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Enzo Pranzini Dieci miliardi di granelli di sabbia I segreti della spiaggia

Volume - RES-MAR

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<strong>Enzo</strong> <strong>Pranzini</strong><br />

<strong>Dieci</strong> <strong>miliar<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

I <strong>segreti</strong> <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>


Questo volume, e<strong>di</strong>to dal Centro regionale per lo Stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />

Dinamica dei Litorali (CreStDiL), è stato realizzato nell’ambito<br />

delle attività del Progetto Transfrontaliero Marittimo ResMar<br />

coor<strong>di</strong>nato dalla Provincia <strong>di</strong> Livorno.<br />

Testo ed immagini sono state realizzate da <strong>Enzo</strong> <strong>Pranzini</strong>, del<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze <strong>della</strong> Terra dell’Università <strong>di</strong> Firenze.<br />

Stampa:<br />

tiburtini.it


Premessa<br />

Passeggiare su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> in inverno, con il fragore delle<br />

onde e con il vento che quasi ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> procedere, a me<br />

sembra più bello che sdraiarsi sotto l’ombrellone nel caldo estivo<br />

ascoltando l’ultimo tormentone trasmesso a tutto volume dalla<br />

pizzeria costruita sulla duna.<br />

Ma non siamo tutti uguali; e questa è una fortuna, perché io<br />

trovo la <strong>spiaggia</strong> completamente vuota e loro si abbronzano<br />

quanto vogliono, conversano con il vicino <strong>di</strong> ombrellone e fanno<br />

il bagno nel brodo caldo.<br />

Sono loro, però, che muovono l’economia <strong>di</strong> una lunga striscia<br />

del nostro territorio, che giustificano le mie ricerche... e che mi<br />

permettono <strong>di</strong> visitare, possibilmente in inverno, le spiagge <strong>di</strong><br />

altri paesi.<br />

È a loro quin<strong>di</strong> che de<strong>di</strong>co questo libro, a loro che si cospargono<br />

<strong>di</strong> crema solare che puzza <strong>di</strong> cocco, che arrivano sulla <strong>spiaggia</strong><br />

trasportandosi <strong>di</strong>etro borse frigo e tavoli pieghevoli da 12 posti,<br />

che si allineano in mare per fare acquagym al comando <strong>di</strong> un<br />

reduce da un villaggio turistico tropicale.<br />

Non voglio convincerli che la mia <strong>spiaggia</strong> sia migliore <strong>della</strong> loro,<br />

ma vorrei che almeno la mia la vedessero. Ed io mi impegno a<br />

vedere la loro, … purché non mi chiedano <strong>di</strong> fare l’acquagym!<br />

Potrebbe capitare che questo libretto finisca nelle mani <strong>di</strong> uno<br />

dei miei studenti. A lui <strong>di</strong>co: è un libretto “da <strong>spiaggia</strong>”, più che<br />

“sulla <strong>spiaggia</strong>”, dove non tutto è scritto e tutto è semplificato.<br />

Se vieni all’esame avendo letto solo questo è certo che voli fuori!<br />

Forte dei Marmi, Agosto 2012<br />

(steso su <strong>di</strong> una sdraio sotto l’ombrellone, puzzando <strong>di</strong> cocco,<br />

sorseggiando una Piña Colada ed ascoltando l’ultimo <strong>di</strong> Lady<br />

Gaga)<br />

3


Il gioco dello stecco<br />

La <strong>spiaggia</strong> è un accumulo <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, ghiaia o ciottoli mo<strong>della</strong>to<br />

dalle onde. Ma se pensiamo che la <strong>di</strong>fferenza fra una <strong>spiaggia</strong><br />

e l’altra sia dovuta solamente alle <strong>di</strong>mensioni dei granuli che<br />

la compongono, vuol <strong>di</strong>re che non ci siamo mai soffermati a<br />

guardare come questo accumulo sia fatto, come vari da un punto<br />

all’altro, come si mo<strong>di</strong>fichi con il susseguirsi delle stagioni.<br />

Forse non ci siamo neppure chiesti da dove venga tutta questa<br />

<strong>sabbia</strong>, e perché in alcuni punti ve ne sia così tanta che si fa<br />

fatica a raggiungere la riva, mentre in altri ve ne sia pochissima,<br />

al punto che dobbiamo mettere il nostro ombrellone a contatto<br />

con quello del vicino.<br />

In definitiva, non abbiamo mai osservato con attenzione quel<br />

posto dove, forse, abbiamo passato tante estati scavando buche,<br />

costruendo castelli, facendo mucchietti nei quali infiggere uno<br />

stecco, nella speranza che asportando un po’ <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> a turno<br />

caschi proprio a “lei”, … e rubargli così un bacio <strong>di</strong> penitenza.<br />

No, avevamo ben altro da fare che stu<strong>di</strong>are come è fatta la <strong>spiaggia</strong>,<br />

anche se trovavamo strano che quel mucchietto mantenesse<br />

sempre la stessa pendenza anche quando ne asportavamo<br />

una bella fetta. Talvolta però infiggevamo il bastoncino più in<br />

profon<strong>di</strong>tà, tanto da dover poi scavare nella <strong>sabbia</strong> bagnata.<br />

Allora sì che <strong>di</strong>ventava <strong>di</strong>fficile prevedere quando sarebbe caduto:<br />

la <strong>sabbia</strong> arrivava a formare pareti verticali, per poi crollare<br />

tutta insieme. Altro che bacio <strong>di</strong> “lei”; ci toccava andare a fare<br />

la <strong>di</strong>chiarazione d’amore a quella vecchia antipatica <strong>della</strong> prima<br />

fila <strong>di</strong> ombrelloni, che chiamava sempre il bagnino quando noi<br />

giocavamo a pallone sulla battigia. Opsh! Sul bagnasciuga!<br />

Ma forse è proprio colpa del bagnino se noi non abbiamo visto<br />

tutte quelle forme <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> che ci avrebbero consentito <strong>di</strong><br />

capire come essa si sia formata, come venga mo<strong>della</strong>ta dalle<br />

onde e dal vento e come, talvolta, sparisca completamente.<br />

È lui, con la sua mania <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre tutti gli ombrelloni in fila<br />

perfetta, <strong>di</strong> rastrellare e spianare la superficie <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>,<br />

<strong>di</strong> togliere i sassi e i resti delle “alghe” <strong>spiaggia</strong>te, come se<br />

fosse d’accordo con il giocattolaio del paese per toglierci quelle<br />

belle palline naturali che aspettavano solo <strong>di</strong> essere bagnate e<br />

5


compresse per <strong>di</strong>ventare i campioni delle nostre piste tracciate<br />

sulla <strong>sabbia</strong>, ed obbligarci a comprare le biglie <strong>di</strong> vetro o <strong>di</strong><br />

plastica.<br />

Ora che siamo gran<strong>di</strong>, che le <strong>di</strong>chiarazioni d’amore non le<br />

facciamo più, nemmeno per penitenza, e che i baci li sappiamo<br />

rubare con una montagna <strong>di</strong> balle, invece che <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, è forse il<br />

momento <strong>di</strong> riscoprire la <strong>spiaggia</strong> e <strong>di</strong> imparare a leggere quelle<br />

forme che continuano a cambiare pur rispettando le leggi <strong>di</strong><br />

allora.<br />

E ci viene subito una curiosità: quanti erano i <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

che dovevamo accumulare per fare quel mucchio? Sembra<br />

impossibile, ma se la montagna era alta una trentina <strong>di</strong><br />

centimetri e la <strong>sabbia</strong> abbastanza fine, ne accumulavamo circa<br />

10 <strong>miliar<strong>di</strong></strong>!<br />

Il gioco dello stecco:<br />

fisica e se<strong>di</strong>mentologia<br />

sulla <strong>spiaggia</strong>. Ma chi lo<br />

sapeva?!<br />

6


Ma da dove viene tutta questa <strong>sabbia</strong>?<br />

Se per fare un piccolo monticello servono 10 <strong>miliar<strong>di</strong></strong><br />

<strong>di</strong> <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, si può pensare che solo sulla “mia”<br />

<strong>spiaggia</strong> ve ne siamo <strong>di</strong>versi fantastilioni. E da dove viene<br />

tutta questa <strong>sabbia</strong>?<br />

Quasi tutta la <strong>sabbia</strong> che forma le spiagge è stata prodotta<br />

dall’erosione delle montagne ed è stata portata al mare dai fiumi;<br />

una piccola parte è il risultato delle mareggiate che erodono<br />

i promontori, un’altra, modesta sui nostri litorali, viene presa<br />

dalle onde dai fondali maggiori e spinta verso riva.<br />

I bacini idrografici sono quin<strong>di</strong> la sorgente delle nostre spiagge e<br />

il loro contributo <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> rocce che vi affiorano, dalla<br />

pendenza dei versanti, dal clima, dalla copertura vegetale e da<br />

quanto l’uomo fa nell’entroterra. Prima che venisse tagliata la<br />

gran parte <strong>della</strong> vegetazione che copriva le montagne e le colline,<br />

l’erosione del suolo era modesta perché l’acqua piovana s’infiltrava<br />

e quella in eccesso scorreva in superficie con minore velocità;<br />

inoltre, la vegetazione tratteneva le particelle <strong>di</strong> suolo. Una buona<br />

Sono i fiumi che portano la gran parte <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> al mare, che poi la<br />

ri<strong>di</strong>stribuisce lungo la costa grazie alle correnti indotte dal moto ondoso<br />

(Cavoli, Isola d’Elba).<br />

7


parte dell’acqua che pioveva veniva poi restituita all’atmosfera<br />

attraverso l’evaporazione <strong>di</strong>retta o con l’evapotraspirazione<br />

attraverso le foglie delle piante. Un buon bosco è infatti in grado<br />

<strong>di</strong> trattenere e restituire all’atmosfera circa 500 mm d’acqua<br />

all’anno, quasi la metà <strong>di</strong> quella che piove in molte parti d’Italia.<br />

Con lo sviluppo demografico, l’introduzione <strong>della</strong> pastorizia e<br />

dell’agricoltura, il taglio del bosco per produrre legna e carbone,<br />

quest’azione <strong>di</strong> regimazione delle acque e <strong>di</strong> protezione del suolo<br />

operata dalla vegetazione è venuta a mancare e nei secoli passati<br />

i fiumi hanno portato a mare ingenti quantità <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti.<br />

Allora le nostre spiagge sono il risultato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ssesto<br />

idrogeologico; proprio come quello che oggi vogliamo<br />

combattere!<br />

Si, un tempo non ci si preoccupava molto dell’ambiente, e<br />

poco si sapeva sui processi che regolano l’evoluzione dei rilievi<br />

e delle spiagge. Ma anche quando queste conoscenze sono state<br />

approfon<strong>di</strong>te l’uomo ha continuato a mo<strong>di</strong>ficare il territorio<br />

senza preoccuparsi degli effetti delle proprie opere, anche se in<br />

questo caso esse tendono a ripristinare gli originali equilibri delle<br />

spiagge, privandole <strong>di</strong> quei materiali che nei secoli passati erano<br />

arrivati in eccesso<br />

La costruzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ghe, che intercettano tutto il materiale<br />

grossolano portato dai corsi d’acqua, il dragaggio degli alvei<br />

fluviali, per trarre <strong>sabbia</strong> e ghiaia da costruzione, e le bonifiche,<br />

attuate deviando i fiumi e facendogli scaricare i materiali nelle<br />

antiche lagune costiere, sono i fattori che hanno innescato<br />

quell’erosione che affligge oggi circa il 42% delle nostre spiagge.<br />

8<br />

I fiumi oggi non portano più la <strong>sabbia</strong> al mare?<br />

I fiumi continuano, seppure con intensità assai minore, a portare<br />

<strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> e ghiaia alla loro foce, dove sono costretti ad<br />

abbandonarli nel momento in cui la velocità <strong>della</strong> corrente si<br />

riduce bruscamente sfociando in un bacino <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni quasi<br />

infinite, quale è il mare.


Questi si accumulerebbero l’uno sull’altro, innalzando i fondali e<br />

facendo progre<strong>di</strong>re la costa, se non fosse che le onde attaccano<br />

questi materiali ri<strong>di</strong>stribuendoli lungo riva.<br />

Dove l’apporto fluviale è intenso o l’energia del moto ondoso<br />

relativamente debole, questo accumulo si forma realmente, dando<br />

origine ad un delta fluviale. Talvolta le onde riescono, se non<br />

proprio a smantellare, almeno a mo<strong>della</strong>re questa propaggine,<br />

conferendogli una forma a cuspide, come avviene per il delta<br />

dell’Arno, del Tevere o del Volturno, in altri prevale la forza<br />

costruttrice del fiume, che crea un ventaglio in mare sul quale il<br />

corso d’acqua si <strong>di</strong>rama in più rivoli, come faceva il Po alcuni secoli<br />

ad<strong>di</strong>etro, quando il suo trasporto solido era ancora abbondante.<br />

Oggi anche questo delta sta assumendo la forma a cuspide.<br />

I se<strong>di</strong>menti portati dai fiumi, siano questi gran<strong>di</strong> come il Rio<br />

delle Amazzoni o piccoli come un ruscelletto che scende in mare<br />

in una minuscola insenatura, vengono presi in carico dal moto<br />

ondoso e ri<strong>di</strong>stribuiti lungo la riva. Questo avviene perché le onde<br />

arrivano spesso a costa con un certo angolo e scaricano la propria<br />

energia sia ortogonalmente a riva, spostando la <strong>sabbia</strong> in avanti<br />

e in<strong>di</strong>etro, sia parallelamente a riva, trasportando i se<strong>di</strong>menti<br />

da un tratto all’altro del litorale. È così che la <strong>sabbia</strong>, con la quale<br />

costruiamo il nostro castello su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> lontana kilometri<br />

da una foce fluviale, è stata spinta verso il nostro bagno.<br />

Ed io che credevo che la <strong>sabbia</strong> venisse tutta prodotta grazie<br />

all’erosione dei promontori!<br />

La gran parte delle spiagge che orlano le pianure si è formata<br />

come ti ho appena detto, ma anche le coste rocciose possono<br />

contribuire alla formazione delle spiagge.<br />

I materiali che si trovano ai pie<strong>di</strong> delle falesie, sia che vengano<br />

prodotti dall’azione delle onde che le attaccano con violenza<br />

alla base, sia che franino verso il basso come avviene in tutte<br />

le montagne, possono essere spinti verso i litorali sabbiosi o<br />

all’interno <strong>di</strong> piccole baie, sempre che la profon<strong>di</strong>tà del mare<br />

alla base <strong>della</strong> falesia non sia così alta da impe<strong>di</strong>re che l’azione<br />

del moto ondoso si risenta anche sul fondale. Se le rocce che<br />

costituiscono il promontorio sono facilmente ero<strong>di</strong>bili, la quantità<br />

9


L’erosione prodotta dal moto ondoso alla base <strong>della</strong> falesia ha determinato il crollo<br />

dei materiali sovrastanti che verranno poi elaborati delle onde; i <strong>granelli</strong> più fini si<br />

allontaneranno sui fondali antistanti, mentre quelli più grossolani rimarranno ai<br />

pie<strong>di</strong> <strong>della</strong> scarpata formando una <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong> ciottoli e ghiaia<br />

(Golfo <strong>di</strong> Oristano, Sardegna).<br />

Una torre costiera, costruita nel XVI sec. sul bordo <strong>di</strong> una falesia, ci ricorda quanto<br />

10<br />

lentamente arretrino le coste costituite da rocce coerenti (Calafuria, Livorno).


