Carteggio Scalabrini - Michael Augustine Corrigan - Congregazione ...
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CARTEGGIO CORRIGAN-SCALABRINI<br />
(1887 - 1902)<br />
I Vescovi degli Stati Uniti si erano preoccupati dell’assistenza pastorale degli immigrati italiani<br />
fin dall’inizio del loro arrivo. Alla fine della decade del 1870 in alcune città come Filadelfia e New<br />
York c’erano chiese con sacerdoti italiani che provvedevano alla cura pastorale dei loro<br />
connazionali1[1]. Nel 1883 gli arcivescovi degli Stati Uniti erano stati convocati a Roma per la<br />
preparazione del III Concilio Plenario di Baltimora. L’immigrazione italiana e irlandese furono oggetto<br />
di una particolare sessione di quest’incontro. Dall’Italia infatti gli immigrati arrivavano ormai a<br />
decine di migliaia. Dal 1881 al 1890 le statistiche ufficiali americane riportavano l’arrivo di 307.309<br />
italiani, cifra che si sarebbe raddoppiata nella decade seguente. L’arcivescovo Coadiutore del<br />
Cardinale di New York John McCloskey, <strong>Michael</strong> <strong>Augustine</strong> <strong>Corrigan</strong>, parlò della difficoltà di dare<br />
chiese proprie agli italiani perché non frequentavano molto e non contribuivano al mantenimento dei<br />
sacerdoti.2[2] Armato di informazioni di prima mano raccolte dai suoi parroci, Mons. <strong>Corrigan</strong> tenne<br />
la stessa linea durante i dibattiti del Concilio e fu favorevole all’invio al Papa di una lettera molto<br />
chiara che dicesse quanto misera fosse la condizione religiosa degli emigrati italiani. Allo stesso<br />
tempo, su ordine del Cardinale McCloskey, scrisse a Don Giovanni Bosco chiedendo dei buoni preti<br />
per la cura pastorale degli italiani di New York.3[3] Il Concilio di Baltimora non arrivò ad indicare<br />
molte soluzioni pratiche per l’immigrazione italiana insistendo che si istituissero dei comitati di<br />
accoglienza nei porti e incoraggiando la protezione delle ragazze immigrate. Nell’opinione dei vescovi<br />
la soluzione al problema doveva essere trovata anzitutto in Italia attraverso una migliore formazione<br />
religiosa del popolo e l’invio di sacerdoti ben preparati e disinteressati tra i migranti. Da parte della<br />
<strong>Congregazione</strong> di Propaganda Fide, sotto la cui giurisdizione erano i cattolici degli Stati Uniti fino al<br />
1908, si pensava che la risposta alle difficoltà doveva essere trovata sul posto in America. In questa<br />
tensione, Mons. <strong>Corrigan</strong>, divenuto Arcivescovo di New York nel 1885 (lo sarà fino alla morte nel<br />
1902), giocò un ruolo chiave. Mentre il contatto con gli italiani dei quartieri poveri e malfamati di<br />
New York, il punto di insediamento maggiore di questi immigrati, spingeva Mons. <strong>Corrigan</strong> a cercare<br />
aiuto in Italia, l’incontro con gli emigrati in partenza, la coscienza del loro sfruttamento da parte di<br />
agenti di emigrazione e dell’inazione dello Stato, spingevano Mons. <strong>Scalabrini</strong> a cercare delle<br />
iniziative pratiche che dall’Italia potessero sostenere gli emigrati nel loro nuovo ambiente.4[4] La<br />
fruttuosa amicizia tra i due vescovi <strong>Corrigan</strong> e <strong>Scalabrini</strong> nacque dalla comune sollecitudine<br />
pastorale, in particolare per una catechesi di rievangelizzazione per le masse di italiani in America,<br />
che li portò a conoscersi per corrispondenza prima e poi ad incontrarsi direttamente a Piacenza e a<br />
New York.<br />
Personalità e culture diverse, quelle di Mons. <strong>Corrigan</strong> e Mons. <strong>Scalabrini</strong>, ma legate da un<br />
grande zelo pastorale, una profonda sensibilità umana e cristiana per gli emigrati alle prese con la<br />
propria sopravvivenza in un paese sconosciuto, con il passaggio dalla vita contadina a quella<br />
operaia, con l’evidente bisogno di darsi nuove risposte religiose davanti alle sfide poste dalla loro<br />
identità etnica che cambiava. La corrispondenza tra i due vescovi mette in evidenza la ricerca<br />
comune di sostenere la fede degli immigrati, ma anche marcate divergenze circa il futuro di questi<br />
nella costruzione degli Stati Uniti. Mons. <strong>Corrigan</strong> mette l’accento sull’integrazione e la formazione di<br />
un’identità americana per favorire l’unità della fede e della Chiesa, unità che deve sempre avere la<br />
precedenza su qualsiasi nazionalismo ed etnocentrismo. Mons. <strong>Scalabrini</strong> mette maggiormente<br />
l’accento sulla cultura di origine e la sua funzione nella preservazione della fede anche attraverso<br />
l’accettazione di pratiche e strutture pastorali separate che si ricompongono però in unità attorno al<br />
vescovo. Lo scambio di lettere sul Memoriale di Lucerna nel 1891 mette a fuoco queste due visioni.<br />
La visita di Mons. <strong>Scalabrini</strong> negli USA nel 1901 e i colloqui personali tra i due vescovi accorceranno<br />
le distanze, anche se l’aspetto dialettico del rapporto rimaneva, dato che era radicato nella realtà e<br />
nelle diverse aspettative legate alle culture dei paesi di partenza e di accoglienza.<br />
Si coglie nel carteggio <strong>Corrigan</strong>-<strong>Scalabrini</strong> il cammino iniziale della <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>Scalabrini</strong>ana, come pure l’impegno generoso e i sacrifici dei missionari, immersi nella quotidianità<br />
1[1]Richard N. Juliani, “Church Records as Social Data: The Italians in Philadelphia in the Nineteenth Century,” Records of the American<br />
Catholic Historical Society of Philadelphia, 85 (March-June, 1974): Silvano M. Tomasi. Piety and Power: The Role of the Italian Parishes<br />
in the New York Metropolitan Area, 1880-1930. New York: Center for Migration Studies, 1975, pp. 61-73<br />
2[2]”Minutes of Roman Meeting Preparatory to the III Plenary Council of Baltimore,“ The Jurist, XI (April, 1951), 538-539.<br />
3[3]Cfr. Stephen M. Di Giovanni, “<strong>Michael</strong> <strong>Augustine</strong> <strong>Corrigan</strong> and the Italian Immigrants: The Relationship Between the Church and the<br />
Italians in the Archdiocese of New York, 1885-1902,” Tesi di Dottorato, Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1983, pp. 17-37.<br />
4[4]Tutto il lungo e paziente lavoro di analisi dell’incipiente emigrazione italiana, di contatti e di persuasione per stimolare una pastorale<br />
efficace in suo favore, è riassunto in: S. <strong>Congregazione</strong> de Propaganda Fide. Rapporto sull’emigrazione italiana con Sommario. Acta<br />
Vol. 257, N. 30 (novembre 1887), f. 507-529. In questo documento, le proposte di Mons. <strong>Scalabrini</strong> sono già prese in considerazione<br />
come pure le osservazioni di Mons. <strong>Corrigan</strong>.
difficile della vita dei migranti, e la loro impreparazione per i metodi pastorali americani, soprattutto<br />
la loro inesperienza amministrativa e lo scarso coordinamento della vita di gruppo. Anche se<br />
d’accordo sull’utilità di parrocchie specifiche per i migranti, Mons. <strong>Scalabrini</strong> e Mons. <strong>Corrigan</strong><br />
arriveranno ad un momento di forte tensione appunto sulla questione dell’amministrazione e dei<br />
debiti incorsi da parte dei missionari italiani.<br />
Sull’orizzonte di questo carteggio si intravedono tutte le principali figure coinvolte nella<br />
questione dell’immigrazione negli Stati Uniti e nell’azione della Chiesa a loro favore: Santa Francesca<br />
Saverio Cabrini, Peter Paul Cahensly, l’arcivescovo John Ireland, il primo delegato apostolico a<br />
Washington, Mons. Francesco Satolli, e i missionari e le missionarie operanti tra gli emigrati. È una<br />
corrispondenza che getta luce su un capitolo importante della storia della Chiesa in America e<br />
sull’azione della Chiesa in Italia a servizio del fenomeno moderno delle migrazioni di massa.5[5]<br />
Eccellenza Rma,<br />
1 - SCALABRINI A CORRIGAN6[6]<br />
Silvano M. Tomasi<br />
Piacenza 18 Agosto 1887<br />
Oltremodo gradita mi giunse la veneratissima sua in data 24 Luglio p. p. come quella che<br />
rivela in Vostra Eccellenza un animo tutto zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle<br />
anime7[7]. Io la ringrazio dall’intimo del cuore della bontà che si degna addimostrarmi.<br />
Quanto mi chiamerei fortunato di esserle vicino per potermi più facilmente giovare dei suoi<br />
sapienti consigli!<br />
Pur troppo è verissimo quanto V.E. lamenta riguardo agli italiani emigrati in America. Però<br />
mi permetto, ottimo Monsignore, di farle osservare alla mia volta che conviene distinguere:<br />
l’Italia settentrionale dall’Italia Meridionale. Anche in fatto di istruzione religiosa, a quanto<br />
mi si dice è sensibilissima la differenza dall’una dall’altra. Qui da noi si sente ancora l’alito di<br />
S. Carlo Borromeo, e se la religiosa educazione non è tale dappertutto quale si vorrebbe, è<br />
però in generale sufficiente. Certo sarebbe necessario darle un maggiore impulso ed è per<br />
concorrere in qualche modo a un’opera così santa che io fondai anni or sono il Catechista<br />
Cattolico8[8], periodico altamente encomiato dal S. Padre e abbastanza diffuso. Non potrebbe<br />
V.E. diffonderlo anche tra gli italiani residenti nella sua Diocesi? anzi non sarebbe disposta a<br />
5[5]Le lettere originali di Mons. <strong>Scalabrini</strong> a Mons. <strong>Corrigan</strong> si trovano nell’Archivio dell’Arcidiocesi di New York (AANY) al St. Joseph’s<br />
Seminary di Dunwoodie, Yonkers, NY 10704. Copie di queste lettere e gli originali delle lettere di Mons. <strong>Corrigan</strong> a Mons. <strong>Scalabrini</strong><br />
sono conservate nell’Archivio Generale <strong>Scalabrini</strong>ano (AGS), Via Calandrelli 11, 00153 Roma. Altre lettere scambiate tra i due vescovi<br />
sono state ritrovate in copia od originale nell’Archivio di Propaganda Fide e nel periodico Il Catechista Cattolico. Per ogni lettera si è<br />
indicata la fonte e si è utilizzato il testo migliore disponibile. Non sono stati reperiti, e sono probabilmente persi, un paio di telegrammi e<br />
lettere di Mons. <strong>Scalabrini</strong>, di cui si fa riferimento nella corrispondenza.<br />
Il numero più consistente di lettere di Mons. <strong>Corrigan</strong> (41), scritte tutte in italiano, a confronto con quelle di Mons. <strong>Scalabrini</strong> (21) trova<br />
una spiegazione nel fatto che in varie occasioni Mons. <strong>Scalabrini</strong> rispondeva anche attraverso le visite che richiedeva al suo Vicario<br />
Generale e Superiore negli Stati Uniti, il P. Francesco Zaboglio, e ad altri missionari di fare a Mons. <strong>Corrigan</strong> per trattare le diverse<br />
questioni che emergevano. In quindici anni, dal 1887 al 1902, quando Mons. <strong>Corrigan</strong> morì, il contatto tra i due vescovi rimase saltuario,<br />
ma costante. Nel 1890 Mons. <strong>Corrigan</strong> con il segretario Charles Mc Donnell, futuro vescovo di Brooklyn, visitò Mons. <strong>Scalabrini</strong><br />
convalescente a Rabbi nel Trentino. Nel 1901, Mons. <strong>Scalabrini</strong> durante la sua visita agli emigrati negli Stati Uniti si incontrò più volte<br />
con Mons. <strong>Corrigan</strong> a New York. La corrispondenza resta una testimonianza parziale, ma essenziale, di un impegno pastorale<br />
esemplare.<br />
6[6]EB 01-03 (fotocopia dell’originale nell’archivio dell’archidiocesi di New York (AANY).<br />
7[7]Lettera non ritrovata negli archivi, probabilmente è la risposta di <strong>Corrigan</strong> a <strong>Scalabrini</strong> per l’invio dell’opuscolo L’Emigrazione Italiana<br />
in America. Osservazioni di Mgr. Giovanni Battista <strong>Scalabrini</strong>, Vescovo di Piacenza, pubblicato a Piacenza nel giugno 1887.<br />
8[8]Il Catechista Cattolico, rivista catechistica cominciata da alcuni sacerdoti di Piacenza con l’approvazione e incoraggiamento di Mons.<br />
<strong>Scalabrini</strong> e del Papa Pio IX. Il primo numero porta la data del 5 luglio 1876. Era a servizio delle 364 parrocchie della diocesi piacentina.
onorarlo di qualche suo iscritto all’uopo? Farebbe cosa a tutti gradita assai e vantaggiosissima<br />
anche ai poveri emigranti. In tale speranza le mando alcuni numeri del periodico stesso,<br />
pregandola a perdonare il mio soverchio ardire.<br />
Ella poi graziosamente si offre a scrivermi intorno ai preti e laici italiani residenti costì. Le<br />
sarei obbligatissimo del favore, giacché intendo, se Dio mi assiste, occuparmi nuovamente di<br />
questa importante materia. L’opuscolo che ella ha avuto la bontà di leggere, è stato accolto<br />
molto favorevolmente in Italia, ma finora verba verba praetereaque nihil.9[9] La S. Sede però<br />
qualche serio provvedimento sembra che voglia prenderlo. Fin qui purtroppo i preti che<br />
partirono per l’America, fatte poche eccezioni, non erano che il rifiuto delle diocesi italiane.<br />
Ora si vorrebbero spedire sacerdoti degni della loro vocazione, prudenti, zelanti, disinteressati<br />
i quali fossero a intera disposizione dei Vescovi d’America. In tal senso presentai un umile<br />
progetto alla Propaganda Fide, e spero che qualche cosa si farà.10[10] Spero anche di vedere<br />
sorgere qui in Piacenza una casa dove poter accogliere, istruire e preparare i sacerdoti che<br />
intendono dedicarsi all’evangelizzazione dei loro connazionali emigrati in America. Le<br />
vocazioni non mancherebbero ma quello che mi manca sono i mezzi pecuniari. Oh se qualche<br />
ricco americano si sentisse da Dio ispirato di venirmi in aiuto!<br />
Non voglio più a lungo tediarla, Ecc.mo e Veneratissimo Mgre. Mi raccomandi a Dio, mi<br />
conservi la sua preziosa benevolenza e mi creda quale coi sensi di vivissima gratitudine e<br />
profonda venerazione godo professarmi,<br />
Monsignore Veneratissimo<br />
2 - CORRIGAN A SCALABRINI11[11]<br />
Di V.E. Rma e Illma<br />
Devmo Affmo Obbligmo servo<br />
Gio. Battista Vescovo di Piacenza<br />
New York, 28 Ottobre 1887<br />
Sono diverse settimane che non ho scritto all’E.V. per ringraziarla della lettera graditissima, e<br />
della cortesia Sua nell’inviarmi il “Catechista Cattolico”. Diversi poi furono i motivi di questo<br />
silenzio, e prima di tutto volli sentire da due sacerdoti Italiani come si potesse introdurre qui<br />
fra noi, il periodico predetto. Finora non mi hanno dato risposta, e disgraziatamente uno ora è<br />
morto. Per me e per gl’Italiani di questa città, fu una perdita immensa irreparabile.<br />
D. Emiliano Ferrari12[12] Pallottino tedesco di nascita, ma domiciliato per molti anni in<br />
Piemonte, fu per i poveri emigrati italiani un vero apostolo. Nel breve spazio di tre anni, fece<br />
9[9]L’opuscolo è L’Emigrazione Italiana in America, cfrr. nota 2.<br />
10[10]Si tratta del “Progetto di una associazione allo scopo di provvedere ai bisogni spirituali degli italiani emigrati nelle Americhe”<br />
inviato al Card. G. Simeoni, Prefetto della S. <strong>Congregazione</strong> di Propaganda Fide, il 16 febbraio 1887. Il testo del progetto è riportato in<br />
Mario Francesconi, Inizi della <strong>Congregazione</strong> <strong>Scalabrini</strong>ana (1886-1888). Roma: Centro Studi Emigrazione, 1969, pp. 25-31.<br />
11[11]Archivio S. <strong>Congregazione</strong> di Propaganda Fide - ASCPF - Congressi, Collegi Vari, vol. 43, f. 1501-2 (copia).<br />
12[12]Padre Emiliano Kirner era arrivato per assistere gli Italiani a New York nel 1884, primo missionario Pallottino in America. Cfr.<br />
Domenico Pistella, La Madonna del Carmine, 115 ma Strada in New York City. New York: Eugene Printing Service, 1954. Pp. 167.
più ch’io non oserei mai sperare, fabbricando una chiesa grande e bellissima, un Presbitero<br />
assai modesto; mentre radunava e portava ai S. Sagramenti i cinque mila napoletani e<br />
calabresi che gli stavano d’intorno.<br />
Andò recentemente in Italia, ed alcune Suore dovettero venire fra poco, prima del S. Natale<br />
per educare i fanciulli. A questo scopo fabbricava apposta una scuola parrocchiale, alta cinque<br />
piani; ma pochi giorni fa quest’edifizio cadde ad un tratto, e il parroco restò così ferito che il<br />
giorno appresso spirò.<br />
Mai ebbe promesso che con gran piacere servirebbe pel “Catechista Cattolico”, e vorrebbe<br />
averne degli esemplare per i ragazzi della scuola. Il Signore lo ha preso con grandissimo<br />
dolore nostro, che non abbiamo nessun simile a cui fidare queste tante anime!<br />
Molte volte di discorreva D. Emiliano della differenza grande che passa fra le regioni favorite,<br />
dove come dice bene V.E. “Si sente ancora l’alito di S. Carlo Borromeo” e le regioni<br />
meridionali d’Italia, la distinzione è ben giusta e l’ammetto senza dubbio.<br />
Ma la sorte infelice degli Emigrati è sempre tale da eccitare simpatia. Non vorranno<br />
frequentare le chiese nostre questi ben 90.000 che stanno in città. Non proponiamo di<br />
fabbricare delle chiese per loro esclusivamento: ed intanto l’oro Protestantico gli affolla ed<br />
ingoja.<br />
Finora eccetto questo prete straniero, nessun sacerdote della sessantina o settantina che è stato<br />
qui, ha fatto molto per la gente loro, cioè abbiamo una chiesa cosiddetta Italiana, ma<br />
veramente Irlandese. È la Chiesa dei PP. Francescani. Gli altri sacerdoti italiani vennero in<br />
America per far fortuna.<br />
Le accludo £. 150 per avere degli esemplari del Catechista.<br />
Si degni di pregare per i nostri italiani e ci conservi la nostra Sua benevolenza preziosa.<br />
Sono Eccellenza<br />
Dev.mo Servo Suo<br />
P.S. Se V.E. stabilirà un seminario per le missioni Estere, io ben volentieri ne sarei patrono,<br />
almeno fino al punto di pagare i posti di due o tre alunni. Sono tanti gli appelli alla carità dei<br />
fedeli nostri che non potrei aspettare ajuti da loro. Abbiamo l’anno venturo a cominciare a<br />
fabbricare il Seminario Diocesano.<br />
Qui ancora abbiamo da cominciar dal principio e creare tutto quanto occorre, chiese, scuole,<br />
ospedali ect. E mentre i fedeli nostri facciano tutte queste cose per loro stessi, è difficile<br />
domandar loro i mezzi necessari per ajutar gl’Italiani specialmente quando questi non<br />
vogliono far nulla.<br />
Anche D. Emiliano non poté riuscire se non con l’ajuto efficace degli Irlandesi.
“Eccellenza R.ma.<br />
3 - CORRIGAN A SCALABRINI13[13]<br />
New York, 16 Dicembre 1887<br />
Ne’ giornali religiosi, leggo con piacer grandissimo che V. E. va istituire or ora un Seminario<br />
per formare de’ bravi Missionarii destinati al benessere spirituale degli Italiani emigrati nel<br />
Brasile.<br />
Se V. E. potrebbe anche favorirmi con alcuni Sacerdoti per gli Italiani di questa città, sarei<br />
ben obbligato e gratissimo.<br />
Ben volentieri pagherei le spese del Seminario. Oppure, dopo due anni di studii teologici,<br />
potrebbero gli Alunni venire al Seminario nostro, per passare altri due anni, e così imparando<br />
frattanto la lingua inglese, rendersi ancor più utili nelle Missioni, conoscendo i costumi anche<br />
della gente.<br />
E se non volessero i Missionarii rimanere sempre qui, esuli dalla Patria, potrebbero almeno<br />
star p. e. cinque anni, e ritornando in Italia non andar privi della ben meritata promozione a<br />
qualche incarico Parrocchiale, qualora occorrerebbe [sic]. - Tal è l’idea del R. Don Marcellino<br />
Moroni,14[14] venuto qui non è guari, e la commendo alla considerazione pia di V. E.<br />
Voglia, in ogni modo, procurarmi dei buoni Sacerdoti Italiani.<br />
Siccome V. E. ha tanto zelo pei suoi Connazionali, ardisco parlarLe schiettamente, ed<br />
implorar aiuto.<br />
AugurandoLe poi felicissimo S . Natale, mi professo di V.E.<br />
Eccellenza Rma,<br />
4 - SCALABRINI A CORRIGAN15[15]<br />
um.mo dev.mo Servo<br />
Michele Agostino Arciv.o di New York”<br />
Piacenza, 7 Gennaio 1888<br />
Iddio la benedica, Ven. Mgre, e la compensi largamente della esimia carità con la quale<br />
incoraggia l’opera della evangelizzazione degli italiani emigrati.<br />
13[13] AGS EB 01-03 (originale).<br />
14[14]P. Marcellino Moroni, nato ad Agnadello (Cremona) nel 1828, entrò nell’ordine dei Cappuccini nel 1846; ottenne l’esclaustrazione<br />
nel 1870, nel 1884 si recò nello Stato di Espirito Santo, in Brasile. Nel 1887 fu inviato a New York per preparare l’arrivo dei missionari<br />
scalabriniani; nel 1888 entrò nella <strong>Congregazione</strong> <strong>Scalabrini</strong>ana e ripartì per lo Stato di Espírito Santo. Si incardinò poi nella diocesi di<br />
Vitória in Brasile; ritornò a Cremona alla fine del 1907; morì nel 1908. Nel 1928 gli fu eretto un monumento ad Anchieta, in Brasile. Nella<br />
corrispondenza si fa riferimento a lui semplicemente come P. Marcellino.<br />
15[15]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY).
