biomedical Research lnstitute<br />

(NSBRI) nell'ambito di un accordo quadro tra NSBRI<br />

e il Politecnico di Milano, finalizzato a ricerche biomediche<br />

per l'esplorazione umana nello spazio.<br />

ELITE42 su European Physiology Module; la versione<br />

avanzata del sistema ELITE-S, ELITE-S2,k stata<br />

proposta dall'Agenzia Spaziale Italiana comefacili@<br />

nazionale in campo delle Life Science e accettata ufficialmente<br />

dall'Agenzia Spaziale Europea per far parte<br />

del modulo europeo European Physiology Module<br />

(EPM) che sarà a bordo del modulo europeo<br />

Columbus della Stazione Spaziale Internazionale. in<br />

questo quadro ASI sta finanziando uno studio di fattibilità<br />

per I'implementazione del sistema.<br />

* Accordo CNES-ASI per ELITE-S2 neli'ambito degli<br />

accordi europei per lo sviluppo delle facility destinate<br />

alla Stazione Spaziale Internazionale, l'Agenzia<br />

Spaziale Italiana e il Centre National d'Etudes<br />

Spatiales (CNES) hanno raggiunto un accordo ufficiale<br />

per lo sviluppo congiunto di una sistema di analisi<br />

del movimento tridimensionale, in cui convergano le<br />

esperienze maturate dalle due agenzie e dalle università<br />

ed industre nazionali in seno ad EUROMIR'95<br />

Logo del programma di ricerca MICRO-G<br />

(Micrograiv and Crew Reactions in O-G) frutto della<br />

collaborazione tra Dipartimento di Bioingegneria del<br />

Politecnico di Milano e Dipartimento di Aeronautca<br />

ed Astronautica del Massachusetts Institute<br />

of Technology.<br />

(ELITE-SZ : ASI e Politecnico di Milano con Alenia<br />

Spazio, Bioengiee~g technology and Systems) e più<br />

recentemente in seno a Neurolab (KinElite: CNES,<br />

Matra-Marconi).<br />

Conclusioni<br />

Lo scenario pdcolannente positivo a livello nazionale<br />

ed internazionale garantisce al Dipartimento di<br />

Bioingegneria del Politecnico di Milano di assumere<br />

un molo da protagonista nello sviluppo di un sistema di<br />

analisi del movimento destinato ad impieghi in micmgravità<br />

sulla Stazione Spaziale Internazionale. Questo<br />

successo si deve principalmente alle caratteristiche<br />

delle tecnologie opto-elettroniche sviluppate in seno al<br />

Dipartimento che le rendono ideali candidate come<br />

faciliij~ permanenti a bordo di moduli orbitanti.<br />

E nostro auspicio che le collaborazioni avviate a livello<br />

di Agenzie nazionali e sovranazionali, così come<br />

con Istituzioni tecnico-scientifiche nell'ambito di progetti<br />

comuni di sviluppo tecnico-scientifico ottengano<br />

quel supporto necessario per la realimione e I1insta!-<br />

lazione del sistema a bordo della Stazione Spaziale. E<br />

nostra convinzione che la disponibilità di un'adeguata<br />

tecnologia sia condizione necessaria per poter shttare<br />

appieno le opportunità di ricerca scientifica in ambiente<br />

microgravitario offerte dall'awento della Stazione<br />

Spaziale Internazionale, concretizzando finalità di ele<br />

vato profilo in campo rtecnologico e scientifico.<br />

BibliogaRa<br />

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Fifth docking mission continues U.S.<br />

work on Mir<br />

Capitano Michael Baker<br />

Asuonauio NASA<br />

STS-81 was the fifth Shuttle-Mir docking mission.<br />

The crew patch is shaped to represent the Roman<br />

numera1 V. The Shuttie Atlantis. OV-104. is launching<br />

toward a rendezvous with the Russlan Space Station<br />

Mir which is silhouetted in the background. Atlantis<br />

and the STS-81 crew spent several days docked to<br />

Mir during which time Astronaut Jerry Linenger<br />

replaced Astronaut John Blaha as the U.S. crew<br />

member on board the Russian Space Station.<br />

Scientific experimenu and logistics also were<br />

transferred between Atlantis and Mir. The U.S. and<br />

Russian flags are depicted along with the names of the<br />

shuttle crew members.<br />

Space Shutile Atlantis<br />

Jan~ary 12-22,1997<br />

Commander: Michael Baker<br />

Puoi: Brent Jen<br />

Mission: John Grunsfeld<br />

Specialists: Marsha Iviis, Jeff Wisoff, Jeny Linenger,<br />

John Blaha<br />

craft. Another 1,600 pounds of drinking water were<br />

transferred to Mir's tanks using contingency liquid<br />

containers. The supplies and equipment will be used<br />

by Linenger and his crew mates as they conduct<br />

research over the next several months.<br />

During a joint news conferente, the Mir commander<br />

said, "We have the greatest impression of the work we<br />

did together and the friendship \ve developed over the<br />

four months onboard." "I think this program is not<br />

only about space exploration but also about the relationship<br />

between our two counlries and that's ihe most<br />

important thiig," Blaha agreed. "In the course of ihis<br />

flight, our relationship among ourselves built up very<br />

well and 1 have the best of impressions of Russia and<br />

the Russians." As Blaha rode back to Euth in a special<br />

middeck seat designed to make his readaptation to<br />

Earth's gravity more comfortable, Linenger was<br />

unpackinghis gear and getiing used to his new orbita1<br />

home. As of January 24, 1997, Americans had spent<br />

306 consecutive days onboard Mir.<br />

Mission Events<br />

NASA's first shuttle mission of 1997 began with the<br />

Atlantis' launch at 3:27 a.m. CST, January 12.<br />

The first full day on orbit was spent activating the<br />

experiments in the Spacehab module, filling water<br />

contàiers with drinking water and checking out the<br />

tools to be used during the rendezvous and docking<br />

operaiions.<br />

Prior to docking with Mir, the STS-81 crew activated<br />

a radiati00 monitor in addition to the Biorack multipurpose<br />

facility designed to investigate the effects of<br />

microgravity and radiation on plant, tissue, cell and<br />

hngw growth. In addition, a significant portion of flight<br />

day two was spent setting up and testing the onboard<br />

treadmill, which is designed for use in the<br />

Russian Service Module of the International Space<br />

Station (ISS). These tests evaluated the restraint<br />

system, motorization, mnning surface stability, and<br />

effectiveness in reducing diiiurbances to the microgravity<br />

environment during exercise.<br />

Commander Mike Baker and Pilot Brent Jett guided<br />

Atlantis to the fifth linkup with Mir at 955 p.m. CST,<br />

January 15. The hatches were opened two hours later<br />

at 1 157 p.m. After an infomal welcoming ceremony<br />

in the Mir's core module, the crewmembers conducted<br />

a safety bnefing and went right to ivork, hauling top<br />

priority resupply items into the Russian station.<br />

Atlantis and Mir undocked at 8:15 p.m. CST, January<br />

19. After the shuttle separated from Mi, Pilot Brent<br />

Jett initiated a two-revolution fly around of the<br />

Russian complex at a distance of about 560 feet. At<br />

With John Blaha back on Earth the American presence<br />

on the Russian space outpost Mir continued 4th Jeny<br />

Linenger. Blaha amved back on terra firma after a<br />

total of 128 days in orbit, 118 of those spent-for al1<br />

intents and purposes-in a foreign country.<br />

"Welcome! Welcome! Welcome!" Blaha said on<br />

Januaw 14. when the hatches between Atlantis and<br />

Mir ol;ened and a raucous round of greetiigs began.<br />

"Welcome to space station Mir, a truly intemational<br />

space station." Moments earlier, STS-81 Commander<br />

Mike Baker and Mir 22 Commander Valery Korzun<br />

had embraced in the docking adapter comecting the<br />

hvo spacecraft, and pilots, flight engineers and mission<br />

specialists reveled in each other's companionship.<br />

In addition to the exchange of crew members, Mission<br />

Specialist Marsha Ivins, Jeff Wisoff and the rest of the<br />

crew toted three tons of equipment, supplies and experiment<br />

samples back and forth between the two space-<br />

As seen from the Space Shuttie Atlantis. this 35mm<br />

frame affords a full view of Russia's Mir complex<br />

- b<br />

during approach for docking.


Cosmonaut Valeri Korzun (second left), along with<br />

astronauts Michael Baker (second rlght) and Brent<br />

Jett. unstow a gyrodyne. a device used for attitude<br />

convol. for transfer to Mir. Astronaut Marsha Ivins<br />

lwks over a lengthy inventory of supplies to be<br />

msferred.<br />

As their respective roles are switched, jerty Linenger<br />

(left) partakes of one of his first meels of Mlr fwd<br />

while John Blaha has one of his final snacks aboard<br />

Russia's Mir space statlon.<br />

I<br />

10 p.m., Jett fired maneuvering jets to separate<br />

Atlantis h m Mir to begii the journey home.<br />

The fifih joint mission between the U.S. Space Shuttle<br />

and the Russian Space Station Mir concluded with a<br />

landing at Kennedy Space Center at 8:23 a.m. January<br />

22, 1997. This ended 128 consecutive days in space<br />

for astronaut John Blaha, 118 of those were spent as a<br />

Mir crew member.<br />

Payload Descriptions<br />

Fundamental biology:<br />

The micmgravity enviroment on a long duration mission<br />

pmvides an ideal oppominity to determine the<br />

role gravity plays in molecular mechanisms at a cellular<br />

level and in regulato~y and sensory mechanisms,<br />

and how this affects development and fundamental<br />

biologica1 growth. Fundamental biology also is<br />

responsible for characterizing the radiation of the Mir<br />

environment and determining how it may effect station-based<br />

science.<br />

Environmental Radiation Measurements: Exposure of<br />

crew, equipment, and experiments to the ambient space<br />

radiation envimnment in low Earth orbit posa one<br />

of the most significant problems to long-term space<br />

habitation. As part of the coilaborative NASAIMir<br />

Science program, a series of measurements is being<br />

compiid of ihe ionizing radiation levels aboard Mir.<br />

During the mission, radiation was measured in six<br />

separate locations thronghout the Mir using a varieiy<br />

of passive radiation detectors. This experiment will<br />

continue on later missions to measure and map the<br />

ionking radiation environment of Mir. These measurements<br />

wii yield detailed information on spacecraft<br />

shielding in the 51.6-degree-orbit of the Mir.<br />

Comparisons will be made with predictions h m space<br />

environment and mdiation transport models.<br />

Greenhouse-integmted Plant Experiments: The micm<br />

gravity envimnment of the Mir space station provides<br />

researchers an outstanding opporiuniiy to study the<br />

effects of gravity on plants, spifically dwadwheat.<br />

The greenhouse experiment detennines the effects of<br />

space flight on plant pwth, reproduction, metabolism,<br />

and pmduction. By studyiig the chemical, biochemical,<br />

and stniciural changes in plant tissues, researchers<br />

hope to understand how pmcesses such as photosynthesis,<br />

respiration, transpiration, stomatal conductance,<br />

and water use are affected by &e space station<br />

environment. This study is an important area of<br />

research, dire to the fact that plants could eventually be<br />

a major contributor to lie support systems for space<br />

flight Plants produce oxygen and M, while eliminating<br />

carbon dioxide and excess humidity from the<br />

environment. These functioos are vital for sustaining<br />

life in a closed environment such as the Mir or the<br />

Intematiorni Space Station.<br />

Wheat is planted and grown in the "Svet," a<br />

Russian/Slovakian developed plant growth facility,<br />

wvhere photosynthesis, transpiration, and the physiological<br />

state of the plants are monitored. The plants are<br />

observed daily, and photographs and video images are<br />

taken. Samples are also collected at certain developmenta1<br />

stages, fixed or dried, and returned to Earth for<br />

analysis. Human Life Sciences: The task of safely keeping<br />

men and women in space for long durations,<br />

whether they are doing research in Earth orbit or<br />

exploring other planets in our solar system, requires<br />

continued improvement in our understanding of the<br />

effects of space flight factors on the ways humans live<br />

and work. The Human Life Sciences (HLS) project<br />

has a set of investigations planned for the Mir<br />

23NASA 4 mission to determine how the body adapts<br />

to weightlessness and other space flight factors, includig<br />

the psychological and micmbiological aspects of<br />

a confined environment and how they readapt to<br />

Earth's gravitational forces. The results of these inve<br />

stigations will guide the development of ways to<br />

minimize any negative effects so that crew members<br />

can remain healthy and efficient during long flights, as<br />

well as afier their return to Earth.<br />

Assessment of Humoral Immune Function During<br />

Long Duration Space Flight: Experiments concerned<br />

with the effects of space flight on the human immune<br />

system are important to protect the health of long<br />

duration crews. The human immune system involves<br />

both humotal (blood-bome) and cell-mediated responses<br />

to foreign substances known as antigeas. Humoml<br />

responses include the production of antibodies, which<br />

can be measured in samples of saliva and serum<br />

(blood component). The cell-mediated responses, which<br />

involve specialized white blood cells, appear to be<br />

suppressed during long duration space missions.<br />

Preflight, baseline saliva and blood sample are collected.<br />

While on Mir, the crew is administered a subeutaneous<br />

antigen injection. in flight and post flight, follow-up<br />

blood and saliva samples are collected to measure<br />

the white blood cell activation response to the<br />

antigen.<br />

Diffusion-Controlled Crystallization Apparatus for<br />

Microgravity: Protein crystals are used in basic biole<br />

gical research, phannacology and dnig development.