Pocket beach (Creta, Grecia).<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti prodotta può essere ingente, ma nella gran parte<br />

dei casi l’arretramento delle falesie è estremamente lento,<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche millimetro all’anno. È per questo che le<br />

torri <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a costiere, costruite secoli ad<strong>di</strong>etro proprio sul<br />

bordo <strong>della</strong> scarpata, non sono ancora crollate in mare. Esse<br />

furono poste in quel punto per avere una più ampia vista sul<br />

mare e poter avvistare i nemici o i pirati in tempo per avvisare<br />

le guarnigioni <strong>di</strong>slocate in altri punti <strong>della</strong> costa.<br />

Se i prodotti dell’erosione dei promontori vengono spinti all’interno<br />

delle baie, vanno a formare quelle piccole spiagge (pocket beach)<br />

che costituiscono gli elementi più ricercati nelle coste alte e che<br />

spesso stanno alla base dell’attività economica delle isole minori.<br />

Ma anche queste piccole spiagge, in genere, ricevono più <strong>sabbia</strong><br />

dai corsi d’acqua che dai promontori che le delimitano.<br />

Avevi detto che la <strong>sabbia</strong> può arrivare anche dai fondali<br />

maggiori, ma lì chi ce l’ha portata? E come può risalire<br />

verso riva?<br />

Questo processo è stato importante alcuni millenni ad<strong>di</strong>etro,<br />

quando il livello del mare, che era più basso <strong>di</strong> quasi 130 m<br />

11


durante l’ultima Era glaciale (circa 18.000 anni fa), ha cominciato<br />

a risalire su tutta la Terra (innalzamento eustatico). Circa 6.000<br />

anni fa è arrivato quasi al livello attuale, per poi continuare a<br />

salire più lentamente, anche se oggi, per il riscaldamento globale,<br />

la risalita si sta facendo più rapida. Allora il mare, mentre<br />

sommergeva quei se<strong>di</strong>menti che formavano le vecchie spiagge<br />

e i cordoni dunari, come un bulldozer li spingeva verso terra. È<br />

così che molto probabilmente si sono formate quelle isole strette<br />

e lunghe che orlano la costa atlantica degli Stati Uniti e i litorali<br />

<strong>della</strong> Germania e dell’Olanda.<br />

E non deve sembrarti strano che le onde portino la <strong>sabbia</strong> verso<br />

terra, in definitiva l’energia ad esse associata si muove proprio<br />

in quella <strong>di</strong>rezione! Infatti ancor oggi questo flusso <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> può<br />

alimentare le spiagge. Devi anche pensare che una parte dei<br />

materiali che formano la <strong>spiaggia</strong> può essere costituita da gusci o<br />

scheletri <strong>di</strong> organismi che vivono in mare e che si depositano sui<br />

fondali alla loro morte; altri poi vivono già <strong>di</strong>rettamente sul fondo<br />

come in<strong>di</strong>vidui liberi o formando colonie. Nei nostri mari è nelle<br />

praterie <strong>di</strong> Posidonia oceanica che vi è una grande proliferazione <strong>di</strong><br />

questi organismi e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> questi ambienti sottomarini<br />

è importante anche per l’alimentazione delle spiagge.<br />

12<br />

La <strong>spiaggia</strong> <strong>della</strong> Pelosa (Stintino, Sardegna) è costituita in buona parte<br />

da se<strong>di</strong>menti biogenici.


Sabbia, …. per modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re!<br />

Non capisco: delle volte parli <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, altre <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti,<br />

poi <strong>di</strong> ghiaia. Lo fai per farmi confondere o c’è qualcosa<br />

sotto che non vuoi <strong>di</strong>rmi?<br />

Anzi, speravo proprio che tu mi facessi questa domanda! Quando<br />

parlo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti, parlo dei materiali sciolti che si depositano<br />

per processi fisici, dopo essere stati erosi e trasportati, proprio<br />

come la <strong>sabbia</strong> che arriva dalle montagne. Ma non mi riferisco alle<br />

<strong>di</strong>mensioni dei granuli, e quin<strong>di</strong> può trattarsi <strong>di</strong> particelle molto<br />

fini, come quelle dell’argilla, oppure <strong>di</strong> elementi molto gran<strong>di</strong><br />

come i massi che a volte franano dalle falesie. Se voglio in<strong>di</strong>care le<br />

<strong>di</strong>mensioni delle particelle (o particellone!) uso una scala verbale,<br />

secondo la quale ogni termine ha un significato preciso. Così se<br />

<strong>di</strong>co che questa <strong>spiaggia</strong> è costituita da ‘<strong>sabbia</strong> fine’, intendo che<br />

i <strong>granelli</strong> hanno delle <strong>di</strong>mensioni comprese fra 0,125 e 0,250<br />

mm. Sulle spiagge in genere si trovano se<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

comprese fra 0,0625 mm (<strong>sabbia</strong> molto fine) e 4 mm (granuli),<br />

ma vi sono anche molte spiagge ghiaiose e ciottolose. In genere<br />

non si trovano spiagge con se<strong>di</strong>menti più fini, perchè questi non<br />

sono in equilibrio con l’energia delle onde. I fiumi ne portano una<br />

gran quantità, ma non vengono deposti alla foce e, rimanendo<br />

in sospensione, possono allontanarsi da costa per andare a<br />

depositarsi in mare aperto, su fondali maggiori, dove infatti si<br />

trovano i limi e le argille.<br />

Ben <strong>di</strong>verse sono le con<strong>di</strong>zioni a cui sono sottoposte le spiagge<br />

dei laghi, dove il moto ondoso ha poca energia; qui si possono<br />

trovare delle sponde fangose, dove non viene affatto la voglia <strong>di</strong><br />

fare il bagno!<br />

Un po’ <strong>di</strong> particelle fini si formano anche <strong>di</strong>rettamente sulla<br />

<strong>spiaggia</strong>, con l’attrito fra i vari granuli che vengono rimescolati<br />

dalle onde, ma questi micro-<strong>granelli</strong> vengono subito messi in<br />

sospensione e portati verso il largo.<br />

13


Alla ricerca del sasso più bello<br />

Quante volte abbiamo camminato su e giù lungo la battigia,<br />

cercando il sasso più bello?! Era il colore, le venature o la<br />

forma quello che ci attraeva <strong>di</strong> più? Sulle spiagge sabbiose<br />

non era facile trovare sassi, e in certi luoghi ad<strong>di</strong>rittura<br />

impossibile, mentre sulle spiagge miste ve ne erano in gran<br />

quantità. Ma il vero collezionista <strong>di</strong> sassi <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong> deve<br />

andare sulle spiagge ghiaiose o ciottolose per sod<strong>di</strong>sfare la<br />

propria smania <strong>di</strong> raccattare; qui si accorgerà che i ciottoli<br />

delle varie <strong>di</strong>mensioni non sono <strong>di</strong>stribuiti a caso, ma quelli <strong>di</strong><br />

una certa forma occupano una ben determinata posizione. Ma<br />

quali sono le forme principali? Il mio amico Allan ha scritto<br />

alcuni libri raccontando, con bei <strong>di</strong>segni, la vita dei personaggi<br />

che popolano le spiagge: Sammy Sand Grain (un granello <strong>di</strong><br />

<strong>sabbia</strong>), Danny Dune (la duna), Willy Wave (l’onda) e tanti<br />

altri, fra cui quattro famiglie <strong>di</strong> ciottoli, Discs, Blades, Rods e<br />

Spheres (Dischi, Lame, Bastoni, Sfere). Sebbene parenti, sulla<br />

<strong>spiaggia</strong> si stendono in punti <strong>di</strong>versi: i Dischi stanno nel punto<br />

più alto raggiunto dalle onde perché la loro forma gli permette<br />

quasi <strong>di</strong> galleggiare (Allan <strong>di</strong>ce che sono i migliori surfisti<br />

del gruppo!). Le Sfere, al contrario, le troviamo alla base,<br />

perché anche quando Willy Wave li spinge verso l’alto, loro<br />

rotolano giù. I membri delle famiglie dei Bastoni e delle Lame<br />

sono più socievoli<br />

e li troviamo<br />

mescolati a metà<br />

<strong>della</strong> battigia.<br />

Un po’ per meglio<br />

opporsi a Willy<br />

Wave, un po’<br />

Spiaggia <strong>di</strong> Llandudno,<br />

in Galles, dove andava<br />

in vacanza l’Alice <strong>di</strong><br />

Lewisw Carrol.<br />

14


perché il riflusso li orienta così, sono spesso <strong>di</strong>sposti in modo<br />

or<strong>di</strong>nato, in leggera pendenza verso il mare, con il lato più<br />

lungo perpen<strong>di</strong>colare a riva e ben incastrati l’uno sull’altro<br />

(embriciati).<br />

Quin<strong>di</strong>, se cercate il sasso più sferico possibile, per giocarci a<br />

biliardo, camminate lungo il bordo inferiore <strong>della</strong> battigia,<br />

se ne volete uno molto spiattellato per farne il pendente <strong>di</strong><br />

una collana (… si, io gliene ho regalata una fatta con un<br />

bel ciottolo verde scuro trovato sulla <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong> Marina <strong>di</strong><br />

Cecina; … o forse era ghiaia?) camminate molto in alto;<br />

ma non <strong>di</strong>sdegnate lame e bastoni, a volte assumono forme<br />

bellissime! Attenzione! Non è che il mare ha tutto il merito<br />

per questi bei sassi che vi regala: la loro forma <strong>di</strong>pende molto<br />

dal modo nel quale si è rotta la roccia <strong>di</strong> cui facevano parte.<br />

Rotolando lungo il versante <strong>della</strong> montagna, prima, e nel<br />

letto del fiume poi, gli angoli si sono smussati e il mare ha<br />

finito il lavoro, anche se alcuni sostengono che lo strusciare<br />

sulla battigia tenda a fare appiattire tutti i sassi.<br />

Ancor più attenzione! Portare via <strong>sabbia</strong> e ghiaia delle spiagge<br />

è vietato. La legge viene applicata in modo rigido laddove i<br />

se<strong>di</strong>menti sono scarsi o talmente belli che i turisti li portavano<br />

via a sacchettate, come a Budelli, in Sardegna, dove la <strong>sabbia</strong> è<br />

rosa per la presenza <strong>di</strong> gusci calcarei <strong>di</strong> organismi unicellulari,<br />

o alla <strong>spiaggia</strong> de Le Ghiaie, all’Isola d’Elba, dove va in vacanza<br />

la famiglia Dischi, con la pelle bianchissima salvo alcuni nei<br />

neri. La legge parla <strong>di</strong> “estrazione”, e forse venne emanata<br />

quando si andava a caricarla con i camion per usarla nelle<br />

costruzioni, ma non è facile spiegare a chi vi dovesse fermare<br />

quale è il bilancio se<strong>di</strong>mentario <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> e che in alcuni<br />

litorali il flusso <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che passa ogni anno può superare<br />

anche i 100.000 m 3 all’ anno, tanto che quel grammo che<br />

portate via in ricordo del vostro monticello ruba-baci non<br />

può essere certo la causa dell’erosione del litorale. Se proprio<br />

volete un ricordo <strong>di</strong> quel bacio, portatevi a casa lo stecchetto,<br />

meglio se era <strong>di</strong> un gelato: … sulle spiagge è vietato anche<br />

raccogliere la legna!<br />

15


Le <strong>di</strong>mensioni dei se<strong>di</strong>menti<br />

presenti sulla<br />

<strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong>pendono quin<strong>di</strong><br />

da quello che portano<br />

i fiumi alla loro foce e<br />

dall’efficacia del trasporto<br />

lungo costa operato<br />

dal moto ondoso, e che<br />

può essere <strong>di</strong>verso da un<br />

punto all’altro del litorale.<br />

Ecco perché ci sono<br />

spiagge con se<strong>di</strong>menti<br />

così <strong>di</strong>versi!<br />

16<br />

Questo vuol <strong>di</strong>re che tutti<br />

i <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> <strong>della</strong><br />

mia <strong>spiaggia</strong> hanno le<br />

stesse <strong>di</strong>mensioni?<br />

In alcuni casi tutti i <strong>granelli</strong><br />

hanno <strong>di</strong>mensioni<br />

molto simili, e questo può<br />

accadere sia per i se<strong>di</strong>menti<br />

fini sia per quelli<br />

grossolani, ma molto<br />

spesso ad una popolazione<br />

<strong>di</strong> <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> una determinata<br />

categoria se ne affiancano<br />

altri più o meno<br />

<strong>di</strong>versi. In alcuni casi si<br />

hanno due gruppi principali,<br />

ad esempio la ‘<strong>sabbia</strong><br />

Classificazione dei se<strong>di</strong>menti in base alle loro<br />

<strong>di</strong>mensioni.<br />

me<strong>di</strong>a’ e la ‘ghiaia grossolana’,<br />

con meno elementi<br />

appartenenti alle categorie interme<strong>di</strong>e o esterne. È analizzando<br />

le <strong>di</strong>mensioni dei vari <strong>granelli</strong> che costituiscono la <strong>spiaggia</strong> che i<br />

geologi riescono a capire quanta energia il moto ondoso scarica su<br />

<strong>di</strong> una costa o il senso del trasporto litoraneo dei se<strong>di</strong>menti.


Una <strong>spiaggia</strong> mista <strong>sabbia</strong><br />

più ghiaia (Marina <strong>di</strong><br />

Cecina, Livorno).<br />

Non sono solo i geologi a preoccuparsi delle <strong>di</strong>mensioni delle<br />

<strong>sabbia</strong>; anche i miei genitori ne parlano spesso quando c’è<br />

da decidere dove andare al mare! La mia mamma vuole<br />

andare dove c’e la <strong>sabbia</strong> fine (anche se non è così pignola<br />

nel definirla come sei te!) perché si sta più como<strong>di</strong> sdraiati<br />

ed più è facile entrare nell’acqua, dato che la battigia è<br />

poco pendente; inoltre, io posso fare i castelli <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

… lasciandola un po’ in pace! Il mio babbo preferisce la<br />

ghiaia, perché non entra dappertutto, non vola negli occhi<br />

quando legge il giornale e l’acqua, <strong>di</strong>ce lui, è più pulita. E<br />

la mamma gli <strong>di</strong>ce “ti sembra più pulita”. Allora comincia<br />

una <strong>di</strong>scussione che non finisce più. Il fatto è che il babbo<br />

non gioca a calcio a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> sulla <strong>spiaggia</strong>, sennò anche<br />

lui preferirebbe la <strong>sabbia</strong> bella fine!<br />

17


Oh che bel castello marcon<strong>di</strong>ro n<strong>di</strong>ro<br />

ndello, oh che bel castello marcon<strong>di</strong>ro<br />

n<strong>di</strong>ro ndà<br />

Sembrerà strano, ma anche per fare delle cose così semplici<br />

come i castelli <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> servono i materiali giusti e una buona<br />

tecnologia. Nessuno si sognerebbe <strong>di</strong> impastare la ghiaia con<br />

l’acqua per fare una bella torre; l’acqua uscirebbe subito dai<br />

pori e comunque la pellicola <strong>di</strong> acqua che rimarrebbe attorno<br />

ai sassi non avrebbe la tensione superficiale (forza <strong>di</strong> coesione)<br />

sufficiente per tenerli uniti.<br />

Con la <strong>sabbia</strong> fine, al contrario, l’acqua rimane intrappolata e<br />

incolla i vari <strong>granelli</strong>, che sono anche più leggeri da sostenere.<br />

Quin<strong>di</strong> più fine è la <strong>sabbia</strong> più facile sarà costruire castelli<br />

complessi.<br />

La posizione migliore<br />

è poco più su <strong>della</strong><br />

cresta <strong>della</strong> berma<br />

or<strong>di</strong>naria, dove le onde<br />

non arrivano (ma<br />

attenzione alla settima<br />

onda!) e la <strong>sabbia</strong> è quasi<br />

completamente bagnata.<br />

Più in alto, sulla <strong>sabbia</strong><br />

asciutta, l’acqua che<br />

miscelate con la <strong>sabbia</strong><br />

verrebbe rapidamente<br />

assorbita dalla base <strong>della</strong><br />

costruzione e il vostro castello crollerebbe dopo poco tempo.<br />

Inoltre, se volete <strong>di</strong>fenderlo con un bel fossato pieno d’acqua,<br />

in questa posizione dovreste correre in su e giù per la <strong>spiaggia</strong><br />

con il vostro secchiello, perché il canale si prosciugherebbe<br />

molto velocemente.<br />

Ma quanta acqua si deve mettere? Il Dr. Rip (al secolo Rob<br />

Brander, un grande esperto <strong>di</strong> spiagge ed ottimo <strong>di</strong>vulgatore)<br />

suggerisce <strong>di</strong> mescolare 7 parti <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> asciutta con 1 parte<br />

<strong>di</strong> acqua. Se siete dei castellisti puri, questo è tutto quello<br />