Io le sono immensamente obbligato e parmi che ci intendiamo perfettamente sopra del nostro<br />
argomento, come ci intenderemmo in ogni cosa, e se io non fossi, per ogni riguardo, di tanto<br />
inferiore a V.E. Rma, direi che siamo vecchi e sinceri amici.<br />
Fui a Roma nel passato Novembre, ove ebbi la sua dell’Ottobre,16[16] che lasciai nelle mani<br />
dell’Emo Simeoni.17[17] Vennero stabilite varie cose a favore degli emigrati, tra le quali la<br />
fondazione in Piacenza di un Istituto Apostolico di Missionari per gli stessi emigranti e<br />
specialmente per quelli d’America, nessuna parte esclusa. L’Istituto è già aperto e già vi sono<br />
entrati 5 sacerdoti e parecchi altri domandano di entrarvi; ma io vado molto a rilento<br />
nell’accettazione, volendo soggetti veramente spiritu Christi ducti, che colla santità della vita<br />
e collo zelo rialzino il morale dei nostri connazionali e il prestigio del clero italiano.<br />
Nell’istituto si studia la lingua inglese e la spagnuola, oltre una ripassatura delle scienze sacre.<br />
Il progetto18[18] dello zelante e caro padre Marcellino, cui raccomando tanto tanto a V.E.<br />
Rma, è buono e in avvenire potrà, secondo le circostanze, adattarsi, ma per ora conviene non<br />
parlarne, e convergere tutte le forze nell’attuazioni delle disposizioni prese, che verranno,<br />
spero tra breve, comunicate a tutto il Venerando Episcopato Americano con una lettera del S.<br />
Padre, il quale si è mostrato vivamente interessato nel nostro importantissimo affare.<br />
Credo che V.E. avrà a quest’ora ricevute le copie del Catechista Cattolico. Possa questo<br />
umile, ma caro periodico, servire a bene e produrre in America quei frutti di vita che ha<br />
prodotti qui!<br />
Unisco alla presente copia del Breve del S. Padre19[19] e un compendio del Regolamento pei<br />
missionari, perché V.E. abbia cognizione di ciò che si vuol fare. Il resto le sarà spedito a<br />
tempo opportuno per sua norma e governo.<br />
Dovrei scrivere le stesse cose al P. Marcellino, ma a nol faccio, pensando che sarà per lui una<br />
grande consolazione l’udirle da V.E. Rma, suo amato e venerato Pastore.<br />
L’abbraccio in osculo sancto, mi raccomando alle sue orazioni e mi raffermo<br />
Di V.E. Rma<br />
Devmo Affmo confr.<br />
5 - CORRIGAN A SCALABRINI20[20]<br />
16[16]Questa lettera dell’ottobre 1887 non è stata ritrovata negli archivi.<br />
17[17]Il Cardinale Giovanni Simeoni, nato a Paliano, vicino a Palestrina (Roma) nel 1816 fu Nunzio in Spagna, Segretario di Stato<br />
(1876-78) di Pio IX e poi Prefetto di Propaganda Fide fino alla morte nel 1892. Appoggiò il progetto di Mons. <strong>Scalabrini</strong> per l’assistenza<br />
agli emigrati.<br />
18[18]P. M. Moroni aveva proposto che dall’Italia fossero inviati seminaristi a compiere l’ultimo anno di Teologia in America e poi<br />
assegnati a parrocchie con molti italiani e con l’obbligo di restare per dieci anni. Cfr. M. Francesconi, Inizi della <strong>Congregazione</strong><br />
<strong>Scalabrini</strong>ana (1886-1888), Roma, CSER, 1969, p. 88.<br />
19[19]Si tratta del Breve di Leone XIII, Libenter Agnovimus, del 15 novembre 1887 in cui si approva la creazione di un istituto di<br />
missionari per gli emigrati italiani da parte di Mons. <strong>Scalabrini</strong>. Il Breve fu pubblicato in L’Osservatore Romano del 1 dicembre 1887. Cfr.<br />
Archivio della Segreteria di Stato, Anno 1894, r. 17 (fasc. unico).
Monsignore Carissimo<br />
New York, 10 Febbraio 1888<br />
Con giubilo immenso e con cuore pieno di gratitudine al Signore, ricevetti la lettera, colla<br />
quale V.E. mi dà notizie dell’Istituto suo, e mi fa conoscere la sovrana benevolenza del S.<br />
Padre e le regole da osservarsi dai Missionarii. Era la mallevadoria della salvezza degli<br />
emigrati italiani. Iddio ne sia benedetto mille e mille volte! Adesso respiro più sicuro; vi è la<br />
speranza fondata che si potrà fare qualche cosa per queste care anime, che si perdono a<br />
migliaia. Finora non trovai modo di riuscire a salvarle!... Ora sto tranquillo e contento.<br />
Mi permetta Eccellenza, di offrirle come elemosina mia personale la cedola acchiusa di mille<br />
franchi per questo suo Istituto. Non ho potuto finora parlarne ai miei zelantissimi Sacerdoti, i<br />
quali son sicuro non mancheranno di avvalorare la mia tenue offerta colla loro.<br />
Tutti, e due o tre specialmente, se non mi isbaglio, offriranno ben volentieri, una volta che<br />
l’Istituto prenda forma pratica e reale per noi altri.<br />
Intanto le raccomando i miei italiani abbandonati. Se fosse possibile vorrei due Missionarii<br />
quanto prima.<br />
Il zelantissimo Vescovo di S. Paolo di Minnesota21[21] fu qui due giorni sono. Anch’esso<br />
farà il possibile per avere da Piacenza Sacerdoti per andare qua e là a salvare le anime che ora<br />
stanno per perire.<br />
Mi raccomandi al Signore e alla Beatissima Vergine Madre, e mi creda sempre<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
6 - SCALABRINI A CORRIGAN22[22]<br />
aff.mo Servo suo<br />
Michele Agostino Arciv.<br />
Piacenza, 27 Febbraio 1888<br />
Ebbi la cordialissima sua del 10 corrente Febbraio, accompagnata dalla generosa offerta di L.<br />
mille pel nostro Istituto. Mi sento impotente a ringraziarla quanto vorrei, ma anche l’affetto e<br />
la gratitudine è buona moneta, ed io con questa intendo, ottimo Monsignore, di pagarla.<br />
20[20]ASCPF, S.C. Amer. Centr., 1888, vol. 54, f. 809r (originale).<br />
21[21]Mons. John Ireland (1838-1918) vescovo e poi primo arcivescovo di St. Paul, Minnesota, fu una figura chiave della chiesa del suo<br />
tempo negli Stati Uniti. Immigrato dall’Irlanda, educato in Francia, si interessò dei rapporti della Chiesa con la società civile. Preoccupato<br />
per l’assimilazione degli immigrati, fondò la Irish Catholic Colonization Association of the U.S., fomentò e usò la controversia nata dalla<br />
richiesta di vescovi di varie etnie nell’episcopato americano fatta dai rappresentanti delle Società di San Raffaele europee nel loro<br />
Memoriale di Lucerna (1891) per sostenere l’americanizzazione degli immigrati. Il 25 novembre 1887 Mons. Ireland fu informato<br />
direttamente da Propaganda Fide della fondazione dell’Istituto di Mons. <strong>Scalabrini</strong>. (ASCPF, Collegi d’Italia, Piacenza, f. 1390; f. 1387),<br />
progetto di cui gli era stato parlato a Roma nell’inverno 1886-1887. Incoraggiò l’opera di Mons. <strong>Scalabrini</strong> scrivendogli nel dicembre<br />
1888 e accogliendolo a St. Paul, Minnesota, nel 1901.<br />
22[22]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY).
Spero che a quest’ora il buon P. Marcellino le avrà esposto le mie idee intorno ai Missionari<br />
da inviarsi a New York.<br />
Entro alcuni mesi conterei di spedirgliene tre, e di più un fratello catechista; ma occorrerebbe<br />
che vi fosse costì una casa per l’alloggio, dovendo far vita comune possibilmente; e una<br />
chiesa, sia pure per ora un abbassamento o sotterraneo, ove potessero esercitare liberamente<br />
sempre sotto l’assoluta dipendenza di Vostra Eccellenza Reverendissima, il sacro ministero.<br />
Qualora fosse possibile, conveniente e prudente il sottrarre gli Italiani alla giurisdizione<br />
parrocchiale e affidarne la cura spirituale ai nostri Missionari, ogni cosa riuscirebbe a<br />
meraviglia. Ma il giudizio di ciò spetta a V.E. ed ella farà quello che stimerà opportuno in<br />
Domino.23[23]<br />
Quanto a me, desidererei proprio che ella, venerando Monsignore, che gode meritatamente<br />
tanta stima presso la Santa Sede, fosse il primo dei Vescovi Americani ad aprire una casa dei<br />
nostri preti. È un’opera che abbiamo quasi fatta insieme, mentre ella si degnò di<br />
incoraggiarmi sin da principio e promettermi il suo alto patrocinio.<br />
Dalla casa di New York, i Missionari crescendo in seguito di numero, potrebbero diffondersi<br />
come da una centrale nelle altre diocesi, che ne facessero domanda. A New York poi si<br />
potrebbe anche, secondo me, aprire qualche scuola pei figli degli Italiani, qualche asilo diretto<br />
da religiose; costituire dei comitati di patronato pei nostri emigrati sull’esempio<br />
dell’Associazione di S. Raffaele pei Tedeschi,24[24] e come si pratica per gli Irlandesi.<br />
La prego, Ecc. Reverendissima, di farmi sapere con tutto suo comodo, se e in qual epoca sarà<br />
attuabile l’impianto di detta casa, per sapermi regolare circa la prima spedizione. Anche<br />
dall’Episcopato Italiano l’opera è accolta molto favorevolmente. Spero che il Signore ci<br />
aiuterà.<br />
Mi raccomando, Venerando Monsignore, alle sue preghiere e rinnovandole i sensi della mia<br />
gratitudine più viva, godo affermarmi,<br />
di vostra Eccellenza Reverendissima,<br />
7 - CORRIGAN A SCALABRINI25[25]<br />
Dev.mo servo e confr. aff.mo<br />
Gio. Battista Vescovo di Piacenza.<br />
New York, 13 Aprile 1888<br />
23[23]Nella lettera di Propaganda Fide a Mons. Ireland (25 novembre 1887, ASCPF, Collegi d’Italia, Piacenza, f. 1387) veniva detto che<br />
era “mens” del Sommo Pontefice che il ministero dei sacerdoti da inviarsi da Mons. <strong>Scalabrini</strong> fosse libero e indipendente da ogni<br />
giurisdizione parrocchiale, con parrocchie separate, ma sotto la direzione del Vescovo.<br />
24[24]La Società di S. Raffaele fu fondata a Mainz, Germania nel 1871 da Peter Paul Cahensly (1838-1923) per la protezione degli<br />
emigrati cattolici tedeschi, nei porti di partenza, durante il viaggio e nei porti di arrivo, specialmente negli Stati Uniti. Sviluppò filiali in vari<br />
paesi europei e un ufficio a New York nel 1883. Mons. <strong>Scalabrini</strong> si ispirò a questa Società per la sua Associazione di Patronato per la<br />
emigrazione italiana: cfr. G. B. <strong>Scalabrini</strong>, Dell’assistenza alla emigrazione nazionale e degli istituti che vi provvedono. Rapporto alla<br />
Esposizione di Palermo. Piacenza, 1891, pp. 13-14.<br />
25[25]AGS EB 01-03 (originale).
Monsignore Veneratissimo,<br />
Essendo ora occupato nella Visita Pastorale, ho tempo soltanto di ringraziarLa, ma<br />
sentitamente, della gentilezza usata verso il mio diletto Segretario.26[26] Ritiene di V. E. le<br />
memorie più gradite, e non cessa parlarne giornalmente.<br />
Mi preoccupo ogni giorno de’ nostri cari Italiani. Desidero molto dare a loro una Chiesa<br />
nazionale, - propria, - dove saranno indipendenti affatto. Questa è la mia ferma volontà. Solo,<br />
bisogna esser un po’ prudente per assicurarci i mezzi necessari. - Il Rettore dell’antica<br />
Cattedrale, che ha nella sua Parrocchia dieci mila Italiani, è del medesimo parere: come anche<br />
il Vicario Generale. Padre Marcellino è ansioso; dubita; ma riusciremo coll’aiuto del Signore.<br />
Ma forse non nella maniera che pensa il degnissimo P. Marcellino.<br />
Vi sono moltissime difficoltà ma andiamo considerando, pensando tutte le cose, e non mai<br />
vogliamo por fine agli sforzi finché sarà stato realizzato il progetto.<br />
Alcuni buoni uomini, ben pratici di tali affari, cercano adesso un buon sito per la chiesa<br />
futura, e anderemo avanti secondo le circostanze, colla massima prestezza possibile.<br />
Così prepariamo la casa per i Sacerdoti di Piacenza. Coll’aiuto del cielo, V.E. ed io faremo<br />
qualche cosa per la salute eterna degli Emigrati italiani; ed ora ho molto più coraggio che mai.<br />
Non posso scriverLe più a lungo questa sera, Don Carlo lo farà per me fra giorni.<br />
Intanto, rinnovandoLe i ringraziamenti, e ponendomi tutto ai Suoi venerandi comandi.<br />
sono di V. E.<br />
um.mo dev.mo Servo nel Signore<br />
Michele Agostino Arciv.o”<br />
Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore<br />
8 - SCALABRINI A CORRIGAN27[27]<br />
Piacenza, 30 Aprile 1888<br />
Ringrazio sentitamente l’Eccellenza Vostra di quanto fa in bene dei poveri emigranti italiani,<br />
e sono ben convinto della gravezza delle difficoltà ch’Ella deve superare, come ha accennato<br />
nella Sua in data 13 Aprile. Perciò, onde agevolarle la via a raggiungere il nostro fine, ho<br />
deciso di mettere senz’altro a disposizione dell’Eccellenza Vostra due o tre dei miei<br />
Missionari, ai quali basterà d’avere provvisoriamente una casa dove vivano uniti assieme con<br />
qualche laico.<br />
Perciò V.E. scriva e appena ne riceverò da V.E. l’avviso, io li spedirò.<br />
26[26]Il Segretario di Mons. <strong>Corrigan</strong> è il Rev. Charles E. Mc Donnel, Vescovo di Brooklyn, NY, dal 1892 al 1921. Nella corrispondenza<br />
tra Mons. <strong>Scalabrini</strong> e Mons. <strong>Corrigan</strong> è chiamato semplicemente Don Carlo.<br />
27[27]AGS BA 01-10/38 (minuta).
Se poi V.E. preferisse che inviassi prima il Segretario Generale della <strong>Congregazione</strong>, per<br />
concertare coll’Eccellenza Vostra il da farsi, farò quello che più Ella crederà opportuno.<br />
Confido che il Signore ci aiuterà ad ottenere quanto vivamente bramiamo, tanto più che<br />
Maria, nel cui mese stiamo per entrare, ci assisterà col suo valido patrocinio.<br />
Rinnovandole i miei ringraziamenti, presento a Vostra Eccellenza...<br />
P.S. La presenza di questi Sacerdoti che a quanto mi si scrive sono desiderati assai darebbe<br />
animo agli italiani per le offerte e il consolante progetto dell’Ecc. V. di dare una chiesa<br />
potrebbe raggiungersi molto più facilmente.<br />
9 - CORRIGAN PER P. MORONI A SCALABRINI28[28]<br />
New York, 28 Maggio 1888<br />
Latore di questa è il Rev. D. Marcellino Moroni Missionario Apostolico della Diocesi di<br />
Cremona. Venuto qui nel mese di Ottobre scorso ha fatto bene immenso alla colonia italiana<br />
in questa città, ed ora per motivi di salute e dietro l’avviso del medico si sente obbligato di<br />
ritornare in patria.<br />
Per me, la sua partenza è perdita sensibilissima. Sperando però che la salute del P. Marcellino<br />
verrà ristabilita sotto un cielo più mite dell’Americano, e così ogni testimonianza di virtù<br />
sacerdotale, costumi e zelo instancabile del medesimo missionario.<br />
Vi consegno queste righe di commozione sincera.<br />
Eccellenza R. ma,<br />
10 - SCALABRINI A CORRIGAN29[29]<br />
Michele Agostino<br />
Arcivescovo di New York<br />
Piacenza, 2 Giugno 1888<br />
Presento a Lei, ottimo e venerato M.gre, il Padre Francesco Zaboglio, Segretario Generale di<br />
questa <strong>Congregazione</strong> dei Missionari per gli emigrati, uomo pieno di ardore per l’opera nostra<br />
e fornito delle più belle qualità di mente e di cuore e di tutta mia fiducia.30[30]<br />
28[28]AGS DH 18-02/1 (fotocopia). L’arcivescovo <strong>Corrigan</strong> dà la sua testimonianza positiva del lavoro di P. M. Moroni e la lettera fu data<br />
a Mons. <strong>Scalabrini</strong>.<br />
29[29]AGS EB 01-03 (trascrizione e fotocopia dell’originale in AANY).<br />
30[30] Padre Francesco Zaboglio, nato a Campodolcino (Sondrio) nel 1852, del clero della diocesi di Como, alunno di Mons. <strong>Scalabrini</strong>,<br />
che ispirò e con il quale collaborò validamente all’inizio del progetto del vescovo di provvedere all’assistenza religiosa degli italiani<br />
emigrati in America. Fu Segretario Generale della nascente <strong>Congregazione</strong>, iniziatore delle missioni scalabriniane negli Stati Uniti e<br />
Procuratore Generale. Morì a Tremezzo (Como) nel 1901.
Egli è da me incaricato di due cose:<br />
L’una, e ciò anche per ottemperare al desiderio espressomi più volte dall’E.mo Card. Simeoni,<br />
di studiare l’ordinamento dei Comitati di patronato per gli emigranti istituiti dalle altre<br />
nazioni, specialmente dagli Irlandesi e dai Tedeschi, e il loro modo di funzionare, per potere,<br />
coll’aiuto di Dio, far qualche cosa di simile anche a favore dei nostri poveri italiani.<br />
L’altra cosa di cui il detto Sacerdote è incaricato, si è di prendere da V.E. R.ma cognizione<br />
intorno alle condizioni in cui si trovano gli italiani costì e di trattare con lei a nome mio e<br />
come mio speciale rappresentante, ed anche, se è possibile, conchiudere definitivamente<br />
l’impianto dei nostri Missionari.<br />
Non ho alcun dubbio che V.E., così zelante pel bene delle anime, e che in particolare si è<br />
presa tanto a cuore la causa dei poveri italiani, non voglia essere largo così pel primo come<br />
pel secondo oggetto del suo aiuto e de’ suoi consigli al P. Francesco Zaboglio, il quale del<br />
resto ha stretta commissione di non allontanarsi un apice dalle prescrizioni e dai desiderii di<br />
V.E. R.ma.<br />
Ricevo da cotesti coloni italiani continue suppliche di inviare ad essi sacerdoti, disposti a<br />
qualunque sacrificio. Non ho risposto loro che una volta, inculcando di aver piena fiducia in<br />
V.E. R.ma, e di rimettersi pienamente a Lei, come a Padre amoroso animato dalla più ardente<br />
carità pel loro bene e per la loro santificazione.<br />
Non mi dissimulo le difficoltà che V.E. avrà ad incontrare, ma, fidente in Dio, oso esprimerle<br />
la mia speranza e il mio vivissimo desiderio di veder presto l’opera nostra coronata di lieto<br />
successo.<br />
Gradisca, Venerato M.gre, i ringraziamenti che le invio dal più profondo del cuore e<br />
l’espressione della mia alta considerazione.<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista Vesc° di Piacenza<br />
Eccellenza R.ma,<br />
11 - CORRIGAN A SCALABRINI31[31]<br />
New York, 21 Giugno 1888,<br />
Mi perdoni che per inavvertenza la tratta acchiusa sia fatta in nome Suo in vece di quello del<br />
Direttore del Catechista Cattolico.<br />
Essendo ora in visita pastorale e non avendo l’opportunità di correggere questo sbaglio, La<br />
prego di scusar l’incommodo che Le reco.<br />
31[31]AGS EB 01-03 (originale).
In quanto ai nostri Cari Italiani, un agente mio sta ora cercando di comprare un grand’edificio<br />
in città, per servire come chiesa e casa pei Sacerdoti di Piacenza. Quest’edificio costerà lire<br />
350.000 - somma spaventevole, è vero, ma non c’è rimedio.<br />
Alcuni amici presteranno il denaro per ora, se gli Italiani mi daranno promessa di pagarlo più<br />
tardi. Per me solo, non posso far niente, o quasi nulla, non avendo i mezzi necessari.<br />
Bramo molto avere presto due o tre Sacerdoti buoni da Piacenza.<br />
Avrei molto da dire dell’opuscolo di Mgr. De Concilio32[32] in proposito: ma ora mi manca<br />
il tempo.<br />
Il mio Segretario, Don Carlo, Le manda i suoi ossequi e i più distinti omaggi: ed io mi<br />
raccomando alle Sue preghiere mentre mi confermo<br />
di V.E. R.ma<br />
um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino, Ar<br />
Eccellenza Rev.ma,<br />
12 - SCALABRINI A CORRIGAN33[33]<br />
Ebbi la venerata sua del 21 giugno p.p. che mi recò grandissima consolazione.<br />
Piacenza, 12 Luglio 1888<br />
Ella mi scrive, che brama molto avere presto due o tre sacerdoti buoni di Piacenza. La<br />
gratitudine somma che le debbo per quanto ha fatto e per quanto sta facendo in favore della<br />
nostra opera per gli italiani emigrati, non mi permette di tardare un istante a far pago questo<br />
suo desiderio, che è pure il mio.<br />
Le invio quindi senz’altro il P. Felice Morelli34[34] e il P. Amos Astorri35[35] accompagnati<br />
da un laico catechista, tutti e tre del mio Istituto, e tutti animati del vero spirito di Gesù Cristo.<br />
Persuaso che saranno liberi di osservare le regole della loro <strong>Congregazione</strong>, io li metto a<br />
intiera disposizione di V.E. Rev.ma. Li collochi per ora come può e se ne valga pure come<br />
32[32]Mons. Gennaro De Concilio nacque a Napoli nel 1836, fu ordinato sacerdote a Genova nel 1859, arrivò negli Stati Uniti nel 1886<br />
e divenne parroco della Chiesa di S. Michele, Jersey City, N.J. Scrisse pubblicazioni teologiche e filosofiche. L’opuscolo a cui fa<br />
riferimento Mons. <strong>Corrigan</strong> è: Su lo stato religioso degli Italiani negli Stati Uniti d’America (New York: Tipografia J. H. Carbone, 1888, pp.<br />
32) riassunto ne La Civiltà Cattolica, serie XIII, vol. XI (3 settembre 1888), pp. 641-653.<br />
33[33]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
34[34]P. Felice Morelli, nato Tommaso Macrelli a Corpolò (Forlì) nel 1843, fu primo superiore provinciale scalabriniano negli Stati Uniti,<br />
dove era arrivato con i primi missionari nel 1888. Sacerdote zelante, ma amministratore incapace, si trovò sommerso dai debiti, ebbe un<br />
rapporto difficile con santa Francesca Saverio Cabrini. Passò alla diocesi di Newark, dove fondò delle chiese e un orfanotrofio italiano e<br />
morì a New Brunswick, N.J., nel 1923, profondamente venerato dagli emigrati.<br />
35[35]P. Amos Astorri nacque a Piacenza nel 1855. Già sacerdote, entrò nella <strong>Congregazione</strong> <strong>Scalabrini</strong>ana nel 1888 e andò a lavorare<br />
fra gli italiani dell’Est degli Stati Uniti fino al 1895 quando ritornò a Piacenza.
crede meglio. Spero faranno bene. Caso ne occorra qualche altro, vedrò di spedirglielo al più<br />
presto. Essi potranno anche caldeggiare fra gli italiani l’acquisto del grandioso edificio di cui<br />
mi scrive, e che sarebbe una vera provvidenza. Speriamo nell’aiuto di Dio.<br />
V.E. avrà certamente veduto il P. Francesco Zaboglio da me inviatole: egli vedeva gravi<br />
difficoltà; ma temo siasi lasciato sorprendere da qualcuno; forse dall’autore del noto<br />
opuscolo:36[36] io intendo che i Vescovi e solo i Vescovi siano i superiori de’ miei preti. Il<br />
più profondo e scrupoloso rispetto all’ordine gerarchico è la forza del ministero e pegno di<br />
sicure vittorie.<br />
Fui, e non è molto, ad ossequiare il S. Padre, il quale mi parlò con rara compiacenza e con<br />
sentito encomio dell’Ecc. V. Rev.ma. Ciò mi fece grandissimo piacere, e farà piacere anche a<br />
lei tale notizia.<br />
Il Signore la prosperi e la benedica; mi raccomandi a Lui nelle sue orazioni e mi creda,<br />
di V.E. Rev.ma<br />
Monsignore Veneratissimo,<br />
13 - CORRIGAN A SCALABRINI37[37]<br />
Dev.mo Aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista Vesc.° di Piacenza<br />
New York, 10 Agosto 1888<br />
Ella, con cuor di Vescovo e di Padre, può intendere meglio di qualunque il mio giubilo e la<br />
mia gratitudine all’arrivo de’ due nuovi Missionari per gli italiani emigrati. Domenica scorsa<br />
dissero la S. Messa per la prima volta nella Chiesa improvvisata, per così dire. Come avranno<br />
scritto a V. Eccellenza, hanno preso un magazzino in affitto pro tempore e lì hanno eretto un<br />
altare. Dissero quattro Messe; ora fanno la novena per la festa dell’Assunzione. Domenica, la<br />
colletta fruttava 300 Lire. Ogni sera, poi, quindici o venti altre. Onde, Monsignore mio,<br />
benché il luogo sia molto umile, e molto ristretto, il popolo comincia già a frequentarlo, e<br />
quindi, già dal principio, mi pare, la Missione riesce a meraviglia. Tal notizia Le recherà<br />
piacere e consolazione, come l’ha fatto a me. Così, poco a poco, possiamo guadagnare i nostri<br />
cari emigrati, e condurli tutti al Signore. Anzi, perché non si possono aprire diverse tali<br />
Cappelle modeste, affinché i fedeli possano almeno assistere al Santo Sacrificio, e sentire la<br />
parola divina? C’è luogo ancora per molte Chiese italiane, e quindi V.E. mi farà grandissimo<br />
favore spediendomi, quando lo potrà comodamente, un altro Sacerdote.<br />
Lì 15 ottobre debbono partirsi da Roma cinque Suore Pallottine per la Chiesa del Carmine, (in<br />
questa città).<br />
36[36]Si riferisce a Mons. Gennaro De Concilio, cfr. nota 25.<br />
37[37]AGS EB 01-03 (originale).
