GIPA/C/MI/36/2012
Maggio/Giugno - Associazione Nazionale Carabinieri
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Passioni<br />
NOTE UN PO’ FOLLI DI UN APPASSIONATO DI COLLEZIONISMO E DI RICORDI<br />
Fucili e pistole per amatori<br />
Rivivere la storia (collettiva e personale) attraverso l’uso delle armi ex ordinanza<br />
di Tigellino<br />
Le armi sono tutte assurde, brutte e<br />
cattive; sia maledetta la figura e la<br />
memoria dello “scimmione”, nostro<br />
primordiale antenato, che decise di<br />
raccogliere un bastone per romperci<br />
le noci e poi pensò che avrebbe potuto funzionare<br />
anche sulle teste degli animali e, peggio<br />
ancora, su quelle dei propri simili (chi<br />
non ricorda l’inizio del film 2001 Odissea<br />
nello Spazio?). Ha funzionato. Amen. Ciò doverosamente<br />
premesso con rispetto e buona<br />
pace di ogni dottrina, filosofia, ideologia e<br />
qualsiasi corrente morale o moralizzante, le<br />
armi purtuttavia esistono. Da sempre. E ho<br />
l’inquietante convincimento che continueranno<br />
a esistere e perfezionarsi fino alla fine<br />
dei tempi. Travolto da questo diabolico assunto,<br />
ho deciso pragmaticamente di abbracciare,<br />
non senza travaglio interiore, il principio<br />
che: le armi non sono né buone, né<br />
cattive, sono strumenti che rispondono all’esigenza<br />
aggressiva/conservativa dell’istinto<br />
naturale; l’uomo è lui stesso che ne determina<br />
la connotazione secondo l’uso che ne fa.<br />
Sempre rimanendo in tema cinematografico<br />
e ricordando i grandi Totò e Aldo Fabrizi: “guardia<br />
o ladro”? Questo concetto rassicurante<br />
che, mi rendo conto, potrebbe apparire ai<br />
più eticamente rigorosi come frutto di una<br />
certa logica di comodo, aggiunto a una mia<br />
deprecabile predisposizione caratteriale, che<br />
mi ha indotto a scegliere un impiego che prevede<br />
appunto le armi tra gli strumenti professionali<br />
(non quello di Totò nel film), ha favorito<br />
il nascere e l’invigorirsi di una vera e<br />
propria passione. No, non quella malvagia per<br />
le armi come distributrici definitive di pace (il<br />
revolver Colt 1873 era chiamato infatti peacemaker),<br />
ma quella più “accettabile” per<br />
l’ingegno, la tecnologia e, sissignore, anche<br />
l’arte applicati ad esse. Tant’è: nel tempo abbiamo<br />
(noi appassionati) maturato la, come<br />
dire, folle presunzione che in qualche modo ci<br />
parlino. Eh già! Che ci raccontino di macchinari<br />
a controllo numerico d’alta ingegneria,<br />
persino di “design”, ma anche di pazienti<br />
quanto specializzati operai che perfezionano<br />
“di fino” ancora a mano, con la lima e di famosi<br />
cesellatori che incidono su pochi centimetri<br />
quadrati scene d’una bellezza estasiante.<br />
Avete mai visto, toccato, una pistola a<br />
ruota seicentesca dei maestri bresciani o una<br />
carabina svizzera da tiro del XVIII secolo perfettamente<br />
conservate, perfettamente funzionanti?<br />
Purtroppo o per fortuna, come per altri<br />
manufatti, questa devianza può generare il<br />
tarlo maligno del collezionismo che è un’attività<br />
anche meritoria, perché salva dall’incuria<br />
e dalla distruzione oggetti pure ragguardevoli<br />
come valore sia intrinseco, sia storico, però<br />
crea un mercato con le sue regole, le sue speculazioni,<br />
le sue truffe, stavolta sì: le sue assurdità.<br />
Ma di questo non vogliamo parlare.<br />
Meglio riprendere il discorso (folle) del….”colloquio”<br />
con le armi.<br />
Tra le specialità del tiro a segno ce n’è una<br />
nata nel 2006 detta Ex Ordinanza, a sua volta<br />
articolata in tre categorie: Mire metalliche,<br />
Sniper e Semiautomatiche. Comprende armi<br />
a retrocarica originali, che abbiano fatto parte<br />
delle dotazioni dell’esercito di almeno uno<br />
Stato sino al 1955, la cui detenzione, un<br />
tempo proibitissima, è oggi ammessa in numero<br />
illimitato perché sono tutte considerate<br />
per uso venatorio con alcune restrizioni solo<br />
per il calibro (non deve essere inferiore a 5,6<br />
con bossolo superiore a 40 mm.; se superiore<br />
a 5,6, il bossolo può essere di lunghezza iferiore<br />
ai 40 mm. detti). Ma al di là delle classificazioni<br />
e dei regolamenti di gara esiste la<br />
storia. Una storia viva, presente, tangibile.<br />
Abbiamo fatto il servizio militare svariato<br />
tempo fa, molti di noi hanno proseguito per<br />
trenta, quarant’anni e anche più. Abbiamo<br />
portato con orgoglio Fiamme e Alamari; alcuni<br />
anche Mostrine, Lance, Cannoni e quant’altro.<br />
E nel servire il nostro Paese “alle bandiere”,<br />
abbiamo avuto tra le mani il moschetto<br />
91/38, l’Enfield (i più anziani), il Garand M 1,<br />
la Beretta 34, la carabina Winchester, il FAL.<br />
E dalli a scovolare, a smontare, a lucidare…<br />
tanto poi in armeria c’era sempre l’ ”onnipotente”<br />
militare armaiolo che completava<br />
l’opera bofonchiando con paziente indulgenza.<br />
Bene: ora è possibile riavere tutte per<br />
sé quelle armi della nostra breve o lunga<br />
ferma. Le possiamo acquistare (con il porto<br />
d’armi da caccia o tiro a volo) per una cifra<br />
oscillante tra i 400 e i 1000 euro. Ci possiamo<br />
sparare nei poligoni attrezzati e ci possiamo<br />
finanche competere nelle gare. E quando le<br />
stringeremo riprenderemo i nostri vent’anni, attenti<br />
a collimare i congegni di mira; ci parleranno<br />
delle generazioni che le hanno usate e<br />
i legni, con il loro odore vivo e vissuto, ci trasmetteranno<br />
il calore di mille guance, il sudore,<br />
la concentrazione. Chi scrive ha un fucile<br />
modello 91 del 1917: provate a<br />
immaginare quali pensieri può trasmettergli,<br />
mentre lo imbraccia con l’amore e il rispetto<br />
per le ansie, le paure e le sofferenze indicibili<br />
del primo o dei primi assegnatari! ■<br />
le Fiamme d’Argento maggio - giugno 2013 / 61