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N. XXX<br />
Aretha Franklin<br />
di Paolo Corciulo<br />
Addio regina<br />
del soul<br />
di Vittorio Pio<br />
Ha attraversato oltre cinque decenni di musica inanellando trionfi e riconoscimenti. Ha abbracciato<br />
le tante anime della black music dal Gospel al Jazz, dallo Spiritual al Rhythm & Blues, fino al pop più<br />
elegante in cui è stata prodotta anche dal nostro Corrado Rustici.<br />
Aretha Franklin sostanzialmente rimarrà nella storia come<br />
The Queen of Soul, regina e signora del soul, quell’identità<br />
che riusciva a mettere tutti d’accordo, attraversando da<br />
protagonista la storia della seconda metà del ‘900 in una carriera<br />
formidabile. Ha lottato fino all’ultimo contro un inesorabile tumore<br />
al pancreas che le era stato diagnosticato già otto anni fa, il 16 agosto<br />
scorso il doloroso epitaffio. Nata a Memphis nel marzo del 1942, ma<br />
cresciuta a Detroit, Aretha Louise era la figlia di Cecil, uno dei più<br />
famosi predicatori neri di quegli anni, mentre dalla madre Barbara<br />
ereditò la passione per il piano ed il canto. Fu proprio durante le<br />
celebrazioni officiate dal padre reverendo che la giovane cantante<br />
(dalla vita privata molto discussa in quell’America bigotta, e non<br />
solo per i due figli avuti quando non era ancora maggiorenne, a 15 e<br />
17 anni), stupisce tutti quelli che si trovano ad ascoltarla. Il gospel<br />
le scorre nelle vene, ma i suoi primi dischi ufficiali per la Columbia<br />
invece hanno un impronta più jazzistica, non portandole il successo<br />
che meriterebbe, fino a quando non incrocia a metà degli anni ’60<br />
Jerry Wexler, un brillantissimo ma non ancora leggendario produttore<br />
della Atlantic, una label già agguerrita per quello che aveva<br />
fatto vedere con Ray Charles e i Drifters, che la soffia alla Columbia<br />
per trasformarla appunto nella Queen of Soul, grazie a una serie di<br />
registrazioni nei mitici Muscle Shoals Studios in Alabama, realizzando<br />
alcuni tra i dischi più importanti e influenti di sempre: nel<br />
1967 arriva il singolo “(You Make Me Feel Like) a Natural Woman”,<br />
nello stesso anno “Respect”: solo due dei dieci singoli consecutivi<br />
che la issano al n.1 delle charts. Quello che Bessie Smith, Mahalia<br />
Jackson, Nina Simone avevano mostrato a livelli da olimpo, diventa<br />
prepotentemente un tutt’uno nella voce di Aretha, che proprio in<br />
mezzo alla rivoluzione socio-culturale del black power diventa un<br />
simbolo dalle varie sfaccettature: per le donne, perché rappresentò<br />
un’idea femminile libera e indipendente, per il suo popolo perché<br />
era in grado di rivendicarne la libertà in ogni nota che cantava, per<br />
gli artisti, perché ne divenne uno sprone, un esempio da seguire. Con<br />
qualche inevitabile passaggio a vuoto ed un grande spot nei Blues<br />
Brothers, il capolavoro diretto da John Landis nel 1980, dove in soli<br />
4 minuti incantò tutti con una versione magistrale di “Think”, Aretha<br />
ha poi messo in fila ben 23 Grammy con duetti e concerti leggendari,<br />
questo nonostante la sua atavica paura per gli aerei. Difatti in Italia<br />
ci arriva una volta sola, nel 1969 per un concerto alla Bussola di<br />
Viareggio del patron Bernardini e altri due passaggi previsti a seguito<br />
del Cantagiro: uno a Mentana, pochi chilometri dalla capitale, l’altro<br />
proprio a Roma, ma salta tutto all’improvviso. L’artista, dopo una lite<br />
con il secondo marito, il manager Ted White, decide di annullare tutto<br />
e rientrare di corsa in America. Quarant’anni dopo (2009) Aretha<br />
ha cantato in onore di Barack Obama alla Casa Bianca (rifiutandosi<br />
ovviamente quando è stata la volta dell’insediamento di Trump) e<br />
nel 2015 ha commosso sempre il presidente afroamericano con una<br />
strepitosa versione di “Natural Woman” durante la cerimonia per<br />
il conferimento dei Kennedy Center Honors a Carole King. E’ stata<br />
anche la prima donna introdotta nella prestigiosa Hall of Fame.<br />
Lascia 4 figli ma curiosamente non aveva ancora fatto testamento:<br />
si prevedono battaglie senza sosta per la divisione dell’ingente patrimonio<br />
di chi ha saputo interpretare come forse nessun altro<br />
la voce possente dell’anima.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 3
N.<br />
Editoriale<br />
XXX<br />
di Paolo Corciulo<br />
Parola di quattro lettere<br />
sinonimo di “anima”<br />
È proprio vero: non ti accorgi fino in fondo del valore delle persone e delle cose finché non ci sono più;<br />
è allora, nella irreversibile condizione di “assenza”, che cominciano a mancarti davvero...<br />
La morte di Aretha Franklin, giunta a risvegliare i torpori ferragostani,<br />
obbliga ancora una volta a fare i conti con il fine vita e con<br />
quella irrazionale convinzione per cui riesce difficili immaginare<br />
la fine dell’anima, qualsiasi cosa essa sia. Per contro il “soul” (anima in<br />
inglese ma, sempre in inglese, molto di più) non morirà mai, anche se<br />
la sua più significativa rappresentante in terra ci ha appena lasciato. E,<br />
ancora: l’anima (o il soul) testimonia di una irrazionale certezza che in<br />
Hi-Fi esista qualcosa di più di una semplice somma di addendi nel definire<br />
la somma. È proprio quel qualcosa, quel soul, il fil rouge, in parte<br />
imprevisto in parte cercato, di questo numero di <strong>SUONO</strong> che si dipana<br />
in un racconto di chi il soul l’ha sempre avuto e non l’ha mai perso, chi lo<br />
ha smarrito lungo la strada e chi, cercandolo, lo ha ritrovato perché è un<br />
valore aggiunto imprescindibile in Hi-Fi e chi non l’ha capito (purtroppo<br />
non esistono formule certe per reperirlo) ha sempre sbattuto il muso.<br />
Non trovo contraddittorio parlarne e tenerne conto, pur avendo più volte<br />
ammonito sui pericoli delle “magie”, vere o supposte (più le seconde che<br />
le prime), che hanno infestato il settore.<br />
Il tema mi appare coerente con l’argomento che avrebbe dovuto occupare<br />
questo spazio prima della notizia della morte di Aretha Franklin e<br />
il cui titolo sarebbe stato “L’(in)utile idiota”; testo che via via che veniva<br />
scritto cresceva comunque rigoglioso fino a consigliarne, a prescindere<br />
dal nefasto accadimento, di posporlo in forma di articolo più ampio non<br />
senza utilizzare parte di questo spazio per una sorta di prequel.<br />
Innanzitutto che cosa c’entra eventualmente l’anima con gli idioti, utili o<br />
meno che siano? C’entra nella misura in cui nella sua indeterminatezza<br />
questa bellissima astrazione lascia ampio spazio ad interpretazioni e<br />
induce a un buonismo e una tolleranza verso quello che la sua figura<br />
antagonista, la razionalità, boccerebbe inesorabilmente. Eppure sempre<br />
più di frequente quel che trovo scritto (sulla carta e nelle pagine web)<br />
è davvero accapponante e per quanto mi sforzi, fatico anche a vederne<br />
una concretezza, qualche indicazione, una morale (se il tempo è galantuomo<br />
come si dice, almeno le testimonianze su carta un giorno faranno<br />
giustizia di questa analfabetizzazione di ritorno) o un fine, se non (e qui<br />
vengo all’inutile idiota) quello che è inevitabilmente il risultato quasi<br />
matematico di una addizione che ha per addendi una serie di luoghi<br />
comuni, di pregiudizi e di gabbie mentali che sono il male del nostro<br />
settore venato, in sintesi, dall’ignoranza. Ignoranza crassa e ben panciuta<br />
che, e questa la novità, oggi è addirittura un segno distintivo di cui farsi<br />
merito: non so dunque esito. L’(in)utile idiota fa di più: si lascia blandire<br />
dalla pubblicistica aziendale.<br />
Ho la convinzione (condivisa da molti colleghi, questi che stimo) che se<br />
si vuole tenere nascosta una notizia si può “custodirla” a meno che i cani<br />
da guardia (watch dog) non siano particolarmente aggressivi e in grado<br />
di fare bene il loro lavoro. In altre parole nella maggior parte dei casi<br />
quello che viene comunicato è stato prima accuratamente filtrato da chi<br />
divulga la notizia. Se l’evento, la notizia, il prodotto, ha una magagna si<br />
fa anche di più: si lanciano falsi indizi, si indirizza l’attenzione su altro...<br />
Il passaggio indispensabile chi fa lo spin doctor è però quello di poter<br />
contare su una contiguità con chi fa informazione: sa che basta poco, a<br />
volte persino niente, per blandire l’utile e anche l’inutile idiota. Magari<br />
c’è la necessità di riempire comunque una pagina vuota a spingere per<br />
accettare sillogismi e tesi grottesche quando non perniciose (ancora mi<br />
viene da ridere, per la verità più da piangere, per i paralleli, molto in<br />
voga anni fa, tra diffusore e violino che ognuno dovrebbe saperlo, hanno<br />
compiti e caratteristiche assai differenti).<br />
Il meglio però Utile e Inutile, lo danno quando gli si offre lo zuccherino,<br />
impresa non difficile se si parte dal presupposto di avere di fronte un<br />
ignorante (nel senso etimologico del termine) sapendo che cosa si vuole<br />
ottenere. Mille sono le molle utilizzabili: la sensazione di essere stato<br />
“eletto” (“ah solo tu hai capito davvero il mio prodotto”), il viaggio<br />
premio come se fosse un in più riservato a un gotha e non la necessità<br />
di far sapere chi si è; la comparsata allo stand, nel negozio o a braccetto<br />
con il boss aziendale o, magari, anche qualche spiccio…<br />
Cosa che l’idiota non lo sa o non lo vuole sapere (coltivando una sorta<br />
di integrità assolutoria che è nella sua mente più che altro), è che tali<br />
comportamenti non sono legittimi; basterebbero ad aprire un provvedimento<br />
verso uno come me (se vi incorressi!), iscritto a un albo, per avere<br />
infranto uno dei doveri (dovere di verità, di autonomia e di credibilità)<br />
che fanno parte del codice di deontologia giornalista. Invece obnubilato<br />
dai cinque minuti di notorietà ipotizzati da Warhol, l’idiota dimentica la<br />
sua funzione verso chi ascolta le sue parole (magari non è un giornalista<br />
ma vorrebbe tanto esserlo…) è facile preda eterodiretta del puparo di<br />
turno in uno sguardo sul futuro dall’orizzonte corto.<br />
Se Utile e Inutile non si accorgono di nulla, il mondo che gli scorre attorno<br />
invece si e, per la legge del contrappasso, i dubbi e l’incredulità che un<br />
tempo avrebbero trattenuto chi li vive dal esprimersi sul loro atteggiamento,<br />
oggi nella condivisione di opinioni oggi possibile (in un mondo<br />
dove tutti sono più vicini che in passato) si fortificano con un giudizio di<br />
merito che purtroppo come deriva porta, per generalizzazione, a svilire<br />
l’impegno e il valore tutto di chi fa comunicazione. A questo non riesco<br />
ad adattarmi ma con rammarico e la pazienza che non ho, come il buon<br />
cinese aspetto seduto sulla riva del fiume…<br />
4 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
Sommario<br />
N. XXX<br />
ADDIO REGINA DEL SOUL ...............................................................3<br />
EDITORIALE ............................................................................4<br />
ANTENNA ...............................................................................8<br />
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
CHET BAKER Un angelo con la tromba di Antonio Gaudino ............................................... 18<br />
N. <strong>529</strong><br />
SETTEMBRE 2018<br />
REPORTAGE In visita a Sonus Faber di Paolo Corciulo ....................................................22<br />
ELECTROCOMPANIET Alla ricerca della propria anima di Paolo Corciulo e Carlo D’Ottavi ..............26<br />
INTERVISTA Tony Verona di Francesco Bonerba ...............................................30<br />
JBL Chiedi e ti sarà detto! di Paolo Corciulo ......................................................34<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
DUE LIBRI SUL VINILE Da leggere invece che da ascoltare de Il Tremila .........................34<br />
SPECIALE KLIPSCH .......................................................................<br />
HERITAGE HP-3 E HEADPHONE AMP Quando le parole contano de Il Tremila ..............36<br />
CUFFIA Klipsch Digital HP-3 a cura della redazione ......................................40<br />
AMPLIFICATORE PER CUFFIE Klipsch Digital Headphone Amp a cura della redazione ......44<br />
ESPERIENZE SUL CAMPO PS Audio Direcstream Memory Player e DAC di Nico Candelli ..........48<br />
FONORIVELATORE Soundsmith Strain Gauge e SG 210 a cura della redazione ...................52<br />
STREAMING PLAYER Lindemann Audiotechnick Musicbook 25 DSD a cura della redazione .......56<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO Primare I35 Prisma a cura della redazione .....................62<br />
DIFFUSORI Elac Adante As-61 a cura della redazione .........................................66<br />
DIFFUSORI Indiana Line Tesi 561 a cura della redazione ......................................70<br />