Sta circa cinque miglia lontana dai Padri di Piacenza, e il Rettore mi disse, pochi giorni fa,<br />
che vorrebbe esso dar principio, ivi, ad una nuova chiesa, se potesse avere i socii necessari.<br />
La ringrazio tanto del suo foglio del 12 luglio, e mi commendo sinceramente alla Sua<br />
benevolenza, e le Sue preghiere.<br />
Intanto sono, come sempre<br />
Eccellenza R.ma,<br />
14 - SCALABRINI A CORRIGAN38[38]<br />
Dev.mo aff.mo servo,<br />
Piacenza, 7 Settembre 1888<br />
Da’ miei Missionari, costì residenti, ho saputo delle accoglienze festose e degli aiuti<br />
efficacissimi con cui V.E. si degnò animarli alla santa, ma ardua impresa.<br />
Di tanta sua bontà io la ringrazio quanto so e posso, ottimo Mgre, assicurandola che la mia<br />
riconoscenza verso l’E. Vostra non verrà mai meno, come non verrà meno giammai quella de’<br />
miei Missionarii, i quali a buon diritto riconoscono in lei non solamente il loro Superiore, ma<br />
il loro insigne benefattore e padre.<br />
La ringrazio inoltre, Mgre carissimo, dell’ultima veneratissima sua che mi consolò<br />
grandemente. New York è un centro assai importante e verso il quale, in grazia forse al suo<br />
degno Arcivescovo, io sento un’attrattiva tutta speciale. Entro alcuni mesi pertanto, qualora<br />
V.E. possa riuscire a provvedere una altra chiesa, sia pur modesta, mi farò il dovere di<br />
appagare il desiderio suo, coll’inviarle, almeno, due altri Missionarii, che si stanno già<br />
preparando in questa casa di Piacenza, collo studio e coll’orazione.<br />
Che il Signore si degni di benedire i comuni sforzi a suo onore e gloria.<br />
Rinnovandole i sensi della mia più profonda venerazione, mi raffermo con riverente affetto,<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo confr.<br />
Gio. Battista V.° di Piacenza<br />
P.S. Saluti affettuosi a D. Carlo.<br />
38[38]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
39[39]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
15 - SCALABRINI A CORRIGAN39[39]
Eccellenza R.ma,<br />
Piacenza, 27 Settembre 1888<br />
Latore della presente è il prof. Giacomo Biavaschi, mio caro e antico discepolo nel Seminario<br />
di Como. Egli è persona colta, conosce bene varie lingue, e, quel che più monta, unisce alla<br />
dottrina una soda e profonda pietà.<br />
Il medesimo, si è deciso di abbandonare l’Italia per venire a stabilirsi in America, e io mi<br />
permetto di raccomandarlo vivamente, come faccio, all’alta Protezione di V.E. R.ma,<br />
assicurandola non avrebbe mai a pentirsi del favore che si degnasse accordargli. Sono anzi<br />
persuaso, che se qualche Istituto si risolvesse, com’è desiderabile, a riceverlo in qualità di<br />
insegnante, non avrebbe che a lodarsi del prezioso acquisto. Terrò come fatto a me stesso,<br />
qualunque favore a lui accordato.<br />
Attendo poi, Mons. Veneratissimo, un rigo di risposta all’ultima mia, a fine di poter preparare<br />
a tempo i soggetti da spedire costì per la fondazione della nuova Parrocchia.<br />
Rinnovandole i sensi della mia più affettuosa venerazione godo ripetermi,<br />
Eccellenza R.ma,<br />
16 - CORRIGAN A SCALABRINI40[40]<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo confr.<br />
io. Battista Vesc.° di Piacenza<br />
New York, 4 Ottobre 1888<br />
ho il piacere di accusare il foglio Suo pregiatissimo del 7 settembre, e di significarle che i<br />
Suoi Missionari in questa Diocesi siano pieni di zelo e mi rechino conforto e consolazione<br />
grandissima. Il Signore, poi, Padre di Misericordia, li aiuta visibilmente.<br />
Le diranno del progetto loro di fabbricare una grande Chiesa. Non è d’uopo che Le dica ciò<br />
avere il mio consenso perfettissimo; la sola questione ora riguarda il sito. Vogliono<br />
naturalmente trovare un punto centrale per gli emigrati, affinché possano servire ai loro<br />
bisogni più efficacemente.<br />
Per me sto adesso impiegato in visita pastorale, e non trovo un momento libero per me stesso.<br />
Le acchiudo una tratta di due mila lire pel Istituto Cristoforo Colombo - per promuovere<br />
l’opera buona ed in pegno della mia gratitudine verso di Sua Eccellenza. D. Carlo li presenta i<br />
suoi complimenti e saluti rispettuosi: ed io mi raccomando alle Sue devote preghiere.<br />
40[40]AGS EB 01-03 (originale).
Di V.S. R.ma<br />
um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv. di New York<br />
Eccellenza R.ma,<br />
17 - SCALABRINI A CORRIGAN41[41]<br />
Piacenza, 26 Ottobre 1888<br />
Ebbi l’ultima sua unitamente alla nuova offerta di L. 2000 a vantaggio del mio Istituto. Che<br />
dirle, Monsignore veneratissimo? Sono rimasto, a tanta bontà, veramente confuso. Ogni dì mi<br />
crescono gli obblighi verso la persona sua e l’impossibilità di soddisfarli. Mi studierò di<br />
ricambiarneLa coll’inviare, quand’ella il voglia, qualche nuovo operaio nella diletta sua<br />
vigna. Per me è una vera consolazione ogni qual volta mi è dato di appagare un desiderio<br />
qualunque dell’Ecc. V. R.ma, alla quale debbono tanto i miei missionarii e che, in uno<br />
scritterello, cui forse avrà di già ricevuto, additai alla pubblica riconoscenza per gli aiuti da lei<br />
porti alla nascente istituzione con singolare amore.<br />
Il Signore la prosperi, Eccellenza, la benedica, la conservi per lunghi e lunghi anni alla nostra<br />
riconoscenza e al nostro affetto; all’affetto e alla riconoscenza di tutta la sua Diocesi, che si<br />
manifestò veramente; Plebs sacerdoti adunata et Pastori suo grex adhaerens.<br />
Intanto rallegrandomi seco lei e rinnovandole i miei più vivi ringraziamenti di ogni cosa, mi<br />
raffermo con particolare venerazione,<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista V.° di Piacenza<br />
Eccellenza R.ma.<br />
18 - CORRIGAN A SCALABRINI42[42]<br />
New York, 9 Novembre 1888<br />
Sarei molto contento per parte mia di avere qui una colonia delle Suore di Sant’Anna43[43]<br />
41[41]AGS EB 01-03 (fotocopia dell’originale in AANY). <strong>Scalabrini</strong> ha espresso gratitudine verso <strong>Corrigan</strong> anche nella sua<br />
pubblicazione dal titolo Il disegno di legge sulla emigrazione italiana, Piacenza, 1888.<br />
42[42]AGS EB 01-03 (originale).<br />
43[43]Suore Figlie di Sant’Anna, fondate dalla Madre Rosa Gattorno a Piacenza. Nel 1891 su richiesta di Mons. <strong>Scalabrini</strong> cinque di<br />
queste suore andarono a New York, ma dopo pochi mesi ritornarono in Italia. La vicenda di questa fondazione di breve durata delle<br />
Figlie di Sant’Anna è documentata nella corrispondenza riguardante la Casa di New York tra Mons. <strong>Scalabrini</strong> e il suo segretario Mons.<br />
Mangot con la Fondatrice Rosa Gattorno e tra questa e Sr. A. Berta Belliti, che guidò le suore a New York. Cfr. Figlie di S.Anna, Archivio<br />
Storico (via Merulana, 177 - 00185 Roma).
per insegnare le fanciulle e far altre opere di carità: e perciò La prego di degnarsi mandarmi<br />
alcune Suore di codesto Istituto.<br />
Eccellenza R.ma,<br />
19 - SCALABRINI A CORRIGAN44[44]<br />
Um.mo dev.mo Servo Suo<br />
Michele Agostino Arciv.<br />
Piacenza, 23 Gennaio 1889<br />
Le presento i due nuovi Missionarii destinati, d’accordo colla S.C. di Propaganda, per codesta<br />
colonia italiana. Essi sono accompagnati da due buoni catechisti laici, che presteranno il<br />
servizio per la casa e per la Chiesa.45[45]<br />
Io li raccomando fervidamente alla paterna benevolenza di V.E. R.ma. Sono due ottimi<br />
sacerdoti, di mediocre ingegno, ma di esimia pietà. Il P. Giacomo Annovazzi ha abbandonato<br />
gli agi di sua famiglia ricca, per dedicarsi all’opera nostra. È un caro giovane.<br />
Essi dipenderanno in tutto dai voleri di lei, ottimo loro Padre e Pastore e si faranno un dovere,<br />
anzi una gloria, come spero facciano anche gli altri, di seguire con figliale docilità anche i più<br />
piccoli desideri.<br />
Le monache destinate per New York sarebbero le Missionarie del S. Cuore,46[46] ordine<br />
recente, ma solido e ben provato. La Superiora Generale, essendosi ammalata, verrà un po’<br />
più tardi per concertare con V.E. R.ma e colla pia Signora Cesnola47[47] il da farsi.<br />
L’articolo monache è di estrema delicatezza e io desidero che si prendano risoluzioni mature e<br />
ponderate per riuscire poi sicuramente al nobile intento.<br />
Invio cordiali saluti al carissimo e fedele suo D. Carlo.<br />
44[44]AGS EB 01-04 (fotocopia dell’originale e minuta).<br />
45[45]I due nuovi missionari erano P. Giacomo Annovazzi e Oreste Alussi. P. Annovazzi lavorò negli Stati Uniti a New York e a Buffalo.<br />
P. Alussi, nato a Piacenza nel 1856, si aggregò nella <strong>Congregazione</strong> di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1888 e per molti anni lavorò con zelo a<br />
New Haven, a Boston e in altre parti degli USA. Morì a Piacenza nel 1928. I due Padri erano parte della seconda spedizione di<br />
missionari per gli Stati Uniti del 24 gennaio 1889 e di cui facevano pure parte i Padri Giuseppe Martini e Luigi Paroli e i Fratelli Angelo<br />
Armani, Carlo Villa, Giacomo Borsella e Vincenzo Arcella.<br />
46[46]Le Suore Missionarie del Sacro Cuore, fondate da Santa Francesca Saverio Cabrini nel 1880 a Codogno nella diocesi di Lodi,<br />
sotto la sua guida come Superiora Generale, si sarebbero dedicate all’educazione, alla cura dei malati e degli orfani e degli emigrati<br />
italiani. Mons. <strong>Scalabrini</strong> incontrò Madre Cabrini per la prima volta nel novembre 1887 a Roma e la persuase ad andare in America ad<br />
aiutare gli emigrati e vi arrivò poi la prima volta il 31 marzo 1889. (Cfr. Mary Louise Sullivan, MSC, Mother Cabrini. “Italian Immigrant of<br />
the Century”, New York, Center for Migration Studies, New York 1992. Giuseppe dall’Ongaro, Francesca Cabrini. La Suora che<br />
conquistò l’America, Rusconi, Milano1982).<br />
47[47]La Signora Cesnola è la ricca Mary Jennings Reid, una convertita al cattolicesimo, che sposò nel 1861 il conte piemontese Luigi<br />
Palma di Cesnola (1832-1904). Questi, divenuto cittadino americano, fu fatto brigadiere generale dal Presidente Lincoln per servizi resi<br />
alla Union Army durante la guerra civile americana. Nominato Console Generale a Cipro, raccolse molti reperti archeologici che donò al<br />
Metropolitan Museum of Art di New York da lui fondato e di cui divenne Direttore nel 1879. Mary e Luigi Cesnola e le loro due figlie<br />
appoggiarono santa Francesca Saverio Cabrini e le sue suore specialmente nella fondazione di un orfanotrofio italiano a Manhattan, poi<br />
trasferito a West Park, New York.
Iddio la benedica, Vene. Monsignore, e la conservi per lunghissimi anni a bene delle anime e<br />
a decoro dell’Episcopato e baciandole il sacro anello con profondissima venerazione mi<br />
raffermo<br />
Di V.E. R.ma Piacenza<br />
Dev.mo Aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista V. di Piacenza<br />
Monsignore Veneratissimo,<br />
20 - CORRIGAN A SCALABRINI48[48]<br />
New York, 5 Febbraio 1889<br />
I due Missionari Apostolici, PP. Giacomo Annovazzi ed Oreste Alussi mi presentarono<br />
stamattina il Suo pregiatissimo foglio de’ 23 Gennaio pp. Le rendo grazie infinite della Sua<br />
bontà verso di me, e verso gli Emigranti Italiani a New York. Il Padre Felice49[49] sta pieno<br />
di liete speranze pell’avvenire, e tutto promette benone.<br />
Riguardo poi alle Suore, saranno benvenute, e faranno certamente del bene: ma confesso a<br />
V.E. R.ma che non veggio chiaramente i mezzi per avere i soccorsi necessarii ed opportuni.<br />
Ancora non abbiamo se non lire 25.000; che sono proprio niente quando si tratta di un Asilo<br />
in questa città. La Signora di Cesnola va piena di fidanza, ma essa non è Vescovo, e non sente<br />
il peso della responsabilità dell’affare. Dobbiamo contare sul denaro nostro soltanto, e non<br />
aspettare qualche sussidio dal Governo: perché la legge civile attuale vieta il dare qualche<br />
cosa agli Istituti settari, come dicono qui, cioè agli Istituti Cattolici, o di qualunque forma<br />
speziale di Religione. Però le Suore potranno sempre campare, in qualche maniera; ma come,<br />
precisamente, non saprei. Faremo il possibile.<br />
I Missionari mi piacciono molto. Sono zelanti, fedeli al dovere, e sono amati dal popolo.<br />
Altronde il Clero va molto rispettato sempre qui; molto più che non in Francia o Italia.<br />
Sento con piacere che altri Sacerdoti debbano venire nel mese di Settembre per dare delle<br />
Missioni qua e là per la campagna. Il nostro Clero li riceverà con braccia aperte.<br />
D. Carlo ringrazia molto V.E. R.ma del ricordo, e Le manda i suoi ossequi sinceri e grati.<br />
Sono sempre qui in mezzo delle onde del mare, e perciò mi raccomando caldamente alle Sue<br />
preghiere. Merito però castigo più severo e debbo imparare a soffrire in pazienza e pace.<br />
Intanto, Monsignore mio, mi creda,<br />
48[48]AGS EB 01-04 (originale).<br />
49[49]Cfr. nota 27.
di V.E.<br />
um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino, Arciv.<br />
Eccellenza R.ma,<br />
21 - SCALABRINI A CORRIGAN50[50]<br />
Piacenza, 13 Aprile 1889<br />
Mi giunsero da New York varie lettere di italiani le quali contengono amare doglianze e anche<br />
minacce di tumulti, a motivo di non so quale capitale, che la Curia ecclesiastica, com’essi<br />
dicono, tiene in mano e che loro spetterebbe per la compera della Chiesa. Parlano altresì<br />
dell’intestazione legale della Chiesa stessa in modo che io poco arrivo a capirne.<br />
Di tutto questo non avrei fatto mai conto, se da una lettera direttami ora dal P. Felice non<br />
rilevassi che qualche cosa di grosso c’è per aria. Mi scrive infatti: “Sono molto impensierito<br />
all’idea che possa nascere qualche serio contrasto fra la colonia italiana e l’amatissimo nostro<br />
Arcivescovo e non può credere il dolore che sento del dispiacere, che ne potrebbe a lui<br />
derivare. Preghi Ecc., preghi tanto e faccia pregare”.<br />
Credo che siano timori esagerati. Ad ogni modo mi raccomando a lei, Mgre Veneratissimo.<br />
Vegga, ne la supplico, di trovar modo nella sua nota saviezza e carità, di aggiustare anche<br />
queste faccende, per modo che i desiderii degli italiani siano appagati. Ella che ha<br />
incominciato con tanto zelo e con tanto coraggio a sostenere i nostri poveri emigrati, deh!<br />
voglia continuare ad essere loro padre.<br />
Ben comprendo le difficoltà non lievi ch’ella dovrà incontrare nel governo di una Diocesi,<br />
dove le nazionalità sono tante e dove tante devono essere le gare, ma Dio non può mancare di<br />
compensarla della carità ch’ella avrà usato verso i più bisognosi de’ suoi figli.<br />
Spero che i miei Missionarii non avranno in nulla demeritato della sua benevolenza; tuttavia<br />
desidero me ne dia notizie.<br />
Gradisca i miei più affettuosi ossequii, mi raccomandi al Signore e mi creda,<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo e aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista Vescovo di Piacenza<br />
50[50]AGS EB 01-04 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
22 - CORRIGAN A SCALABRINI51[51]<br />
51[51]AGS EB 01-04 (originale). Nella lettera, il P. Felice è sempre Morelli e il P. Marcellino è Moroni.<br />
Newburgh, 8 Maggio 1889
Monsignore Veneratissimo.<br />
Mi giunse in buon tempo il foglio di V. E. de’ 13 Aprile, p.p.: ma sono stato così occupato a<br />
casa, e così di frequente fuori di città, come ora, in visita, che finora non potei risponderLe.<br />
La quistione de’ fondi già procurati per fabbricare una Chiesa italiana fu solamente quistione<br />
di locale, e non di principio. Il dubbio versava circa l’intenzione degli offerenti, e ci fu d’uopo<br />
sapere se loro avevano dato tal somma per fabbricar una Chiesa loro nel ricinto stesso della<br />
Parrocchia dove loro abitavano, oppure in qualunque altro sito, purché la Chiesa sarebbe<br />
italiana. Quando fu trovato che le offerte furono fatte al fine di stabilir una Chiesa in quei<br />
dintorni soltanto, e non precisamente in quella stessa parrocchia, io subito diedi l’ordine di<br />
trasferire i fondi al Padre Morelli: e ciò prima dell’arrivo della Sua lettera.<br />
Non occorre a dire che non fu mai la menoma idea di sequestrare tali fondi, molto meno di<br />
impadronirsene o di rubarli. Neppure occorre a dire che le minacce non mi fanno impressione<br />
di sorta.<br />
Ora mi permetta dirle due cose riservatamente. Prima è lo sbaglio innocentemente fatto da<br />
Padre Felice nel comprare la Chiesa attuale. Gli dissi che per parte d’un amico mio intrinseco,<br />
potrei acquistarla per scudi 63.000: e che egli non dovrebbe mostrar desiderio di averla.<br />
Disgraziatamente ebbe da fare con Giudei, e mostrò nel proposito avidità grande. Per<br />
conseguenza, questi Giudei non vollero vendere il terreno se non per Scudi 73.000, e così<br />
abbiamo perduto una somma maggiore de’ risparmi di tutti questi anni, più che questi fondi<br />
benedetti di cui si è stato tanto fracasso. P. Felice errò per semplicità cristiana, trattando con<br />
Giudei, e per mancanza di sperienza.<br />
Seconda cosa è più seria. Si sono piantati ora anche qui in America i semi di discordia fra i<br />
nativi di alta e di bassa Italia. Mi rincresce di dirLe pure in riserva che il nostro ottimo P.<br />
Marcellino sia cagione grandissima di ciò. Non mi cessò mai sparlando contro i Napolitani, e<br />
lodando sempre coloro dell’Alta Italia. Non Le significai finora, sperando che il male<br />
cesserebbe con lui. Quindi dal primo giorno pregai i Sacerdoti Suoi, per amor di Dio, di non<br />
mischiar mai questioni tali con la salvezza delle anime. Non li rimprovero: ma Domenica<br />
scorsa i poliziotti dovettero intervenire per conservare la pace nella Chiesa, nel tempo stesso<br />
del culto divino. Fu cosa mai veduta qui prima. I semi già piantati portano frutto amaro.<br />
Le Sorelle Salesiane52[52] non sono troppo contente, perché 1° non hanno casa decente; 2°<br />
non hanno salario fisso, ma solo la promessa che non mancheranno di nulla. Proverò di<br />
combinare le cose con P. Felice. Bisogna assegnare alle Suore almeno un’abitazione salubre,<br />
e abbastanza pulita e commoda. Di più, vorrei dar a loro una pensione fissa, come è costume<br />
di tutte le altre Sorelle in questa Diocesi. Ma ciò forse potrò combinare. Mi sembra meglio di<br />
seguire in queste materie il costume vigente del nuovo paese. Queste cose dico non per<br />
lagnarmi, ma solo per palesarLe lo stato attuale.<br />
E dopo ciò mi segno di V.E. R.ma<br />
Affezionatissimo nel Signore<br />
Michele Agostino Arciv.<br />
52[52]Sorelle Salesiane sono le Suore Missionarie del S. Cuore della Madre Cabrini, inizialmente conosciute anche come salesiane.
Eccellenza R.ma<br />
23 - CORRIGAN A SCALABRINI53[53]<br />
Newburgh, 8 Maggio 1889<br />
AvendoLe scritto oggi in grandissima fretta, mi sembra opportuno dirLe ancora due parole<br />
per spiegarmi meglio.<br />
1° Riguardo alle Salesiane, io mi opposi al progetto dell’Orfanotrofio italiano, come<br />
prematuro, ed avendo paura ben fondata di non riuscire a mantenerlo. Ma, senza aspettare la<br />
mia risposta in proposito, la Madre Superiora54[54] è venuta in America. Le esposi poi in<br />
persona tutte le difficoltà dell’impresa: ma siccome vi furono 5.000 scudi raccolti a tal fine, le<br />
diedi il permesso di cominciare a fare la prova, finché duri il denaro suddetto.<br />
Arrivate qui, le Sorelle ricevettero l’ospitalità nell’Asilo nostro presso la Cattedrale.<br />
Potrebbero stare lì finché P. Felice loro avrebbe procurato una dimora conveniente, che sperò<br />
di fare al 1° di Maggio, nella proprietà comprata di recente. Di fatti, mostrò alcune camere<br />
alla Madre, promettendole di pulirle e metterle in ordine per le Sorelle (5). Poi, divisò di<br />
affittare queste camere, e dare alle Suore due buchi, basse, sporche, ristrettissime, appena<br />
capaci per due persone invece di cinque. La Madre non volle assolutamente andarvi. Poi,<br />
promise di ceder a loro la casa dove sta egli stesso, almeno per due o tre mesi, finché possa<br />
fabbricare alcune stanze per loro. La Madre ha paura (vedendo le idee poco pratiche del<br />
Padre) che queste camere neppure saranno atte per le sue Religiose. I buchi, come li chiamò la<br />
Superiora, sono così bassi che P. Felice non poté entrare senza levar il cappello.<br />
Quando le Suore stanno tutto il giorno nella scuola, in aria cattiva, almeno la notte dovrebbero<br />
poter respirare aria salubre, e non stare in camere troppo piccole. Quindi dover mio sarà di<br />
provveder a ciò. Col tempo tutto andrà bene. Nel principio si deve aspettare delle difficoltà.<br />
Il Padre Felice sta ora dando una Missione a Paterson, venti miglia da Nuova York, nella mia<br />
antica Diocesi di Newark. Lo pregai di recarsi questa settimana anche a Saugerties, cento<br />
miglia lontano dalla città, in questa Diocesi dove si trovano pur molti italiani.<br />
2° Non so come sbrigarmi dalle difficoltà esistenti fra le diverse popolazioni meridionali e di<br />
alta Italia. Alcuni zelanti Sacerdoti che sarebbero “personae gratae” ai meridionali e che loro<br />
andrebbero in cerca, farebbero gran bene. So benissimo che la piaga sia antica; di molto<br />
anteriore al P. Marcellino: ma esso non cessò mai scrivendomi e parlandomi di questo<br />
soggetto. Prima di lui, P. Giulio, Francescano55[55] (napoletano) lavorò per undici anni fra<br />
gli italiani, con buon successo. I ragazzi andarono alle nostre scuole. I genitori vennero ai<br />
Sacramenti. Tutta questa popolazione quasi frequentò poi la Chiesa della Risurrezione. I<br />
53[53]AGS EB 01-04 (originale).<br />
54[54]La Madre Superiora, Francesca Saverio Cabrini, era arrivata a New York il 31 marzo 1889 sul SS. Bourgogne da Le Havre con le<br />
sue sei compagne dopo aver ricevuto il crocifisso di Missionarie in Codogno da Mons. <strong>Scalabrini</strong> il 19 marzo. L’orfanotrofio italiano,<br />
cominciato nella città di New York dalle Suore con il nome di Holy Angels Orphanage, fu trasferito dopo un anno a West Park, N.Y. Per il<br />
rapporto tra le Suore e i Missionari di Mons. <strong>Scalabrini</strong> a New York, cfr. Mario Francesconi, Giovanni Battista <strong>Scalabrini</strong>, Vescovo di<br />
Piacenza e degli emigrati (1839-1905), Roma, Città Nuova, 1985, pp. 1050-1067.<br />
55[55]Il P. Giulio Arcese, O.F.M. aveva cominciato ad organizzare servizi religiosi per gli italiani nella cripta della chiesa della<br />
Trasfigurazione dal 1878.
nuovi Missionari ebbero tutte le cose pronte alle loro mani. Ora le cose promettono bene per<br />
l’avvenire. Me ne rallegro, e sono sempre graditissimo a V.E. R.ma.<br />
Spero qualche giorno vederLa qui negli Stati Uniti.<br />
Sono contentissimo de’ Padri suoi. Hanno buono spirito: lavorano molto: solo manca loro la<br />
sperienza del paese; ma questa verrà ogni giorno. Le Sorelle poi saranno ausiliari efficaci.<br />
Le Pallottine giunsero pure da poco. Fanno la scuola al Carmine, dove si trovano circa 5.000<br />
Italiani.56[56]<br />
Vi sono anche moltissimi fra massoni italiani in città. Quanto mi rincrebbe nelle feste recenti<br />
di vederli a migliaia e migliaia!<br />
Commendandomi sempre alle Sue preghiere,<br />
Eccellenza R.ma,<br />
24 - CORRIGAN A SCALABRINI57[57]<br />
sono, Monsignore carissimo,<br />
um.mo dev.mo Servo suo<br />
Michele Agostino, Arcivescovo<br />
Roma, 2 Maggio 1890<br />
Come V.E. avrà già saputo, sto qui per fare la visita ad limina, e non vorrei tornare in patria<br />
senza fare la sua conoscenza personale, e parlare un po’ dei nostri emigrati.<br />
È probabile che debba rimanere in Roma tutto il mese che corre. Intanto mi permetta di darle<br />
quest’avviso di D. Carlo e di me; di professarmi sempre con sentimenti di viva gratitudine e<br />
di ossequio,<br />
25 - SCALABRINI A CORRIGAN58[58]<br />
Di V.E. dev.mo um.mo servo,<br />
Michele Agostino Arciv° di Nuova York<br />
Piacenza, 24 Giugno 1890<br />
56[56]La parrocchia di N. Signora del Monte Carmelo era stata fondata dai Padri Pallottini nel 1884 in East Harlem, Manhattan, dove già<br />
si stavano concentrando molti italiani.<br />
57[57]AGS EB 01-04 (originale).<br />
58[58]AGS EB 01-04 (fotocopia dell’originale in AANY).