Left n, Righc, astronauts jerry Linenger. Marsha Ivins<br />

and Peter Wisoff check out the treadrnill vibration<br />

isolarion stabillzation system (TVIS) onboard Atlantis.<br />

Eaith's gravity affects the purity and stnictural integdy<br />

of crysials. The low gravity environment in space<br />

allows for the growth of larger, purer crystals of greater<br />

stnictural integrity. Therefore, the analyses of some<br />

protein crystals groivn in space have revealed more<br />

about a protein's molecular stnicture than crystals<br />

grown on Earth. During STS-Il, astmnauts will retrieve<br />

proteii samples that have been growing on Mir since<br />

the STS-79 docking on September 19 and replace<br />

them with new samples.<br />

h the experiment chamber called the Difision-controlled<br />

Crystallization Apparatus for Microgravity<br />

(DCAM), crew members will remove the "growing"<br />

samples and replace them with 162 new samples. The<br />

DCAM is designed to grow protein crystals in a<br />

microgravity environment. It uses the liquidniquid and<br />

dialysis methods in wvhicb a precipitant solution diffuses<br />

into a bulk solution. In the DCAM, a "button"<br />

eovered by a semi-permeable membrane holds a small<br />

protein sample but allows the precipitant solution to<br />

pass into the protein solution to initiate the crystallization<br />

process. The DCAM is a method to passively<br />

control the crystallization process over extended<br />

periods of time. The Principal Investigator is Dr.<br />

Daniel Carter of Marshall Space Flight Center in<br />

Huntsville, AL.<br />

Gaseous Nitrogen Dewar: Frozen protein samples<br />

will be transported to the Russian Mir space station in<br />

a gaseous niirogen Dewar (GN2 Dewar) on STS-81,<br />

and the existing protein crystals on board Mir from the<br />

STS-79 mission will be retumed to Earth for laboratoxy<br />

analysis. The Dewar is a vacuum jacketed container<br />

with an absorbent inner liner saturated with liquid<br />

nitrogen. The protein samples will remain hzen for<br />

approximately hvo weeks, until the liquid nitrogen has<br />

completely boiled off. This pmvides ample time to<br />

transpori and transfer the Dewar to the Mir station.<br />

Afler the liquid nitrogen is completely discharged, the<br />

samples will thaw to ambient temperature and pmtein<br />

crystals will nucleate and start growing over the fourmonth<br />

duration of the mission.<br />

The Principal Investigator is the University of<br />

California - Riverside. Liquid Metal Diffusion (LMD)<br />

using MIM: Tbe LMD experiment will measure the<br />

ditlùsion rate of molten indium at approximately 392<br />

degrees F. Diffision is the process by which indivi-<br />

dual atoms or molecules move as a result of random<br />

collisions with neighboring atoms and molecules.<br />

Diffusion is difficult to study on Earth because gravity<br />

masks the effect of the collisions, that is, hot poekets<br />

of liquid rise while the more dense, cooler area sink.<br />

Radiation detectors in the LMD hardware will measure<br />

the diffusive motions of a radioactive tracer in nonradioactive<br />

indiurn. The Microgravity Isolation Mount<br />

(MIM) will be used to isolate the experiment from<br />

vibrations which could disturb the liquid indium<br />

du~g the experiment and induce motions which are<br />

not diffisive. The MIM also will be used io provide<br />

measured vibrations for some samples to determine<br />

how easily dision can be affected by these forces. A<br />

total of five samples wdl be processed. The information<br />

obtained from difhsion measurements can be<br />

used to determine the rate at which material travels<br />

behveen hvo bodies of fluids separated by a stagnant<br />

layer which the material must diie through. This is<br />

a common occurrence for some types of crystal<br />

growvth and aUoy processing on Earth. The Pnncipal<br />

Investigator is the University of Alabama - Huntmille.<br />

Optical Properties Monitor (OPM): OPM is the first<br />

experiment capable of relaying on-orbit data which<br />

will measure the effect of the space environment on<br />

optical pmperties like those of mim used in telescopes,<br />

and structural eletnents like the coatings used on<br />

space hardware. OPM instniments will measure<br />

various optical properties of the overall experiment,<br />

shonring to what extent the samples deteriorate over<br />

the course of the experiment.<br />

Once aboard Mi, American astronauts and Russian<br />

cosmonauts mounted the monitor to the outside of the<br />

space station. This marked the first experiment<br />

deployed jointly by the U.S. and Russia.<br />

Information gathered was used to improve designs of<br />

optical and shuctural elements of spacecraft, particularly<br />

the Intemational Space Station. It also will be<br />

used to plan maintenance schedules for in-orbit satellite~,<br />

based on measured rates of degradation.<br />

OPM tvas developed by NASA's Marshall Space<br />

Flight Center and AZ Technology of Huntsville, AL.<br />

It is scheduled to be retrieved from Mir in Febmary<br />

1998 during the STS-89 mission. The Principal<br />

Investigator was AZ Technology in Huntmille, AL.<br />

KIDSAT<br />

The electric still cameras aboard Atlantis supported<br />

the second flight of KidSat, as part of NASA's threeyear<br />

pilot education program designed to bring the<br />

fiontiers of space exploration to 15 U.S. middle school<br />

classmms via the Intemet.<br />

The pilot program is a parinership between NASA's<br />

Jet Propulsion Laboratory (JPL), the University of<br />

California at San Diego (UCSD), and the Johns<br />

Hopkins University Institute for the Academic<br />

Advancement of Youth (JHU-IAAY).<br />

During the shuttle flight, the KidSat mission operations<br />

center at UCSD will be staM by undergraduate<br />

and high school students. The center has capabilities<br />

similar to those of Mission Control at NASA's<br />

Johnson Space Center (JSC) in Houston. The students<br />

receive telemetrv hm the shuttle on their comouter<br />

monitors and can iisten t0 and receive instructions<br />

fromNASA's flight contro1lers aver direct channek t0<br />

JSC.<br />

The KIDSAT mission operations team monitors the<br />

shuttle's progress around the clock and continually<br />

provides up-todate information to the middle schools,<br />

who are using the Intemet to send instructions to phe<br />

tograph specific regions of the Earth. Sice any chan<br />

ge in the shuttle's orbit can affect stu&nts9 selections,<br />

UCSD constantly updates this information so that the<br />

middle schools may re-plan their photopph requests<br />

if necessary. This is done through a sophisticated web<br />

site that allows middle school students access to interactive<br />

maps of orbit ground tracks and other mources<br />

to aid in photo selection.<br />

When the image instructions have been verified by<br />

KidSat mission operations, they are compiled into a<br />

single camera control fde and fonvarded electronically<br />

to the KidSat representatives at JSC. They pass this<br />

fde on to flight controllers who uplink it to an 1BM<br />

Thinkpad comected to the KidSat camera. Software<br />

on the thinkpad, developed by students working at<br />

JPL, uses these commands to control the camera.<br />

These same students trained the asimnauts on the use<br />

of the sofiware and the installation of the KidSat<br />

camera in the shuttle's overhead window.<br />

After the photographs are taken, they are sent back<br />

down to the KidSat Data System at JPL, staffed by<br />

high school students during the mission, and posted on<br />

the wvorld wide web for the middle school students to<br />

study and analyze. The cumculum used by the middle<br />

school students and teachers was developed by the<br />

JHU-IAAY and UCSD. Teachers pariicipatiig in the<br />

mission leam to use the cumculum during summer<br />

training workshops.<br />

Biography<br />

Commander: Michael A. Baker (Capt., USN). Baker,<br />

43, was born in Memphis, TN, but considers Lemoore,<br />

CA, to be his hometown. He graduated from Lemoore<br />

Union High School, and received a bachelor of science<br />

degree in aerospace engineering from the<br />

University of Texas. Baker completed flight training<br />

and eamed his Wings of Gold at Naval Air Station<br />

Chase Field, BeeviUe, TX.<br />

Baker was selected for the astronaut program in June<br />

1985. He wvs a veteran of three space flights including,<br />

STS43 in 1991, STS-52 in 1992, and STS-68 in<br />

1994, and with the completion of STS-81 has logged<br />

more than 964 hours in space.<br />

From March to October 1995, Baker was the Director<br />

of Operations for NASA at the Gagarin Cosmonaut<br />

Training Center in Star Ciiy, Russia, responsible for<br />

the coordination and implementation of mission ope<br />

rations activities in the Moscow region for the Shuttle-<br />

Mi pmgram.<br />

Crew in flighc Left t0 Right at bottom of frame. Peter<br />

Wisoff. John Blaha, Marsha Ivins. Aleksandr Kaleri.<br />

In the top half of Scene, from top leff Brentjett John<br />

Grunsfeld, Jerry Linenger. Michael Baker and Valeri<br />

Korzun.


