Scal_01_2012.pdf - Congregazione Scalabriniana

Bimestrale Anno XIX N. 1 - Gennaio - Febbraio 2012
Il migrante
è una
persona
umana
che chiede
di essere
rispettata,
stimata,
amata
nella sua
identità
e nelle sue
relazioni.

Bimestrale della
Associazione Scalabriniana
ONLUS
Anno XIX - N. 1
Gennaio - Febbraio 2012
Direzione, redazione
Via Calandrelli 42 - 00153 Roma
Tel. (06) 58.33.11.35 - Fax (06) 580.38.08
website: www.scalabrini.org
e-mail: lorenzobosa@gmail.com
segreteriacs@gmail.com
Direttore
Lorenzo Bosa
Direttore responsabile
Gianromano Gnesotto
Redazione
Gaetano Parolin
Elena Nazzaro (segretaria)
Mariella Guidotti
Hanno collaborato
Giorgio Brignola - Victor Córdova - Nestor Daniel
Costantini - Maria O. Da Silva - Carlo Galli
- Mariella Guidotti - Bianca Maisano - Bruno
Mioli - Pietro Manca - Missionarie di San Carlo
- Missionarie Secolari Scalabriniane - Juan
Ranirez - Luigi Sabbadin - Gaetano Saracino -
Alcides Salinas - Alfina Sciacca - Antonio Simeoni
- Graziano Tassello - Giovanni Terragni -
Mons. Silvano Tomasi - Renato Zilio
Fotografie
Autori degli articoli - Archivio Fotografico di
“Scalabriniani” - Alicia Bernasconi - Renè Manenti
- Concetta Jazurlo
Tipografia: Città Nuova della PAMOM
Gennaio 2012
Autorizzazione
Tribunale di Roma, n. 18 del 20-1-1994
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Le offerte vanno inviate indicando la causale a:
“Associazione Scalabriniana Onlus”
(Via Calandrelli 42 - 00153 Roma - IT)
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◆ Con Conto Corrente Postale n. 000036150001
◆
◆
2
Scalabriniani 1 - 2012
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dalla dichiarazione dei redditi
(Segnalare la causale)
Il Signore
ricompensi
largamente
i benefattori
e li faccia
moltiplicare...
S o m m a r i o
03 Il mondo della solidarietà
di Lorenzo Bosa
04 Ci scrivono
06 Cooperazione integrazione
di Bruno Mioli
08 Svizzera - “Grazie perché ci siete”
di Graziano Tassello
11 Viverre altrove di Giorgio Brignola
12 Italia - Una sola famiglia
di Victor Córdova
14 Italia - Ai nostri padri con gratitudine
di Nestor Daniel Costantini
15 Premio P. Pio
16 Australia - L’emigrazione vista con
gli occhi di una bambina
di Alfina Sciacca
18 Italia - Vecchi e nuovi cittadini
di Pietro Manca
19 Stati Uniti - Il volto del migrante
Italia - Una assurdità
Madre Assunta Marchetti,
venerabile
20 Italia - Minatori nella città
di Gaetano Saracino
21 Guatemala - Messico - Cammino
della speranza
22 Anno Vocazionale Scalabriniano
a cura della Redazione
24 Argentina - Echi di un 25°
di Alcides Salinas
Assista,
difenda,
protegga
e faccia prosperare
questa sua opera
(Scalabrini)
Il tuo
25 Argentina - Una comunità con
vocazione missionaria
di Juan Ramirez
Cono Sur - Giovani per la vita
Italia - Minori immigrati
26 Inghilterra - Una lunga traversata
di Renato Zilio
27 Ordinazioni - Professioni
Migrazioni - A servizio di tutte le genti
28 Venezuela - Fiera dei popoli
La croce di legno - Tre amici santi
29 Francia - Vera laica scalabriniana
di Antonio Simeoni
Francia - Riapre la Missione
30 P. Luigi Sabbadin
32 Don Guanella e gli emigrati
33 Brasile - Diritto al voto
34 Brasile - Il calderone degli immigrati
di Maria Ozania Da Silva
35 Italia - In esodo su strade
di Bianca Maisano
36 “Longa Manus” di P. Giovanni Terragni
38 Anniversari
39 Grazie ai collaboratori
42 Solidarietà Missionaria
43 Alla Casa del Padre
P. Henry Gentile
P. Adelino De Carli
P. Luciano Simioni
Gugliemo Andriolo
Italia Euro 16,00 (ordinario)
26,00 (sostenitore)
Estero Euro 28,00
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per la
Associazione
Scalabriniana Onlus
Codice Fiscale
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La destinazione del 5 x1000 per
l’Associazione Scalabriniana Onlus
è un gesto con cui tu e la tua famiglia
potete partecipare alla
Solidarietà Missionaria
aiutando le opere socio-assistenziali
che i Missionari Scalabriniani
realizzano nel mondo a favore dei
migranti, rifugiati e marittimi disagiati.

Immigrazione: novità con il Governo Monti?
Cooperazione
Integrazione
U
na novità c’è ed è l’istituzione
di un Ministero per la
Cooperazione internazionale
e l’Integrazione. E altra novità
si può aggiungere, non meno significativa:
l’averne assegnato
l’incarico ad Andrea Riccardi,
Fondatore e Presidente della Comunità
S. Egidio, che è già presente
e fa cooperazione non a parole
ma con i fatti in 73 Paesi del
mondo.
Anche Governi precedenti, almeno
quelli che non avevano viscerali
pregiudizi verso gli immigrati,
hanno talora pensato ad un
6
Scalabriniani 1 - 2012
ministero dell’immigrazione,
mai però sono giunti al dunque.
Ad occuparsene era (pericolosamente!)
solo il Ministero dell’Interno,
in qualche caso con il
supporto di un Ministero della
Solidarietà Sociale o di un Dipartimento
delle pari opportunità.
Questo Governo esce allo scoperto,
e non con tanti veli. Pare
un velo quella parola “integrazione”,
anziché “immigrazione”,
invece è segno di una volontà dichiarata
di giungere fin dove realisticamente,
in questo momento
di crisi non solo economica ma
sociale, è consentito puntare.
Immigrazione richiama in
primo luogo nuovi flussi di ingresso,
movimento migratorio in
atto con programmazioni annuali:
un sano realismo suggerisce
di porre in secondo ordine i
nuovi ingressi, senza peraltro accantonarli
del tutto, perché ad
esempio anche in questa fase di
precarietà occupazionale c’è
sempre bisogno di badanti e di
lavoratori stagionali nonché di
lavoratori qualificati, come nel
settore infermieristico.
C’è invece anche oggi urgente
bisogno di promuovere il progressivo
inserimento nella nostra
società civile (e aggiungiamo
pure anche in quella ecclesiale)
quelli già arrivati e i loro figli,
specialmente se nati e cresciuti
in Italia, c’è bisogno cioè
di promuovere l’integrazione di
quanti sono già tra di noi.
Non fa ombra a questa integrazione
nemmeno il farla precedere
da “cooperazione internazionale”,
perché così si pone il dito
sulla piaga: l’immigrazione come
attualmente si svolge è conseguenza
di enormi squilibri socioeconomici,
per cui dalla mensa
lautamente imbandita dei Paesi
del nostro Primo Mondo, Paesi
che noi stessi definiamo consumistici,
scendono ben poche briciole
a sfamare i Paesi poveri.
È anche di questi giorni l’allarme
che mezzo milione di
bambini del Corno d’Africa stanno
morendo di fame: non “moriranno”,
ma stanno morendo di
fame.
È urgente l’appello a prendere
più seriamente la cooperazione
verso questi Paesi che eufemisticamente
chiamiamo Terzo
mondo in via di sviluppo, perché
tanti di questi sono un
Quarto Mondo in via di progressivo
sottosviluppo, dove la
fame e la mancanza di futuro
spingono istintivamente a fuggire:
come diceva con forza
Beato Giovanni Paolo II, è “la
Bruno Mioli - Italia
migrazione della disperazione”,
una radice cattiva da cui spunterà
di continuo il frutto amaro
di una emigrazione-immigrazione
più o meno forzata. Collegare
perciò questo triste esodo alla
cooperazione internazionale è
intuizione molto saggia e concreta.
Non ci si può attendere tanto
da un Governo che si dichiara ed
è tecnico, che deve stare al di
fuori e al di sopra di precise scelte
politiche (o piuttosto partitiche
e ideologiche, perché senza
una idea politica non si muove
un passo).
Eppure riaffermare l’attenzione
alla Cooperazione è cosa
benefica e aiuta l’Italia ad alzare
la testa nei consessi internazionali:
si sa che nessun Paese è
giunto a investire nella cooperazione
internazionale lo 0,7% del
suo PIL proposto dalle Nazioni
Unite o almeno lo 0,5% cui si è
impegnata l’Unione Europea; ma
nessun Paese, eccetto la Corea, è
sceso così paurosamente in bas-

so come l’Italia fino al di sotto
dello 0,2%: come può la cara Italia
tenere alta la testa?
Un ministero ad hoc, se non
potrà fare tanto data la scarsità
estrema della risorse, per lo meno
aiuterà a tenere aperto il problema
e ad alimentare in tutti,
politici e comuni cittadini, una
sana inquietudine; la generica
scusa dell’io non c’entro e il lavarsene
le mani sarebbe già una
colpa imperdonabile.
Dunque il programma annuale
d’ingressi può andare per
ora al rallentatore, non però
l’impegno per facilitare e portare
fino alle ultime conseguenze il
processo di integrazione di tanti
cosiddetti “stranieri”, che hanno
ormai le carte in regola per sentirsi
ed essere considerati cittadini
tra i cittadini.
Qui non si tratta di introdurre
innovazioni, ma semplicemente
di prendere sul serio la
legge ora in vigore, che dedica la
seconda parte alle “Disposizioni
in materia sanitaria, nonché di
istruzione, alloggio, partecipazione
alla vita pubblica e integrazione
sociale”. Integrazione sociale:
non è un parolone vuoto di
senso; richiama impegni molto
concreti, che però possono essere
svuotati di contenuto.
Ad esempio uno degli impegni
è “l’istituzione del fondo per
le politiche migratorie” (art. 45),
un fondo che era stato creato,
ma che i governi di centro destra
hanno riversato nel grande calderone
del “fondo sociale”, da cui
si attinge in prevalenza per contrastare
con le espulsioni l’immigrazione
non regolare.
Altro esempio: la legge all’art.
42 istituisce la “Consulta per i
problemi degli stranieri immigrati
e delle loro famiglie” nella
quale sono previsti anche “rappresentanti
degli immigrati extracomunitari”;
una consulta anch’essa
istituita ma che da anni è
in stato di ibernazione.
Mi domando: il nuovo Ministero
non sarà autorizzato a riesumare
dal sonno della morte
provvedimenti come questi, così
che la nostra Italia, che giustamente
esige legalità da italiani e
non italiani, dia esempio di legalità,
ossia di rispetto e di applicazione
della legge che essa stessa
si è data?
Integrazione inoltre rimanda
al problema della cittadinanza,
regolata in Italia dalla legge del
1992, un autentico “rudere archeologico”,
in particolare per
quanto riguarda i minori,
oltre la metà
dei quali è nata
nel nostro Paese.
Giustamente
Andrea Riccardi,
in un articolo
apparso nel n. 48
di “Famiglia Cristiana”
plaude alla
chiarezza e al coraggio
del Presidente Napolitano,
di cui riporta una
delle ultime dichiarazioni
sui “nuovi cittadini italiani”.
Eccole: “I nati in Italia ancora
giuridicamente stranieri superano
il mezzo milione… Senza
questi ragazzi il nostro Paese sarebbe
decisamente più vecchio e
avrebbe minore capacità di sviluppo”.
E ancora: “Mi auguro che in
parlamento si possa affrontare
anche la questione della cittadinanza
ai bambini nati in Italia da
immigrati stranieri. Negarla è
autentica follia, un’assurdità”.
Parole forti! Esiste già in
proposito una “proposta di legge
bipartisan” di cui i primi firma-
tari sono Sarubbi (Pd) e Granata
(Pdl).
È molto fresca questa dichiarazione
di Sarubbi: “La decisione
del Presidente del Consiglio Mario
Monti di istituire un ministero
per l’integrazione e di affidarlo
ad Andrea Riccardi rappresenta
una svolta fondamentale, un
segnale che l’immigrazione è finalmente
considerata una risorsa
per l’Italia…
Come ha ricordato Napolitano,
le convergenze parlamentari
già esistono: il progetto di legge
bipartisan che ho presentato assieme
a F. Granata, e scritto col
contributo fondamentale della
Comunità di S. Egidio, di cui
proprio il prof. Riccardi è fondatore,
rappresenta una strada già
tracciata che da domani il Parlamento
potrà finalmente percorrere
fino in fondo”. Senza attendere
le calende greche. ▲
7
Scalabriniani 1 - 2012

50°
Missione Cattolica Italiana di Muttenz
“Grazie perché
8
Scalabriniani 1 - 2012
“50 anni di sole meridionale
con la Missione Cattolica
Italiana”. Intitola così un
articolo il giornale locale di
Muttenz, commentando le
celebrazioni per il 50.mo
anniversario della Missione
di Muttenz, Pratteln,
Birsfelden e Augst,
avvenuta nell’ottobre 2011.
E mentre il parroco della
parrocchia, René Hügin,
aggiunge nella
presentazione del libro
commemorativo: “I fedeli di
origine italiana sono
sempre più nostri fratelli e
sorelle in Cristo…
Essere fratelli e sorelle in
Cristo supera ogni frontiera
nazionale, ogni barriera
linguistica e culturale. I
fratelli possono arricchirsi
gli uni gli altri solo se si
incontrano in modo aperto
e sincero, mettendo da
parte quei pregiudizi che
contraddicono alla radice la
nostra fede cristiana…
Cari fratelli e sorelle,
grazie perché ci siete.
Grazie, perché possiamo
rimanere nella condivisione
dei molteplici doni di Dio e,
così, possiamo
reciprocamente farci dono
della ricchezza della nostra
fede”.
Graziato Tassello - Svizzera
ci siete”
L
a celebrazione coinvolge anche
la missione di Basilea,
retta dal 1946 dai Missionari
Scalabriniani, che per molti anni
hanno rivolto la loro attenzione
pastorale anche alle zone limitrofe,
divenendo missione-matrice
da cui sono sorte negli anni
’60 ben 5 nuove missioni di Liestal,
Sissach, Allschwil-Leimental,
del Birseck e la missione di
Muttenz, Birsfelden, Pratteln e
Augst nel territorio di Basilea
Campagna.
Una storia che prova ancora
una volta come sia stata profetica
la visione del beato G. B. Scalabrini
che l’emigrazione è grazia.
Quando sono amati e seguiti
nelle varie fasi, i migranti divengono
una benedizione per la chiesa
e la società. Quando il migrante
si sente accolto, accompagnato
e rispettato nella sua diversità
culturale cresce nella sua pratica
religiosa, la sua azione di bene si
moltiplica a favore degli altri migranti
italiani, degli svizzeri e dei
nuovi migranti di turno.
La fase dell’emergenza
La storia della missione, diretta
ora dal missionario scalabriniano
P. Bruno Zen, riassume le fasi
della vita tipica di ogni missione
nel secondo dopoguerra.
Uscita indenne dalle distruzioni,
la Svizzera neutrale registra
una crescita economica notevole,
anche per la concentrazione
di ingenti riserve di capitali
locali e stranieri.
I settori chimico, metalmeccanico,
edile e tessile richiedono
sempre nuova forza lavoro. Così
gli arrivi di immigrati, per stragrande
maggioranza italiani, si
moltiplicano con una accelerazione
che porterà la Confederazione
ad avere, nel giro di pochi
anni, il tasso più elevato di popolazione
straniera in Europa, dopo
il Lussemburgo.
Molti di questi immigrati erano
stagionali: il che implicava
enormi sacrifici e rinunce nella
sfera privata e familiare e obbligava
il lavoratore immigrato ad
una continua provvisorietà.
Gli stagionali alloggiavano
nelle baracche e nei dormitori
messi a disposizione dalle ditte,
in condizioni igienico-sanitarie
spesso molto difficili. Solitudine,
lontananza dalla famiglia, precarietà
lavorativa caratterizzavano
la loro vita.
Possiamo dire che inizialmente
le missioni ponevano l’ac-
P. Bruno Zen,
direttore della
M. C. I.

cento sull’assistenza materiale
e spirituale da offrire
all’immigrato. L’ottica era
caritativo-assistenziale.
Il motivo è ovviamente
comprensibile, dato che
l’emigrazione, soprattutto
nella sua prima fase, è contraddistinta
da una forte
precarietà. L’idea del Gastarbeiter
(lavoratore ospite)
faceva pensare ad una
temporaneità dell’immigrazione.
In questa realtà
precaria, molto dura sul
piano delle condizioni di vita e di
lavoro e sul piano umano, la missione
fa sentire il migrante a casa
in terra straniera.
La sede della missione è luogo
di aggregazione e centro propulsore
di pastorale migratoria.
Il missionario, anche a motivo
della latitanza di forze sociali
preposte alla tutela del migrante,
è costretto ad assumere il ruolo
del prete tuttofare.
Ecco quanto P. Mario Slongo
s.j., il primo direttore della mis-
La missionaria secolare
scalabriniana Luisa Deponti,
del CSERPE,
presenta il libro
commemorativo
della Missione
sione, scrive agli italiani al suo
ingresso in missione: “S. E.
mons. Francesco von Streng, vescovo
di Basilea, mi ha chiamato
qui da voi per essere a disposizione
di tutti gli italiani di Muttenz,
Pratteln e di Birsfelden. Sarò lieto
di potervi aiutare nei vostri
problemi spirituali dell’anima e
nelle vostre difficoltà della vita
quotidiana…
Per tutte le vostre difficoltà
consolari e municipali sarò a vostra
completa disposizione… Vorrei
portare a tutti una parola di
conforto e di sollievo. Avvicinarsi
a tutti, stringere la mano a tutti,
essere a disposizione di tutti.
Ascoltare tutti, aiutare tutti. Piegarsi
sopra ogni miseria umana”.
Seconda fase:
insediamento stabile
Alla fine degli anni Cinquanta
si riteneva che l’immigrazione in
Svizzera non fosse più un fenomeno
temporaneo, ma strutturale
e necessario al mantenimento
dello sviluppo economico.
P. Bruno Zen con
un gruppo di
italiani presso la
Missione
Cattolica Italiana
Concelebrazione
del 50° della
M. C. I.
La politica migratoria assunse
un nuovo orientamento. Un
cambiamento di legge facilita
con il tempo la trasformazione
del permesso stagionale in un
permesso annuale con il diritto
al ricongiungimento familiare.
Gli anni ‘60 videro, quindi,
un notevole aumento di immigrati
italiani, che si fecero presto
raggiungere dalle loro famiglie.
Con l’arrivo e il formarsi delle
famiglie e con la nascita dei bambini
si aprivano nuove sfide per
la comunità italiana e per la società
di accoglienza, cioè il lento
cammino dell’integrazione e della
convivenza.
Ma nell’opinione pubblica si
faceva intanto largo un certo disagio
nei confronti dell’elevato
numero di stranieri. Nel censimento
del 1950 essi erano
140.000, nel 1960, 435.000 e nel
1964, 720.000.
Nel 1970 si arrivò ad una percentuale
di stranieri del 17,2%.
Gli italiani rappresentavano più
del 50% degli immigrati.
9
Scalabriniani 1 - 2012