Eccellenza Rev.ma,<br />
Da qualche tempo la mia salute lascia a desiderare non poco. Fino dai primi di questo mese<br />
avrei dovuto, per ordine del medico, recarmi altrove per intraprendere una cura, ma ho sempre<br />
differito nel vivo desiderio di veder qui di giorno in giorno Vostra Eccellenza. Ora un<br />
telegramma del Superiore di cotesto Seminario mi assicura che Ella si tratterrà in Roma<br />
ancora per qualche tempo. Debbo quindi, con mio grandissimo dispiacere, rinunziare<br />
all’onore di ospitarla qui in Piacenza, giacché il fermarmi più oltre mi sarebbe proprio nocivo.<br />
Partirò per le acque di Levico nel Trentino domani. Non potrebbe V.E. passare nel ritorno da<br />
quelle parti? Invece della linea Bologna-Piacenza, non avrebbe che di percorrere Bologna-<br />
Verona-Trento. Quanto mi chiamerei fortunato di poter riuscire in questo modo a far pago il<br />
mio desiderio di fare la sua personale conoscenza e di poterle esprimere a voce tutta la mia<br />
gratitudine e venerazione. Veramente è una pretesa la mia un po’ troppo ardita, capisco; ma<br />
ho pensato che alcuni giorni di quelle acque potrebbero giovare molto a lei e a D. Carlo,<br />
entrambi tanto affaticati. Venga, ottimo Mgr. Arcivescovo, venga.<br />
Gradisca intanto i miei più affettuosi augurii e mi creda,<br />
26 - CORRIGAN A SCALABRINI59[59]<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo servo e Confr°<br />
Gio. Battista Vesc° di Piacenza<br />
Roma, 27 Giugno 1890<br />
Quanto mi rincresce di sentire che la S.E. soffre, e che abbia aspettato sì lungo la mia visita a<br />
Piacenza! Per dir la verità, solo in questi ultimi giorni ho potuto formare un’idea della mia<br />
partenza da Roma. Son qui a mio mal grado. Un Sacerdote ribelle mi ha dato molta<br />
pena.60[60] Giunto a Roma il 1° Febbraio, subito diedi al Card. Simeoni una relazione breve<br />
stampata della vertenza con questo Sacerdote. Invece di scrivere a lui, niente fu fatto se non<br />
dopo il mio ritorno dalla Terra Santa. Giunsi in Roma il 10 Aprile. La Propaganda non gli<br />
scrisse in proposito se non il giorno 3 di Maggio, dandogli 35 giorni per sottomettersi, oppure<br />
per la sua difesa. Ricusò di fare qualunque atto di sottomissione. Allora prepararono la<br />
ponenza, che non fu distribuita se non Lunedì di questa settimana, e fino a quel tempo, io non<br />
seppi quando mi sarebbe possibile partire. Ora, la <strong>Congregazione</strong> Generale di Propaganda si<br />
terrà il giorno 30: dopo, bisognerà aspettare la decisione del Santo Padre, che si farà<br />
nell’Udienza di Domenica il 6 luglio. D. Carlo ed io partiamo il giorno seguente, e speriamo<br />
di arrivare a Levico il giorno 15. Ecco, Monsignor Carissimo, il nostro programma. Proprio,<br />
fino a questi ultimi giorni, tutto fu sì incerto, che non seppi determinare nulla: quindi non<br />
potei combinar niente intorno alla visita di Piacenza.<br />
Da Milano andiamo a Verona, da Verona a Trento.<br />
59[59]AGS EB 01-04 (originale).<br />
60[60]Si tratta del Rev. Dott. Edward Mc Glynn (1837-1900), parroco della Chiesa di S. Stefano in Manhattan, contrario alle scuole<br />
cattoliche e legato alle dottrine di Henry George sulla riforma delle tasse, che voleva l’abolizione della proprietà privata della terra.<br />
Scomunicato dal 1887 al 1892, fu poi da Mons. <strong>Corrigan</strong> rinominato parroco in Newburgh, N.Y., nel 1895.
Se V.E. mi favorirà col suo indirizzo a Levico, o qualche altra notizia utile nel caso, Le sarò<br />
grato: purché ciò non Le dia fastidio o incomodo.<br />
Il nostro D. Carlo è stato fatto Cameriere Segreto di S.S. - sta molto bene adesso di salute.<br />
Sperando di avere il bene di vederla fra poco, ed intanto augurandole un miglioramento di<br />
salute, e commendando pure me stesso, e le mie ansietà alla Sua rimembranza nelle preghiere,<br />
sono di V.E.<br />
um.mo dev.mo sempre servo<br />
Michele Agostino Arciv. di New York<br />
Caro e Venerato M.gre,<br />
27 - SCALABRINI A CORRIGAN61[61]<br />
Levico, 1 Luglio 1890<br />
Grandissima consolazione mi ha recato l’ultima sua, come quella che mi annunzia vicino il<br />
momento sospirato di fare la sua personale conoscenza.<br />
I motivi che l’hanno costretta a ritardare la sua venuta non mi meravigliano punto, perché<br />
conosco benissimo Roma.<br />
La mia salute cammina ora discretamente.<br />
Questo medico mi ordina di recarmi a Rabbi, stazione poco distante da Levico, ma più<br />
elevata. Vi andrò nella ventura settimana. Credo sarà meglio anche per V.E. e per D. Carlo.<br />
Là potremo stare almeno per qualche settimana in santa libertà e senza tanti fastidi.<br />
L’itinerario è il medesimo di prima: cioè Milano - Verona - Trento - S. Michele. Da S.<br />
Michele si arriva a Rabbi in vettura, che sarà pronta, se mi indicherà con telegramma la corsa<br />
del suo arrivo a S. Michele.<br />
I bauli sarà bene li porti con sé come bagaglio, pigliando la relativa bolletta fino ad Ala, che è<br />
il luogo di confine, dove sono visitati dai doganieri austriaci.<br />
Voglia, Monsignore, indicarmi al più presto quanto tempo a un di presso intende fermarsi a<br />
Rabbi per poter ordinare a tempo la stanza giacché sono molto ricercate. I progetti di ritorno a<br />
Piacenza li faremo insieme.<br />
Mi rallegro tanto tanto dell’onorificenza conferita al caro D. Carlo. A lui le mie<br />
congratulazioni più vive.<br />
L’abbraccio, Monsignore venerato, in osculo sancto, e raccomandandomi alle sue preghiere,<br />
mi raffermo con sentita riconoscenza<br />
61[61]AGS EB 01-04 (fotocopia originale in AANY).
Eccellenza Reverendissima<br />
28 - CORRIGAN A SCALABRINI62[62]<br />
di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo servo e confr.<br />
Gio. Battista Vescovo di Piacenza<br />
New York, 14 Novembre 1890<br />
Quando stava in Roma, scrissi una lettera al Direttore del “Catechista Cattolico”, pregandolo<br />
di inviarmi il mio conto. Finora non è giunto. Ora non mi ricordo né del numero degli<br />
esemplari, né del tempo esatto per cui devo pagare, e perciò Le mando ora una tratta di lire<br />
mille, pregandoLa di farla pervenire alle mani dovute, e poi di farmi sapere quanto più ci<br />
sarebbe da saldare<br />
Dopo un viaggio felicissimo ci siamo tornati a casa, Don Carlo ed io, il giorno 10 di<br />
settembre. Da quel giorno in poi, vi è stata sempre una serie di affari non vista mai: la Visita<br />
Pastorale, Cresime, e tante altre cose. Non ho dimenticato la promessa di scriverLe qualche<br />
cosa sul nostro modo di fare il Catechismo: ma finora, Monsignore mio, è stato impossibile<br />
trovar un solo momento di tempo libero.<br />
I Padri fanno bene. Ora vogliono comprare un sito nuovo e migliore per la seconda Chiesa, al<br />
prezzo di Lire 410.000. Le carte furono portate da me ieri pel mio consenso.<br />
Avrei molto a dirle: ma mi manca il tempo, essendo Visita Pastorale domani ancora, e molte<br />
lettere ancora da scrivere questa sera.<br />
Mi commendo dunque premurosamente alle Sue preghiere, e mi dichiaro di V.S. R.ma<br />
Eccellenza R.ma,<br />
29 - SCALABRINI A CORRIGAN63[63]<br />
Um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino, Arciv.<br />
Piacenza, 8 Dicembre 1890<br />
Grazie infinite di tutto. Il cuore non mi avrebbe permesso di lasciare partire i Missionarii<br />
senza inviarle una riga con la quale rinnovarle le espressioni dei mio reverente affetto. Ella,<br />
ottimo e Venerato Monsignore, vi sottintenda un volume di mille cose liete e graziose.<br />
62[62]AGS EB 01-04 (originale).<br />
63[63]AGS EB 01-04 (fotocopia dell’originale).
Il Padre Zaboglio latore di questa mia le esporrà il progetto di alcuni cambiamenti resi<br />
necessari pel buon andamento della nostra congregazione. Il P. Morelli, come Provinciale,<br />
deve visitare le case e stare assente gran parte dell’anno. Resterà in sua vece il P. Domenico<br />
Vicentini64[64], uno dei migliori Sacerdoti che io conosca, sebbene nasconda il tesoro de’<br />
suoi meriti colla sua modestia e colla più profonda umiltà.<br />
Allo stesso P. Zaboglio V.E. R.ma esporrà tutti i suoi desiderii, e i nuovi operai saranno<br />
sempre pronti ad ogni suo cenno.<br />
Ho ricevuto il vaglia di L. 1.000, non ho ancor potuto vedere il Direttore del Catechista, da<br />
qualche giorno assente, per saldare il debito suo, che dev’essere piccolissimo, se vi è. Che fare<br />
del rimanente della somma? Darlo alla Casa Madre dei Missionarii, che ne ha tanto bisogno,<br />
come generosa offerta di V.E. R.ma? Se non ricevo avviso di rimandarla, tengo di fare così.<br />
Uno scritto qualunque intorno al Catechismo, di V.E. ci sarà sempre prezioso. Ella, M.gre,<br />
scrive l’italiano assai bene. Tuttavia e solo per incoraggiarla, le prometto che rivedrò io il suo<br />
lavoro dal lato della lingua e così potrà stare tranquillo.<br />
Le brevi, troppo brevi ore passate coll’E.V. R.ma e col bravo D. Carlo, mi fecero un gran<br />
bene, e, a dirla con Dante,<br />
ancor da me non si partì il diletto.<br />
Voglia, Monsignore, gradire un piccolo dono, che le verrà presentato a nome mio dal P.<br />
Zaboglio, a corona delle feste del suo faustissimo giubileo.<br />
Il mio Segretario Can° Mangot65[65] vuole essere ricordato con gratitudine a Lei e al suo<br />
ottimo collega.<br />
Infine mi raccomando, Mons. Veneratissimo, alle sue preghiere, La abbraccio, in D.no e mi<br />
ripeto,<br />
Di V.E. R.ma<br />
Dev.mo Aff.mo amico e confr.<br />
Gio. Battista <strong>Scalabrini</strong> Vesc° di Piacenza<br />
Monsignore Carissimo,<br />
30 - CORRIGAN A SCALABRINI66[66]<br />
New York, 9 Gennaio 1891<br />
64[64]P. Domenico Vicentini nacque a Pescantina (Verona) il 16 luglio 1847. Fu missionario in Sudan. Entrato in seguito nella<br />
<strong>Congregazione</strong> di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1890 lavorò tra gli emigrati negli Stati Uniti e in Brasile e alla morte di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1905<br />
divenne primo Superiore Generale fino al 1919. Morì a Piacenza il 15 marzo 1927.<br />
65[65]Il canonico Camillo Mangot (1850-1945) del clero della diocesi di Piacenza, dal 1876 fu segretario fedele e capace di Mons.<br />
<strong>Scalabrini</strong> fino alla morte del Vescovo.<br />
66[66]AGS EB 01-05 (originale).
V.E. mi ricolma di gentilezza e di benefizi. Come potrò ringraziarLa delle due stole bellissime<br />
che mi ha inviato in regalo?<br />
I Missionari, grazie a Dio, sono giunti sani e salvi. Mi piace molto D. Domenico Vicentini.<br />
Gli altri, mi pare, vanno via.67[67]<br />
Vi sono qui molti Albanesi, come fare per loro? Mi dicono che non possono parlar o<br />
napoletano od inglese. Altronde la S.C. del Concilio, secondo l’ultima Circolare, esclude i<br />
Sacerdoti di “rito greco” in ogni caso. Sarebbe possibile ottenere alcuni Ligorini, o Gesuiti od<br />
altri Religiosi di quelle parti d’Italia, i quali potrebbero dare i Sacramenti a questa povera<br />
gente. Anche meglio, potrebbe V.E. procurare qualche buono Sacerdote Calabro che parla<br />
questi dialetti?<br />
Fra poco, debbo scrivere a V.E. con più agio. Ora sto occupatissimo, e non trovo neppur un<br />
sol momento libero.<br />
Intanto La ringrazio di nuovo. Ringrazio il Signore del bene fatto dai Missionarii, e dalle<br />
Suore.<br />
Mi commendo a V.E., al Canonico Mangot e a tutto il Clero del Seminario<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
31 - CORRIGAN A SCALABRINI68[68]<br />
Sono, Monsignore Carissimo,<br />
dev.mo um.mo Servo Suo<br />
Michele Agostino, Arciv<br />
New York 25 Febbraio 1891<br />
Profittando dei brevi momenti che le continue cure della vastissima Archidiocesi mi<br />
consentono, ho con speciale interesse letto la relazione del Primo Congresso<br />
Catechistico69[69] tenuto in Piacenza dietro l’iniziativa dell’Ecc.za V. R.ma. E mentre mi<br />
compiaccio assai nel vedere l’Episcopato ed il Sacerdozio italiano prendere tanta parte e tanto<br />
vivo interesse al Congresso, devo sommamente congratularmi coll’Ecc.za V. che ha saputo<br />
rendere alla sua cara Italia il servizio il più segnalato; poiché, colla sincerità di amico, devo<br />
confessare francamente che l’insegnamento del Catechismo in Italia è poco o nulla curato. E<br />
67[67]Erano i missionari della quarta spedizione fatta da Mons. <strong>Scalabrini</strong> il 10 dicembre 1890, i Padri Domenico Vicentini, che sarebbe<br />
rimasto a New York, Paolo Riva, Pietro Lotti e i fratelli Pietro Marinoni e Giovanni Depiazza. Ad essi si aggiungevano i Padri Domenico<br />
Mantese e Giuseppe Molinari che per ragioni di salute erano ritornati dal Brasile.<br />
68[68]Lettera pubblicata in Il Catechista Cattolico, periodico del comitato Permanente del Primo Congresso Catechistico, Anno XV,<br />
Nuova Serie, vol. I, (aprile 1891) pp. 199-204. Piacenza: Tipografia Vescovile Giuseppe Tedeschi, 1981.<br />
69[69]Il Primo Congresso Catechistico italiano fu tenuto a Piacenza sotto la presidenza effettiva di Mons. <strong>Scalabrini</strong> e quella onoraria del<br />
Cardinale Alfonso Capecelatro, vescovo di Capua, nel settembre 1889. Vi parteciparono circa 400 persone. Cfr. Atti del Congresso<br />
Catechistico. Piacenza, 1890. Per l’azione catechistica del vescovo di Piacenza, si veda : Francesconi, Giovanni Battista <strong>Scalabrini</strong>,<br />
Vescovo di Piacenza e degli emigrati. Roma: Città Nuova, 1985, pp. 189-256.
devo far ragione all’Eccmo Mons. Vescovo Bonomelli,70[70] il quale nel suo bellissimo<br />
discorso conclusionale afferma una verità dolorosa per un cattolico, dolorosissima per un<br />
Pastore. Egli dice: «percorrendo tutte le diocesi dell’Italia nostra, quante migliaia di fanciulli e<br />
di fanciulle interrogati non saprebbero fare debitamente il segno della Croce né recitare il<br />
Pater né rispondere una parola intorno a Dio e a Gesù Cristo.» (Pagina 231, atti Primo Congr.<br />
Catech.)<br />
Eccellenza, (me lo permetta) la sconfortante parola di Mons. Bonomelli pur troppo è vera<br />
nella sua triste realtà. In New-York più volte ne ebbi le prove, e non sapevo rendermi ragione<br />
come in Italia, in cui non ha a lamentarsi la scarsezza di sacerdoti, abbia a riscontrarsi tanta<br />
ignoranza nei figliuoli del popolo. Gl’italiani che lasciano la patria e traversano l’Atlantico<br />
per venire tra noi a cercar lavoro e pane, rivelano tale e tanta ignoranza nelle verità più<br />
elementari della Religione da recar meraviglia anche ai nostri nemici. Spesso accade che<br />
allorquando si presentano per celebrare il matrimonio il parroco è posto in imbarazzo non<br />
lieve, perché li trova digiuni del tutto delle verità cristiane. Faccia Iddio che l’opera sì<br />
felicemente iniziata dall’Eccellenza Vostra, benedetta ed incoraggiata dal S. Padre, presieduta<br />
dall’insigne Porporato Alfonso Capecelatro, abbracciata dall’Episcopato, coadiuvata da<br />
zelanti e pii sacerdoti, abbia a dare all’Italia frutti ubertosi di pietà e di religione. D’altronde<br />
nutro ferma fiducia che impresa di tal fatta non potrà mancare al suo ideale, poiché più che in<br />
altri casi, qui possiamo a buon diritto applicare il motto della sapienza popolare volere è<br />
potere, come egregiamente affermò Mons. Tonietti Vescovo di Massa (Pag. 125) e sotto altra<br />
forma espresse Mons. Bonomelli: a chi vuole fortemente tutto è possibile, e Dio è con lui.<br />
(Pag. 226).<br />
Non ardisco far parola degli argomenti proposti e trattati con tanta serietà, con tanto studio dai<br />
Relatori e dall’intero Congresso; peraltro mi è caro osservare in generale che negli atti del<br />
primo Congresso catechistico di Piacenza ciascun parroco potrebbe prendere qualche cosa per<br />
sé, e farne tesoro per la sua parrocchia: non è da tutti saper trovare dei mezzi, delle industrie<br />
per guadagnarsi l’affetto dei fanciulli, per attirare gli adulti al Catechismo e per ben prepararli<br />
alla prima Comunione: la relazione del Congresso raccoglie in sé tutte quelle arti, quelle<br />
industrie che la pietà di sacerdote zelante adoperò a bene dei fedeli, e che una felice<br />
esperienza sanzionò. Laonde l’avere, a dir così, quasi delineate mille vie per la diffusione e<br />
pel rinnovamento dell’insegnamento catechistico, è già un gran vantaggio che il Congresso ha<br />
reso all’Italia.<br />
Scendendo poi al particolare, quello che più d’ogni altro merita considerazione si è il secondo<br />
argomento, in cui si tratta del Catechismo pei giovani studenti; questo punto è forse il più<br />
importante sia per le difficoltà che s’incontrano nell’attuazione, sia perché diretto a quel ceto<br />
di fedeli, che un giorno prenderanno parte principale alla vita sociale e politica. Su questo<br />
riguardo ammiro le proposte del Relatore Prof. Martinoli, e dell’Oratore Giuseppe Alessi di<br />
Acireale, però non sono alieno dall’idea dell’Ecc.mo Mons. Miotti, il quale (per servirmi delle<br />
sue parole) invitato a portare nel Congresso il frutto della sua lunga esperienza intorno al<br />
modo di promuovere l’insegnamento del Catechismo, afferma che è pur bello discutere quale<br />
sia il metodo più facile e più adatto per imprimere nella mente dei fanciulli e della gioventù le<br />
massime dell’evangelo; «ma più che delle discussioni e delle molteplici teorie... amerei ci<br />
pigliassimo cura a procacciarci degli Apostoli intelligenti, pazienti, inspirati da zelo ardente<br />
70[70]Mons. Geremia Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona, fu grande amico di Mons. <strong>Scalabrini</strong> e una delle figure più<br />
significative della Chiesa del suo tempo. Cfr. <strong>Carteggio</strong> <strong>Scalabrini</strong>-Bonomelli (1868-1905), a cura di C. Marcora, introduzione di F. Fonzi,<br />
Roma, Ed. Studium, 1983.