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ...................................................................75<br />
BELA BARTOK L’uomo dalle mille armonie di Carlo D’Ottavi ...............................76<br />
FRANK SINATRA Il ritorno di “The Voice” di Massimo Bargna .............................80<br />
GUIDO HARARI Intervista di Guido Bellachioma ..........................................82<br />
PAOLO MAIORINO L’uomo del vinile ha detto si di Guido Bellachioma .......................88<br />
RORY GALLAGHER Intervista dalla rivista Triad .........................................92
ANTENNA<br />
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La nuova via<br />
dello streaming<br />
Arcam presenta una nuova linea di prodotti,<br />
quella che strategicamente si colloca tra i pezzi<br />
importanti della FMJ e i piccoli della rSeries. In<br />
realtà la nuova HDA (acronimo per High Definition<br />
Audio) dei due ha saputo prendere qualcosa<br />
di ognuno, combinarli a dovere con altri elementi<br />
per ottenere tre prodotti (altri ne arriveranno)<br />
moderni nella struttura e nelle funzioni. Tre<br />
prodotti che vengono definiti come lettore CD e<br />
amplificatori integrati ma che in comune hanno la<br />
porta Ethernet, grazie alla quale possono gestire<br />
la rete locale e i servizi audio da internet. A questa<br />
l’HDA CDS50 aggiunge la meccanica compatibile con dischi CD e SACD, ingressi digitali in grado di gestire PCM fino a 24 bit / 192 kHz grazie alla<br />
sezione DAC con chip ESS9038. Nei due amplificatori integrati HDA SA10 e HDA SA20, agli ingressi digitali e alla porta Ethernet è stata aggiunta<br />
una sezione di potenza rispettivamente di 2x50 e 2x80 dove il secondo opera in Classe A per i primi 20 watt e in Classe G per potenze superiori.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Distributore: MPI ELECTRONIC - www.mpielectronic.com<br />
Streaming Player Arcam HDA CDS50<br />
Prezzo: € 1.390,00<br />
Dimensioni: 43,30 x 8,70 x 28,30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,30 Kg<br />
Supporti compatibili: CD, SACD 2ch Formati<br />
audio compatibili: PCM, WAV, FLAC,<br />
WMA Lossless, MP3 cbr, AAC Tipo: stereo<br />
Tecnologia: a stato solido Uscite analogiche:<br />
1 RCA 1 XLR Ingressi digitali: Ottico (1),<br />
Coassiale (1), USB High resolution (1), Ethernet<br />
(1), WiFi (1) Uscite digitali: Ottica (1), Coassiale<br />
(1) Convertitore D/A: ESS9038 Sistema<br />
di conversione D/A: 32 bit - 192 kHz.<br />
Amplificatore integrato Arcam HDA SA10<br />
Prezzo: € 1.290,00<br />
Dimensioni: 43,30 x 8,70 x 31 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8,40 Kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />
2 x 50 W su 8 Ohm (90 W su 4 Ohm)<br />
in classe AB Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000<br />
THD (%): 0,003 S/N (dB): 106 Phono:<br />
MM (5 mV/47 KOhm) Ingressi analogici:<br />
4 RCA Ingressi digitali: 4 totali - Ottico /<br />
RCA / Ethernet Uscite analogiche: 1 RCA<br />
Convertitore audio D/A: ESS9016K2M<br />
Sistema di conversione audio D/A: 24<br />
bit - 192 kHz.<br />
Amplificatore integrato Arcam HDA SA20<br />
Prezzo: € 1.750,00<br />
Dimensioni: 43,30 x 8,70 x 28,30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,30 Kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />
2 x 90 W su 8 Ohm (180 W su 4 Ohm)<br />
in classe AB Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000<br />
THD (%): 0,002 S/N (dB): 106 Phono:<br />
MM (5 mV/47 KOhm) Ingressi analogici:<br />
4 RCA Ingressi digitali: 4 totali - Ottico /<br />
RCA / Ethernet Uscite analogiche: 1 RCA<br />
Convertitore audio D/A: ESS9038K2M<br />
Sistema di conversione audio D/A: 24<br />
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8 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
ANTENNA<br />
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Coppia delle meraviglie<br />
Emm Labs presenta un nuovo pre e un finale mono che si collocano direttamente nella parte alta del listino: più precisamente il PRE diventa il nuovo<br />
riferimento della linea, superando per prezzo il PRE2, mentre il finale MTRX2 rimane appena sotto il top di gamma MTRX. Il nuovo finale riporta<br />
la tecnologia proprietaria di Meitner con una struttura completamente a discreti e bilanciata, con zero retroazione negativa: un mix che secondo<br />
Ed Meitner ha l’obiettivo di combinare bassa distorsione e banda audio molto elevata oltre a picchi di corrente importanti anche su carichi bassi (la<br />
scheda tecnica ufficiale parla di amplificatore stabile ad un solo ohm). In dotazione alla coppia di MTRX2 il cavo di alimentazione Kimber Kable da<br />
30 A custom e la doppia coppia di connettori per gli altoparlanti realizzati da Furutech. La sostanziale differenza tra il nuovo MTRX2 e l’MTRX top<br />
di gamma già in listino è la potenza relativamente più ridotta: 1000 watt per il primo, 1500 per il secondo. Con il PRE Meitner ha voluto realizzare<br />
una macchina ancora più raffinata ed estrema già da un punto di vista strutturale, con un telaio di spessore elevato e soprattutto la scheda madre<br />
principale realizzata con materiali di grado aerospaziali grazie ai quali si migliora la dissipazione della temperatura a tutto vantaggio della costanza<br />
delle prestazioni e della maggiore resistenza alle vibrazioni. Configurazione completamente bilanciata; controllo analogico del volume via software:<br />
questo elemento in particolare è quello che è stato maggiormente sviluppato e perfezionato rispetto al PRE2, per ottenere un controllo ancora più<br />
preciso e pulito. É possibile utilizzare le tre coppie di uscite (due XLR e una RCA) per realizzare direttamente un sistema bi o tri-amplificato. Ingressi,<br />
solo linea e solo in analogico, in formato sia XLR che RCA. Pora USB e RS232 per entrambi gli apparecchi per l’aggiornamento del software e il<br />
controllo remoto di funzioni e set-up da computer. Produzione rigorosamente Made in Canada.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Distributore: Audio Reference - www.audioreference.it<br />
Preamplificatore Emm Labs PRE<br />
Prezzo: € 33.695,00<br />
Dimensioni: 43,8 x 16,1 x 40 cm (lxaxp)<br />
Peso: 17,2 Kg<br />
Tecnologia: a stato solido Ingressi: 3x RCA, 3x XLR Uscite: 2x XLR,<br />
1x RCA Risp. in freq. (Hz): 0-200.000 THD (%): 0,004 Guadagno<br />
(dB): 74 Sens./imp. line (mV/kOhm): XLR 40 kohm - RCA 20<br />
kohm S/N (dB): 100 Livello uscita max (V): 4 Impedenza uscita<br />
(Ohm): XLR 150 - RCA 75 Note: Circuito a discreti completamente<br />
bilanciato, Classe A. Controllo del volume analogico. Ingresso USB per<br />
update del software. Porta RS232.<br />
Amplificatore finale Emm Labs MTRX2<br />
Prezzo: € 98.100,00<br />
Dimensioni: 54,4 x 29,7 x 58,4 cm (lxaxp)<br />
Peso: 82 Kg<br />
Tipo: mono Tecnologia: stato solido Classe AB Potenza (W): 1000/4<br />
Risp. in freq. (Hz): 0-500.000 Sens./imp. (V/kOhm): 100 S/N<br />
(dB): 120 THD (%): 0,005 Fattore di smorzamento: 1000 Slew<br />
Rate (V/µs): 100 Ingressi: XLR, RCA, RS232, USB software Note:<br />
Circuitazione proprietaria di Meitner con zero retroazione negativa,<br />
totalmente a discreti e bilanciato. Prezzo la coppia.<br />
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10 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
ANTENNA<br />
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La cura delle MC<br />
Rega realizza il top di gamma Aura MC, pre-phono dedicato al carico MC<br />
e in modo particolare alle proprie testine moving coil così da realizzare<br />
un’abbinata specializzata e focalizzata. Già il colpo d’occhio iniziale colloca<br />
il prodotto su un piano diverso rispetto ai prodotti già in listino: larghezza<br />
full-size per il nuovo arrivato a confronto con i compatti Fono e Aria. Anche il prezzo, che sarà grosso modo il triplo di Aria (4.000 sterline in UK),<br />
è un modo per collocare Aura MC in un’altra categoria: probabilmente si tratta del pre-phono che a lungo rappresenterà il migliore know-how di<br />
Rega. La caratteristica principale di Aura MC è la sua struttura a tre stadi: il primo è composto da un amplificatore a simmetria complementare<br />
con stadio di ingresso a FET paralleli e pilota la parte ad alta frequenza della RIAA; il secondo è un amplificatore differenziale simmetrico utilizzato<br />
anche come amplificatore attivo nella parte a bassa frequenza della RIAA; il terzo stadio realizza l’uscita bilanciata parallelamente all’uscita del<br />
secondo stadio. Ognuno di questi stadi ha la sua alimentazione dedicata, realizzata in configurazione simmetrica con diodi ad alta velocità e un<br />
sovradimensionamento nella tensione del 60% rispetto a un prodotto simile. Sul percorso audio sono presenti condensatori in polipropilene, nello<br />
stadio RIAA la loro tolleranza è dell’1%. I parametri di regolazione di Aura MC permettono di settare i valori di lavoro in maniera molto approfondita.<br />
Per la capacità di ingresso possiamo scegliere tra 1.000 (quella più vicina alle testina Rega), 2.000, 3.200, 4.300 e 5.700 pF; per il carico la<br />
selezione possibile è tra 50, 100 (quella più vicina alle testina Rega), 150, 300 e 400 Ohm. Tutti valori che possono essere facilmente selezionati con<br />
due manopole direttamente sul frontale dell’apparecchio. A queste si aggiunge il tasto del guadagno su due posizioni a 63,5 e 69,5 dB. Inoltre sono<br />
presenti il Mute e il Mono. Ingresso RCA, uscite RCA e XLR. Massimo livello di uscita di 14,5 V per l’RCA e 29 V per l’XLR.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
UN PICCOLO PHONO?<br />
Un pre-phono e di prezzo “ridotto” (mai come questa volta le virgolette sono d’obbligo) per Boulder: una<br />
combinazione di due elementi rari nell’offerta del produttore americano. Il piccolo 508 è il modello di<br />
debutto della serie 500, quella che si colloca alla base del listino e che apre la strada a prossime novità. Il<br />
pre-phono è una tipologia di prodotto che non abbonda di certo in Boulder: attualmente è disponibile<br />
solo il 1008 mentre il 2008 non è più in produzione. Il 508 e la futura serie 500 provano a comprimere<br />
i costi di produzione e da qui il prezzo di listino dei prodotti: il piccolo pre-phono sfiora i 6000 euro,<br />
anche se non è un cifra contenuta in senso assoluto lo è se la rapportiamo alle altre realizzazioni del<br />
marchio. Un primo passo per la riduzione dei costi è stata quella della….riduzione delle dimensioni:<br />
l’alluminio costa al chilo e costa la sua lavorazione per cui ogni centimetro in meno pesa sul conto finale; quello utilizzato per il 508 è di tipo 6061-T6 (una lega con<br />
magnesio e silicio) lavorato in CNC da un solo blocco. Verosimilmente questa riduzione delle dimensioni generali sarà la caratteristica anche degli altri prodotti<br />
che saranno presentati nella serie 500. La scheda madre è un esempio di buona lavorazione in MSD con misure estremamente compatte, dove la progettazione<br />
CAD permette di ottimizzare spazi e percorsi. Un altro elemento che ha permesso un risparmio dei costi (senza influire in maniera sensibile sulle prestazioni) è<br />
l’uso di elementi meccanici dello switch tra testine MM e MC, invece di circuiti elettronici. Un altro segno di essenzialità in funzione della riduzione del prezzo è<br />
la mancanza di possibilità di intervenire sui valori di interfacciamento con la testina: il progettista ha scelto 47k ohm per MM e 100 ohm per MC cosi da coprire<br />
una ampio range di possibilità; il guadagno è di 70 dB per MC 44 dB per MM. Stadio RIAA a due stadi; filtro passa-alto fisso a 10 Hz. Connessioni solo in formato<br />
XLR, sia in ingresso che in uscita, come è in bilanciato tutto il percorso audio. Stadio di alimentazione integrato nel telaio ma adeguatamente isolato dal circuito<br />
audio per evitare possibili inneschi di rumore.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Unità phono Boulder 508<br />
Prezzo: € 5.900,00<br />
Dimensioni: 29,2 x 5,8 x 24,1 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,2 Kg<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stadio solido Risp. in<br />
freq. (Hz): 20-20.000 +/-0,5 dB Impedenza MM<br />
(kOhm): 1000 Impedenza MC (Ohm): 470k<br />
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12 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
ANTENNA<br />
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IL BUON <strong>SUONO</strong> SENZA CLAMORI<br />
A uno sguardo veloce è di fatto impossibile distinguere la nuova coppia<br />
5010 dalle serie attualmente in catalogo, anche se i nuovi arrivati<br />
diventano il top di gamma e vanno a colmare il divario di prezzo tra<br />
la serie 3010 e i fuoriserie MCX. Al momento la 5010 è composta dal<br />
PreAmplifier e la coppia di Mono Power Amplifier, con l’aggiunta<br />
delle due card opzionali per aggiungere al pre uno stadio phono MM/<br />
MC o un DAC PCM/DSD. Design assolutamente e tradizionalmente<br />
poco appariscente, perfetta interpretazione dell’understatement<br />
britannico: oltre all’accensione, solo una coppia di manopole per il<br />
pre, neanche queste per la coppia dei finali. Il pre dispone di uscite<br />