È contro di essi che andava
sempre più crescendo l’atteggiamento
di rifiuto. Nel 1965 venne
presentata la prima “Iniziativa
contro l’inforestieramento”, un
referendum volto a ridurre la
percentuale degli stranieri al
10% della popolazione.
Lentamente, dall’azione di
supplenza tipica della prima fase,
sempre più la missione punta su
una sua specificità qualificando
il servizio pastorale ai migranti,
utilizzando strutture che divengono
luoghi visibili di identificazione
delle comunità.
La gestione che caratterizza
la seconda fase della storia della
missione, con la moltiplicazione
di strutture e di servizi, si serve
sempre di più dell’apporto delle
religiose italiane.
La cura pastorale intende formare
gente matura che sappia
scoprire un nuovo significato alla
propria fede percorrendo la
strada della partecipazione e della
responsabilità.
Numerose missioni diventano
luoghi di proposte ed esperienze
pastorali nei settori della
catechesi, del mondo giovanile,
dell’accompagnamento delle
coppie, della preparazione teologica
specifica dei laici.
Terza fase: la missione e la
comunione nella diversità
10
Scalabriniani 1 - 2012
Negli anni ‘90 la comunità
italiana in Svizzera ha un volto
molto diverso rispetto ai tempi
dei primi missionari.
Le nuove generazioni portano
in sé delle pluriappartenenze
culturali e linguistiche: sono sia
svizzeri sia italiani, hanno una
loro originale identità di cui tenere
conto nella pastorale e nella
formazione religiosa.
Il contesto intorno si fa ancora
più variegato e multiculturale;
la globalizzazione, la nuova
mobilità professionale e per motivi
di studio, le tecnologie della
comunicazione moltiplicano le
possibilità di incontro con la diversità.
Le missioni, infatti, come
d’altronde anche le parrocchie e
tutta la chiesa, sono chiamate ad
adeguare la loro pastorole ai
tempi. Si apre la sfida della nuova
evangelizzazione, con la quale
la chiesa intende “il coraggio di
osare sentieri nuovi, di fronte alle
mutate condizioni dentro la
quali la chiesa è chiamata a vivere
oggi l’annuncio del Vangelo”.
Il futuro
Nella visione che guida l’attività
pastorale di P. Bruno si insiste
perché la pluralità delle lingue
e delle culture presenti nell’ambito
di una chiesa locale
contribuiscano affinché le comunità
dei credenti diventino manifestazione
del dono della comunione
tra le diversità: una chiesa
che affascina, stupisce.
A Pentecoste coloro che si
erano messi in ascolto degli Apostoli
erano stupiti e, fuori di sé
per la meraviglia, dicevano: “Tutti
costoro che parlano non sono
forse Galilei? E come mai ciascuno
di noi sente parlare nella propria
lingua nativa?”. “Guardate
come si amano l’un l’altro!”,
commentavano stupiti i pagani.
“Guardate come vivono la comunione
nella diversità”, è
quanto dovrebbe dire la società
vedendo la ricerca di armonia e
dialogo nella nostre comunità di
comunità.
Se oggi vogliamo presentare
in Europa il cristianesimo, dobbiamo
presentarlo come novità.
È una buona notizia, è un messaggio
nuovo quello che dobbiamo
portare, e anche gli altri devono
rimanere sorpresi. Il che
obbliga tutti, migranti e cattolici
del posto, parrocchia o unità pastorale,
missione, operatori pastorali
a sentirsi chiesa migrante,
popolo di Dio in cammino.
L’annuncio del Vangelo può
riuscire oggi solo grazie alla testimonianza
della comunione tra
le nostre diversità.
Ci accorgiamo che, da una
parte, occorre riprendere con coraggio
la via dell’evangelizzazione;
d’altra parte intravediamo
meglio il ruolo della missione
che, oltre a curare pastoralmente
i fedeli di lingua e cultura italiana,
deve stimolare la chiesa locale
a vivere in pienezza la nota
della cattolicità, che da quantitativa
mira a divenire qualitativa.
La chiesa abbraccia, infatti,
tutti i popoli, le culture, le lingue;
è universale. Con le migrazioni
tutte queste diversità vengono
a vivere insieme nello stesso
territorio.
La cattolicità/universalità
della chiesa diventa allora comunione
quotidiana, vissuta nell’ambito
locale tra cristiani di diverse
origini.
Facciamo parte a tutti gli effetti
della chiesa locale (la diocesi
di Basilea) dove coesistono
parrocchie e missioni linguistiche,
che condividono preoccupazioni
e timori per il futuro: come
trasmettere la fede?
Le parrocchie a loro volta sono
anche in fase di trasformazione:
sorgono le unità pastorali
che abbracciano un territorio
più ampio.
La ricerca più importante
non è quella di individuare quale
sia l’alternativa tra parrocchia e
missione, tra missione e movimenti,
tra parrocchie e unità pastorali,
ma quale forma di comunità
cristiana sia auspicabile e
possibile oggi.
L’accento si sposta su un
compito comune a tutti, il compito
dell’evangelizzazione, dell’annuncio
della fede.
Di fronte a questa prospettiva,
cosa facciamo delle diversità
di lingua, cultura, tradizioni all’interno
della chiesa locale? È
fondamentale comprendere che
l’uniformità non è a servizio dell’annuncio
della fede. Al contrario
è necessario mettersi tutti a
servizio di una cattolicità missionaria.
Un cammino quindi che ci
porta ad una unità più piena,
senza con questo perdere la nostra
originalità: un dono che volentieri
condividiamo con la
chiesa locale. ▲

Vivere
altrove
Giorgio Brignola
A
marezza e demotivazione.
Sono queste due sensazioni,
o stati d’animo, che interessano
la maggioranza dei connazionali
oltre frontiera. Amarezza,
per una situazione nazionale
che non li considera nella giusta
maniera e demotivazione per
una politica sempre più indirizzata
verso un internazionalismo
che, di fatto, non valuta le enclavi
italiane all’estero.
Dopo oltre mezzo secolo di
contatti con i connazionali nel
mondo, ci siamo resi conto che,
esaurendosi le mete e le priorità
della prima generazione di migranti,
le genie successive sembrano
assai meno interessate ai
problemi di una Patria che è
sempre più matrigna.
C’è poco da essere ottimisti:
il problema dell’italianità oltre
confine conta per quello che vale.
Vale a dire assai poco e sempre
meno. Per gli italiani nati
nei Paesi ospiti, magari anche
con doppia cittadinanza, l’Italia
appare come una penisola nella
quale affondano le radici dei loro
padri o, più frequentemente, dei
loro nonni o trisavoli.
La stessa lingua di Dante resta
un retaggio familiare; assai poco
utilizzata oltre l’uscio di casa. I
medesimi interessi socio/politici,
per evidenti ragioni, sono focalizzati
nella realtà del quotidiano
che, appunto, si sviluppa e si
evolve ben lontano dalla Penisola.
Così, almeno sotto il profilo
che abbiamo esposto, sembra
quasi superfluo insistere sull’importanza
che la nostra comunità
oltre frontiera potrebbe sviluppare
anche per le questioni, che
non sono poche, presenti nel
Paese d’origine.
Certo è che tutto è messo in
evidenza con una luce poco invitante.
Quasi che essa rappresenti
i segnali di un tramonto annunciato
ed inevitabile.
Indubbiamente, l’integrazione
fisiologica della seconda, terza
e quarta generazione d’italiani
all’estero ha avuto un suo ruolo;
ben differente da quella che aveva
accompagnato i travagli ambientali
della prima.
Insomma, gli italiani d’oltre
frontiera vivono, da tempo, una
realtà che li vede protagonisti
sotto un’altra bandiera. Pur non
rinnegando, per nostra fortuna,
quella matrice di valori nazionali
che restano l’elemento più vero
della nostra comunità nel mondo.
Sicuramente, la nostra collettività
vive la realtà del Paese
ospite. Quasi che ne sia parte integrante.
Alcune realtà nelle quali ci
identificavano, sino quasi alla fine
del secolo scorso, hanno perso
la loro centralità. Quello che
appare è il progressivo tramonto
di quello spirito di militanza ed
appartenenza che ci aveva, per
tanto tempo, visto protagonisti
anche in una realtà assai diversa
da quella italiana.
Tutto questo ha portato ad un
ridimensionamento di numerosi
aspetti del vivere lontano dal bel
Paese.
La situazione nazionale, oggi
indiscutibilmente globalizzata,
ha fatto il resto. Lo stesso voto
politico dall’estero, concesso in
tempi di profonda trasformazione
del tessuto nazionale, ha contribuito
a quel processo di distacco
che ha portato gli italiani
all’estero a guardare altrove.
Impossibilitati nel far valere i
loro diritti in Patria, sempre più
condizionati da un internazionalismo
che non consente visioni
“locali” delle realtà d’altri Paesi,
gli italiani all’estero non vivono
più bene quel ruolo che resta
fondamentale per il possibile apporto
di linfa nuova nel marasma
politico nazionale.
Vivere altrove non significa,
quindi, essere tagliati fuori dai
problemi italiani. Per valorizzare
il ruolo interno dei connazionali
all’estero c’è da rivedere parecchie
posizioni preconcette e promuovere
maggiore informazione.
La rappresentatività dovrebbe
essere estesa oltre i limiti della
Circoscrizione Estero, con una
più capillare presenza di specifici
ruoli istituzionali in loco. Ma se
ciò non si è ancora concretizzato,
la croce non può essere lasciata
sulle spalle di chi vorrebbe
contribuire al futuro d’Italia e
non è messo nelle condizioni di
poterlo fare. ▲
11
Scalabriniani 1 - 2012

IX Pellegrinaggio dei Migranti delle Docesi Lombarde al Santuario di Caravaggio
Una sola famiglia
Victor Córdova - Italia
Da diversi anni,
gli immigrati cattolici
della Lombardia
rispondono numerosi
alla convocazione rivolta
a loro per un
pellegrinaggio mariano
annuale.
Un pellegrinaggio
che diventa stimolo
per l’integrazione
e immagine della
convivialità
delle differenze.
In cammino verso
Cristo, cuore del mondo.
D
12
Scalabriniani 1 - 2012
omenica 2 ottobre 2011 le
comunità migranti si sono
messe in viaggio per partecipare
al IX Pellegrinaggio dei migranti
al Santuario di Nostra Signora
del Fonte di Caravaggio
(BG).
Questo appuntamento segna
anche l’inizio dell’anno pastorale;
un modo per mettere sotto la
protezione della Madre del cielo
tutti i progetti, le fatiche, le
gioie, i sogni, le speranze dei migranti.
Le Diocesi lombarde che si
sono date appuntamento in questo
giorno di festa e di fede sono:
Bergamo, Brescia, Como, Crema,
Cremona, Lodi, Mantova,
Milano, Pavia e Vigevano.
Il pellegrinaggio annuale è
iniziato nel 2003 voluto dal
Coordinamento Regionale Migrantes,
per dare alle comunità
migranti la possibilità di trovarsi
insieme, conoscersi, condividere
la Parola e la preghiera.
Per coinvolgere in maniera
più diretta la Chiesa locale, da
rizioni del 1432 della Madonna
ad una contadina maltrattata dal
marito, alla quale chiese di esortare
gli abitanti alla preghiera e
alla penitenza.
Fu San Carlo Borromeo nel
XVI secolo ad ordinare la costruzione
dell’edificio come appare
oggi.
Il motto di quest’anno era “Una
sola famiglia umana...in pace; Figlio,
ecco tua Madre” (Gv. 19, 26-27).
I diversi gruppi hanno cominciato
ad arrivare a partire
qualche anno si è pensato di fare
il pellegrinaggio alternando la
località di Caravaggio con una
delle diocesi lombarde. Nel 2008
si è iniziato a Como, nel 2010 a
Milano e il prossimo anno sarà a
Brescia.
Quest’anno il punto di incontro
è stato proprio il Santuario di
Santa Maria del Fonte, il luogo di
culto mariano più noto della
Lombardia e che risale alle appadalle
ore 10 del mattino, e si sono
radunati nei giardini laterali
del Santuario dividendosi per
continente: Asia, Europa, Africa
e America Latina.
È iniziato così un tempo d’incontro,
dialogo e condivisione
fra i vari connazionali, amici e
parenti che si ritrovano e condividono
i saluti festosi, le esperienze
vissute, le gioie, il cibo, la
fede stessa.

Alle 13.00 tutti si sono spostati
verso la zona antistante al
Santuario, per la preghiera del
Santo Rosario in diverse lingue e
con canti dei vari gruppi etnici;
allo stesso tempo i cappellani si
sono resi disponibili per la confessione
dei pellegrini.
Mentre si svolgeva la preghiera
mariana, le comunità, per continente,
hanno svolto la processione
all’interno del Santuario,
dove con fede e devozione si sono
prostrati per venerare la Madonna
del Fonte, chiedendo la sua intercessione
per le diverse necessità,
elevando canti di gioia per la
grazia di essere presenti ai suoi
piedi, e condividendo questa
gioia come una sola famiglia.
Al pomeriggio è iniziata la
Messa presieduta da Mons. Lino
Belotti, Vescovo emerito di Bergamo,
concelebrata da venti cappellani
che lavorano nella pastorale
migratoria delle diocesi e
Momenti del pellegrinaggio dei migranti delle Diocesi Lombarde al Santuario
di Caravaggio accompagnati dai loro rispettivi cappellani
animata dalle diverse comunità
presenti.
È stato un continuo rendere
grazie a Dio per tutti i benefici ricevuti,
con lo sguardo diretto alle
realtà che ogni giorno i migranti
devono affrontare nella vita di fede,
nel campo lavorativo e sociale.
Mons. Belotti nell’omelia ha
incoraggiato tutti a dare testimonianza
della propria fede nei
diversi settori dove i migranti sono
chiamati a lavorare. Sono stati
invitati a mettere in pratica
nella loro vita quotidiana la
parola e l’esempio di Gesù
Cristo per contribuire insieme
a sostenere i valori di fede
in Lombardia e al bene del
Paese che li ospita nella corresponsabilità
e nella collaborazione.
Prima della benedizione, la
comunità dei migranti di Lodi,
nella persona di don Antonello
Martinenghi, aveva riservato
una piacevole sorpresa,
annunciando la presenza
della nigeriana Kate Omoregbe,
cristiana che lo scorso settembre
ha ottenuto lo status di
rifugiato politico evitando il rimpatrio
in Nigeria, dove rischiava
la lapidazione, o di essere sfregiata
con l’acido, come vendetta per
essersi convertita alla religione
cattolica. Kate è stata presentata
e, interpellata, ha semplicemente
detto: Grazie agli italiani.
La Messa si è conclusa con il
canto finale diretto dalla comunità
Ghanese di Brescia, come
saluto al termine di una giornata
vissuta insieme attorno alla Madonna
e allo stesso tempo come
invito a fissare lo sguardo verso
Brescia che si prepara ad essere
sede del X Pellegrinaggio delle
comunità Migranti della Lombardia
e dove tutti tutti si sono
dati appuntamento per l’anno
prossimo.
Il pellegrinaggio ha offerto la
possibilità di riconoscerci tutti
in cammino, consacrando alla
Madonna la vita e l’anno pastorale
affinché sia fecondo per la
missione e la vita spirituale. ▲
13
Scalabriniani 1 - 2012

Ai nostri Padri,
con gratitudine
Ricordi e gratitudine di un ex alunno dell’Istituto San Carlo di Osimo (AN)
S
ono Nestor Daniel Costantini,
nato a Punta Alta (Buenos Aires),
in Argentina, il 2 luglio
1951. I miei genitori partirono
per il Sudamerica nel 1949 da
Manoppello (Pescara), dove ora
risiedo. Sono stato per 8 anni,
dal 1962 al 1970, nell’Istituto San
Carlo di Osimo (AN) diretto dai
Missionari Scalabriniani.
I miei direttori sono stati nell’ordine
i Padri: Giovanni Sofia,
Ezio Ragnoli, Giovanni Saraggi,
Franco Visconti, Francesco Zanotto
e Mario Toffari. Ad Osimo,
ho frequentato l’avviamento Industriale,
l’Istituto Tecnico Commerciale
per Ragionieri “Filippo
Corridoni”. Ho conosciuto tanti
altri Missionari Scalabriniani, tra
i quali ricordo i Padri Carlo Rossini,
Silvio Stefanelli, Dino Pontin
tornati alla Casa del Padre.
Ho avuto modo di conoscere
tanti ragazzi di ogni regione d’Italia
e tuttora mantengo contatti
con tanti di loro. Ho dato un forte
aiuto ad Eugenio Selleri ad organizzare
nel 2008 il 50° anniversario
della fondazione dell’Istituto
San Carlo (realizzato nel 1958). E
spesso ho organizzato nella città
di Osimo degli incontri con i vecchi
compagni del collegio.
Nestor Daniel Costantini - Italia
L’ultimo incontro è avvenuto
sabato 2 ottobre 2011, presso un
ristorante del mio paese dove
erano presenti ben 14 ex “sancarlini”
(seguono i nomi, n. d. r.) quasi
tutti con le rispettive consorti.
Durante il convivio sono stati
ricordati gli anni trascorsi insieme
nell’Istituto San Carlo di Osimo
con i Missionari Scalabriniani
ed in particolare Padre Giovanni
Saraggi.
Non sapevamo ancora che il
nostro ex direttore era deceduto
il 22 settembre 2011. Personalmente
l’ho saputo, nei primi
giorni di ottobre, telefonando per
14
Scalabriniani 1 - 2012

Immagini degli ex
alunni dell’Istituto
San Carlo di Osimo
caso ad un ex-allievo
dell’Istituto San
Carlo di Osimo, un
certo Sig. Silvano
Bordignon di Rosà
(VI).
Durante la cena,
siamo stati tutti
concordi nel ritenere
che i ragazzi del San Carlo
nella vita civile e cristiana si sono
ritrovati bene, grazie agli insegnamenti
ad una preziosa educazione
e alla “morale” ricevuta.
Il permanere nell’Istituto per
i figli degli emigrati ha arricchito
il nostro spirito, ci ha forgiati,
ha temprato il nostro carattere,
ci ha permesso di avere un “qualcosa
in più” che ci ha aiutati a
superare gli ostacoli della vita.
L’Istituto, realizzato da P.
Carlo Rossini, è stato un punto
di riferimento per tanti figli di
emigrati italiani nel mondo.
Ognuno di noi, tutti in pensione
o quasi, hanno sbarcato abbastanza
bene il lunario. Tutti più o
meno abbiamo avuto una vita,
specialmente lavorativa, più che
dignitosa.
Un grande ringraziamento,
dunque, ai Missionari Scalabriniani
che si sono avvicendati all’Istituto
San Carlo di Osimo voluto
dal grande e magnanimo P.
Carlo nativo di questa città.
Ritornando a P. Giovanni devo
dire che per me è stato più che
un padre. La mia situazione familiare
era, all’epoca, disastrosa:
mia madre cieca e paralizzata,
dopo un delicato intervento chirurgico
alla testa a Bologna, e
mio padre in Argentina che si era
un po’ dimenticato della famiglia.
Padre Giovanni fece mettere
la mia storia nel 1966 su un numero
di “Famiglia Cristiana”, allo
scopo di far arrivare mie notizie a
mio padre, emigrato in Sudamerica
e dal quale, mia madre ed io,
ci eravamo staccati nel 1956 per
ritornare in Italia a causa di una
malattia di mia mamma.
Benché mi fossero state concesse
6 borse di studio annuali,
per frequentare l’avviamento industriale,
quindi le scuole professionali
e dal momento che andavo
bene a scuola, il direttore,
P. Giovanni, mi fece accedere all’Istituto
Tecnico Commerciale
per Ragionieri di Osimo dove mi
diplomai nel 1970.
Negli ultimi due anni, non
Premio P. Pio
Il vescovo di Caserta,
Mons. Schettino, ha consegnato
il “Premio P. Pio”,
con l’augurio a proseguire
sempre più e meglio sulle
sue orme a imitazione di
Cristo, ai Padri Giandomenico
Ziliotto ed Elio Alberti,
che dal Centro Pastorale di
Woking diffondono la devozione
al Santo di Pietrelcina,
la cui immagine bronzea
adorna il Centro stesso
e protegge la fervente
comunità dei migranti. ▲
Inghilterra
coperto da borse di studio, mi fece
fare l’assistente ai ragazzi più
piccoli di me.
Come posso dimenticare una
tale persona? Con Padre Giovanni
c’è stato un rapporto meraviglioso,
poiché ha fatto le veci di
mio padre, anche quando non
essendo più direttore del collegio,
mi ha sempre seguito da
lontano.
In questi ultimi anni, ci siamo
scritti e telefonati tante volte.
Spesso, essendo io abile a rintracciare
le persone, mi chiedeva
di ritrovare alcuni “ragazzi” che
hanno studiato nel San Carlo.
Ultimamente, sono andato
più volte nella Residenza San
Raffaele di Bassano del Grappa a
trovarlo e sono stato anche presente
al suo 60° di Ordinazione
Sacerdotale. Ciao, P. Giovanni,
mio maestro di vita e mio padre
putativo, seguimi ancora da lassù,
dopo essere tornato alla Casa
del Padre. ▲
L’immagine
di San Pio nel
giardino del
Centro pastorale
di Woking
15
Scalabriniani 1 - 2012