TabeUa 1<br />

al) Equazione<br />

-=-<br />

PT<br />

G ~ A ~<br />

4,l'<br />

i2) P~ G ~ A ~<br />

-<br />

PT 4,l'<br />

Limitato da:<br />

c"xumcna di<br />

pimiamcnto<br />

o C ~ U r s<br />

rnrrimaanni conh<br />

durrmi di<br />

.ntenoasbado<br />

aauotenadipmamerd<br />

a m a anni eonh<br />

dimmriardi mnnm<br />

dimemimedi anicm<br />

Introduzione<br />

Considerando le limitate capacità dei primi vettori di<br />

lancio, le comunicazioni satellitari sono cominciate<br />

con satelliti sperimentali LE0 (Low EartA<br />

Orbit)(Telstai e Rela~i).<br />

A questa fase segui una dimostrazione di fattibilità e<br />

una diffusa applicazione dei GEO (satelliti geosiazionari)<br />

i cui vantaggi, identificati chiaramente fin dall'iniziale<br />

proposta di Clarkel, si identificano nella loro<br />

capacità di definire un sistema "fisso" rispetto alla<br />

Terra. Ciò permette di richiedere unicamente la presenza<br />

di tre satelliti per ottenere una copertura globale<br />

(con esclusione delle regioni polari). Questo vantaggio<br />

è apparso così importante, da porre in secondo piano<br />

le perplessità riguardo la considerevole propagazione<br />

del ritardo che, nonostante fosse di un livello accenabile,<br />

produce effetti percettibili sulla velocità di comunicazione.<br />

Di. particolare rilievo tra le succitate applicazioni<br />

è stata la rete Intelsat, che realizzò il sogno di<br />

connettere tutti gli stati nel mondo, anche se isolati o<br />

in via di sviluppo. A causa delle limitazioni nella<br />

potenza e misura dei satelliti, erano tuttavia necessari<br />

imponenti terminali di terra, con antenne del diametro<br />

di 30 metri. Questo requisito è risultato accettabile<br />

anche se ben lontano da un'ottimiiione economica,<br />

perché queste stazioni potevano essere condivise a<br />

livello di un intero Stato. L'evoluzione dei sistemi<br />

satellitari ha portato comunque verso terminali più<br />

piccoli che potessero servire un'area più ristretta o<br />

addirittura un singolo utente. Inoltre, è cresciuta la tendenza<br />

verso l'uso di più alte frequenze, per ottenere<br />

maggiori capacità di comunicazione. A questo pmposito<br />

permettetemi di fare qualche considerazione. In<br />

Appiicdone tipica<br />

Rapporto di trarmissione<br />

Tabella l sono riportate le maggiori caratteristiche<br />

concernenti alcuni sistemi GEO, ME0 e LE0 esistenti<br />

o proposti, che usano frequenze a partire dalla banda L<br />

(1-2 GHz) alla banda Ka (20-30 G~Z)~". in ciascuna<br />

delle categorie GEO, ME0 e LEO, le prime due<br />

colonne sono relative a sistemi mobili o mobili personali,<br />

dove il temine "mobile" indica operazioni con<br />

piccoli terminali di tetra capaci di essere montati e utilizzati<br />

su veicoli e di usare, moderatamente, antenne<br />

direzionali; il termine "mobile-personale" indica operazioni<br />

con terminali palmari che usano antenne omnidirezionali<br />

per evitare problemi di puntamento.<br />

L'ultima colonna relativa ai satelliti GEO e LE0<br />

riguarda sistemi a larga banda che usano piccoli terminali<br />

da installare presso siti predefiniti dall'utente.<br />

Copertura completa versus copertura "a spotn<br />

L'architettura dei sistemi satellitari può essere classificata,<br />

in principio (Figura 2) in due categorie concettualmente<br />

differenti: a) sistemi che usano un transponder<br />

trasparente ed un'antenna a copertura completa<br />

(cioè un'antenna che copra I'inera area di nutenza);<br />

b) sistemi cellulari che usano antenne multifascio e<br />

on-boardnvitchirig. Da notare è che sebbene i satelliti<br />

multifascio producono una copertura cellulare concettualmente<br />

identica alla copertura di sistemi cellulari<br />

terrestri, c'è una difirenza fondamentale riguardo alla<br />

dimensione della cellula, che è molto più elevata nel<br />

caso dei satelliti. La soluzione a) è ottimale quando lo<br />

stesso segnale èinviato a tutti gli utenti connessi in<br />

"broadcastiiig". E tuttavia lontana dalla soluzione 0thmale<br />

quando segnali differenti sono inviati ad utenti<br />

differenti e, nel caso estremo, quando ogni segnale<br />

particolare è inviato ad un siigolo utente; questo chia-<br />

ramente awiene in conversazioni bilaterali, cioè nei<br />

classici sistemi di telecomunicazioni.<br />

In effetti, inviando dappertuito un segnale che abbia<br />

una specifica destiiazione, si produce dispersione di<br />

potenza e di spettro di frequenza. In questo caso, la<br />

soluzione b) è più conveniente perché permette di:<br />

risparmiare potenza da satellite e da tetra concentrando<br />

e focalido l'irradiazione e la captazione del segnale<br />

lungo la direzione di interesse, di riutilizzare le<br />

medesime frequenze su fasci non adiacenti.<br />

Questi vantaggi, tuttavia, vengono raggiunti a costo di<br />

una maggiore complessità e di una flessibilità molto<br />

ridotta. Con riferimento all'ultimo punto, si consideri<br />

ad esempio che la soluzione a), al contrario di b), consente<br />

di cambiare, in un determinato sistema satellitare<br />

anche se gia operativo, il metodo di modulazione e di<br />

accesso senza la necessità di variare il segmento di<br />

spazio.<br />

Broadcasting<br />

Sulla base delle considerazioni precedenti e valutando<br />

le potenzialità dei satelliti che posso essere costnllti e<br />

lanciati ai nostri giorni, è immediato concludere che i<br />

satelliti GEO sono particolarmente adatti ad ofire,<br />

con configurazioni semplici e flessibili, broadcastitig<br />

televisivi con l'impiego di terminali a ridotta apertura<br />

(antenne con diametri di pochi decimetri). La menzionata<br />

flessibilità permette oggi di variare in un deteminato<br />

satellite la trasmissione di segnali visivi da analogica<br />

a digitale, approfittando in questo modo delle tecniche<br />

moderne ed avanzate di compressione a larghezza<br />

di banda. E possibile la allocazione di almeno cinque<br />

canali digitali in vece di un canale analogico.<br />

Comunicazioni bilaterali<br />

Quando, contrariamente al puro broadcasti~~g, è necessaria<br />

la trasmissione di ritorno da un piccolo terminale,<br />

nascono notevoli difficoltà a causa delle limitazioni di<br />

potenza nei terminale stesso. Casi estremi sono :<br />

Catiale di iitortio coli tiiolta riiiriore<br />

capacità rispelto al canale diretto<br />

Questa è una situazione che nasce ad esempio in sistemi<br />

di teleeducazione, quando un segnale video è trasmesso<br />

da un centro di insegnamento ad una comunità<br />

di utenti mentre un segnale audio è messo a disposizione<br />

per una comunicazione di ritorno (per domande,<br />

osservazioni etc.). ,Alcuni sistemi V-SAT, rientrano in<br />

questa categoria. E in effetti la modesta capacità del<br />

canale di ritorno che consente di mantenere entro limiti<br />

accettabili la potenza di trasmissione da piccoli terminali<br />

di terra. Un'ulteriore riduzione di tale potenza<br />

pub essere ottenuta usando un sistema multifascio sul-<br />

I'irplink, a patto che tale riduzione sia così importante<br />

da giustificare l'incremento di complessità.<br />

Figura 3<br />

Funzioni di accesso ed interconnessione in un sistema<br />

multisatellitare: il sistema corrisponde ad una rete<br />

terrestre in cui le stazioni di base, le stazioni<br />

di controllo e le reti di interconnessione sono state<br />

trasferite nello spazio. Una singola stazione gateway<br />

b sufficiente in linea di principio per connettere il<br />

sistema alla rete terrestre (ad esempio la soluzione<br />

IRIDIUM, vedi Tabella I).<br />

Figura 4<br />

Funzione di accesso solo In sistema mutisatellitare:<br />

corrisponde ad una rete terrestre in cui le stazioni<br />

di base sono state trasierite nello spazio (ad esempio<br />

la soluzione Globestar. vedi Tabella I).<br />

Comirriicazioiii bilanciate bilaterali irtente-iriente<br />

Come già rilevato, questa soluzione è tipica di classiche<br />

telecomunicazioni per le quali la soluzione ottimale<br />

in termini di potenza e spettro di frequenza k un<br />

sistema multifascio (o cellulare). Daremo attenzione a<br />

questo aspetto nei prossimi paragrafi. in Figura 2, si fa<br />

riferimento a soluzioni che sono tipiche dei sistemi<br />

GEO e particolarmente di un satellite GEO che serve<br />

una determinata regione.<br />

Se si considerano sistemi multiisatellitari (e questo è<br />

sempre più il caso per sistemi ME0 e LEO) i collegamenti<br />

intersatellitari possono dare la possibilità di


-hhld<br />

Probabilità di raggiungimento per la quale la attenuazione totnle non varia con la frequenza<br />