18


che vi serve; se al contrario<br />

pensate che ogni mezzo sia<br />

buono per raggiungere un<br />

risultato, pezzetti <strong>di</strong> canne,<br />

legnetti, alghe e cannucce<br />

succhiabibite possono<br />

conferire al vostro castello<br />

una maggiore stabilità.<br />

Se poi vorrete ornarlo con<br />

tappi <strong>di</strong> bottiglia, palette del<br />

gelato e quant’altro trovate<br />

sulla <strong>spiaggia</strong>, non farete<br />

un castello più bello, ma<br />

darete un contributo alla pulizia delle spiagge, in particolare<br />

se alla fine tutto, meno che la <strong>sabbia</strong>, finirà nel cestino<br />

dell’immon<strong>di</strong>zia!<br />

Per chi ha poca pazienza, e i bambini in genere non ne hanno<br />

affatto, ci sono le formine fatte a torretta, con le quali in<br />

pochi secon<strong>di</strong> si può<br />

costruire tutta la Grande<br />

Muraglia Cinese.<br />

Se vi hanno trascinato<br />

su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong><br />

ghiaia non <strong>di</strong>sperate:<br />

cercate gli elementi più<br />

appiattiti (ora sapete<br />

dove si trovano) e iniziate<br />

la vostra costruzione.<br />

Non sarà facile, ma non<br />

si squaglierà al sole come<br />

un castello <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

tra<strong>di</strong>zionale!<br />

Attenzione: su certe<br />

spiagge è vietato costruire<br />

castelli <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, … solo<br />

strutture in cemento<br />

armato!<br />

19


Cavalchiamo i cavalloni<br />

Ripensando a quando anch’io giocavo a calcio sulla <strong>spiaggia</strong>, mi<br />

torna in mente che c’era sempre il fesso <strong>di</strong> turno che tirava un<br />

calcione alla palla e la buttava lontano in mezzo al mare. Se era<br />

caldo ci tuffavamo tutti e facevamo a gara a chi la raggiungeva<br />

per primo, ma se era freddo ci mettevamo sul bagnasciuga, opsh!,<br />

sulla battigia, ed aspettavamo che le onde ce lo riportassero a<br />

terra. E le onde venivano verso <strong>di</strong> noi, ma la palla beffarda saliva<br />

e scendeva al loro passare, restando sempre nello stesso punto, a<br />

meno che il vento non la spingesse verso terra. Ma quante volte<br />

invece il vento l’allontanava obbligandoci ad un tuffo controvoglia!<br />

Solo molti anni dopo ho scoperto che nelle onde non vi è un<br />

trasporto <strong>di</strong> acqua come in un fiume e per questo la palla non si<br />

avvicinava alla riva. È solo la forma <strong>della</strong> superficie del mare che<br />

si mo<strong>della</strong>, un po’ come quando togliamo i lenzuoli dallo sten<strong>di</strong><br />

panni e li tiriamo tenendoli per gli angoli, uno da una parte e<br />

uno dall’altra: se uno fa oscillare un’estremità del telo, un’onda<br />

si muove in <strong>di</strong>rezione dell’altro, … ma il lenzuolo rimane fermo!<br />

Le onde che il vento genera in alto mare soffiando sulla sua<br />

superficie sono in realtà caratterizzate anche da un movimento<br />

dell’acqua, ma noi non riusciamo a vederlo: ogni particella d’acqua<br />

si muove su orbite circolari su <strong>di</strong> un piano perpen<strong>di</strong>colare alla<br />

superficie del mare e il raggio <strong>di</strong> queste orbite <strong>di</strong>venta via via più<br />

piccolo con lo scendere in profon<strong>di</strong>tà, fino a che, quando questa<br />

è pari a circa la metà <strong>della</strong> lunghezza d’onda, il movimento<br />

<strong>di</strong>venta impercettibile.<br />

20<br />

Ecco perché quando mi immergo e nuoto vicino al fondo<br />

non sento più le oscillazioni delle onde!<br />

Però vedrai delle particelle <strong>di</strong> vegetazione muoversi in avanti<br />

e in <strong>di</strong>etro sul fondo al passare delle onde, …. a meno che tu<br />

non riesca a scendere a <strong>di</strong>versi metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, dove tutto<br />

rimane fermo anche durante le mareggiate più forti.<br />

Questo avviene perché le belle orbite circolari, quando l’onda<br />

si avvicina a riva e il fondale risale, interagiscono con questo


e l’attrito le deforma facendogli assumere una forma ellittica<br />

sempre più schiacciata, fino a quel movimento in avanti e in<strong>di</strong>etro<br />

che hai visto sul fondo.<br />

La mo<strong>di</strong>ficazione delle orbite percorse dalle particelle d’acqua in un’onda che dagli<br />

alti fondali si avvicina a riva. Rallentando per l’attrito esercitato dal fondale, l’onda<br />

si accorcia, <strong>di</strong>viene più alta e asimmetrica, fino a che non si ha il frangimento.<br />

Ma questo attrito, che rallenta il moto orbitale delle particelle<br />

d’acqua, e quin<strong>di</strong> il progre<strong>di</strong>re dell’onda, è più forte sul fondale<br />

che non in superficie, cosicché la cresta dell’onda procede più<br />

velocemente del cavo, che si trova più vicino al fondo. L’onda<br />

si deforma gradualmente, la cresta avanza e il profilo <strong>di</strong>venta<br />

asimmetrico, molto più ripido sul lato rivolto verso terra che non<br />

su quello rivolto al mare. Ad un certo punto la cresta si trova così<br />

avanzata rispetto al cavo da non avere più acqua che la sostenga<br />

e quin<strong>di</strong> crolla fragorosamente: ecco i cavalloni con la criniera<br />

spumeggiante! Da questo punto in avanti si ha effettivamente<br />

un flusso d’acqua che si muove verso riva, bilanciato da un flusso<br />

opposto che scorre in prossimità del fondo.<br />

21


Come frangono le onde?<br />

Non tutti i cavalloni sono uguali, non solo per la loro altezza e<br />

per la forza con la quale si abbattono sulla <strong>spiaggia</strong>, ma anche<br />

per la loro forma. In realtà non tutte le onde che frangono<br />

assumono la classica forma del cavallone.<br />

Questa si ha quando l’onda si avvicina a riva risalendo un<br />

fondale a me<strong>di</strong>a pendenza. In questo caso il processo che è<br />

stato descritto in precedenza si sviluppa completamente e si<br />

può formare quel bellissimo tunnel che fa la gioia dei surfisti.<br />

È un frangente <strong>di</strong> tipo plunging (non l’hanno inventato gli<br />

americani, ma gli hanno dato il nome!)<br />

Se la pendenza <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> è modesta, le onde collassano in<br />

modo caotico via via che si avvicinano a riva e danno origine<br />

ad un’ampia fascia <strong>di</strong> acqua spumeggiante. Ecco lo spilling.<br />

Quando, al contrario, la pendenza del fondale è molto forte,<br />

le onde lo risalgono senza avere il tempo <strong>di</strong> frangere, per<br />

essere poi in gran parte riflesse, come avviene sulla parte<br />

inclinata <strong>della</strong> vostra vasca da bagno. È un frangente <strong>di</strong> tipo<br />

surging.<br />

Ovviamente la<br />

pendenza del<br />

fondale deve<br />

essere riferita<br />

alla lunghezza<br />

delle onde,<br />

e quin<strong>di</strong> sulla<br />

stessa <strong>spiaggia</strong><br />

possiamo vedere<br />

frangere le<br />

onde nelle <strong>di</strong>verse<br />

modalità.<br />

Una cosa curiosa<br />

riguarda il punto<br />

in cui avviene<br />

il frangimento:<br />

22


ogni onda frange quando la profon<strong>di</strong>tà dell’acqua è circa 1,3<br />

volte la sua altezza.<br />

Quin<strong>di</strong>, se vi trovate su <strong>di</strong> un fondale <strong>di</strong> un metro e le onde<br />

frangono proprio dove siete, vuol <strong>di</strong>re che quelle onde sono<br />

alte circa 80 cm. Verrebbe quin<strong>di</strong> da pensare che nel cavo<br />

dell’onda in quel momento la profon<strong>di</strong>tà dell’acqua sia <strong>di</strong> soli<br />

60 cm. In realtà le cose sono assai <strong>di</strong>verse e le onde vicine<br />

a riva non sono simmetriche, con creste e cavi <strong>di</strong> uguale<br />

altezza sopra e sotto al livello me<strong>di</strong>o del mare: il cavo è poco<br />

profondo ma molto largo, mentre la cresta è stretta ed alta.<br />

Osservando bene le onde che arrivano su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> non<br />

troppo acclive, si ha la sensazione che le creste, strette e<br />

ripide, viaggino su <strong>di</strong> una superficie quasi orizzontale costituita<br />

dai larghi e poco accentuati cavi. È un fenomeno che sfugge<br />

all’osservazione se non ci è stato descritto prima. Forse è<br />

per questo che, come mi faceva osservare Karl, un collega<br />

americano tanto esperto <strong>di</strong> spiagge quanto d’arte, non si<br />

trova un <strong>di</strong>pinto con le onde <strong>di</strong>segnate in modo corretto.<br />

23


Perchè le onde vengono sempre verso <strong>di</strong><br />

me?<br />

24<br />

Se le onde sono generate dal vento e questo può assumere<br />

qualsiasi <strong>di</strong>rezione, perché quando sono sulla <strong>spiaggia</strong> vedo<br />

sempre le onde arrivare con le creste parallele alla riva?<br />

È vero: è <strong>di</strong>fficile vedere le onde partire da riva e muoversi verso<br />

il largo. Se hai visto una cosa del genere il mare doveva essere<br />

calmo e una brezza <strong>di</strong> vento soffiare da terra generando onde<br />

molto basse e corte, in pratica delle deboli increspature. Tutte<br />

le altre volte hai visto le onde che si muovevano verso la riva,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla <strong>di</strong>rezione del vento e del moto ondoso<br />

al largo, magari non arrivando proprio a <strong>di</strong>sporsi parallelamente<br />

ad essa.<br />

Il motivo è che le onde, generate dal vento anche a migliaia <strong>di</strong><br />

kilometri dalla nostra <strong>spiaggia</strong>, si muovono nella <strong>di</strong>rezione che ha<br />

impresso loro il vento fino a quando non giungono in prossimità<br />

delle coste, dove, come ti ho detto prima, interagiscono con il<br />

fondale. Dal momento in cui la profon<strong>di</strong>tà dell’acqua è inferiore<br />

alla metà <strong>della</strong> lunghezza d’onda quel movimento orbitale delle<br />

particelle d’acqua, che poi è l’onda stessa, risente dell’attrito con<br />

il fondale e l’onda rallenta. Un fronte d’onda che si avvicina a<br />

costa con le creste oblique rispetto all’andamento dei fondali viene<br />

rallentato maggiormente sul lato in cui l’acqua è meno profonda,<br />

mentre procede in<strong>di</strong>sturbato ancora per un po’ sul lato opposto.<br />

Piano piano tutto il fronte d’onda entra nella zona in cui viene<br />

frenato, ma un lato lo sarà più che dall’altro: è così che il fronte<br />

ruota fino a <strong>di</strong>sporsi parallelamente, o quasi, alla costa.<br />

Più lunga è un’onda e più lontano da riva inizia a ruotare, così<br />

che le onde delle mareggiate più forti arrivano a <strong>di</strong>sporsi in modo<br />

parallelo alla costa, mentre le onde più corte, spesso generate da<br />

venti locali, iniziano questo processo all’ultimo momento e spesso<br />

giungono a riva con le creste oblique.<br />

È il fenomeno <strong>della</strong> rifrazione, lo stesso che subiscono le onde<br />

luminose quando un raggio passa fra due mezzi a densità <strong>di</strong>versa<br />

(e quin<strong>di</strong> cambia <strong>di</strong> velocità), e che ci fa sembrare spezzata una<br />

cannuccia immersa in un bicchiere d’acqua.


Onde molto corte che subiscono l’attrito con il fondale solo in prossimità <strong>della</strong> riva<br />

e mantengono quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>rezione che avevano in alto mare (Marina <strong>di</strong> Cecina).<br />

Un’onda che, dopo aver ruotato attorno ad un promontorio, frange in <strong>di</strong>rezione<br />

opposta <strong>di</strong> quella da cui spira il vento (Isole Shetland, Scozia).<br />

25


Anche quando le onde entrano all’interno <strong>di</strong> un golfo subiscono<br />

lo stesso fenomeno e vengono frenate sui lati, tanto che alla fine<br />

assumono la stessa forma arcuata <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>; o meglio, è la<br />

<strong>spiaggia</strong> che assume la forma dell’onda! Od<strong>di</strong>o! Non sarà mica<br />

come con l’uovo e la gallina?<br />

Onde che all’interno <strong>di</strong> una baia assumono l’andamento tondeggiante dei fondali<br />

per effetto <strong>della</strong> rifrazione (Donegal, Irlanda).<br />

Qui entra in gioco anche un altro fenomeno, quello <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>ffrazione, che fa ruotare i fronti delle onde all’estremità <strong>di</strong> un<br />

ostacolo, come si può vedere dalle onde circolari che entrano<br />

nella zona protetta da una <strong>di</strong>ga portuale o <strong>di</strong> un’opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

posta al largo parallelamente alla costa.<br />

26


Il fiume <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

Però delle volte ho visto le palline <strong>di</strong> Posidonia muoversi a<br />

zig-zag sulla battigia, come se le onde le spingessero in una<br />

<strong>di</strong>rezione ben precisa!<br />

Sei un buon osservatore e mi spingi ad addentrarmi in fenomeni<br />

sempre più complessi. La rotazione completa dei fronti d’onda<br />

avviene solamente se il fondale cresce molto lentamente, in<br />

modo che l’onda riesca ad adattarsi alla morfologia che cambia<br />

in continuazione. Se, al contrario, il fondale sale rapidamente, o<br />

se l’onda è molto corta e subisce l’attrito quando è ormai vicina<br />

a riva, la rotazione non è completa e l’onda al frangimento<br />

mantiene ancora un certo angolo rispetto alla costa. In questo caso<br />

l’energia scaricata dal frangimento, o meglio il volume d’acqua<br />

che si muove, ha una componente <strong>di</strong> moto lungo riva e non solo<br />

perpen<strong>di</strong>colarmente ad essa. È da questo flusso longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong><br />

energia che prende avvio il movimento dei <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> dalle<br />

zone <strong>di</strong> alimentazione (fiumi o falesie) fino alla nostra <strong>spiaggia</strong><br />

… ed oltre! Il trasporto litoraneo dei se<strong>di</strong>menti è molto intenso<br />

proprio nel punto <strong>di</strong> frangenza delle onde, ma interessa anche<br />

tutta la <strong>spiaggia</strong> fin sulla battigia, dove puoi osservare proprio<br />

quel movimento a zig-zag delle particelle.<br />

C’è quin<strong>di</strong> una corrente marina che si muove lungo la riva?<br />

Si, ma questa corrente “generata del moto ondoso” non ha<br />

niente a che fare con le correnti marine che muovono fiumi<br />

d’acqua nell’oceano. La loro velocità è troppo bassa e non vi sono<br />

vortici come quelli dei frangenti che sollevano in alto i <strong>granelli</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> consentendo poi al flusso litoraneo <strong>di</strong> trascinarli; in<br />

definitiva, la Corrente del Golfo non porta la <strong>sabbia</strong> dalle coste<br />

<strong>della</strong> Florida fino alla Norvegia!<br />

27


La forma <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong><br />

Sembra tutto molto semplice! Però hai detto che, se il<br />

bagnino non spianasse la <strong>spiaggia</strong>, io potrei vedere tante<br />

cose che mi spiegherebbero come essa si è formata.<br />

È vero: le onde e il vento conferiscono alla <strong>spiaggia</strong> delle forme<br />

particolari che non è poi così <strong>di</strong>fficile riconoscere.<br />

Ritorniamo alle palline che si muovono a zig-zag sulla battigia:<br />

ogni tanto un’onda più grossa le fa risalire troppo in alto e,<br />

siccome parte dell’acqua s’infiltra nella <strong>sabbia</strong>, non vi è un flusso<br />

inverso sufficiente per riportarle in basso: si forma così quella<br />

linea <strong>di</strong> detriti vegetali (e <strong>di</strong> lattine <strong>di</strong> bibite, cotton fioc, scarpe<br />

da tennis, palle sgonfie, e quant’altro gettiamo nei fiumi e nel<br />

mare) che segna il limite <strong>di</strong> risalita delle onde. La stessa sorte delle<br />

palline può capitare ai <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, così che alcuni vengono<br />

abbandonati sulla parte più alta <strong>della</strong> battigia a costituire un<br />

piccolo dosso (cresta <strong>della</strong> berma), oppure trascinati più all’interno<br />

ad innalzare anche la quota <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> retrostante (berma).<br />