Di solito, a parlare
di emigrazione,
o a descrivere
esperienze di
emigrazione,
sono gli adulti.
Ma si sa come
anche i bambini,
i ragazzi, i giovani
sono spesso coinvolti
dalla dura esperienza
dell’emigrazione, specie
quando si muovono con la
loro famiglia. Ed essi
hanno un modo tutto
speciale di guardare a
questa esperienza, di
giudicarla e di tentare di
farsene una ragione che
sia logica. Alfina Sciacca,
che ora vive a Babinda,
nel Nord Queensland, con
la sua famiglia, ha tentato
di mettere per iscritto i
pensieri, le impressioni, le
reazioni, i ricordi che
l’hanno accompagnata
per quasi tutta la vita. Ne
è uscito un racconto che
ha certamente la sua
bellezza e sarà un piacere
leggere. Ecco una mia
traduzione dall’inglese
Luigi Sabbadin
L
16
Scalabriniani 1 - 2012
’8 novembre 1958 la nave passeggeri
“Sydney” faceva il suo
ultimo viaggio dall’Italia in
Australia. A bordo, tra molti altri
emigrati italiani, c’era mia madre,
mio fratello ed io, una ragazzina
che moriva dal desiderio di
vedere suo padre, emigrato due
anni prima, nel 1956.
Vorrei iniziare il mio racconto
descrivendo la mia esperienza
di che cosa significava avere un
papà che era emigrato in Australia.
Io non riuscivo a capire dove
era finito e perché. Mi mancava
così tanto, che, quando partì,
piansi per molti giorni; e di notte
piangevo dietro alla porta, invocando:
“Papà ritorna a casa, ritorna,
papà”. Mia mamma e mio
fratello si coricavano, ma io continuavo
a piangere.
con gli occhi di
L’emigrazione vista con
una bambina
Alfina Sciacca - Australia
Mia mamma, che non riusciva
più a contenersi, dava dei colpi
sul muro, e mi diceva che l’uomo
con il sacco stava arrivando
per portarmi via. Allora io correvo
il più velocemente possibile,
saltavo sul letto di mamma, mi
stringevo a lei, coprivo la mia testolina
e finalmente prendevo
sonno. Avevo allora 4 anni.
Sebbene fossi contenta che
presto avrei veduto mio padre,
ero molto dispiaciuta di dover lasciare
il luogo dove ero nata e
dove avevo trascorso i primi 4
anni della mia esistenza; ma soprattutto
mi dispiaceva dover lasciare
il mio amato e unico nonno,
e venire strappata da lui, dai
parenti e dall’amico della mia
fanciullezza. E ciò che mi procurava
un grande dolore e molte lacrime
era il non sapere se sarei
mai tornata a rivederli.
Ricordo molto bene il giorno
della partenza dal porto di Messina.
Noi salutavamo il nonno e gli
altri con le nostre grida e agitando
il fazzoletto, ciò che facevano
anche loro dalla banchina del
porto. La nave era così grande!
Ricordo che c’erano delle
spose che andavano a incontrare
i loro mariti, che non avevano
mai visto prima. Ma io non capivo
come questo fosse possibile,
che una sposa non avesse mai incontrato
il marito. Ricordo anche
che una di loro si gettò in
mare, non volendo lasciare il suo
paese. Durante il viaggio qualcuno
morì e ci fu il suo funerale.
Gettarono il cadavere in mare.
Non riuscivo a capire come si fa-
cessero queste cose, e spesso tornai
con la memoria a questi fatti,
cercando di ricordare anche i
dettagli.
A bordo, durante il viaggio, ci
davano spesso limoni come frutta.
A me piacevano molto, ma ne
conservai un buon numero per
portarli e regalarli a mio padre. E
fu con grande sorpresa e disappunto
che, quando sbarcammo
in Australia, me li presero e li
buttarono via tutti. Cercai di
convincere quegli uomini a lasciarmeli,
dicendo loro che erano
per mio padre, ma non vollero
sentire ragioni. Me li tolsero,
li buttarono ed io mi convinsi
che erano gente cattiva.
Scendemmo dalla nave e mio

aiutava ed io ero molto timida.
Gli altri bambini mi prendevano
in giro perché ero una
“emigrata”, e dicevano che noi
eravamo venuti per rubare a loro
il posto, e per questo erano gelosi.
Ciò mi portò a odiare l’Australia,
al punto che avrei voluto ritornare
in Italia. Ma mia madre
mi disse che ormai la nostra patria
era l’Australia.
Ricordo che minacciai di gettarmi
nell’oceano, che mi avrebbe
portato indietro a mio nonno. Mia
madre, sorridendo, rispondeva
che i pesci avrebbero voluto proprio
questo, perché avrebbero fatto
con il mio corpo un bel pranzo.
Comunque, dopo 3 mesi in Mareeba,
dietro richiesta dello zio di
mio padre, ci spostammo nella
sua farm di canna da zucchero in
Aloomba, vicino a Gordonvale.
La scuola in Meerawaa non fu
così difficile. Trovai una persona
gentile che per un certo tempo
traduceva per me, con mia grande
gioia. Ma non durò a lungo, perché
essa se ne andò, ed io dovetti
arrangiarmi. Imparai abbastanza
inglese da potermi far capire, ma
il mio inglese non potè essere
molto raffinato, visto che a
casa si parlava solo e sempre
dialetto (i miei genitori sapevano
solo quella lingua).
Le altre ragazze della scuola
erano crudeli con me; un
giorno mi strapparono l’abito
ed io rimasi in pianto nei
gabinetti. La nostra cultura
era differente da quella degli
altri bambini, così il nostro
modo di parlare, di mangiar...
ed essi continuavano a
prendermi in giro.
Fu solo quando arrivai
a Mt. St. Bernard in Heberton
che cominciai ad avere
una esperienza di vita diversa
e migliore. È lì che scopersi
di amare Gesù in un modo
speciale, e questo amore è durato
e cresciuto fino ad oggi.
Come emigrante so che ho
perduto tante possibilità, specialmente
alcune scelte della vita,
perché esse sono state fatte da altri
per me. Penso che se fossi rifratello,
più vecchio di me, scorse
mio padre da lontano e si mise a
gridare: “Quello è papà!”. Allora
io corsi verso di lui e gli saltai al
collo. Ma mi accorsi subito che
quell’uomo non assomigliava a
mio padre: io ricordavo il papà
bello e di carnagione bianca,
mentre questo uomo era bruciato
dal sole e magro, a causa del
lavoro logorante del taglio della
canna da zucchero. Mi staccai da
lui e gli dissi che non era mio padre,
perché il papà era più bello.
Ma piano piano compresi che
egli era veramente mio padre.
Col treno ci spostammo nel
Nord Queensland, e durante il
lungo viaggio potei contemplare
le estensioni di canna da zucchero,
che io pensavo fosse granturco
cresciuto troppo.
Una coppia di anziani condivideva
con noi la prima casa dove
abitammo, e mentre l’uomo
era gentile, la donna, più vecchia
di lui, era piuttosto asprigna e
non le piacevano i bambini. E
così non potevamo nemmeno
giocare.
Nel dicembre 1958 mio padre
si spostò a Mareeba per lavorare
Alfina con i genitori e il fratello
nel tabacco, e ci portò con sé. In
quel tempo abitammo in baracche.
Nel gennaio 1959 iniziai la
scuola a Mareeba. Avevo appena
compiuto 7 anni e non parlavo
nemmeno una parola in inglese,
cosa che mi creò un mucchio di
difficoltà, perché nessuno mi
masta al mio paese, la situazione
sarebbe diversa. So che anche in
Italia tante cose sono cambiate, e
la gente è cambiata con esse.
Qui, nonostante il passare del
tempo, coloro che sono arrivati
come emigranti sono rimasti gli
stessi, e difficilmente si sono
aperti e hanno accettato lo stile
di vita di questa nazione.
A 14 anni divenni la domestica
di casa mia, e i miei genitori mi
dissero che dovevo imparare come
mandare avanti una famiglia.
Mai dimenticherò il giorno in
cui, all’età di 8 anni, mia madre
tentò di insegnarmi come uccidere
e spennare e cucinare un
pollo. Mi disse che dovevo tirargli
il collo: provai e il pollo cominciò
a sbattere le ali. Mi spaventai
e lo lasciai andare. Lei lo
riprese, lo uccise e mi ordinò di
appenderlo al soffitto e far bollire
l’acqua. Feci quanto mi ordinò di
fare e poi lo cucinai. Mio padre
disse che avevo fatto uno splendido
lavoro!
Mia mamma mi ripeteva continuamente
che, nel caso qualcosa
fosse capitato a lei, io dovevo
prendermi cura del papà e di mio
fratello. Ora capisco che quei
tempi difficili e duri mi hanno
aiutato a crescere più forte e diventare
quella persona che mi
trovo ad essere oggi... Ma spesso
mi trovo a domandarmi che cosa
sarebbe successo alla mia vita se
fossi rimasta in Italia...
In quei tempi, quando il padre
otteneva la cittadinanza australiana,
doveva rinunciare alla
sua originale, e anche i suoi figli
automaticamente cessavano di
essere cittadini del paese dove
erano nati. E così anch’io persi la
mia cittadinanza italiana. Sarei
felice se l’avessi ancora.
Guardando indietro posso dire
che la vita fu dura, ma ci sono
stati anche tanti momenti di
gioia, di divertimento e di amore.
E devo ringraziare il Signore
per le tante possibilità e avventure
che ho incontrato nella mia
vita di “emigrata”. ▲
17
Scalabriniani 1 - 2012

“T
erritorio e bene comune. Vecchi
e nuovi cittadini per una
buona convivenza nella città
di tutti” è stato il tema dell’annuale
Convegno Nazionale dei
Centri Interculturali realizzato a
Vicenza dal 4 al 5 novembre
2011. Lo stesso è stato patrocinato
dal Comune di Vicenza-Assessorato
alla Famiglia e alla Pace e
dall’Ufficio Migrantes, diretto da
P. Mauro Lazzarato. Ha registrato
numerose presenze da tutta Italia,
oltre 350 i convegnisti.
“Uno dei problemi ‘forti’ delle
società multirazziali, ha deto L.
Pati, è quello di mettere a fuoco i
compiti, i metodi, le strategie attraverso
cui tutelare l’originalità
(anche culturale) del singolo soggetto,
senza trascurare o svilire
l’ideale del bene comune”.
Gli organizzatori si sono prefissati
l’obiettivo di far riflettere e
di offrire valide proposte partendo
dalla ‘stretta interdipendenza
tra globale e locale’, mettendo in
evidenza la centralità della dimensione
territoriale nella formazione
del ‘cittadino del futuro’
e nell’identificazione di processi
educativi interculturali, in considerazione
del tessuto multiculturale
e multireligioso del contesto
europeo ed italiano.
Abbiamo rivolto a P. Bruno
Mioli, già direttore nazionale dell’Ufficio
Migrantes-immigrati e
profughi, due domande sulla validità
del Convegno.
18
Scalabriniani 1 - 2012
XIV Covegno dei Centri Inteculturali fondati dal Centro COME di Milano, dal
Centro Interculturale di Torino e dal Centro di Documentazione di Arezzo
Quale è stata, in campo nazionale,
l’importanza del convegno?
“L’importanza è evidenziata
dal titolo stesso del Convegno,
per una triplice ragione. Anzitutto
il tema porta molto in alto:
sull’intercultura. In città, come
Torino, Milano, Vicenza, dove si è
fatto e si continua a fare tanto sul
piano della prima accoglienza, si
è decisamente protesi verso la seconda
accoglienza, ossia verso
Vecchi e nuovi
cittadini
quegli interventi che aiutano il
Pietro Manca - Italia
processo di integrazione, fino a
rendere questi stranieri cittadini
fra i cittadini, in un rapporto di
dare e ricevere, quasi in una reciproca
fecondazione delle molteplici
culture.
In secondo luogo si è di fronte
a un’esperienza contagiosa, che
si diffonde a macchia d’olio. Non
è prospettiva lontana e tanto meno
illusoria velleità il costituirsi
in rete: è una felice realtà.
E finalmente, il fatto che il
convegno si celebra già per la
quattordicesima volta, e non è
per nulla ripetitivo: è questo protrarsi
nel tempo che evidenzia
l’importanza, la vitalità dei risultati
acquisiti”.
E la presenza di giovani
e amministratori al Convegno?
“La presenza di giovani, questa
qualificata rappresentanza
delle “G2-Seconde Generazioni”,
è la prova del nove che l’integrazione
non è obiettivo lontano ma
esperienza vissuta; i giovani non
si sentono oggetto di attenzione
da parte di altri, ma soggetti attivi
e responsabili, autori del proprio
destino. E questo è incoraggiante,
come il fatto della presenza
al convegno di rappresentanti
degli enti locali.
Da sinistra: I Padri Mauro Lazzarato,
Bruno Mioli e il Sig. Manca e parte
dei partecipanti al convegno
La schietta intesa e collaborazione
fra il pubblico e il privato,
tra forze di volontariato e istituzioni
e – nel caso di Vicenza – fra
realtà ecclesiali e civili dice chiaramente
che, lontani da qualsiasi
strumentalizzazione ideologica o
politica, si guarda al ‘bene comune’,
al bene di immigrati e autoctoni,
dell’intera città”.
Possiamo concludere richiamando
alla mente una significativa
‘sollecitazione’ del Beato Scalabrini
(1898): “Il cammino delle
idee è di una lentezza disperante
massime quando urtano interessi
e passioni, ma è continuo quando
le idee proposte sono giuste e di
vera utilità. Insistiamo, adunque,
poiché ogni lentezza giunge alla
meta, a condizione che la stanchezza
non vinca chi se ne è fatto
banditore”. ▲

Stati Uniti
Il volto del migrante
L
a Chiesa cattolica negli Stati
Uniti ha celebrato nel mese
di gennaio di quest’anno la
tradizionale Settimana Nazionale
sulla Migrazione, un appuntamento
che ha preso il via venticinque
anni fa per contribuire alla
riflessione e allo scambio di
esperienze tra coloro che sono
impegnati nel sostegno degli immigrati.
Il presidente del Comitato per
le Migrazioni della Conferenza
dei Vescovi degli Stati Uniti, l’arcivescovo
di Los Angeles, José
Horacio Gómez, ha ribadito così
l’impegno dell’episcopato su un
tema che nel tempo è divenuto
sempre più al centro dell’attenzione:
“Siamo chiamati ad aprire
i nostri cuori e a fornire ospitalità
a chi è nel bisogno, specialmente
agli immigrati che si trovano
lontano da casa e in situazioni
vulnerabili”.
Mons. Gómez, assieme ad altri
presuli ispanici di trentatrè diverse
arcidiocesi e diocesi del
Paese, è anche fimatario di una
lettera, significatamente pubblicata
il 12 dicembre, giorno in cui
in Messico e in altri Paesi del
continente americano è stata celebrata
la festa di N. S. di Guadalupe.
Nella lettera si ringraziano
gli immigrati per l’apporto dato
allo sviluppo della società e si
sottolinea la necessità di una
maggiore solidarietà nei loro
confronti.
Nella missiva si osserva che
nelle sofferenze dei migranti, in
particolare per quanto riguarda i
grandi sacrifici che devono sostenere
per il mantenimento delle
proprie famiglie “si può vedere il
vero volto di Gesù Cristo”.
I vescovi ispanici, inoltre, assicurano
di voler proseguire i loro
sforzi affinché si porti a compimento
a livello federale “un’equa,
umana ed effettiva riforma
delle leggi sull’immigrazione”
con l’intento di rispettare l’unità
della famiglia e consentire un
processo ordinato e ragionevole
di inserimento per le persone irregolari.
Negli Stati Uniti sono state
approvate diverse nuove leggi
sull’immigrazione, soprattutto
da parte degli Stati più esposti alla
questione come Arizona, Georgia,
Alabama. Soprattutto la legge
in Alabama ha sollevato critiche
e contrasti, in quanto particolarmente
severa, soprattutto
nel limitare le attività pastorali
dei religiosi a favore degli immigrati
irregolari.
Nei mesi scorsi, l’arcivescovo
di Los Angeles aveva ricordato
che “la Chiesa cattolica fornisce i
propri servizi pastorali e sociali a
tutti, indipendentemente dal loro
status di immigrati” puntualizzando
che “il nostro mandato è di
fornire la nostra cura pastorale o
il nostro aiuto sociale a tutti i figli
di Dio e lo Stato non può contravvenire
a questo dovere, che i
padri fondatori hanno chiaramente
inserito nella nostra Costituzione”.
Il tema scelto per l’edizione
2012 della Settimana nazionale
sulla Migrazione è stato “Accogliere
Cristo nel migrante”.
Mons. Gómez ha ricordato
che “come sulla strada di Emmaus
i discepoli di Cristo lo hanno
incontrato nelle vesti di uno
sconosciuto, il tema della Settimana
ha ricordato che Cristo si
rende presente nel viaggiatore
solitario, nel nuovo arrivato e nel
migrante”. Nel quadro della Settimanna
è stato celebrato anche
un congresso sul tema “Immigrazione:
un problema di 50 Stati”
che si è svolto dall’11 al 13
gennaio.
I Missionari Scalabriniani sono
presenti in varie metropoli e diocesi,
dove i flussi di immigrati sono
particolarmente numerosi, tra
le altre, Chicago, Los Angeles, San
José, Dallas, Galveston-Houston,
Kansas City e nelle frontiere Guatemala
- Messico - Stati Uniti. ▲
Una assurdità
P
arole di straordinaria importanza,
quelle del Presidente
della Repubblica Italiana,
Giorgio Napolitano, sui bambini
e i ragazzi di origine straniera
“fonte di speranza” e “parte integrante
dell’Italia di oggi e di domani”.
Nel mese di novembre 2011 il
Presidente ha indicato ancora
una volta con grande nettezza e
lungimiranza i valori fondamentali
della nostra convivenza civile.
Ha ricordato non solo il contributo
ideale rappresentato dai
‘nuovi italiani’, ma anche il loro
apporto concreto allo sviluppo
del Paese, con particolare riferimento
alla sostenibilità del debito
pubblico.
A pochi giorni da queste segnalazioni,
in merito ai bambini
figli di immigrati nati nel Paese,
ha affermato: “È un’assurdità e
una follia che dei bambini nati in
Italia non diventino italiani. Non
viene riconosciuto loro un diritto
fondamentale”. Ha invitato quindi
il Parlamento a riprendere in
esame la questione ed ha auspicato
che tale iniziativa venga
portata a termine allo scopo di
”acquisire anche nuove energie
in una società per molti versi invecchiata
se non sclerotizzata”. ▲
Madre Assunta Marchetti
Venerabile
I
Italia
l 21 dicembre 2011 il Papa
Benedetto XVI ha riconosciuto
le virtù eroiche di Madre
Assunta Marchetti, cofondatrice
delle Suore Missionarie di San
Carlo, Scalabriniane. Nacque a
Lombrici di Camaiore, Italia, il 15
agosto 1871. Da giovane anelava
a una vita di totale dedicazione
e donazione a Dio. Le faccende
domestiche, la malattia della
madre e la morte prematura del
padre le impedirono di realizzare
immediatamente le sue aspirazioni.
Nel 1895, accettò la richiesta
del fratello, il Servo di Dio P.
Giuseppe Marchetti, di seguirlo
nella sua missione in Brasile, per
occuparsi degli orfani e degli
emigrati italiani. Seguì la sua vocazione
e, insieme alla madre ed
altre due giovani, fu presentata
al Beato Scalabrini. Madre Assunta
servì il Signore nei poveri,
negli orfani, negli ammalati, nei
migranti. È tornata alla Casa del
Padre il 1° luglio 1948. ▲
19
Scalabriniani 1 - 2012

Minatori
nella città
Gaetano Saracino - Italia
A
La crisi economica che sta
attraversando il mondo
occidentale non ha fermato
il processo di adeguamento
delle infrastrutture che
alcune tra le più grandi
capitali europee stanno
mettendo in atto. Fra questa
la linea Metropolitana di
Roma Capitale in fase di
adeguamento attraverso i
nuovi tracciati, fermi da oltre
30 anni. Tali opere muovono
senz’altro il mercato del
lavoro e sono una risposta
strutturale alla grave crisi
occupazionale che tocca
anche il mondo della
mobilità umana.
ridosso della Parrocchia del SS.
Redentore di Roma, dei Missionari
Scalabriniani, è in costruzione
una tra le più grandi stazioni
metropolitane dove è previsto
l’arrivo della linea B1 che collega
la città dal centro al quadrante
nord-est della stessa. In futuro è
previsto, presso la stessa stazione,
anche lo snodo con la linea D ancora
in fase di progettazione.
Cambiano le città e, attraverso
i trasporti ed i collegamenti, cambiano
anche i quartieri e la loro
vita. Ed il futuro interpella la nostra
presenza scalabriniana in
questa parte della città.
Intanto, per il presente, la nostra
comunità da qualche anno è
sollecitata nella cura di tutto il
mondo operaio (oltre 700 persone)
che vive in questo contesto.
Si tratta di frontalieri: persone
che provengono dal sud-Italia e
vivono nei moduli abitativi di un
villaggio posto a Conca d’Oro, poco
distante; si tratta di immigrati:
persone non italiane di nazionalità
rumena o del Magreb, ma anche
qualche asiatico, per lo più
giovani non sposati, anch’essi
nello stesso villaggio.
Il lavoro si svolge su 3 turni,
anche notturni. Sebbene le tecnologie
abbiano alleggerito molto la
parte della fatica fisica, resta pur
sempre la durezza di un lavoro
condotto mediamente a 50 metri
sottoterra nel cuore di una delle
parti più popolose della città.
Non mancano con questi amici
momenti di visita sul posto di
lavoro, di incontro nel loro luogo
di ritrovo, la celebrazione della
loro Santa Barbara cui sono molto
devoti o la benedizione del loro
lavoro ogni qualvolta iniziano
una messa in opera più o meno
pericolosa.
In questi incontri, sembra di
rivivere i racconti dei nostri padri
missionari al seguito delle migliaia
di minatori che nel nord
Europa, proprio grazie alla loro
manovalanza, hanno contribuito
allo sviluppo della nazione che
avevano lasciato.
Nell’uno e nell’altro caso è significativo
che attraverso il servizio
religioso riviva l’umanità di
queste persone, che rischia di essere
assorbito in una turnazione
lavorativa che non lascia molto
tempo per coltivare i rapporti.
Ad uno scalabriniano, il mondo
del lavoro non è mai estraneo.
Ogni qualvolta ne siamo interpellati,
risentiamo vivi la sollecitazione
e lo zelo del Fondatore. E, nel
mondo del lavoro del nostro occidente,
oggi più che mai rivive anche
l’attenzione e la promozione
di quella parte di umanità migrante
che trova in un missionario una
mano tesa ed accogliente perché
siano al sicuro i rapporti, le relazioni,
i bisogni umani e spirituali
che toccano la vita di ognuno.
E, andando in galleria, i primi
a fare festa sono sempre i minatori.
▲
P. Gaetano Saracino in visita alla stazione della metrolpolitana
linea B1, in costruzione a ridosso della parrocchia SS. Redentore