G H ~ Lario Genova Roma Cagliari<br />

11.6<br />

15 81U' 7 10-1 5 lo' 1.4 lU'<br />

20 101 10' 7 lo' 2 10-1<br />

25 1.4 IO-' 1.5 10' 9 10-1 2.7 lff<br />

30 1.710' 2 io-> 1.1 10' 3.4 lo<<br />

35 1.9 10j 2.3 10' 1.2 10' 3 lo-'<br />

40 2 10' 2.6 10' 1.4 10' 4 lo<<br />

45 2.2 10' 2.7 10' 1.4 io3 5.1 113'<br />

50 22 lo3 2.7 10' 1.45 le3 5.2 10'<br />

Figura 5<br />

Distribuzioni di attenuazione a 1 1.6 GHz per diverse<br />

stazioni italiane (angolo di elevazione - 33 gradi).<br />

interconnettere utenti connessi a diversi satelliti<br />

(Figura 3). Questa è la soluzione adottata per la rete<br />

IRiDlUM, e i sistemi Spaceway e Teledesic.<br />

Funzioni di commutazione possono essere trasferite<br />

dallo spazio a terra in una stazione hirb attraverso la<br />

quale vengono allestite connessioni doppio-liop.<br />

In questo caso, come riportato in figura, anche le connessioni<br />

tra diversi satelliti possono essere reaiiiate<br />

attraverso la rete terrestre. Questa soluzione, che coinvolge<br />

le connessioni doppio-hop, non è adeguata per<br />

la trasmissione vocale in sistemi GEO a causa dell'elevata<br />

propagazione del ritardo; al contrario puii essere<br />

adottata per sistemi LEO, a patto che venga allestito<br />

un numero sufficiente di stazioni di terra.<br />

ricezione. Per il caso a) devono essere considerati due<br />

sottocasi (al e a2). 1 casi a) e b) avevano o avranno<br />

applicazioni pratiche come indicato ; il caso C) sarà di<br />

interesse per futuri sistemi ad elevate capacità, come<br />

discusso più avanti.<br />

Consideriamo come la capacità di trasmissione cambia<br />

aumentando la Frequenza. La capacità di trasmissione<br />

Tabella 3<br />

Fattori moltiplicativi a 11.6 GHz per scalhig<br />

in attenuazione di frequenza<br />

Frequenza (GHz) 20 30 45 SO<br />

FattoreMoltipl 2.45 4.5 6.3 7.5<br />

C su una certa area può essere definita come :<br />

dove B è la banda a disposizione e k è il numero di<br />

volte che viene riutiliita. Ricordiamo ora che, come<br />

regola di base :<br />

che principali di tali distribuzioni dell'attenuazione da<br />

pioggia sono come segue :<br />

* il margine di potenza necessario aumenta sempre più<br />

rapidamente quanto più si decresce la probabilità di<br />

raggiungimento (da notare è, a questo proposito, che<br />

I'attenuazione da pioggia aggiuntiva è tremendamente<br />

differente dalla ben nota attenuazione aggiuntiva a<br />

causa della propagazione ~tiirltipatIi, sperimentata per<br />

esempio in relays radio terrestri, dove cresce con<br />

incremento costante di 10 dsldecade);<br />

* I'attenuazione è maggiore in regioni cliiaticamente<br />

sfavorevoli ;<br />

l'attenuazione aumenta con la hquenza: in Tabella 3<br />

sono riportati i coeilicienti per i quali I'attenuazione<br />

(in dB) a 11.6 GHz deve essere moltiplicata per ottenere<br />

I'attenuazione ad altre frequenze;<br />

I'attenuazione varia con l'elevazione dell'aneolo del "<br />

satellite; per tempi di raggiungimento non troppo piccoli<br />

(diciamo >IO-3) ed angoli di elevazione g maggiori<br />

di lo0, l'attenuazione è più o meno proporzionale<br />

al cosec(g). I dati di figura e tutti i dati a cui si fari<br />

dove f è la frequenza centrale; inoltre k è inversamente<br />

propoiuonale all'area di cellula, cioè al quadrato dell'ampiezza<br />

angolare q dei fasci di antenna; per suo<br />

conto, q è, per una data dimensione di antenna, inversamente<br />

proporzionale a f così che :<br />

Figura 6<br />

Differenze di sito.<br />

Questa è ad esempio la soluzione adottata nel sistema<br />

Globestar. E da rilevare che rispetto ai sistemi cellulan<br />

terrestri la soluzione di Figura 4 corrisponde ad inviare<br />

nello spazio la stazione base cosl che il satellite<br />

diventi trasparente e venga usato per realizzare l'accesso<br />

radio alla rete terrestre.<br />

Frequeoze<br />

In questo paragrafo, viene proposto di esaminare cid<br />

che awiene quando la frequenza di operazione del<br />

sistema satellitm viene aumentata per shttare nuove<br />

larghe bande di frequenza.<br />

Consideriamo innanzitutto il caso di libera propagazione<br />

ne10 spazio. La Tabella 2 mostra cosa awiene<br />

al rapporto di trasmissione, variando la frequenza di<br />

operazione, mentre si mantiene costante il guadagno G<br />

o l'area effettiva A delle antenne di trasmissione e<br />

ed in conclusione :<br />

CP 0 (4)<br />

L'equazione 4 mostra il grande vantaggio nel muoversi<br />

verso più alte frequenze quando si necessita di sistemi<br />

ad elevata ca~acità.<br />

Ad ogni modo, quando si arriva a frequenze oltre i 10<br />

GHz, entra in gioco l'attenuazione da pioggia (da<br />

aggiungere all'atienuazione da spazio vuoto) Molti<br />

esperimenti ad elevate frequenze sono stati realizzati,<br />

alcuni dei quali presso il Politecnico di Milano usano i<br />

satelliti Sino, OTS ed Italsat (21. Esempi di distribuzioni<br />

di attenuazione (ottenuti direttamente o per estrapolazione)<br />

sono riportati in figura 6 ; come ben noto,<br />

tali distribuzioni danno la probabilità che I'attenuazi~<br />

ne sia più elevata del valore riportato in ascissa ; dal<br />

punto di vista ingegneristico, forniscono in ascissa il<br />

margine di potenza da introdurre le dimensionamento<br />

di link per assicurare che la probabilità di raggiungimento<br />

sia nei limiti riportati in ascissa. Le caratteristi-<br />

Figura 7<br />

Copertura terrestre da parte di un satellite ad altitudine<br />

h (RE raggio terrestre).<br />

riferimento, sono relativi ad una angolo di elevazione<br />

di 33 gradi. Nella progettazione di sistemi a queste f i<br />

quenze, in presenza di una penalimione di potenza a<br />

causa della pioggia che aumenta con la frequenza, è<br />

importante evitare approcci che possano penalizzare le<br />

alte frequenze anche in una situazione di spazio vuoto.<br />

11 caso C) di Tabella 2, che mostra un guadagno all'aumentare<br />

della frequenza, è rilevante per tali applicazioni.<br />

Naturalmente tale approccio fa nascere problemi<br />

riguardo il puntamento del antenne ad alta diizionalità<br />

a onde millimetriche e riguardo la precisione p<br />

mehica delle strutture. Ad ogni modo, io ritengo che<br />

sia fondamentale che questi problemi vengano ridotti


una probabilità di raggiungimento POL leggermente<br />

inferiore a 10'. Naturalmente il guadagno in probabilità<br />

produce a sua volta un guadagno in margine di<br />

potenza che può essere derivato dalla distribuzione di<br />

attenuazione e che diventa via via maggiore con la frequenza.<br />

Il fatto che con la diversità d sito possiamo<br />

ottenere un probabilità globale di raggiungimento<br />

minore di 10' usando due stazioni con una probabilità<br />

di raggiungimento WL leggermente inferiore a IO'ha<br />

come conseguenza che possiamo nuovamente raggiungere<br />

(vedi Tabella 4) le condizioni di non essere<br />

penalizzati da un incremento in frequenza, patto che<br />

si mantenga ostante la dimensioni dell'antenna, come<br />

nel caso C) di tabella 2.<br />

Un ulteriore metodo per guadagnare in probabilità è la<br />

diversità di freq~enzaj.~.<br />

Riguardo a metodi di guadagno in margine di potenza,<br />

possono essere ricordati 2 esempi: odapiive codi~ig,<br />

nel quale viene introdotto un'aumentata protezione<br />

error-correciiong-code (a spese della banda di frequenza)<br />

nella direzione soggetta a intense piogge; controllo<br />

di potenza, per la distribuzione della potenza a<br />

bordo lungo le varie direzioni in base alle necessità<br />

che emergono dall'attenuazione da pioggia. I1 guadagno<br />

in potenza che può essere raggiunto con tali procedure<br />

ha un limite indipendente dalla frequenza, per<br />

esempio intorno ai 10 dB. Ciò può esser adeguato a<br />

frequenze relativamente basse, ma perde di interesse<br />

molto rapidamente all'aumentare della frequenza.<br />

Per comunicazioni user-orieriied, può essere accettabile<br />

una probabilità di raggiungimento di poche unità<br />

nell'ordine di grandezza di 110'. Al contrario, per sistemi<br />

di intemmessione e connessione con stazioni di<br />

gatmlay di sistemi mobili (feedm) (vedi Tabella l),<br />

sono necessari valori intorno ai 10' o alle poche unità<br />

nell'ordine di grandezza dei 10'.<br />

La località alla quale si è fatto riferimento finora<br />

(Genova in Tabella 4) appartiene alle regioni mondiale<br />

definite come regioni L dalla ITUIR (International<br />

Telecommunications Union/Radiocommunications).<br />

Questa regione e regioni che mostrano condizioni<br />

migliori coprono gran parte del mondo, con eccezione<br />

delle regioni N (che includono la Florida , i Caraibi, la<br />

costa Atlantica del Brasile, la penisola indiana, la<br />

penisola indocinese, parte delllAfrica equatoriale,<br />

Hong Kong eccetera) e delle regioni P (che includono<br />

località con eccezionali precipitazioni come<br />

I'hazzonia, parte dell'AFrica equatoriale, il Borneo,<br />

Ceylon eccetera). Per le regioni N la probabilità<br />

riportata in Tabella 4 rimane minore o uguale a IO3,<br />

mentre per le regioni P diventano maggiori di IO2 per<br />

hquenze di 20 GHz o maggiori.<br />

Orbite<br />

Dopo 25 anni di operazioni di grande successo con<br />

satelliti di comunicazione GEO, negli ultimi 5 anni<br />

sono stati realizzati satelliti in orbite più basse.<br />

Vengono ora discussi alcuni vantaggi che provengono<br />

dall'abbassare l'orbita. Qualsiasi sia l'approccio adottato<br />

in tabella 1, il rapporto di potenza nello spazio<br />

libero risulta essere inversamente proporzionale a 12<br />

ove 1 è la distanza tra il satellite e il terminale di terra<br />

(figura 8). Questa distanza, quando q non è troppo piccolo,<br />

è maggiore rispetto all'altitudine h del satellite<br />

dalla terra e il rapporto 1M/h (con IM il massimo valcre<br />

di I) aumenta con il diminuire del minimo angolo di<br />

elevazione gmin e, per un dato angolo di elevazione,<br />

viene diminuita l'altitudine h7 (Figura 8). Inoltre, se<br />

tutti i fasci sono identici, la forma e la dimensione delle<br />

impronte cambia a passaggio dalle cellule centrali<br />

alle cellule periferiche; reciprocamente, per ottenere<br />

cellule identiche, è necessaria un'opportuna o m e<br />

intensità dei fasci. Dalla figura 8 è possibile derivare il<br />

guadagno in potenza trasmessa (sia dal satellite che a<br />

terra) che si può ottenere rispetto al comspondente<br />

valore in sistemi GEO. Questo guadagno è di pariice<br />

lare rilevanza quando la stazione di terra è costretta ad<br />

avere un'antenna molto ridotta e una potenza molto<br />

bassa di trasmissione; ancora di più quando, per evitare<br />

problemi di puntamento, l'antenna di terra deve<br />

essere omnidizionale, che è il caso di sistemi mobili<br />

e personali che usano terminali palmari (caso a2 o<br />

caso b in Tabella I). La citata riduzione di attenuazie<br />

ne di path è solo uno dei vantaggi che possono essere<br />

ottenuti abbassando l'orbita (vedi Tabella 5): un altro<br />

vantaggio importante è infatti la riduzione del ritardo<br />

di propagazione che nei LE0 raggiunge valori tipici di<br />

connessioni terrestri: bisogna comunque fare attenzie<br />

ne quando si introducono soiirce coders con elevaii<br />

rapporti di compressione di ampiezza di banda, perché<br />

introducono notevoli ritardi di per sé stessi. La riduzione<br />

del ritardo è importante non solo per le comunicazioni<br />

vocali ma anche per i dati, perché i protocolli<br />

sviluppati per la trasmissione dati non possono essere<br />

usati nei sistemi GEO, in particolare quei protocolli di<br />

correzione dell'errore che richiedono la rilevazione<br />

dell'errore e la ritrasmissione dei blocchi con mre.<br />

Tabella 5<br />

Vantaed della riduzione dell'altitudine di orbita<br />

riduzione dell'attenuazione di path<br />

riduzione del ritardo di propagazione<br />

possibilità di incrementare l'angolo di elevazione<br />

possibilità di realizzare un reale sistema globale<br />

Un altro vantaggio elencato in Tabella 5 è la possibilità<br />

di operare con elevati angoli di elevazione, che<br />

facilitano il superamento di ostacoli come palazzi,<br />

alberi eccetera. Questo aspetto diventa via via pii rilevante,<br />

man mano che la Frequenza di trasmissione viene<br />

incrementata; si ricordi anche che a frequenze oltre<br />

i 10 GHz, l'attenuazione da pioggia decresce al diminuire<br />

dell'angolo di elevazione. In questo contesto si<br />

consideri che la copertura assicurata dai siitemi GEO<br />

sarebbe molto ridotta se fosse richiesto un elevato<br />

angolo di elevazione (Figura 9): la figura mostra ad<br />

esempio che un angolo di elevazione minimo<br />

gmin=lf restringerebbe la coperiura a latitudini di<br />

i65", mentre per un gmin=4O0 la coperiura sarebbe<br />

limitata a meno dei i45", escludendo dunque iutte le<br />

principali capitali europee. Allo stesso tempo, sarebbe<br />

richiesto un numero maggiore di satelliti. Con sistemi<br />

non GEO, è possibile ottenere facilmente un elevato<br />

angolo di elevazione, a patto che venga impiegato un<br />

maggiore numero di satelliti. (Figuralo).<br />

A questi vantaggi si oppongono tuttavia i seguenti<br />

svantaggi :<br />

* non appena il satellite si muove lungo I'orbita rispetto<br />

alla terra, l'altitudine decresce sempre più, vedi ad<br />

esempio I'ascissa in Figura 8, richiedendo pmdure<br />

di switch e handover da un satellite al seguente<br />

il numero di satelliti richiesto aumenta al decrescere<br />

dell'altitudine (vedi Figura IO),<br />

* mentre, usando satelliti GEO che sono fissi rispetto<br />

Fiira 8<br />

Rapporto Ilh come funzione du h.<br />

L'altitudine di orbita può essere ridotta fina all'incirca<br />

500 Km. ci06 di un valore sufficientemente elevato<br />

per evirare interferenze atmosferiche. È importante<br />

tuttavia. stare al di fuori della cintura di Van Allen<br />

(figura 10, m) ( che può danneggiare componenti<br />

elettronici e celle solari. Come conseguenza. sono<br />

disponibile due range di altitudine: 500 e 2000 Km<br />

che definiscono le orbite basse terrestri<br />

(Low-altitute Earch Orbitis. LEOs).<br />

Fiira 9<br />

Angular haltidth of the swath width. ciob latitudini<br />

nord e sud che limitano la fascia raggiunta da sistemi<br />

GEO in funzione del numero di satelliti.<br />

Figura 10<br />

Numero minimo di satelliti nel sistema in funzione<br />

dell'altitudine.<br />

alla terra, è possibile distribuire la capaciti di traffico<br />

dei satelliti, in funzione delle necessità delle varie patti<br />

della regione servita, i satelliti LE0 tendono a dishibuire<br />

evenly la loro capaciti di comunicazione sulla<br />

Terra, senza tenere conto che 2/3 della superficie terrestre<br />

b coperta da oceani. Secondo quanto esposto, i<br />

satelliti LE0 hanno come caratteristica positiva la<br />

capaciià di allestire un sistema globale vero, ma aUo<br />

stesso tempo necessitano di un accurato sistema di<br />

progetto per evitare un eccessivo spreco di capacità di<br />

comunicazione in regioni con modesto flusso di traffico<br />

e di sorgenti.<br />

Un concetto basilare appare essere che la loro capaciià<br />

di comunicazione deve essere scelta per essere ade-


guata al massimo fabbisogno di regioni sostanzialmente<br />

non servite da altri mezzi, e di fornire una funzione<br />

complementare piuttosto che competitiva in<br />

regioni ad alto sviluppo.<br />

I satelliti ME0 sono, sotto questo punto di vista, in<br />

una posizione intermedia perché, viaggiando lungo<br />