Nelle mareggiate più forti le onde risalgono più in alto sulla<br />

<strong>spiaggia</strong>, spianano le forme che avevano costruito in precedenza,<br />

e costruiscono una nuova berma (berma <strong>di</strong> tempesta), la cui<br />

cresta altro non è che il limite superiore <strong>di</strong> una battigia molto<br />

larga percorsa dal flusso e riflusso delle onde.<br />

Successive mareggiate <strong>di</strong> intensità inferiore costruiranno berme<br />

più basse, fino a quella che si sta formando proprio ora con il<br />

mare quasi calmo (berma or<strong>di</strong>naria).<br />

Ecco perchè alla fine <strong>della</strong> primavera (o dopo una sequenza <strong>di</strong><br />

mareggiate sempre più deboli) la <strong>spiaggia</strong> è formata da una serie<br />

<strong>di</strong> ripiani in debolissima pendenza verso l’interno e delimitati<br />

verso mare da una scarpata che corrisponde alla vecchia battigia.<br />

28<br />

Questo proprio non l’avevo mai visto!<br />

Rieccoci! È colpa del bagnino, che rastrella e spiana la <strong>spiaggia</strong>.<br />

In realtà è anche colpa del vento, che muovendo la <strong>sabbia</strong> smussa<br />

le creste e deposita <strong>granelli</strong> nei cavi, lisciando così gli scalini e


dando l’impressione che la <strong>spiaggia</strong> degra<strong>di</strong> progressivamente<br />

verso il mare. Una passeggiata lungo una <strong>spiaggia</strong> in primavera<br />

dovrebbe però permetterci <strong>di</strong> vedere tutte quelle forme che ci<br />

raccontano la storia delle varie mareggiate che si sono succedute<br />

nell’inverno precedente.<br />

Il profilo <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mare calmo e con onde <strong>di</strong> tempesta.<br />

29


E sott’acqua?<br />

Guarda! C’è un cordone <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che lentamente si sta<br />

avvicinando a riva.<br />

Bene, se<strong>di</strong>amoci sulla cresta <strong>della</strong> berma or<strong>di</strong>naria e guar<strong>di</strong>amo<br />

se riesce a raggiungerla.<br />

Ve<strong>di</strong>? I <strong>granelli</strong> rotolano dalla parte esterna, rivolta verso il<br />

mare, a quella interna rivolta verso la <strong>spiaggia</strong>; uno ad uno si<br />

trasferiscono da una parte all’altra fino a che tutto il corpo del<br />

cordone non si attacca alla battigia. Ora solo qualche onda riesce<br />

a superarlo e un canale d’acqua scorre lungo riva per raggiungere<br />

il mare pochi metri più avanti. Se abbiamo pazienza vedremo che<br />

anche questo canale si colmerà <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> e la <strong>spiaggia</strong> riprenderà<br />

la propria continuità.<br />

Una barra <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che viene spinta a riva da onde costruttive e sta per attaccarsi<br />

alla battigia (Pensacola Beach, Florida).<br />

30<br />

Ma che ci faceva quel cordone proprio davanti alla battigia?<br />

Anche per questo bisogna tornare alle mareggiate invernali,<br />

quando le onde alte e ripide attaccavano la <strong>spiaggia</strong>. Mentre<br />

costruivano la berma <strong>di</strong> tempesta, spostando <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> verso<br />

l’alto, tanta <strong>di</strong> più ne portavano via con il riflusso, allontanandola<br />

da riva. Si, perché quando i frangenti spingono acqua verso<br />

terra, con un flusso prevalentemente superficiale che determina<br />

un innalzamento del livello me<strong>di</strong>o del mare vicino a costa (setup),<br />

sul fondo si instaura una corrente contraria che riporta


l’acqua verso la linea dei frangenti, e con essa la <strong>sabbia</strong>. Qui il<br />

flusso si ferma per salire in superficie ed invertire la propria<br />

corsa; è così che la <strong>sabbia</strong> viene abbandonata sul fondo del mare<br />

andando a costituire una barra. Le onde in arrivo, trovando<br />

questo ostacolo, vengono rallentate ancora <strong>di</strong> più ed un numero<br />

sempre maggiore <strong>di</strong> onde frange proprio in quel punto.<br />

Ecco che le barre sono, da un lato causate in<strong>di</strong>rettamente dal<br />

frangimento delle onde, per il flusso se<strong>di</strong>mentario ortogonale<br />

a costa che queste producono, dall’altro sono esse stesse causa<br />

<strong>di</strong> questo frangimento, filtrando le onde in arrivo e facendo<br />

frangere quelle più gran<strong>di</strong>. Comunque, anche le onde più basse<br />

prima o poi arrivano a frangere e anche qui si formerà una<br />

barra sabbiosa. Osservando una forte mareggiata sarà possibile<br />

immaginare che sotto a ciascuna linea <strong>di</strong> frangenti (cavalloni) vi<br />

sia una barra sommersa.<br />

Mareggiata in Versilia (Toscana). Sotto alle varie linee <strong>di</strong> frangenti è possibile<br />

immaginare la presenza delle barre sabbiose.<br />

31


32<br />

Ma se durante la mareggiata continua il flusso <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

verso la barra, perché questa non arriva ad emergere dalla<br />

superficie del mare?<br />

Il fatto è che se si innalzasse troppo le onde frangenti la<br />

<strong>di</strong>struggerebbero; quin<strong>di</strong> sotto una linea <strong>di</strong> frangenti si forma<br />

esattamente la barra che può resistere all’attacco <strong>di</strong> quei cavalloni.<br />

Con la fine delle mareggiate le onde <strong>di</strong>vengono meno ripide e<br />

sono in grado <strong>di</strong> spingere verso costa le barre sabbiose.<br />

Di fenomeni <strong>di</strong> autoregolazione (feed-back = alimentazione<br />

all’in<strong>di</strong>etro) come questo sulla <strong>spiaggia</strong>, come in tutta la natura,<br />

ve ne sono molti. Pensa a come l’arretramento <strong>della</strong> berma <strong>di</strong><br />

tempesta e la migrazione <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> verso il largo vadano a<br />

formare una <strong>spiaggia</strong> più lunga e con un profilo meno ripido, e<br />

quin<strong>di</strong> una superficie maggiore sulla quale le onde <strong>di</strong> tempesta<br />

possono scaricare la propria forza, con una riduzione dell’energia<br />

che colpisce ogni metro quadrato <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong>.<br />

In estate l’avvicinamento delle barre a riva, anche <strong>di</strong> quelle che<br />

non arrivano a congiungersi e che si possono raggiungere a nuoto,<br />

e una minore risalita dell’acqua sulla battigia creano una <strong>spiaggia</strong><br />

più corta e più ripida, sulla quale le onde <strong>di</strong>ssipano la propria<br />

energia, ma essendo questa minore la <strong>spiaggia</strong> riesce a sopportarla.<br />

Dato che i moti orbitali delle particelle d’acqua si attenuano con<br />

la profon<strong>di</strong>tà, fino poi ad annullarsi, l’azione del moto ondoso<br />

non può mo<strong>di</strong>ficare i fondali oltre la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> chiusura,<br />

così definita perché qui si raccordano e si sovrappongono tutti i<br />

profili batimetrici rilevati in tempi <strong>di</strong>versi.<br />

Ora capisco meglio perché se davanti ad una falesia i fondali<br />

sono troppo alti i materiali che franano non possono essere<br />

trasportati nei golfi a formare una <strong>spiaggia</strong>.<br />

Però qui il <strong>di</strong>scorso si fa sempre più lungo e a me è venuta<br />

una gran voglia <strong>di</strong> fare il bagno, anche se certamente non<br />

mi immergerò fino alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> chiusura. A proposito,<br />

ma a che profon<strong>di</strong>tà si trova questo punto?<br />

Sulle nostre coste, nei tratti più esposti al moto ondoso può<br />

superare anche i 10 metri, mentre nelle spiagge più riparate<br />

può trovarsi a 3 o 4 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.


Ma se continui a fare domande il bagno non lo facciamo più.<br />

An<strong>di</strong>amo!<br />

Ve<strong>di</strong>, superiamo una, due, tre creste <strong>di</strong> berma <strong>di</strong> tempesta, poi<br />

la cresta <strong>della</strong> berma or<strong>di</strong>naria, camminiamo sulla battigia ed<br />

arriviamo a bagnarsi i pie<strong>di</strong>.<br />

E perché ora <strong>di</strong> colpo l’acqua mi arriva ai ginocchi?<br />

Siamo finiti nel solco <strong>di</strong> battigia, quella piccola scanalatura<br />

generata dalle onde più piccole che frangono a riva e dove, per<br />

la maggiore energia, si accumulano sassolini e pezzi <strong>di</strong> conchiglie.<br />

O meglio, bisogna <strong>di</strong>re che qui “rimangono” le particelle più<br />

grossolane, mente quelle più fini vengono portate via e, in parte,<br />

vanno a costituire una piccolissima barra che delimita il solco<br />

verso mare. La parte più ripida <strong>di</strong> questa scannellatura, quella<br />

che ti ha portato a sprofondare nell’acqua, viene chiamata<br />

gra<strong>di</strong>no <strong>di</strong> battigia.<br />

In realtà quando le onde sono un po’ più alte questo solco viene<br />

scavato anche dallo scontro fra l’acqua che <strong>di</strong>scende dalla battigia<br />

con quella portata dall’onda successiva.<br />

33


Attenzione: rip current!<br />

Ora l’acqua è sufficientemente profonda per cominciare a<br />

nuotare: due bracciate e …. Ma come mi sono allontanato<br />

da riva! Sarà il caso <strong>di</strong> avvicinarsi un po’. Che fatica! Sembra<br />

<strong>di</strong> nuotare in un fiume contro la corrente. Ma non mi avevi<br />

detto che tutt’al più l’acqua nello strato superficiale si muove<br />

verso riva, mentre sul fondo va verso il largo? E io non sto<br />

forse galleggiando?<br />

Va bene, anche in questo caso le cose sono un po’ più complicate<br />

<strong>di</strong> come le volevo fare apparire! In certe con<strong>di</strong>zioni il flusso verso<br />

l’esterno interessa anche la superficie del mare e si formano delle<br />

correnti che possono raggiungere anche la velocità <strong>di</strong> 4 metri<br />

al secondo, sono le rip current. Se riesci a nuotarvi contro e a<br />

raggiungere la riva sei pronto per le Olimpia<strong>di</strong>! Ma la salvezza<br />

non è solo per gli atleti; è anche per chi il mare lo conosce! Queste<br />

correnti riportano acqua verso la zona dei frangenti e qui muoiono<br />

<strong>di</strong>sperdendosi in una forma <strong>di</strong> fungo. Se ti fai trasportare al<br />

largo dalla corrente, senza opporre resistenza e conservando le<br />

tue energie, una volta che la corrente s’interrompe, devi nuotare<br />

per un po’ parallelamente alla costa in modo da non ricadere<br />

nella corrente, poi via verso terra, spinto dalle onde!<br />

Se la corrente non è troppo forte puoi nuotare parallelamente<br />

alla riva fino a che non ti accorgi <strong>di</strong> esserne uscito per poi <strong>di</strong>rigerti<br />

34<br />

La circolazione dell’acqua in prossimità <strong>della</strong> riva e la<br />

formazione delle rip currents.


verso la costa, anche in questo caso con l’aiuto delle onde che ti<br />

spingono in quella <strong>di</strong>rezione.<br />

Non c’è molto da scherzare, in alcune spiagge le rip current sono<br />

estremamente pericolose e si calcola che sia in Australia sia negli<br />

Stati Uniti circa 100 annegamenti all’anno siano dovuti proprio<br />

a queste correnti.<br />

Ma non è possibile riconoscere una rip current prima <strong>di</strong><br />

esserne catturati?<br />

Fortunatamente quelle più forti e più pericolose sono anche<br />

facilmente identificabili: le onde frangono in modo anomalo e<br />

talvolta non frangono proprio, tanto che si osservano interruzioni<br />

nella linea dei frangenti, anche se la superficie del mare si<br />

presenta comunque corrugata. Inoltre, in corrispondenza delle<br />

rip current il fondale si approfon<strong>di</strong>sce e quin<strong>di</strong> l’acqua ha un<br />

colore più scuro. Talvolta si vedono detriti vegetali o se<strong>di</strong>menti<br />

trasportati velocemente in superficie.<br />

In ogni caso vale la regola: stai lontano dall’acqua scura e tuffati<br />

nella schiuma!<br />

La striscia <strong>di</strong> acqua blu che attraversa la schiuma prodotta dai frangenti consente<br />

<strong>di</strong> identificare una rip current (Conspicious Bay, Western Australia).<br />

35


36<br />

Questa volta mi è andata bene e mi viene da pensare che,<br />

se il mare è così pericoloso, forse il bagnino ha tante altre<br />

preoccupazioni oltre a quella <strong>di</strong> lisciare la <strong>sabbia</strong> all’alba.<br />

Tornato a riva, mi stendo al sole sull’asciugamano, ben<br />

attento a metterlo oltre la cresta <strong>della</strong> berma or<strong>di</strong>naria<br />

per evitare che venga raggiunto dalle onde. Nonostante ciò,<br />

dopo poco un’onda mi bagna i pie<strong>di</strong>. È salita la marea così<br />

velocemente?<br />

Mettiti ad osservare il flusso e riflusso dell’acqua sulla battigia.<br />

Vedrai come, dopo qualche onda normale, ne arrivi una più alta<br />

delle altre, che raggiunge proprio il tuo asciugamano. Qualcuno<br />

parla <strong>della</strong> settima onda, altri <strong>della</strong> quinta come quella maggiore<br />

in un treno <strong>di</strong> onde. La spiegazione non è semplice e non è<br />

una sola. Sulla superficie del mare viaggiano onde generate dal<br />

vento in zone anche molto lontane fra <strong>di</strong> loro e spesso questo<br />

fenomeno si osserva anche da riva, sebbene tutte tendano a<br />

ruotare e a <strong>di</strong>sporsi con le creste parallele alla <strong>spiaggia</strong>. Questo<br />

mare incrociato è spesso dato da onde lunghe, che sono ruotate<br />

completamente fino ad essere parallele alla costa, alle quali<br />

si sovrappongono onde più corte che, avendo sentito il fondale<br />

più tar<strong>di</strong>, mantengono una componente del moto obliqua a riva.<br />

In certi momenti le due onde sommano le proprie altezze ed in<br />

altri le sottraggono (interferenza), dandoci l’impressione <strong>di</strong> avere<br />

davanti una mareggiata formata da onde assai <strong>di</strong>verse l’una<br />

dall’altra. L’interferenza fra più treni d’onda può avvenire anche<br />

se le onde viaggiano nella stessa <strong>di</strong>rezione con velocità <strong>di</strong>verse.<br />

Se osservi con attenzione la superficie del mare, questo fenomeno<br />

non potrà sfuggirti, ma ve ne è un altro che è assai più <strong>di</strong>fficile<br />

da vedere … ed anche da spiegare!<br />

La <strong>spiaggia</strong>, nei confronti delle onde, si comporta non solo come<br />

una superficie che ne assorbe l’energia, ma anche come una in<br />

grado <strong>di</strong> rifletterla. Questo lo puoi vedere bene quando la battigia<br />

ha una forte pendenza e l’onda riflessa che ritorna verso il largo<br />

può arrivare a scorntrarsi con una in arrivo, dando luogo ad uno<br />

schizzo <strong>di</strong> acqua verso l’alto.<br />

L’interazione fra queste onde determina delle variazioni del livello<br />

del mare in prossimità <strong>della</strong> costa, con alti e bassi <strong>di</strong>stanziati