O
gni giorno 350 guatemaltechi
si lasciano alle spalle la
frontiera nel tentativo, folle e
disperato, di raggiungere l’Eldorado,
cioè gli Stati Uniti. Devono
percorrere almeno tremila chilometri,
l’intero Messico, senza documenti.
Sanno che subiranno,
nella migliore delle ipotesi,
estorsioni, rapine, pestaggi. Nella
peggiore, ma spesso anche sequestrati
dai narcos e le molte
donne stuprate durante il percorso.
Eppure, queste consapevolezze
non li fermano. Neppure
il confine blindato e le guardie
Usa li scoraggiano.
“Sono disperati, è questo che
li spinge a proseguire”, dice lo
scalabriniano P. Mauro Verzelletti,
da 13 anni segretario dell’Ufficio
Migrazioni della Conferenza
Episcopale Guatemalteca. “I migranti,
dice ancora, sono il gran-
ni messicani nell’abbandono negli
Stati Uniti, quando i loro genitori
saranno costretti al rimpatrio.
Mons. Rodríguez Vega critica
inoltre il fatto che troppo spesso
verso i migranti messicani c’è
diffidenza e indifferenza mentre
non si vogliono analizzare le ragioni
della fuga dal Paese di origine,
dovuta all’estrema povertà. Il
vescovo ha lamentato che queste
persone una volta fermate sono
abbandonate al loro destino al
confine con il Messico, senza aiuti
e senza denaro.
Molti sono anche feriti e malati.
A volte queste persone si trovano
lontane dalle famiglie, che
non conoscono le loro condizioni
e non possono aiutarli. La Casa
del Migrante di Nuevo Laredo, diretta
dai Missionari Scalabriniani,
ha segnalato che l’anno scorda
Guatemala
e alunne sono state adescate e
rinchiuse in qualche postribolo
all’estero. La maggior parte finisce
in Messico, alcune anche negli
Stati Uniti o in Europa. Giovanni
Sartorio della Ong International
Help di Torino, collaboratore
di P. Mauro nella sensibilizzazione
dei guatemaltechi sul tema
della tratta, afferma che molte
prostitute guatemalteche si
trovano in territorio messicano.
Allo scopo di avvertire e sensibilizzare
i migranti dei rischi che
corrono si preparano cartelloni
pubblicitari, vignette, volantini
da affiggere nei quartieri popolari.
Ultimamente è stato diffuso
anche un manuale anti-tratta e si
sono intensificati i messaggi via
radio. L’azione della Chiesa tende
a mettere in guardia i migranti
prima che intraprendano l’impervio
cammino della speranza. ▲
da Messico
Cammino della speranza
Ogni giorno in migliaia partono per raggiungere l’Eldorado e altre migliaia,
abbandonati o rapinati o sequestrati o peggio, costretti a ritornare sui loro passi.
de business per i ‘mercanti di uomini’.
Ognuno paga da 5 a 10mila
dollari per il ‘passaggio’, spesso
i trafficanti non li portano a destinazione
ma li vendono a reti
criminali che li immettono nel
giro della prostituzione, della
vendita illegale di organi e della
pornografia”.
È impossibile sapere quante
siano le vittime della tratta. Nel
2010 ne sono state identificate
ufficialmente 373. Ma tutti sanno
che sono molte di più. Varie Ong
parlano di almeno 5-6 mila. Il
ministero dell’Educazione calcola
che 20mila tra giovani maestre
“P
er il Messico è una grande
sfida ricevere le migliaia di
messicani che vengono respinti
alle frontiere con gli Stati
Uniti”. Lo ha affermato mons.
Gustavo Rodríguez Vega, vescovo
di Nuevo Laredo, nella regione di
Tamaulipas. La denuncia del vescovo
giunge in seguito al richiamo
di Benedetto XVI di ampliare
l’accoglienza dei migranti e di
evitare discriminazioni nei loro
confronti.
Il vescovo giudica la non accoglienza
di migliaia di messicani
un provvedimento “assurdo”
perché lascerà migliaia di bambiso
essa ha accolto circa diecimila
migranti, metà dei quali erano
messicani, mentre nel corso del
2011 il Governo municipale ha
inviato nei luoghi d’origine circa
650 persone. Ma un gran numero
di migranti rimane in questa
città per provare o riprovare ad
attraversare il confine.
Secondo i dati forniti dal Governo
e dall’Istituto nazionale di
migrazione (Inm), oltre centomila
messicani sono stati trasferiti,
l’anno scorso, al confine di
Tamaulipas, di cui almeno ottantamila
sono passati da Nuevo
Laredo. ▲
21
Scalabriniani 1 - 2012

Anno
Vocazionale
Scalabriniano
a cura della Redazione
Nei 31 Paesi, nei quali
sono presenti e operanti
i Missionari Scalabriniani,
il 28 novembre ultimo
è stato celebrato il 124mo
anniversario di Fondazione
della Congregazione del
Beato Scalabrini.
Le celebrazioni di
quest’anno hanno
assunto una particolare
rilevanza e importanza
per la Congregazione
e per quanti intendono,
in modi e situazioni
diverse, servire
i migranti.
In questa circostanza
infatti, indetto dalla
Direzione Generale,
ha avuto inizio
anche un
Anno
Vocazionale
Scalabriniano.
I
Missionari Scalabriniani
sono chiamati ad annunciare
il Vangelo tra e per i
migranti, a condividere con
loro e per loro il pane della Parola
e dell’Eucaristia, in parrocchie,
missioni cattoliche,
centri di accoglienza, residenze
per anziani, case del migrante,
orfanotrofi, porti di
mare, centri di studio e documentazione,
insegnamento e
approfondimento della pastorale
attraverso istituti specializzati,
ecc. Ad essi si aggregano
le Missionarie di San Carlo,
le Missionarie Secolari Scalabriniane
e una schiera di laici
volenterosi, animati dallo
stesso spirito che emana dal
profetico carisma del Beato
Fondatore.
Nella lettera di indizione
dell’Anno Vocazionale, il Superiore
generale scrive tra l’altro:
“La storia della nostra famiglia
missionaria è una storia piena
di forza, di coraggio, di creatività,
di fedeltà, di sacrificio, di
persone animate da grande spirito
missionario, anche se a
volte travagliata e con tante
difficoltà. Pensiamo ai nostri
primi missionari che con pochi
mezzi, confidando soltanto in
Dio, hanno attraversato l’Atlantico
per arrivare negli Stati
Uniti e in Brasile e mettersi
senza riserve al servizio dei migranti.
Quanti generosi missionari
ha avuto la nostra Congregazione!
Grandi figure, come
il P. Marchetti e Mons. Rinaldi
hanno lasciato tracce luminose
del loro passaggio, visibili
fino ai nostri giorni.
Dopo la morte del Fondatore
e la crisi che ne è seguita,
la Congregazione ha ritrovato
uno slancio di vita nuova, con
una grande fioritura vocazionale
e missionaria, confermata
nel 1934 con la reintroduzione
dei voti religiosi; successivamente,
alla fine degli
anni Trenta del Novecento, si
sono aperti i primi due seminari
fuori dall’Italia, culla della
Congregazione: a Melrose
Park negli Stati Uniti e a Guaporé
in Brasile. Non senza difficoltà
e diffidenza si è deciso,

spinti dal vento nuovo del Concilio
Vaticano II e in fedeltà al carisma
scalabriniano, di allargare la
finalità del nostro Istituto a tutti
i migranti, e non solo agli italiani
e ai loro discendenti. Ci siamo
aperti ad altre migrazioni: portoghesi,
messicani, filippini, haitiani,
latinoamericani, cinesi, capoverdiani,
ecc. Abbiamo piantato
le nostre tende in nuove terre,
dal Portogallo alle Filippine, dal
Paraguay all’Indonesia, dal Messico
al Mozambico, dal Guatemala
al Vietnam, da Haiti al Giappone,
dalla Colombia a Taiwan, dalla
Spagna al Perù …”.
Abbiamo ricevuto varie testimonianze
delle distinte celebrazioni
che hanno avuto luogo il
28 novembre, giunte dalla “geografia
scalabriniana” operante
nei 5 continenti e siamo certi
che durante tutto l’anno 2012
avranno luogo altri avvenimenti
mediante i quali si renderanno
grazie al Signore per il dono del
carisma che la Chiesa ha affidato
alla Congregazione, grazie all’intuito
profetico del suo Fondatore.
Soprattutto si chiederà al Padre
delle Messi di inviare nuovi e
santi operai al servizio delle migrazioni,
fenomeno che oggi interpella
particolarmente la chiesa
e la società. L’invito è rivolto
ad ognuno.
In varie missioni e parrocchie
il 124mo anniversario di Fondazione
della Congregazione è stato
allietato anche da vari giovani
scalabriniani che in questa circostanza
hanno ricevuto l’Ordine
del Diaconato (Argentina e Colombia),
altri che hanno emesso
la Professione Perpetua (Stati
Uniti, Italia e Brasile) consacrandosi
al Signore e al servizio dei
migranti per tutta la vita e altri
che con la prima Professione
(Messico e Brasile) o rinnovando
la stessa, hanno confermato la
volontà di percorrere il cammino
che li condurrà alla consacrazione
totale e all’ordinazione sacerdotale.
Ma anche in ogni singola
missione scalabriniana è stato
accolto l’invito di rendere grazie
al Signore e di rendersi consapevoli
dell’importanza e della necessità
che molti giovani rispondano
con generosità alla chiamata
del Signore delle Messi di “farsi
migranti con i migranti”.
Stralciamo parte della cronaca
di una delle tante celebrazioni.
Ci è pervenuta dall’amico e
collaboratore di “Scalabriniani”,
P. Renato Zilio.
I Missionari Scalabriniani di
Brixton Road (Londra) hanno celebrato
il 124mo anniversario di
nascita: lo hanno fatto in maniera
originale, come era da aspettarselo,
viva e multicolore. Fu,
infatti, più di un secolo fa che il
Beato Scalabrini inviava i primi
suoi due missionari nelle Americhe,
per assistere spiritualmente
un’enorme massa di italiani emigranti.
Per questi la vita, veramente,
diventava un’avventura, a
volte una tragedia. Il loro destino
era la terra e la lingua degli altri.
Ma la loro provvidenza furono
dei sacerdoti, grandi pionieri del
nostro carisma: Missionari Scalabriniani.
Abbiamo celebrato queste
origini eroiche e nostrane assieme
a tre differenti comunità di
migranti: italiani, portoghesi e
filippini, abituali frequentatori
del nostro Centro Scalabrini, che
ognuno sente come casa propria.
Ciò risponde ormai a un segno
dei tempi. Come la multiculturalità
dinamica che invade il mondo.
Ma anche la cattolicità riscoperta
di una Chiesa che vive così
la comunione e l’unità. Nella originalità
di ogni cultura e di ogni
storia di emigrazione differente.
Presiede la celebrazione del
mattino il nostro arcivescovo,
Peter Smith, ed è la prima volta
che ci incontra. Ne resta sbalordito
e lo dice subito: “Fate un
enorme lavoro pastorale, ma soprattutto
importante e strategico!”.
Il suo complimento per noi
si fa incoraggiamento. Stimolo a
continuare.
La comunità italiana si è ormai
affezionata alla portoghese,
ambedue alla filippina. Era bello,
allora, veder cantare sulla bocca
di tutti “Sa ‘yo lamang ang puso
ko” canto tagalog che proviene
dalle Filippine, mentre i filippini
cantare con entusiasmo ritornelli
italiani o portoghesi. P. Francesco
dirigeva il tutto con una maestria
tutta sua. Amare la cultura dell’altro
è l’arte segreta di colui che
emigra. Ed è, in fondo, un modo
originale di unire la terra…
Sorridevano, da un bel quadro,
un grande uomo, il Beato
Scalabrini e la sua grande intuizione:
amare i migranti. Imparare
a camminare con loro. Sì, anche
per questo è stato un centenario,
ma sempre giovane.
Happy birthday. ▲
Preghiera per le vocazioni
Padre, autore di ogni vocazione, tu
che hai inviato tuo Figlio per camminare
con noi, illumina i nostri passi
affinché possiamo essere sempre vicini
ai migranti e condividere con loro
il pane della Parola e dell’Eucaristia.
Continua, per intercessione di Maria,
Madre dei Migranti, a donarci coraggio
e perseveranza per dire SÌ alla
tua chiamata e seguire i passi del
tuo Figlio sulle orme del Beato Giovanni
Battista Scalabrini.
Suscita, Signore Gesù, in tanti giovani,
sensibili al dramma dei migranti,
la forza per rispondere con generosità
al tuo disegno di amore.
In quest’Anno Vocazionale, o Santo
Spirito, concedici un rinnovato ardore
missionario, affinché ogni persona
scopra la tua presenza nel mondo e
possa invocare: “Resta con noi, Signore”.
Amen.
23
Scalabriniani 1 - 2012

Echi da un
25°
del “Centro de Estudios Migratorios
Latinoamericanos” di Buenos Aires
Estratto da informazioni di
P. Alcides Salinas - Argentina
P. Luigi Favero
1941 - 2000
C
elebrare i 25 anni del CEMLA è
stata l’occasione per rinnovare
gli impegni assunti inizialmente
da una piccola istituzione,
che nel tempo si è ingrandita al
punto che persone capaci e sensibili
li hanno condivisi e vi hanno
creduto.
L’occasione allora è stata una
grande opportunità per ritornare
alle fonti, alle origini di un ambizioso
progetto, nato per sostenere
e dare credibilità a un servizio
pastorale che da oltre 100 anni
vengono realizzando nel mondo
della mobilità i Missionari di San
Carlo a bene dei migranti.
La loro opera sociale, assistenziale
ed ecclesiale, infatti,
che comprende lo studio, la riflessione
e la risposta concreta al
fenomeno della Mobilità Umana,
va alle radici profonde del dramma
proprio dei migranti e dei loro
familiari nella loro quotidiana
fatica.
Le nozze d’argento del CEM-
LA hanno rappresentato un’occasione
per far memoria storica
della sua nascita, crescita e consolidamento
e la sua proiezione
futura. Suo iniziatore è stato il
compianto P. Luigi Favero, missionario
scalabriniano, capace di
unire acute intuizioni a profonda
saggezza. Malgrado le difficoltà,
P. Luigi ha saputo concretizzare
questo progetto allo scopo di favorire
- attraverso la riflessione e
la sensibilizzazione - l’integrazione
dei popoli e delle culture, a
partire dal riconoscimento e rispetto
dei Diritti Umani. Grazie
al contatto e al coinvolgimento
di missionari e intelletuali di
diffferente estrazione, ha conquistato
importanti spazi di sensibilizzazione
presso governi, istituzioni
e società civile.
Lo testimoniano, tra l’altro, i
numerosi seminari, gli scritti, le
pubblicazioni realizzate e diffuse
nei paesi di origine, di transito e
di destino dei migranti e, non ultima,
la rivista “Estudios Migratorios
Latinoamericanos”.
Grazie alla prestigiosa partecipazione
di riconosciuti ricercatori
nel campo delle migrazioni,
la rivista ha suggerito nel mondo
accademico nuove tematiche,
facilitando in questo modo ulteriori
investigazioni e creando coscienza
e opinione pubblica sul
tema.
Il CEMLA, nel tempo, è divenuto
punto di riferimento per i
media, per giornalisti e studiosi,
a livello nazionale e internazionale,
sradicando miti e pregiudizi
che accompagnano il fenomeno
migratorio.
Altri interventi significativi di
questi ultimi anni hanno riguardato
la costruzione di una banca
dati con le liste dei migranti
sbarcati in Argentina a partire da
fine 800 (anche questa un’intuizione
di P. Favero) e la partecipazione
attiva alla redazione della
legge migratoria argentina, che è
divenuta modello per altri Paesi.
Questi risultati di eccellenza
sono stati resi possibili grazie all’intelligenza
e dinamicità di P.
Mario Santillo, per molti anni
direttore del CEMLA, al quale
ora subentra P. Alcide Salinas.
P. Salinas continuerà il prezioso
lavoro del CEMLA con l’appoggio
di missionari e la generosa
collaborazione di intellettuali
e ricercatori che hanno
reso possibile il cammino percorso,
e ai quali va la più
profonda gratitudine. ▲
24
Scalabriniani 1 - 2012
Collaboratori del CEMLA,
tra cui P. Salinas (1° a sinisitra),
Alicia Bernasconi (3a)
e P. Santillo (centro)

Una comunità con
vocazione missionaria
Giovani per la vita
N
Cono Sur
el mese di agosto 2011 i giovani volontari del
Movimento Laico Scalabriniano, coordinati da P.
Flavio Lauria, hanno realizzato un incontro formativo
allo scopo di migliorare il loro impegno verso i
migranti. Provenienti da varie missioni della Provincia
religiosa San Giuseppe, si sono dati appuntamento
nella città di Rosario, accolti dai giovani che
Argentina
D
a oltre 30 anni i Missionari Scalabriniani
sono presenti in Gonzáles Catán, una popolosa
cittadina tra le più grandi e disagiate
periferie di Buenos Aires. È un’area di scarse
infrastrutture, con alto tasso di disoccupazione,
di continui flussi immigratori e di forte crescita
demografica. Ai Missionari allora venne affidata
la Cappellania Santa Teresa di Fatima. La cappella
dedicata alla Madonna era stata costruita dalla
comunità portoghese, divenuta presto il centro
di attenzione pastorale per tutti i differenti gruppi
portoghesi del cosiddetto Gran Buenos Aires.
A breve, la comunità missionaria vide ampliare
la sua azione pastorale ai numerosi immigrati
boliviani al punto che la cappellania divenne pure
punto di riferimento e centro di coordinamento
per oltre 400 gruppi devozionali di questa
comunità. Altrettanto avvene con numerosi
gruppi di paraguiani.
Data l’estensione dell’area affidata
alla Congregazione e il
sorgere di continuo di altri rioni
nel suo interno soprattutto
per l’ininterrotta immigrazione
proveniente da Bolivia e Paraguay
e da altri Paesi latinoamericani,
i Missionari videro la necessità
di costruire varie cappelle
per garatire il servizio religioso
delle popolazioni che
venivano quotidianamente crescendo.
Oggi varie di queste
cappelle si sono trasformate in
veri centri parrocchiali.
Avvenne così anche per la cappellania N. S. di
Fatima. Il 7 ottobre 2011, infatti, è stata dichiarata
officialmente parrocchia, sotto la cui giurisdizione
dipendono attualmente ben sei numerose
comunità di fedeli e il 18 dicembre fu consacrato
dal vescovo diocesano Mons. Juan Horacio
Suárez il nuovo tempio parrocchiale costruito
durante gli ultimi 7 anni. Fu quello un grande
giorno di allegria, di entusiasmo e di rinnovati
impegni missionari per l’intera comunità e per
gli stessi Missionari. ▲
Juan Ramirez
collaborano con la locale Missione Cattolica Italiana.
Hanno assistito con interesse a varie esposizioni
dettate da esperti in materia sull’attualità migratoria
nel mondo e in Argentina, meta particolarmente ambita
dai migranti di altri Paesi latinoamericani. La comunione
dei partecipanti e lo scambio delle loro
esperienze hanno fatto crescere in ciascuno la volontà
e il “gusto” di donarsi più intensamente al servizio
dei migranti, in particolare nell’ambito familiare,
della salvaguardia dei valori propri della dignità delle
persone, specie della donna, spesso al margine della
società e in difficili condizioni per la sua integrazione
alla stessa. ▲
Italia
Minori Immigrati
S
ono 2.737 i minori
sbarcati nell’isola di
Lampedusa dall'inizio
dell'anno. Di questi:
2.599 sono arrivati in
Italia senza famigliari.
Molti di loro (circa 600)
non hanno ancora raggiunto
una destinazione
definitiva e sono in strutture
di accoglienza temporanea;
1.028 minori
non accompagnati invece sono stati accolti in 24 Sat,
ovvero in strutture temporanee che si trovano in Calabria,
Sicilia, Basilicata, Puglia e Toscana, e che sono
state identificate dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali
come
strutture che
si devono fare
carico della
prima accoglienza,
in attesa
del loro
trasferimento
in comunità di
alloggio definitive.
▲
(da “L'accoglienza
dei minori stranieri
non accompagnati
arrivati via mare a
Lampedusa” di
Save the Children)
25
Scalabriniani 1 - 2012

A Bedford i sapori
delle nostre terre e delle nostre origini
Una lunga
traversata
Renato Zilio - Inghilterra
V
26
Scalabriniani 1 - 2012
I coniugi Ciampa nel 1996
isitare la sua impresa e i suoi
magazzini a Bedford, a un’ora
da Londra, accompagnato direttamente
da lui, il boss Peppino
Ciampa, - qui all’estero boss significa
semplicemente il capo - è
come visitare una grande nave.
Con in mano, tuttavia, un lascia-passare
speciale. Evidentemente
il capitano, il figlio Antonio,
uomo disponibile, dinamico
ed efficace lo incontrerete solo alla
fine del giro, upper deck (sopra
ponte) sulla torre di controllo.
Invece il crew, la ciurma, la
incrociate ovunque: indaffarata e
accogliente come si deve per una
squadra di uomini dai gusti a
metà italiani e a metà inglesi.
La nave naviga da più di 50
anni con una sicura destrezza in
import e export di alimentari tra
Italia del Sud e del Nord con
tutta l’Inghilterra. La merce imbarcata
è scelta, nostrana e di
qualità.
“Abbiamo appena finito il viavai
di grossi camion di uva, ma
sai... una volta ne venivano più di
quaranta dall’Italia!” mi fa il boss
con aria di nostalgia. Miracolo
di sant’Antonio: il
vino qui in Inghilterra è
diventato sacro come una
reliquia.
È, in fondo, il sapore
della nostra terra e delle
nostre origini; e così, come
una tradizione religiosa
ognuno qui ha imparato
in casa a farsi il
“suo” vino.
Entrando nello scomparto
della pasta vi sembrerà di penetrare
nei tesori del Sud Italia.
Tutte le razze, le fantasie e le varietà
di pasta sono esposte qui.
Ma per cominciare il boss mi
accompagna direttamente nel
settore più delicato... quello che
si gusta a sorsi come il caffè. È
un reparto internazionale, lo si
nota subito. A destra e a sinistra
si accavallano sacchi di caffè
in grano verde proveniente
dalla Colombia, dal Brasile,
dall’Africa e dal Vietnam.
Perché in Gran Bretagna si
“pensa mondo” e gli affari sono
sempre fatti con tutti!
Qui si tosta con precisione
certosina e i minuti sono
contati al millimetro, perché
qui nasce l’anima del caffè,
l’aroma. E poi lo sigillano
con arte in confezioni di sei
blend (miscele) differenti,
mentre il tipo golden (marca
tostadoro) resta sempre per i
clienti che se ne intendono!
Prima di salire a bordo,
non è mancata un’occhiata al
contesto. La Bedford Conti-
nental Wholesale Ltd. è “ancorata”
tra alberi da frutta, piante di
pomodori e di melanzane che
Giuseppe, il boss, coltiva personalmente.
È il suo vero passatempo,
come il pescare per un
marinaio. Ma indica anche una
filosofia, dove la pazienza, la tenacia
e l’amore per la qualità sono
i punti di forza.
Ed è questo, in fondo, che gli
italiani all’estero insegnano e
imparano, allo stesso tempo.
Si rasenta, poi, camminando
su e giù, il comparto della contabilità.
“Questa è meglio lasciarla
agli inglesi!” commenta subito
lui e lo capisci al volo. Incrociamo
lo staff più stretto con Daniela,
Giuseppe, Federico e Bruno,
quasi tutti membri della sua
grande famiglia.
Al Beato
Scalabrini
in memoria
di “Mamma
Concetta”