per l’istruzione della gioventù. Io non domando buoni Catechismi, ma buoni Catechisti.»<br />
(Pag. 123).<br />
Le parole di Mons. Miotti salutate con entusiasmo dall’intero Congresso, furono raccolte<br />
dall’Ecc.mo Mons. Bonomelli, il quale nel suo bellissimo discorso le riassume, le svolge, e<br />
determina pur anco il carattere indispensabile di un buon Catechista: «Una cosa sola, (Egli<br />
dice) e questa è bastevole: la Carità di Gesù Cristo... È la Carità che guadagna i cuori...<br />
Giovanni Bosco e Lodovico da Casoria... che miracoli non fecero?... Essi erano ricchi di una<br />
sola cosa, della carità di Gesù Cristo. Date all’Italia venti, trenta uomini come Bosco e<br />
Lodovico da Casoria, ed essi le daranno la leva, rinnoveranno la gioventù. (Pag. 234)»<br />
In queste parole si vede la luce, si sente la forza di una verità che s’impone e che spinge ad<br />
abbracciarla. Come il Primo Congresso Catechistico di Piacenza ha accolto con vivi applausi<br />
il pensiero di Mons. Miotti, così anche io l’accetto per farne tesoro a pro della mia<br />
Archidiocesi.<br />
E qui colto l’occasione di presentare all’Ecc.za Vostra il metodo vigente nella mia<br />
Archidiocesi, e può dirsi negli Stati Uniti dell’America Settentrionale riguardo<br />
all’Insegnamento Catechistico: però con questo non intendo dire (mi servirò dell’espressione<br />
dell’Ecc.mo Mons. Cocchia) - Ecco il sistema di America, applicatelo all’Italia (Pag. 243), -<br />
Ma solamente soddisfare all’Ecc.za Vostra la quale mi ha manifestato il desiderio di<br />
conoscere come si diffonda e prosperi l’insegnamento catechistico nella mia Archidiocesi.<br />
Per ciò che riguarda l’educazione dei fanciulli sino all’età di circa 16 anni, tutto è affidato alla<br />
scuola cattolica: a questo proposito è bene conosca che nella mia Archidiocesi, ogni missione<br />
o parroco ha una scuola alla quale intervengono i figliuoli e le figliuole dei parrocchiani: ai<br />
primi ordinariamente insegnano i Religiosi, alle seconde le Religiose, sempre però<br />
dipendentemente dal Parroco, il quale almeno una volta alla settimana deve visitare le diverse<br />
classi, e deve fare del tutto a che la sua scuola non sia inferiore alla scuola del Governo, acciò<br />
non si dia motivo ai cattolici di disertare dalla scuola parrocchiale perché insufficiente per<br />
l’educazione dei figliuoli. Naturalmente nella scuola l’insegnamento del Catechismo occupa<br />
un posto importante: ogni giorno immancabilmente vi è la lezione catechistica: e perché<br />
questi ordinamenti siano scrupolosamente osservati, è costituito un sacerdote il quale non ha<br />
altro incarico che invigilare sull’insegnamento del Catechismo.<br />
Credo che l’esistenza della scuola parrocchiale non solamente sia utile, ma necessaria: e<br />
perciò insisto continuamente perché si migliorino le esistenti, e siano istituite ove sino ad ora<br />
non esistono: e qui fa a capello quanto riferisce il P. Savarè Somasco (Pag. 285) che cioè: - un<br />
Concilio Provinciale di America dispone che quando il Missionario avesse mezzi per<br />
fabbricare solo o chiesa o scuola, lasci la chiesa e nella scuola erga l’altare. - L’importanza<br />
e la necessità della scuola per l’educazione cristiana non può sfuggire ad alcuno: le idee, le<br />
verità che, a dir così si succhiano col latte, restano più potentemente impresse nei giovinetti: e<br />
non vi è età più acconcia, più atta ad educare il cuore alle verità dell’Evangelo, quanto quella<br />
della puerizia e della adolescenza. Questo mio opinamento, o meglio sistema, ha non pochi<br />
contraddittori: però l’esperienza, che in tale materia è la maestra unica ed infallibile, mi<br />
conferma nella mia idea; ed il dispiacere (se pure esiste) di essere contraddetto, è compensato<br />
a mille doppi da felici risultati.<br />
Per altro è mestieri notare che l’istituzione delle scuole parrocchiali non è mia creazione,<br />
sibbene è prescritta dal concilio Provinciale IV di New-York nel cap. III art. 1.: ed è
solennemente confermata nel Concilio Plenario Baltimorese III al tit. VI n. 199.71[71] E<br />
perciò nel Sinodo Diocesano da me celebrato nel 1886, in conformità alla volontà espressa del<br />
santo Padre, si prescrive a ciascun parroco l’erezione della scuola, riservando all’Ordinario<br />
pro tempore giudicare sulla impossibilità di aprirla e sostenerne le spese.<br />
Con questo sistema è ben tutelato l’insegnamento catechistico sino alla età di anni 16: ma<br />
perché in seguito non fossero i giovani abbandonati a se stessi, ed al capriccio delle passioni,<br />
che in tale età meno accorta e più fervida, sogliono dominare e facilmente pervertire il cuore,<br />
nel Concilio Provinciale IV di New-York si è provveduto assai convenientemente. - Secondo<br />
le prescrizioni del Tridentino il Parroco deve in ciascuna Domenica annunziare al popolo la<br />
parola di Dio: questa disposizione non si credé sufficiente per l’America: poiché tutti coloro<br />
che per varii motivi non possono assistere alla messa parrocchiale o solenne, rimarrebbero per<br />
sempre privi della parola di Dio. Ad evitare tale inconveniente i Concilio Provinciale testé<br />
citato dispose, che. oltre quanto è prescritto nel Tridentino, in ogni chiesa, in ciascuna messa,<br />
nelle Domeniche il parroco od altri dal medesimo designato debba tenere al popolo un breve<br />
discorso istruttivo sulle verità della vede, previa la lettura in lingua vernacola dell’Evangelo<br />
del giorno: in tal modo tutt’i fedeli in ogni Domenica assistono ad una istruzione, la quale,<br />
benché breve, pure è non poco vantaggiosa, perché rinnova alla mente quelle verità cristiane,<br />
che formano la norma della onestà, e sono incitamento alla virtù. Sicché nella sola città di<br />
New-York, oltre la predicazione che ha luogo in certe epoche determinate, in ciascuna<br />
Domenica posso calcolare ben 400 discorsi catechistici nelle ottanta e più chiese ivi esistenti.<br />
Questo ordinamento indotto dal Concilio Provinciale di New-York fu abbracciato dal<br />
Concilio Plenario Baltimorese III, che lo impose a tutta l’America Settentrionale senza<br />
restrizione di sorta.<br />
Né si opponga che in tal maniera non è sufficientemente provveduto all’educazione cristiana<br />
dei giovani studenti: è questa una ragione di più per dire che il sistema di America non può<br />
attuarsi in Italia: i giovani cattolici studenti americani hanno un ideale ben differente dagli<br />
italiani: l’Università non è un titolo per essere lontano dal tempio, non è una scuola che fa<br />
dimenticare Iddio, ma è una ragione di più per adempiere i doveri religiosi. Forse ciò dipende<br />
dal carattere americano od anche dai genitori, i quali non tollerano che i figliuoli, ancorché<br />
giovani, siano lontani dalla chiesa: la voce del genitore nella famiglia vale quasi quanto quella<br />
del Sacerdote nella Chiesa. Il cattolico in America immancabilmente ogni Domenica assiste<br />
alla messa, visita la chiesa: né fa d’uopo usare arte od industrie per chiamarlo al tempio: è la<br />
coscienza dei proprii doveri.<br />
A dare un’idea completa dell’Insegnamento Catechistico nella mia Archidiocesi, sarebbe<br />
necessario esporre la cooperazione del Clero a tale insegnamento, ed anche come si preparino<br />
i giovinetti alla Prima Comunione. Però su questo punto mi riservo parlare in altra<br />
circostanza: ed in tal modo mentre a me è dato più largo tempo a scrivere, mi sarà data ancora<br />
altra occasione di rinnovare la nostra sincera amicizia. Gradisca intanto i sentimenti della mia<br />
profonda stima e della mia gratitudine, ed augurando alla sua cara patria l’attuazione dei voti<br />
fatti nel primo Congresso catechistico, ho l’onore raffermarmi<br />
Della Eccellenza Vostra Rev.ma Ill.ma<br />
71[71]Cfr. Peter Guilday, A History of the Councils of Baltimore (1791-1884). New York: MacMillan, 1932.<br />
Umil.mo Servo<br />
Michele Agostino<br />
Arcivescovo di New-York
Eccellenza R.ma,<br />
32 - SCALABRINI A CORRIGAN72[72]<br />
Piacenza, 18 Marzo 1891<br />
Latore della presente è il P. Pietro Bandini73[73] che viene ad accompagnare le Suore di S.<br />
Anna destinate alla direzione dell’Ospedale C.C..74[74] Veggo che l’opera è combattuta, è<br />
segno dunque che Dio la vuole, ed io spero che i Missionari, aiutati, come sempre, da V.E.<br />
R.ma, riusciranno.<br />
Ho ricevuto il suo bellissimo lavoro sul Catechismo. Verrà stampato sul fascicolo del mese<br />
p.v..75[75] In Italia resteranno sorpresi di vedere l’Arciv° di New York scrivere bene come e<br />
più di un italiano istruito. Bravo, bravissimo, M.gre; le mie più sincere congratulazioni.<br />
A Roma, ove mi recai in Gennaio, si parlò molto di Lei, e con la più viva allegrezza, compresi<br />
che laggiù la stimano, l’amano e ne sanno apprezzare il grande merito e lo zelo apostolico.<br />
L’abbraccio in D.no; preghi per me e mi raffermo<br />
P.S. Saluti affettuosi a D. Carlo.<br />
Eccellenza R.ma,<br />
33 - CORRIGAN A SCALABRINI76[76]<br />
Di V.E. R.ma aff.mo confr. e amico<br />
Gio. Battista V° di Piacenza<br />
New York, 3 Aprile 1891<br />
Il Rev. P. Pietro Bandini il lunedì dopo Pasqua mi consegnava una lettera dell’Eccellenza V.<br />
R.ma: ed in tale circostanza ebbi il piacere di vedere le Suore di S. Anna col P. Zaboglio:<br />
72[72]AGS EB 01-05 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
73[73]Padre Pietro Bandini, nato a Forlì nel 1852, entrò nella Società di Gesù e raggiunse le missioni del Nordovest degli Stati Uniti nel<br />
1882 tra gli Indiani Crow e Cheyennes. Ritornato in Europa nel 1889, lasciò la Società, si aggregò alla <strong>Congregazione</strong> di Mons.<br />
<strong>Scalabrini</strong> e, nel 1891, ritornò a New York dove stabilì la Società Italiana di S. Raffaele per assistere gli emigrati che arrivavano a quel<br />
porto e aprì una cappella che divenne in seguito la parrocchia di N.S. di Pompei. Nel 1894 lasciò la <strong>Congregazione</strong> di <strong>Scalabrini</strong>ana e<br />
andò a fondare la colonia agricola di Tontitown, Arkansas, dove rimase come parroco fino alla morte, il primo gennaio 1917.<br />
74[74]Cinque suore di Sant’Anna, cfr. nota 36, agli inizi di aprile 1891 erano all’opera nel piccolo ospedale italiano alla 109ma. strada di<br />
Manhattan, Cristoforo Colombo, iniziato da P. Morelli. Le difficoltà economiche e la regola delle Suore che proibiva loro di questuare<br />
portarono alla loro sostituzione con quelle della Madre Cabrini ed esse ritornarono in Italia nel luglio dello stesso anno. Le stesse<br />
difficoltà economiche ed i contrasti tra Madre Cabrini e P. Morelli portarono al fallimento dell’ospedale e, all’inizio di uno nuovo<br />
nell’ottobre 1892 da parte della Cabrini, il Columbus Hospital, che si sarebbe sviluppato in maniera imponente.<br />
75[75]Cfr. nota 75.<br />
76[76]AGS EB 01-05 (originale).
soddisfattissimo dell’opera dei PP. Piacentini io devo proteggere e promuovere le loro opere,<br />
e dalla mia parte farò quanto posso pel vantaggio della colonia italiana.<br />
La ringrazio delle congratulazioni che mi fa riguardo alla relazione dell’insegnamento<br />
catechistico: e dell’onore che mi concede pubblicandolo sul Suo periodico: quando riceverò il<br />
fascicolo allora terrò la promessa di inviare il secondo articolo, ossia il compimento del<br />
primo. La riverisco ed abbracciandola mi raffermo<br />
Monsignore Veneratissimo<br />
34 - CORRIGAN A SCALABRINI77[77]<br />
Di V.E. R.ma<br />
Aff.mo Amico<br />
New York s.d.<br />
Tanti ringraziamenti della Sua gentilissima lettera. Si sa ch’io non potei mai scrivere l’articolo<br />
sul Catechismo, che è stato scritto dal mio ottimo segretario italiano Don Gherardo<br />
Ferrante.78[78]<br />
La ringrazio pure delle espressioni benevoli usate verso di me dai Superiori a Roma, delle<br />
quali non sono degno. Infatti, i Superiori personalmente, sono stati sempre troppo benigni in<br />
mio riguardo, soltanto mi lagnai altre volte che fossero più savii di me, e non vollero spingere<br />
le cose contro i nemici della Chiesa in questa diocesi, contro alcuni ribelli, tanto Chierici<br />
quanto laici. Ora, grazie a Dio, le cose vanno benino. Spero molto dall’enciclica del S. Padre<br />
riguardo agli errori sociali.79[79]<br />
Intanto mi commendo sempre alle Sue preghiere<br />
Eccellenza Rev.ma<br />
77[77]AGS EB 01-05 (originale).<br />
35 - CORRIGAN A SCALABRINI80[80]<br />
Mons. M.A. <strong>Corrigan</strong><br />
New York 10 Maggio 1891<br />
78[78]Mons. Gherardo Ferrante (1853-1921) nato ed ordinato sacerdote a Frosinone, fu invitato a New York da Mons. <strong>Corrigan</strong>, che<br />
aveva conosciuto a Roma nel 1894 e ivi lavorò per gli arcivescovi di questa città, <strong>Corrigan</strong>, John Farley e Patrick Hayes, a tradurre<br />
documenti da e in italiano e come liaison tra la Diocesi e il clero italiano. Fu pure amministratore dei beni di varie comunità di suore tra<br />
cui le Pallottine, che gli misero a disposizione una loro casa a New Jersey negli ultimi anni di vita.<br />
79[79]L’enciclica di Leone XIII sulla questione sociale è la Rerum Novarum pubblicata il 15 maggio 1891.<br />
80[80]Lettera pubblicata in Il Catechista Cattolico, Periodico del Comitato Permanente del Primo Congresso Catechistico, Anno XV,<br />
Nuova Serie, vol. III, (15 giugno, 1891), 331-334. Piacenza: Tipografia Vescovile Giuseppe Tedeschi, 1891.
Nel periodico Il Catechista Cattolico, 15 aprile 91, l’Ecc.za V. pubblica una mia lettera<br />
relativa la Congresso Catechistico di Piacenza ed all’insegnamento della Dottrina Cristiana<br />
nell’Archidiocesi di New-York.81[81]Con tale atto l’Ecc.za V. volle onorarmi e credo volle<br />
forse obbligarmi a scrivere una seconda lettera sulla cooperazione del Clero<br />
nell’insegnamento catechistico: la ringrazio dell’onore che mi fece, e tengo ben volentieri la<br />
promessa di compiere la mia relazione: però mi auguro che il ceto colto d’Italia ne la mandi<br />
buona, e non guardi tanto pel sottile al mio lavoretto.<br />
In America il Clero ha gravissime obbligazioni col popolo cattolico: nelle nostre regioni la<br />
Chiesa è povera a mo’ dei tempi Apostolici: non si conosce l’idea di beneficio ecclesiastico<br />
secondo il concetto dei sacri canoni: e forse da alcuni non si vagheggia l’epoca in cui andrà a<br />
introdursi tale disciplina. Alle generose largizioni del popolo è affidata l’onesta sostentazione<br />
del Clero; al cuore del popolo l’opera della carità; al sentimento del popolo è affidata la<br />
scuola: tutto in una parola dipende dalla coscienza dell’uomo cattolicamente educato. Donde<br />
ne consegue che il popolo giustamente ha delle esigenze non comuni, e vuole che il Clero<br />
faccia il suo possibile per corrispondere a tanta generosità, e nulla lasci a desiderare sia per<br />
ciò che riguarda il culto, sia per ciò che si attiene al sacro ministero.<br />
Di qui è ben facile comprendere quanto sia difficile in America la posizione di un sacerdote<br />
sul quale pesa anche il solo sospetto di qualche fallo: il popolo non si rassegna tanto<br />
facilmente ad accordargli fiducia; e quando questa viene a mancare, manca tutto.<br />
E tra le molte esigenze del popolo cattolico in America, principalissima è quella che riguarda<br />
l’educazione dei figliuoli nei rudimenti della dottrina cristiana: ed il Clero per corrispondere<br />
al buon volere e alla legittima esigenza dei genitori, fa del suo meglio a ché l’istruzione<br />
catechistica sia impartita ai giovanetti con tanta cura ed ampiezza che maggiore sarebbe<br />
impossibile desiderare.<br />
Oltre il sacerdote stabilito a bella posta per sorvegliare le scuole parrocchiali e specialmente<br />
ciò che si attiene all’insegnamento catechistico (come già esposi nell’altra mia), oltre il<br />
Rettore della rispettiva parrocchia, che due o tre volte la settimana visita le scuole per<br />
esaminare i giovanetti sulle verità della fede, è disposto ancora che in ciascuna Domenica gli<br />
alunni e le alunne partano dalla scuola due per due in ordine, accompagnati dai relativi<br />
insegnanti e si rechino alla Chiesa per assistere alla Messa: indi tornino regolarmente in<br />
iscuola, ove il Rettore od altro Sacerdote all’uopo delegato, dà loro una lezione di catechismo<br />
più ampia e più elevata.<br />
Gli alunni giunti all’età di dodici anni, secondo la consuetudine vigente nell’Archidiocesi, si<br />
dispongono per essere ammessi alla prima Comunione. A tale effetto un Sacerdote per tre<br />
mesi continui è destinato a prepararli: tre volte in ciascuna settimana per due ore continue<br />
gl’istruisce, gli esamina e non si ammette alla prima Comunione chi non sa a memoria tutto il<br />
Catechismo approvato nell’Archidiocesi. A dir vero in questo punto si ha una certa severità,<br />
appunto perché gli alunni abbiano uno stimolo maggiore ad imparare la Dottrina Cristiana:<br />
poiché sarebbe gravissimo disonore il non essere ammesso alla prima Comunione, raggiunta<br />
l’età stabilita dalla consuetudine locale.<br />
In questi giorni ebbi il piacere di assistere alla prima Comunione e di conferire la Cresima agli<br />
alunni ed alle alunne appartenenti alla parrocchia della Cattedrale. So che in Italia il giorno<br />
della prima Comunione è qualche cosa di solenne, di commovente: ma anche in America, in<br />
81[81]Cfr. nota 63.
queste regioni di Missioni, la prima Comunione forma la più tenera della cerimonie, il ricordo<br />
più solenne delle famiglie cattoliche: ardisco presentarne all’Ecc.za V. un abbozzo perché sia<br />
informata anche su tale riguardo.<br />
Il dì 9 Maggio alle otto del mattino dalla scuola parrocchiale uscivano duecento alunni ed<br />
altrettante alunne che preceduti da circa quaranta bambini vestiti di bianco, con stendardi, con<br />
fiori si recavano processionalmente alla Cattedrale con esempio di rara modestia. I giovinetti<br />
in abito nero uniforme, con una sciarpa di seta rossa a tracolla che fermata con un nodo al<br />
fianco destro discendeva riccamente sino al ginocchio; le giovinette in vesti bianche, candide,<br />
con un ricco velo bianco che discendeva sino a terra formavano uno spettacolo<br />
commoventissimo; lungo le vie tutti si affollavano per ammirare in essi ciò ch’è la creatura<br />
quando è vicina a Dio. Buona parte dei passeggieri attratti da quella vista, li seguivano nel<br />
tempio per assistere alla tenera cerimonia e per partecipare alle pure gioie che solo la<br />
Religione Cattolica può ispirare al cuore umano. Forse non pochi protestanti in quel momento<br />
avranno veduta più bella, più luminosa la fede ed avranno gustato le dolcezze del<br />
Cristianesimo nel tempio cattolico.<br />
Però quello che più mi sembra notevole in tale circostanza è il concetto, il grave interesse che<br />
sente ciascuna famiglia la quale in quel giorno ha un figliuolo o una figliuola alla prima<br />
comunione: fin dal dì in cui le viene partecipata l’ammissione del figliuolo alla prima<br />
Comunione, si sente altamente onorata, e si fa un dovere ringraziare il Rettore od altri. Quindi<br />
si dà pensiero perché in quel giorno tutto vada regolarmente; sia perché nulla manchi al<br />
figliuolo, sia perché è giorno di rimembranza solenne nella famiglia. Tutti devono assistere<br />
alla bella cerimonia nella Chiesa, e si godono ammirare la pietà, la modestia della figliuola<br />
che per la prima volta si accosta a ricevere il gran Sacramento. Quel giorno è giorno di fiori, è<br />
giorno di festa, ed alle volte è il giorno in cui la pietà del figliuolo risuscita in seno alla<br />
famiglia il sentimento della Religione, della virtù. E perché nella famiglia resti perenne la<br />
memoria dolcissima di tal giorno, ciascuno degli ammessi alla prima Comunione nelle ore<br />
pom. torna nella Chiesa per indossare lo scapolare del Carmelo, e poscia va a posare in un<br />
stabilimento fotografico, per poter conservare nell’album della famiglia il suo ritratto, e,<br />
addivenuto adulto, ricordare il giorno della prima Comunione. Questo sentimento che io<br />
sempre notai attentamente nelle famiglie cristiane ha un’importanza gravissima ed un risultato<br />
ottimo: poiché non solamente rivela la vitalità della fede cattolica, ma ancora opera<br />
efficacemente sul cuore del giovinetto, insinuandogli pensieri altissimi di riverenza, di amore<br />
verso il Sagramento.<br />
Chiudo queste notizie significando all’Ecc.V. che in questi giorni dovrò porre due prime<br />
pietre: cioè del Seminario di New-York, e della nuova Chiesa Italiana iniziata per opera dei<br />
Missionari Piacentini;82[82]quella riguarda gli Americani; questa la sua carissima Italia, e<br />
principalmente l’Ecc. Vostra. Faccia Iddio che l’opera dei suoi figli arrechi il frutto<br />
desiderato.<br />
Rinnovando all’Ecc. Vostra i sentimenti della mia sincera amicizia, ho il piacere di<br />
raffermarmi<br />
Dell’Ecc.V. Rev.ma Ill.ma<br />
Mons. <strong>Scalabrini</strong><br />
Vescovo di Piacenza<br />
82[82]Il 27 settembre 1891 fu aperta al culto la cripta (basement) di una chiesa per gli italiani dedicata al Preziossimo Sangue in Baxter<br />
Street, nella parte bassa di Mahattan.
R. Signore,<br />
36 - CIRCOLARE DI CORRIGAN83[83]<br />
Aff.mo Dev.mo Servo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv. di Nuova York<br />
10 Luglio 1891<br />
La continua e sempre crescente emigrazione Italiana nell’America Settentrionale, già da gran<br />
tempo esigeva serii provvedimenti da parte di coloro cui più che la speculazione è a cuore il<br />
benessere spirituale e materiale dei poveri emigranti. Fatti pur troppo dolorosi ebbero a<br />
lamentarsi a causa della scaltrezza di taluni che fecero buon mercato della credulità e talvolta<br />
della necessità dei poveri emigranti.<br />
Tale stato di cose, alieno dai sentimenti di onestà e contrario alle esigenze dei tempi, doveva<br />
cessare: dietro iniziativa dei Padri delle Missioni per gli Emigrati italiani, in questi giorni con<br />
atto solenne si è costituita giuridicamente la Società di S. Raffaele per gl’Italiani,<br />
uniformandosi nello spirito e nello scopo a quella che già da gran tempo esiste nella nostra<br />
città a beneficio della emigrazione irlandese e tedesca.<br />
Un’opera cui è affidato il benessere e l’avvenire della colonia italiana, esige il Nostro favore e<br />
la Nostra protezione, sia perché Pastore di questa Archidiocesi dobbiamo aver cura<br />
indistintamente di tutti, sia perché fummo onorati di assumere la Presidenza attiva di tale<br />
Società. Perciò mentre Noi portiamo a conoscenza della Sig.a V.a R.a tale istituzione, ci<br />
facciamo un dovere d’invocare la sua cooperazione, e di pregarla perché nella prossima<br />
Domenica si compiaccia annunciarla al popolo, impegnando la sua autorevole parola, acciò<br />
gl’italiani alle sue cure affidati sappiano valutarne l’importanza e concorrano a sostenere<br />
un’opera eminentemente caritatevole.<br />
E perché la Sig.a V.a R.a possa in proposito agire conformemente agli Statuti di tale Società,<br />
le significhiamo che i soci sono classificati in due Sezioni: cioè soci attivi e soci cooperatori:<br />
i primi devono tre dollari annui, o dollari 25 per una sola volta: gli altri 25 centesimi annui. In<br />
tal modo anche il poveretto può concorrere col suo obolo all’esistenza della Società.<br />
Ci riserbiamo d’inviare alla Sig.a V.a R.a un esemplare degli Statuti perché ne prenda esatta<br />
conoscenza, e di più un numero di foglietti da distribuire agli Italiani, all’effetto di diffondere<br />
più che sia possibile tali notizie. Le iscrizioni possono riceversi o dalla Sig.a V.a R.a o anche<br />
presso l’Ufficio della Società, Broadway N.7, dal Rev. P. Bandini.<br />
Sicuri che la Sig.a V.a R.a vorrà benignarsi dare esecuzione a questa Nostra volontà, le<br />
impartiamo la Pastorale Benedizione.<br />
New York, dalla Nostra Residenza Arcivescovile 10 Luglio 1891<br />
83[83]AGS EB 01-05 (originale a stampa). Non pare che con la circolare sulla Società S. Raffaele del 10 luglio 1891 ci fosse<br />
una lettera di accompagnamento di Mons. <strong>Corrigan</strong>. Di questa circolare al clero della archidiocesi di New York, Mons. <strong>Corrigan</strong><br />
inviò copia a Mons. <strong>Scalabrini</strong>.