Lo schizzo d’acqua prodotta dallo scontro fra un’onda incidente ed una riflessa<br />

dalla <strong>spiaggia</strong> (Macchiatonda, Capalbio).<br />

anche centinaia <strong>di</strong> metri. Sono delle vere e proprie onde, molto<br />

lunghe, che viaggiano parallelamente alla costa. Sono così lunghe<br />

e basse che non possiamo percepirle. Le onde che noi ve<strong>di</strong>amo<br />

viaggiano su questa superficie ondulata, cosicché quando si<br />

trovano nel cavo appaiono più basse, mentre quando sono sulla<br />

cresta sembrano più alte, …… risalgono maggiormente la battigia<br />

ed arrivano a bagnare il tuo asciugamano!<br />

E’ forse per l’effetto <strong>di</strong> queste strane onde che si formano quelle<br />

ondulazioni (cuspi<strong>di</strong>) che spesso mo<strong>della</strong>no la linea <strong>di</strong> riva.<br />

Cuspi<strong>di</strong> su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> sabbiosa (Trafalgar, Spagna).<br />

37


Le dune<br />

Basta con la scienza! Ora mi stendo sull’asciugamano e leggo<br />

un bel libro.<br />

…..<br />

Ma qui non c’è tregua! Questi meledetti <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>;<br />

non me ne arriveranno negli occhi proprio 10 <strong>miliar<strong>di</strong></strong>, ma<br />

anche pochi danno una bella noia!<br />

Però, prima <strong>di</strong> stendermi non li sentivo.<br />

Ebbene, il vento riesce a muovere la <strong>sabbia</strong> più fine e, talvolta,<br />

anche i <strong>granelli</strong> più grossi, ma la gran parte <strong>di</strong> questo movimento<br />

avviene nello strato <strong>di</strong> aria più vicino al suolo, circa <strong>di</strong>eci, venti<br />

centimetri.<br />

Ora che ci penso, effettivamente quando ero in pie<strong>di</strong> sentivo<br />

un ticchettio sulle caviglie!<br />

Guarda come corrono, rotolano sulla superficie <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>,<br />

alcuni vengono sollevati e percorrono delle traiettorie per ricadere<br />

poi al suolo; qui colpiscono altri <strong>granelli</strong> che vengono sollevati e<br />

presi in carico dal vento. Finirà che tutta la <strong>sabbia</strong> va a finire ……<br />

38<br />

Ho capito, … sulla duna!<br />

Aspetta, prima <strong>di</strong> arrivare alla duna osserva attentamente la<br />

superficie <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>.<br />

Ve<strong>di</strong> queste piccole ondulazioni? Si chiamano ripples e sono<br />

dovute al fatto che il flusso dell’aria al contatto con la superficie<br />

<strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> non è laminare, ma forma dei piccoli vortici che<br />

sollevano i <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> e li fanno saltare in avanti. Sono<br />

salti molto lunghi, ma anche molto bassi ed in genere il granello<br />

va a sbattere sul lato sopra-vento delle ondulazioni facendole<br />

crescere. Ma i <strong>granelli</strong> risalgono anche il pen<strong>di</strong>o fino alla cresta<br />

per cadere poi sul versante opposto che, non essendo stirato dal<br />

vento ha una pendenza maggiore. Sono gli stessi processi che<br />

troveremo, in grande, proprio sulla duna. Ma se guardavi bene


quando eri con i pie<strong>di</strong> nell’acqua, anche lì avresti visto le ripples,<br />

ma con forme più variabili in virtù del fatto che possono muoversi<br />

verso riva o verso il largo (ed avere quin<strong>di</strong> il versante ripido da<br />

quella parte), o essere stazionarie, e quin<strong>di</strong> simmetriche.<br />

La superficie <strong>di</strong> una<br />

<strong>spiaggia</strong> mo<strong>della</strong>ta<br />

dal vento in ripples<br />

incre<strong>di</strong>bilmente regolari<br />

(Tirrenia, Pisa).<br />

Ripples scoperte dalla bassa marea<br />

nel Golfo <strong>di</strong> Follonica (Toscana).<br />

39


Spiaggia mista <strong>sabbia</strong> più ghiaia con corazza grossolana per l’asportazione <strong>della</strong><br />

componente fine da parte del vento (Skagen, Danimarca).<br />

Nelle spiagge miste (<strong>sabbia</strong> + ghiaia) solo le particelle più fini<br />

vengono asportate dal vento e i <strong>granelli</strong> più grossi emergono<br />

in superficie fino a formare una corazza che <strong>di</strong>fende la <strong>sabbia</strong><br />

sottostante.<br />

Dato che il flusso interessa uno strato <strong>di</strong> atmosfera estremamente<br />

sottile, basta un ostacolo anche molto basso per frenarlo o<br />

deviarlo. Osserviamo cosa accade in prossimità <strong>di</strong> qualche oggetto<br />

abbandonato sulla <strong>spiaggia</strong>, magari una cassetta per il pesce<br />

portata dalle onde: sul lato che guarda il vento si formano dei<br />

vortici che scavano un piccolo solco, mentre sul retro, dove la<br />

velocità del vento subisce una caduta, si deposita la <strong>sabbia</strong> a<br />

formare una specie <strong>di</strong> coda triangolare. Se gli ostacoli sono piccoli<br />

i vortici che si formano intorno scavano un solco su <strong>di</strong> ogni lato.<br />

Al limite interno <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>, dove le onde <strong>di</strong> tempesta non<br />

arrivano mai, può crescere <strong>della</strong> vegetazione in grado <strong>di</strong> resistere<br />

all’ambiente salmastro e <strong>di</strong> sopportare lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità<br />

(la <strong>sabbia</strong> è molto porosa e l’acqua si infiltra rapidamente –<br />

ricordate i fossati che orlavano i vostri castelli? non c’era modo<br />

<strong>di</strong> tenerli allagati per molto tempo!). Qui la <strong>sabbia</strong> si accumula,<br />

anche perche i rami e le foglie delle piante “pettinano” il vento<br />

40


e fanno cadere al suolo i <strong>granelli</strong> che esso trasporta. È così che<br />

inizia a formarsi una duna costiera.<br />

Se è il vento che costruisce le dune, perché queste sono<br />

sempre <strong>di</strong>sposte parallelamente alla <strong>spiaggia</strong> e non sono<br />

orientate nella <strong>di</strong>rezione dei venti più forti (dominanti) o<br />

più frequenti (regnanti)?<br />

Allora ogni tanto ti guar<strong>di</strong> intorno!<br />

Il fatto è che la vegetazione riesce ad impiantarsi ad una determinata<br />

<strong>di</strong>stanza dalla riva, e qui nasce la duna, che risulta quin<strong>di</strong><br />

parallela alla linea <strong>di</strong> costa.<br />

Solo dove la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> è enorme le dune si formano<br />

anche in assenza <strong>di</strong> vegetazione e vengono mo<strong>della</strong>te completamente<br />

dal vento, un po’ come avviene nei deserti sabbiosi. In<br />

alcuni casi queste dune migrano verso l’interno tanto da sommergere<br />

la vegetazione, anche arborea, che era cresciuta lontano<br />

dal mare.<br />

Solchi scavati dal vento attorno ai pali piantati su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong><br />

(Dzswirzyno, Polonia).<br />

41


Diamo un nome al vento<br />

Ogni popolo ha dato il<br />

nome ai venti che soffiano<br />

sulla propria regione e,<br />

ovviamente, le popolazioni<br />

che vivono sul mare sono<br />

state estremamente precise<br />

in questo, ed hanno anche<br />

utilizzato gli stessi nomi<br />

per in<strong>di</strong>care la <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong> provenienza del moto<br />

ondoso.<br />

Lungo le coste del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo si è affermata<br />

una nomenclatura che, in<br />

certi posti, non torna con l’effettiva posizione geografica delle<br />

località da cui prendono il nome i venti. Ne è un esempio il<br />

Grecale, un vento che viene da Nord-Est, <strong>di</strong>rezione in cui<br />

certamente non si trova la Grecia per chi vive, ad esempio,<br />

lungo le coste del Mar Ligure. Questo nome, in realtà, è<br />

stato attribuito a quel vento dai naviganti che incrociavano<br />

le proprie rotte fra la Puglia, Creta, l’Egitto e la Grecia<br />

(con una rosa dei venti centrata sull’Isola <strong>di</strong> Zante): per<br />

loro questa terra era posizionata all’incirca proprio a Nord-<br />

Est! Anche il nome dello Scirocco (vento da Sud-Est) e del<br />

Libeccio (da Sud-Ovest) si spiegano bene solo pensando <strong>di</strong><br />

navigare in quei mari. Ben più chiaro è il nome del vento<br />

che proviene da Sud (Mezzogiorno: la <strong>di</strong>rezione in cui si<br />

trova il Sole a quell’ora). Sempre legati alla posizione del<br />

Sole sono il Levante (da Est) e il Ponente (da Ovest). Il nome<br />

Tramontana, per il vento che viene da Nord scavalcando<br />

le Alpi, sembrerebbe aver senso solo per chi vive nella<br />

Pianura Padana (dove certo non si naviga!), ma vale anche<br />

per la Liguria e si riferisce a montagne <strong>di</strong>verse per varie<br />

42


localizzazioni; i monti dell’Albania per Zante o i Pirenei per<br />

la costa Catalana, dove infatti proviene da Nord-Ovest.<br />

Più controversa è la spiegazione del nome Maestrale per<br />

il vento che spira da Nord-Ovest. Generalmente si pensa<br />

che derivi da “maestro” ed in<strong>di</strong>chi il vento prevalente nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, ossia quello che “guida” la navigazione per la<br />

maggior parte del tempo. Altri lo vogliono quale traduzione<br />

<strong>di</strong> Mistral, il forte vento che scende dalla Valle del Rodano<br />

e crea onde estremamente pericolose nel Golfo del Leone;<br />

procedendo e perdendo <strong>di</strong> potenza giunge sulle coste del<br />

Mar Ligure e del Mar Tirreno proprio da Nord-Ovest.<br />

Una duna incipiente che si forma per l’accumulo <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> ad opera <strong>della</strong><br />

vegetazione pioniera (Bolonia, Spagna).<br />

Sulle nostre coste la vegetazione psammofila (che ama la <strong>sabbia</strong>)<br />

induce la formazione <strong>di</strong> una duna incipiente, che può poi venire<br />

smantellata da una mareggiata eccezionale che riporta i <strong>granelli</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> in mare o sulla berma. Se invece la <strong>spiaggia</strong> è in avanzamento,<br />

perché le correnti litoranee depositano qui più <strong>sabbia</strong><br />

43


<strong>di</strong> quanta non riescano a portarne via, la duna può crescere in<br />

altezza, ospitare vegetazione più alta e più densa, fino ad essere<br />

colonizzata da specie arboree, che spingono in profon<strong>di</strong>tà le<br />

proprie ra<strong>di</strong>ci tanto da raggiungere la falda acquifera, in genere<br />

raccordata con il livello del mare, che può essere anche costituita<br />

da acqua dolce.<br />

In queste con<strong>di</strong>zioni la <strong>spiaggia</strong> si allarga e una nuova duna incipiente<br />

comincia a formarsi. Questa blocca il flusso <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

portata dal vento, privando dell’alimentazione il cordone interno<br />

più vecchio.<br />

È in questo modo che si formano tutti quei cordoni dunari che in<br />

alcuni posti bisogna superare prima <strong>di</strong> arrivare a vedere il mare.<br />

Dune costiere libere e, sullo sfondo, stabilizzate dalla vegetazione (Bolonia, Spagna).<br />

44<br />

Per fortuna che dove vado io le hanno spianate e ci hanno<br />

fatto una bella passeggiata!<br />

Non <strong>di</strong>re fesserie!<br />

Le dune costituiscono un ambiente che, a confronto <strong>di</strong> quello<br />

<strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>, ha un’elevata bio<strong>di</strong>versità, <strong>di</strong>fendono le coltivazioni<br />

retrostanti dai venti che portano salse<strong>di</strong>ne verso l’interno e<br />

costituiscono una riserva <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che può essere restituita alla<br />

<strong>spiaggia</strong> durante occasionali perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> erosione. Sono quin<strong>di</strong> un


patrimonio da tutelare con attenzione e la loro formazione deve<br />

essere favorita in tutti i mo<strong>di</strong>. Talvolta bastano delle piccole<br />

attenzioni per non compromettere quel lavoro che la natura <strong>di</strong><br />

giorno in giorno svolge.<br />

Sra<strong>di</strong>care quei cespugli spinosi (Eringio) per stendere l’asciugamano<br />

sulla <strong>spiaggia</strong>, raccogliere quei bellissimi gigli bianchi (Pancrazio)<br />

o anche rimuovere i detriti <strong>di</strong> legno portati in alto sulla <strong>spiaggia</strong><br />

dalle mareggiate, sono tutte azioni da non fare, perchè ostacolano<br />

la nascita <strong>di</strong> una nuova duna.<br />

Peggio ancora è danneggiare le piante che proteggono le dune,<br />

perché nei punti privi <strong>di</strong> vegetazione il vento riprende il proprio<br />

lavoro e asporta i <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>. Si formano così dei solchi nei<br />

quali il vento s’incanala, aumenta la propria velocità ed asporta<br />

sempre più <strong>sabbia</strong>, talvolta depositandola all’interno con forme<br />

paraboliche.<br />

Questa <strong>sabbia</strong> può depositarsi anche negli stagni retrodunali,<br />

andando a colmarli o a segmentarli. Un processo analogo è<br />

accaduto nel ‘700, quando è iniziato un intenso <strong>di</strong>sboscamento<br />

L’Eringio marittimo, una <strong>della</strong> piante che vivono più vicine alla riva<br />

(Marina <strong>di</strong> Vecchiano, Pisa).<br />

45


Il Pancrazio, o Giglio <strong>di</strong> mare, fiorisce sui litorali sabbiosi in piena estate, quando le<br />

sue lunghe foglie sono ormai quasi secche (Marina <strong>di</strong> Bibbona, Livorno).<br />

per produrre legna con cui fare il carbone: lungo la costa toscana,<br />

le dune hanno ricominciato a muoversi, e, in alcuni casi, hanno<br />

spinto verso l’interno dei lobi che sono andati a <strong>di</strong>videre in più<br />

parti gli stagni costieri che si trovavano <strong>di</strong>etro ai cordoni dunari.<br />

Non si deve neppure scavare buche sulle dune, non solo perché<br />

così si possono scoprire le ra<strong>di</strong>ci delle piante ed innescare<br />

quell’erosione concentrata (blow out) <strong>di</strong> cui abbiamo appena<br />

parlato, ma anche perché vi è il pericolo, in particolare per i<br />

bambini, <strong>di</strong> essere sepolti da una frana <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>; cosa purtroppo<br />

accaduta <strong>di</strong> recente su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> <strong>della</strong> Toscana.<br />

46<br />

Ho capito: le dune sono importanti e molto suscettibili. Dove<br />

non sono state spianate, dovrebbero costituire una barriera<br />

continua che separa l’entroterra dalla <strong>spiaggia</strong>. Ma come<br />

faccio a raggiungere il mare senza danneggiarle?<br />

La cosa più importante è non abbandonare i sentieri che sono<br />

stati tracciati, e quin<strong>di</strong> non calpestare la vegetazione. Per


Passerella per il superamento delle dune<br />

nel Parco Regionale Migliarino San Rossore<br />

Massaciuccoli (Toscana).<br />

invitare le persone a seguire questi<br />

percorsi, spesso essi vengono<br />

pavimentati con assi <strong>di</strong> legno, per<br />

rendere più agevole il cammino e<br />

scoraggiare tracciati alternativi.<br />

Nei tratti più sensibili, come nel<br />

superamento dei cordoni dunari,<br />

vengono costruite delle passerelle<br />

sollevate da terra, in modo da<br />

non interagire con la <strong>di</strong>namica<br />

<strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> e con lo sviluppo <strong>della</strong><br />

vegetazione.<br />

Anche se questo mi impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> correre su e giù per le<br />

dune, mi sembra una buona soluzione. Ma dove il danno è<br />

già stato fatto, c’è il modo per aiutare la duna a riformarsi?<br />

Come in tutte le cose è più facile <strong>di</strong>struggere che costruire,<br />

ed in particolare quando per costruire bisogna utilizzare, non<br />

macchinari ma le forze <strong>della</strong> natura: il vento e la vegetazione.<br />

Per aiutare la duna a riformarsi si cerca <strong>di</strong> intercettare il flusso<br />

<strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> portato dal vento costruendo sul limite interno <strong>della</strong><br />

<strong>spiaggia</strong> delle barriere con sterpaglie o assicelle <strong>di</strong> legno. Meglio<br />

ancora è costruire queste barriere con vegetazione viva, in modo<br />

che, via via che viene sepolta dalla <strong>sabbia</strong>, possa innalzarsi e<br />

continuare ad esercitare la funzione <strong>di</strong> trappola per i se<strong>di</strong>menti.<br />

Spesso si cerca <strong>di</strong> fare ricrescere la vegetazione anche sulla duna<br />

stessa, o su quanto <strong>di</strong> essa è rimasto. In questi casi si mettono<br />

a <strong>di</strong>mora delle pianticelle che vengono protette dal vento nella<br />

fase <strong>di</strong> attecchimento, per evitare che venga asportata la <strong>sabbia</strong><br />

attorno a loro tanto da farle cadere al suolo e morire.<br />

La pianta più efficace per queste operazioni è l’Ammophila<br />

arenaria, quella graminacea che spesso forma cespugli erbosi sul<br />

47


etro <strong>spiaggia</strong>. Anzi, è proprio lei la principale responsabile <strong>della</strong><br />

formazione delle dune incipienti.<br />

È così efficace che è stata importata anche negli Stati Uniti per<br />

stabilizzare le dune; solo che la sua grande adattabilità e velocità<br />

<strong>di</strong> colonizzazione hanno portato all’estinzione <strong>di</strong> molte specie<br />

in<strong>di</strong>gene tipiche delle dune <strong>della</strong> costa del Pacifico.<br />

Un’efficace barriera sulla quale si può sviluppare una duna<br />

incipiente è anche costituita dai resti vegetali che vengono<br />

<strong>spiaggia</strong>ti e portati oltre la cresta <strong>della</strong> berma <strong>di</strong> tempesta<br />

durante le mareggiate. E questa è un’altra buona ragione per<br />

non effettuare la pulizia meccanica delle spiagge!<br />

Barriere frangivento per<br />

aiutare la ricostituzione<br />

<strong>di</strong> una duna sulla costa <strong>di</strong><br />

Montpellier (Francia).<br />

48<br />

Duna piantumata<br />

(San Fracisco, USA).