Così, ci sembra di essere di
fronte a una bella avventura
collettiva dal marchio tipicamente
italiano, sostenuta da
Tonino, il figlio nato qui, un
inglese dall’anima italiana.
Peppino, ormai decorato
capitano di lungo corso – come
tutti i capitani con un misto
di genio e di sogno, - si aggira
tranquillo in questo bastimento,
tenendo un occhio
di qua e una parola di là... come
Nelson sulla nave ammiraglia.
Resta, infine, il piacere di
ammirare appese alle pareti
due medaglie di Cavaliere e di
Commendatore concesse dal
Presidente della Repubblica,
Oscar Luigi Scalfaro e di leggervi
sopra “A Peppino Ciampa,
con onore.”
A lui, tuttavia, dopo una
lunga traversata di ottanta
primavere, resta ancora un
sogno. Quello di vedere quel
monumento fatto da Padre
Hily nelle Filippine a sua moglie
Concetta, ormai partita
per molto più lontano... Non
potendo più dimenticare ormai
come quel padre filippino
la chiamava sempre:
“Mamma!”. ▲
L
a Santa Sede è diventata Stato
membro dell’Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni.
L’integrazione del
Vaticano è avvenuta nel corso
della sessione plenaria
dell’organismo, attraverso
l’approvazione da parte degli
stati aderenti. Lo scalabriniano
Mons. Silvano Tomasi,
Osservatore Permanente
della Santa Sede presso
l’ufficio ONU di Ginevra e a
cui va il merito di aver proposto
detta integrazione, ha
commentato che a fronte
della crescita del fenomeno
delle migrazioni “è importante essere
presenti e partecipare agli
sforzi della Comunità internazionale
per apportare qualcosa di specifico,
tipico della Santa Sede: una
voce etica che dia una interpretazione
di queste nuove situazioni”.
Ed ha aggiunto che è importante
che “la Santa Sede abbia
Ordinazioni Diaconali
26 novembre 2011: nel Santuario Madre
dei Migranti di Buenos Aires, ordinati da
Mons. Joaquín M. Sucunza: Abner
Ables Jr., Juan Francisco Aguiar Arce
e Monel Occimable.
27 novembre 2011: nella parrocchia
Santa Maria Maddalena di Bogotá ordinati
da Mons. Fabián Marulanda López:
Alvaro Cordero Cordero (a sinistra),
Humberto V. Barrios Morales (a destra).
20 novembre 2011: nella parrocchia
SS.mo Redentore, Valmelaina
(Roma): (da sinistra) Ansensius
Gunter, Eduardo Pizzuti, Pierre
Onel Feliatus, Jonas André Donassollo
28 novembre 2011: a Purépero
(Messico): Ernest Celestin, Marcos
Donato Fuentes, José Apolinar
Romero M., James Son Mercure,
José Ramos Guevara Arias,
Fabián André Jaramillo Nova, Julián
Zapata Betancur. A Vila Nova
(Porto Alegre - Brasile): Juan Maria
Lopes.
A servizio
di tutte le genti
deciso di entrare a far parte, in maniera
piena, di questa Organizzazione
proprio per sottolineare la sua
partecipazione a questo fenomeno
di grandissimo rilievo e che, nonostante
la crisi economica, si prevede
continuerà a crescere”.
La scelta del Vaticano di impegnarsi
fino in fondo su questo tema
Professioni Perpetue
30 ottobre 2011: nella parrocchia
S. Maria Addolorata
di Chicago (USA): Alexandre
Conde Romero, Fransiskus
Xaverius Yangminta,
Antonius Faot
28 novembre 2011: nella parrrocchia N. S. del
Buon Viaggio (São Bernardo, SP - Brasile): Rosemond
Sylvestre e Luiz Carlos Do Arte.
Prime Professioni
anche a Ginevra non è dovuta a ragioni
politiche ma alla “necessità di
andare incontro alle esigenze umane”
dei migranti e di chiunque
si trovi “in cammino per
le regioni del mondo”.
Pur essendo da sempre
coinvolta sul fronte delle
migrazioni, attraverso la
cooperazione diretta con
un’organizzazione internazionale
di primo livello, la
Chiesa intende così “rendere
il servizio ancora più
efficace” e servire le genti
di ogni luogo “indipendentemente
dalla loro fede religiosa,
dal loro colore, dalla loro situazione
legale”.
Le emergenze migratorie, infatti,
sono fenomeni che mettono alla
prova la “dignità della persona
umana”, con il rischio che si determinino
“situazioni di marginalità”
per tutti i migranti “che cercano lavoro
o che cercano una forma
nuova di sopravvivenza”. ▲
27
Scalabriniani 1 - 2012

Fiera dei popoli
28
Scalabriniani 1 - 2012
Chiesa di Pompei della
Missione Cattolica di Caracas
Venezuela
C
elebrare la diversità culturale
delle comunità migranti e
trascorrere una o più giornate
di allegria all’insegna della fede
e della fraternità nella diversità
è l’obiettivo delle Feste o Fiere
dei Popoli organizzate dalla
comunità dei migranti in tutto il
mondo.
I Missionari Scalabriniani ne
sono molto spesso i promotori,
perché sono consapevoli che anche
queste celebrazioni siano
motivo di convergenza e crescita
nei valori propri di ogni etnia,
colore, lingua e credo. In “Scalanada,
Trinidad e Tobago, Nigeria,
Guyana, Filippine e Irlanda. Non
sono mancati, infine, gli italiani
del Venezuela. Un mondo di colori,
di lingue, di sorrisi.
La Messa, dedicata al popolo
dei migranti, è stata animata dalle
preghiere e dai canti realizzati
in lingue diverse e dai colori che
rappresentavano le diverse comunità
presenti.
Il pomeriggio è stato vissuto
all’insegna del divertimento e
delle tradizioni. Ogni comunità
ha offerto il meglio della propria
cucina tipica e del proprio artigianato,
oltre ad una prova dei
canti e dei balli della terra di
origine. È sceso in campo anche
il Venezuela, con le sue
danze tipiche.
Per i bambini e ragazzi sono
stati organizzati giochi, la
briniani” abbiamo più
volte riportato le cronache
di celebrazioni
avvenute specialmente
nelle comunità etniche
e nelle Missioni dove
operano gli Scalabriniani.
L’ultima di cui abbiamo
conoscenza è la
terza edizione della
Fiera avvenuta nel mese
di dicembre negli
spazi della Chiesa Nostra
Signora di Pompei
di Caracas.
VI hanno preso parte
migranti provenienti
da ogni parte del mondo. Oltre
ai latinoamericani - arrivati da
Perù, Colombia, Brasile, Cile,
Haiti ed Ecuador - erano presenti
la comunità cattolica siriana e
quella anglofona della Missione
San Thomas, che raggruppa fedeli
originari di Stati Uniti, Caproiezione
di divertenti cartoni
animati e, per i più grandicelli,
un torneo di calcio.
I Missionari Scalabriniani sono
presenti in Venezuela fin dal
1958. Il pioniere e fondatore della
Missione Cattolica di Caracas è
stato P. Giovanni Simonetto. ▲
La croce di legno
Scalabrini ai Missionari partenti
“S
tringendo al cuore la croce
d’oro del Vescovo dolcemente
mi lamento quasi con Gesù
che mi abbia negata quella di
legno del Missionario, e come
non posso tenermi dall’esprimere
a voi la più alta venerazione, e
sentire una santa invidia per voi
che con animo forte vi consacrate
all’opera santa delle Missioni”
.(Piacenza - Basilica di S. Antonino,1888)
È
Tre amici santi
nota l’amicizia del Venerabile
Massimo Rinaldi, missionario
scalabriniano e vescovo
di Rieti, con il santo Don Luigi
Guanella. Amicizia che continuò
per tutta la vita. Publio Jacoboni
racconta: “Una mattina di marzo
del 1931 eravamo partiti da Rieti
prestissimo, io e il santo vescovo
Mons. Rinaldi... Arrivammo a Roma
all’aurora... In Piazza San
Pietro... ci si fece incontro un sacerdote
dal cappello un po’ liso
ed a sghimbescio, una sottana
più verde che nera, con scarpe
alla montanara, il quale si inginocchiò
dinanzi a mons. Rinaldi,
che di solito non portava nessun
segno del suo grado, dicendo:
Eccellenza mi benedica. Don
Massimo si affrettò a rialzarlo e
tutti e tre c’incamminammo verso
S. Pietro. I due ragionavano insieme
di orfanotrofi, di colonie
agricole, di tipografie... Era Don
Luigi Guanella.
ltrettanta era l’amicizia con
A Don Orione. Lo rievoca lo
stesso Massimo Rinaldi, il 5
marzo 1913: “Se Como è bella
per il lago cilestrino... è più bella
ancora e invidiabile per gli illustri
cittadini, di cui non ultimo il settuagenario
Don Orione.
Quand’io per la prima volta lo vidi
personalmente, or sono circa
tre anni lo giudicai un uomo di
gran cuore; in seguito, quando lo
vidi all’opera, lo riconobbi dotato
anche di grande mente; oggi,
dopo aver ammirato la culla del
suo istituto e il fiore delle sue
opere, lo ritengo un uomo di Dio
privilegiato, di cui la chiesa e la
patria possono a buon diritto andar
liete”.
Il Rinaldi, che incontrò l’amico
Don Orione per l’ultima volta un
mese prima che questi tornasse
alla Casa del Padre, restò affascinato
dal suo programma: “Lavorare
senza riposo, lavorare
senza preoccuparsi”. ▲

Vera laica
scalabriniana
R
ita Basso, laica scalabriniana,
migrante tra i migranti. Improvvisa,
quasi un fulmine a
ciel sereno, è arrivata la notizia
del ritorno alla Casa del Padre di
Rita Basso a 72 anni.
Pur con una salute fragile, che
l’ha accompagnata durante tutta
la vita, Rita aveva una forte personalità.
L’acuta intelligenza era
stimolata dall’innata curiosità
nel voler imparare sempre di più
per meglio aprirsi agli altri ed essere
al servizio dei migranti.
Arrivata a Parigi nel 1950 ha
potuto conoscere subito, come la
maggior parte dei connazionali
dell’epoca, la Missione Cattolica
Italiana. Collaborando con i Padri
Scalabriniani ha scoperto lo
spirito missionario del Beato
Fondatore ed il suo carisma al
servizio ai migranti poveri, in
quegli anni, gli italiani.
Si è dedicata, di cuore, al servizio
della Missione Cattolica.
Praticamente ha conosciuto, aiutato
e collaborato con tutti i Missionari
che, durante 50 anni,
hanno prestato servizio in quella
sede importante.
Antonio Simeoni - Francia
La sua malferma salute non
le permetteva più di continuare
le molteplici attività alla Missione
di Parigi: accoglienza delle
persone, servizio al bar e sale
della Missione, aiuto alla Comunità
religiosa…
Immigrati italiani nella chiesa Notre-Dame de la
Consolation della Missione Cattolica di Parigi
Nel riquadro: Rita Basso
Ha scelto allora di andare a
Nizza per riposarsi. E invece... si
è messa subito al servizio della
Missione italiana, collaborando
nel servizio dei più poveri.
D
Riapre la Missione
omenica 6 novembre, con una
concelebrazione nella chiesa
dedicata a S. Carlo Borromeo,
presieduta dal direttore generale
della Fondazione Migrantes, mons.
Giancarlo Perego e concelebrata
dal vicario episcopale della diocesi
di Strasburgo mons. Vincent Marie
Maier e da diversi sacerdoti, i fedeli
della Missione Cattolica Italiana
di Mulhouse hanno salutato il
nuovo sacerdote incaricato, don
Vittorio Egione, della diocesi di
Aversa.
Per oltre 50 anni la missione
era stata guidata dai Missionari
Scalabriniani, che avevano concluso
la loro presenza nel luglio del
2009. Da allora la missione era stata
chiusa.
Pur fragile e molto stanca andava,
con un gruppo di volontari,
a portare la « soupe », la sera, per
le strade di Nizza.
Era membro dell’équipe pastorale
della Missione e del Consiglio
pastorale diocesano di Nizza;
regolarmente partecipava a un
gruppo di preghiera, faceva parte
dell’aumônerie dell’ospedale e visitava
gli ammalati. Aveva ricevuto,
cosciente, l’unzione degli
ammalati pregando con gli amici
presenti.
Per il suo funerale aveva tutto
previsto: un piccolo libretto con
frasi e meditazioni del Beato
Scalabrini e di Madre Teresa di
Calcutta. Desiderava una celebrazione
eucaristica semplice e
partecipata.
Pur nella fragilità
fisica Rita ha dimostrato
la forza esemplare
dell’impegno
umano vissuto con
fedeltà, il dinamismo
del carisma
scalabriniano che le
ha ispirato le motivazioni
profonde
della sua personale
scelta e consacrazione:
come donna e
come cristiana.
Rita ha dato la sua vita, per
gli altri e a Dio, da vera laica scalabriniana.
Grazie Rita, per quello
che hai donato, vissuto e l’esempio
che ci hai dato. ▲
Mulhouse - Francia
La riapertura della missione,
concordata con la diocesi di Strasburgo,
ha lo scopo di occuparsi di
oltre 12.000 italiani ancora presenti
in questa zona dell’Alto Reno
e del territorio di Belfort, arrivati
nel dopoguerra soprattutto per lavorare
nelle miniere di potassio e
nelle industrie tessili. L’attività pastorale
del missionario si svolgerà
in stretta collaborazione con le comunità
pastorali di Mulhouse, con
una particolare attenzione ai numerosi
anziani e malati, ai movimenti
e agli studenti universitari. ▲
29
Scalabriniani 1 - 2012

I
M
issionari
s
i
c
onfessano
Pa d r e
Luigi
Sabbadin
“Luigi
se non te la
senti, siamo
ancora in
tempo a
girare la bici
e tornare a casa”.
Al che io risposi:
“No, ho preso la mia
decisione e andrò
avanti fino alla
fine”.
30
Scalabriniani 1 - 2012
Q
uell’immagine di tanti anni
fa non si è mai staccata dalla
mia memoria, e mi ha accompagnato
per tutti questi anni
e per le vie del mondo, sussurrandomi
continuamente e dolcemente:
“Ritorna!”. Ed io, anche quest’anno,
usufruendo delle mie
“meritate” (!) vacanze in patria,
ho risposto a questo invito. Mi riferisco
alla visione dell’imponente
Seminario Scalabrini di Bassano
del Grappa, come la si può godere
dal Ponte degli Alpini.
La prima volta che apparve ai
miei occhi e si impresse nella
mia memoria, indelebilmente, fu
il 4 ottobre 1954, quando, accompagnato
da mio padre, entravo
nell’istituto come seminarista
di prima Media, per la mia formazione
al sacerdozio.
Avevamo percorso i 16 Km
che separano il mio paesello di
Ramon di Loria da Bassano del
Grappa, in bicicletta, mio padre
al pedale ed io seduto scomodamente
sul ferro rigido, che mi
aveva lasciato i segni.
Arrivati sul Ponte degli Alpini,
smontati di sella, stavamo camminando,
e alla vista del Seminario
che apparve di fronte ai nostri
occhi in tutta la sua maestà, ci
fermammo. Mio padre mi ricordò
nei particolari ciò che avvenne
allora. Io fissavo in silenzio la
mole dell’edificio, senza batter
ciglio. Egli guardava prima il Seminario
e poi me. E forse nella
sua mente si insinuò il dubbio
che io non fossi più così sicuro
della mia scelta, come avevo dato
ad intendere e vedere nei giorni e
settimane precedenti. Dopo alcuni
minuti di silenzio, mi disse:
“Luigi, se non te la senti, siamo
ancora in tempo a girare la bici e
tornare a casa”. Al che io risposi:
“No, ho preso la mia decisione e
andrò avanti fino alla fine”.
Forse è per questo motivo, e
per poter ripetere le stesse parole,
e ricordare quell’impegno assunto
con me stesso all’età di 11
anni e mezzo, che ogni volta che
torno in Italia sento questo irresistibile
richiamo a tornare a
Bassano, al Seminario Scalabrini,
che mi accolse tanti anni fa, ma
passando prima per il Ponte degli
Alpini e fermandomi per alcuni
minuti di contemplazione di
fronte alla visione che, presente
nella mia mente, ritrova conferma
nella realtà. Spesso mi ritrovo
a bisbigliare le stesse parole
che dissi a mio padre, e mi viene
da sorridere.
Anche quest’anno vi ritornai, e
per diversi motivi: per non mancare
all’appuntamento di cui sopra,
per rivedere e spendere un
po’ di tempo con confratelli che vi
si trovano ospiti, nel crepuscolo
della loro vita sacerdotale e missionaria,
e anche per rendermi
conto di come quell’edificio e
quella istituzione hanno ritrovato
ragioni di esistere ancora, pur
non risuonando più delle grida di
centinaia di giovani seminaristi,
come fu per tanti anni nel passato.
È quest’ultima una segreta
preoccupazione che penso di
condividere con quanti hanno
trascorso parte della loro formazione
in questo luogo. Cosa succede
ora a questa casa, che è stata
testimone di gran parte delle nostre
gioie e timori, che ci ha visti
entrare per la prima volta come
uccelli impauriti, ma che ha visto
anche come, giorno dopo giorno,
abbiamo imparato a considerarla
la nostra casa?
Ed è stato con mia grandissima
e gradita sorpresa che ho scoperto
come il suo futuro si stia
aprendo davanti ad essa come
possibilità di offrire altri importanti
servizi alla Congregazione,
ai migranti e alla Chiesa.
Ma ciò che vorrei raccontare
qui è l’incontro con alcuni confratelli
“in riposo” e i ricordi che
la loro presenza ha fatto venire a
galla nella mia mente.
Mi recai due volte quest’anno
a Bassano. La prima volta in agosto,
la seconda alla fine di settembre,
appena prima di spiccare
il volo per il ritorno in Australia.
P. Giovanni Saraggi, in settembre,
era come il solito presente
con gli altri, mentre il Superiore
Generale stava spiegando e raccontando
ai confratelli, in cappel-

la, gli ultimi sviluppi del nostro
lavoro nelle varie parti del mondo.
Quando mi capitava di incontrare
questo santo e arguto confratello,
lo vedevo sempre coinvolto
con l’inizio del mio cammino
nella famiglia scalabriniana.
Fin da piccolo sentii il richiamo
al sacerdozio, ma mi fu chiaro
sempre che era questo tipo di
sacerdozio da viversi come missionario.
Mia madre, poverina, durante
l’estate del 1954, quando dovevo
decidere da che parte avevo intenzione
di incamminarmi, spese
ore a presentarmi, come in un
lungo elenco, tutti gli ordini religiosi
e congregazioni che le venivano
in mente. Ed era ormai
pronta a dichiarare fallimento,
quando si ricordò che il figlio di
un suo cugino si trovava a studiare
dagli “Scalabrini” di Bassano.
Ma dichiarò di non sapere praticamente
niente su che tipo di
congregazione essi fossero.
Non so perché, ma quel nome
che mi suonava arabo richiamò
la mia attenzione. Chiesi a mio
fratello (che studiava dai Salesiani
di Castel di Godego e si trovava
in vacanza in famiglia) di scrivere
per me al Rettore del seminario
Scalabrini di Bassano. La lettera
partì, e ognuno si dimenticò. Otto
giorni dopo mi trovavo nei
campi (una afosa giornata di agosto),
con il cappello di paglia in
testa, tutto sudato, maledicendo
la vita del contadino dalla quale
ero deciso di scappare. Mi sentii
chiamare da casa.
Corsi, e mi trovai di fronte a
tre preti, in veste talare, che avrei
conosciuto presto molto bene,
perché sarebbero stati in un modo
o in un altro coinvolti con il mio
cammino di formazione. Erano
(mi sembra di vederli ancora di
fronte a me) P. Giovanni Saraggi,
P. Giovanni Alessi e P. Pierino Cuman.
I nomi non li conoscevo allora,
né sapevo per quale motivo
erano venuti in tre. Forse volevano
essere più convincenti nell’accalapiarmi,
visto che, avendo un
fratello già dai Salesiani, ero in
pericolo di cadere da quel lato.
Ma non ci fu questo pericolo,
né il bisogno di tanto convincimento:
anzitutto mio fratello
non fece mai nulla per attirarmi
dalla sua parte (e per questo gli
sono grato); poi non c’era bisogno
di convincermi a entrare in
seminario e lasciare i campi, visto
che questa era stata da tempo
la mia segreta speranza e il fatto
che P. Pierino Cuman, non appena
gli fui di fronte, mi prese il
cappello di paglia grondante sudore
e se lo pose in testa, lo vidi
come il segno di un nuovo Mosè,
che veniva a liberarmi dalla
schiavitù dei servi della gleba e
prendeva su di sé la responsabilità
di tale liberazione.
Il 4 ottobre entravo in seminario,
per iniziare la prima media.
Rettore del seminario era P.
Francesco Tirondola: ma nonostante
la sua mole e la sua ubiquità,
non fu lui che ebbe il rapporto
più profondo con me in
quei primi anni di formazione.
P. Giovanni, oltre che vocazionista,
divenne mio primo professore
di italiano. E il suo stile fu
unico. Fin dall’inizio cercò di
renderci non solo attenti allievi,
aperti all’apprendimento, ma anche
protagonisti nel campo dello
studio, impegnandoci a trasformarci
in “scrittori in erba”.
E questo fece con una trovata
brillante: programmò la composizione
di una storia (dal titolo
“Pinco Pallino”), di cui ognuno
di noi doveva scrivere un capitolo.
E per rendere la storia “scorrevole”
il più possibile, ognuno
doveva tenersi in contatto con lo
scrittore del capitolo precedente,
P. Luigi tra i migranti italiani in Australia
per rimanere nel tema e non andare
completamente fuori dai
gangheri. Fu un lavoro lungo e
duro, ma esaltante. Il libro non
verrà mai pubblicato, lo si sa, ma
per chi volesse, se ne potrebbe
vedere una copia tra i documenti
di quei tempi.
Il premio, assegnato e goduto
da tutti “gli scrittori in erba”, fu
che la storia fu letta, per ordine
del Rettore, in refettorio, durante
i pasti, e segnò certamente uno
dei tempi più belli anche durante
le refezioni, con l’attenzione rivolta
più alle inaspettate e talvolta
strampalate sorprese che la
storia offriva, che non alla mediocre
capacità culinaria delle nostre
Suore cuciniere.
P. Pierino Cuman divenne
mio primo professore di Matematica
e Scienze. Era da poco ordinato
sacerdote, e bolliva dalla voglia
di lasciare un marchio su di
noi con il suo insegnamento.
Ricordo che si andava alle sue
lezioni con il sorriso sulle labbra,
in attesa di scoprire quale
sorpresa ci avrebbe riservato
quel giorno. All’inizio ci facevano
paura le sue minacce di scrivere
“0” nel registro accanto al
nostro nome, ogni qualvolta ci
fossimo comportati male. Lo “zero”
lo scriveva di certo, ma ci accorgemmo
in seguito che era
sempre scritto in matita, a differenza
degli altri voti, e che di
tanto in tanto quei segni in matita
scomparivano dal registro. E
allora, assieme a quei segni in
matita, scompariva un po’ alla
volta anche la nostra paura.
(continua a pag. 33)
31
Scalabriniani 1 - 2012