bilanciate, accoppiato in DC, e conta un solo condensatore sull’ingresso.<br />
Sezione di alimentazione con trasformatore da 200 watt e<br />
un banco con 24 condensatori con rettificatrice ad alta velocità. Sezione di alimentazione ovviamente più robusta per il finale mono: ognuno<br />
di essi conta un trasformatore da 800 watt, doppia linea rettificatrice, banco di condensatori doppio da 10.000 mF e otto transistor di potenza.<br />
Il tutto si traduce in 200 watt per canale su 8 ohm e 370 su 4. Circuiti cascode per l’ingresso e il secondo stadio di amplificazione; resistenze<br />
Welwyn RC55; condensatori in polipropilene e polistirene.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Distributore: Hi-Fi United - www.hifiunited.it<br />
Amplificatore finale Exposure 5010 Mono Power Amplifier<br />
Dimensioni: 44 x 11,5 x 30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 14 Kg<br />
Tipo: mono Tecnologia: stadio solido Potenza (W): 200/370 @ 8/4 Risp.<br />
in freq. (Hz): 0-52.000 Sens./imp. (V/kOhm): 75 S/N (dB): 120 THD (%):<br />
0,0015 Ingressi: RCA/XLR Note: Prezzo in UK la coppia: 4.550 sterline.<br />
Preamplificatore Exposure 5010 PreAmplifier<br />
Dimensioni: 44 x 9 x 30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 6 Kg<br />
Tecnologia: a stato solido Ingressi: 6 linea RCA Uscite: Tape, 2x RCA,<br />
1x XLR Risp. in freq. (Hz): -3 dB @ 1k e 57k THD (%): 0,005 Guadagno<br />
(dB): 9 sbilanciato - 15 bilanciato Sens./imp. line (mV/kOhm): 500 S/N<br />
(dB): 98 Livello uscita max (V): 9 Optional: modulo MM/MC o DAC<br />
Note: Prezzo in UK: 2.000 sterline. Prezzo modulo opzionale MM/MC<br />
265 sterline. Prezzo modulo opzionale DAC 370 sterline.<br />
Non solo bit<br />
Il listino di Lumin è composto sostanzialmente da una serie di network player, ognuno<br />
con caratteristiche e funzionalità specifiche per diversi usi. Poche altre le eccezioni, solo<br />
per un transport e un player con funzioni di amplificatore integrato. Proprio da questo<br />
in Lumin hanno preso lo spunto per realizzare l’Amp, quello che, come suggerisce la<br />
stringata sigla, è un finale di potenza. Da abbinare proprio a uno dei vari player con il<br />
supporto dell’app dedicata che permette di gestire la libreria audio su tablet in maniera<br />
semplice ed efficace. L’Amp conserva lo stile e i materiali dei player, quindi un monolite di<br />
alluminio ricavato dal pieno con uno spessore di 8 mm, con il frontale stondato a replicare quello degli<br />
altri prodotti. Stadio di potenza in Class AB a discreti e zero feedback totale; può essere configurato oltre che in<br />
stereofonia (2 x 160/320 watt @ 8/4 ohm) anche in dual mono o in bridge mono. A bordo dell’Amp un trasformatore toroidale custom da 650 VA;<br />
doppio ingresso RCA e XLR.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Distributore: Green Sounds - www.greensounds.it<br />
NUOVA SERIE<br />
www.pmc-speakers.com<br />
The definition of performance.<br />
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Visconti Alta Fedeltà<br />
Se amate la musica,<br />
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Piazzale Gobetti 20062 Cassano d’Adda (MI)<br />
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14 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
ANTENNA<br />
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Pensiero diverso<br />
L’approccio “diverso” di Mauro Clementi lo ha portato, nel corso degli anni, a realizzare diffusori<br />
altrettanto fuori dall’ordinario. Lo stesso è successo anche per il nuovo M12a, sebbene questo presenti<br />
forme e costi ben meno estremi delle sue altre realizzazioni. Il principio di base che ha fatto scattare<br />
la molla per l’M12a è stato quello di utilizzare i due Fostex FE83 e FE103 in configurazione diversa<br />
da quella da full-range a cui siamo abituati. Clementi ha innanzitutto deciso di utilizzarli insieme,<br />
indirizzando ciascuno dei due verso la riproduzione di una più limitata e specifica banda audio: quella<br />
più alta per il piccolo 83 e quella media per il 103. Secondo l’idea di Mauro Clementi in questo modo i<br />
due altoparlanti tirano fuori le loro migliori prestazioni timbriche e dinamiche, senza l’assillo di dover<br />
coprire una parte della gamma audio di relativa pertinenza. Entrambi gli altoparlanti sono in versione<br />
“sol”, quella che Fostex ha realizzato come personale regalo per i 50 anni: una revisione alla bobina mobile è<br />
l’elemento tecnico più<br />
rilevante di questa release, oltre alla colorazione dorata della flangia. Per completare la gamma bassa Clementi ha progettato, e fatto realizzare, un<br />
woofer da 30 cm ottimizzato per la sospensione pneumatica. Mobile compatto, realizzato in listato di abete massello con finitura in impiallacciato<br />
di Tanganika naturale; crossover con elementi del calibro di Mundorf, ClarityCup e Jantzen. Partner naturale, e di fatto obbligatorio, è lo stand<br />
che ha il doppio compito di portare l’altezza del diffusore a quella ideale e allo stesso tempo di creare una massa importante per poter smorzare<br />
adeguatamente le prestazioni meccaniche della potente gamma bassa. Lo stand è realizzato interponendo dei supporti in metallo alle due piastre<br />
superiori e inferiori in acciaio da 10 mm di spessore: il peso totale dello stand sfiora i 35 kg contro i 25 del singolo diffusore. Da notare la griglia di<br />
protezione trasparente che lascia in bella vista gli altoparlanti utilizzati, anche questa una soluzione poco utilizzata.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Diffusori MacLementhorn M12a<br />
Prezzo: € 3.800,00<br />
Dimensioni: 40 x 57 x 37 cm (lxaxp)<br />
Peso: 25 Kg<br />
Distributore: Monrio di Gazzola G.- www.monrio.com<br />
Tipo: da supporto Caricamento: Sospensione pneumatica N. vie: 3<br />
Potenza (W): 125 Impedenza (Ohm): 8 Risp. in freq (Hz): 35 -<br />
20.000 Sensibilità (dB): 89 Altoparlanti: Tw Fostex FE83sol; Md<br />
Fostex FE103sol; Wf 30 cm custom Rifinitura: Impiallacciato Tanganika<br />
naturale Note: disponibile stand dedicato in metallo verniciato a polveri<br />
da 40 x 42 x 37 cm peso 34,5 kg cad.<br />
UN MILIONE PER SUONARE MEGLIO<br />
Il nuovo finale mono Evolution One di NuPrime parte da un dato, quello di 1 milione<br />
di ohm per lo stadio di ingresso: un valore che, secondo il progettista, semplifica l’abbinamento con il carico e allo stesso tempo riduce la distorsione armonica e<br />
le problematiche di fase con il resto del sistema. Un valore elevato abbastanza raro tra gli amplificatori in Classe D. In realtà oltre al valore da primato dello stadio di<br />
ingresso l’Evolution One presenta anche altre importanti caratteristiche, quelle che lo pongono in qualche modo come il modello alfa di una nuova generazione<br />
di prodotti NuPrime, una sorta di “nuova giovinezza” che arriva a fare da spartiacque ufficiale con la vecchia gestione e proprietà del marchio. L’altro elemento<br />
innovativo di questo apparecchio è l’inedito modulo di potenza in Classe D a 700 kHz (nella foto)al quale corrisponde una sezione di alimentazione adeguatamente<br />
rivista ed ottimizzata, per gestire maggiore potenza con rumore minore. In evidenza in questo senso la mancanza di cavi tra l’alimentatore e l’amplificatore,<br />
sostituiti da strisce di rame pieno.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Distributore: Audio Graffiti - www.audiograffiti.com<br />
Amplificatore finale NuPrime Evolution One<br />
Prezzo: € 7.990,00<br />
Dimensioni: 43 x 5,7 x 37,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 7 Kg<br />
Tipo: mono Tecnologia: Classe D Potenza (W): 240/330 @ 8/4 Risp. in<br />
freq. (Hz): 0-50.000 Sens./imp. (V/kOhm): 1,5/1000 S/N (dB): 91 THD<br />
(%): 0,01 Ingressi: RCA-XLR Note: Impedenza di ingresso 1 milione di<br />
ohm. Prezzo la coppia.<br />
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16 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
INSIDE<br />
di Antonio Gaudino<br />
Un angelo<br />
con la tromba<br />
Era un angelo. Per essere più esatti aveva la faccia di un angelo. Uno sguardo magnetico, una presenza<br />
malinconica dagli occhi dolci e dal fare tenero. Un volto alla James Dean che innamorò i giovani dell’epoca<br />
e che le generazioni future, in seguito, renderanno “cult”.<br />
Chet Baker scomparve una notte di maggio del 1988, ad Amsterdam,<br />
volando giù dal secondo piano dalla finestra d’albergo<br />
dove risiedeva. La Polizia, al suo arrivo, trovò la porta<br />
chiusa da dentro e, entrando, vi trovò della droga (compagna maledetta<br />
e fedele di Chet). Qualcuno disse che si fu “suicidato”, un’ipotesi<br />
che azzardarono in molti ma che le indagini non dimostrarono mai.<br />
Negli anni ‘50, forse per cercare una via di fuga dal grande successo<br />
che aveva in America, cominciò a fare uso di eroina, un “vizio” che lo<br />
accompagnerà tutta la vita. Come Sinatra e Presley, diventò presto un<br />
mito, amato dalla generazione dell’epoca: oltre ad avere un talento<br />
unico, possedeva quel fascino che portava all’idolatria vera e propria<br />
da parte dei numerosi fan.<br />
Chesney Henry Baker nasce il 23 dicembre 1929, a Yale, nell’Oklahoma.<br />
All’età di 13 anni inizia a suonare, dopo aver ricevuto in regalo<br />
una tromba dal padre (chitarrista). Da subito comincia a prendere<br />
lezioni, poi a 16 anni lascia gli studi per entrare nell’esercito americano<br />
di stanza a Berlino. Lascerà l’esercito nel 1950: questa è la data<br />
esatta in cui inizia la sua carriera. Incontra e suona con i migliori<br />
jazzisti del tempo fra i quali Charlie Parker, Gerry Mulligan, Russ<br />
Freeman, Dexter Gordon e Paul Desmond. Aveva una scelta delle<br />
note rara, un equilibrio fragile fra il silenzio delicato e una nota appena<br />
scandita; conosceva il luogo esatto dove trovare le note dolci, un<br />
luogo dell’anima accessibile solo ai “grandi”. Anche oggi, ascoltando i<br />
suoi album, si ha la sensazione che ogni assolo sia un’intuizione, una<br />
possibile figura che apre scenari per altri sfondi: le note faticavano<br />
a staccarsi, implorando di rimanere qualche istante in più nell’aria<br />
soffiata da Chet. Ci sono Artisti che nascono per essere riconosciuti<br />
all’istante: può bastare un attimo, lo spazio di un secondo (mentre<br />
cerchi una radio che ti faccia compagnia nella notte) e capire che quel<br />
suono non può che essere il suo: “the young Chet”. Nel corso della sua<br />
carriera Chet Baker è stato uno dei “bianchi” più apprezzati nel jazz<br />
dalla comunità “nera”; d’altronde a quel tempo la discografia americana<br />
aveva l’esigenza di portare alla ribalta un “bianco” come risposta<br />
allo strapotere, inevitabile, dei jazzisti di colore che di quell’arte e<br />
genere musicale ne erano e ne sono i maestri. Chet Baker aveva un<br />
altro dono: il canto. Quando cantava avevi la sensazione che il suono<br />
della tromba si trasferisse sulle parole: oniriche e provenienti dal<br />
cuore come in Every Time We Say Goodbye, brano in cui la voce e<br />
la tromba di Chet si fondono alternandosi in un confine così sottile<br />
da non riconoscerne il passaggio fra i due “strumenti”. Memorabile il<br />
tono soffuso e notturno in Everything Happens To Me, “icona” della<br />
malinconica dolcezza (anche se forse quella malinconia non era altro<br />
che l’amore per la musica che lo incantò tutta la vita) con cui trattava<br />
le note con la tromba e le parole con la voce. Chi conobbe Chet Baker<br />
ha sempre avuto la sensazione che da un momento all’altro potesse<br />
andarsene, lasciare tutto e tutti portandosi dietro solo la sua tromba<br />
luccicante. Compagno di viaggio di alcune donne, ebbe due figli da<br />
due ragazze diverse, la bellissima Halima e Carol Baker, madre del<br />
secondo nato. Carol fu certamente la donna più importante, la complice<br />
più attenta e comprensiva, sapeva che sarebbe potuto partire in<br />
qualsiasi momento dopo aver pronunciato l’arcinota frase: “esco per<br />
prendere le sigarette”, o a bere una birra. Tornava Chet, Chet tornava<br />
sempre, ma tra la partenza e il ritorno non c’era un tempo esatto. Il<br />
1955 è l’anno che segna l’avventura in Europa, un tour che durerà<br />
cinque anni e tocca, nel 1959, l’Italia. Durante il periodo italiano Chet<br />
avrà gravi problemi con la droga che lo condurranno in prigione,<br />
nel carcere di Pisa. L’Italia fu anche “palcoscenico” di innumerevoli<br />
incontri con jazzisti nostrani come Piero Umiliani, Carlo Loffredo<br />
e Nicola Stilo (chitarrista, flautista e pianista) con cui, negli ultimi<br />
anni della sua vita, strinse una collaborazione musicale che diventò<br />
un’amicizia così importante che alla morte dell’amico scrisse una<br />
poesia per lui, Unforgettable Chet (rintracciabile nel bel libro curato<br />
18 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
CHET BAKER<br />
da Paola Boncompagni e Aldo Lastella, edito da Stampa Alternativa/<br />
Nuovi Equilibri, dal titolo Chet Baker in Italia. Racconti di vita e<br />