Facciamo le buche!<br />

Se non si devono fare sulla duna o alla sua base, almeno<br />

sulla <strong>spiaggia</strong> le buche le posso fare?<br />

Come fare a <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> no? E’ una delle cose più <strong>di</strong>vertenti che si può<br />

fare quando siamo al mare, … ed anche una delle più istruttive.<br />

Guarda bene via via che scavi: incontrerai sicuramente livelli <strong>di</strong><br />

<strong>sabbia</strong> <strong>di</strong>versi che ti <strong>di</strong>cono che in quel punto preciso talvolta vi era<br />

la cresta <strong>della</strong> berma,<br />

con granuli più grossi,<br />

una zona <strong>di</strong> deposizione<br />

<strong>di</strong> sabbie eoliche più fini,<br />

oppure, se arrivi sotto<br />

al livello del mare, dei<br />

ciottoletti e conchiglie<br />

<strong>di</strong> un vecchio solco <strong>di</strong><br />

battigia.<br />

Ma stai attento: quando<br />

scavi in profon<strong>di</strong>tà<br />

non mettere la testa<br />

Attenzione: non scavare buche sulla <strong>sabbia</strong> o entrambe le braccia<br />

inserendovi la testa e le braccia!<br />

nel buco. Se le pareti<br />

dovessero franare potresti<br />

rimanervi intrappolato.<br />

Questi crolli sono favoriti<br />

dal fatto che una volta<br />

raggiunto il livello del<br />

mare l’acqua rende meno<br />

coerente la <strong>sabbia</strong> e la<br />

buca si allarga, tanto<br />

che lo strato <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

superficiale non satura<br />

viene a perdere ogni<br />

appoggio.<br />

Finito il tuo stu<strong>di</strong>o, riempi Ecco perché i bor<strong>di</strong> delle buche possono<br />

bene la buca per evitare franare improvvisamente e farvici cadere<br />

che qualcuno, magari<br />

dentro.<br />

49


passeggiando sulla <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong> notte, vi cada dentro e si rompa<br />

una gamba.<br />

Ritorniamo però al nostro gioco iniziale del mucchio <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

con lo stecco infilato alla sommità: ogni volta che ne tagliavamo<br />

una fetta con la mano, la <strong>sabbia</strong> che si trovava più in alto scivolava<br />

in basso e, fino a che non incontravamo la <strong>sabbia</strong> bagnata,<br />

la pendenza dei versanti rimaneva costante. È questo un angolo<br />

fisso, <strong>di</strong> circa 30°-35° (varia leggermente solo in funzione delle<br />

<strong>di</strong>mensioni e <strong>della</strong> forma dei <strong>granelli</strong>), che i versanti delle dune<br />

raggiungono nella fase iniziale <strong>della</strong> loro formazione, quando non<br />

vi è ancora molta vegetazione, e che mantengono poi proprio<br />

grazie al fatto che la vegetazione stessa ostacola successivi rimo<strong>della</strong>menti.<br />

Le dune costituiscono dei paesaggi estremamente belli, ma sono<br />

anche elementi geomorfologici molto sensibili e vanno trattati<br />

con grande attenzione.<br />

Va bene, lo hai capito, amo le dune, ….. è lì che mi ha dato il<br />

primo bacio!<br />

50<br />

Però vedo che la <strong>sabbia</strong> <strong>della</strong> duna è più fine <strong>di</strong> quella <strong>della</strong><br />

<strong>spiaggia</strong>. È il vento che sceglie i <strong>granelli</strong> da portarvi?<br />

Si, è proprio il vento che preleva dalla <strong>spiaggia</strong> i <strong>granelli</strong> che<br />

riesce a smuovere e trasportare: quelli più grossi rimangono sulla<br />

<strong>spiaggia</strong> e quelli più fini finiscono sulla duna. Ecco perché anche<br />

se la <strong>spiaggia</strong> è costituita da <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni molto <strong>di</strong>verse,<br />

la duna avrà sempre <strong>sabbia</strong> piuttosto fine e molto omogenea.<br />

Solo nei casi in cui la <strong>spiaggia</strong> è formata da <strong>sabbia</strong> fine o me<strong>di</strong>a<br />

e il vento è sufficientemente teso, la duna e la <strong>spiaggia</strong> possono<br />

avere la stessa <strong>sabbia</strong>.<br />

Se la <strong>spiaggia</strong> è formata da <strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni molto <strong>di</strong>verse,<br />

così che il vento abbia un’ampia possibilità <strong>di</strong> scelta, la misura dei<br />

se<strong>di</strong>menti che trovi sulla duna può darti un idea <strong>della</strong> velocità<br />

che il vento riesce a raggiungere nella tua <strong>spiaggia</strong>.<br />

Sembra quasi che la <strong>spiaggia</strong> sia un libro aperto che aspetta<br />

solo <strong>di</strong> essere letto!


Che ci fanno quei massi sulla <strong>spiaggia</strong>?<br />

È lì che andavamo a caccia <strong>di</strong> granchi, con una forchetta legata<br />

sulla punta <strong>di</strong> una canna e combattuti fra l’ancestrale istinto del<br />

cacciatore, beh, del pescatore!, e la pena che ci facevano quei<br />

poveretti, in verità assai brutti e goffi. Tanto che non so se eravamo<br />

più felici quando tornavamo all’ombrellone con il secchiello vuoto<br />

o con due o tre granchi spappolati, nell’illusione che la mamma<br />

riuscisse a sfamarci tutta la famiglia.<br />

In un mondo <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> erano quelli i nostri unici scogli e, purtroppo<br />

per loro, erano unici anche per i granchi!<br />

Quei mucchi <strong>di</strong> pietre erano parte del paesaggio <strong>della</strong> “nostra”<br />

<strong>spiaggia</strong> e non ci chiedevamo neppure se fossero naturali o messi<br />

dall’uomo.<br />

Ma naturali non sono, e il trovarli sulla <strong>spiaggia</strong>, <strong>di</strong>sposti in<br />

allineamenti perpen<strong>di</strong>colari alla riva (pennelli), alla base <strong>della</strong><br />

passeggiata (scogliere aderenti) o come barriere poste al largo<br />

(scogliere parallele) è in<strong>di</strong>ce del fatto che un tempo, e molto<br />

probabilmente ancor oggi, la <strong>spiaggia</strong> era in erosione.<br />

Ma come fanno a fermare l’erosione <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong>? La forza<br />

delle onde è infinita rispetto a quella necessaria per muovere<br />

un granello <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>!<br />

Non è necessario fermare le onde per bloccare la <strong>sabbia</strong> e ognuna<br />

<strong>di</strong> quelle scogliere lavora in modo <strong>di</strong>verso. E non <strong>di</strong>menticare<br />

quanto abbiamo detto prima: le onde trasportano energia dal<br />

largo verso costa, e forse dovrebbe sorprendere <strong>di</strong> più il fatto che<br />

possano spostare la <strong>sabbia</strong> nella <strong>di</strong>rezione opposta!<br />

Per intercettare quel fiume <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che scorre lungo costa<br />

spinto dalle correnti indotte dal moto ondoso, vengono costruiti i<br />

pennelli, che dalla parte più alta <strong>della</strong> berma si spingono fino alla<br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 2 o 3 metri, in funzione <strong>di</strong> quanta <strong>sabbia</strong> si<br />

vuole intercettare e delle caratteristiche delle onde. La <strong>sabbia</strong> si<br />

accumula sul lato posto sopraflutto e fa crescere la <strong>spiaggia</strong>, ma<br />

il flusso litoraneo riprende il suo corso subito sotto al pennello,<br />

da dove preleva la <strong>sabbia</strong>, che però non è più sostituita da altra<br />

proveniente da sopra. È così che mentre da un lato del pennello<br />

51


la <strong>spiaggia</strong> si accresce, dall’altro arretra sempre <strong>di</strong> più.<br />

Non c’è altro da fare che costruire un altro pennello un centinaio<br />

<strong>di</strong> metri più sotto e così salviamo il tratto <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong> penalizzato<br />

dal primo, ma …. il problema si sposta sempre più in giù e se<br />

continuiamo <strong>di</strong> questo passo spostiamo l’erosione <strong>di</strong> molti kilometri<br />

e trasformiamo un litorale sabbioso in una serie <strong>di</strong> celle costituite<br />

da bracci <strong>di</strong> scogli che racchiudono dei fazzoletti <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong>.<br />

È in questo modo che abbiamo trasformato kilometri e kilometri<br />

<strong>di</strong> coste sabbiose, raggiungendo dei valori da Guinnes dei primati:<br />

lungo i 12 kilometri che separano la foce del Piave da quella del<br />

Livenza, in Veneto, abbiamo ben 126 pennelli, mentre fra il Lido<br />

<strong>di</strong> Rivoli e Santa Margherita <strong>di</strong> Savoia, in Puglia, 206 pennelli<br />

segmentano i 20 kilometri <strong>di</strong> litorale.<br />

Per noi che vogliamo scoprire tutti i <strong>segreti</strong> delle spiagge, questi<br />

pennelli sono molto utili perché ci <strong>di</strong>cono in che <strong>di</strong>rezione scorre<br />

il flusso litoraneo dei se<strong>di</strong>menti e, quin<strong>di</strong>, da quale fiume è<br />

alimentata la nostra <strong>spiaggia</strong>. O meglio: quale è il fiume colpevole<br />

dell’erosione <strong>della</strong> nostra <strong>spiaggia</strong>!<br />

Spiegata così sembrerebbe che da un lato si guadagni <strong>sabbia</strong> e<br />

dall’altro se ne perda un’uguale quantità: il bilancio se<strong>di</strong>mentario<br />

del litorale non verrebbe mo<strong>di</strong>ficato. In realtà, la <strong>sabbia</strong>, una<br />

52<br />

Pennelli costruiti con scogli naturali su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> “un tempo” sabbiosa<br />

(Misano, Emilia Romagna).


Pennelli permeabili costruiti con pali <strong>di</strong> legno, … molti anni fa! (Kołobrzeg, Polonia).<br />

volta accumulatasi su <strong>di</strong> un lato inizia a uscire fuori dalla cella,<br />

ma per raggiungere la <strong>spiaggia</strong> posta sottoflutto deve spostarsi<br />

sui fondali maggiori ed una parte viene persa verso il largo o<br />

ritorna vicino a riva solo dopo un lungo tragitto.<br />

Pennello permeabile realizzato con pali in calcestruzzo sulla <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong> Jesolo<br />

(Veneto) che può servire anche da piccolo pontile,… quando il mare è calmo!<br />

53


Se ti capitasse <strong>di</strong> andare in vacanza nel Nord Europa, ed in<br />

particolare in Polonia o in Danimarca, vedresti dei pennelli<br />

completamente <strong>di</strong>versi, costituiti da file <strong>di</strong> pali infissi nella <strong>sabbia</strong>.<br />

Sono i pennelli permeabili, che rallentano il flusso litoraneo senza<br />

però bloccarlo completamente o deviarlo verso il largo. In Italia<br />

è molto <strong>di</strong>fficile vederli, anche perché non siamo abituati a<br />

costruire in mare con il legno. Non a caso i pochi realizzati sono<br />

fatti con pali <strong>di</strong> calcestruzzo.<br />

Ma non avevamo detto che la <strong>sabbia</strong> scorre sul fondale?<br />

Perché costruire questi muri che emergono dal mare se il<br />

flusso dei se<strong>di</strong>menti interessa solo lo strato più profondo<br />

<strong>della</strong> colonna d’acqua?<br />

Effettivamente c’è chi si è già fatto questa domanda ed ha<br />

pensato <strong>di</strong> costruire dei pennelli che emergono dal fondo <strong>di</strong> uno<br />

o due metri al massimo, in funzione <strong>della</strong> profon<strong>di</strong>tà dell’acqua.<br />

In questo modo sul lato posto sopraflutto si accumula la <strong>sabbia</strong><br />

che va a formare una rampa che si raccorda con la cresta <strong>della</strong><br />

scogliera sommersa. Raggiunta questa configurazione, i nuovi<br />

<strong>granelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> che arrivano risalgono la rampa e superano il<br />

setto sommerso senza dover passare dalla sua estremità. Anzi,<br />

via via che la rampa sale la velocità <strong>della</strong> corrente aumenta (per<br />

la riduzione <strong>della</strong> sezione), ma appena superata la cresta si ha<br />

una brusca riduzione <strong>della</strong> velocità dell’acqua, tanto che i <strong>granelli</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> possono venire depositati. In questo modo si innalzano<br />

i fondali su entrambi i lati del setto e, <strong>di</strong> conseguenza, la linea<br />

<strong>di</strong> riva avanza verso mare. Uno dei vantaggi è che non si ha<br />

neppure quell’andamento <strong>della</strong> linea <strong>di</strong> riva a denti <strong>di</strong> sega che<br />

caratterizza i litorali <strong>di</strong>fesi da pennelli.<br />

54<br />

E tutti quei massi ammucchiati lungo la riva che ci sono in<br />

paese a che servono?<br />

In passato, quando non si era ancora sviluppata l’utilizzazione<br />

turistica delle spiagge, si sentiva la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<br />

costa solo in corrispondenza dei centri abitati o delle vie <strong>di</strong><br />

comunicazione, strade e ferrovie, come <strong>di</strong>mostra il fatto che


nel 1909 venne promulgata una legge specifica. Allora era<br />

importante stabilizzare la linea <strong>di</strong> costa, senza preoccuparsi<br />

del fatto che la <strong>spiaggia</strong> potesse sparire completamente e che<br />

l’accesso al mare <strong>di</strong>ventasse <strong>di</strong>fficoltoso.<br />

Venivano così costruite le scogliere aderenti o radenti: barriere<br />

<strong>di</strong> massi, più o meno or<strong>di</strong>nati, scaricati ai pie<strong>di</strong> dei muri <strong>di</strong> retta<br />

delle strade o alla base degli e<strong>di</strong>fici.<br />

Anche qui si affollavano i granchi, ma la loro vita era più facile,<br />

dato che pochi ragazzi li cacciavano con le forchette, non essendovi<br />

nessuno che vi potesse arrivare per fare il bagno. Il fatto è che<br />

le onde, che su <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong>ssipano la propria energia in<br />

modo graduale via via che si avvicinano a riva e poi risalendo la<br />

battigia, qui la scaricano in buona parte sulla scogliera, creando<br />

una grande turbolenza che solleva la <strong>sabbia</strong>; le onde vengono<br />

anche riflesse e questo aiuta ad allontanare i se<strong>di</strong>menti da riva.<br />

Ecco che davanti alle scogliere aderenti il fondale si approfon<strong>di</strong>sce<br />

sempre più, le onde perdono sempre meno energia in un processo<br />

che si autoalimenta. Oh, un altro processo <strong>di</strong> feed-back in atto<br />

sulle nostre coste!<br />

Scogliera aderente (o radente) a <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> un centro abitato. La <strong>spiaggia</strong> è<br />

scomparsa da un secolo! (Marina <strong>di</strong> Pisa, Toscana).<br />

55


Un barca da pesca alata sulla scogliera aderente che <strong>di</strong>fende un villaggio <strong>di</strong><br />

pescatori (Ullal, Karnataka, In<strong>di</strong>a).<br />

56<br />

Difesa costiera realizzata con blocchi prefabbricati in calcestruzzo. No, non è<br />

previsto nessuno sbarco <strong>di</strong> truppe nemiche! (Thornsminde, Danimarca).