iovane prete, don Luigi visse
il dramma di due zii, fratello
e sorella del padre, costretti
a partire per Bristol dopo il crollo
dell’economia della Valtellina,
per l’apertura dei due trafori del
Gottardo e del Moncenisio.
Nel 1875 si presentò a don
Giovanni Bosco, dopo aver conosciuto
e apprezzato il suo lavoro
pastorale a favore degli emigranti
in Argentina e nelle Americhe.
Rimase a Torino tre anni e
poi rientrò in Diocesi. Dalla Valtellina,
alla fine dell’800, molte
altre persone e famiglie partirono
per le Americhe prima e per
l’Europa poi.
Don Guanella
e gli emigrati
G
condizioni economiche e opportunità
lavorative in loco in modo
da evitare il drammatico fenomeno
della partenza di molte famiglie.
Nel 1900 pensò ad una sorta
di cittadella agricola in Argentina,
la colonia agricola di Nuova
Olonio, sorta grazie all’opera di
bonifica del Pian di Spagna intrapresa
dal Guanella e all’aiuto degli
emigrati comaschi.
Nel dicembre 1912, accompagnato
dal superiore degli scalabriniani
P. Vittorio Gregori, don
Guanella fu negli Stati Uniti.
Il 31 dicembre, da New York,
scrive ai suoi confratelli: “Fiacchezza
e timidità nostra non esser
venuto qui almeno dieci anni prima.
Il desiderio lo si aveva ancor
prima di dieci anni fa, ma bisognò
aspettare dall’alto la chiamata”.
Da New York don Guanella si
spostò a Providence, una città
dormitorio di 175.000 emigranti
32
Scalabriniani 1 - 2012
La domenica 23 ottobre
don Luigi Guanella è
stato dichiarato Santo.
Originario di Fraciscio di
Campodolcino, nella valle
di S. Giacomo, in diocesi
di Como, don Guanella è
stata una delle figure più
intelligenti della storia
della carità tra la fine
dell’800 e i primi anni
del ’900.
Nel Collegio Gallio di
Como Luigi compie gli
studi di grammatica e di
umanità, con grande
passione e intelligenza.
Qui conosce il chierico
Scalabrini, futuro
vescovo di Piacenza,
fondatore dell’Opera di S.
Carlo per gli Emigranti
noti come Scalabriniani.
Fra di loro fiorì
un’amicizia tanto più
sentita, quanto più
basata sulle nuove e
grandi prospettive
apostoliche.
Dopo aver fondato nel 1886 la
Casa della Divina Provvidenza e
aver ottenuto l’approvazione della
comunità delle suore, e dopo
aver fondato una comunità di
presbiteri e fratelli – i Servi della
carità - nel 1896, Don Luigi, anche
stimolato da Pio X, pose una
particolare attenzione pastorale
al dramma dei migranti, aprendo
case e chiese in Svizzera e negli
Stati Uniti.
Interessante fu il suo impegno
anzitutto in Italia, per creare
San Luigi Guanella, amico del Beato
Scalabrini, con un gruppo di Missionari
Scalabriniani a Boston (1913)
italiani, tedeschi, irlandesi, polacchi
e poi a Baltimora, Boston,
Washington, Cincinnati, S.
Louis, Chicago, Buffalo.
Il 3 maggio del 1913, sei suore
della Divina Provvidenza, accompagnate
dal suo grande amico
Aristide Leonori, partiranno
per Chicago. L’opera pastorale
tra gli emigranti delle suore guanelliane
da Chicago si estenderà
negli Stati Uniti, con numerose
attività sociali a favore degli emigrati
italiani. ▲

Ritrovai a Bassano P. Giovanni
Alessi, dove insegnava italiano. Era
conosciuto come un prete che stava
un po’ discosto da noi, eccetto
quando la palla con cui giocavamo
non arrivava alla sua portata. Allora
la prendeva in mano, andava nel
mezzo del cortile e le dava un calcio
lanciandola più in alto che poteva.
Girava lo sguardo attorno, su
di noi, ci offriva un sorriso che allargava
smisuratamente la sua faccia,
e poi ritornava nel suo angolo
ad osservare la ripresa del gioco.
Dopo le medie e il ginnasio
(che trascorsi a Bassano), dovetti
lasciare i tre moschettieri per proseguire
nella mia formazione altrove.
Ma il mio rapporto con ciascuno
di loro riprese in seguito.
P. Giovanni lo incontrai infinite
volte, in diverse occasioni, e
lessi molto di quanto scritto da
lui, che con la penna ci sapeva fare.
P. Pierino Cuman, oltre ad
averlo come amico durante la mia
crescita, fu il mio Preside durante
i tre anni di insegnamento che
spesi a Bassano prima di essere
inviato a lavorare tra gli italiani
emigrati di Bedford (Inghilterra).
E P. Giovanni Alessi lo ritrovai
proprio in Inghilterra, dove, pur
non lavorando nella stessa missione,
condividemmo, assieme
agli altri confratelli di quella nazione,
la gioia, l’entusiasmo e la
fatica di quegli anni.
Tornando a Bassano quest’anno,
sapevo che non vi avrei trovato
P. Pierino Cuman, volato in cielo
alcuni mesi fa. Fu una sorpresa
invece, nella mia seconda visita, la
notizia che anche P. Saraggi era
stato chiamato a ricevere il premio
delle sue fatiche.
Chiesi come era morto, mi risposero:
“Il dottore disse che morì
perché era arrivato il suo momento,
consumato”. Vidi ancora “pimpante”
(per quanto l’età glielo permetta)
P. Alessi.
Ma sappiamo che un giorno
Colui che ci ha tutti chiamati, ci
riunirà tutti nel suo Regno, dove
potremo raccontarci le nostre storie
e sorridere sul modo con cui
Dio ha guidato a volte in modi incomprensibili,
le nostre vite. ▲
Brasile
Diritto al voto
C
Centinaia di immigrati che vivono nella metropoli di São Paulo si
sono radunati in centro città per la V Marcia con lo slogan “Per nessun
diritto in meno: vogliamo votare! Con striscioni e bandiere, latinoamericani,
africani ed asiatici hanno chiesto unanimi che nella Costituzione
e nello Speciale Statuto per gli stranieri sia inserito il diritto di
poter partecipare alla vita politica e votare come qualsiasi altro cittadino.
Inoltre, hanno chiesto la ratifica della Convenzione Internazionale
sulla tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, la cittadinanza
sudamericana, l’accesso al lavoro e alle politiche di incentivo alle piccole
imprese.
La Marcia dalla Piazza della Repubblica, centro della Città, ha raggiunto
Piazza della Sé, dove sorge la cattedrale. Canti, balli e pause di
riflessione hanno animato la manifestazione. Roque Patussi, coordinatore
del “Centro de Apoio ao Migrante” ha dichiarato che è questo il momento
opportuno perché siano cambiati i pregiudizi sulla migrazione:
che non va più criminalizzata, ma vista sotto l’ottica dei diritti umani: popoli
uniti in una sola famiglia.
Nella sola São Paulo vivono, tra altre etnie, 250 mila boliviani, 80 mila
paraguaiani e 50 mila peruviani. La Marcia si è svolta come parte
delle celebrazioni della Giornata Mondiale del Migrante indetta dall’O-
NU, del 21° Anniversario della Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori
migranti e le loro famiglie e della Giornata Mondiale contro il razzismo
e la xenofobia. ▲
33
Scalabriniani 1 - 2012

Missionarie Scalabriniane
Il calderone
N
egli ultimi anni lo Stato di
Rondonia, ha ricevuto un
flusso migratorio di elevata
entità per questa regione settentrionale
del Brasile.
Oggi conta oltre un milione e
500mila abitanti, la maggior parte
migranti, provenienti dalle
cinque regioni brasiliane, affluiti
a seguito dei vari cicli economici
e sociali attraverso cui lo Stato è
passato.
Per questa ragione, Rondônia
si presenta come una sorta di
“calderone” culturale nei più diversi
aspetti, religioso, alimentare,
linguistico e così via. Si sostiene
economicamente attraverso
l’estrazione mineraria,
l’allevamento del bestiame e l’agricoltura.
Il flusso migratorio che
Rondônia tuttora riceve è legato
alla costruzione degli impianti
idroelettrici di Jirau e di Santo
Antônio sul fiume Madeira. Sono
migranti che provengono da vari
Stati brasiliani, ma soprattutto
del nordest, e in particolare dallo
Stato del Maranhão. Molti di essi
provengono anche da Haiti, costituendo
un flusso che è aumentato
in seguito all’ultimo sisma. Porto
Velho, la capitale di Rondônia, accoglie
migliaia di operai da diverse
aree, assunti per lavorare appunto
negli impianti idroelettrici.
Al di là dell’impatto migratorio
e ambientale, questa realtà
34
Scalabriniani 1 - 2012
degli immigrati
interpella soprattutto la società e
la Chiesa di Porto Velho, sia in
relazione alla sofferenza e alla
violenza a cui spesso sono sottoposti,
sia per le condizioni quasi
disumane in cui vivono i migranti
addetti “alle grandi opere”.
Maria Ozania da Silva - Brasile
prattutto i numerosi volontari.
La Settimana del Migrante è
un’occasione che offre loro la
possibilità di rendersi presenti
con svariate attività nelle comunità
cattoliche e federali, negli
alberghi, nelle stesse abitazioni
Come missionaria scalabriniana,
coordino la Pastorale tra i
Migranti dell’Archidiocesi di
Porto Velho. Il Centro svolge in
particolare le sue attività tra i
migranti temporanei degli impianti
idroelettrici di Jirau e di
Santo Antônio. Vi partecipano
numerosi volontari debitamente
preparati a questa missione con
corsi, ritiri e celebrazioni comunitarie.
L’accoglienza dei migranti, le
celebrazioni eucaristiche e il servizio
di informazioni circa i loro
diritti e doveri sono le attività
principali che impegnano sodegli
immigrati, nelle scuole
pubbliche e nei cantieri degli impianti
idroelettrici.
Alla comunità haitiana, oltre
all’accoglienza, offriamo l’insegnamento
della lingua portoghese,
corsi sui diritti sociali e lavorativi
e sull’alimentazione, l’assistenza
medica offerta da medici
volontari, pediatri, ginecologi e
odontoiatri.
La missione del Centro Pastorale,
quello cioè di essere Chiesa
Pellegrina tra i migranti, è una
grande sfida per tutti noi. Sentiamo
urgente l’invito evangelico
all’accoglienza e all’ospitalità. ▲

Missionarie Secolari Scalabriniane
In esodo su strada
S
i potrebbe riassumere così il
cuore di un progetto della
Caritas di Roma - Area Sanitaria
- che dal 2008 sta radunando
diversi giovani universitari
per cogliere la sfida della relazione
con persone che vivono sulla
strada come occasione di un esodo
più profondo, che coinvolge il
cuore, la vita e mette in movimento
le domande più profonde.
La cura del corpo ferito è la
metafora a partire dalla quale ci
si é interrogati vedendo
crescere a vista
d’occhio la presenza
dieisenza dimora nella
città di Roma.
Uomini, donne,
giovani, anziani, ed
anche bambini, in
maggioranza migranti
e rifugiati, sono ormai
ben visibili sui marciapiedi,
lungo i binari
delle stazioni, e di notte
sugli autobus, ultimo
rifugio con un po’
di calore per il corpo e
per non sentirsi soli.
Sempre più stranieri,
non solo per il
diverso passaporto ma
per come vengono
trattati dalla società. Da noi. Con
fastidio, indifferenza, inquietudine
qualche volta, ma soprattutto
paura.
La malattia più grave, il corpo
ferito, è dunque il nostro: come
singoli e come società stiamo
perdendo la nostra umanità, la
capacità di chinarci gli uni sugli
altri, di prenderci cura reciprocamente
come famiglia di figli di
uno stesso Padre.
Come intervenire, direbbe
forse anche oggi Scalabrini, per
curare questo corpo ferito?
La cura più efficace, dicono i
giovani, è correre il rischio di
aprirsi alla relazione con l’altro,
senza scaricare le nostre responsabilità,
senza attribuire sempre
le colpe agli altri. Disporci alla
relazione può sollevarci e aprirci
a ricevere una vita ricca di senso
e di pienezza.
Ed i “miracoli” capitano davvero
quando mettiamo in gioco
tutto noi stessi, come è successo
a Valentina, Flavia, Stefano e
Chiara che hanno provato a
scommettere sulla vita di Pawel,
un migrante polacco precipitato
dalle vicende della sua vita ai
margini della città, sulla strada.
Si stava lasciando morire
quando l’hanno visitato per la
prima volta nella sua roulotte ormai
trasformata in discarica.
Piccoli passi pieni di attenzione
e di amore, come farebbero
dei figli con un padre, hanno
permesso a Pawel, giorno dopo
giorno, di ritornare a stare in
piedi, di credere nuovamente
Bianca Maisano - Italia
nella possibilità di alzare la testa,
di rinascere.
I ragazzi poi, tramite l’ambasciata
polacca, si sono messi sulle
tracce della sua famiglia in Polonia
e dopo alcune settimane,
hanno raggiunto Ewa, la figlia
più piccola che vive in Italia, non
lontano da Roma, e che non vedeva
il padre da quasi vent’anni.
Con delicatezza e preghiera
viene preparato il momento dell’incontro,
che avviene proprio a
L’incontro in Piazza San Pietro con la Missionaria Secolare Bianca Maisano
e i ragazzi del Servizio Civile
Piazza S. Pietro. L’abbraccio del
Colonnato diventa simbolo e
spazio di un abbraccio atteso e
nello stesso tempo non più sperato,
quello di un padre con sua
figlia. Ci fermiamo insieme a ringraziare.
A Giovanni Paolo II, invocato
tante volte da Ewa, e a Scalabrini,
coinvolto con insistenza da
noi missionarie, chiediamo ancora
una grazia: la capacità di
aprirci al futuro con fiducia, appoggiandoci
sulla grazia del perdono.
▲
35
Scalabriniani 1 - 2012

“Longa Manus”
Pagine d’archivio - P. Giovanni Terragni
L’
36
Scalabriniani 1 - 2012
Alle origini delle
congregazioni religiose
troviamo, oltre alla figura
carismatica del fondatore,
anche quella dei primi
seguaci che hanno condiviso
l’ideale primigenio. Il
Fondatore con i suoi primi
missionari costituiscono il
“carisma fondazionale”
dell’istituto, a cui le
generazioni successive è
bene che guardino per
trovare stimolo e ispirazione
al rinnovamento e
all’attualizzazione del
carisma. Anche nella
Congregazione Scalabriniana
si è avverato questo processo
istituzionale.
intuizione carismatica di Scalabrini
per assistere i migranti
si è concretizzata grazie ai
suoi primi collaboratori che, in
modo personale e attivo, hanno
dato concretezza alle sue intuizioni.
Meritano di essere ricordati
tutti i suoi primi collaboratori,
ma, in modo particolare, P. Francesco
Zaboglio sua “longa manus”,
specialmente, negli Stati
Uniti.
Leggendo con attenzione il
nutrito epistolario tra Mons. Scalabrini
e P. Francesco Zaboglio
[pubblicato on line sul sito dei Missionari
Scalabriniani a cura dell’Archivio Storico
Scalabriniano], risulta con evidenza
che molte iniziative sono state
ispirate, suggerite, e concretizzate
proprio da P. Zaboglio, ormai
sempre più considerato come un
quasi-cofondatore.
L’intero impianto strutturale e
pastorale delle prime missioni tra
gli emigrati in America, la preparazione
del terreno prima dell’arrivo
dei Missionari, l’abboccamento
non sempre facile con i vescovi
e i parroci americani, le numerose
difficoltà burocratiche da risolvere
e appianare, il sostegno morale e
materiale ai missionari ecc., tutto
questo è stato portato avanti da P.
Zaboglio.
Una figura, quella di P. Zaboglio,
ancora oggi tutta da studiare
e approfondire per comprendere
il tipo di assistenza religiosa e sociale
attuata dai primi missionari
scalabriniani tra gli emigrati in
America.
Prima ancora che Scalabrini
pensasse di fondare un’associazione
religiosa e laicale per l’assistenza
degli emigrati, P. Zaboglio
ebbe l’ardire di presentarsi nell’episcopio
di Piacenza per sollecitare
e convincere Mons. Scalabrini
a scendere in campo per iniziare
un qualche tipo di attività sociale
e religiosa in favore dei connazionali
che, abbandonati e dimenticati,
varcavano l’Oceano in cerca
di una vita migliore.
“… Ah, mi creda Vostra Eccellenza!
- scriveva P. Zaboglio al Vescovo
di Piacenza nel 1886, un
anno prima della fondazione dell’Istituto
- il mio cuore s’è allargato
quel giorno che Ella mi diede
benignamente udienza…
Intanto, per quel poco che io
valga, dedico a quest’opera santa
la mia vita e tutto me stesso e nel
giorno della chiamata, coll’aiuto
di Dio sarò pronto. Ma per raccogliere
ed organizzare l’esercito ci
vuole chi si metta a capo dell’impresa
e occorrono i duci.
Mi permetto esprimere la dolce
speranza che Vostra Eccellenza
sia uno di codesti duci…”.
E Scalabrini, poco dopo, decide
di scendere nella mischia e inizia
una fitta corrispondenza con
Propaganda Fide per dare inizio al
suo istituto che vedrà la luce il 28
novembre 1887.
Nel 1891 P. Zaboglio invia una
lunga lettera al Fondatore per
informarlo sulla situazione delle
missioni da lui impiantate e visitate:
S. Louis, Kansas City, New
Orleans, Cleveland, Boston, New
Haven, Buffalo, New York, Providence,
Pittsburg, Hartford, Wilmington,
ecc.
Nel post-scriptum della lettera
P. Zaboglio suggerisce alcune iniziative
per la vita interna dell’Istituto:
la scelta del santo protettore
dell’istituto, il nome dell’Istituto
e quello da dare alla Casa Madre,
il suffragio per i confratelli defunti,
il consiglio di aprire un collegio
per i figli degli emigrati all’estero,
ecc.
New Orleans, 21 dicembre 1891
[….] PS. “Vostra Eccellenza m’ha
detto che quando avevo qualche
cosa per la zucca la mettessi in
carta. Eccone una o due cose.
Sarebbe bene che da tutte le
nostre case si facesse la festa annua,
solenne (che non fu mai fatta
finora) del Protettore principale
della Congregazione. Ora qual
è questo protettore principale? È
la Regina Apostolorum? È San
Francesco Saverio? È San Pietro
Claver? Io per me escluderei San
Pietro Claver (ed Egli me lo perdonerebbe,
spero) quale protettore
principale: 1° perché, se non
erro, è già stato assunto come
protettore della Società dei Missionari,
sorta contemporaneamente
alla nostra per opera del
Vescovo di Salford in Inghilterra,