l'orbita, possono puntare la loro antenna verso le<br />

regioni di interesse; questa è la soluzione adottata per<br />

Odissey (vedi Tabella 1).<br />

Considerazioni sui dimensionamento di poteoza<br />

Riferendosi nuovamente alla Tabella 1, due casi<br />

richiedono particolare attenzione: il caso personalmobile,<br />

in cui sono usati i terminali terrestri palmari<br />

con antenne omnidiizionali e limitata potenza di trasmissione<br />

(0.5 W); il caso personal-f~ed, in cui piccoli<br />

terminali terrestri usano un'antenna direzionale e<br />

una limitata potenza trasmessa, con una libertà di scelta<br />

rispetto al caso precedente.<br />

7.1 ~e&nal-mobile<br />

L'equazione a2 di Tabella I si applica, con Gs=l e PT<br />

fisso. Per una data capacità di comunicazione a una<br />

determinata densità di rumore del ricevitore, anche Pr<br />

è fisso, così che è fissato il rapporto ASn2 indipendentemente<br />

dalla frequenza1'. Per esempio, per tra-<br />

Figura I I<br />

Direzionare i fasci per mantenere le cellule fisse a terra<br />

smissioni vocali a 4.8 kbitls, ASn2 è dell'ordine di 1.6<br />

104, cosa che implica DA=2 10-7, con D il diametro<br />

dell'antenna a bordo. Considerando la Figura 9, per un<br />

elevazione dell'angolo di 15", D deve essere 8 metri<br />

nel caso di satelliti GEO e 0.4 metri nel caso di sistemi<br />

LE0 a 800 Km di altezza.<br />

Per un angolo di elevazione di 40'71 valore di D diventa<br />

rispettivamente 7.6 e 0.22 metri. Da notare è che per<br />

elevati angoli di elevazione, le dimensioni delle cellule<br />

a terra tendono rimanere le stesse per ogni altitudine.<br />

Chiaramente, variano proporzionalmente con I, al<br />

variare della frequenza.<br />

I valori riportati delle dimensioni delle antenne satellitari,,<br />

corrispondono ad operazioni senza alcun margine<br />

rispetto alla propagazione nello spazio libero; se si<br />

introduce questo margine, l'antenna di un sistema<br />

GEO, può facilmente raggiungere i 15-30 metri di diametro.<br />

In effetti, i margini di potw sono necessari per supemre<br />

ostacoli, in particolare quando l'angolo di elevazione<br />

è piccolo; in sistemi satellitari mobili, può essere<br />

dificile adottare margini di potenza così elevati da<br />

assicurare le operazioni in ogni località del terminale:<br />

in questo caso, è richiesto un atteggiamento di cooperazione<br />

da parte dell'utente , nel senso che l'utente,<br />

quando si trova in una localith con difficoltà di propagazione,<br />

si deve muovere per cercare una posizione<br />

più favorevole.<br />

La situazione per i siitemi Geo diviene ancor più critica<br />

quando la potenzi ricewta deve essere incrementata<br />

per incrementare la capacità di comunicazione<br />

7.2 Peisonal-fixd o mobili cooperativi<br />

Si applica l'equazione C) in tabella 1. Un piccola<br />

antenna di terra, diciamo 25x25 centimetri possiede<br />

un'apertura equivalentecirca 10 volte superiore dell'a<br />

pertura 1214p di un'antenna omnidirezionale a 1.5<br />

GHz. Un terminale grande quanto una valigia, possibilmente<br />

con più potenza dei terminali palmari, può<br />

fornire comunicazione vocale anche con un sistema<br />

GEO senza necessità di una antenna a bordo troppo<br />

ampia.<br />

L'interesse a muoversi verso bande di frequenza più<br />

elevate, 20-30 GHz o 40-50 GHz, continua ad essere<br />

un aspetto importante, come detto precedentemente, a<br />

patto che siano assicurate condizione di diretta visibilità.<br />

Un confronto con quanto detto poc'anzi mostra<br />

chiaramente che nel caso di terminali palmari, sarebbe<br />

importante abbandonare il vicolo cieco in cui ci stiamo<br />

avventurando adottando antenne omnidirezionali : è<br />

necessario condurre ricerche sul possibile impiego di<br />

almeno una direzionaliili paaiale.<br />

Problemi di commutazione e relative soluzioni<br />

in sistemi non-GEO<br />

Un satellite non GEO, può essere usato in certe lwliti<br />

fmtanto che si trova nel rniige consentito di angoli<br />

di elevazione.<br />

Quando esce da questo range, è necessario commutare<br />

su un nuovo satellite. Questo è chiamato commutazie<br />

ne a livello di copertura.<br />

Sistemi multifascio, comunque possono richiedere un<br />

maggior numero di commutazioni. infatti, nel caso che<br />

fasci multipli siano fissi al satellite, questi formano un<br />

insieme di cellule che scivola sopra la terra; la commutazone<br />

di un terminale deve essere eseguita ogni<br />

volta che questo lascia una cellula ed entra nella successiva.<br />

Questo processo può essere denominato commutazione<br />

a livello di cellula.<br />

In questo caso l'intervallo di commutazione è proporzionale<br />

al rapporto tra la dimensione della cellula e la<br />

velocità del satellite: concordemente, la situazione tende<br />

a diventare più critica con il decrescere della<br />

dimensione della cellula (questo succede in particolare<br />

quando vengono impiegate frequenze più elevate) e<br />

con il crescere della velocità del satellite, cioè viene<br />

decrementata l'altitudine, per esempio passando da<br />

sistemi ME0 a sistemi LEO.<br />

La commutazione a livello di cellula può essere resa<br />

meno critica, utilizzando, invece di cellule circolari,<br />

celle allungate nella direzione dei moto (Globalstar) o<br />

può essere del tutto evitata mantenendo le cellule fisse<br />

rispetto alla Terra mentre il satellite si muove intorno<br />

all'arco di copertura: questo può essere ottenuto (Figura<br />

I I) usando fasci sieering.<br />

Teledesic presenta infatti un soluzione sofisticata in<br />

cui i fasci sono pilotati per m m di una matrice fasata<br />

(Figura 11). Ho menzionato precedentemente che in<br />

un sistema personal-mobile deve essere introdotto un<br />

margine di potenza per superare ostacoli lungo la<br />

traiettaria, specialmente nel caso di bassi angoli di ele<br />

vazione. in effetti è possibile alleviare questo proble-<br />

ma nel caso in cui più di un satellite siano siiultaneamente<br />

a disposizione e, atiraverso un'opportuna con<br />

mutazione, sia scelto il più favorevole ad ogni istante<br />

(diversità di satellite).<br />

Conclusioni<br />

Sono stati esaminati molteplici aspetti riguardanti<br />

l'impiego di nuove orbite e di nuove bande di ikquenza<br />

in sistemi avanzati di comunicazione satellitare.<br />

Parìicolare enfasi è stata data agli aspetti di radio engineering<br />

e di conseguenza non sono stati considerati<br />

molti altri problemi, particolarmente a livello di siste<br />

ma, come i metodi per l'accesso e il roirting, l'integrazione<br />

con la rete terrestre eccetera.<br />

Con riferimento agli aspetti tecnologici, appare chiaro<br />

che lo sviluppo di matrici di antenne attive sia un<br />

aspetto cruciale per sistemi efficienti che utilizzino<br />

nuove orbite e nuove bande di frequenza.<br />

In conclusione, è importante rilevare che , mentre le<br />

comunicazioni satellitari hanno cominciato a soddisfare<br />

il sogno di una comunicazione globale con soluzioni<br />

che hanno permesso di connettere stati e nazioni,<br />

I'impiego di tecnologie moderne consentirà di soddisfare<br />

il sogno$ una interconnessione globale a livello<br />

di individuo. E altresì evidente che sarebbe molto utile<br />

aver sistemi geostazionari LEO; questa è la ragione<br />

per cui ci sono proposte per I'impiego, anziché di<br />

satelliti, di piattaforme ad altitudini di decine di chilometri,<br />

alimentati e stabilizzati da terra attraverso fasci<br />

di onde millmetriche.<br />

Bibliografia<br />

I. A.C. Clarke, "Extraterrestrial relays", Wireless<br />

World, Oct. 1945, p. 305.<br />

2. Alta frequenca, "Special Issue on the Sirio<br />

Programme in the tenth Year of Satellite Life", Alta<br />

Frequenca, LVI, 1-2,1987.<br />

3. F. Carassa, "New satellite Systems and Higher<br />

Frequency Utilisation", Alta Frequenca, LVI, 1-2,<br />

1987.<br />

4. F. Carassa "Application of Millimeter Waves to<br />

Satellite Systems", Alta Frequenca, LVIII, 5-6, 1989,<br />

p. 405.<br />

5. F. Carassa "Technical Aspects in the fuhue development<br />

of satellite communications systems with particular<br />

reference to the use of frequencies above 10<br />

GHz." 19th Convegno Internazionale Scientifico sullo<br />

Spazio, Roma, 1979.<br />

6. F. Carassa, "Adaptive Methods to Counteract Rh<br />

Attenuation Effects in the 20-30 GHz Band", Space<br />

Communication adn Broadcasting, 2,3,1984, p.253.


Studi sul radar<br />

ad apertura sintetica (SAR)<br />

Gianni Ferretti. Andrea Monti Guarnieri. Claudio Prati, Fabio Rocca<br />

Diportimento di Oemnico ed Informazione<br />

Introduzione<br />

Lo scopo del SAR è fornire immagini elettromagnetiche<br />

(a frequenze comprese tra SOOMHz e IOGHZ) della<br />

superficie terrestre con risoluzione spaziale di qualche<br />

metro. Uno dei vantaggi di tale sistema di telerile<br />

vamento dallo spazio rispetto ai piii noti sistemi ottici<br />

è la possibilità di osservazione continua sia di giorno<br />

che di notte (essendo un sistema attivo) e anche in presenza<br />

di copertura nuvolosa (le frequenze utilizzate<br />

penetrano senza sensibili attenuazioni attraverso le<br />

nuvole).<br />

Il secondo vantaggio risiede nel fatto che, come tutti i<br />

sistemi di illuminazione coerente, anche le immagini<br />

SAR sono caratterizzate da un'ampiezza e da una fase.<br />

Proprio la fase dei dati consente al SAR di essere uno<br />

strumento molto utile per generare mappe digitali di<br />

elevazione del terreno con precisione di qualche metro<br />

e, soprattutto, di essere uno strumento unico per fornire<br />

misure di deformazioni crostali di vaste aree (centinaia<br />

di chilometri quadrati) con precisione centmetrica<br />

e con elevata densità (una misura ogni poche decine<br />

di metri a terra).<br />

11 gruppo di elaborazione numerica dei segnali presso<br />

il Dipartimento di Elettronica e Informazione del<br />

Politecnico di Milano ha iniziato ad occupmi del problema<br />

dell'elaborazione di dati Radar ad Apertura<br />

Sintetica (SAR) nel 1985. Dal 1986, la ricerca del<br />

gruppo è proseguita di pari passo con la possibilità di<br />

avere a disposizione dati reali con i quali verificare<br />

quanto sviluppato in teoria. All'epoca l'unica piattaforma<br />

che avesse fornito dati SAR per uso civile era<br />

il satellite americano SEASAT (lanciato nel 1979 e<br />

spento dopo solo 78 giorni) operante alla frequenza di<br />

ciuca 1GHz e con banda di circa 20MHz. I dati del<br />

SEASAT sono stati utilizzati dal gruppo per mettere a<br />

punto nuove tecniche di focalizzazione dei dati e per<br />

studiare le possibilità offerte dall'interfemmetria SAR<br />

per generare mappe di elevazione digitale del terreno<br />

(DEM). Nel maggio 1991 veniva lanciato il primo<br />

SAR europeo a bordo del satellite ERS-1 (frequenza<br />

centrale di circa SGHz e banda di poco inferiore ai<br />

20MHz). Per primo, nell'agosto dello stesso anno, il<br />

gruppo ne ha verificato le capacità interferometriche<br />

per conto dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), utih<br />

t o i dati per sviluppare nuove tecniche di elaborazione<br />

dei dati interferometrici che hanno portato poi<br />

ad un brevetto registrato dall'ESA negli USA, e ha poi<br />

valutato le capacità offerte dal sistema per misurare<br />

moti crostali con precisione centimetrica. Nel 1995<br />

veniva lanciato il secondo satellite europeo ERS-2,<br />

gemello di ERS-I. Su suggerimento del nostro gruppo<br />

i due satelliti vennero posti sulla stessa orbita in modo<br />

da poter operare sulla stessa zona a distanza di un<br />

giorno.<br />

Con questa disposizione (TANDEM) dei satelliti sono<br />

stati acquisiti ripetutamente dati di tutta la superficie<br />

terrestre che oggi costituiscono una base di dati unica<br />

al mondo e che consente di generare DEM di vaste<br />

zone della superficie terrestre.<br />

Prima di questa attività di ricerca sul SAR il gruppo si<br />

era occupato di trasmissione televisiva digitale da<br />

satellite. Questa attività di ricerca è culminata nel 1984<br />

con il primo esperimento di trasmissione televisiva<br />

codificata a 2Mbls con il satellite SiRiO!<br />

Introduzione al SAR<br />

Il sistema. Il radar ad apemira sintetica (SAR) è uno<br />

strumento costituito da un radar di tipo convenzionale<br />

montato su una piattaforma mobile (un aeroplano o un<br />

satellite). L'antenna del radar è puntata verso terra<br />

ortogonalmente alla dizione di moto della piaitaforma<br />

con un angolo compreso tra 20 e 80 gradi rispetto<br />

alla direzione di Nadir (detto di off-nadir).<br />

Differenze rispetto alle immagini ottiche. I vantaggi<br />

del SAR rispetto ai consueti sistemi ottici sono legati<br />

alla capacità di operare di notte e in presenza di nuvole<br />

(ci sono aree della terra di cui non esistono immagini<br />

ottiche da satellite a causa della copertura nuvolosa<br />

perenne); ancora, il SAR può fornire immagini coerenti<br />

e ci& l'immagine contiene sia l'informazione d'intensità<br />

(legata alla rifleiiività degli oggetti) che I'informazione<br />

di fase (legata alla distanza tra bersaglio e<br />

radar).<br />

La coerenza del sistema SAR consente alcune applicazioni<br />

di grande interesse pratico, ma è causa del cosiddetto<br />

fenomeno di "speckle" visibile come una variazione<br />

casuale dell'intensità dell'immagine intorno al<br />

valor medio della retrodiffusione (lo stesso effetto di<br />

granulosità che si nota puntando un laser su una parete<br />

non perfettamente liscia).<br />

Questa vaiiazione è dovuta alla ricombinazione casuale<br />

dei ritorni radar dai vari retrodiffusori contenuti nella<br />

cella di risoluzione dell'immagiie.<br />

Un esempio della diierenza visibile tra un'immagine<br />

ottica e una SAR è mostrato in figura 1.<br />

Figura I - Confronto tra un'immagine ottica (satellite<br />

SPOT) a desta e una SAR (satellite ERS-I) a sinistra<br />

dell'area dei Campi Flegrei (Napoli). L'immagine<br />

ottica B stata messa nella geometria SAR per rendere<br />

possibile il confronto.<br />

Deformazioni geomehiche. Le due dimensioni spaziali<br />

dell'immagiie SAR sono legate alla distanza degli<br />

oggetti dal sensore ("slarif range") e alla posizione<br />

della piattaforma lungo la direzione di moto ("azimuth").<br />

A causa di questa rappresentazione l'immagine<br />

SAR è affetta da deformazioni geometriche eguali a<br />

quelle di un sistema ottico che osservasse la superficie<br />

terrestre con angolo di vista complementare. Gli<br />

oggetti disposti su un terreno con pendenza pari all'angolo<br />

di oflrtarlir (cioè parallela all'antenna del radar)<br />

risultano essere tutti alla stessa distanza dal radar e<br />

quindi rappresentati nella stessa cella di risoluzione<br />

(non c'é possibilità di discriminare oggetti anche molto<br />

distanti tra loro se contenuti nel piano con questa<br />

pendenza).<br />

Queste zone vengono dette di 'tforesliorteriirig". Nel<br />

caso ottico, al contrario, questa disposizione consente<br />

la miglior risoluzione spaziale. Esattamente l'opposto<br />

accade per terreni con pendenza opposta dove il SAR<br />

consente la miglior risoluzione e il sistema ottico<br />

"schiaccia" tutti gli oggetti in un solo punto deli'immagine<br />

(come in una cartolina vista di profilo).<br />

La focaliione. Durante il moto della piattaforma il<br />

radar emette impulsi di breve durata ad intervalli regolari.<br />

La risoluzione spaziale in distanza r (slaiit range)<br />

è proporzionale alla durata degli impulsi trasmessi t:


Figura 2 - Immagine SAR ERS-I della parte orientale<br />

della Sicilia comprendente il monte Etna La fase<br />

interferomevica 6 rappresentata a colori, mentre il<br />

modulo è rappresentato con l'intensità. La fase<br />

interferomeuica 6 stata ottenuta come differenza tra<br />

due passaggi ERS-I ed ERS-2 del 5 e 6 Settembre<br />

1995 con un baseline di circa 1 10 metri. Si nota come<br />

le frange interferomeulche seguono Bene le curve di<br />

livello.<br />

Figura 3 - Immaglne SAR ERS-I del Vesuvio (Napoli).<br />

La fase interferometrica 6 rappresentata a colori,<br />

mentre il modulo 6 rappresentato con i'intensitd.<br />

Il basellne b di circa I35 metri. Si nota come le frange<br />

interferomeuiche seguono bene le curve di livello.<br />

d 2 dove c'è la velocità della luce. Quindi per ottenere<br />

risoluzioni in distanza inferiori a 10 metri è<br />

necessario trasmettere impulsi di durata inferiore a 66<br />

ns o, equivalentemente, utilizzare una banda maggiore<br />

di 15MHz. in pratica si trasmettono impulsi modulati<br />

linearmente in Frequenza di durata molto maggiore che<br />

poi vengono compressi con un filtro adattato nell'elabomione<br />

numerica dei dati. Per quanto riguarda inve<br />

ce la direzione di azimuth, si sfrutta il moto della piattaforma<br />

rispetto agli oggetti a terra per "sintetire"<br />

tramite calcolatore un'antenna di dimensioni molto<br />

maggiori rispetto a quella fisica. Infatti per avere una<br />

risoluzione di 10 metri alla frequenza di IGHz e alla<br />

dislanza di 800h (la quota detle orbite generalmente<br />

utilizzate per il SAR da satellite) sarebbe necessaria<br />

un'antenna lunga più di 10 h, owiamente non realizzabile<br />

praticamente. 11 trattamento dei dati "grezzi"<br />

che consente di comprimere gli impulsi e di siitetii<br />

re l'antenna viene indicata con il termine di "focalizmione"<br />

SSAR<br />

L'atiivith del gruppo<br />

La nuova tecnica di focalizzazione. Da un punto di<br />

vista deli'elaborazione numerica dei dati, il problema<br />

della focalizzazione dei dati SAR è molto simile a<br />

quello della migrazione di dati sismici ottenuti con<br />

onde acustiche. L'esperienza del gruppo ha suggetito<br />

di modificare le tecniche sismiche (molto più avanzate<br />

di quelle radar sia perchè studiate da molto tempo con<br />

consistenti finanziamenti da parte dell'industria petrolifera<br />

sia perchè il problema sismico richiede accuratezze<br />

più elevate di quello SAR) per renderle adatte<br />

alla focalinazione di dati SAR. Quindi, nel 1987 è<br />

stata messa a punto e verificata con i dati SEASAT<br />

una tecnica di focalizzazione che rispetto alle precedenti<br />

è risultata essere più efficiente computazionalmente,<br />

più semplice (il cuore dell'algoritmo occupava<br />

20 righe di Fortan 77), più precisa e, soprattutto, esente<br />

da distorsioni di fase del dato (condizione essenziale<br />

per le applicazioni interferometriche)'. La nuova tecnica<br />

è diventata presto punto di riferimento per i nuovi<br />

prodotti software e la sua pubblicazione ha avuto<br />

come effetto non trascurabile quello di far uscire il settore<br />

da un regime di oligopolio con una conseguente<br />

radicale riduzione dei costi.<br />

L'interferometria e le sue applicazioni. Ad ogni pixel<br />

di un'immagine SAR è associato un numero complesso<br />

risultato della combinazione delle retmdiffusioni di<br />

tutti gli oggetti appartenenti ad una cella di risoluzione<br />

a terra e della rotazione di fase dovuta al percorso. In<br />

particolare la fase di ogni piiel è formata dalla somma<br />

di due termini: il primo legato ai retrodiffusori fs, il<br />

secondo dato da k=pr/I, dove r è la distanza piattaforma-cella<br />

di risoluzione e l è la lunghem d'onda del<br />

radar (pari alla velocità di propagazione divisa per la<br />

frequenza del radar).<br />

Dato che le lunghezze d'onda generalmente utilizzate<br />

sono di pochi centimetri e la distanza sensorecella di<br />

risoluzione è di qualche centinaio di chilometri (alme<br />

no nel caso di SAR da satellite) il secondo temine di<br />

fase contiene decine di milioni di angoli giro. Inoltre,<br />

il termine di fase legato ai retrodiffusori è casuale. In<br />

conclusione la fase di una siigola immagine SAR è<br />

assolutamente inutihbile. Se ora si considera la differenza<br />

di fase tra due immagini SAR riprese da angoli<br />

di vista leggermente differenti (generalmente viene<br />

indicata la distanza tra i due satelliti in direzione normale<br />

a quella di vista -baseline invece che la separazione<br />

angolare) " il termine di fase dovuto ai retrodiffur<br />

sori si cancella (almeno in prima approssimazione se<br />

la differenza d'angolo è molto piccola) e il termine di<br />

fase residuo è dato da j=ilpDr/I dove Dr è la differenza<br />

dei percorsi tra i sensori e la stessa cella di risoluzione<br />

a tena. La fase j contiene ancora un numem molto ele<br />

vato di angoli giro (è quindi nota a meno di un elevato<br />

multiplo intero di 2p), tuttavia passando da una cella<br />

di risoluzione ad una contigua (pochi metri di distanza)<br />

la variazione di j è generalmente sufficientemente<br />

piccola da non presentare ambiguità di 2p. La fase j<br />

viene detta fase interferometrica e ad essa è legata<br />

l'informazione di variazione di Dr (misurata in frazioni<br />

di lunghezza d'onda 1) tra pixel dell'immagine<br />

SAR. Un esempio relativo alla zona dell'Etna è<br />

mostrato in Figura 2.<br />

Un altro esempio relativo al Vesuvio è mostrato in<br />

figura 3. Nota la posizione dei due satelliti, la misura<br />

di Dr può essere utilizzata per ricavare l'elevazione<br />

relativa tra i pixel dell'immagine e, quindi, generare<br />

una mappa numerica di elevazione pigital Elevation<br />

Model). Oppure, noto il DEM è possibile risali da<br />

Dr a eventuali deformazioni millimeiricbe della superficie<br />

terrestre intercorse tra due osservazioni successi-<br />

ve. La precisionedella misura di Dr è legata al rumore<br />

di fase presente sulle immagini SAR. Se le immagini<br />

SAR utilizzate per calcolare la fase interferometrica<br />

sono riprese simultaneamente (e quindi il contributo di<br />

fase dei retrodiffusori si cancella) il rumore di fase è<br />

generalmente inferiore a 30 gradi e la precisione di<br />

misura di Dr migliore di V20 (pochi millimetri). DaUa<br />

misura di Dr e dalla parallasse si risale al DEM con<br />

una forte diiuzione di sensibilità, passando da errori<br />

di pochi millimetri su Dr a errori di vari metri sul<br />

DEM. Se invece le immagini SAR sono riprese con un<br />

certo intervallo temporale (questo è il caso dell'interferomehia<br />

da satellite sia nel caso SEASAT che ERS-<br />

IIERS-2) il rumore di fase dipende essenzialmente dal<br />

cambiamento dei retrodiffusori sul terreno e la precisione<br />

di misura di Dr presenta una forte variabilità<br />

spaziale. Se per alcune applicazioni (come la generazione<br />

di DEM o la misura di deformazioni crostali)<br />

questa variabilità è un inconveniente, per la classificazione<br />

d'immagini e per l'estrazione di alcuni parametri<br />

geofisici può essere un vantaggio (per primo il<br />

gruppo ha proposto la generazione d'immagiii di coerenza<br />

per questo tipo di applicazioni). Per quanto<br />

riguarda le tecniche di elaborazione numerica per la<br />

generazione di immagini di fase interferometrica, il<br />

contributo innovativo del gruppo è conosciuto (e utilizzato)<br />

internazionalmente con il nome di "spectral<br />

shifi principle" o "common band filtering'u'.<br />

Consiste in un filtraggio spazio variante delle due<br />

immagini SAR al fie di eliminare quel contributo di<br />

rumore causato dalla non completa cancellazione del<br />

termine di fase dovuto ai retrodiffusori (che in effetti<br />

cambia al cambiare dell'angolo di vista). Questo principio<br />

è stato poi applicato nella realizzazione di due<br />

pacchetti sohvare per conto dell'ESA: il primo per la<br />

generazione di immagini di fase a piena risoluzione<br />

(disponibile via rete tramite ESA-ESRiN), il secondo<br />

per la generazione di immagini di ampim, di fase e<br />

di coerenza a risoluzione intermedia (40 metri), ma<br />

con tempi di calcolo molto ridotti (l0 minuti su un PC<br />

per immagini 100x 100km).<br />

Le immagini di coerenza<br />

Se i retrodifiori sul terreno cambiano tra un'osserva-<br />

Figura 4 - Immagine di coerenza della parte nord<br />

orientale della Sicilia.