Un altro problema che pongono le <strong>di</strong>fese aderenti è che rendono<br />

<strong>di</strong>fficoltoso l’accesso al mare, sia per l’utilizzazione turistica del<br />

litorale, sia per tutte le tra<strong>di</strong>zionali attività portate avanti dalle<br />

popolazioni che vivono lungo le costa, dalla pesca, alla raccolta<br />

delle alghe.<br />

Anche per costruire le scogliere aderenti si possono usare i materiali<br />

più <strong>di</strong>sparati e lungo le nostre coste potremo vedere strutture<br />

in massi naturali, in blocchi <strong>di</strong> calcestruzzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa forma,<br />

muraglioni continui sempre in calcestruzzo, palizzate <strong>di</strong> tronchi e,<br />

più recentemente, anche geocontenitori riempiti <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>.<br />

I litorali italiani sono forse quelli più <strong>di</strong>fesi al mondo, ma non<br />

mancano esempi <strong>di</strong> altri paesi in cui vi sono spiagge che sembrano<br />

aspettare più l’attacco <strong>di</strong> nemici dal mare che non quello del<br />

moto ondoso!<br />

Alla fine, ve<strong>di</strong> che è meglio fermare le onde?!<br />

In effetti si cerca <strong>di</strong> fare anche questo, con quelle che ti ho detto<br />

chiamarsi scogliere parallele; quegli ammassi <strong>di</strong> scogli <strong>di</strong>sposti in<br />

cordoni paralleli alla costa più o meno alti sul livello del mare. Quelle<br />

più alte possono impe<strong>di</strong>re la propagazione delle onde nello specchio<br />

d’acqua retrostante, anche se abbiamo visto che con il fenomeno<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>ffrazione queste trovano quasi sempre il modo per entrarvi.<br />

Le scogliere più basse vengono scavalcate durante le mareggiate più<br />

intense ed anzi, costituendo un brusco innalzamento del fondale,<br />

inducono le onde a frangere proprio sopra <strong>di</strong> loro.<br />

Il flusso litoraneo dei se<strong>di</strong>menti rallenta in questi tratti <strong>di</strong> litorale<br />

caratterizzati da minore energia delle onde e parte dei <strong>granelli</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>sabbia</strong> viene abbandonata: nei settori più riparati, quelli centrali,<br />

si formano dei salienti che dalla riva si spingono verso la scogliera.<br />

Se i segmenti che la costituiscono sono molto lunghi, o molto<br />

vicini alla costa, queste lingue <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> li possono raggiungere<br />

formando dei tomboli, analoghi a quelli che hanno collegato<br />

alcune isole alla terraferma, come è il caso del promontorio del<br />

Monte Argentario, in Toscana.<br />

Se guar<strong>di</strong> bene la forma <strong>della</strong> linea <strong>di</strong> riva <strong>di</strong>etro ad una serie<br />

<strong>di</strong> scogliere parallele, noterai che ad ogni varco corrisponde una<br />

falcatura; e se i varchi sono molto stretti, questa <strong>di</strong>segna una<br />

57


Un tombolo formatosi al riparo <strong>di</strong> un isolotto (Loch Eriboll, Scozia).<br />

Scogliere parallele con tomboli formatisi per la deposizione <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> nei tratti <strong>di</strong><br />

58<br />

costa più riparati (Skagen, Danimarca).


circonferenza così perfetta che non sapresti farla uguale con il<br />

compasso.<br />

C’è qui un bagnino ancora più pignolo?<br />

Non fare il bischero! Non te l’hanno spiegato a scuola cosa fa la<br />

luce quando passa da un foro molto stretto? È come se il foro<br />

<strong>di</strong>ventasse esso stesso una sorgente luminosa puntiforme dalla<br />

quale si irra<strong>di</strong>a la luce; è il fenomeno <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffrazione.<br />

Così le onde del mare, quando arrivano a passare dal varco fra<br />

le scogliere si trasformano in onde circolari che mo<strong>della</strong>no la<br />

<strong>spiaggia</strong> retrostante.<br />

Lo stesso fenomeno avviene all’estremità <strong>di</strong> una scogliera molto<br />

lunga, con l’unica <strong>di</strong>fferenza che qui le onde che la superano ruotano<br />

progressivamente per invadere il tratto <strong>di</strong> mare retrostante.<br />

Quell’onda, che prima <strong>di</strong> raggiungere la scogliera aveva un<br />

andamento parallelo alla riva, ora assume una <strong>di</strong>sposizione<br />

trasversale che spinge la <strong>sabbia</strong> verso la zona protetta. Anche qui<br />

si forma un saliente più o meno pronunciato con la <strong>sabbia</strong> rubata<br />

dal tratto <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong> non <strong>di</strong>feso dalla scogliera.<br />

E ciò non avviene solo sui litorali rettilinei, ma anche nei golfi: se<br />

ad una estremità viene costruito un molo, questo richiama <strong>di</strong>etro<br />

<strong>di</strong> sè la <strong>sabbia</strong> dalla parte centrale del golfo, con il risultato <strong>di</strong><br />

fare ruotare la linea <strong>di</strong> riva.<br />

Se le scogliere parallele sono efficaci nel fermare l’erosione <strong>di</strong><br />

una <strong>spiaggia</strong>, lo fanno solo grazie al fatto che trattengono lì la<br />

<strong>sabbia</strong> destinata al litorale posto sottoflutto, che dovrà a sua<br />

volta essere <strong>di</strong>feso.<br />

Non mi <strong>di</strong>re che, come abbiamo visto per i pennelli, anche<br />

con le scogliere parallele si spinge l’erosione sempre più in<br />

avanti e si fa la fortuna <strong>di</strong> chi cava le rocce e <strong>di</strong> chi le porta<br />

sulla <strong>spiaggia</strong>?<br />

Se non ci cre<strong>di</strong> vai a nord <strong>di</strong> Porto Garibal<strong>di</strong>, in Emilia Romagna,<br />

dove puoi trovare 74 scogliere che <strong>di</strong>fendono 9 km <strong>di</strong> costa;<br />

oppure fra Porto San Giorgio e Casabianca, nelle Marche, dove<br />

59


Scogliere parallele tracimabili dalle onde e poste lontano da riva che non formano<br />

tomboli ma, in alcuni tratti, dei deboli salienti (Pesaro, Marche).<br />

61 scogliere si susseguono su 5.5 km <strong>di</strong> costa. Ma il record<br />

lo detiene certamente il litorale <strong>di</strong> Pescara, con 243 scogliere<br />

parallele che formano una barriera lunga 23 km.<br />

60<br />

Però sono anche utili: quando ci sono le mareggiate io<br />

vado a fare il bagno proprio <strong>di</strong>etro a quelle scogliere, dove<br />

il mare è più calmo e così sono più sicuro!<br />

Purtroppo ti sbagli <strong>di</strong> grosso: sono questi i tratti <strong>di</strong> mare più<br />

pericolosi!<br />

L’acqua che supera le scogliere, o scavalcandole o infiltrandosi fra<br />

i massi, si accumula nel tratto <strong>di</strong> mare riparato (piling-up), ma<br />

il flusso <strong>di</strong> fondo che dovrebbe riportarla al largo è ostacolato<br />

proprio dalla barriera; ecco che la l’acqua scorre lungo riva per<br />

poi incanalarsi nei varchi presenti fra una scogliera e l’altra<br />

generando correnti ancora più forti.<br />

Recentemente una persona adulta che stava in pie<strong>di</strong> con l’acqua<br />

alla vita <strong>di</strong>etro ad una scogliera è stata trascinata dalla corrente<br />

all’esterno delle barriere e non è più tornata a riva, anche<br />

perché non è certo possibile passare sopra agli scogli durante<br />

una mareggiata!


Doppia fila <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese parallele. Durante le mareggiate nei varchi si formano correnti<br />

in grado <strong>di</strong> trasportare al largo anche i nuotatori più esperti (Civitanova, Marche).<br />

Quattro ragazzi palestinesi, invece che andare a scuola, presero<br />

l’autobus ad andarono al mare. Camminarono su <strong>di</strong> un tombolo,<br />

raggiunsero la scogliera e si portarono ad una delle estremità per<br />

tuffarsi in mare: la corrente in uscita era così forte che tutti e<br />

quattro furono portati al largo e nessuno li ha mai più trovati.<br />

Ok, non farò più il bagno <strong>di</strong>etro alle scogliere! Ma, anche<br />

queste si possono costruite sommerse per non deturpare il<br />

paesaggio?<br />

Si, negli anni più recenti questa tipologia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa costiera<br />

è <strong>di</strong>venuta sempre più frequente e il vantaggio non è solo<br />

paesaggistico, ma anche in termini <strong>di</strong> qualità delle acque. Dietro<br />

alle scogliere emerse, in assenza <strong>di</strong> moto ondoso il ricambio delle<br />

acque è molto lento e gli inquinanti, compresa la tua pipi (ma<br />

come mai scapperà sempre non appena entriamo nell’acqua?), si<br />

accumulano in continuità. Con le scogliere sommerse il ricambio<br />

idrico è decisamente migliore, … ma questo non vuole <strong>di</strong>re che<br />

<strong>di</strong>etro a queste si possa fare tutta la pipì che si vuole!<br />

Se i varchi non sono sufficientemente profon<strong>di</strong>, la corrente scorre<br />

61


lungo riva fino a raggiungere i due tratti <strong>di</strong> <strong>spiaggia</strong> laterali non<br />

protetti, depositandovi la <strong>sabbia</strong>. Può così avvenire che il tratto<br />

<strong>di</strong> costa protetto perda se<strong>di</strong>menti a favore dei tratti a<strong>di</strong>acenti<br />

non <strong>di</strong>fesi.<br />

Ma non ti va bene proprio nulla!<br />

In effetti siamo ancora lontani dall’invenzione <strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

perfetta,… ed anche dall’aver completamente capito come<br />

stanno le cose!<br />

Le scogliere parallele sommerse (dette anche soffolte) sarebbero<br />

veramente efficaci se fossero estremamente larghe, come sono<br />

ad esempio le barriere coralline. In questo caso la <strong>di</strong>ssipazione<br />

dell’energia sulla scogliera è quasi completa e non si genera un<br />

sostanziale piling-up. In Italia sono poche lo scogliere sommerse<br />

con berma molto larga, dato che sono estremamente costose; ma<br />

osservando i vari progetti si vede che l’allargamento <strong>della</strong> berma<br />

è una tendenza ormai consolidata. Purtroppo vi è anche l’esigenza<br />

<strong>di</strong> attraversarle con le barche, se non altro con quella del nostro<br />

amico bagnino quando deve andare a recuperare qualcuno in<br />

<strong>di</strong>fficoltà lontano da costa. È quin<strong>di</strong> opportuno mantenere aperti<br />

alcuni varchi, anche senza che essi raggiungano la base <strong>della</strong><br />

scogliera e permettano l’uscita <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong>.<br />

62<br />

Ho capito! Anche in questo caso si formano delle rip current<br />

ed è certamente una <strong>di</strong> queste che ha portato fuori quel<br />

fesso <strong>di</strong> Giovanni!<br />

Certamente! Lui nuotava in prossimità del varco e la corrente<br />

l’ha portato fuori. Per fortuna la Guar<strong>di</strong>a costiera che vigilava al<br />

largo l’ha raccolto e portato al porto più vicino!<br />

Molto più belle sono quelle isole circolari che vengono aggirate<br />

dalle onde e che inducono la formazione, <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro, <strong>di</strong><br />

deboli salienti. Il risultato prodotto da queste piattaforme isola<br />

è simile a quello delle scogliere parallele, ma in questo caso le<br />

onde riflesse vengono <strong>di</strong>sperse verso il largo, come da una lente<br />

<strong>di</strong>vergente, e non creano quella turbolenza che si genera davanti


Isole artificiali costruite in massi naturali per la <strong>di</strong>fesa del litorale<br />

(Pietra Ligure, Liguria).<br />

alle strutture lineari e che approfondendo il fondale ne minaccia<br />

anche la stabilità. Anche le piattaforme isola possono innescare<br />

la formazione <strong>di</strong> tomboli, ma questi sono molto bassi e vengono<br />

tracimati durante le mareggiate, tanto che non costituiscono un<br />

vero e proprio ostacolo nei confronti del flusso se<strong>di</strong>mentario.<br />

Inoltre non inducono il piling-up, anche se le onde oblique che<br />

trovano un ostacolo tendono sempre a fare innalzare un po’ il<br />

livello del mare per l’acqua che si accumula su <strong>di</strong> un lato.<br />

63


Diamo da mangiare alla <strong>spiaggia</strong><br />

Va be’, ma se tutto il problema nasce dal fatto che i fiumi non<br />

portano più <strong>sabbia</strong> al mare, perché non ce la mettiamo noi?<br />

Questa sì che è una osservazione intelligente, ed in effetti da<br />

molti anni tante spiagge sono oggetto <strong>di</strong> ripascimento artificiale:<br />

durante l’inverno, o poco prima <strong>della</strong> stagione balneare, vi<br />

vengono scaricate camionate <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong>, che viene poi stesa con<br />

delle pale meccaniche in modo che quando arrivano i bagnanti<br />

trovano una bella <strong>spiaggia</strong> larga e piena <strong>di</strong> ombrelloni, …..ma<br />

senza berme <strong>di</strong> tempesta!<br />

Un tempo questa <strong>sabbia</strong> veniva dragata dagli alvei fluviali,<br />

aiutando quin<strong>di</strong> i fiumi nel loro lavoro <strong>di</strong> alimentazione delle<br />

spiagge, ma ci si rese conto che spendere sol<strong>di</strong> per fare quello che<br />

la natura avrebbe fatto gratis non era conveniente. In definitiva<br />

non era un aiuto alla ricostituzione del bilancio se<strong>di</strong>mentario<br />

delle spiagge, infatti il fiume, privato dei suoi depositi d’alveo,<br />

avrebbe poi ridotto il proprio apporto alle coste.<br />

Si cominciò quin<strong>di</strong> a prendere la <strong>sabbia</strong> e la ghiaia dalle pianure<br />

alluvionali, in punti in cui il fiume aveva depositato questi<br />

64<br />

Ripascimento artificiale sul litorale <strong>di</strong> Marinella <strong>di</strong> Sarzana (Liguria).


se<strong>di</strong>menti e da dove non li avrebbe più rimossi. Se le escavazioni<br />

venivano fatte nelle pianure costruite dagli stessi fiumi che<br />

sfociavano in mare in prossimità <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> da ripascere, le<br />

<strong>di</strong>mensioni dei granuli e la loro composizione mineralogica (e<br />

quin<strong>di</strong> il loro colore) erano uguali a quelli dei se<strong>di</strong>menti naturali.<br />