per la conversione dei Neri qui in
America principalmente; 2°, perché,
come Mons. Arcivescovo di
New York scrisse già a V. Ecc., in
molte parti degli Stati Uniti, gl’Italiani
sono quasi pareggiati ai
Neri ed ai Cinesi; ora se il nostro
protettore principale fosse San
Pietro Claver, questo fatto in certo
modo quasi ravvalorerebbe
quel pregiudizio, e penso che non
piacerebbe ai nostri Italiani, ai
quali certo non piace essere pareggiati
ai Neri. Non sarebbe meglio
prendere la Madonna sotto il
titolo di “Regina Apostolorum”,
oppure “San Francesco Saverio”,
il quale, se non erro, lavorò assai
di più per gli emigranti portoghesi
che per gli Indiani, o qualche
altro Santo?
Bisogna adunque, 1° fissare
quale sia il principale nostro Protettore
in cielo; 2° stabilire che da
tutte le Case si faccia annualmente
la sua festa il più solennemente
che sia possibile.
Fissato il Santo principale
protettore, vorrei che la nostra
Congregazione si chiamasse così:
“Congregazione (oppure Società)
dei Missionari Regina Apostolorum
(oppure “Congregazione di
S. Francesco Saverio o altri) per
gl’Italiani all’estero”. La Società
dei Missionari per i Neri si chiama
“Società dei Missionari di San
Giuseppe” (poiché hanno anche
per protettore San Giuseppe) per
la gente colorata.
Col nome di “Cristoforo Colombo”
si potrà chiamare la Casa
Madre, ma non la Congregazione.
Perché s’ha da chiamare la Congregazione
da uno che è santo ‘in
Casa Madre - Piacenza
spe’ piuttosto che da uno che è
santo ‘in re’? E poi credo che davanti
ai cattolici dell’America suonerebbe
meglio il nome d’un Santo
già venerato sugli altari.
Altra cosa: ho sentito che nell’America
del Sud è morto uno dei
nostri fratelli (ndr. Fratel Angelo
Cassoni morto cadendo da cavallo). È
giusto che da tutte le case gli si
facciano degli speciali suffragi; bisogna
quindi che quando muore
un confratello se ne mandi la notizia
ufficiale a tutte le case; trattandosi
dell’America del Sud, bisogna
che questa notizia ufficiale
venga dalla casa Madre di Piacenza.
Or dunque prego che, cominciando
dal caso presente (benché
tardi) si mandi notizia ufficiale
della morte del detto fratello, col
nome, data della morte ecc., o al
Provinciale perché la partecipi, o
a tutte le Case direttamente, come
si crederà meglio. Bisognerà
poi indicare per questa prima volta
quali suffragi si debbono inviare
al fratello defunto.
Vorrei parlare del Collegio Italo-Americano
in questi paesi, contro
il quale credo avere buone ragioni,
e che preferisco sia in Italia.
Non posso dire che l’opinione mia
sia la giusta, poiché la questione
va maturamente esaminata e discussa,
sentendo le ragioni per l’una
e per l’altra parte, il che io non
ho potuto fare come si conviene.
Posso dire tuttavia che è un pezzo
che ci penso. Or dunque sembrami
che il Collegio ideato sia da
aprire non in America ma in Italia
per le seguenti ragioni:
1°- In Italia sarebbe sotto la
diretta sorveglianza di Roma e del
Superiore Generale. Ora la sorveglianza
del Superiore Generale dà
miglior garanzia che quella d’un
Provinciale, poiché si suppone
che il Superiore Generale sia l’uomo
più eminente per scienza e
per pietà nella Congregazione.
2°- Se negli Stati Uniti io ho
trovato dei buoni preti, li ho trovati
principalmente fra quelli che
sono stati educati in Italia o nel
resto d’Europa. Tra i preti irlandesi,
di regola generale, sono quelli
che hanno studiato a Roma i mi-
gliori. I Vescovi stessi mandano i
migliori ingegni a studiare a Roma.
Ho trovati nella Louisiana,
fra gli altri, tanti buoni e zelanti
preti, molto migliori, secondo
me, generalmente parlando, che
quelli della Nuova Inghilterra; ma
son preti venuti (con buono spirito
s’intende) dalla Francia, dal
Belgio e dall’Olanda. In questi
paesi generalmente non si riscontra
nei preti quella soda pietà e
quella scienza che si riscontra nel
clero europeo.
3°- In Italia si troveranno assai
più facilmente buoni maestri e
professori che in America.
4°- Il mantenimento del corpo
dei maestri, professori e superiori
costerà assai meno in Italia che in
America. Lo stesso dicasi dell’erezione
dei fabbricati necessari.
5°- I genitori degli alunni, se
potranno mantenere un loro figliuolo
in Italia con poco più di
un franco al giorno, dovranno invece
pagare negli Stati Uniti uno
scudo, cioè cinque franchi, o quasi,
al giorno. Si dirà: i genitori
preferiranno pagare di più ed avere
i loro figliuoli vicini che pagar
meno ed averli lontani. Rispondo
che gl’Italiani qua in America sono
riguardati non solo come economi,
ma anche quasi come avari.
E credo di non isbagliarmi a dire
che i genitori quando sapranno
che in Italia basterà che paghino
100 scudi, mentre qui ne dovrebbero
pagare 400 o 500, preferiranno
risparmiare 300 o 400 scudi
annui al piacere d’aver i loro figliuoli
vicini”. ▲
37
Scalabri-

25° - Gioacchino Campese 50° - Giuseppe Fochesato 50° - Pio D. Fantinato 50° - Giovanni Corso 50° - Lorenzo Bosa 25° - Renato Zilio 25° - Rui M. Pedro 25° - Ademar Guerrini 25° - Gaetano Branciforti 25° - Leonardo Albani
50° - Michael La Mantia 50° - Danilo Guarato 50° - Augusto Feccia 50° - Giorgio Cunial 50° - Gianfranco Casati 25° - Giandomenico Ziliotto 25° - Mario Zambiasi 25° - Tiziano Paolazzi 25° - Roberto Gasparetto 25° - Alceu Bernardi
A n n i v e r s a r i
S a c e r d o t a l i
2012
Ineffabilmente
grande
l’onore
che vi ha fatto
Gesù Cristo
col chiamarvi
a parte dell’opera
sua redentrice
annoverandovi
tra i suoi
discepoli
(Beato Scalabrini)
E ai Confratelli
Religiosi
con profonda
gratitudine
58°-Giuseppe Dalla Zuanna 74° - Dante Orsi 73° - Pietro Bortolazzo 60° - Giovanni Raccanello 60° - Tiziano Martellozzo 50° - Charles Zanoni 50° - Augustino Sopelsa 50° - Alessandro Rossi 50° - Giovanni Mello 50° - Rovilio Guizzardi
73° - Matteo Gheno 76° - Enrico Larcher 73° - Fiorino Girometta 71° - Cesare Zanconato 60° - Ignazio Militello 60° - Giovanni Alessi 50° - Lidio Tomasi 50° - Ettore Rubin 50° - Ezio Ragnoli 50° - Renzo Marcon

Il Signore
ricompensi largamente
i benefattori e li faccia
moltiplicare...
assista, difenda, protegga
e faccia prosperare
questa sua opera
(Beato Scalabrini)
3.600,00: Benefattori tramite Provincia
Religiosa Santa Franceca Cabrini
- 3.233,00: Benefattori vari tramite
P. Ampelio Menelle della Casa
Maria Assunta di Arco -
1.030,00: Battaglia P. Pio -
1.000,00: P. Giuseppe Castelli
- 730,00: Sciacca Alfina -
500,00: Panaccio Lea -
400,00: Antonelli Mons. Dionisi
- Carini Luigi - 377,00:
Tessaro Peter - 350,00: Berti
Luigi - Dalpiaz P. Gino -
300,00: Missione Cattolica
Italiana di Monaco - 280,00:
Fugolo P. Giuseppe - 270,00:
P. Enrico Romanò - 250,00:
Capra Franco - 240,00: Lo Muto
Felice - 228,00: Missionarie
Secolari Scalabriniane - 200,00:
Cotroneo Alessandra - Dionisi
Antonelli - Favaretto Pietro - Filippini
Franco - Frainer Treves Flora - Geremia
P. Francesco di St. Leonard -
Larcher Lorenzini Anna - Missionari
di Rivergaro Santuario B.V. del Castello
- N. N. - Provincia Italiana - Simioni
Mariangela - Vecchiato P.
Rinaldo - 170,00: Missione Cattolica
Italiana di Schieren - 150,00:
Bizzotto Egidio - Iccolti Renata -
Missione Cattolica Italiana La
Louviere P. Amerio Ferrari - Pavan
Gabriella - Pigatto Tarquinio -
Sartori Lella e Valeria - Visconti
Antonio - 140,00: Dal Balcon P.
Antony - Missionari Scalabriniani
di Winter Garden Resurrection
Church - 130,00: Marchetto Ciman
Ines - Paolazzi Adriano - 126,00:
Gandolfi Remo - 125,00: Di Lucente
Camillo - Borra Luigi - 120,00: Mocellin
Giovanni - 100,00: Alberton Bruno
- Angeli P. Davide - Anziliero Giuseppe
- Azzolin Rosetta - Baggio Teresa
- Signora Elsa tramite P. Ernesto
Seppi - Bergomi Graziano - Bernardi
Bruno - Berti Luigi - Famiglia Bizzotto
- Bortignon Amabile - Caggianella
Maria Libera - Carletti Rossella - Caspoli
Anna e Gabriella - Chiarot P. Italo
- Scodro Giuseppe - Dini Marco -
Elena di Basilea - Ferraretto Luciano
- Freddi Rizzinelli Adalgisa - Garzitto
Giuseppe - Gordi Tarcisio - Grigoletto
Vanni e Annamaria - Mair Ernest -
Mons. Velasio De Paolis - Marino Nicola
- Pedrollo Silvio - Pigozzo Giovanni
- Pizzolato Aldo - Raffone Paolo
- Scadro Gino - Seminario di Amora
P. Pio Fantinato - Seppi Lino - Taiani
Maria - Tiriro Giuseppe e Rosario -
Tosoni Giovanni Battista - Tucci Tiziana
e Rosaria- Valotto Angelo e Norma
- Vecchiato Flavio - 96,00: Basso
Maria - 90,00: Barutti Antonio e Biasini
Rossana - 88,00: Napolitano
Marco - 80,00: Introzzi Anna - Rodighiero
Domenico - Segato Maurizio -
Testa Ezio - Zago Giancarlo - 76,00:
Battistella Gemma - 75,00: Pastega
Pierangelo - Scialanga Luigi - Simioni
Don Luciano - Stefano Luigi - Zanoni
Le offerte qui riportate sono pervenute
entro il 31 dicembre 2011 tramite l’Amministrazione
Generale e il bimestrale
“Scalabriniani”. La nostra gratitudine si
estende anche a quanti hanno preso
parte alla Solidarietà Missionaria inviandole
direttamente alle opere tramite
i Missionari Scalabriniani. Preghiamo
comunicare eventuali disguidi.
P. Charles - 70,00: Alessandrini P. Raniero
- Cavalli Giovanna - Dalpiaz P.
Alex - Giuseppetti Rosina - Sabatini
Mons. Lawrence - Tomasi P. Lidio -
Zanatta Maria Emma - 65,00: Rocco
Federico e Riccardo - 60,00: Agostinelli
Giovanni - Barbanti Pierangelo -
De Salvia Raffaele e Mattia - Ercolani
Elda e Elena - Fainelli Elide - Mariani
Marisa - Meneguzzo Davide - Perotti
Mario - 59,00: Ciampa Giuseppe -
55,00: Cervi Caverzan Filomena -
52,00: Cardillo Ezio - De Sossi Domenico
- 50,00: Albertin Sergio - Alberton
Attilio - Baggio P. Luciano -
Balossino Franco - Barolo Luisa -
Basso P. Beniamino - Battaglia Imelda
- Bertini Giacomo - Bisinella Tiberio
- Bordignon Dario - Borleri Giuseppe
- Bovo Luigino - Cagna Francesco
- Castelli Giuseppe - Cemla -
Chiattelli Marcello - Colpo Marcello -
Corini Olga - Cunial Elio - Dalla Presa
Maria Giulia - Dalla Valeria P. Luciano
di Bahia Blanca - Dal Bello Bruno -
Danesi - De Candido Teresa - De
Santis Sorrento e Maria Teresa - Dissegna
Giovanni - Ferronato Luigi -
Confidiamo
anche per l’avvenire
sulla comunione
dei beni, sulla bontà
e generosità di molti
per promuovere e sostenere
le opere umanitarie
e cristiane.
Furlotti Caverzan Amelia - Gandolfi P.
Pietro - Genoir P. Pieta - Izzo Peppino
e Giuliana - Lionello Gianna -
Lollato P. Francesco - Maculan
Francesco e Stella Gabriella -
Magi Carlo - Marcon P. Renzo -
Marson Vittorina - Mazzoni
Ambrogio - Metelli Maria Rosa
- Moretti Antonio e Silvana
- Mottin Lorenzo - Muraro
P. Antonio - Muscarà Rosa -
Mussolin Pierluigi - Paganoni
Maria - Panatta Franco -
Pasqualotto P. Aldo - Patassini
Claudio - Pedrini P. Carlos
- Person Silvano - Piccolo
Mario - Pizzato Bruno -
Poggi Angelo - Pozzi Anna
Maria - Pozzi Tina - Rinaldi Iora
- Rittonori Renato e Paola -
Rizzi Gilberto - Rodella Dario -
Ronchi Francesco - Rubin P. Giulio
- Sala Rita - Sanfratello Salvatore -
Sartori Luigi e Franca - Scoccianti
Mario - Tapparello e Noviziato di
Purépero - Tassello Ziviani Vania -
Tessari Clorinda - Tessarotto Giuseppe
- Todeschini Angelo - Vincini
Franco - Zambiasi P. Mario - Zampin
Angelo - Zanrosso Tullio - Zarpellon
Tabita e Micol - 48,66: Dalla
Zuanna Franca - 45,00: Missionari
Scalabriniani di Osimo - Brignoli
Marcellina - Favero Bernardo -
Ventura Maria Antonietta - 40,00:
Becagli Alfio e Giuseppina - Ceresoli
Amabile - Cogni Sergio Enzo -
Direnzo Francesco - Guadagnini
Giuseppe - Lanaro Giovanni Battista -
Maifredi Ida - Meneghello Luciano -
Pegoraro Claudio - Pellizzari Antonio
- Petrelli Carmelo - Roana Giovanni -
Tommasi Mario - Valente Bertilla - Valente
Maria - 38,00: Bonato Erminia -
Federazione Cattolica Italiana di Dalmore
(Australia) - 36,00: Santoro Ernesto
- 35,00: Cavazzini Carlo - Franciosi
Andrea - Muscat Fr. Charles di
Holy Cross Church - Rigon Francesca
- Speranza Eliodoro e Rita - Vicentini
P. Giuseppe - Visconti Domenico
- Visentin In Sandri Maria – N.N.
- 33,00: Trevisan - 32,00: Brignola
Giorgio - Corradi Dante - 30,00: Bergamo
Domenico - Bianco Irene - Bocchi
Angelo - Bonan Vittorio - Borsatto
Evaristo - Bortolato Maria - Calvi
Franca - Caroli Filippo - Cavallaro Lorenzo
- Cerantola Sante - Ciampa De
Angelis Lina - Corti Santina - Dall'Agnolo
Emanuele - Di Pietro Renata e
Luciana - Dissegna Nereo ed Emma -
Dotti Stefano - Durante Annamaria -
Fabbian Libralato Gina - Favaro Sandro
- Favero Francesca e Daria - Ferrarese
Gabriele - Gallerino Bruno -
Garzon Tiberio - Ghilardi - Marin Car-
39
Scalabriniani 1 - 2012

40
Scalabriniani 1 - 2012
lo - Marin Pietro - Mazzucco Angelo -
Menabene Alessandro - Mingardi Dino
- Morotti Oliviero - Nalin Agnese -
Napetti Angela - Napetti Giselda -
Nava Giordano - Paiusco Ivano - Peverelli
Roberto - Pirolo Angelo - Pizzato
Tosin Maria - Polo Bruna - Presti
Gino e José - Primavera Giuliano -
Rizzinelli Mario - Romansko Stefan -
Rossi Graziano - Ruffo Carlo - Sartori
Fernanda - Sbarufatti Onelia - Sbarufatti
Pierino - Schirato Valerio - Sebbem
Marilena - Sibillin Luigino - Silva
Alberto - Tessaro Natale e Lina - Tolfo
Giuseppe - Zanelli Franco - Zanetti
Didonè Maria - 28,00: Audisio Don
Antonio - Bortolamai Gabriele - Kernot
Partrizia - 26,00: Andriolo Guglielmo
- Baggio Luigi - Baron Luigi - Benatti
Luigi - Birollo Marchiori - Caliaro
Angelo - Carraro Gildo - Ceccon Umberto
- Chinchinato Renzo - Corradin
Natalina - Cunial Armida - Dal Bianco
Gianpietro - Durante Florio - Farronato
Bruno - Fregonese Olindo - Marchiori
Antonio - Minghetti Roberto e
Cristina - Piccinotti Domenico - Piccolo
Riccardo - Piotto Maria Teres -
Rossi Lorenzo - Salone Giuseppe -
Segato Emanuele - Tassello Pretto
Marisa - Tomassoni Fabrizio - Vaghini
Egidio - 25,00: Bellini Gianfranco e
Rossana - Boifava Giovanni Pietro -
Bortolato Ermenegildo - Buosi Valentino
- Cesino Rocco - Cuman Alfredo
- Cunial Luana - Dalla Zuanna Vigilio
- Fantinato Beniamin e Sartori Francesca
- Ferrari Manrico - Gabbatore
Ermete - Larcher Enrico e Agnese -
Leo Alfonso - Licheri Caterina - Lombardi
Michele e Italia - Losito Vito -
Mele Ileana - Morassut M. Grazia -
Nava Anna - Onor Ermanno Ed Enza
- Perusin Piran Maria - Rossi Agostino
- Suore Immacolata Concezione -
Verga Carlo - Zenone Dante Catalano
- Zilio Renzo - 22,00: Bagatin Mario
- 20,00: Anania Don Francesco -
Bacchi Teresa - Baggio Sante - Barbierato
Luigina - Barlassina Gianna -
Basili Siro - Basso Gino - Bendandi
Andre - Bertussi Florida - Biello Sofia
- Bonelli Giulio - Bordignon Angelo -
Bordignon Ghisio Adelia - Bortignon
Giuseppe - Bortolamai Francesco -
Bortolato Bianca - Bresolin Eugenio -
Broccardo Valentino - Calegari Domenica
- Cargnelli Alberto - Cattaneo
Giorgio - Cavalletto Walter - Cerulli
Bertoldi - Chemello Alfonso e Antonietta
- Chiarini Narciso - Cigala Migazzi
Agnese - Contini Paolo - Corso
Luigi - Crestan Luciano - Dalla Vecchia
Galliano e Annalisa - Di Cello
Egidio - Di Salvo Maria - Dissegna
Vincenzo - Eugenio Campana - Finizio
Costanza - Fontana Flavio e Luigino
- Fornara Adelaide - Galli Edoardo
- Geremia Baggio - Giannelli Don
Giuseppe - Girola Sergio e Stefano -
Giuriato Bruno - Gnoato Graziano -
Gnoato Graziano - Guadagnini Giuseppe
- Guarato Damiano - Guerra
Claudio - Guerrini Giovanni - Gurin
Marino - Infante Leonardo - Jeni Raffaele
- Leboroni Pierozzi Giovanni -
Liaci Gianni - Magi Carlo - Maiorana
Giuseppe - Manghetti Gianfranca -
Marini Angela - Marinello Luciana -
Messina Concetta - Milan Dino - Milani
Sr. Marina - Milesi Rinaldo - Moro
Natalina - Morsani Bernardino - Moscatelli
Franco - Nava Sr. Teresangela
- Nember Guido - Novella Angela -
Occini Silvio e Rosaria - Olivieri Damiana
- Orso Maria e Giuseppe - Paganoni
Camilla - Pandini Elsa - Pegolo
Famiglia - Pera Rita - Piron Roberto
- Pizzato Paolo - Plebani Francesco
- Polo Emma - Polo Gabriella -
Polo Maria - Prati Cristiano - Proserpio
Fumagalli Giuditta - Quintieri Pasquale
- Raffa Nunzio - Ragnoli Pierino
- Riccardi Cesira - Ruggeroni Fausto
- Sant Don Ferruccio - Suor Gelinda
Saraggi - Sartorelli Serafino - Taravella
Luigi - Tassello Gonella Cecilia
- Tonello Gino - Trappolin Muraro
Caterina - Trivellato T. - Valente Livia -
Villa Teresio - Villella Dina - Vismara
Cornelia - Zago Luisa - Zanetti Giustino
- Zogmaister Anna e Rita - Zuccolo
Napetti Agostina - 18,00: Barone
Anthony - Dal Balcon Berti Maria -
16,00: Amadio Severino - Archetti
Francesco - Bagatin Luisa - Bernardi
Mariano - Beschi Giovanni - Bigliardi
Mariangela - Bonometti Franca - Bontorin
Fulgenzio - Brignoli Maria Luisa
- Busatto Antonio - Caffarena Jolanda
e Carlo - Carron Erminio - Centro
Documentazione di Piacenza Mscs -
Comaglio Gino e Maria - Confente Rino
- Dalla Vecchia Pietro - Ferrari
Bruno - Fiorentin Arcangel - Fregonese
Francesco - Gandi Umberto - Gazerro
Vittorio - Giannella Gerosa
Giorgio - Giordani Giulio - Girotto
Sergio - Marrocco Maria - Matteazzi
Luciana e Mario - Mazzocchi Enrico -
Odoni Dario - Ombrosi Gilberto - Padri
Canossiani di Fonzaso - Paletti
Onorio - Pasetto Giuditta - Piccole
Suore Santa Famiglia di Brenzone -
Pontin Carla - Rebuffoni Emilia - Ronzani
Giusepp - Rosoli Alfonso - Sartori
Rolando e Angelina - Simoni Vilmen
- Siquilberti Antonio - Stecco
Luigi - Taborelli Alessandro - Testa
Adriana - Torresan Patrizia e Natale -
Ufficio Missionario Diocesano di Rimini
- Vallecoccia G. B. - Vico Mario -
Zanin Mario - Zilio Bertilla - Zilio Giovanna
- Zonta Bernardo - 15,00: Barone
Aurora - Barone Lia - Buffarini
Federico - Corradin Elisa - Costacurta
Tiberio - Dalle Fratee Giandomenico
- Danesi Bortolo Giuliana - Figlie
della Carità Canossiane - Fongaro
Vittorio - Fragliasso Pino e Anna -
Gnesotto Pietro - Grasso Concetta -
Guarato Don Demetrio - Illica Franco
- Molinari Giancarlo - Napetti Giselda
- Pavan Giuseppe - Pelloso Eliseo -
Quagliaroli Marco - Santoro Mauro -
Sartore Tarcisio - Sartori Cavedon
Mirella - Silvestri Leopoldo - Udero
Ultimio - Valente Malvina - Vesco Mario
- 12,00: Martinelli Bruno - Palombi
Franco - 10,00: Andreatta Giancarlo -
Andriollo Giuseppe - Armiento Michele
- Artuso Severino - Assogna
Don Mariano - Astegno Maria Aurora
- Bianchi Carolina - Bonetti Santina -
Botteon Giuseppina e Domenico -
Bovis Alfonso e Carla - Caprara Anna
- Cardinali Marzioni Anita - Cassatella
Lucia - Collesano Enzo e Lorenza -
Colombini Francesco e Maria - Corradin
Andrea - Dalla Libera Gino - De
Fazio Attilio - Della Camera Aldo - Di
Tullio Maria Luisa - Fantozzi Arnaldo -
Fantozzi Francesco - Fent RitaGiaccardi
Renato - Giustini Patrizia - Iacovelli
Rossana - Lupi Festuccia Francesca
- Macchi Mario - Maiorano
Francesco Saverio - Manca Ottavino
e Francesca - Mariantoni Osvaldo e
Teresa - Marzola Genesio - Mazzocchi
Silvano - N.N. - Pegoraro Angelo -
Pellini Prigol Franca e A. - Ranalli Anna
- Rosati Antonio - Stella Enzo -
Stevanin Amerigo - Talia Quintino -
Vigo Paolo - Altre offerte: Piensi Livia
e Gianfranco - Ventura Maria - Altobelli
Luigi - Andreazza Sergio - Andreazza
Sr. Bernardetta - Betti Isa -
Gozzi Sergio - Legnaghi Emilia - Milazzo
Filippo - Pernigo Adelino -
Sammaritani Anna - Sorrentino Carolina
- Trevisan Luigi - Grambone
Claudio.
Intenzioni di SS. Messe
in memoria di missionari,
familiari e benefattori
P. Enrico Romanò - Pavan Gabriella
per defunti P. Rubin e
Ester Rubin Pavan e Mario Locatelli
- Pigatto Tarquinio - Capra
Franco per Capra Enrico e Lucchi
Vittoria - N. N. - Caggianella Maria
Libera in memoria di Luigi Calorio
e Carmine Giannichi - Barutti
Antonio e Biasini Rossana per
defunta Silvia - Fam. Amadio Severino
- Valotto Angelo e Norma -
Seppi Lino - Mazzoni Ambrogio
per defunto Cesare e famiglia - N.
N. - Freddi Rizzinelli Adalgisa per
Caterina e Davide - Dalla Presa
Maria Giulia - Dal Bello Bruno in
memoria di P. Vittorio Dal Bello -
Carletti Rossella - Capra Franco
in memoria di Capra Rina - Bisinella
Tiberio in suffragio di Enrica
Bisinella - Bergomi Graziano -
Zago Giancarlo per Natalina,
Bruno, Angelo e Tranquilla - Fam.
Baggio per P. Giovanni Baggio -
Italo Grosso - Bacchi Teresa
Messa per defunti Mario e Nicola
- In memoria di P. Giovanni Saraggi
- Trivellato T. - Roberto Piron
in memoria di Paolo Piron -
Orso Maria Pia e Giuseppe - Ranalli
Anna in memoria delle famiglie
La Fratta e Ranalli - Marini
Angela - Giustini Patrizia - Di Salvo
Maria per Leone Riccardo -
Bene Natale - Lanini Adelina - Lurati
Adriana - Niederer Angela ▲