di musica: 1955-1988). Adorava le automobili, con l’automobile era<br />
capace di esibirsi a Parigi e la notte dopo raggiungere Berlino, un<br />
vero e proprio amore come viene ben sottolineato nel meraviglioso<br />
film-documentario (dove lui stesso è attore della sua vita) Let’s Get<br />
Lost di Bruce Weber, premiato a Venezia dalla critica nel 1988, film<br />
che Chet non fece in tempo a vedere: un viaggio che ripercorre, in<br />
bianco e nero, le tappe fondamentali della vita di questo immenso<br />
jazzista. Due ore da brividi costanti sulla pelle attraverso le testimonianze<br />
di chi lo ha conosciuto, di chi ha suonato con lui, di chi lo ha<br />
fotografato come William Claxton, che si accorse per primo della<br />
fotogenia di Chet quando, in camera oscura, stampando le foto delle<br />
session con Gerry Mulligan e il suo quartetto, si accorse presto che<br />
quel “giovane” trombettista, pur non essendo a “fuoco” o in primo piano,<br />
“bucava” l’obbiettivo come nessuno al mondo. Quell’intuizione,<br />
quella constatazione portò Claxton a immortalare Chet Baker fino a<br />
ricavarne dei “book” di foto memorabili che hanno fatto il giro del<br />
mondo. A distanza di 15 anni dalla sua morte, Chet è più vivo che<br />
mai nella memoria di chi lo ha amato e lo ama, i suoi dischi (ormai<br />
ristampati tutti in CD) mantengono intatta la magia, i colori e quelle<br />
note “blu” che lo contraddistinsero nella sua incredibile e maledetta<br />
carriera. Per alcuni Artisti l’immortalità esiste e resiste attraverso le<br />
loro opere. Provate ad ascoltare, nel film Round Midnight di Bertrand<br />
Tavernier, Fair Weather: una voce in sottofondo che si alterna ad<br />
assolo di tromba che accompagna alcune sequenze nel locale “Blue<br />
Note” della Parigi anni ’50 mentre il protagonista, Dale Turner (Dexter<br />
Gordon), smarrito, solo e succube dell’eroina, si perde nella notte;<br />
Chet, con tromba e voce, lo accompagna fino alla fine del viaggio:<br />
“stanco di tutto tranne che della musica.”<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 19
INSIDE<br />
Così secondo Bruce Weber<br />
I ricordi del regista e fotografo nei giorni dell’uscita del<br />
suo film Let’s Get Lost su Chet Baker.<br />
Ritornando dal festival del cinema di Cannes e passando per Marsiglia<br />
sullo skytrain, penso quanto piaceva Marsiglia a Chet Baker pur non<br />
avendoci mai suonato - stava soprattutto a Parigi al New Morning. Faceva<br />
sempre un rapido salto con la macchina di un amico in Germania per<br />
registrare un CD in un giorno per poi tornare a Parigi. Sono passati 21<br />
anni da quando ho girato parte di Let’s Get Lost a Cannes, oltre a proiettare<br />
il mio primo documentario, Broken Noses, al teatro Jean Cocteau e<br />
fotografare per Per Lui. Sì, c’era molta confusione, ma quello era il modo<br />
migliore per me di stare con Chet, perché se non si fosse presentato,<br />
avremmo sempre avuto qualcos’altro da fare. Ma indovina un po’? Eccolo<br />
lì, puntuale, capelli pettinati all’indietro, la custodia della tromba in una<br />
mano e la sua fidanzata nell’altra. Da come ero ossessionato da Chet e<br />
dal mio film, in quel periodo mi sembrava che tutti avessero iniziato a<br />
somigliargli in qualche modo. Sapevo che Andy Minsker, il pugile che ha<br />
recitato in Broken Noses gli somigliava ma anche le guardie del corpo, i<br />
camerieri, i bagnini e altri attori sembravano assomigliarli come fossero<br />
gemelli di Chet. Ora, naturalmente, nel mondo reale questo non era vero,<br />
ma ero perso in questo viaggio con Chet e avevo questa grande paura di<br />
perderlo nel mondo esterno. È quasi come quando un cane scappa da<br />
casa: cerchi di sostituirlo e chiamare il nuovo cane con lo stesso nome<br />
ma in qualche modo non è mai lo stesso.<br />
Quando ho finito di pubblicare Let’s Get Lost nel 1988 al Brill Building di<br />
New York, abbiamo ricevuto una telefonata da Cherry Vanilla, apparsa<br />
anche nel film. Ci disse tristemente che Chet era morto e che lo avevano<br />
trovato disteso in una strada fuori dal suo hotel ad Amsterdam. Anni<br />
dopo Johnny Depp è venuto a trovare me e Nan Bush, il produttore<br />
dei miei film, nel nostro loft di New York City. Johnny si rannicchiò sul<br />
divano e disse che voleva interpretare Chet in un lungometraggio. Ci ha<br />
chiesto se possedevamo i diritti della storia di Chet. Nan e io abbiamo<br />
riso e detto a Johnny che Chet aveva venduto la sua storia infinite volte<br />
ma nessuno aveva mai realmente posseduto la storia di Chet, voleva<br />
essere libero come un uccello. Ero triste perché nessuno sembrava più<br />
assomigliare Chet - e Johnny sicuramente no, ma è qualcuno che mi<br />
è sempre piaciuto e ho fotografato dall’inizio della sua carriera. Così<br />
gli dissi: “Ad ogni modo, assomigli più ad Art Pepper e c’è un grande<br />
libro sulla sua vita scritto dalla sua ragazza che si intitola The Straight<br />
Life.” Un giorno nella vita di Art è stato come un anno nella vita di molte<br />
persone. Non penso che Johnny abbia mai letto quel libro e non ha mai<br />
fatto quel film. Mentre portavo Johnny nell’ascensore, mi disse: “Allora<br />
cosa ti succede in questi giorni?”. Gli dissi che Nan e io stavamo facendo<br />
un documentario su Robert Mitchum. Johnny mi ha rivolto un grande<br />
sorriso e ha detto: “È uno dei miei attori preferiti oltre a Brando, e mio<br />
padre gli assomiglia così tanto che quando esco a cena con lui la gente<br />
viene a chiedere il suo autografo.” Quando il montacarichi raggiunse<br />
il pianterreno ci abbracciammo e io dissi: “Forse potresti scrivere una<br />
presentazione per il nostro libro per accompagnare il film di Mitchum?”.<br />
“Conta su di me” disse Johnny mentre salutava. Oh bene, pensai, eccomi<br />
di nuovo qui: ora tutti assomigliano a Bob Mitchum! Ho realizzato quel<br />
film su Mitchum e non ho mai incontrato il papà di Johnny ma non<br />
ho visto nessuno che assomigliasse a Bob - forse perché avevo ancora<br />
immagini di Chet fluttuanti nel mio subconscio. Ho visto per la prima<br />
volta fotografie di Chet, scattate da William Claxton, circa 40 anni fa<br />
sulla copertina di un album chiamato Chet Baker Sings and Play. Collezionavo<br />
dischi jazz in quel periodo (lo faccio ancora ma la maggior<br />
parte dei piccoli negozi di dischi nell’East Village di New York, dove ero<br />
solito andare, stanno chiudendo). A quel tempo frequentavo la scuola di<br />
cinema della New York University. Ho incontrato Claxton e sua moglie<br />
Peggy Moffitt; è stata la prima modella a indossare il costume da bagno<br />
in topless di Rudi Gernreich.<br />
Bill mi ha fotografato e ha realizzato un cortometraggio con me e Peggy.<br />
Aveva tre grandi distrazioni nella sua vita: Peggy, Steve McQueen e Chet<br />
Baker. Non mi potevo paragonare a loro, essendo uno studente di cinema<br />
timido e goffo, ma Bill era un vero tesoro per chiunque si trovasse davanti<br />
alla sua macchina fotografica. Mi ha fatto sentire molto fiducioso, così ho<br />
potuto fantasticare di essere nella stessa banda di Steve e Chet. Ho imparato<br />
molto da Bill e ora quando fotografo così tanti ragazzi universitari<br />
per Abercrombie & Fitch penso a Bill e al suo rispetto per l’individuo e<br />
al modo in cui tutti erano belli finché non si scopriva che non avevano<br />
un’anima insieme a un bel corpo. Ho sempre pensato che Chet avesse<br />
quell’anima, indipendentemente dall’età che aveva, non importava se gli<br />
mancavano i denti o quante linee gli circondavano gli occhi. Le persone<br />
mi chiedono sempre: “Cos’è la bellezza?”. Rido sempre e dico: “Oggi è<br />
una cosa e un’altra domani”. Mentre viaggiavamo verso i festival cinematografici<br />
con Let’s Get Lost e gli altri miei documentari, continuavo<br />
a cercare un altro Chet Baker, qualcuno che ti facesse viaggiare in un<br />
lontano avamposto nella tua mente, senza preoccuparti del biglietto di<br />
ritorno. Peter Johnson, che ha recitato nel mio film successivo Chop<br />
Suey, assomigliava a Chet quando cresceva in Oklahoma. Ho persino<br />
fotografato il profilo di Peter con una tromba appoggiata dolcemente<br />
contro la sua guancia. Successivamente è arrivato A Letter to True, un<br />
documentario contro la guerra interpretato dal mio cane True e Dirk<br />
Bogarde e con le voci fuori campo di Julie Christie e Marianne Faithfull.<br />
A volte c’era un senso di nostalgia negli occhi di True, analogo a quello<br />
che vedevo negli occhi di Chet dopo aver finito una canzone e c’era il<br />
silenzio nello studio di registrazione.<br />
Recentemente ho pranzato seduto di fronte a Clint Eastwood. Abbiamo<br />
20 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
CHET BAKER<br />
parlato di Bird e Chet, della sua musica e del mio film, davanti a uno<br />
strano buffet per “due tipi da hamburger” con il cibo che i francesi a volte<br />
servono, che mi piace definire “cibo misterioso”. Ho riso, ricordando<br />
quando ero ragazzo a Greensburgh, in Pennsylvania - non si sentiva un<br />
suono nella casa dei miei genitori (tutta la musica jazz era spenta) così<br />
potevamo guardare religiosamente Clint nella sua serie TV Rawhide.<br />
Anche allora ho fotografato tutti quelli che assomigliavano a Clint: cheerleader,<br />
mia mamma e papà e il capitano della nostra squadra locale di<br />
calcio. Beh, non l’ho detto a Clint, perché gli stavo facendo un ritratto di<br />
famiglia con la moglie e il figlio, e loro avrebbero pensato che fossi un<br />
tipo stravagante. Forse lo sono ma va bene perché sto ancora cercando un<br />
altro Chet Baker nella mia vita - perché Chet mi ha rovinato. Ho iniziato<br />
a rendermi conto che non esiste nemmeno un solo altro Chet Baker. Non<br />
posso fare a meno di continuare a cercare un nuovo Chet, così potrò fare<br />
un altro film, così potrò scattare fotografie per un altro libro, e così ancora<br />
una volta potrò avere, “solo per un brivido”, la possibilità di conoscere<br />
qualcuno magico che non si può mai più dimenticare.<br />
La fotografia è il jazz degli occhi<br />
Chet Baker nel ricordo del fotografo William Claxton<br />
Ci sono tre persone che ho fotografato che si distinguono per avere una<br />
vera presenza e magnetismo di fronte alla macchina fotografica: Steve<br />
McQueen, mia moglie Peggy Moffitt, che è una modella, e Chet Baker.<br />
Sembrano sapere istintivamente cosa fare, come muoversi, da che parte<br />
girarsi per catturare la luce migliore - senza mai essere consapevoli di<br />
queste azioni. Si sono divertiti ad essere fotografati, e apparivano rilassati<br />
e spontanei. Solo quando ho iniziato a fotografare Chet Baker nel 1952<br />
ho capito ciò che il termine “fotogenico” vuol dire davvero. Aveva solo<br />
22 anni, da non molto tempo fuori dall’esercito, e suonava la tromba con<br />
il più grande musicista jazz del tempo, Charlie Parker. Io ero un po’ più<br />
giovane, studiavo psicologia presso la UCLA, e facevo riprese e foto per<br />
pagarmi l’università. Ho pensato che suonava splendidamente, e che<br />
sembrava un po’ un duro, ma la sua faccia al contrario era carina, un<br />
po’ troppo americana, e non ho davvero pensato molto di più. È stato<br />
solo dopo che ho iniziato a sviluppare la pellicola nella mia stanza buia<br />
dopo i concerti che ho capito che solo una faccia continuava ad emergere<br />
in maniera incredibilmente forte - il volto di Chet Baker. È stato come<br />
una magia; l’intero quadro appena illuminato. L’adesione al quartetto<br />
groung-breaking di Gerry Mulligan un anno dopo fece brillare davvero<br />
il talento musicale di Chet, e cominciò a ricevere molta più attenzione.<br />
Ho iniziato a scattare foto di lui per la Pacific Jazz Records, di cui ero<br />
diventato partner, e in poco tempo aveva suo gruppo: Was winning polls!<br />
(stava vincendo i sondaggi) e i suoi dischi stavano salendo vertiginosamente<br />
nelle vendite, e gli venivano offerte parti in film.<br />
Era un musicista formidabile. Non leggeva molto bene la musica, e la<br />
sua tecnica era modesta rispetto a certi virtuosi come Dizzy Gillespie,<br />
ma era naturale, e il suo fraseggio rilassato era unico, il suo grado di<br />
musicalità era alto. La sua musica era il riflesso della sua personalità:<br />
aveva i suoi momenti mediocri e gli piaceva cercare la sua strada ma<br />
era sensibile - soprattutto quando si trattava della sua arte. Ha amato<br />
moltissimo i versi dei brani: recitava le parole di canzoni popolari come<br />
poesia, e il suo canto era come il suo modo di suonare: onesto, spesso<br />
sottovalutato. Charlie Parker una volta mi ha detto: “puro e semplice,<br />
Chet”. Chet aveva anche una sorta di grazia, ed era molto sano – ha<br />
sempre fatto surf, sciato e nuotato. Era solito indossare solo una t-shirt,<br />
Levi’s e sandali, e la sua eleganza casual è diventata l’epitome della scena<br />
Cool Jazz della West Coast. È stato anche soprannominato il James<br />
Dean del jazz. Di certo attirava le donne. Anche se mascalzone e con un<br />
dente anteriore mancante (che ho nascosto molto bene nelle foto), era<br />