Figura 5 - Mappa numerica di elevazione dell1Etna<br />

ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS-I ed<br />

ERS-2.<br />

zione SAR e la successiva, la fase interferometrica<br />

risulta affetta da un rumore casuale. L'entità di questo<br />

rumore viene valutata attraverso le immagii di coeren-<br />

2a cioè della stima del coeffciente di cmss-correlazione<br />

locale delle immagini SAR. In teoria ad ogni pixel delle<br />

immagini è legato un valore di coerenza differente,<br />

ma in pratica, avendo a disposizione solo due immagini<br />

per stimare la coerenza, si suppone che il segnale sia<br />

siazionario in un'area di qualche pixel. La risoluzione<br />

dell'immagine di coerenza è così ridotta rispetto a<br />

quella delle inimagini di partenza. La coerenza è compresa<br />

tra O (retrodiffusori completamente diversi nelle<br />

due immagii come, per esempio, nel caso del mare) e<br />

1 (stessi retrodisori nelle due immagini come, per<br />

esempio, nel caso di rocce esposte). Un esempio di<br />

immagine di coerenza è mostrato in Figura 4.<br />

L'immagine mostra la parte nord orientale della Sicilia<br />

e la coerenza è rappresentata con una scala di grigi che<br />

va dal nero (coerenza nulia) al bianco (coerenza unitaria).<br />

I dati utilizzati sono stati ripresi dai satelliti ERS-<br />

I ed ERS-2 a distanza di un giorno nel settembre del<br />

1995. Si nota come il mare risulti totalmente incoerente,<br />

mentre sull'isola si notano diversi livelli di coerenza,<br />

scarsa nella parte nord più vegetata, elevata<br />

sulllEtna in corrispondenza delle colate di lava che<br />

vengono così chiaramente identificate. La coerenza<br />

varia anche in funzione della situazione climatica. In<br />

generale in aree vegetate la coerenza è più elevata nei<br />

periodi secchi (estivi alle nostre latiiudini) .<br />

Generazione di DEM<br />

Dalla fase interferometrica è possibile risalire alla<br />

mappa di elevazione (relativa) di tutti i pixel. Per ottenere<br />

questo risultato sono necessarie due operazioni:<br />

lo srotolamento della fase interferometrica ("pliase<br />

irriivrappi~ig") la geocodifica del DEM.<br />

La prima operazione si rende necessaria in quanto la<br />

fase interfeminetrica presenta dei salti di 2p che non<br />

sono legati ad un'effetiiva differenza di quota tra pixel,<br />

ma dipendono dalla rappresentazione della fase che è<br />

nota a meno di multipli di 2p. A partire dal 1987, il<br />

gruppo ha sviluppatoz delle tecniche originali di ')/lase<br />

un~~~rappilig" bidimensionali che sfruttano sia<br />

l'informazione di fase sia quella d'ampiezza delle<br />

immagini SAR. Più recentementes il gruppo ha individuato<br />

una tecnica di phase rrriwmpping più affidabile<br />

di quelle %adionali" perchè basata sull'informazione<br />

di fase di più immagini SAR. Inoltre, con più<br />

Figura 6 - Mappa numerica di elevazione dell'Etna<br />

ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS- I ed<br />

ERS-2 ascendenti e 3 discendenti.<br />

immagini, si aumenta la percentuale di zone che hanno<br />

alta coerenza nell'una o nell'altra situazione e, conseguentemente,<br />

si riescono ad ottenere DEM di zone più<br />

estese.<br />

Una volta ottenuta una mappa di elevazione in coordinate<br />

SAR, questa deve essere posta in un sistema di<br />

riferimento convenzionale (generalmente UTM) tramite<br />

un'operazione di geocodifica. Un esempio di<br />

DEM della zona dell'Etna generato a partire da 7 cop<br />

pie d'immagini SAR è mostrato in Figura 5.<br />

Owiamente a causa delle deformazioni geometriche<br />

delle immagini SAR, le zone difireslior~eiiirig risultano<br />

essere fortemente interpolate e di scarsa affidabiliti.<br />

Per ovviare a questo inconveniente sono state<br />

combinate mappe di elevazione ottenute con coppie<br />

d'immagini SAR riprese durante passaggi sia ascendenti<br />

(da Sud a Nord) sia discendenti (da Nord a Sud)<br />

dei satelliti ERS-1 ed ERS-2. Le deformazioni geome<br />

triche nei due casi sono quasi complemen!ari (nei passaggi<br />

ascendenti l'antenna è puntata verso Est, in quelli<br />

discendenti verso Ovest) quasi tutta la superficie di<br />

una zona montuosa come quella dell'Etna t rappresentata<br />

con buon dettaglio.<br />

La mappa di elevazione di Figura 6 mostra il risultato<br />

di questa combinazione. Nella stessa figura sono<br />

mostrate un'immagie SAR ascendente e una discendente<br />

per mettere in risalto le differenti deformazioni<br />

geometriche. L'accuratezza di elevazione valutata<br />

indipendentemente dall'ESA è risultata essere di cima<br />

8 metri. Un problema non trascurabile nella generazione<br />

dei DEM con immagini SAR non simultanee (come<br />

nel caso di ERS-1 ed ERS-2) è quello del cambiamento<br />

del contenuto di vapor d'acqua nella troposfera tra<br />

un'osservazione e I'altra e10 tra una zona e l'altra nella<br />

stessa osservazione.<br />

Questi fenomeni causano delle variazioni locali della<br />

lunghezza d'onda del sistema e, conseguentemente,<br />

degli artefatti topografici. Ancora una volta l'uso di<br />

più immagini interferometriche è d'aiuto per ridurre<br />

questi effetti.<br />

Il gruppo ha messo a punto una tecnica basata sull'elaborazione<br />

multi-risoluzione degli interferogrammi<br />

SAR (filiraggio wavelet bidimensionale) per stimare la<br />

potenza degli artefatti atmosferici sulle singole coppie<br />

interferomemche. In base a queste stime è possibile<br />

trovare la miglior combinazione lineare delle siigole<br />

coppie interferometriche per ridurre al minimo gli<br />

effetti atmosf&cis.<br />

Misura di moti crostali<br />

Se la topografia è nota, il suo contributo alla fase interferomeirica<br />

può essere eliminato. Il residuo di fase<br />

interferomeirica può essere messo in relazione a piccoli<br />

sposiamenti relativi della superficie tmtre nella dizione<br />

del satellite. Nel caso dei satelliti ERS-I ed ERS-<br />

2, per esempio, uno spostamento relativo di 2.8 cm<br />

(pari a meta della lunghezza d'onda del sistema) produrrebbe<br />

una variazione di fase interferomeirica di 2p.<br />

Se la coereuza nella zona d'interesse è sufficientemente<br />

elevata, si capisce come questa tecnica sia in grado<br />

di misurare movimenti di pochi millimetri. II gruppo<br />

ha verificato sperimentalmente questa possibilità proponendo<br />

nel 1992 un esperimento controllato sulla'area<br />

di Bonn in collaborazione con I'ESA per la pianificazione<br />

delle accensioni del satellite ERS-I e I'università<br />

di Stoccarda per la preparazione dell'esperimento<br />

a terra.<br />

Nell'espehento di Bonn il gruppo di Stoccarda ha<br />

collocato su un terreno agricolo diciannove riflettori<br />

molto brillanti (comer reflectors) e quindi ben identificabili<br />

sull'immagine SAR. La scena è stata ripresa<br />

dieci volte nel mese di Marzo del 1992 e nel Frattempo<br />

due riflettori sono stati spostati verticalmente di un<br />

centimetro. Dall'elaborazione delle dieci immagini<br />

SAR, il gruppo di Milano ha correttamente identificato<br />

quali riflettori erano stati mossi e di quanto con un<br />

errore di 2 millimetri. La tecnica è stata poi applicata<br />

dal gruppo per rilevare fenomeni naturali come nel<br />

caso delle grossa Frana di St. Etienne de Tinee poco a<br />

nord di Nim. in figura 7 è mostrata la singola immagine<br />

SAR ripresa da ERS-I; la zona interessata dalla<br />

Frana è evidenziata nel riquadro. In Figura 8 è invece<br />

Figura 7 - Immagine SAR ERS- I della zona interessata<br />

dalla frana di St. Etienne de Tinee.<br />

Figura 8 - Fase interferometrica ottenuta da due<br />

immagini SAR ERS-I riprese a distanza di 9 giorni.<br />

Nei riquadro sono ben visibili le frange causate dalla<br />

deformazione superficiale awenuta in seguito al moto<br />

franoso.


"s<br />

m<br />

L<br />

i"<br />

t<br />

i-<br />

i i.r," i,ii.~L, I "q' '.'-".-."m -<br />

. %m<br />

W .,- - 1:<br />

..,.....i i:,<br />

Figura 9 - Immagine SAR ERS-I della Valle del Bove<br />

(ha).<br />

mostrata la fase interferometrica ottenuta a distanza di<br />

nove giorni che evidenzia le rapide variazioni di fase<br />

in corrispondenza della frana. Questi dati sono stati<br />

analizzati dal gruppo IPGP di Parigi per ricavame un<br />

modello della frana. Avendo a disposizione più immagini<br />

è anche possibile seguire lo sviluppo temporale<br />

delle deformazioni. Se poi esiste un modello per questo<br />

sviluppo, è possibile misurare con precisione<br />

movimenti d a m molto modesti. Con questa tecnica<br />

abbiamo misurato gli spostamenti del terreno nella<br />

Valle del Bove suIl'Etna causati essenzialmente dal<br />

peso delle recenti colate di lava. L'immagine SAR<br />

della Valle del Bove è mostrata in Figura 9, menire la<br />

mappa deiie velocità del terreno (in cm all'anno) è<br />

mostrata in Figura 10. Come ulteriore esempio, si<br />

mostra come con I'interferometria SAR di ERS-I ed<br />

ERS-2 sia stato possib'ie individuare un fenomeno di<br />

subsidenza nell'area vicino ad Annifo in Umbria causato<br />

dal terremoto del 26 Settembre 1997. Il fenomeno<br />

di subsidenza è mostrato in Figura l l. L'abbassamento<br />

del terreno al centro dell'imrnagine stimato dalla fase<br />

interferometrica è di circa 8 cm rispetto ai bordi.<br />

Infine in Figura 12 si mostrano le hge d'interferenza<br />

relative alla deformazione crostale causata dal terremoto<br />

del 1992 di Landers in Califomia. Tali frange<br />

sono state ottenute dalla differenza di due immagini<br />

ERS riprese prima e dopo il sisma. hterferometria con<br />

SCANSAR a bassa risoluzione. Nell'anno 2000 verrà<br />

messo in orbita il satellite europeo ENVISAT cbe avrà<br />

a bordo un sistema SAR di nuova generazione detto<br />

SCANSAR Questo sistema, a differenza di quelli pre<br />

cedenti consentirà di acquisire striscie d'immag'i larghe<br />

500 km invece dei 100 attualmente disponibili. Il<br />

gruppo è stato incaricato da ESA-ESTEC di ottimizzare<br />

i parametri di questo strumento. Inolire il gruppo è<br />

stato incaricato d'investigare le possibili applicazioni<br />

d'interferometia SAR-SCANSAR. I dati SCANSAR<br />

sono stati simulati a partire dai dati della missione<br />

ERS e sono stati utilizzati per verificare la validità di<br />

tecniche d'interferometia innovative.<br />

Conclusioni<br />

Abbiamo riassunto i principali risultati di una ricerca<br />

durata più di 12 anni e fmanziata per un totale di circa<br />

2.2 miliardi di lire principalmente dall'Agenzia<br />

Spaziale Europea @SRN e ESTEC), daUa Comunità<br />

Europea e dall'Agenzia Spaziale Italiana. Tale lavoro<br />

è stato reso possibile dal contributo di 48 studenti di<br />

Laurea e Dottorato (4) descritto in 37 tesi e progetti di<br />

laurea. I risultati principali di questa attività ricerca<br />

sono raccolti in 15 pubblicazioni su riviste htemazib<br />

nali e sono coperti da due brevetti.<br />

Figura 10 - Mappa delle veloci6 del terreno (in cm<br />

all'anno) della Valle del Bove (Etna).<br />

Riferimenti bibliograllci<br />

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using seistttic ~ttigration tecliniqlies, LEEE<br />

Transactions on AES, Vo1.27-2, pp194-207.<br />

2. C. Prati, F. Rocca, A. Monti Guarnieri, E. Damonti,<br />

1990, Seisniic tttigration for SAR focirsittg:<br />

In~etferot~tetncal applications, IEEE Transactions on<br />

Geoscience and Remote Sensing, Vol.28, N.4,<br />

pp.627-640.<br />

3. F. Gatelli, A. Monti Guarnieri, F. Parizzi, P.<br />

Pasquali, C. Prati, F. Rocca, 1994, Use of the spectral<br />

shifi i11 SAR intei$erottte~ry: applications lo ERS-I,<br />

IEEE Transactio~ts on Geoscience and Reniote<br />

Sensing, Vol. 32, No 4, July 1994, pp.855-865.<br />

4. C. Prati, F.Rocca, 1994, Process for generatirig<br />

Synthelic Aperture Radar Inte~f rograms, U.S. Patent<br />

N.5,332,999, July 26,1994.<br />

5. A. Ferreiii, C. Prati, F.Rocca, 1998, Multi-Baseline<br />

MSAR DEM reconstruction: be wavelet approach,<br />

IEEE Transactions on Geoscience and Rettlote<br />

Sensing, in stampa.<br />

6. S. Brofferio, C. Cafforio, F. Rocca, "Communication<br />

Experinents in the SIRIO program", Alta<br />

Frequenza , Numero speciale sull'esperllnento SIRIO,<br />

1984.<br />

Flgura I2 - Fase lnterfemrnetrica relativa<br />

al terremoto di Lan&rs in Californi&<br />

Figura I I - Fase interferometrica relativa alla subsidenza<br />

nella zona di Annlfo causata dal recente terremoto<br />

In Umbria.