Un aiuto alla vita - Adozioni
300,00: Petrosino Maria - 250,00:
Mele Maria - 200,00: Vettorato Marino
- 159,00: Rinaldi Libera - 150,00:
Muscarà Rosa - 120,00: Ferentino
Antonio - Maurelli Stefano - 60,00:
Sammaritani Anna - CHF 1.800,00:
Missione Cattolica Italiana di Solothurn
(Svizzera)
Orfanotrofio Cristoforo Colombo
San Paolo (Brasile)
2.500,00: Gruppo Missionario di
Fontaniva - 400,00: Centro Ascolto
Vignati - 200,00: Gruppo Missionari
della parrocchia San Giovanni Battista
(Ravenna) - 70,00: De Ponti Enrica
- 50,00: Bagatin Luisa
Missioni di Bogotà (Colombia)
500,00: Famiglia Morotti Birolin
Seminari
290,00: Boifava Giovanni Pietro in
memoria di P. Saraggi - 50,00: Muscarà
Rosa
Seminario San Giuseppe di Merlo
(Argentina)
160,00: Tedesco Giuseppe e Figli
Seminario G. B. Scalabrini
(Messico)
4.2919,00: Missione Cattolica Portoghese
di Ginevra (Svizzera)
Seminari di Maumere e Ruteng
(Indonesia)
Chf 1.600: Missione Cattolica Italiana
di Delemont /Svizzera)
Seminario di Paraguay
In Franchi svizzeri
Un aiuto alla vita - Adozioni
600,00: Cesarina Orlando - 300,00:
Privitera Franco - 200,00: Antonietta
Valentini - Salanitri Vittoria - 30,00:
Castellano Angelo
Per celebrazioni SS. Messe: 50,00:
Bene Natale - Lanini Adelina - Lurati
Adriana - 20,00: Niederer Angela
Solidarietà Missionaria
432,00: Missione Cattolica di Basilea
- 370,00: Missione Cattolica di
Muttenz - 350,00: Missione Cattolica
Italiana di Allschwil - 200,00: Simeone
Maria Assunta - 170,00:Missione
Cattolica Italiana di Ginevra -
150,00: Cattaneo Gaetano - Lanini
Adelina - 140,00: Ruata Jean -
100,00: Anzolone Angelo e Maria -
Benne Natale - Celotto Pietro e Luisa
- Cerantola Pietro - Mirante Maria
- Missione Cattolica Italiana di Berna
- Missione Cattolica Italiana di Solothurn
- Niederer Angela - Petrone
Celina - Salanitri Vittoria - Serraglio
Martino - Zaccari Emanuela - 80,00:
Dalla Vecchia Miguel - Famiglia Morone
- Nadig Gaspare - Urs e Giuseppina
- 70,00: De Martin Alessandro
- Huber-De Buono K. e L. - Orla
Cesarina e Oronzo - Zen Trivellin
Solidarietà Missionaria
Bertilla - 60,00: Dellea Marco - 50,00:
Annunziata Olga e Giuseppe - Benedetti
Claudio - Campanella Michele -
Campanielli Prospero - Capra Gino-
Catucci R. e L. - Di Siena Leandro -
D'Onofrio Carmela - Lazzarotto Caterina
- Missione Cattolica Spagnola,
Geneve - Lurati Adriana - Muro Rosa -
Neto Maria - Palmisano S. - Portale
Anselmo e Donatella - Schneider Zago
Guerino - Suore Scalabriniane -
Zottarelli Giuseppe e Laura - Bruno
Zonta - 40,00: Castellano Pasquale -
Di Bella Salvatore - 30,00: Colombo
Giles e Emirano - Di Giulio Benedetto
e Anna Maria - Di Martino Domenico -
Giannetti Vito - Marcucci Lidia e Nicola
- Martinig Giuseppe - Mascimino
Giuseppe - Milanese Enrico - Murarotto
Teresa e Mario - Pellegrini Narda
- Tonossi Gesuina - Valsecchi Diana -
20,00: Attanasio Stefano - Bertogliatti
Dario - Casablanca Antonina - Casablanca
Domenico - Catucci R e L. -
Comelli Italia - Domina Angela - Fontana
Antonietta - Grisono Maria - Lattanzio
Maria - Manni Stella - Mattera
Giovanni e Christine - Moffa Salvatore
- Mongiello Massimiliano - Niederer
Angela - Orlando Cesarina e Oronzo -
Punzo Anna - Taroni Teresa - Vasta
Caterina - Zaccherini Paola - 15,00:
4.219,00: Missione Cattolica Portoghese
di Ginevra
Missionari
A P. Giovani Baggio: 650,00: Gruppo
Missionario di Rosà - 500,00: per
Messe dalla Famiglia
A P. Luciano Baggio: 650,00: Gruppo
Missionario di Rosà
A P. Giovanni Simonetto: 330,00: per
Messe da amici
A P. Giovanni Corso: 11.000,00: Giuseppe
Callovi per Cappella Porto di
Rio Grande - 10.000,00: Argin Giovanna
Maria per progetto “dare da
mangiare agli affamati” - 3.000,00: N.
N. - 1.000,00: Marina Villani - N. N. per
Messe - 800,00: Renato Postiglione -
500,00: Maria Pace
A P. Danilo Pecin: 500,00: Michelon
Antonio
A P. Aldo Seppi: 1.200,00: Centro Missionario
Diocesano di Trento
A P. Mario Zambiasi: 8.000,00: Bruno
Cabras Melchiori
A P. João Garbossa: 4.500,00: Valentini
Anna Maria - 2.500,00: Scoccianti
Mario
A P. José Antonio De Oliveira:
1.000,00: Scoccianti Mario
A P. Paolo Parise: 1.000,00: Gruppo
Marcia Macondo
A P. Marco Toniazzo: 10.000,00: Argin
Giovanna Maria per Missione di Uruguay
A P. Isaia Birollo per missione di Haiti:
5.000,00: Offerte varie - 1.000,00: Elledi
Spa - Comunità Cristo Re di
Stoccarda - 200,00: Battocchio Paola
- AUD 1.000,00: Joseph Russo
(Australia)
Missioni - Opere
Nido del Gufo di Bogotà (Colombia):
29.000,00: Nido del Gufo Italia
Missione di Mozambico: 250,00:
Gruppo Missionario di Ravenna
Missione di Woking (Inghilterra):
36,00: Stoppa Maria
Missione di Cúcuta (Colombia):
10.000,00: Enoi Spa - 4.000,00: Associazione
Collage
Per terremoto-Tsunami di Giappone:
Usd 1.500: Parrocchia Holy Rosary
Church (Kansas City)
Stella Maris Manila (Filippine):
50,00: Filippini Matteo
Casa di Accoglienza (Paraguay):
50,00: Vitali Antonia
Missione Guatemala: 600,00: Maculana
Francesco e Stella Gabriella
Missione Scalabriniana di Haiti:
6.800,00: Parrocchia di Sarandì
(Brasile) e Cecilia Mattei - 4.410,00:
P. Giuseppe Castelli - 2.000,00: Pietro
Favaretto - 100,00: Italo Grosso -
80,00: Comunità Cattolica di Waiblingen
(Germania) - AUD 500,00:
Trevisani nel Mondo di Adelaide (Australia)
Per Giornata Migrazioni: 1.300,00:
P. Luciano Simioni della Parrocchia
di Roccasicura (Isernia)
Solidarietà Missionaria dalla Svizzera - Germania - Inghilterra tramite i Missionari
Borgognoni G. - Boscardin Zanetti
Lucio - 12,00: Mario Campanile -
10,00: Carluccio Antonio - Corvino
Tina e Anna - Margherita Enrico -
5,00: Bontgarzone Antonella - Russo
Lucia - Siliberti Antonio
In EURO
Un aiuto alla vita - Adozioni
53,00: Baldacci Ercole
Solidarietà Missionaria
300,00: Villa Scalabrini di Shenley -
200,00: Direzione Regionale Scalabriniana
Basilea - 100,00: N.N. -
70,00: Kath. Kirchengemeinde di
Fellbach - 56,00: Savina Milani -
50,00: Bigatton Adriano - Kath. Kirchengemeinde
di Waiblingen -
43,00: Schönen Gilbert Josef -
38,00: Baldacci Ercole - 30,00: Calo
Vincenzo e Carmela - Frainer Treves
Flora - Olivieri Bruno - 28,00: Missione
Cattolica Italiana di Hannover -
10,00: Ercole Balducci
in Lire sterline
50,00: Luigi e Rina Girardi - Coniugi
Rossi - Gino e Carla Rossi Famiglia
Sanminiatelli - 20,00: Castiglione -
Maria Scalvatore - Pierina De Lorenzi
- Signori Vuoto - 15,00: Ferrari Pino
- Francesco Mazza
41
Scalabriniani 1 - 2012

Il tuo
Solidarietà
Adozioni bambini a distanza
Missionaria
Formazione candidati alla vita missionaria
SS. Messe per i missionari e aiuto ai sacerdoti anziani
Sottoscrivi
➔ ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ ➔
diffondi
5 X 1000
per la
Associazione
Scalabriniana
Onlus
La
destinazione
del
5 x1000
per la
Associazione
Scalabriniana Onlus
è un gesto con cui tu
e la tua famiglia
potete partecipare alla
Solidarietà
Codice Fiscale
04624661007
Assistenza ai migraanti - ai rifugiati - ai marittimi
Anche tu...
puoi essere
Missionario
◆ diffondendo la devozione al
Beato G. B. Scalabrini
◆ inviando intenzioni di Sante Messe
◆ pregando perché il Signore
moltiplichi le vocazioni e benedica
l’apostolato dei missionari
◆ orientando i giovani alla vita
sacerdotale e missionaria
Missionaria
aiutando le opere
socio-assistenziali
che i Missionari
Scalabriniani
realizzano nel mondo
a favore dei migranti,
rifugiati e marittimi
disagiati.
◆ inviando offerte per le opere di carità
◆ sostenendo un progetto missionario
◆ sottoscrivendo e facendo
conoscere “Scalabriniani”
42
Scalabriniani 1 - 2012

P. Adelino De Carli
Villa Maria, RS (Brasile), 23 - 05 - 1928
Rio de Janeiro, RJ (Brasile), 04 - 01 - 2012
P. Adelino, all’età di 83 anni, è tornato
alla Casa del Padre il 4 gennaio 2012.
Risiedeva nella parrocchia S. Cecilia e S.
Pio X° di Rio de Janeiro, di cui era parroco.
Era nato il 23 maggio 1928 a Villa
Maria dello Stato di Rio Grande do Sul.
Si era preparato alla vita sacerdotale e
missionaria negli istituti scalabriniani di
Brasile. Aveva emesso la Prima Professione
nel 1950, la Perpetua nel 1953 e ordinato sacerdote
il 7 dicembre 1957. Destinato alla Provincia Religiosa
San Giuseppe, di cui fu consigliere ed economo
provinciale, esercitò il suo ministero missionario a La
Plata, a Baradero, Santiago di Cile, a Córdoba e per 10
anni a Buenos Aires, dove si è particolarmente impegnato
per la costruzione del Santuario e Scuola Madre
dei Migranti. Tornato nel 1972 alla Provincia San Paolo
continuò la sua intensa vita missionaria a Rio de Janeiro,
Rudge Ramos, San Bernardo, Ji-Paraná, Acre,
Londrina, Guariba e gli ultimi anni a Rio de Janeiro nella
parrocchia S. Cecilia e S. Pio X°. Fu un sacerdote fedele,
di preghiera e di azione, instancabile, amato dai
fedeli, con un profondo spirito missionario scalabriniano,
intraprendente e sempre disponibile ad assumere
i compiti che gli venivano affidati. In attesa della Risurrezione
riposa nel cimitero di S. Bernardo, SP. ▲
Alla Casa del Padre
P. Luciano Simioni
P. Luciano è tornato alla casa del Padre il 27 dicembre
2011. Era nato a Fontaniva (PD) il 17
maggio 1939. Nel 1959 aveva emesso la prima
Professione Religiosa nella Congregazione
Scalabriniana e nel 1963 la Professione Perpetua.
Dopo la sua incardinazione alla diocesi di
Isernia, fu ordinato sacerdote nel 1966. Trascorse
tutta la sua vita sacerdotale come parroco a
Roccasicura (IS), pastore zelante, stimato, fedele,
umile e povero. Non abbandonò mai lo spirito,
il carisma e l’amore verso la Congregazione,
con la quale mantenne, soprattutto con i
confratelli di studio e le persone che lo visitavano, vincoli strettissimi e una
profonda amicizia. Si onorava altamente di essere un vero confratello spirituale.
Non venne mai meno in lui lo spirito carismatico del Beato Fondatore,
grazie al quale mantenne sempre stretti contatti con i numerosi emigrati
della sua parrocchia nei cinque continenti e ai quali dedicò due artistiche
vetrate. Poco prima del suo ritorno al Cielo scrisse a “Scalabriniani” che le
stesse sono un “omaggio doveroso e riconoscente verso quel popolo che
continua altrove la tradizione della Fede e lo spirito della laboriosità”. Mediante
i suoi risparmi, e non poche volte privandosi anche del necessario,
concorse notevolmente ad arricchire il reparto numismatico e filatelico della
Casa Madre di Piacenza, ora a lui dedicato in segno di gratitudine. Riposa
nella sua terra natale, a Fontaniva. ▲
Guglielmo Andriolo
Guglielmo Andriolo, fratello di P. Valentino (✝ 2004), è deceduto a fine dicembre
2011 a Trento, mentre rientrava in casa con la moglie Giovanna,
investito da un giovane che guidava in stato di ebbrezza e resistenza
a pubblico ufficiale. Aveva 74 anni. Guglielmo era particolarmente
conosciuto e stimato a Trento. Professionista, amministrava le finanze
della Curia locale e assessorava a quanti ricorrevano a lui, sempre disposto
ad aiutare. Era spesso presente nella nostra Casa Maria Assunta
di Arco (Trento) per aiutare i missionari ospiti e in tante faccende della
casa. Così ha scirtto di lui il direttore della casa, P. Ampelio Menelle: “Con
grande spirito di fede, di amore per tutti noi e per tutta la Congregazione
Scalabriniana”. ▲
P. Henry Gentile
North End (Boston, MA (USA), 5 - 02 - 1933
North Kingstown, RI (USA), 26 - 11 - 2011
P. Henry è tornato alla Casa del Padre il
26 novembre 2011, all’età di 78 anni. Faceva
parte della comunità della Residenza
Beato Scalabrini di North Kingstown.
Solo nell’ottobre ultimo era passato nella
vicina Casa di Cura “Scalabrini Villa”, dove
è deceduto. Era nato a North End (Boston)
il 5 febbraio 1933 da Emidio e Virginia
Marchetti. Aveva compiuto gli studi in
preparazione alla vita sacerdotale e missionaria negli
istituti scalabriniani del Nord America (Boston, Chicago,
Staten Island, Melrose Park). Aveva emesso la prima
Professione Religiosa il 9 settembre 1952 e la Professione
Perpepua l’8 settembre 1955. Fu ordinato sacerdote
a New York da mons. Giuseppe Pernicone il 5
giugno1959. Esercitò il ministero sacerdotale, con dedizione
e fedeltà al carisma scalabriniano, come assistente
nelle parrocchie “Holy Cross” di Providence
(USA), “All Souls” di Hamilton (Canada), “Our Lady of
Pompey” di New York e di Holy Cross di Syracuse. Per
un anno fu parroco di Holy Cross di Providence. Dal
1977 trascorse brevi periodi in residenza presso la
Missione Madre dei Cristiani di LaSalle (Canada) e
presso il seminario San Carlo di Syracuse e dal 2002
nella Residenza Beato Scalabrini. In attesa della Risurrezione
riposa nel cimitero di S. Anna a Cranston, RI. ▲
Affidiamo
alla bontà del Signore
La mamma di P. Claudio Gnesotto.
Il padre di P. Avalance Cangas, del
Ch. Rico Talisic.
La sorella di P. Angelo Buffolo, di P.
Ernesto Seppi, di P. Luciano Dalla Valeria.
Il fratello di P. Amerio Ferrari e di P.
Vittorio Basso.
Il religioso Comboniano Francesco
Ragnoli, fratello di P. Ezio, Fu missionario
in Sudan per oltre 40 anni. Come
architetto ha contribuito alla costruzione
di chiese e missioni.
Suor Marcolina Campagnolo, missionaria
scalabriniana, per molti anni
collaboratrice presso i seminari della
Congregazione degli Stati Uniti.
Maria Zonta, sorella di P. Mario
(✝ 1989).
Emilia Martignoni, professoressa,
con profonda fede e amore per gli ammalati.
43
Scalabriniani 1 - 2012

Al Padre dei Migranti
da una preghiera di Silvano Guglielmi
A te, che ti sei fatto
compagno di ogni uomo
che si mette in cammino
alla ricerca di lavoro,
pane, libertà,
dignità e giustizia,
chiediamo,
come a un nuovo Mosè,
di metterti alla testa,
di questo infinito corteo
che si muove su ogni
strada del mondo,
perchè non abbiamo
a perdere di vista
la meta finale.
Poste Italiane Spa Spediz. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DRCB - Roma
In caso di mancato recapito restituire a: Missionari Scalabriniani - via Calandrelli 42 - 00153 Roma - Italia