Eccellenza Rev.ma e Car.ma<br />
37 - SCALABRINI A CORRIGAN84[84]<br />
M. Agostino<br />
Arcivescovo di New York<br />
Piacenza, 10 Agosto 1891<br />
Ritornato ora dalla Visita Pastorale, trovo qui la bella Lettera Circolare che Vostra Eccellenza<br />
ha con provvido pensiero indirizzata ai parrochi della sua Archidiocesi intorno alla nuova<br />
Società S. Raffaele.<br />
È un atto che onora oltre ogni dire l’Eccellenza Vostra e che sarà, non ne dubito, fecondo di<br />
immensi vantaggi per coteste colonie italiane.<br />
Me ne congratulo seco Lei tanto tanto, Monsignore Carissimo, e ne La ringrazio quanto so e<br />
posso a nome anche de’ miei Missionarii, i quali sempre più si rallegrano di aver trovato in<br />
Lei un vero Padre e da Lei, dopo Dio, riconoscono quel po’ di bene che fanno.<br />
La ringrazio altresì della gentil.ma Sua dei 10 luglio p.p.85[85]<br />
A dirle il vero, l’affare dell’Ospedale mi ha sempre impensierito, ma ho creduto sempre che<br />
tutto si facesse sempre col consenso e sotto la dipendenza dell’E.V., tale essendo l’ordine da<br />
me impartito ai Missionari. Ora non saprei, in tanta distanza di luoghi, che cosa<br />
prudentemente convenga fare. D’altra parte io rifuggo da qualunque atto possa anche da<br />
lontano aver l’aria della più lieve ingerenza in casa altrui. Scriverò pertanto a P. Morelli<br />
dicendogli, che vegga di andare più a rilento, che prima di fare altri debiti pensi a saldare i già<br />
fatti, che l’Ospedale italiano, a quanto mi assicurano persone assai bene informate, è<br />
impossibile non solo, ma inutile, ecc. ecc.. Gli suggerirò poi di venire da V.E. per sentire il<br />
suo avviso in proposito. V.E. gli dica pure apertamente il suo parere e poi lo faccia sapere a<br />
me che lo appoggerò senz’altro.<br />
Il buon marchese Volpelandi86[86] mi ha dato a leggere copia della lettera scritta da V.E.<br />
all’On. Cahensly.87[87]<br />
84[84]AGS EB 01-05 (fotocopia dell’originale in AANY).<br />
85[85]Probabilmente il riferimento è alla circolare sulla San Raffaele della stessa data. Cfr. nota 78.<br />
86[86]Il Marchese Gian Battista Volpe Landi (1840-1918) di Piacenza, dove esercitò l’avvocatura, fu un validissimo collaboratore di<br />
Mons. <strong>Scalabrini</strong> per stabilire la Società di San Raffaele italiana, che rappresentò nell’incontro di Lucerna del 1890 ed in altri incontri<br />
nazionali e internazionali.<br />
87[87]Peter Paul Cahensly, cfr. nota 17, fu pioniere nella difesa di diritti dei migranti ed esempio di laico cattolico impegnato nella politica<br />
e nell’azione sociale e religiosa. Dopo la controversia sviluppatasi negli Stati Uniti in seguito al Memoriale di Lucerna (1890) in cui si<br />
chiedeva dalle varie società di S. Raffaele europee il rispetto della lingua dei migranti e la loro rappresentanza nell’episcopato e che<br />
prese il nome di “Cahenslyism”, ebbe riconoscimenti ed onori per la sua opera dalla Chiesa e dallo Stato e fu anche chiamato “Padre dei<br />
migranti”.
Questi due Signori sono rimasti, a dir vero, molto mortificati al vedersi attribuite idee che non<br />
hanno mai avuto, e mi pregano di rispondere in vece loro, convinti che la mia parola possa<br />
riuscire presso V.E. molto più efficace.<br />
Caro Monsignore, permetta Glielo dica: in questa faccenda si è suscitata una vera tempesta in<br />
un cucchiaio d’acqua. Oltrecché non era, né poteva essere nell’intenzione di codesti ottimi<br />
Signori di recare la minima offesa ai diritti dell’Episcopato Americano, essi, posso<br />
assicurarnela, non hanno mai sognato di chiedere alla S. Sede la doppia giurisdizione. Il loro<br />
disegno era semplicissimo: ottenere che le diverse nazionalità Europee avessero<br />
nell’Episcopato americano un rappresentante e questo non già straniero, ma cittadino<br />
d’America.<br />
Non è forse ciò che già venne suggerito allo stesso Episcopato Americano da quell’alto senno<br />
e quella conoscenza pratica delle cose che tanto lo distinguono? Non è questo appunto il<br />
metodo che già si tiene? Non vi sono negli Stati Uniti Vescovi Tedeschi? Non vi fu in qualità<br />
di Vescovo anche Mons. Persico,88[88] il quale anzi è nato in Italia? E, se non erro, non vi è<br />
anche presentemente un Vescovo in qualche modo italiano? Ridotta la quistione a questi<br />
termini, come lo era difatto, ben vede V.E. che non potevano derivarne inconvenienti di sorta.<br />
Ritengo anzi che ciò avrebbe giovato assai al Corpo Episcopale. Dovendo infatti i Vescovi<br />
provvedere a tutti indistintamente i cattolici soggetti alla loro giurisdizione, avrebbero avuto<br />
dai suddetti rappresentanti nozioni esatte e sicure dei costumi, delle aspirazioni, dei bisogni<br />
delle rispettive nazionalità, e il provvedervi sarebbe stato molto più facile, e le moltitudini<br />
sarebbero rimaste molto più soddisfatte e la Religione ne avrebbe avuto molto maggior<br />
vantaggio.<br />
Rimarrebbero altre considerazioni, ma dal momento che la S. Sede ha creduto bene di<br />
intervenire colla lettera del Card. Rampolla,89[89] all’E.mo Arciv. di Baltimora,90[90] non<br />
occorre altro.<br />
Tanto ho volute significarle non solo per secondare il desiderio dei prelodati Signori, ma<br />
anche perché V.E. abbia nella sua alta influenza a mettere, se crede, le cose a posto, massime<br />
in faccia ai suoi Ven. di Colleghi nell’Episcopato.<br />
Rinnovandole i miei ringraziamenti e raccomandandomi alle sue orazioni, godo ripetermi<br />
Di Vostra Eccellenza R.ma e Car.ma<br />
Dev.mo Confr. e amico<br />
Gio. Battista Vescovo<br />
88[88]Il Cardinale Ignazio Persico (Napoli 1823 - Roma 1895) fu missionario e vescovo in India e poi in South Carolina, USA. Divenne il<br />
quarto vescovo di Savannah, Georgia (USA) dal 1870 al 1872, ma per ragioni di salute dovette lasciare gli Stati Uniti. Coprì vari incarichi<br />
nella Curia a Roma e fu fatto Cardinale da Leone XIII nel 1893.<br />
89[89]Il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro (1843-1913), nobile siciliano, espletò vari incarichi nella Curia romana, fu Nunzio in<br />
Spagna e Segretario di Stato dal 1887 al 1903. Nel conclave che elesse papa S. Pio X, fu oggetto di un veto sulla sua possibile elezione<br />
da parte dell’Austria. Nella lettera del 26.6.1891, a cui si riferisce Mons. <strong>Scalabrini</strong>, informa il Card. Gibbsons che la Santa Sede non<br />
vede “né opportuno né necessario” che “si conceda secondo la loro nazionalità (dei migranti) un proprio rappresentante fra i membri<br />
dell’Episcopato americano” (ASV, Segreteria di Stato, R. 280, fasc. 1, f. 87).<br />
90[90]L’arcivescovo di Baltimora è il Cardinale James Gibbsons (1834-1921), già Vescovo in North Carolina a 32 anni. Partecipò al<br />
Concilio Vaticano I; fatto cardinale nel 1886 dopo aver presieduto il terzo Concilio di Baltimora, fu una figura chiave della Chiesa del suo<br />
tempo negli Stati Uniti. Favorì l’americanizzazione degli immigrati, difese la classe operaia ed ebbe un forte senso di patriottismo.
38 - CORRIGAN A SCALABRINI91[91]<br />
New York, 31 Agosto 1891<br />
Ricevei la sua a me car.ma in data 10 corr.: la ringrazio di quanto afferma a mio riguardo per<br />
la costituzione della Società di S. Raffaele: l’E.V. oramai mi conosce fino al midollo, ed io<br />
dalla mia parte ho la coscienza di operare per gli emigranti come opero per gli Americani.<br />
Riguardo all’Ospedale credo prudente soprassedere a qualsiasi determinazione pel momento:<br />
dalle ultime informazioni mi costa che per ora procede regolarmente, e la carità nulla fa<br />
mancare ai poveri infermi: pel passato le cose mi furono rappresentate sinistramente, ed io<br />
m’indussi a scrivere all’E.V. temendo una catastrofe.<br />
Apprendo con meraviglia che i Signori Cahensly e Volpe-Landi siano molto mortificati della<br />
mia lettera: più ch’essi, io credo che, i Vescovi Americani dovrebbero essere mortificati della<br />
loro condotta. Perdoni, Mons.: ma non si azzarda così leggermente un memoriale al S.<br />
Padre,92[92] in cui, se non si offende la personalità, per lo meno si offende moralmente<br />
l’intero Episcopato Americano: e quel ch’è peggio tale memoriale viene indirizzato al<br />
Pontefice da persone che non viddero mai l’America, e che appresero le sventure e<br />
l’oppressione degli emigrati dalle relazioni di qualche romanziere, o di corrispondente di<br />
giornali, al quale è più a cuore l’ideale dell’impressione che la verità.<br />
Prima d’insegnare all’Episcopato Americano il modo di regolare gl’interessi spirituali degli<br />
emigranti, si dovrebbe conoscere l’America, e poi in camera charitatis, suggerire il proprio<br />
opinamento al Vescovo, a favore del quale milita la presunzione, che cioè più del laicato senta<br />
il dovere della salvezza delle anime. Credo, Mons., che l’E.V. non vedrebbe di buon occhio<br />
che un comitato laico proponesse al Papa un metodo, un ordinamento nella diocesi di<br />
Piacenza diverso da quello che V.E. ora segue. Era dunque ben ragionevole che io esprimessi<br />
la mia idea ed in certo modo il mio risentimento in proposito.<br />
L’E.V. nella lettera afferma che quei Signori non intendevano di creare una doppia<br />
giurisdizione, ma solo che le diverse nazionalità Europee avessero nell’Episcopato<br />
Americano un rappresentante e questo non già straniero ma americano.<br />
Quindi l’E.V. soggiunge: Non è forse questo il metodo che già si tiene? - Mi permetta Mons.:<br />
se questo metodo già esiste negli St. Un. di America, perché il Sig. Cahensly ne ha fatto<br />
supplica alla Santa Sede? Mi sembra una debolezza di mente domandare quello ch’è<br />
concesso, anzi attuato; e siccome so di certo che il Sig. Cahensly è ben presente a se stesso e<br />
conosce bene quello che fa, perciò devo concludere che ben diverso era il suo intendimento. E<br />
ciò me lo conferma la risposta del Cardinale Simeoni,93[93] il quale disse francamente che il<br />
progetto Cahensly era d’impossibile attuazione: dunque trattavasi di ben altra cosa.<br />
91[91]AGS EB 01-05 (originale).<br />
92[92]Si fa riferimento al Memoriale di Lucerna scritto il 9-10 dicembre 1890 dai rappresentanti dei vari rami della Società San Raffaele.<br />
La bozza di discussione del Memoriale era stata preparata da G. B. Volpe Landi con l’approvazione di Mons. <strong>Scalabrini</strong>. Cfr. ASCPF,<br />
Cahensly a Simeoni, 18-XI-1891, in S.C. Am. Cent., 1891, vol. 57, f. 538 r. - 539v.<br />
93[93]Scrivendo a Mons. <strong>Corrigan</strong> il 27-VI-1891, il Cardinale Simeoni aveva assicurato che il Papa si stava occupando della questione a<br />
cui si era dato troppo peso e che un episcopato internazionale non era realizzabile. Cfr. ASCPF, Lett. Occid., 1891, vol. 387, f. 48r.
Quello poi che merita maggior rilievo si è che le osservazioni dell’On. Cahensly (il quale fu in<br />
America un mese, più o meno) non sono tutto oro: egli ebbe informazioni da fonti torbide, e<br />
non ebbe tempo sufficiente per poter giudicare con esattezza l’opera dell’Episcopato<br />
Americano rapporto alla emigrazione: il Comitato della Società di S. Raffaele per<br />
l’emigrazione tedesca, composto da distinte persone di origine tedesca, con a capo Mons.<br />
Wigger Vescovo di Newark di origine tedesca, ha solennemente protestato contro il progetto<br />
ed il memoriale dell’On. Cahensly: certo non avrebbero così pubblicamente reagito contro un<br />
connazionale, se tutto fosse stato conforme alla realtà delle cose.<br />
Car.mo Mons.: la quistione dell’emigrazione in America non può avere una soluzione,<br />
prescindendo dall’indole e dalla vita americana: bisogna vivere qualche anno in America per<br />
toccare con mano quello che sfugge all’apprezzamento superficiale del viaggiatore: un popolo<br />
non si studia in un mese: il popolo americano educato alla libertà all’indipendenza nazionale<br />
si avvanza nel cattolicismo come progredisce nella libertà; ma entrando in Chiesa non lascia<br />
fuori le porte l’idea dell’indipendenza nazionale: e l’Episcopato Americano deve fare del suo<br />
meglio perché questa indipendenza non invada il campo religioso: porterebbe danni<br />
gravissimi. Un popolo istituito a tale educazione non si rassegnerebbe ad essere soggetto ad<br />
un vescovo straniero; e se si attuasse l’idea del Cahensly, senza dubbio si porrebbe immezzo<br />
ai cattolici americani il fattore della divisione e dello smembramento: indi emulazioni,<br />
scissure, discordie a discapito del Cattolicismo ed a favore del Protestantesimo.<br />
Inoltre non mi sembra ammissibile l’ideale del Cahensly poiché esige la creazione dei<br />
Vescovi perché stranieri e come rappresentanti le nazioni straniere: invece l’Episcopato<br />
Americano esige Vescovi abili, siano stranieri o americani: e di più vuole che il Vescovo<br />
rappresenti il popolo affidatogli, non già una nazione straniera: e questo certamente è il<br />
concetto vero di Vescovo: ha il diritto su tutto il gregge, e deve provvedere indistintamente a<br />
tutti. Ed anche ammessa per assurda ipotesi l’esistenza di tali vescovi, non si otterrebbe<br />
nessun buono effetto, o almeno l’effetto buono non compenserebbe il danno che può venirne:<br />
poiché in tale ipotesi è inevitabile la collisione tra Vescovo e Vescovo, come anche tra<br />
Vescovo e popolo.<br />
Mons.: mi creda, non parlo per altro sentimento che quello che la coscienza mi impone; e la<br />
mia parola è l’apprezzamento di lunga e matura esperienza: se usai gran libertà nell’esporre<br />
all’E.V, le mie idee, lo attribuisca alla mia sincerità: a nessuno, molto meno ad un amico<br />
come l’E.V. potrei nascondere le mie convinzioni in proposito: e se forse fui l’unico nel far<br />
pervenire la mia parola di risentimento all’On. Cahensly, non rechi meraviglia all’E.V.:<br />
poiché nessun Vescovo più di me sente il peso dell’emigrazione, poiché tutti fanno capo a<br />
New York.<br />
Nella lusinga che la mia parola franca e sincera vorrà essere un nuovo titolo della nostra<br />
antica amicizia, la riverisco caramente e mi raffermo:<br />
Dell’Ecc. V. R.ma<br />
Aff.mo Amico<br />
Michele Agostino, Arciv°.<br />
Riservato
Intorno alla doppia giurisdizione, vi furono degli intrighi dalla parte de’ Canadesi, degli<br />
Italiani, de’ Greci, de’ Polacchi.<br />
1° I Canadesi vollero un Vescovo loro pei Canadesi sparsi nella così detta “Inghilterra<br />
Nuova” cioè l’attuale Provincia di Boston. Ciò avvenne anni fa.<br />
2° Gli Italiani, più recentemente, quando un tal Monsignore inviò un opuscolo94[94] suo<br />
stampato in New York a tutto quanto l’episcopato Italiano nonché al Sacro Collegio.<br />
3° I Greci, nella supplica loro, l’anno passato, al S. Padre.<br />
4° I Polacchi quest’anno hanno domandato per Vescovo Mgr. Koyniewscki, già di Wilna, con<br />
due altri Sacerdoti Polacchi, ora negli Stati Uniti, come Vicarii Ap.lici. So questi fatti perché<br />
la S. Sede mi mandò i documenti per avere il mio parere.<br />
Quando V.E. verrà in America vedrà tutte queste cose a luce chiara e sarà dello stesso avviso<br />
come<br />
Ecc.za R.ma - Car.mo Amico<br />
39 - CORRIGAN A SCALABRINI95[95]<br />
l’aff.mo servo suo<br />
Michele<br />
New York, 11 Novembre 1891<br />
L’Ecc.za V. R.ma mi dà continui argomenti della buona memoria che conserva di me, ed io<br />
sono troppo lieto aver trovato in Lei sincerità di amico, affetto di fratello. Ho ricevuto e letto<br />
con piacere la sua lettera pastorale in data 15 Ottobre96[96], e ringraziandola del dono, mi<br />
congratulo di cuore coll’E.V. del felice pensiero svolto in essa con abbondanza di erudizione<br />
e con forma eletta degna veramente di Lei. Però in modo speciale ho notato i concetti relativi<br />
alla dignità Episcopale, e l’unità del pensiero nella moltiplicità delle cose in essa trattate.<br />
Augurandole intanto ogni felicità, preghiamo il Signore perché concorra col suo aiuto a<br />
rendere proficua l’opera nostra e abbracciandola ho il piacere di raffermarmi:<br />
Dell’E.V. R.ma<br />
Dev.mo Servo Aff.mo Amico<br />
Michele Agostino<br />
94[94]È l’opuscolo di Mons. G. de Concilio. Cfr. nota 25. Per le richieste pastorali dei vari gruppi di immigrati negli USA alla fine del<br />
secolo scorso, cfr. “Fonti ecclesiastiche per la storia dell’emigrazione e dei gruppi etnici nel Nord America: gli Stati Uniti (1893-1922)” a<br />
cura di Matteo Sanfilippo, Studi Emigrazione, XXXIII (Dicembre, 1995), 603-768.<br />
95[95]AGS EB 01-05 (originale).<br />
96[96]G. B. <strong>Scalabrini</strong>, “Lettera pastorale di Monsignor Vescovo di Piacenza, 15 ottobre 1891” in G. B. <strong>Scalabrini</strong>, Lettere Pastorali.<br />
Edizione integrale a cura di Ottaviano Sartori. Torino, SEI, 1994, pp. 473-480. La lettera fu scritta in occasione del 50 mo. di episcopato di<br />
Leone XIII.
Amico Car.mo<br />
40 - CORRIGAN A SCALABRINI97[97]<br />
New York 17 Marzo 1892<br />
La ringrazio della lettera pastorale pubblicata in occasione della quaresima,98[98] e le<br />
esprimo le mie congratulazioni per le idee in essa svolte relativamente al concetto ed alla<br />
necessità del sacerdozio: penso che tale soggetto sia molto ben scelto per l’epoca la quale ben<br />
poco simpatizza col sacerdote; e molti si ascrivono facilmente a tale antipatia più per<br />
ignoranza che per altri motivi. Piaccia al Cielo che l’opera del mio Car.mo Amico abbia ad<br />
arrecare buoni frutti specialmente a coloro che furono per ignoranza indotti a mal fare.<br />
Accetti i miei cordiali saluti e si ricordi nel S. Sacrificio del<br />
Suo sempre Amico<br />
Michele Agostino,<br />
Tanti ossequi e saluti dalla parte di Don Carlo, Vescovo eletto di Brooklyn. Questa è quasi<br />
una città con New York, separata dal solo fiume.<br />
Eccellenza R.ma<br />
41 - CORRIGAN A SCALABRINI99[99]<br />
New York, 29 Agosto 1893<br />
Ieri ebbi il piacere di ricevere il telegramma di V.E. “ad multos annos”, e benché una risposta<br />
è stata già spedita, nella stessa maniera, non vorrei mancare al dovere di esprimere, anche per<br />
lettera, i miei ringraziamenti distinti: tanto di più che da qualche tempo desideravo scrivere a<br />
V.E. ma non ebbi il cuore. Qualche settimana fa, il Molto Rev. P. Vicentini mi consegnò la<br />
sua lettera latina de’ 21 Giugno p.p. domandando anche qualche notizia intorno ai Missionarii<br />
di S. Carlo.100[100]<br />
Di fatti, non seppi precisamente che dire sul conto del Rev. P. Morelli.<br />
Oggi, finalmente, leggo sui giornali che il Giudice lo ha condannato, con tre sentenze<br />
particolari, di pagare alcuni debiti del valore di 30.000 lire italiane. Poi i debiti della Chiesa<br />
del Preziosissimo Sangue montano a lire 625.000, e finora vi è il solo sotterraneo compiuto.<br />
97[97]AGS EB 01-05 (originale).<br />
98[98]G. B. <strong>Scalabrini</strong>, “Il prete cattolico. Lettera pastorale di Mons. Vescovo di Piacenza per la Santa Quaresima dell’anno 1892”, in G.<br />
B. <strong>Scalabrini</strong>. Lettere Pastorali, op. cit., pp. 481-499.<br />
99[99]AGS EB 01-06 (originale).<br />
100[100]I telegrammi scambiati e la lettera in latino di Mons. <strong>Scalabrini</strong> non sono stati ritrovati.
Fu deciso questa mattina di permettere la vendita di quella Chiesa, vedendo che non si può<br />
saldare i conti. La Curia ha già perso varie miliaje di lire, inutilmente, in quest’affare.<br />
Mi rincresce moltissimo a narrare tali cose. Sarà la prima volta che cotal disgrazia abbia mai<br />
avuto luogo nella mia vita vescovile, cioè, di vendere un luogo sacro. Tutta è colpa del Padre<br />
che non volle mai fare come gli altri Rettori diocesani.<br />
Con questa disgrazia sempre minacciante, non ho scritto prima della visita di V.E. agli Stati<br />
Uniti. Se verrà, a qualunque tempo, anche quest’anno, sarò contentissimo e gratissimo.<br />
P. Vicentini è molto obbediente, e ci dà consolazione grandissima. Gli altri Missionarii, in<br />
quanto io posso sapere, fanno del bene .<br />
Per me stesso, mi commendo sempre alle Sue preghiere, e mi raffermo, con venerazione<br />
sincera,<br />
Eccellenza R.ma,<br />
42 - SCALABRINI A CORRIGAN101[101]<br />
dev.mo aff.mo servo<br />
Michele Agostino,<br />
Piacenza, 9 Settembre 1893<br />
l’affetto che io già sentiva grandissimo verso l’E.V. mi si è raddoppiato ora, pensando ai<br />
dispiaceri e alle noie, che deve aver provato in questi ultimi anni per causa del disgraziato<br />
affare del P. Morelli. Io non le scrissi mai, perché non volevo influire menomamente sulla<br />
decisione che V.E. avesse creduto di prendere in proposito. Ora che Ella mi notifica, con<br />
parola tanto riguardosa e delicata, l’esito infelice della cosa, non voglio tardare un istante a<br />
ringraziarla di tutto e ad esprimerle tutta la mia riconoscenza.<br />
Quella notizia mi ha certo recato grave dolore, ma mi consolo al pensiero che Dio saprà dal<br />
male cavare il bene. Io mi confermo sempre più nell’idea, che i Missionari debbano in tutto e<br />
per tutto dipendere dai Vescovi, che li ammettono nelle loro diocesi. Questo è anche uno dei<br />
punti principali della Regola, e il Morelli che non l’ha osservata ne porta e ne fa portare a noi<br />
tutti la pena. Sia fatta la volontà di Dio! Spero che ciò servirà di lezione agli altri, e che il P.<br />
Vicentini non farà mai nulla senza il di lei beneplacito. Del resto se non potranno i Missionarii<br />
avere il basamento, basterà una stanza, una cappella in legno, se pure V.E. permetterà che<br />
proseguano in quella parte la Missione. Purché facciano del bene e salvino molte anime, ogni<br />
cosa deve bastare.<br />
A dirgliela in confidenza, ottimo Mgre, non sono senza qualche inquietudine riguardo al P.<br />
Bandini. Egli dice di dipendere assolutamente da V.E. come segretario della Società di S.<br />
Raffaele e quindi non si sa precisamente in quale condizione finanziaria si trovi. Ella pertanto<br />
mi farebbe un grande favore se lo chiamasse e lo obbligasse a mettere in chiaro lo stato suo<br />
101[101]AGS EB 01-06 (fotocopia dell’originale in AANY).
finanziario, dando quelle disposizioni che crederà del caso. Io sono contentissimo che dipenda<br />
da V.E. direttamente, come devono dipendere tutti gli altri, ma non vorrei che pel Bandini<br />
fosse un pretesto per sottrarsi alla dipendenza di tutti e due, riservandosi poi di ricorrere a tutti<br />
e due quando non sapesse più come rimediare al mal fatto.<br />
Se ne ha l’occasione, mi ricordi con riverente affetto all’antico suo Segretario, ora vescovo di<br />
Brooklyn, e gli dica che se viene in Italia, come ho sentito, lo rivedrei qui tanto volentieri.<br />
Non mi resta che di raccomandare me e i miei Missionarii alle sue orazioni e di raffermarmi,<br />
come faccio, con particolarissima venerazione,<br />
43 - CORRIGAN A SCALABRINI102[102]<br />
Di V.E. R.ma<br />
Aff.mo Confr. e Amico<br />
Gio. Battista Vesc° di Piacenza<br />
New York, 29 Settembre 1893<br />
Il foglio prezioso di V.E in data del 9 corrente mi è giunto da pochi giorni. Intanto ebbi il<br />
piacere di vedere il suo amico, il Professore Grassi di Milano, che Le recherà tanti saluti da<br />
parte mia. Sembra ottimo cristiano, e molto intelligente.<br />
Capitando qui l’altro giorno il P. Bandini, e parlando degli affari finanziarii, valsi<br />
dell’opportunità per chiedere da lui un conto preciso, che promise di rendermi senz’indugio.<br />
Vedremo.<br />
La chiesa del Preziosissimo Sangue si deve vendere al 2 di ottobre. Potrà darsi, che anche<br />
dopo la vendita, possiamo ritenerla in affitto. In ogni caso, sarà cosa dolorosissima.<br />
Il Padre Vicentini mi disse ieri che il P. Novati103[103] sarebbe nominato Rettore di S.<br />
Gioacchino, e così, tolto il posto dal P. Morelli, sperava che questi sarebbe disposto a partirsi<br />
volentieri. Invece ha fatto delle pretensioni a cui non si poteva acquietare cioè di assumere la<br />
responsabilità di tutti i suoi debiti, tanto personali quanto della Parrocchia, - e ciò senza i conti<br />
e garanzie dovute.<br />
Canta la Chiesa oggi:<br />
“Auctor pacis, <strong>Michael</strong>”<br />
Davvero il glorioso Arcangelo ha portato la pace a questa diocesi.<br />
102[102]AGS EB 01-06 (originale).<br />
Michele Agostino Arciv.<br />
103[103]P. Paolo Novati (1865-1913) del clero di Como, entrò nella <strong>Congregazione</strong> di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1892, lavorò a Providence e<br />
a Boston negli USA e fu Superiore Provinciale, ma per ragioni di salute dovette rientrare in Italia nel 1910.