Space field research activities<br />

at the aerospace department<br />

of Politecnico di Milano<br />

Moon Exploration<br />

Since a new interest for lunar exploration and exploitation<br />

is risen up in recent years severa1 topics are<br />

under study to better design a mission to the Moon.<br />

Three are the main areas of interest:<br />

WSB Transfer Trajectories. Weak Stability<br />

Boundaries (WSB) are a new and inhiguing altemative<br />

to classica1 Hohmann transfers. Proposed for the<br />

Cst time by Belbmno, this kind of transfer trajectory<br />

exploits regions of transition between stable and<br />

unstable manifolds, providing a meaningful saving of<br />

propellant An efficient procedure to design an optimal<br />

transfer by WSB is under development along with a<br />

stability analysis of the designed trajectory.<br />

Orbit Maintenance. The non-uniform gravity field of<br />

the Moon yields strong periurbiig effects on low perilune<br />

orbits leadig to a hard landing ahr few revolutions.<br />

A siudy of long and medium term effects aimed<br />

Io identify periodic stable solutions and stabilising<br />

minimum Dv manoeuvres has been camed out.<br />

* Optimal Landing. Minimum mass homing trajectory<br />

to a desired target from a given coasting orbit is ofprimary<br />

for the actual reaiisation of the mission. Optiial<br />

control law and optimal initial conditions have been<br />

denved to perform the desii landing trajectory keeping<br />

into account orbita1 and attitude dynamics and<br />

constraints.<br />

Figure I: Periodic solutions<br />

Figure 2: Optirnal thrust program<br />

Figure 3: w o link planar manipulator<br />

Microsafeiiites Design: PalaMede<br />

Program PalaMede aims to put in a sun-synchronous<br />

polar orbit a micmsatellite entirely designed by students<br />

inside the Department of Aerospace Engineering<br />

of the Politecnico di Milano. PalaMede is an educati&<br />

nal program and is intended Io be an important chance<br />

for students to apply in practise what they have learned<br />

in theory.<br />

Furthermore PalaMede is designed to be a basic<br />

platform to test new concepts for future small and<br />

cheap satellites. In pariicularly No basic ideas are leadig<br />

the entire project: first of al1 the subsystems are<br />

made by standard components not design for space and<br />

second PalaMede will be a muhipurpose bus fora wide<br />

range of payloads. Two cameras repwmt present payload:<br />

one CCD colour camera, which shaU take pictures<br />

of the Earth, and an infrared wnera, which shaU<br />

take picture of the outer space.<br />

The prehmmy design of al1 the suhystems is complete,<br />

at present, and part of the power system and<br />

HDCS is going to be built and tested.<br />

Fiexible Manipdators<br />

Space robots will play an increasing important role in<br />

space missions of the Intemational Space Station era.<br />

Space robot arms are very light and slender: then the<br />

flexibility, causiig long period elastic vibration during<br />

maneuvering, is a critica1 issue to dea1 with. The foilowing<br />

arguments are being studied :<br />

* Path Optimiition. Different kind of optimization are<br />

beiig investigated, e.g. time and energy consumption<br />

minimintion.<br />

Flexibility Control. Both standard optimal control<br />

system, as LQR, and modern method, as Neural<br />

Networks, are applied to contml links and joints flexibili@.<br />

* Interaction between manipulator dynamics and base<br />

strutture.<br />

Experimental tests are earried out on a two rotational<br />

degrees-of-freedom planar manipulator with highly<br />

flexible links, which has been purposely designed and<br />

set up in our laboratories.<br />

Active Control of hrge Fìexible Struciures<br />

Space struciures must be characterized by a very higb<br />

efficiency, measured by the launch costs and the possibili@<br />

of being assembled directly on orbit.<br />

This calls for the adoption of modular tniss shuctures<br />

in al1 the cases where more functional elements must<br />

be wnnected but kept at a certaii relative distance.


I<br />

replacing any of the passive eìements of the shuchm<br />

Figure 4: TESS expreriment<br />

These stnictures, called Large Spiice Strucm (LSS),<br />

am b c k M by their high slendemess, low weight<br />

and high flexiiility. n e requirements on the pointig<br />

stability of LSS are vesy ofien so stringent that some<br />

mrt of active eonirol must be pmmt on the shucture.<br />

In this way the transient response to extemai disturbanees<br />

can decay d%ciently fast even in presence of<br />

maneuvers like docking and cmw movernenis.<br />

S i 1985 severa1 research centers bave undertakm<br />

experiments re.lated to the active mtml of LSS. The<br />

experha& differ for the dals used, the siructural<br />

topology, the mnsors and acl~ators duptwl and the<br />

contro1 tdniquedl higd. ks expwienoe was gained,thetat&ucbmbecamemorecomplicatedan8<br />

atpiemtthemosiaa$Meare~~emulating<br />

free fl& stiUdiires. m M 1991, a Iarge<br />

modular ttuss 8trncture has Been devebpd also at the<br />

Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale of<br />

PolitecmcodiMilaw.The~is19m~longand<br />

weigh only 75 kg. It is composed by 54 cubic bays<br />

made ofpiastic materiai. The suspion system is<br />

composed of 6 mft aprings, which assure an acceptable<br />

decoupling of the rigid body pendulum rnodes<br />

from the elastic vibration modes (0.3 Hz agairist 1.1<br />

Hz appmximately).<br />

For the active contro1 of ihe tniss smichire the structure.<br />

is equipped with a system of electrovdves connected<br />

to a pressurized air system, emulating air jet thrusm.<br />

Another fareseen solution is the construction of<br />

dedicateti actuators, such as active rods capable of<br />

or pmf mass actuatm.<br />

The shape and position contro1 of the stnicture will be<br />

performed by adopting s d different contro1 strate<br />

gies, ninging fmm the most traditional linear robust<br />

controiiers to the non-conventional prediciivdadaptive<br />

and h y eomllers, making use of hybrid acluation<br />

W-.<br />

Design of Actuatm for Strochiml Contro1<br />

Two kinds of actuatm have been studied in partioular:<br />

active mds and pof mass acniator. The core of the<br />

adve rod may be eithe~ a pi&~c or a magnetestrictive<br />

element, while the e m W<br />

sensors wiU be<br />

a force and a displacement transducer, wnnected to a<br />

local contro1 circuit far decentralized contro1 and<br />

eventwlly to a global contro1 system for the coonlia-<br />

timofail theaeiuato~s. l'h activerod~ephandement<br />

of the truss stiuctm, so it includes ihe screw<br />

adapiets aad oftfie pidc temiinril of the jwsive<br />

element, in order to have globally the appropriate<br />

le@. The proof mass actmtor is desiped as a voice<br />

coi1 aciuator moving on a sled, including a servo aca-<br />

Immefer and a displacement trans8ucer b qmìent<br />

an mdepeadent unit.The acwr is c o d using<br />

a eolocated direct velocity feedbadc contro1 law.<br />

Figure 5: elernena of the adve member<br />

Figure 6: proof mass actuator<br />

Convegno Internazionale<br />

"Human Motor Performance in Reduc ed Gravity"<br />

Introduce il Professar Antonio Pedoni. Direttore del Dipartimento di Blolngegneria<br />

A seguito deila prima giornata di lavori dedicata<br />

alla presentazione delle attivita del<br />

Politecnico di Milano nelle ricerche spaziali,<br />

la seconda giornata di lavori & dedicata al<br />

tema specifico del comportamento motorio<br />

dell'uomo in microgravità. l'obbiettivo specifico<br />

è quelio cii discutere i risultati di programmi<br />

sperimentali gi8 realizzati ed, in particolare,<br />

definire una strategia tecnico-scientifica<br />

comune per affrontare l'era della sperimentazione<br />

a bordo della Stazione Spaziale<br />

Internazionale. In particolare, i diversi conhsbuti<br />

affrontano tematiche relative ad aspetti<br />

fisiologici di base; all'identificazione di tecnologie<br />

di analisi del movimento qualificate per<br />

impiego spiale; alle neuroscienze di base,<br />

con riferimento a processi di adattamento a<br />

cm&zioni ambientali alterate (plasticità neuromotocia)<br />

all'apprendimento mobxio.<br />

Intervengono ah seconda giornata di lavori i seguenti<br />

relatori:<br />

a. G. Andreoni - Bioeugineering Dept.- Poiitecnìco<br />

di Milano - Milano<br />

Dr, G. Aotonuffo - Science and Biomedical<br />

Technology Dept - Univmitii di Udine - Udine<br />

Dr. G, Baroni - Bioengiineering Dept.- Politecnico<br />

di Milano - Milano<br />

Ing. D. B d i - hternational Space University<br />

ing. L. Binnchi - Human Physiology a d KiAesiology<br />

- Ciinica S. Lucia - IRCSS - Roma<br />

Iog. A.A. Borghese - Laboratofy of Human Motiin<br />

Study istituto Nemienze e Bioimmagini - CNR -<br />

Milano<br />

Proi. G. Ferrigno- Bioengineering Dept- Potitecnico<br />

diMilaao-Mih<br />

Prof d. Ma&n- Leboratoire deN&logie<br />

et Mowement - CiW - Mamille -Fm&<br />

M. G. Mkocchi- Physiology Dept.- Univefsilh<br />

Statale di Milano - Milano<br />

Dr. K. Money- Toronto - Canada<br />

Dr. L. Mooehnino - Laboratory of Movement and<br />

Perception - UNversiiy of the Meditemnean - Marseille -<br />

Fmoce<br />

Prof. DJ. Newman- Dept. of keronauties and Astronautics<br />

- M.I.T. - Basbn, MA -U.S.A.<br />

Prof. M. Paiva- Biomedical Physics Laborabry, Unimitè<br />

Libre de Brwelles - Brussels, Belgium<br />

Dr. 'C. Pozzo- Groupe Analyse du Mouvement (G.A.M.),<br />

U.F.R. S.T.A.P.S., Campus Universitaire, Universitè<br />

de Eourgogne - Duon - F me


Adesivi<br />

a rischio zero L --<br />

I A nmq<br />

La tutela dell'ambiente indoor e l'attenzione<br />

sempre crescente verso la qualità<br />

e il comfort degli spazi abitativi costituiscono<br />

uno dei principali temi di<br />

ricerca e di sperimentazione delle più<br />

avanzate e attente realtà imprenditoriali<br />

nazionali e multinazionali.<br />

Tra queste Mapei, che si colloca tra le<br />

imprese principali nel settore dell'edilizia<br />

per la fabbricazione di adesivi per la<br />

posa di pavimentazioni, dimostra particolare<br />

attenzione alle problematiche<br />

ambientali avendo da tempo indirizzato<br />

la propria ricerca e la propria tecnologia<br />

verso il miglioramento della sicurezza<br />

e della salute di chi fabbrica e di<br />

chi fruisce dei suoi prodotti.<br />

I1 problema che nasce dall'uso di prodotti<br />

chimici organici in edilizia consiste<br />

nella possibile emissione di sostanze<br />

volatili inquinanti per gli ambienti<br />

abitativi e quindi con un tasso di rischio<br />

per la salute e i1 comfort degli abitanti.<br />

Coerentemente a una<br />

politica di tutela dell'ambiente<br />

e della<br />

qualità della vita,<br />

Mapei ha formulato<br />

una serie di prodotti<br />

a base di ~olimerin<br />

dispersione acquosa<br />

-<br />

m-<br />

alternativi a quelli in solventi organici<br />

che consentono di affrontare e risolvere<br />

il problema dell'inquinamento domestico<br />

derivante dai prodotti chimici usati<br />

per le pavimentazioni in edilizia.<br />

Questa innovazione ha permesso di<br />

ridurre notevolmente l'emissione delle<br />

sostanze organiche volatili sia nell'immediato,<br />

sia a tempi lunghi. Per la realizzazione<br />

degli adesivi sono stati selezionati<br />

ingredienti a bassissima emissione<br />

di SOV (sostanze organiche volatili)<br />

quali leganti, agenti di appiccicosità<br />

iniziale (prodotti resinosi), regolatori<br />

di viscosità, flessibilizzanti o plastificanti,<br />

addittivi, alternativi a quelli<br />

tradizionali. Parallelamente è stata<br />

costruita una "camera ambientale" da<br />

laboratorio del volume di 350 litri per<br />

effettuare un controllo delle emissioni<br />

dell'adesivo nel tempo.<br />

I risultati di queste ricerche sono confluiti<br />

nella messa a punto della linea<br />

UltraIBond Eco, composta da diversi<br />

prodotti - superadesivi, adesivi, appretti<br />

e lisciature - a bassissima emissione di<br />

SOV che non presentano nessun rischio<br />

per gli utilizzatori e hanno un impatto<br />

minimo sugli ambienti nei quali vengono<br />

applicati.<br />

Lo sviluppo di questa linea è stato condotto<br />

garantendo l'assenza di possibili<br />

inquinanti durante il processo di produzione<br />

coerentemente alla bontà ambientale<br />

che caratterizza la politica produttiva<br />

dello stabilimento Mapei di<br />

Robbiano di Mediglia, certificata da<br />

Cartieco a fronte della norma ISO<br />

14001. La produzione di adesivi a<br />

bassissima emissione di SOV è stata<br />

riconosciuta a Mapei con il premio per<br />

la Tutela dell'Ambiente consegnato i<br />

febbraio scorso a Venezia dal<br />

Consorzio Interuniversitario Nazionale<br />

La Chi-mica per l'Ambiente (Inca) che<br />

con Mapei, ha premiato Lonza e<br />

Solvay, tre aziende chimiche associate<br />

e Feder-chimica e aderenti al<br />

Programma Responsabile Care.<br />

In alto, lo stabilimento Mapei<br />

di Robbiano di Mediglia e, sotto,<br />

la linea di prodotti UltrdBond<br />

Eco a bassissima emissione<br />

di sostanze organiche volatili.

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