bello, apparentemente innocente, infantile e sexy. Conosceva un sacco<br />
di donne intimamente. Infatti, egli ebbe più ragazze di quante se ne<br />
potrebbero eventualmente contare, in ogni città, club e ad ogni data di<br />
registrazione. Era noto per essere sempre in qualche guaio, per uscire<br />
dalla finestra sul retro per evitare una ragazza. Ma le donne in realtà si<br />
gettavano su di lui: ecco era questo mascalzone perso, con la faccia da<br />
bambino che sembrava aver bisogno di una madre, e spesso ha attirato<br />
donne molto forti che volevano prendersi cura di lui. Sorrideva facilmente,<br />
incantando quasi tutti, e con Chet ci vedevamo spesso - anche<br />
se non eravamo grandi amici, suppongo gli ero abbastanza vicino. Oltre<br />
al nostro amore per la musica abbiamo condiviso la passione per le auto<br />
veloci. Io preferivo le auto sportive mentre Chet le grandi vetture come<br />
Cadillac e Lincoln. Per lui erano simboli di successo e le ha guidate in giro<br />
per California, raramente a meno di 80 miglia all’ora, giocando spesso<br />
con la sua fortuna. Le foto che ho scattato sono molto vicine a come mi<br />
piacerebbe ricordarlo. È stato il periodo migliore della sua musica, della<br />
sua arte, e il migliore dei suoi look, delle sue qualità fotogeniche. Questi<br />
sono i suoi giorni luminosi e formativi prima di cominciare a fare uso di<br />
eroina, prima che cominciasse a mostrare segni di dipendenza, prima<br />
che andasse in Europa nel 1958 e non tornasse, prima che trascorresse<br />
il tempo dentro e fuori dai guai e in carcere, prima che io perdessi le sue<br />
tracce, e così prima che cadesse morendo da una camera al secondo piano<br />
di un albergo di Amsterdam nel 1988, all’età di 59 anni.<br />
La fotografia, ho sempre pensato, è un jazz per l’occhio. Proprio come<br />
il jazz è la musica dell’arte del momento - è spontanea e avviene istantaneamente<br />
- così è la fotografia. Come il jazz registrato, la fotografia è<br />
un processo tecnico che cerca di catturare e riprodurre la sensazione di<br />
un’esperienza che può essere straordinaria e formativa al contempo. I<br />
miei scatti a Chet sono stati momenti, intuizioni nel momento in cui<br />
stava succedendo, il giorno esatto a volte. Posso praticamente ancora<br />
sentire la musica di Chet, rivedendoli.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 21
INSIDE<br />
di Francesco Bonerba<br />
Lo spirito<br />
ritrovato<br />
La storia di Sonus faber, che ha virato la boa delle 35<br />
primavere, è caratterizzata dai suoi leader e dalle loro<br />
idee. Personaggi carismatici come lo è stato Franco<br />
Serblin che l’ha creata e con le sue intuizioni l’ha portata<br />
alla ribalta, o Cesare Bevilacqua, che con la sua visione<br />
aziendale ha determinato la crescita del marchio e<br />
la sua diffusione sui mercati. In tempi più recenti<br />
indubbiamente leader (e personaggio carismatico)<br />
è stato Mauro Grange che ha tracciato una rotta,<br />
sulla base della sua “visione”, che nessuno poteva<br />
nemmeno immaginare, portando alla costruzione,<br />
attorno all’azienda vicentina, di un importante polo<br />
mondiale dell’Hi-end... Oggi nessuno dei tre è più in<br />
azienda: Sonus faber è dunque orfana di un leader,<br />
oppure no?<br />
diatriba tra una dimensione artigianale e<br />
una industriale, l’equilibrio raggiunto tra le due (non<br />
L’apparente<br />
sempre nelle medesime proporzioni) è stato alla base<br />
della particolarità di Sonus faber, particolarità che ha inciso<br />
fortemente sul suo successo tanto nel bene (con la creazione<br />
di un effetto iconico che non ha eguali a livello italiano e pochi<br />
emuli da questo punto di vista anche a livello mondiale) che nel<br />
male, quando gli elementi che hanno contribuito a quest’effetto<br />
iconico sono stati travisati o travalicati. Elementi emotivi ma<br />
anche di natura pratica (come portare parte della produzione in<br />
Oriente), all’interno di un percorso di crescita dove non si può<br />
comunque eludere, fotografando lo stato di fatto dell’azienda, il<br />
dato inequivocabilmente più rivoluzionario che ne ha caratterizzato<br />
gli ultimi anni: una marcata internazionalizzazione non<br />
solo negli obiettivi ma nello staff e nell’approccio di mercato.<br />
Eppure la presentazione della più recente delle linee, nelle parole<br />
e nei fatti, ha fatto nascere curiosità in chi vi scrive, sensibile a<br />
tutti i messaggi, tanto più quelli meno evidenti, che si nascondono<br />
nelle pieghe della comunicazione associata al lancio della<br />
gamma Sonetto. Nel comunicato ufficiale ci sono riferimenti,<br />
alcuni evidenti (“La nuova collezione nasce proprio dal profondo<br />
senso di consapevolezza, di quello che eravamo, di quello che<br />
siamo e di quello che vogliamo essere in futuro” - Livio Cucuzza,<br />
Sonus faber, chief design officer), altri meno, al desiderio di<br />
rimarcare le proprie radici, la propria italianità: non a caso per<br />
l’assemblaggio della linea Sonetto è stata approntata una nuova<br />
doppia linea di produzione interna all’azienda. Come se, dopo<br />
22 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
IN VISITA A SONUS FABER<br />
gli scintillanti palcoscenici internazionali e la consapevolezza di<br />
aver conquistato una poltrona al tavolo di quelli che contano, in<br />
Sonus faber si sentisse la necessità di ribadire chi si è, la propria<br />
storia (argomento caro a questo giornale che, lo ribadisco,<br />
ha annotato con preoccupazione proprio la tendenza di molte<br />
aziende di eludere la propria storia...). Il tutto tanto più in un<br />
momento in cui la figura del grande timoniere è stata in parte<br />
elusa dalle recenti scelte del McIntosh Group di cui Sonus faber<br />
fa parte insieme a McIntosh, Audio Research, Sumiko e Wadia e<br />
che hanno portato alla definizione dell’attuale ponte di comando<br />
costituito da Charlie Randall (Presidente & CEO) e dalla new<br />
entry Jeff Poggi (co-Chief Executive Officer and Board member),<br />
dunque a forte trazione americana, lì dove in precedenza, vuoi<br />
per le recenti vicende finanziarie (prima di questa gestione Sonus<br />
faber era proprietà di un equity found italiano), vuoi per il<br />
ruolo di traghettatore svolto da Mauro Grange, il manangment<br />
italiano sembrava svolgere un ruolo importante se non decisivo<br />
nel processo decisionale.<br />
Sia come sia la presentazione di una linea che “...si ispira a modelli<br />
di gamma più alta; tale ispirazione si esplicita chiaramente<br />
nella presenza di molti elementi iconici...” e, ancor di più, “presenta<br />
quello che noi definiamo la “Voce di Sonus faber”, merita un<br />
immediato approfondimento di indagine e così in una caldissima<br />
giornata di mezza estate, proprio alla vigilia della commercializzazione<br />
de prodotti della linea Sonetto, mi sono ritrovato nel<br />
distretto industriale di Vicenza con l’obiettivo di raggiungere l’edificio<br />
a forma di violino creato dallo Studio Albanese che ospita<br />
dal 2003 La Sonus faber, alla ricerca delle possibili domande in<br />
grado di generare le auspicabili risposte; ecco quello che sono<br />
riuscito a capire...<br />
Innanzitutto la figura di Jeff Poggi, che si muove nelle retrovie<br />
più che nelle prime file del palcoscenico aziendale, si è rivelata<br />
fondamentale. Poggi è un manager ma è stato anche un ingegnere:<br />
è partito dall’ingegnerizzare prodotti, passando poi alle<br />
vendite, al marketing per approdare alle businesss unit aziendali<br />
di Bose e Harman Kardon acquisendo una visione a 360° della<br />
riproduzione musicale. Sebbene la sua specificità sia rivolta al<br />
car stereo è un manager che, a confronto con i tecnici, “capisce<br />
di cosa si stia parlando”, cosa non del tutto scontata. All’inizio<br />
della sua avventura nel McIntosh Group si è dedicato principalmente<br />
al marchio Audio Research dove ha rivoluzionato il<br />
managment e il modo di lavorare: il marchio americano sta ora<br />
cambiando sede (verrà inaugurata entro la fine di settembre) e<br />
valorizzerà la storia e i suoi cimeli; l’archivio storico dei prodotti<br />
è diventato un valore da mostrare e di cui essere fieri. Poggi ha<br />
anche vissuto lunghi periodi a Vicenza (opera nel gruppo ormai<br />
da un anno) proponendo i medesimi concetti (il recupero della<br />
propria storia, del DNA aziendale) in Sonus dove è impossibile<br />
camminare all’interno dell’azienda senza emozionarsi: “se si vuole<br />
sapere dove andare bisogna conoscere da dove si viene!”. Un<br />
DNA che l’accelerazione impressa precedentemente da Grange<br />
e dai grandi progetti calati nel mondo dell’extra lusso aveva se<br />
non dimenticato, messo un po’ in disparte promuovendo principalmente<br />
l’idea di gruppo. Le idee di Poggi sembrano andare<br />
SPAZIO A SONETTO<br />
Un intero piano dell’edificio Sonus faber è stato attrezzato per il montaggio e la<br />
finitura dei Sonetto. Due linee di produzione sono state attrezzate con le culle<br />
storicamente utilizzate nelle produzioni più pregiate. E ora scorrono sui rulli delle<br />
due linee di produzione, una per i bookshelf e una per le torri, ognuna attrezzata<br />
con una camera di test alla fine per la misurazione. Possono essere ultimate fino<br />
a trenta coppie al giorno dei primi e quindici dei secondi.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 23
INSIDE<br />
Spazio alla creatività. Un nuovo capannone è stato adibito a centro ricerche e ospita il reparto design e sviluppo che, oltre che per Sonus, lavora per McIntosh e Audio<br />
Research. Sul modello di altre strutture del genere piacere e dovere si mischiano in quest’area polifunzionale.<br />
in un’altra direzione: “Più che sottolineare l’appartenenza al<br />
gruppo, che è un valore metabolizzato da tutti noi, oggi si punta<br />
moltissimo sull’identità di ogni singola azienda: una sorta di<br />
meta cognizione rispetto all’orgoglio che si ha di appartenenza.<br />
Ognuno è orgoglioso del marchio a cui si appartiene ma tutti<br />
abbiamo fatto un’esperienza di orgoglio...”. Un orgoglio che è<br />
anche specificità: l’idea del lusso italiano è qualcosa di differente<br />
QUELLO CHE SIAMO<br />
Uno dei primi contributi della gestione Poggi è stato quello di stabilire un processo<br />
ideativo partecipativo nello sviluppo dei progetti e, prima ancora nella definizione<br />
di un manifesto di intenti che definisce sinteticamente (e non è mai facile) radici<br />
e capisaldi aziendali, elementi a cui Poggi tiene particolarmente (vedi testo). In<br />
questo manifesto ogni progetto viene “specchiato” per verificare in che misura<br />
è davvero frutto dell’humus aziendale. Ecco i quattro punti che ne fanno parte...<br />
Vertice diffuso? Jeff Poggi, un passato di 20 anni in Bose e Harman nel settore<br />
car-stereo, originariamente è stato un ingegnere meccanico. Con il ruolo di co-<br />
Chief Executive Officer e Board member di McIntosh Group si occupa direttamente<br />
delle vicende Sonus faber.<br />
• Creiamo oggetti per la musica, fatti a mano artigianalmente secondo il<br />
saper fare italiano.<br />
• Gli doniamo una voce inconfondibile che fa immergere l’ascoltatore in<br />
un’esperienza musicale e sensoriale.<br />
• Siamo tecnici e creativi, inventori di nuove soluzioni progettuali.<br />
• Mettiamo cura e passione in ogni dettaglio e, con attenzione e dedizione,<br />
rendiamo i nostri prodotti delle creazioni d’arte senza tempo.<br />
24 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
IN VISITA A SONUS FABER<br />
Il suono che verrà. Ascolto in anteprima assoluto dei nuovi Sonetto I. Un suono che ricorda il meglio delle varie anime che si sono avvicendate nel tempo; una vera<br />
sorpresa da confermare in condizioni controllate. Presto infatti i Sonetto in prova su <strong>SUONO</strong>!<br />
e, non a caso, il criterio e la definizione di lusso è quello su cui in<br />
Sonus si sono arrovellati di più: è potersi concedere il bello e il<br />
buono senza remore, sapendolo apprezzare o, come mi dicono,<br />
“Il lusso è permettersi un reparto di rivestimento a mano in<br />
pelle su un diffusore acustico....”. In fondo, poi, si tratta dell’elemento<br />
fondante su cui è nata Sonus faber; per certi versi non<br />
catalogabile ma al tempo stesso dannatamente tangibile e, non a<br />
caso, il comunicato di presentazione dei Sonetto si apre proprio<br />
con il primo riferimento esplicito a Franco Serblin nell’era post-<br />
Serblin: “Sonus faber è nata dall’idea di un uomo che amava la<br />
musica, la sua corretta riproduzione e che aveva una sensibilità<br />
speciale verso l’artigianato, i metodi di lavorazione del legno e<br />
il culto per il bello. Sonus faber non è solo un brand di diffusori<br />
acustici, è prima di tutto un modo esclusivo di approcciare alla<br />
progettazione degli oggetti da musica”. Ancora una volta l’idea di<br />
artigianato e le rassicuranti performance del prodotto industriale<br />