Eccellenza R.ma<br />
44 - CORRIGAN A SCALABRINI104[104]<br />
New York, 5 Ottobre 1893<br />
Il P. Bandini mi ha inviato oggi il conto degli ultimi sei mesi della Casa S. Raffaele, come<br />
segue:<br />
Spese<br />
Tasse $ 190.75 Telegrammi 506.97<br />
Interesse 385 Rubati 39.--<br />
Mobilia 497.96<br />
Vitto etc, 500.46 Totale $ 2,120.14<br />
Entrate<br />
Dalla Cappella $ 1,105.94<br />
Concerto 379.25<br />
Doni 147.90<br />
Altra sorgente 499.41<br />
______<br />
$ 2,133.--<br />
2.120.14<br />
_____<br />
$ 12.86<br />
Il conto è reso in moneta americana cioè in dollari, che valgono cinque lire.<br />
104[104]AGS EB 01-06 (originale).
Da questo conto è chiaro che P. Bandini non riceve abbastanza per andare avanti e pagare i<br />
debiti di circa venti mila scudi o più. Poi, vi è un “pagherò” di L. 25.000 e l’interesse di<br />
questo ho pagato io stesso: cioè nel mese di Luglio Lire 625, che non appariscono sul conto.<br />
L’interesse annuo è di Lire 1250.<br />
La Chiesa del Preziosissimo Sangue fu venduta questa settimana per la somma di scudi<br />
60.000. L’ipoteca sola è di scudi 72.500. Poi vi sono altri debiti grandi.<br />
Il mio progetto è di far un’altra chiesa, quando potrò. Pel momento, nulla si può fare. I<br />
Missionarii si contenteranno della Chiesa di S. Gioacchino.<br />
Come si può allontanare P. Morelli, non saprei. Pretende molte cose a cui non posso<br />
acconsentire, e credo dover fra poco ritirargli le facoltà della Diocesi.<br />
Mi rincresce di parlare di tali materie, ma V.E. sa bene quale sia la vita d’un Vescovo, piena<br />
di difficoltà.<br />
Mgr. Vescovo di Brooklyn sta benissimo e Le manda tanti saluti.<br />
Sono, Monsignore Veneratissimo,<br />
Eccellenza Rev.ma,<br />
45 - SCALABRINI A CORRIGAN105[105]<br />
um.mo dev.mo servo suo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv° di New York<br />
Piacenza 22 Ottobre 1893<br />
Ebbi le due lettere che V.E. si compiacque di scrivermi recentemente, e ne la ringrazio di vivo<br />
cuore.<br />
Il fatto del P. Morelli mi ha addolorato assai, anche per il dispiacere che ha cagionato all’E.V.<br />
cui io vorrei si procurassero sempre e da tutti le più dolci consolazioni.<br />
Ora quel fatto i malevoli tolgono a pretesto per fare le più brutte insinuazioni a carico di tutti i<br />
Missionari residenti costì. V.E. pertanto mi farebbe cosa graditissima, se mi mandasse un<br />
attestato, sempre che lo possa fare, nel quale dichiarasse come i Missionari siano sacerdoti<br />
buoni e sia contento di loro e di quel po’ di bene che finora hanno fatto nella sua Archidiocesi.<br />
Quanto al P. Bandini prego V.E. di differire un poco la grave misura. Scrivo per vedere se è<br />
possibile trovar modo di aiutarlo. Ad ogni modo si potranno restringere le spese ed anche, se<br />
lo crede, mutare soggetto allo scopo di tener aperta quella Chiesa.<br />
105[105]AGS EB 01-06 (fotocopia dell’originale in AANY).
Non le parlo del P. Morelli: forse con buone intenzioni, ci ha fatto un gran male; ma pazienza!<br />
Iddio ci aiuti!<br />
Mi raccomando alle sue orazioni e con profonda venerazione mi raffermo<br />
Monsignore Veneratissimo,<br />
46 - CORRIGAN A SCALABRINI106[106]<br />
Suo Dev.mo Aff.mo confr.<br />
Gio. Battista Vescovo<br />
New York, 22 Novembre 1893<br />
Le cose della Chiesa del PP. Sangue stanno sempre in statu quo. Il proprietario ne ha preso<br />
possesso, e benché i Missionarii vi stiano pel momento, non possono restare a lungo.<br />
Quanto a P. Morelli, ho creduto opportuno togliergli l’amministrazione tanto spirituale quanto<br />
materiale della Chiesa di S. Gioacchino, sostituendovi il P. Giuseppe Strumia.107[107] Mi<br />
disse il P. Vicentini che questi vi andrebbe, e che il P. Morelli sarebbe poi partito, senza fallo.<br />
Ma ora, il P. Strumia non vuole recarsi, se non dopo la partenza del predecessore, ed esso non<br />
consente a muoversi, se non riceva prima una garanzia che io assumi la responsabilità di tutti<br />
quanti i debiti da lui contratti. Questo poi non farò, - troppa grazia Sant’Antonio! perché nei<br />
conti vi è un Deficit di scudi 25.000, che non si spiega. Non dico nulla contro il Rev. Padre;<br />
ma non posso farmi mallevadore di debiti di cui non so nulla.<br />
Il Padre Provinciale si lagna del P. Sandri. Io, poi, ho avuto reclami contro di lui. Sembra<br />
poco ubbidiente, e forse un po’ debole riguardo al sesso.<br />
Gli altri Missionari, in quanto ho potuto sapere, fanno del bene. Gli manca l’esperienza delle<br />
cose finanziarie. Così p.e., tanto la Chiesa di S. Gioacchino, quanto la Casa di S. Raffaele<br />
stavano sul punto di essere vendute all’asta, perché l’interesse delle ipoteche non si pagava a<br />
tempo. Queste cose non dovrebbero mai aver luogo, specialmente dopo la disgrazia e la<br />
vendita dell’altra Chiesa: la seconda disgrazia simile accaduta in più di cento anni. Si figuri,<br />
tre vendite imminenti in un sol mese, e tutte e tre senza scusa. Non lo dissi a P. Bandini, per<br />
motivi prudenziali: ma ho dovuto pagare scudi 2.000 del mio proprio, per scansare la<br />
disgrazia che minacciava.<br />
Mi compatisca, Eccellenza Carissima, questa serie dolorosa di fatti. Agiscano i Missionarii<br />
nelle cose temporali, come i nostri, e sotto la direzione diocesana, e tutto camminerà bene.<br />
Sono, Monsignore R.mo Veneratissimo,<br />
106[106]AGS EB 01-06 (originale).<br />
107[107]P. Giuseppe Strumia del clero diocesano di Torino, entrò nella <strong>Congregazione</strong> di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1891 e subito partì per gli<br />
Stati Uniti da dove ritornò a Piacenza nel 1898.
Eccellenza R.ma,<br />
47 - SCALABRINI A CORRIGAN108[108]<br />
um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv.<br />
Piacenza 5 Febbraio 1894<br />
Sono costretto a scriverle questa volta con accento di profondo dolore. Non lo avrei mai<br />
creduto, sebbene fin dal principio un Prelato mi facesse sapere di non fidarmi della Curia di<br />
New-York, perché presto o tardi mi avrebbe tradito. Pare purtroppo che il sinistro presagio<br />
siasi avverato. Ho ricevuto in questi giorni vive e numerose proteste per la chiusura della<br />
Chiesa di Baxter,109[109] proteste che si possono compendiare in queste parole di un prete<br />
non italiano: l’Arcivescovo ha commesso una cattiva azione e una grave ingiustizia.<br />
Avevo in animo di non scriverle più nulla di ciò che riguarda la sua diocesi, poiché quando fui<br />
pregato da Cahensly di fornirle schiarimenti circa il noto affare, Ella mi rispose in modo da<br />
dover conchiudere: Mons. <strong>Corrigan</strong> mi si dice amico a parole, ma... agli amici non si risponde<br />
così. Ora però debbo rompere quel proponimento per presentarle, come faccio, le mie<br />
proteste, e nelle forme più valevoli, e tutelare conculcati diritti. Si tratta dell’onore offeso di<br />
un’intera <strong>Congregazione</strong>.<br />
Leggendo attentamente le lettere indirizzate a Vostra Eccellenza dal P. Vicentini in data 27<br />
Dicembre 1893 e 2 Gennaio 1894, la cattiva azione e la grave ingiustizia mi sono parse<br />
evidenti. Una storia documentata del modo veramente sleale, onde si è proceduto in questa<br />
faccenda, getterebbe certo un’ombra ben sinistra su quelli che ne furono gli autori, tanto più<br />
se messa a confronto colle lettere da Vostra Eccellenza indirizzate a me in questi anni, nelle<br />
quali, facendo i più alti elogi dell’opera dei Missionari, assicurava che li avrebbe sempre<br />
sostenuti e protetti, pensando a tutto, ciò che poi confermavami a voce, sapendomi trepidante<br />
sempre sulle arrischiate imprese del P. Morelli. La fase ultima del triste dramma, diciamolo<br />
chiaro, è più degna dei mercanti della Compagnia inglese che di Consigli episcopali. Si ordina<br />
infatti di chiudere una chiesa, si ledono diritti sacrosanti acquisiti, si fa promettere che si<br />
pagherebbero tutti i debiti, compresi quelli degl’Italiani, s’induce con finta promessa il<br />
Superiore, senza mezzi, ad accollarsi un debito contratto per la chiesa stessa, e, ottenuto<br />
l’intento, lo si manda da Erode a Pilato, il primo de’ quali prende quasi a scherno la domanda,<br />
l’altro se ne lava le mani! Ma dove siamo, caro Monsignore? Una loggia massonica non<br />
avrebbe fatto peggio.<br />
Dissi il Superiore senza mezzi. Mentre infatti i Missionarii delle altre diocesi d’America<br />
spedirono alla Casa Madre il danaro speso per il loro viaggio, come di regola, quelli di New<br />
York non hanno mai potuto compiere questo loro dovere.<br />
108[108]AGS AL 02-16/42 (originale).<br />
109[109]La casa di Baxter Street (Manhattan) è la chiesa del Preziosissimo Sangue, un edificio comprato dal P. F. Morelli nel 1891 in<br />
sostituzione della prima cappella della Risurrezione dei Missionari di Mons. <strong>Scalabrini</strong>. Le difficoltà finanziarie, causate anche da<br />
un’amministrazione incapace del P. Morelli, portarono alla vendita della Chiesa e il suo affidamento quindi ai Padri Francescani, e<br />
mostrarono le difficoltà causate da metodi pastorali diversi e dalla resistenza all’integrazione nella chiesa locale.
Ma per me è quistione di anime e di decoro, non di danaro. Termino quindi, protestando di<br />
nuovo, nella speranza che non mi vedrò costretto a pubblicare colla presente altri documenti,<br />
disposto come sono anche ad iniziare una causa in forma.<br />
Vostra Eccellenza non deve credere che questa mia franchezza scemi di un punto l’affettuosa<br />
venerazione che le porto personalmente, che anzi la prego di rispondermi con altrettanta<br />
franchezza, giacché io amo soprattutto la verità, e ho abbastanza nelle mani per rispondere di<br />
tutto a tutti.<br />
Ho preferito questa volta dettare anziché scriverLe io stesso, e per avere un testimonio di ciò<br />
che affermo e per togliermi al più presto da un argomento così increscioso.<br />
Le bacio con profondo ossequio le mani e mi raffermo<br />
Eccellenza Rev.ma<br />
48 - CORRIGAN A SCALABRINI110[110]<br />
di Vostra Ecc. R.ma<br />
Devot.mo Oss.mo<br />
Gio. Battista Vescovo<br />
New York 22, Febbraio 1894<br />
Per consiglio del medico sto fuori di Diocesi per alcuni giorni, e qui appunto mi giunse ier<br />
sera il foglio Suo de’ 5 corrente.<br />
V.E. mi scuserà se non rispondo per ora alle accuse ingiuste che mi sono lanciate, non avendo<br />
a mano i documenti opportuni. Si compiaccia pure badare ad alcuni fatti che sono innegabili.<br />
1°. Non da me; né dall’iniziativa mia, ma dall’autorità municipale, dopo istituito processo<br />
regolare, fu venduta la Chiesa del Preziosissimo Sangue. Ne sono responsabili coloro che<br />
mancando ai loro impegni trascurarono il loro dovere legittimo, sforzarono gli ipotecarii al<br />
solo rimedio legale. Per pagare l’interesse mancante, la Curia intanto avanzò lire 55.000: e<br />
nonostante fu costretta a tollerare una disgrazia non mai prima sentita nella storia della<br />
Diocesi, cioè l’alienazione dal culto divino d’una Chiesa Cattolica.<br />
2°. Anche la Chiesa di S. Gioacchino, allo stesso tempo, e per lo stesso motivo, fu pubblicata<br />
ne’ giornali come vendibile sub asta. Disgrazia seconda.<br />
3°. Se io dalla tasca propria non pagassi dieci mila lire, il terzo stabilimento de’ Missionarii<br />
sarebbe pure venduto. Di fatti, il processo legale era già intimato. Ora si lagnano di me,<br />
perché non posso acconsentire che questa serie di sbagli e fallimenti, non accada mai a<br />
nessuna delle altre Chiese italiane, o di altre nazioni, cominci da capo.<br />
110[110]AGS EB 01-06 (originale).
Mi permetta dire, Eccellenza, che non mai promisi di “pensar a tutto”, come, p.e., potrei io<br />
obbligarmi a saldare i soli debiti di Baxter, montati a più di 600.000?<br />
Se V.E. crederà bene di togliere i Missionarii per inviarli altronde dove le difficoltà<br />
finanziarie sono minori, sarà forse la migliore soluzione. Intanto, ho affidato la chiesa del<br />
Preziosissimo Sangue ad altri Sacerdoti, già esperti nelle finanze.<br />
Le difficoltà della Chiesa di S. Gioacchino sono quasi irrimediabili. Per la Casa di S. Raffaele<br />
non vedo altro mezzo che di darla a qualche Americano, almeno nella parte amministrativa.<br />
Recentemente undicimila Italiani supplicarono S.E. Mgr. Satolli111[111] di forzarmi di aprire<br />
la Chiesa di Baxter. Rispose così: “Purché voi altri, undicimila oratori, diate anticipatamente<br />
uno scudo, ciascuno, per liberare la Chiesa, prenderò la supplica in considerazione”. Verbum<br />
sat. Falliti in America, corrono i bugiardi in Italia.<br />
Ho fatto più per gli Italiani che per qualunque altra gente, e mi ricompensano così. “Dilexit<br />
justitiam... propterea morior in exilio”.<br />
Eccellenza R.ma Ill.ma<br />
49 - CORRIGAN A SCALABRINI112[112]<br />
Sono, Eccellenza R.ma,<br />
um.mo dev.mo Servo Suo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv.° di New York<br />
New York 4 Dicembre 1896<br />
Il sacerdote Giuseppe Strumia, Rettore della Chiesa di S. Gioacchino in New York, torna in<br />
Italia a visitare la madre di cui ultimamente ebbe notizie non favorevoli riguardo alla salute.<br />
Trattandosi di adempiere ad un dovere di pietà filiale, io ho nulla a ridire; però ardisco<br />
esprimere all’Eccellenza V. il mio desiderio che il detto Sacerdote torni al più presto possibile<br />
come Rettore della Chiesa di S. Gioacchino. Avendo egli fatto nuovi e grandi lavori in detta<br />
Chiesa, credo, se non necessaria, almeno vantaggiosa assai la di lui presenza e direzione<br />
all’effetto di dare un assetto favorevole alla condizione finanziaria della Chiesa.<br />
Colgo questa occasione per inviarle i miei cordiali auguri del Natale e del Nuovo anno, ed<br />
ossequiandola rispettosamente ho l’onore raffermarmi.<br />
Dell’Eccellenza V. R.ma e Ill.ma<br />
Mons. G. Battista <strong>Scalabrini</strong><br />
Vescovo di Piacenza<br />
111[111]Il Card. Francesco Satolli (1839-1910) del clero di Perugia, fu il primo Delegato Apostolico negli Stati Uniti (1893) fino al 1896<br />
ed ebbe spesso a trattare la questione dell’immigrazione nella Chiesa e, in particolare, dei missionari inviati da Mons. <strong>Scalabrini</strong>, di<br />
Madre Cabrini, dei Franco-canadesi nella Nuova Inghilterra (New England). Cfr. Robert J. Wishes, The Establishment of the Apostolic<br />
Delegation in the United States of America: The Satolli Mission, 1892-1896, Tesi di Dottorato, Pont. Università Gregoriana, Roma, 1981.<br />
112[112]AGS DH 22-01/01 (originale)
Eccellenza Rev.ma,<br />
50 - SCALABRINI A CORRIGAN113[113]<br />
Dev.mo Servo<br />
Michele Agostino<br />
Arc. di New York<br />
Piacenza, 12 Agosto 1897<br />
Voglia, ne la supplico, perdonare il ritardo involontario di questa mia. Aspettavo sempre che<br />
il Sac. D. Giuseppe Strumia potesse far ritorno, al più presto, come ella desiderava, ma le<br />
faccende di sua famiglia e poi la malattia che venne a visitarlo, fece sì che le cose, contro ogni<br />
previsione, si protraessero.<br />
Ora è con vivo piacere che posso inviarle per mezzo di lui i miei ossequii più cordiali. Debbo<br />
aggiungere anche i miei più vivi ringraziamenti pel favore che continua a prestare alle<br />
Missioni italiane. Io mi permetto di raccomandare di nuovo caldamente alla di lei protezione<br />
questi poveri preti della <strong>Congregazione</strong> di S. Carlo, che intendono fare del loro meglio per<br />
secondare la carità e lo zelo dell’Eccellenza V.R.ma.<br />
Si avvicinano i due giorni onomastici di V.E.: S. Agostino e S. Michele. Io fin d’ora le invio<br />
dall’intimo del cuore gratulazioni senza fine, augurandole da Dio ogni più desiderata<br />
prosperità: ad multos annos. Non ostante qualche nubecola passata sul nostro cielo, io ritengo<br />
che l’animo nobilissimo di V.E. sia ancora quello di prima, come quello di prima è ancora<br />
l’animo mio.<br />
Mi ha recato un dolore immenso la disgrazia che incolse il P. Zaboglio e i due individui, già<br />
morti.114[114] Bisogna adorare i giudizii di Dio e ripetere colla maggior rassegnazione<br />
possibile il: Fiat voluntas tua.<br />
Mi raccomando alle sue orazioni e coi sensi di alta stima e di sentita venerazione mi raffermo<br />
51 - CORRIGAN A SCALABRINI115[115]<br />
Di V.E. R.ma<br />
U.mo Aff.mo Servo e confr°<br />
Gio. Battista Vesc° di Piacenza<br />
113[113]AGS EB 01-06 (fotocopia dell’originale in AANY). La vicenda della Chiesa del Preziosissimo Sangue, cfr. nota 95,<br />
causò un’interruzione nella corrispondenza diretta tra Mons. <strong>Scalabrini</strong> e Mons. <strong>Corrigan</strong> dall’inizio del 1894 fino all’estate del<br />
1897. Attraverso il P. Zaboglio però i contatti continuarono ininterrotti.<br />
114[114]Il 14 luglio 1897 ci un un’esplosione causata da fuga di gas dalle stanze sottostanti la Chiesa della Madonna di Pompei in<br />
Sullivan Street (Manhattan). Vi persero la vita il sacrestano della chiesa e l’agente per la Società San Raffaele. Il parroco, P. F. Zaboglio,<br />
fu gravemente ferito; sopravvisse, ma nel 1899 dovette abbandonare l’attività pastorale.<br />
115[115]AGS EB 01-06 (originale).