In alternativa si può estrarre materiali dalle cave in roccia<br />

e frantumarli fino ad ottenere la <strong>sabbia</strong> delle <strong>di</strong>mensioni<br />

opportune. Il problema è che la <strong>sabbia</strong> fine è molto <strong>di</strong>fficile da<br />

produrre e quella grossolana e la ghiaia sono molto spigolose e<br />

non è piacevole camminarci sopra scalzi. Con il tempo il moto<br />

ondoso arrotonda i <strong>granelli</strong>, ma se la roccia è dura occorre<br />

molto tempo, mentre se è tenera viene abrasa velocemente e<br />

perde <strong>di</strong> volume.<br />

Allora con questo metodo si può costruire una <strong>spiaggia</strong> come<br />

vogliamo! Al mio bagno vorrei che ne facessero una <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong><br />

bianca e finissima, come si vede nelle cartoline dei Caraibi.<br />

È vero che le spiagge bianche piacciono molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quelle<br />

scure, ma il colore <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> è un aspetto paesaggistico che<br />

Una <strong>spiaggia</strong> bianca<br />

dei Caraibi formata<br />

da <strong>sabbia</strong> corallina<br />

(Playa Bocaciega,<br />

Cuba).<br />

65


non dobbiamo mo<strong>di</strong>ficare, altrimenti faremmo tutte le spiagge<br />

bianche, … e che gusto ci sarebbe ad andare ai Caraibi? Già<br />

ci tocca sopportare tutte queste passeggiate lungomare tutte<br />

uguali, con le solite palme da Ventimiglia a Palermo!<br />

Inoltre, devi pensare che dentro la <strong>spiaggia</strong>, fra i <strong>granelli</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>sabbia</strong>, vivono molti organismi e cambiare il colore <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong><br />

vuole <strong>di</strong>re cambiare la temperatura dell’ambiente in cui vivono.<br />

Pensa, ad esempio, che le uova delle tartarughe marine hanno<br />

un tempo <strong>di</strong> incubazione influenzato dalla temperatura <strong>della</strong><br />

<strong>sabbia</strong> e questo a sua volta determina il sesso degli in<strong>di</strong>vidui che<br />

ne usciranno: più calda è la <strong>sabbia</strong> e più numerose saranno le<br />

femmine. Un ripascimento artificiale con <strong>sabbia</strong> <strong>di</strong> colore <strong>di</strong>verso<br />

può quin<strong>di</strong> cambiare il rapporto fra i sessi <strong>di</strong> una popolazione e<br />

minacciarne la conservazione.<br />

66<br />

Va be’, rinuncerò alla mia bella <strong>spiaggia</strong> bianca! Peccato,<br />

però: rifletterebbe i raggi del sole e non si scalderebbe, così<br />

che ci si potrebbe camminare a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> anche a ferragosto<br />

senza scottarsi!<br />

Ma almeno posso averla <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> finissima?<br />

Anche in questo caso le cose non sono così semplici: senza pensare<br />

agli in<strong>di</strong>vidui che popolano la <strong>spiaggia</strong>, che si sono stabiliti qui<br />

perché a loro piace <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>mensioni, vi sono dei problemi<br />

tecnici che bisogna conoscere prima <strong>di</strong> scegliere le <strong>di</strong>mensioni dei<br />

<strong>granelli</strong> che vi an<strong>di</strong>amo a mettere.<br />

Le spiagge <strong>di</strong> ghiaia o <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> grossolana sono molto più<br />

ripide <strong>di</strong> quelle costituite dalla <strong>sabbia</strong> fine; in effetti la ghiaia<br />

tende a stare vicino a riva, mentre la <strong>sabbia</strong> fine si <strong>di</strong>spone<br />

prevalentemente sui fondali antistanti. Con una determinata<br />

quantità <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> fine l’arenile cresce poco, perché una buona<br />

parte del nostro ripascimento si sposta sui fondali, mentre lo<br />

stesso volume <strong>di</strong> ghiaia rimane in massima parte sulla <strong>spiaggia</strong><br />

emersa, facendola crescere.<br />

Una <strong>spiaggia</strong> in ghiaia è anche più stabile <strong>di</strong> quanto non lo sia<br />

una costituita da <strong>sabbia</strong>; infatti, una buona parte dell’acqua che<br />

risale sulla battigia s’infiltra nella ghiaia e torna verso il mare<br />

con un flusso sub-superficiale, che non è in grado <strong>di</strong> trasportare


Spiaggia <strong>di</strong> ciottoli e massi, molto ripida e con più creste <strong>di</strong> berma <strong>di</strong> tempesta<br />

(Strandhill, Irlanda).<br />

i se<strong>di</strong>menti verso il basso. Dato che il flusso montante è più<br />

intenso e più rapido <strong>di</strong> quello calante, vi sono più granuli portati<br />

verso la cresta <strong>della</strong> berma <strong>di</strong> quanti non ne vengano trascinati<br />

verso il mare. È per questo che la battigia delle spiagge in ghiaia<br />

è così ripida.<br />

Si, ma con la ghiaia non si fanno i castelli e le piste per le<br />

biglie!<br />

Questo è vero, anche se ho visto delle bellissime torri costruite sulla<br />

<strong>spiaggia</strong> con ghiaia e ciottoli. Pensa però al vantaggio <strong>di</strong> potersi<br />

sedere sulla <strong>spiaggia</strong> poco dopo la pioggia, …. senza bagnarsi le<br />

mutande! Pensa poi che la ghiaia non rimane attaccata alla<br />

pelle, che se ti casca una fetta <strong>di</strong> pane e marmellata la puoi<br />

recuperare e mangiare, … anche se per la Legge <strong>di</strong> Murphy sarà<br />

caduta certamente con il lato spalmato <strong>di</strong> marmellata rivolto<br />

verso il basso. E se vogliamo essere più romantici, fermati ad<br />

ascoltare la musica <strong>della</strong> ghiaia che rotola in su è giù ai pie<strong>di</strong><br />

<strong>della</strong> battigia durante una mareggiata, ... noi lo abbiamo fatto!<br />

67


68<br />

Ma con tutta la <strong>sabbia</strong> che c’è in mare (meno che sulla<br />

mia <strong>spiaggia</strong>), perché andarla a prendere così lontano,<br />

trasportarla con quei camion puzzolenti, spargerla con delle<br />

ruspe invece che farla mo<strong>della</strong>re dalle onde, ….. e pagarla un<br />

sacco <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>?<br />

Anche questa volta l’hai detta giusta! Partiamo dell’ultima<br />

osservazione: la <strong>sabbia</strong> che proviene dalle cave terrestri costa<br />

molto, anche 30 o 40 euro per metro cubo, compreso il<br />

trasporto e lo sten<strong>di</strong>mento, mentre quella dragata in mare può<br />

costare anche un quarto. Inoltre, se chie<strong>di</strong>amo ai cavatori tutta<br />

la <strong>sabbia</strong> che servirebbe per alimentare le spiagge, molti milioni<br />

<strong>di</strong> metri cubi all’anno, il suo prezzo salirebbe imme<strong>di</strong>atamente, e<br />

a farne le spese non saremmo solo noi che la usiamo per il nostro<br />

<strong>di</strong>vertimento, ma anche chi la <strong>sabbia</strong> la compra per fare le case.<br />

Sul puzzo … e il rumore … e le polveri …. e il traffico prodotto dal<br />

trasporto <strong>della</strong> <strong>sabbia</strong> via terra hai proprio ragione. Lo sai che<br />

per un solo ripascimento, seppur particolarmente importante,<br />

fatto sulle isole barriera che delimitano la Laguna Veneta sono<br />

stati prelevati dai fondali dell’Adriatico 4 milioni <strong>di</strong> metri cubi<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti? Avendoli dovuti portare con dei camion avremmo<br />

creato una colonna continua <strong>di</strong> mezzi lunga 2100 km, sempre<br />

che viaggiassero con <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong> zero metri, … come<br />

spesso fanno!<br />

Il problema è che non è facile trovare la <strong>sabbia</strong> giusta in mare, e<br />

poi bisogna essere sicuri <strong>di</strong> non danneggiare l’ambiente dal quale<br />

si preleva, non creare impatti sulle attività ittiche, evitare i cavi<br />

sottomarini, le zone <strong>di</strong> scarico <strong>di</strong> bombe (si <strong>di</strong>ce che nel miglior<br />

giacimento <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> presente in Adriatico le abbiano sganciate<br />

gli aerei <strong>della</strong> NATO <strong>di</strong> rientro dalle missioni nell’ex-Jugoslavia!).<br />

Gli stu<strong>di</strong> per la ricerca <strong>di</strong> queste sabbie sono complessi e costosi,<br />

ma alcune Regioni italiane vi si sono de<strong>di</strong>cate con grande impegno<br />

e sono stati identificati giacimenti per molte decine <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong><br />

metri cubi, anche se non tutti <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> <strong>di</strong> ottima qualità.<br />

Per non innescare l’erosione delle spiagge e non danneggiare<br />

le praterie <strong>di</strong> Posidonia oceanica (quelle “alghe” con le foglie a<br />

nastro, che in realtà sono delle piante superiori non molto <strong>di</strong>verse<br />

dalle querce e dai ciliegi!) l’escavazione deve venire effettuata


Ripascimento <strong>di</strong> una <strong>spiaggia</strong> con <strong>sabbia</strong> dragata sui fondali e sparata <strong>di</strong>rettamente<br />

vicino a riva (Marina <strong>di</strong> Ronchi, Toscana).<br />

lontano dalla costa e a notevole profon<strong>di</strong>tà. Ecco che sono<br />

necessarie gran<strong>di</strong> draghe in grado <strong>di</strong> aspirare dal fondale una<br />

miscela <strong>di</strong> acqua e <strong>sabbia</strong>, che viene caricata nella stiva. Una volta<br />

avvicinatasi alla costa, la draga si connette con delle tubazioni<br />

e, miscelando nuovamente i se<strong>di</strong>menti con l’acqua marina, li<br />

spinge verso riva, dove vengono stesi con le pale meccaniche.<br />

In alternativa, se è possibile giungere ancor più vicino a riva, la<br />

miscela viene sparata <strong>di</strong>rettamente sulla <strong>spiaggia</strong> o sui fondali<br />

vicini creando un arcobaleno che, rispetto a quello fatto dalla luce<br />

del Sole, è nero e puzzolente. Fortunatamente questi materiali,<br />

al contatto con l’aria, si ossidano; in pochi giorni smettono <strong>di</strong><br />

puzzare e <strong>di</strong>vengono più chiari, …. quasi sempre!<br />

69


L’ultima <strong>spiaggia</strong><br />

70<br />

Mi hai detto che è stato l’innalzamento del mare, avvenuto<br />

dopo l’ultima glaciazione, a spingere molta <strong>sabbia</strong> verso terra.<br />

Allora quel riscaldamento globale che oggi ci preoccupa tanto,<br />

e che determina l’innalzamento del livello del mare per lo<br />

scioglimento dei ghiacciai, ci porterà <strong>della</strong> nuova <strong>sabbia</strong>?<br />

Ti confesso che questa è una delle tante cose che non ho capito.<br />

Anzi, sembrerebbe che all’innalzamento del livello del mare<br />

la <strong>spiaggia</strong>, fino alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> chiusura, reagisca con un<br />

sollevamento del fondale <strong>della</strong> stessa quantità <strong>della</strong> quale si<br />

innalza il mare. Per fare questo serve una grande quantità<br />

<strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti che verrebbero prelevati dalla <strong>spiaggia</strong> emersa e<br />

dalle dune. Si avrebbe così un’erosione <strong>della</strong> costa <strong>di</strong> gran lunga<br />

maggiore rispetto a quella dovuta al solo innalzamento eustatico.<br />

Quest’ipotesi l’ha proposta un ingegnere marittimo olandese,<br />

Per Bruun, nel 1961, tanto che oggi si fa riferimento a questo<br />

modello citando la Regola <strong>di</strong> Bruun.<br />

Se questo fosse avvenuto anche durante l’innalzamento eustatico<br />

post-glaciale si sarebbe deposto un cuneo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti che in<br />

corrispondenza <strong>della</strong> vecchia linea <strong>di</strong> costa avrebbe uno spessore<br />

<strong>di</strong> oltre 100 m!<br />

Forse tutto <strong>di</strong>pende dalla velocità con la quale si innalza il<br />

mare: da 18.000 a 6.000 anni fa l’innalzamento è stato molto<br />

rapido e l’acqua ha sommerso buona parte <strong>di</strong> quella che oggi è<br />

la piattaforma continentale. Un po’ <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> è stata spinta in<br />

avanti e la troviamo sulle nostre spiagge e sulle barrier islands,<br />

ma non è certo bastata a limitare l’avanzata del mare.<br />

Per fortuna il processo descritto da Bruun non ha avuto il tempo<br />

<strong>di</strong> produrre i suoi effetti, altrimenti l’arretramento <strong>della</strong> costa<br />

sarebbe stato assai più consistente.<br />

Comunque è assai <strong>di</strong>fficile misurare quanta <strong>sabbia</strong> si sposti in<br />

avanti e in<strong>di</strong>etro sulla <strong>spiaggia</strong> sommersa, quanta ne scorra<br />

lungo riva, e quanta ne portino i fiumi, tanto che il bilancio<br />

se<strong>di</strong>mentario dei litorali è assai poco noto.<br />

Certo è che se un granello <strong>di</strong> <strong>sabbia</strong> risale il profilo <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> e<br />

va ad unirsi ai 10 <strong>miliar<strong>di</strong></strong> del tuo mucchio nessuno se ne accorge!


Ma come? Nessuno misura quanta <strong>sabbia</strong> c’è sulla <strong>spiaggia</strong>?<br />

Di quanto si sposta la linea <strong>di</strong> riva? Se i fondali si abbassano<br />

o si innalzano?<br />

No, ci sono tanti ricercatori che stu<strong>di</strong>ano e misurano le spiagge<br />

e che cercano <strong>di</strong> capirci qualcosa. Il fatto è che è un lavoro molto<br />

delicato, che richiede attrezzature specifiche e non pochi sol<strong>di</strong>.<br />

Si cerca anche <strong>di</strong> mettersi d’accordo su cosa e come misurare,<br />

fino a mettere a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tutti i dati raccolti, in modo<br />

che sia possibile fare confronti fra situazioni <strong>di</strong>verse ma usando<br />

strumenti uguali.<br />

Ti ho detto che la <strong>spiaggia</strong> mo<strong>di</strong>fica la propria forma ogni giorno<br />

e per conoscerla veramente bisogna stu<strong>di</strong>arla in continuazione,<br />

ossia fare quello che si chiama monitoraggio.<br />

E questo va fatto non solo sulle spiagge naturali, ma anche su<br />

quelle <strong>di</strong>fese da strutture marittime, ed in particolare negli anni<br />

imme<strong>di</strong>atamente successivi alla loro costruzione, in modo da<br />

Tramonto sulla <strong>spiaggia</strong> <strong>di</strong> Strandhill (Irlanda) alimentata da se<strong>di</strong>menti<br />

erosi da depositi morenici.<br />

71


valutare la risposta <strong>della</strong> <strong>spiaggia</strong> al loro inserimento. Questo<br />

consente <strong>di</strong> evidenziare per tempo eventuali problemi e proporre<br />

le opportune mo<strong>di</strong>fiche, in modo da rendere più efficaci gli<br />

interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei litorali.<br />

Se non troveranno la <strong>sabbia</strong> in mare, se non inventeranno la<br />

<strong>di</strong>fesa perfetta, se il livello del mare continuerà ad innalzarsi,<br />

il monitoraggio ci servirà almeno per seguire in <strong>di</strong>retta la<br />

morte <strong>della</strong> mia <strong>spiaggia</strong>!<br />

Sei un po’ pessimista! I dati serviranno anche per creare gli<br />

scenari futuri e prevedere quale sarà l’assetto delle nostre coste<br />

da qui a cent’anni, concentrare i nostri sforzi sulle zone più<br />

minacciate dal mare, organizzare ritirate strategiche laddove<br />

i costi <strong>della</strong> protezione non sarebbero giustificati dal valore <strong>di</strong><br />

quello che <strong>di</strong>fenderemmo, riconvertire attività economiche,<br />

spostare la viabilità, adeguare le strutture portuali e … inventare<br />

mo<strong>di</strong> nuovi per trascorrere le nostre vacanze al mare!<br />

72<br />

Finito <strong>di</strong> stampare<br />

nel mese <strong>di</strong> maggio

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