provano a trovare una quadra che fornisca quel valore in più che<br />
rappresenta il “lusso” nella sua migliore accezione e che Sonetto<br />
vuole declinare nella sua accezione più vicina al grande pubblico.<br />
La linea Venere, la gamma entry level dell’azienda, non era<br />
riuscita in questo intento e la decisione di portare l’assemblaggio<br />
in Italia, una nuova definizione dei margini di ottimizzazione del<br />
prodotto, la nobilitazione dello stesso grazie alla pelletteria sono<br />
gli elementi che contribuiscono al cambio di passo: “Sonetto è<br />
figlia del manifesto su cosa è e cosa deve essere Sonus faber.<br />
La direzione intrapresa con Sonetto è più in linea con quello<br />
che siamo anche se non è cambiato tanto dove stiamo andando<br />
ma il come, proprio in virtù di alcuni pilastri come la storia e<br />
l’italianità”. E Sonetto non è l’unica novità prevista per l’autunno:<br />
mi è stata fatta vedere (ma non fotografare) una reinterpretazione<br />
degli Electa Amator. Si chiameranno Electa Amator 3,<br />
una limited edition che è a tutti gli effetti una nuova versione<br />
del fortunato diffusore con riferimenti all’originale: gli Electa<br />
Amator del tempo avevano il piedistallo con base in marmo, ora<br />
è la base stessa del diffusore a essere in marmo! E se questo è uno<br />
dei progetti in fase di finalizzazione, ce ne sono molti altri che<br />
“bollono in pentola” in un reparto ricerca e sviluppo come non<br />
ce n’è in Italia e che lavora anche per gli altri marchi del gruppo:<br />
me ne vengono fatti vedere 5/6 rigorosamente top secret e che<br />
spaziano tra le categorie tradizionali e meno tradizionali dell’Hi-<br />
Fi... Tanta carne sul fuoco per le 43 persone che continuano a<br />
lavorare (oggi magari maggiormente all’unisono) ad Arcugnano<br />
e un’unica stanza vuota, quella “presidenziale”, dove nel tempo e<br />
nella gestione verticistica ho visto passare almeno tre generazioni<br />
di esperienze. Dopo tanto rumore oggi vi regna il silenzio; chissà<br />
che cosa ne faranno...<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 25
INSIDE<br />
di Paolo Corciulo e Carlo D’Ottavi<br />
Alla ricerca della propria<br />
anima<br />
Nella homepage del sito aziendale e sulla corrispondente pagina Facebook, campeggia la scritta bene augurante<br />
“Preparing for the phase”, una nuova fase, perlomeno la terza, per Elettrocompaniet (marchio fondamentale<br />
ma sempre a un passo, incompiuto, dal diventare storico) che in questo burrascoso periodo per l’Hi-Fi vede<br />
profilarsi l’ennesima sfida, forse quella decisiva...<br />
Un calo significativo del fatturato, passato in un anno da 3,2 milioni<br />
di euro a 2,4 (nel 2016) e un bilancio in perdita dal 2013<br />
hanno costretto la norvegese Electrocompaniet a presentare<br />
istanza di avvio per la procedura di insolvenza da parte del proprietario<br />
del marchio West Control che già nel 2004 aveva rilevato l’azienda<br />
dalla bancarotta. Fino ad allora, a partire dal 1973, era esistita la prima<br />
“vera” Electrocompaniet, quella che ambiva (e avrebbe potuto) entrare<br />
nell’Olimpo dell’Hi-Fi e che vi fu a un passo, come vi racconteremo.<br />
Per farlo occorre tornare proprio all’ano della fondazione quando a Per<br />
Abrahamsen e Svein Erik Børja venne offerta una opportunità praticamente<br />
unica allora: poter realizzare un amplificatore a transistor che non<br />
suonasse così male come facevano gli equivalenti del tempo!<br />
Per capire la portata dell’evento occorre contestualizzarlo: la riproduzione<br />
sonora era ancora monopolizzata dagli amplificatori a valvole (vedi gli<br />
articoli apparsi nello scorso numero, <strong>SUONO</strong> 528, dedicato interamente<br />
ai tubi termoionici) e all’inizio degli anni ’70 cominciarono solo timidamente<br />
ad apparire progetti di circuiti migliori per amplificatori audio<br />
di altissima qualità basati su nuovi transistor di prestazioni migliori di<br />
quelli inizialmente utilizzati e che avevano sancito la momentanea ma<br />
assoluta superiorità delle valvole. A quel tempo Jan Lohstroh, fresco di<br />
università, era un giovane ricercatore nel reparto di ricerca sulle memorie<br />
digitale presso il centro ricerca Philips di Eindhove (poi comunemente<br />
definito Nat Lab) dove, nel 1972, si presenta il professore finlandese<br />
Matti Otala, intenzionato a spendere un anno sabbatico presso i mitici<br />
laboratori dove l’azienda olandese svolgeva ricerca pura (molte delle<br />
scoperte nate in questi laboratori, quando non di valenza tipicamente<br />
consumer, saranno poi applicate da partner commerciali interessati a<br />
mercati più specialistici). Otala entra a far parte di un gruppo di lavoro<br />
sui sistemi di memoria a bolle magnetiche mentre Lohstroh fa parte<br />
Il primo progetto Eletrocompaniet.<br />
dello staff di chi si occupa di un sistema di memoria olografico ottico.<br />
Inevitabile che vengano a contatto. Ecco come lo racconta Lohstroh:<br />
“Una volta, all’ora di pranzo, ho detto a Matti Otala che avevo intenzione<br />
di progettare e costruire un amplificatore audio a stato solido per<br />
me, perché a mia moglie non piacevano più l’ingombro e le forme del<br />
dell’amplificatore a valvole che avevo progettato e costruito da studente<br />
cinque anni prima...”.<br />
Otala era fresco da alcune ricerche in campo audio che lo avevano portato<br />
a sviluppare la sua teoria sulla TIM; la distorsione generata all’uscita<br />
di un amplificatore in classe AB con contro-reazione globale proprio<br />
dall’oscillazione del ciclo di contro-reazione era allora poco conosciuta<br />
così come il fatto che questo tipo di distorsione sia più udibile a bassa<br />
potenza, dove l’ampiezza dell’oscillazione può a volte superare quella<br />
del segnale audio. “Otala mi raccomandò di costruire qualcosa con<br />
un basso guadagno in anello aperto, un’alta larghezza di banda in<br />
anello aperto, con un basso feedback e un alto tasso di fluttuazione”,<br />
continua Lohstroh, “Doveva preferibilmente essere in classe AB con<br />
un punto d’intervento in classe B solo per passaggi e picchi elevati. Mi<br />
26 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
Lo schema a blocchi e i circuiti stampati dell’amplificatore ipotizzato da Lohstroh<br />
e Otala.<br />
raccomandò anche di non preoccuparmi della distorsione armonica<br />
totale perché questo parametro, senza maggiori dettagli su come il<br />
segnale raggiunge il valore zero in modo pulito, non sarebbe stato<br />
davvero determinante per la qualità del suono, a patto comunque che<br />
quel valore non fosse troppo alto”. Lohstroh, a sua volta, era convinto<br />
che un progetto pulito e ben suonante dovesse essere il più possibile<br />
simmetrico, con un doppio alimentatore, evitando condensatori e con<br />
uno stadio d’uscita completamente simmetrico usando transistor NPN<br />
e PNP. I due cominciano a confrontarsi e nasce l’esigenza di verificare i<br />
risultati al banco di misura del loro progetto e non essendo dotati di un<br />
Per “Abe” Abrahmsen e Herbie Hancock.<br />
laboratorio personale chiedono a Philips di poter dedicare due settimane<br />
allo sviluppo di un progetto audio, in modo da poter utilizzare gli strumenti<br />
de laboratorio. “Abbiamo selezionato i migliori transistor con le<br />
Ft più alte che erano disponibili al momento nel catalogo di Philips Semiconductors<br />
e abbiamo realizzato il circuito come amplificatore mono,<br />
utilizzando due alimentatori da laboratorio e un grande dissipatore di<br />
calore per i transistor di uscita. Dovemmo solo modificare alcuni valori<br />
delle resistenze per far funzionare bene il circuito e i risultati di misura<br />
sono stati immediatamente impressionanti. Abbiamo fatto qualche test<br />
di ascolto con un altoparlante Philips di alta qualità nella sala anecoica<br />
del gruppo audio utilizzando un giradischi anch’esso di valore con<br />
alcuni dischi mono di alta qualità. Siamo rimasti impressionati dalla<br />
chiarezza del suono, dall’alta gamma dinamica e dal fatto che l’ascolto è<br />
rimasto molto piacevole anche dopo aver ascoltato la musica per più di<br />
un’ora. Non abbiamo effettuammo alcun test TIM specifico, perché non<br />
disponevamo di un sistema di misura e il tempo concesso per lavorare<br />
sul progetto era quasi terminato. Tuttavia, dalla nostra esperienza di<br />
ascolto, eravamo sicuri che se ci fosse stata qualche distorsione TIM<br />
sarebbe stata molto bassa in questo amplificatore...”.<br />
Il progetto venne presentato al gruppo di sviluppo del settore business<br />
audio di Philips Consumer Electronics i cui responsabili, pur impressionati,<br />
non erano interessati a prenderlo in considerazione perché Philips a<br />
quel tempo era interessata solo al mercato low end (Marantz non faceva<br />
ancora parte di Philips e si sarebbe aggiunta solo molti anni dopo). Non<br />
avendo l’interesse di Philips né la possibilità di richiedere un brevetto per<br />
questo circuito, Otala e Lohstroh colgono l’occasione di una convenzione<br />
AES (Rotterdam, febbraio 1973) che accetta il documento realizzato dai<br />
due. Il white paper intitolato “An Audio Amplifier For Ultimate Quality<br />
Requirements”. Tra gli ascoltatori della relazione di Otala (“Poiché Matti<br />
parlava inglese meglio di me in quel momento, abbiamo concordato<br />
che avrebbe presentato il documento, anche perché le domande su TIM<br />
potevano essere meglio risolte da lui. In seguito abbiamo presentato il<br />
documento al giornale IEEE dove è stato accettato”) c’è Erik Borja, che<br />
ne rimane affascinato, pensando in un primo tempo di realizzare sulla<br />
base di quello schema un amplificatore per uso personale. Ma Borja è<br />
un produttore televisivo e musicale e tra le sue tante esperienze professionali<br />
aveva prodotto proprio i dischi dei Mojo Blues, un gruppo del<br />
tutto dimenticabile (probabilmente non ricorderanno niente a nessuno<br />
visto che il gruppo norvegese ebbe solo un modesto successo nelle chart<br />
locali del 1996 con un singolo che era la cover di Lady Jane degli Stones)<br />
se non per il fatto che il frontman era un certo Per “Abe” Abrahmsen<br />
che qualche anno più tardi (1972) avrebbe dato vita ad una società che<br />
distribuiva prodotti Hi-Fi poco costosi (dei diffusori bulgari) e costruiva<br />
alcune amplificazioni per la pubblica amministrazione. Così Borja, dopo<br />
aver inizialmente sviluppato il circuito stampato in Norvegia con l’aiuto<br />
di Nils Jorgen Kjaernet (della Nera, una società coinvolta nell’audio e<br />
nelle telecomunicazioni), si unisce a Per “Abe” Abrahmsen sviluppando<br />
(1975) i primi due esemplari del rivoluzionario amplificatore basato<br />
Matti Otala (1939-2015) è stato<br />
il più famoso progettista audio<br />
finlandese. Dopo aver lavorato<br />
come professore di elettronica<br />
e ingegnere presso Harman<br />
Kardon ha scritto su riviste e<br />
sviluppato progetti audio con<br />
decine di brevetti.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 27
INSIDE<br />
Mikal Dregggevik.<br />
La copertina del White Paper presentato all’AES nel 1973.<br />
sul documento di Otala e Lohstroh, implementando le soluzioni raccomandate<br />
all’epoca (circuiti simmetrici, possibile controreazione locale,<br />
polarizzazione in classe A o AB ad alta corrente di riposo, collegamento<br />
diretto senza condensatore tra stadi, etc.). L’apparecchio viene commercializzato<br />
l’anno seguente da Electrocompaniet (1976), inizialmente<br />
chiamato “OTALA-LOHSTROH amplifier”.<br />
Lohstroh, che dopo quella esperienza si dedicherà a tutt’altro, racconta<br />
di aver chiesto alla Electrocompaniet, che non ne era stata autorizzata,<br />
di cambiarne il nome e di non aver più sentito, se non saltuariamente,<br />
Otala, che nel frattempo aveva invece cominciato a godere di una certa<br />
fama in campo audio tanto che arriverà a firmare diverse decine di progetti<br />
di amplificazioni audio. Il primo amplificatore di Electrocompaniet<br />
passerà così alla storia come “The 2 Channel Audio Power Amplifier” o<br />
“The Otala amplifier” (vedi foto di apertura) essendo la prima elettronica<br />
al mondo ad applicare le teorie sulla intermodulazione transitoria.<br />
Stando al racconto di Lohstroh in parte quella di Otala fu fama usurpata;<br />
va detto, però, che Matti Otala, riconosciuto come guru Hi-Fi ante litteram,<br />
nell’ultimo periodo della sua vita (è deceduto nel 2015) ha sofferto<br />
di una malattia cerebrale; costretto su una sedia a rotelle difficilmente<br />
era in grado di parlare o scrivere e tanto meno di ribattere, se lo avesse<br />
ritenuto opportuno, alla versione raccontata in tarda età, quando aveva<br />
oltre 60 anni, da Lohstroh, sulla nascita e la storia di una pietra miliare<br />
nell’amplificazione a transistor.<br />
Alla storia di Electrocompaniet, al suo inizio, manca però ancora un pezzo<br />
costituito dall’arrivo di Terje Sandstrom (1979), allora giovane studente<br />
diciottenne ma con alle spalle una considerevole esperienza nella realizzazione<br />
