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GIPA/C/MI/36/2012

Maggio/Giugno - Associazione Nazionale Carabinieri

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Scenari globali<br />

DA TIMBUCTÙ A DAMASCO FUOCHI DI GUERRA PERICOLOSI PER LA PACE MONDIALE<br />

Siria, paese “codice rosso”<br />

Il Mali rischiava di far scoppiare l’Africa. Ora altri pericoli sono alle porte<br />

di Angelo Sferrazza<br />

Aprendo una carta geografica e<br />

tracciando una linea retta da<br />

Timbuctù a Damasco, si scoprirà<br />

che essa attraversa la zona del<br />

mondo al momento la più carica<br />

di pericoli e preoccupazioni: dall’Africa<br />

sub-sahariana all’Algeria e Libia, sfiorerà i<br />

paesi della “primavera araba”, Tunisia ed<br />

Egitto, per finire in Israele, Libano e punto<br />

finale, la Siria, fino ai confini dell’Iran.<br />

Da più di due anni in questa vasta area,<br />

non poi così lontana dall’Europa, si corrono<br />

rischi fra i più gravi (a parte la crisi Jugoslava)<br />

dalla caduta del muro di Berlino e<br />

in un momento di pesante crisi economica<br />

e sociale. Timbuctù e Damasco nomi<br />

emblematici, come dieci anni fa Bagdad?<br />

Cambiano gli attori “interni”, ma il grande<br />

gioco è assai simile, però più complicato,<br />

contorto e confuso, come ha dimostrato ad<br />

esempio la recente crisi libica, con la caduta<br />

del regime del colonnello Gheddafi.<br />

Morte della globalizzazione, temporanea<br />

debolezza degli Usa, furberie russe, astuto<br />

amletismo cinese, sono gli elementi che<br />

caratterizzano il quadro generale. Quando<br />

l’11 gennaio scorso con un Blitzkrieg in versione<br />

africana, che ricorda quello franco<br />

- britannica contro la Libia, Parigi ha iniziato<br />

la riconquista del Nord del Mali, si<br />

è aperto un nuovo fronte in una zona strategica<br />

dell’Africa estremamente sensibile.<br />

Nel Nord del Mali, da tempo immemorabile,<br />

è in atto la ribellione dei tuareg che rivendicano<br />

autonomia e indipendenza da<br />

Bamako. Per lungo tempo questa aspirazione<br />

è stata tenuta agevolmente sotto<br />

controllo dal potere maliano del Sud, fino<br />

a quando non si sono schierati con i tuareg<br />

ingenti forze jihadiste qaediste in<br />

fuga dalla Libia, trafficanti di droga ed<br />

armi, spezzoni di gruppi di movimenti di liberazione,<br />

una specie di legione straniera<br />

del terrorismo, variegata, ma islamizzata e<br />

politicizzata, fino al punto di mettere addirittura<br />

a rischio la sopravvivenza stessa<br />

del Mali.<br />

Positivo l’intervento<br />

Francese in Mali<br />

Da Timbuctù, la mitica “città dell’oro”, sfregiata<br />

dal fanatismo, è partita un’azione<br />

diretta a sud, contro la quale poco avrebbe<br />

potuto fare il debole e disorganizzato esercito<br />

maliano. Nonostante le avvisaglie,<br />

l’ONU, che pur aveva votato la risoluzione<br />

2071 nell’ottobre scorso, non era riuscita<br />

mettere in piedi una forza interafricana<br />

(Misma), approvata tardivamente solo il<br />

25 aprile scorso, a cose fatte. I francesi<br />

hanno bloccato e respinto i “ribelli” del<br />

nord che paradossalmente sono rientrati<br />

quasi tutti in Libia, con gli effetti che si conoscono,<br />

a cominciare dall’attentato all’ambasciata<br />

francese a Tripoli del 23<br />

aprile. Come dire, cacciati dalla porta, rientrati<br />

dalla finestra! L’intervento francese è<br />

stato criticato da molti, i più benevoli lo<br />

hanno classificato come frutto della difesa<br />

degli interessi economici. C’è del vero<br />

in questa affermazione, ma uno sguardo a<br />

quel vasto territorio africano, alle grandi ricchezze<br />

minerarie, a partire dall’uranio, inducono<br />

ad una più attenta analisi.<br />

Caduto il Mali, altri paesi avrebbero fatto la<br />

stessa fine e la Nigeria, grandissimo produttore<br />

di petrolio, già flagellata dai fondamentalisti<br />

del gruppo Boko Haram, tristemente<br />

famoso anche per continue<br />

stragi di cristiani, sarebbe precipitata in<br />

una situazione drammatica.<br />

Le cronache raccontano e le immagini certificano,<br />

che i francesi sono stati accolti<br />

dalla popolazione maliana con sventolio di<br />

bandiere tricolori, immagini che ricordavano<br />

il ’44 europeo. La Francia è alleata di<br />

quasi tutti i Paesi sub sahariani e vi mantiene<br />

numerose basi militari: un errore le<br />

sarebbe costato caro.<br />

Il caso siriano<br />

appare insolubile<br />

Dove siamo in codice rosso è in Siria, un<br />

quadro complesso, al momento con nodi<br />

quasi impossibili da sciogliere. Nessuno è<br />

in grado di fare, non solo una mossa risolutiva,<br />

ma nemmeno indicativa di un percorso<br />

per uscire da quello che a tutti noi<br />

12 / maggio - giugno 2013 le Fiamme d’Argento

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