Ecc.za R.ma Ill.ma<br />
New York, 1 Ottobre 1897<br />
Ieri trovai in casa la preg.ma dell’Ecc.za V. in data 12 Agosto: mi affretto ringraziarla degli<br />
auguri inviatimi in occasione del mio onomastico, e voglio sperare che l’Ecc.za V. si sarà<br />
ricordata di me nella S. Messa nei giorni sacri a S. Agostino ed a S. Michele.<br />
L’Ecc.za V. fa allusione a qualche nubecola passata sul nostro cielo e ritiene che io sia ancora<br />
quello di prima. Mi permetta assicurarla che quella nubecola non poté almeno per me oscurare<br />
il nostro cielo: sapevo benissimo che fu creata da persona che disgraziatamente aveva poco<br />
affetto per me (così il Segretario: per me, non ricordo né del fatto, né della persona): e poiché<br />
tutto era falso, dovevo concludere che sarebbe svanita, come la bolla di sapone: ora sono lieto<br />
che la lettera dell’Ecc.za V. sia una prova della correttezza delle mie previsioni.<br />
Fino ad ora non ho veduto il P. Strumia: spero vederlo ben presto anche per raccomandargli la<br />
situazione finanziaria della Chiesa di S. Gioachino: mi pare che le cose non vadano innanzi<br />
come io desidererei.<br />
Il Rev. P. Zaboglio va migliorando di giorno in giorno: già da qualche tempo celebra la S.<br />
Messa, e ben presto sarà perfettamente sanato.<br />
Ossequiandola rispettosamente con sensi di profonda venerazione ho l’onore raffermarmi<br />
Dell’Ecc.za V. Rev.ma Ill.ma<br />
Dev.mo Servo<br />
Michele Agostino, Arciv.° di New York<br />
R.mo Ecc.mo Mons.<br />
52 - CORRIGAN A SCALABRINI116[116]<br />
New York 25 Maggio 1898<br />
Ricevei per telegramma le congratulazioni che l’Eccenza V. R.ma si degnò inviarmi in<br />
occasione del mio Giubileo Episcopale.<br />
Intendevo rispondere a mezzo del telegrafo, ma in mezzo all’entusiasmo delle solennità mi<br />
sfuggì dalla mente, e spero l’Eccenza V. R.ma sarà tanto gentile scusare una dimenticanza<br />
non voluta.<br />
Ringrazio di cuore l’Eccenza V. R.ma che volle unire le sue congratulazioni ed i suoi voti a<br />
tanti altri. Il Giubileo fu un vero successo: ebbi una dimostrazione indescrivibile dal popolo e<br />
dal Clero; ed anche dagli stessi Protestanti. Però avrei voluto che l’Eccenza V. avesse assistito<br />
alla dimostrazione delle scuole parrocchiali: l’Eccenza V., che s’interessa tanto<br />
dell’educazione dei giovinetti e delle giovinette, avrebbe forse pianto per tenerezza; ed<br />
116[116]AGS EB 01-06 (originale).
avrebbe senza dubbio apprezzato i grandi vantaggi che la scuola parrocchiale arreca al<br />
Cattolicesimo in America. Spero peraltro che verrà il giorno in cui potrò mostrare a V.<br />
Eccenza le mie scuole ed il mio grandioso Seminario, che, grazie al cielo, ho liberato dal<br />
debito di £. 1.250.000, versando a beneficio del detto istituto l’offerta fattami dal Clero e dal<br />
popolo in occasione del Giubileo.<br />
Intanto, Eccenza, accolga i sensi della mia sincera gratitudine e mi creda sempre<br />
Dell’Eccenza V. R.ma<br />
Dev.mo Servo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv.o di New York<br />
53 - CORRIGAN A SCALABRINI117[117]<br />
New York, 13 Maggio 1901<br />
Apprendo dal Rev. P. Gambera118[118] che l’Ecc.za Vostra nella prima metà di Giugno farà<br />
una visita in America. Mentre sono lieto di tale annunzio, mi faccio un dovere di offrire<br />
all’Eccellenza V. ospitalità nella Residenza Arcivescovile: di certo non troverà in New York<br />
l’ampiezza del palazzo dell’Eccellenza V., però non mancherà una stanza fornita di tutto il<br />
bisognevole.<br />
Intanto faccio voti cordiali perché le feste giubilari119[119] riescano entusiastiche e di piena<br />
soddisfazione per l’Eccellenza V. pel Clero e pel popolo: invio inoltre auguri di felice<br />
viaggio, e colla speranza d’incontrarla in perfetta salute, con sensi di stima e di sincera<br />
amicizia ho l’onore raffermarmi<br />
Di V. Eccellenza R.ma Ill.ma<br />
Dev.mo Servo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv.° di New York<br />
P.S. Mi faccia pure il piacere di dirmi il nome del vapore dall’Europa.<br />
117[117]AGS EB 01-07 (originale).<br />
54 - SCALABRINI A CORRIGAN120[120]<br />
118[118]P. Giacomo Gambera (1856-1934) del clero della diocesi di Brescia entrò nella <strong>Congregazione</strong> di Mons. <strong>Scalabrini</strong> nel 1889 e<br />
partì subito per assistere gli emigrati negli USA. Missionario di grandi capacità, lavorò a New Orleans, Pittsburgh, Boston, Chicago, New<br />
York. Fu Superiore Provinciale e organizzò la visita di Mons. <strong>Scalabrini</strong> negli Stati Uniti del 1901. Cfr. A Migrant Missionary Story: the<br />
Autobiography of Giacomo Gambera, edited with an introduction by Mary Elisabeth Brown, New York, Center for Migration Studies,<br />
1994.<br />
119[119]Le feste giubilari sono quelle del 15-17 giugno 1901 per il 25 mo. di episcopato di Mons. <strong>Scalabrini</strong> che inclusero l’inaugurazione<br />
dei restauri del duomo di Piacenza.<br />
120[120]AGS EB 01-07 (minuta).
E. R.<br />
30 Maggio 1901<br />
Pieno di gratitudine la ringrazio, Ven. M., di tante prove di amicizia con le quali ha voluto<br />
rallegrarmi. Il ricordo prezioso pel mio Giubileo e l’offerta dell’ospitalità mi hanno vivamente<br />
commosso. Iddio rimeriti L’E.V. di tanta bontà e le conceda tante benedizioni quante di gran<br />
cuore io gliene desidero.<br />
Grazie infinite pel dono, che userò per la Messa giubilare il giorno 17 Giugno. I lavori della<br />
mia Cattedrale andarono più in lungo di quanto io credeva, perciò si dovette differire<br />
l’apertura e questo incidente ha fatto differire la mia partenza alla metà di Agosto. Io verrò<br />
come privato e perciò prenderò alloggio presso i Missionari onde così osservare più da vicino<br />
come procedono le cose. Vorrei persino raccoglierli a fare con me gli Esercizi spirituali:<br />
abbisognerebbe perciò un locale adatto. Il P. Gambera vi penserà d’accordo con V. E. R.ma.<br />
Fin da questo momento le chieggo umilmente le facoltà per esercitare il ministero sacerdotale.<br />
Anni sono V. E. R.ma mi chiedeva un prete italo-greco per gli Albanesi; ma allora io non lo<br />
aveva. Se ancora ne abbisognasse, ora io lo avrei pronto. È un nipote di Mgr. ......... ordinato<br />
in Grecia, residente in Roma. Se V. E. desidera averlo glielo spedirò quando desidera.<br />
Eccellenza R.ma<br />
55 - CORRIGAN A SCALABRINI121[121]<br />
New York, 15 Giugno 1901<br />
Gradita oltremodo mi fu la preg.ma di V. Eccellenza in data 30 Maggio u.s. Ho creduto<br />
concorrere alle feste giubilari con un piccolo ricordo per dare all’Eccellenza V. un attestato<br />
della mia antica stima ed amicizia: e sono lieto apprendere che il mio presente riuscì bene e<br />
fu di soddisfazione all’Eccellenza V.<br />
Io non ho alcuna difficoltà a concedere all’Eccellenza V. piene facoltà di esercitare il S.<br />
Ministero nei limiti della mia giurisdizione, che anzi fin da questo momento col massimo<br />
piacere annuisco alla domanda di V. Eccellenza e sono oltremodo lieto del desiderio espresso<br />
di dare un corso di Esercizi Spirituali ai Sacerdoti. Il Rev. P. Gambera mi aveva parlato in<br />
proposito ed io offrii il Seminario come locale il più adatto pel ritiro. Che anzi sarebbe<br />
desiderabile che l’Eccellenza V. si compiacesse di dare gli Esercizi a tutti i Sacerdoti Italiani<br />
della Diocesi, poiché essi non conoscendo l’Inglese non possono prender parte al ritiro annuo<br />
della Diocesi.122[122]<br />
Per condurre ad effetto questo piano, sarebbe necessario che l’Eccellenza V. R.ma anticipasse<br />
la partenza dall’Italia: poiché io posso disporre del Seminario sino alla prima settimana di<br />
121[121]AGS EB 01-07 (originale).<br />
122[122]Gli esercizi spirituali ai sacerdoti italiani di New York e ai suoi missionari furono di fatto dettati da Mons. <strong>Scalabrini</strong> dal 19 al 24<br />
agosto 1901 al seminario diocesano di Dunwoodie durante la sua visita pastorale in USA. L’arcivescovo <strong>Corrigan</strong> inviava assieme alla<br />
lettera del 15 giugno le facoltà richieste con apposito rescritto il cui originale è in AGS BA 03-06/13.
Settembre: trascorsa tale epoca, i giovani tornano nel Seminario, e sarebbe impossibile dare<br />
un corso di esercizi nello stesso locale.<br />
Di più mi permetto fare osservare che partendo prima del 15 Agosto V. Eccellenza avrà una<br />
traversata migliore e più facilmente potrà avere una cabina commodissima: la ragione è<br />
perché dopo la prima metà di Agosto i viaggiatori tornano in America, e perciò i battelli sono<br />
affollati: di qui l’aumento nei prezzi, e la difficoltà di poter trovare una buona cabina.<br />
Sul momento non posso determinare cosa alcuna riguardo al Sacerdote italo-greco per gli<br />
Albanesi: credo che ben pochi Albanesi siano nella mia Diocesi: però farò delle ricerche in<br />
proposito, e saprò in seguito significare all’Eccellenza V. se vi sarà il bisogno di accettare il<br />
Sacerdote in parola.<br />
Non mi rimane altro che pregare l’Eccellenza V. R.ma di affrettare la visita agli Stati Uniti.<br />
Sarà sempre il benvenuto nella mia Diocesi e sarò ben lieto di passare qualche giorno in sua<br />
compagnia. Intanto con sensi di alta stima e venerazione ho il piacere di raffermarmi<br />
Di V. Eccellenza R.ma Ill.ma<br />
Mons. G. B. <strong>Scalabrini</strong><br />
Eccellenza R.ma Ill.ma<br />
56 - CORRIGAN A SCALABRINI123[123]<br />
Dev.mo Aff.mo<br />
Michele Agostino<br />
Arciv°. Di New York<br />
New York, 5 Agosto 1901<br />
Il Commissario di Emigrazione, - buon Cattolico, - ci invita a visitar con lui, Mercoledì, Ellis<br />
Island,124[124] oppure la stazione degli Immigrati - per vedere lo sbarco di questi, e le cose<br />
accessorie. di fatti, due piroscafi debbono giungere qui in quel giorno, uno di loro appunto il<br />
vapore italiano, “Il Principe Tartaro”.<br />
Poi andremo a vedere il porto stesso, e qualunque altro sito a volontà.<br />
In caso che V.E. voglia favorire questo buon Commissario, sarebbe d’uopo stare al Barge<br />
Office,125[125] alle undici in punto, antimeridiane, o un po’ prima.<br />
123[123]AGS EB 01-07 (originale).<br />
124[124]Ellis Island è l’isola della baia di New York che servì per l’accoglienza degli immigrati da parte del governo federale americano<br />
dal primo gennaio 1892 fino al 1954. Ispettori federali controllavano i documenti e lo stato di salute, interrogavano gli immigrati e<br />
decidevano secondo la legge sulla loro ammissione o meno negli Stati Uniti. Sull’isola si trovavano un<br />
ospedale, dormitori, refettori per gli immigrati. Ora è un monumento nazionale e sede del Museo dell’Immigrazione.<br />
125[125]Il “Barge Office” era l’ufficio del governo degli Stati Uniti per l’accoglienza degli immigrati che sbarcavano a New York. Aperto<br />
nel 1875, quando il governo federale si assunse il controllo dell’immigrazione, continuò fino al 1891 quando fu rimpiazzato da Ellis<br />
Island. Organizzazioni caritative interessate ad aiutare gli immigrati avevano i loro rappresentanti al Barge Office.
In quel caso, io anderei a prendere V. E. a Roosevelt Street, alle dieci, e dal ritorno, si<br />
potrebbe dare la benedizione alla Casa di Emigrazione.126[126]<br />
Il Commissario ci invita pure a prendere la merenda con lui sul battello.<br />
Spero che V.E. possa accettare quest’invito, e se non sento un avviso contrario, anderò ad<br />
incontrarla, alle dieci, Mercoledì.<br />
Intanto sono di V.E.<br />
Eccellenza R.ma Ill.ma<br />
57 - CORRIGAN A SCALABRINI127[127]<br />
Um.mo dev.mo Servo<br />
Michele Agostino, Arciv.o<br />
New York, 17 Settembre 1901<br />
È già qualche tempo da che mi trovo in Residenza e di nuovo al lavoro, perciò quando V.<br />
Eccellenza sarà di ritorno in New York, potremo passare qualche ora assieme: anzi desidero<br />
che l’Eccellenza V. almeno per alcuni giorni venga a risiedere nell’Arcivescovado; in tal<br />
modo io avrò più ampia opportunità di fare osservare all’Eccenza V. le istituzioni cattoliche di<br />
New York: spero non mancherà favorirmi in ciò.<br />
Riguardo alla Chiesa della Trasfigurazione128[128] i Rev. Sig. Consultori hanno determinato<br />
che pel momento non è possibile ridurre la detta Chiesa ad uso esclusivo degl’Italiani, poiché<br />
la frazione americana, benché piccola, pure potrebbe creare dei disturbi: perciò ad evitare<br />
inconvenienti e per soddisfare ad ambedue gli elementi Americano ed Italiano, forse in<br />
seguito si nominerà un Rettore Inglese con due Sacerdoti Italiani assistenti, fintantoché non<br />
verrà il momento opportuno per adottare un piano più soddisfacente.<br />
Dolente di non aver potuto aderire ai desideri di V. Eccellenza, con sensi di stima e di sincera<br />
amicizia mi raffermo<br />
Di V. Eccellenza.<br />
Dev.mo Servo ed Amico<br />
Michele Agostino<br />
Arciv. Di Nuova York<br />
126[126]La Casa di Emigrazione era un locale al n. 219 di Bleecker Street, Manhattan, con una dozzina di letti, cucina e mensa,<br />
comprato dal P. G. Gambera nello sforzo di riorganizzare la Società di San Raffaele per la Protezione degli Immigrati Italiani che era<br />
stata stabilita dal P. Pietro Bandini a New York nel 1891. La Casa fu benedetta da Mons. <strong>Scalabrini</strong> il 9 agosto 1901. Per la storia della<br />
Società San Raffaele in America, cfr. Edward C. Stibili, “The Italian St. Raphael Society for the Protection of Italian Immigrants in the<br />
United States”, in Gianfausto Rosoli, <strong>Scalabrini</strong> tra Vecchio e Nuovo Mondo, Roma: Centro Studi Emigrazione, 1989, pp. 469-480.<br />
127[127]AGS EB 01-07 (originale).<br />
128[128]La Chiesa della Trasfigurazione è una parrocchia poco lontana dalla Chiesa di San Gioacchino che era tenuta dai Missionari di<br />
Mons. <strong>Scalabrini</strong> nella parte sud-orientale di Manhattan dove c’era una forte concentrazione di Italiani.
Monsignore Reverendissimo<br />
58 - CORRIGAN A SCALABRINI129[129]<br />
New York, 17 Settembre 1901<br />
Solo questa sera mi è pervenuto il foglio di S. E. scritto il giorno 3 corrente130[130] da New<br />
Haven.<br />
Dopo il mio ritorno in città, volli scrivere a V. E. ma non sapendo l’indirizzo dovetti aspettare<br />
qualche giorno; così, finalmente potei mandarle alcune righe.<br />
Spero che V. E. potrà passare alcuni giorni meco in questa casa. Poi i Cattolici della città sono<br />
molto desiderosi di darle un ricevimento nel Circolo Cattolico.131[131]<br />
Sono, Monsignore Carissimo<br />
E.R.<br />
um.mo dev.mo servo suo Michele Agostino Arciv. Di New York<br />
59 - SCALABRINI A CORRIGAN132[132]<br />
Cincinnati, 6 Ottobre 1901<br />
giunto ieri sera in questa città di Cincinnati trovai qui ad aspettarmi numerose lettere, e tra le<br />
altre quella che V.E.R. ebbe la bontà di scrivermi in data 17 settembre u.s.<br />
Le sono, Ven. Mons., gratissimo della cortese esibizione e non so esprimerle a parole i sensi<br />
dell’anima mia commossa. Dio la compensi e la benedica.<br />
Mi duole che l’affare della Chiesa della Trasfigurazione non sia riuscito a seconda dei miei<br />
desiderii. E tanto più mi duole la cosa perché non so che ne potrà avvenire in S. Gioacchino,<br />
ad ogni modo Dio si accontenta anche delle buone intenzioni e dobbiamo accontentarci anche<br />
noi.<br />
129[129]AGS EB 01-07 (originale).<br />
130[130]Questa nota di Mons. <strong>Scalabrini</strong> non è stata ritrovata.<br />
131[131]Il Circolo Cattolico di New York (Catholic Club, City of New York, 120 Central Park South) raggruppava i cattolici prominenti<br />
della città. Mons. <strong>Scalabrini</strong> scrisse al suo segretario C. Mangot a proposito: “Ieri sera il Circolo Cattolici di New York mi diede una<br />
solenne reception, come dicono qui. Il fior fiore dell’aristocrazia era presente in un immenso salone. Mi accompagnò Mons. Arcivescovo,<br />
che volle assolutamente che occupassi il primo posto. Mi si lesse dal presidente un indirizzo in lingua inglese, poi un secondo in<br />
francese. Io risposi con un discorso in francese, che fu interrotto da continui battimani. Un giornalista lo disse elevatissimo,<br />
eloquentissimo: oggi tutti ne parlavano. A me parve appena passabile, ma opportuno. Basta. è passata anche questa”. AGS AN 01<br />
01/58. <strong>Scalabrini</strong> a Mangot, New York, 16 ottobre 1901.<br />
132[132]AGS EB 01-07 (minuta).
Sabato sarò di ritorno in Vescovado e mi affretterò a venirle a presentare i miei umili omaggi.<br />
Mi raccomando alle sue preghiere e coi sensi di profondo ringraziamento mi raffermo di V.E.<br />
R.ma.<br />
Monsignore Veneratissimo<br />
60 - CORRIGAN A SCALABRINI133[133]<br />
New York, 3 Novembre 1901<br />
Dopo gli auguri, ben di cuore, per la festa di San Carlo, vorrei dire che ho invitato Mgr.<br />
Vescovo di Brooklyn di venire qui, Martedì all’una, per fare un piccolo pranzo con noi altri; e<br />
spero che V.E. ci sarà con noi in quel giorno e a quel tempo. Quella mattina (Martedì) alle<br />
undici e mezzo abbiamo la Consulta, ed i Consultori Diocesani restano pel pranzo, al tocco.<br />
Poi devo andare per la Consulta solita a Monte San Vincenzo, dalle Suore di Carità,<br />
ritornando verso le cinque e mezzo.<br />
Oggi un mio amico mi pregò di portar V.E. meco da lui alle sei, Martedì, per la cena, dopo la<br />
quale suole che V.E. ed io lo accompagnammo a vedere il risultato delle elezioni popolari<br />
Anderemo in vettura, e sarà una cosa degna di vedersi, anderemo in perfetta sicurezza, e<br />
vedremo come si comporta la folla americana in tempo di massimo eccitamento.<br />
Se parrà a V.E. potremo andar insieme a Monte S. Vincenzo e tornando in città, o andare<br />
dall’amico, o venire qui; in tal caso - ultimo - egli verrà a prenderci in vettura alle sette, penso<br />
tutto sarà conosciuto e finito presto.<br />
Poi, Giovedì a sera, voglio assolutamente la V. E. qui a casa per incontrare alcuni Signori che<br />
desiderano ossequiarla.<br />
Mons. Sbarretti134[134]parte da Cuba per questa residenza il giorno 9 e giunge a NewYork il<br />
dodici Novembre; poi va subito a Roma.<br />
Sono Monsignor Carissimo,<br />
Um.mo dev.mo servo<br />
Michele Agostino Arciv.o di New York<br />
133[133]AGS EB 01-07 (originale).<br />
61 - CORRIGAN A P. ALUSSI135[135]<br />
134[134]Mons. Donato Sbarretti, nato a Montefranco (Terni), fu aiutante di Mons. Satolli alla Delegazione Apostolica a Washington dal<br />
1893 al 1899 quando venne nominato vescovo di San Cristobal de Havana (Cuba). Dal 1903 al 1910 fu Delegato Apostolico in Canada.<br />
Ritornato a Roma occupò vari uffici di Curia, fu elevato al Cardinalato e morì nel 1939. Cfr. Giovanni Pizzorusso, Un diplomate du<br />
Vatican en Amérique: Donato Sbarretti a Washington, La Havane et Ottawa (1893-1910)”, Annali Accademici Canadesi, IX, 1993, pp. 5-<br />
33-<br />
135[135]AGS EB 01-07 (originale).
R.mo P. Alussi,<br />
New York, 10 Novembre 1901<br />
Con molto piacere accetto l’invito gentile di pranzare domani con S. E. Msgr. <strong>Scalabrini</strong><br />
Intanto, ossequiandola,<br />
Sono di Lei, R. Padre<br />
Um.mo dev.mo Servo<br />
Michele Agostino,<br />
R.mo Mons. Amico carissimo:<br />
62 - CORRIGAN A SCALABRINI136[136]<br />
New York, 15 Dicembre 1901<br />
Ho atteso fino ad oggi notizie sul viaggio di V. Eccenza R.ma, ma inutilmente: comprendo<br />
bene che dopo un’assenza notevole dalla diocesi, il lavoro è senza dubbio centuplicato, e<br />
perciò è ben difficile trovare un ritaglio di tempo per gli amici. Spero per altro che abbia fatto<br />
un viaggio piacevole, ed attendo con ansietà notizie riguardo al noto affare dell’emigrazione.<br />
Siamo già al Natale, il principio del nuovo anno non è lontano: invio all’Eccenza V. R.ma le<br />
più sincere felicitazioni ed auguriamoci un nuovo anno foriero di consolazioni e di gloria per<br />
la Chiesa.<br />
Intanto con sensi di profonda stima mi raffermo<br />
Di V. Ecc. R.ma Ill.ma<br />
R.mo e Car.mo Mons.<br />
63 - CORRIGAN A SCALABRINI137[137]<br />
Dev.mo Servo ed Amico<br />
Michele Agostino<br />
Arciv.o di Nuova York<br />
New York, 11 Gennaro 1902<br />
La gent.ma lettera di V. Eccenza mi ha consolato assai: la ringrazio del rapporto fatto al S.<br />
Padre riguardo alle opere dell’Episcopato Americano ed anche alla mia Archidiocesi: sono<br />
136[136]AGS EB 01-07 (originale).<br />
137[137]AGS EB 01-07 (originale).
certo che la parola di V. Eccenza avrà arrecato sollievo e consolazione a S. Santità.<br />
Il P. Ferrante ringrazia V. Eccenza delle informazioni date al S. Padre, ed è contento che non<br />
abbia suggerito per lui alcuna onorificenza. Egli pensa che basta alla S. Sede conoscere il<br />
lavoro di un sacerdote: la promozione è meglio si lasci al prudente discernimento del S. Padre.<br />
Riguardo alla Chiesa di S. Gioacchino si sta trattando un mutuo col Banco Lyncoln all’effetto<br />
di ridurre gli interessi al 4%. Di più i Consultori Diocesani, dietro mia richiesta, hanno<br />
acconsentito di concorrere alle spese per le necessarie riparazioni del tetto della stessa Chiesa:<br />
e probabilmente si dovranno spendere oltre $ 2.000.<br />
Ho serii timori della S. Raffaele: ho ragioni per ritenere che il Console Italiano ha dato, o darà<br />
un rapporto niente favorevole al nostro progetto: ultimamente il Console visitò la casa di<br />
ricovero e si espresse in modo da far intravedere disposizioni non troppo favorevoli<br />
all’Istituzione. Il P. Gambera lavora fedelmente al porto e tra qualche giorno pubblicherà un<br />
rapporto del lavoro della Società durante l’anno 1901: ciò farà del bene.138[138]<br />
La Chiesa della Trasfigurazione a causa dell’opposizione della frazione Americana, non può<br />
prudentemente cedersi ad alcuno: perciò la Consulta ha determinato che la Diocesi assuma le<br />
responsabilità di detta chiesa pel momento e nomini Sacerdoti per l’amministrazione dei<br />
Sagramenti alla congregazione mista, ossia Inglese ed Italiana.<br />
Il P. Ferrante inviò a V. Eccellenza una lettera del Circolo Cattolico di New York:139[139]<br />
non so se V. Ecc. fino ad ora abbia inviata una linea di riscontro: perdoni la libertà se ardisco<br />
farne menzione.<br />
Tutto in New York procede regolarmente: la nuova Amministrazione Municipale si mostra<br />
assai deferente ai Cattolici: forse sarà tatto politico: in qualunque modo è cosa per tutti<br />
soddisfacente.<br />
Rinnovo i miei ringraziamenti, e con sensi di alta stima le stringo la mano e mi raffermo<br />
Di V. Eccenza R.ma<br />
La risposta di V.E. è stata accolta dal Circolo Cattolico con viva riconoscenza.<br />
Dev.mo Servo ed Amico<br />
Michele Agostino,<br />
138[138]Cfr. St. Raphael Society Records presso l’archivio del Center for Migration Studies of New York, Inc.: Rendiconto della Società<br />
S. Raffaele dal 10 novembre 1900 al 10 maggio 1902. Si tratta appunto del rendiconto preparato dal P. G. Gambera.<br />
139[139]A nome dell’Arcivescovo <strong>Corrigan</strong>, Mons. Gherardo Ferrante trasmetteva a Mons. <strong>Scalabrini</strong> il 24 novembre 1901 una nota del<br />
Presidente del Circolo Cattolico di New York, John A. Sullivan, in cui veniva informato della sua nomina a membro onorario del Circolo.<br />
AGS BA 03 11. La risposta di Mons. <strong>Scalabrini</strong>, non rinvenuta, arrivò evidentemente quando Mons. <strong>Corrigan</strong> stava per spedire la sua<br />
lettera.