di amplificazioni a valvole. Sulla base di un suo progetto e del<br />
confronto con gli altri membri di quella che allora era una piccolissima<br />
società (“Avevamo la sede in un appartamento sopra un’officina di automobili”,<br />
racconta Sandstrom, “e più che un’azienda, era come un club:<br />
la gente ci veniva a trovare, portava i suoi dischi, parlava e discuteva<br />
con noi”) viene realizzato il tassello mancante, il preamplificatore che<br />
completa il progetto che nel frattempo decolla anche per aver riscosso i<br />
La sede Electrocompaniet a Tau.<br />
favori del mercato americano. Qualche anno più tardi l’amplificazione<br />
Electrocompaniet riscuoterà i favori anche dell’industria professionale<br />
dove viene utilizzata per la masterizzazione di due dischi di Michael<br />
Jackson, History e Invincible...<br />
In pratica Electrocompaniet si ritrova con un patrimonio dall’enorme<br />
valore evocativo tra le mani, tale da far identificare per lungo tempo<br />
l’amplificazione, perlomeno quella a transistor, con i suoi prodotti! Un<br />
“portato” evidentemente non sufficiente a superare le mutate condizioni<br />
del mercato Hi-Fi, dove negli anni successivi prende grande slancio tutto<br />
ciò che ruota attorno al digitale. Così nel 2004 arriva la bancarotta e a<br />
salvare il marchio ci pensa il proprietario di un gigantesco gruppo che<br />
si occupa della produzione automatizzata di circuiti elettronici, la West<br />
Control. Il CEO, Mikal Dregggevik, è il classico manager che si è fatto da<br />
solo e ha bene interpretato il passaggio del millennio: la West Control<br />
nasce nel 1994 con l’obiettivo di fornire sistemi elettronici di controllo<br />
L’Eletrocompaniet ECG-1, primo giradischi del marchio.<br />
e gestione progettati appositamente per macchine agricole e soluzioni<br />
industriali. Poi si estende anche ad altri settori come i sistemi per lo<br />
sviluppo e la produzione di soluzioni elettroniche per diversi settori<br />
industriali.<br />
Dregggevik sposta la produzione a Tau presso una delle sedi di West<br />
Control e comincia un ambizioso percorso di rinnovamento del catalogo<br />
Electrocompaniet con l’introduzione di molti apparecchi con a bordo<br />
sezioni digitali (recentemente ben sei streaming player per tre linee di<br />
prodotto) e, qualche anno fa, anche un giradischi ma, questa almeno la<br />
critica che <strong>SUONO</strong> gli muove, probabilmente proprio nell’abbondanza<br />
e nella mancanza di un po’ di anima di questi prodotti, vengono persi<br />
quei riferimenti storici e di sostanza che hanno caratterizzato nell’immaginario<br />
audiofilo il marchio. Ora, almeno da quanto si evince dal<br />
comunicato aziendale, il controllo dell’operato delle operazioni ricadrà<br />
ancora su Mikal Dregggevik (il che autorizza a pensare a un’operazione<br />
di fallimento concordato) che potrebbe trarre ispirazione dagli errori<br />
commessi (o più propriamente dalle difficili caratteristiche del mercato<br />
Hi-Fi) oppure no. Perché un’anima (e i prodotti di successo hanno un’anima)<br />
non si trova necessariamente per la strada....<br />
28 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
INSIDE<br />
di Francesco Bonerba<br />
Tra<br />
cultura e mercato<br />
Guida da oltre trent’anni Ala Bianca, etichetta discografica indipendente che da tempo recupera e valorizza<br />
la musica popolare italiana e vanta nel suo catalogo nomi illustri come Dario Fo, Enzo Jannacci, Alan Sorrenti,<br />
Francesco Guccini, Marlene Kuntz, Roberto Benigni, Zucchero e Roberto Vecchioni. Abbiamo incontrato<br />
Toni Verona per parlare di passato, presente e futuro della musica Tricolore.<br />
Lo spunto per questa intervista è stato offerto dalla ripubblicazione,<br />
il 30 marzo scorso, di 12 album rappresentativi della collana<br />
di musica popolare “I dischi del sole”, etichetta nata a Milano<br />
negli anni Sessanta che propone un vastissimo repertorio di musica popolare,<br />
ampliatosi a partire dagli anni Novanta, quando la Ala Bianca di<br />
Toni Verona si è impegnata per il suo recupero grazie alla collaborazione<br />
con l’Istituto Ernesto De Martino, istituzione che ha proseguito il lavoro<br />
di raccolta sul campo e archiviazione di testimonianze orali del celebre<br />
antropologo italiano. Un patrimonio che a partire da gennaio Ala Bianca<br />
ha coraggiosamente deciso di digitalizzare interamente, mettendolo a<br />
disposizione su tutte le piattaforme streaming.<br />
Cosa ti ha spinto, quarant’anni fa, a imbarcarti in quest’impresa,<br />
affatto semplice né da tutti? Un misto di passione e<br />
incoscienza?<br />
Praticamente si! Quando alcuni amici mi hanno chiesto di creare una<br />
30 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
INTERVISTA TONY VERONA<br />
società di produzione nel settore della musica mi sono detto: perché<br />
no? Ho aderito alla creazione della società e dopo una decina di anni<br />
in cui ho continuato a fare il mio precedente mestiere, l’insegnante,<br />
ho cominciato a lavorarci attivamente. Erano gli anni in cui il Made<br />
in Italy esplodeva nel mondo e in particolar modo in Asia attraverso<br />
la musica da discoteca, la dance, realizzata da produttori nostrani che<br />
neanche capivano il significato delle parole che loro stesso coniavano!<br />
L’importante è che fossero parole “sonore”. Ci siamo inseriti dentro<br />
i canali della produzione, addirittura il nostro primo prodotto è stata<br />
una hit mondiale. Siamo partiti in questo modo.<br />
Dagli anni Novanta Ala Bianca si è occupata di salvaguardare<br />
la canzone popolare italiana pubblicando le canzoni raccolte<br />
dall’Istituto Ernesto De Martino. Raccontaci quest’avventura<br />
che prosegue tutt’oggi.<br />
Mi sono accostato a questo catalogo enorme, “I<br />
dischi del sole”, su segnalazione di Paolo Pietrangeli,<br />
scoprendo con grande sorpresa un patrimonio<br />
di cultura popolare che mi affascinò<br />
sin da subito, proprio perché molto lontano da<br />
quello che avevamo prodotto qualche anno prima.<br />
L’Istituto di etno-musicologica Ernesto De<br />
Martino aveva messo insieme qualcosa come<br />
10.000 nastri di materiale raccolto sul campo:<br />
i ricercatori avevano registrato le voci e i canti<br />
dei contadini, degli emigrati, delle persone<br />
raccolte nelle carceri e nelle osterie, e così via.<br />
A questi si univano le canzoni di artisti contemporanei<br />
che si esprimevano sul sociale, mi<br />
riferisco ad artisti ancora viventi come Giovanna<br />
Marini, Ivan Della Mea, scomparso qualche<br />
anno fa, e lo stesso Paolo Pietrangeli, l’autore<br />
del canto più importante della rivolta del ’68,<br />
Contessa, ancora oggi utilizzato in documentari<br />
di tutti i tipi. Insomma: un enorme catalogo (il<br />
più grande d’Europa), con circa 200 anni di<br />
storia d’Italia raccontati attraverso la canzone<br />
popolare che giacevano in un archivio a Milano,<br />
in via Melzo, inutilizzati. Quando proposi di<br />
acquistare e recuperare il catalogo l’operazione<br />
fu subito accolta dall’Istituto con sensibilità e<br />
benevolenza.<br />
Si rivelò sin da subito un’impresa quasi titanica<br />
perché attingevamo da vecchi nastri analogici.<br />
Abbandonati dalle Istituzioni che nulla hanno<br />
fatto per salvare questo patrimonio, ci siamo<br />
messi di buona leva, investendo denari nostri,<br />
e abbiamo digitalizzato qualcosa come 70/80<br />
album, nastro per nastro. Alcune registrazioni<br />
erano così mal messe da richiedere, per poter<br />
essere recuperate, procedimenti particolari<br />
come la cottura del nastro. L’investimento è<br />
stato notevole per una piccola realtà come la<br />
nostra. Avevamo dalla nostra una multinazionale<br />
che distribuiva, la EMI, ma il resto era sulle nostre spalle. Alla fine<br />
l’abbiamo spuntata noi, siamo usciti suscitando un interesse mediatico<br />
e di pubblico notevole.<br />
Nel tempo abbiamo raggiunto un’ottima presenza nei punti vendita,<br />
culminato nella proposta di Hobby & Work di fare una pubblicazione<br />
tematica nelle edicole. La collana, ben curata, si chiamava “Avanti<br />
Popolo” ed era composta da dodici uscite tematiche. La raccolta fu<br />
percepita come un’iniziativa culturale e storica e vendemmo un milione<br />
di copie.<br />
Osservando il vostro catalogo si percepisce una particolare<br />
attenzione verso il contenuto e il suo valore culturale. Come<br />
si coniuga una linea editoriale del genere con le moderne<br />
modalità di fruizione musicale, spesso importante alla superficialità<br />
dell’ascolto?<br />
Stiamo proseguendo nel cammino della riproposta<br />
di questi materiali perché da gennaio di<br />
quest’anno abbiamo diffuso in rete l’intero<br />
catalogo, mettendolo a disposizione di tutti.<br />
Potevamo benissimo uscire alla chetichella,<br />
contattando chi già ci conosce. Abbiamo preferito<br />
allargare ampiamente la comunicazione.<br />
Stessa cosa relativamente alla distribuzione.<br />
Differentemente dal passato, quando bisognava<br />
recarsi in un negozio per comprare un disco,<br />
oggi esiste internet, e saremmo miopi se non<br />
ne facessimo uso. È vero, per certi aspetti può<br />
essere un mezzo deleterio, penso alle playlist<br />
di Spotify e ai ragazzi, specialmente quelli<br />
nativi digitali, che non conoscono niente al<br />
di là di quello che gli offre lo smartphone; il<br />
tipo di catalogo che noi proponiamo, però, è<br />
talmente per tutti, di cultura popolare, che la<br />
mia speranza è che siano i genitori o gli stessi<br />
ragazzi da grandi ad avere una sensibilità tale<br />
da andare a cercare contenuti che vadano oltre<br />
le hit del momento. Allora ben vengano tutti<br />
gli store online, perché contribuiscono alla diffusione<br />
e alla distribuzione non solo dei brani<br />
di “fast food music” ma anche di materiale che<br />
ha contenuti.<br />
Per poter sensibilizzare il pubblico – e questo<br />
è l’argomento fondamentale, credo – bisogna<br />
essere presenti ovunque; non basta più il solo<br />
punto di distribuzione fisico, negozi o catene,<br />
che hanno poco assortimento e molto spesso<br />
distribuiscono solo i prodotti più venduti del<br />
momento. I nostri album, per la loro specificità,<br />
fanno fatica ad entrare anche dove vengono<br />
accolti con un certo interesse, per cui l’unico<br />
modo per essere a disposizione di chiunque<br />
è proprio il digitale, gli store online, Spotify,<br />
Amazon, etc. Fare gli aristocratici nel settore<br />
del mercato non funziona.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 31
INSIDE<br />
è entrata in questo settore; siamo stati però fortunati e probabilmente<br />
bravi a indovinare alcuni film, affidandoci molto al<br />
nostro fiuto e ai gusti personali. Possiamo definirci borderline tra<br />
cultura e mercato. Siamo orientati a fare le cose che ci piacciono<br />
e ci piacciono le cose che hanno contenuto.<br />
Ciononostante non avete rinunciato a valorizzare il prodotto<br />
fisico.<br />
Un materiale come il nostro resta, è una cosa che se compri ti<br />
rimane per tutta la vita. Non lo scarti dopo un po’ perché è passato<br />
di moda, è come un buon libro o un buon film. Lo tieni lì anche se<br />
lo ascolti una volta ogni tre anni. Sono inoltre dischi ricchi anche<br />
dal punto di vista dei libretti, con notizie molto approfondite su<br />
quando è stato registrato l’album, dove, da chi, etc.<br />
Nel tempo avete riservato spazio anche alle colonne sonore<br />
– ad esempio quella di Cesare deve morire dei fratelli<br />
Taviani o di Fuocoammare di Gianfranco Rosi – e a<br />
produzioni particolari, come i Deproducers.<br />
I Deproducers sono un progetto insolito per il mercato europeo,<br />
non solo italiano. Stiamo lavorando sul terzo progetto; il primo<br />
è stato Planetario, il secondo Botanica, il terzo sarà dedicato<br />
Alcuni progetti passati di cui vai molto fiero...<br />
In occasione dell’8 marzo abbiamo portato avanti un’iniziativa<br />
che chiamata “Ama chi ti ama – i tempi della vita cantati dalle<br />
donne”, un doppio album dedicato alle donne con i nomi delle<br />
artiste che negli anni hanno cantato la canzone popolare. L’abbiamo<br />
fatto attraverso un concorso in rete aperto ai giovani dai<br />
18 ai 35 anni dove si suggeriva loro di disegnare una canzone. La<br />
giuria, presieduta da Lorenza Canottieri, ha selezionato 43 tavole,<br />
le più significative, collegate ad altrettante canzoni, poi inserite<br />
nel libretto della pubblicazione. Queste tavole sono diventate<br />
una mostra itinerante di dimensioni 33 x 33 in esposizione alle<br />
librerie Feltrinelli di Firenze, Verona, Genova e Roma (galleria<br />
Alberto Sordi). Abbiamo fatto la stessa cosa tre anni fa in occasione<br />
del 70° anniversario della Liberazione; allora la commissione<br />
era presieduta da Sergio Staino. I ragazzi sembrano disattenti<br />
e superficiali ma in realtà è encomiabile la pazienza che hanno<br />
avuto nell’accostarsi a musiche con temi lontani dal loro vissuto,<br />
immaginando, disegnando.<br />
all’infinitamente piccolo, il DNA. Anche questa volta ci sarà uno<br />
scienziato incaricato di esporre in modo semplice gli argomenti<br />
trattati, in modo analogo a quanto avvenuto con Stefano Mancuso<br />
e l’astrofisico Fabio Peri. In merito invece alle colonne sonore<br />
cinematografiche e documentarie sono pochi anni che Ala Bianca<br />
…e quelli che invece vedremo nel prossimo futuro.<br />
A settembre/ottobre pubblicheremo per la prima volta, attingendo<br />
direttamente dai nastri originali, materiale risalente agli<br />
anni ’50 / ’60 mai stato pubblicato prima; abbiamo un progetto<br />
molto ampio sulle colonne sonore; stiamo lavorando sulla discografia<br />
di tipo tradizionale (in uscita tre/quattro prodotti di artisti<br />
come James Senese, A Toys Orchestra, Silvia Nair); abbiamo un<br />
compositore/pianista che lanceremo a settembre, Luca Morelli.<br />
Cerchiamo, insomma, di avere una visione diversa da quella<br />
degli altri, di rapportarci al mercato in un modo insolito. Non<br />
abbiamo mai cercato la hit, e quando è arrivata ci ha fatto solo<br />
che piacere. Ci piace lavorare sui contenuti, che a lunga distanza<br />
ti ripagano sempre.<br />
32 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
Sta di fatto che tanto Manuale<br />
del Vinile che A Vibration Measuring<br />
Machine scelgono una<br />
veste lussuosa per presentarsi<br />
ai possibili lettori: copertina<br />
rigida cartonata, belle immagini,<br />
un congruo numero di<br />
pagine in carta patinata…<br />
Ammirevole, per il primo, l’opera<br />
della casa editrice Lswr<br />
che ha provveduto alla traduzione<br />
e ristampa del bestseller<br />
di Matt Anniss e Patrick Fuller,<br />
opera che svaria su molteplici<br />
argomenti pur non raggiungendo,<br />
a dispetto del nome, la<br />
profondità del manuale tecni-<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
de Il tremila<br />
Da leggere invece<br />
che da ascoltare<br />
Può la riproduzione musicale raccontata essere<br />
eccitante come quella ascoltata? Può, se<br />
contenuti e modo di presentarli sono adeguati…<br />
Sicuramente parte del<br />
rinnovato interesse attorno<br />
alla riproduzione<br />
musicale di qualità è dovuto<br />
alla seconda giovinezza del vinile<br />
e, anche per questo, non<br />
stupisce che le più recenti pubblicazioni<br />
in merito partano<br />
propri da qui per illustrare e<br />
attrarre (almeno questo è ciò<br />
che speriamo) nuovi adepti.<br />
Per farlo si sceglie oltre che<br />
il contenuto anche una forma<br />
editoriale acconcia sebbene la<br />
forma non sia mai stato l’argomento<br />
all’ordine del giorno degli<br />
appassionati di lunga data.<br />
Matt Anniss e Patrick Fuller<br />
MANUALE DEL VINILE<br />
(COME OTTENERE IL MASSIMO DAI<br />
TUOI DISCHI E DAL TUO IMPIANTO)<br />
Edizioni Lswr<br />
192 pagine, cartonato, colori,<br />
formato 21x27 cm<br />
Prezzo: 24,90 euro<br />
Piano dell’opera:<br />
¤ La riproduzione<br />
¤ Il funzionamento del vinile<br />
¤ Il collezionismo<br />
¤ Le storie di noti appassionati<br />
¤ Le tecniche e le apparecchiature dei DJ;<br />
¤ La raccolta dei singoli, degli EP e degli<br />
album in vinile più venduti al mondo.<br />
34 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
DUE LIBRI SUL VINILE<br />
Bill Philpot, Paul Messenger, Roy Gandy<br />
A VIBRATION MEASURING MACHINE<br />
Rega Book<br />
312 pagine<br />
Prezzo: 46,00 euro<br />
Piano dell’opera:<br />
The Company: la storia approfondita dell'azienda, dalla<br />
nascita del suo fondatore Roy Gandy fino ai giorni nostri,<br />
descrivendo in dettaglio gli eventi chiave e la creazione di<br />
nuovi prodotti lungo il percorso.<br />
The Engineering: consiste nella tesi dettagliata di Roy<br />
Gandy sull'ingegneria dei giradischi<br />
The People: si concentra sulle figure centrali che<br />
descrivono i loro racconti personali e il loro impegno nei<br />
confronti degli ideali della Rega.<br />
co. Più un’infarinatura per accendere<br />
la passione del vinile<br />
che una guida pratica. Non per<br />
questo meno piacevole anche<br />
in virtù delle piacevoli storie<br />
narrate da famosi personaggi<br />
appassionati del mondo del<br />
vinile, come Steve Davis, il DJ<br />
Jazzy Jeff e Gilles Peterson<br />
(della BBC) che ha acquistato<br />
una casa per conservare i suoi<br />
70.000 dischi.<br />
Più specifico (vita e miracoli di<br />
Rega) e soprattutto in inglese,<br />
dunque non ad appannaggio<br />
di tutti, il secondo, che si apre<br />
con la storia approfondita<br />
dell’azienda, dalla nascita del<br />
suo fondatore Roy Gandy fino<br />
ai giorni nostri, a cura dell’amico<br />
Bill Philpot che descrive<br />
in dettaglio gli eventi chiave e<br />
la creazione di nuovi prodotti<br />
lungo il percorso della casa. La<br />
seconda parte consiste nella<br />
tesi dettagliata di Roy Gandy<br />
sull’ingegneria dei giradischi<br />
mentre la terza si concentra<br />
sulle figure centrali che descrivono<br />
con i loro racconti personali,<br />
il loro impegno nei confronti<br />
degli ideali della Rega.<br />
Quality Audio<br />
I cavi bidirezionali sono una realtà made in Italy!<br />
Lo schema brevettato dei cavi Quality Audio<br />
elimina ogni dubbio sulla direzionalità dei conduttori.<br />
Ne consegue un suono estremamente naturale ed<br />
emozionante, nel rispetto delle dimensioni reali della<br />
scena acustica in termini di ampiezza e profondità.<br />
Un'esperienza straordinaria già al primo ascolto.<br />
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Vercelli, i cavi Quality Audio possono essere provati<br />
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entro 30 giorni dall'acquisto.<br />
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<strong>SUONO</strong> settembre 2018 35
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
di Il Tremila<br />
Quando<br />
le parole contano<br />
Patrimonio, eredità, retaggio: il termine inglese<br />
heritage si può tradurre in ognuno di questi modi<br />
e tutti mettono in luce un aspetto differente del<br />
termine che, a questo punto, comprendendoli<br />
in certa misura tutti diventa un appellativo<br />
impegnativo e dalle molte attese.<br />
Ci avranno pensato in<br />
Klipsch quando utilizzato<br />
un termine consueto<br />
e opportuno per alcuni<br />
prodotti, quelli decisamente<br />
parte del dna dell’azienda<br />
americana, lo hanno applicato<br />
al settore delle cuffie? Perché,<br />
ulteriore elemento, attribuire<br />
uno spessore e una storicità ad<br />
un settore per certi versi neonato<br />
(ovvio, le cuffie esistono<br />
da quel di ma è l’avvento della<br />
musica liquida ad averne rimesso<br />
in moto le dinamiche!)<br />
è un atto importante, che addirittura<br />
può diventare arrogante,<br />
persino se effettuato<br />
dall’azienda creata da quello<br />
che a tutti gli effetti risulta non<br />
solo uno dei padri fondatori<br />
del settore ma se esistesse la<br />
dimensione dello spirito corrispondente,<br />
uno dei padri...<br />
dei padri! Poiché si può dire<br />
quel che si vuole delle attuali<br />
direzioni intraprese da questo<br />
glorioso marchio ma non che<br />
sia diretto da stupidi, comunque<br />
l’atto di per se nobilita il<br />
settore, gli certifica uno spessore<br />
che solo alcuni scettici<br />
(in particolari molti annidati<br />
nel nostro paese) sembrano<br />
rifulgere.<br />
In altre parole e al netto di<br />
tutto, la definizione heritage<br />
applicata ad uno o più prodotti<br />
certifica come il settore<br />
dell’ascolto in cuffia abbia raggiunto<br />
una sua maturità, uno<br />
spessore e una concretezza<br />
invidiabili e, più in generale,<br />
un approccio che tiene conto<br />
di questi elementi sottolinea<br />
ulteriormente la dicotomia tra<br />
quelle aziende che vogliono (o<br />
debbono?) ricorrere alla loro<br />
storicità considerandola come<br />
un argomento forte e quelle<br />
che pensano il contrario. Chi<br />
ci segue sa che l’argomento è<br />
uno di quelli caldi sulle pagine<br />
di <strong>SUONO</strong> e, in fin dei conti,<br />
anche il tema centrale di questo<br />
numero della rivista, soprattutto<br />
se il background, la<br />
storia che si ha dietro le spalle<br />
e lo spessore che ne compete,<br />
sono in grado di generare le<br />
emozioni dell’oggi e, forse, del<br />
domani... Non è così un caso,<br />
una volta puntato su questo<br />
tipo di strategia, che si lasci<br />
trapelare oggi come una delle<br />
prime sperimentazioni di Paul<br />
W. Klipsch (1919) sarebbe stata<br />
proprio con le cuffie! Notizia<br />
vera o favoletta che sia, la<br />
propria storia (e poter annoverare<br />
in essa un personaggio carismatico<br />
come Paul Klipsch)<br />
in questo caso è un “valore”.<br />
Un valore universalmente dispensabile<br />
sui prodotti che<br />
portano questo marchio o no?<br />
36 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
SPECIALE KLIPSCH<br />
Vlad Grodzinskiy è il responsabile del progetto Heritage per l’ascolto in cuffia<br />
Sembrerebbe più la seconda,<br />
a cominciare dal fatto che lo<br />
stesso ampissimo catalogo di<br />
diffusori della casa distingue<br />
tra gli Heritage (quelli cioè<br />
che hanno una storia consolidata)<br />
e quelli che non lo sono.<br />
Si aggiunga poi che, alla luce<br />
della produzione nel tempo di<br />
Klipsch nel settore dell’ascolto<br />
in cuffia, poter definire questo<br />
o quel progetto heritage risulta<br />
un po velleitario. Si aggiunga<br />
ancora che quasi mai, questo<br />
racconta la storia di settore,<br />
chi costruisce diffusori è anche<br />
un buon costruttore di cuffie,<br />
anche se tutti gli elementi<br />
concorrerebbero a far pensare<br />
che sia logico. Per cui un po<br />
di scetticismo è lecito se non<br />
giustificato (l’approccio giornalistico<br />
però non dovrebbe<br />
tenere conto di questi preconcetti<br />
se non in minima parte)<br />
e, soprattutto, probabilmente<br />
condiviso dagli appassionati<br />
audiofili che decidano di<br />
orientarsi verso i prodotti della<br />
casa americana per completare<br />
o realizzare il loro sistema per<br />
l’ascolto in cuffia.<br />
In una scala di valori realistica<br />
quando dovrebbero contare<br />
tali elementi? Sono semplicemente<br />
degli “all’erta” o il segno<br />
che un’equazione, al di la degli<br />
elementi che la compongono<br />
vale in funzione della maggiore<br />
o minore fondatezza di tali elementi?<br />
Prima di avventurarci<br />
in terreni scivolosi e dove l’opinione<br />
soggettiva vale la sua<br />
parte, esaminiamo altri ulteriori<br />
indizi in merito . La linea<br />
headphone heritage è l’ultimo<br />
passo della casa americana la<br />
cui presenza nel settore è segnata<br />
da alcuni capisaldi come<br />
la prima in ear (S4 - 2007) e<br />
la prima on ear (Image One<br />
2010). A poca distanza dai<br />
festeggiamenti per il 70mo<br />
anniversario del marchio, ora<br />
Klipsch ha sviluppato una semi<br />
aperta top di gamma (Heritage<br />
HP-3), abbinata ad un ampli<br />
cuffie con DAC a bordo e possibilità<br />
di operare come pre<br />
(Hertiage Headphone Amplifier).<br />
Per farlo ha mobilitato<br />
uno staff di livello composto<br />
da Vlad Grodzinskiy (il Senior<br />
Manager of Product Development<br />
per le cuffie) Andrew<br />
Doerr (ingegnere acustico) e<br />
Tony Martin, il designer del<br />
gruppo. Uno staff dalla composizione<br />
equivalente ha operato<br />
dal Giappone dove è stato<br />
reperito (presso la Foster Electric)<br />
il trasduttore utilizzato;<br />
un modello con la membrana<br />
realizzata in fibre inorganiche<br />
e bio-cellulosa e, soprattutto,<br />
di grandi dimensioni, con un<br />
aspetto molto simile a quello<br />
utilizzato da Audioquest per<br />
la sua NightHawk. La scelta,<br />
condivisa dalle due aziende,<br />
è quella di puntare su un trasduttore<br />
che somiglia agli altoparlanti<br />
tradizionali (dunque<br />
realizzati con una membrana<br />
riigida e una sospensione) elementi<br />
che consentono maggiori<br />
escursioni della membrana<br />
con un comportamento che si<br />
contrappone a quello dei driver<br />
più frequentemente utilizzati<br />
nelle cuffie dove è l’intera<br />
membrana a flettere vista<br />
l’assenza di una sospensione<br />
(o più propriamente parleremmo<br />
di integrazione) all’interno<br />
dell’equipaggiamento mobile.<br />
Naturalmente in questo mod<br />
se si bypassano i problemi generati<br />
da una membrana che<br />
si “torce”, se ne introducono<br />
quelli tipici degli altoparlanti.<br />
Ma l’elemento fondamentale,<br />
almeno nel caso di Klipsch, è<br />
rappresentato dalle dimensioni<br />
di questa membrana, decisamente<br />
maggiori di quelli delle<br />
cuffie tradizionali. D’altronde<br />
il credo della casa americana e<br />
del suo fondatore è facilmente<br />
riassumibile: ampia gamma<br />
dinamica, bassa distorsione,<br />
alta efficienza, risposta in<br />
frequenza piatta e direttività<br />
controllata..! In questo certamente<br />
l’heritage Klipsch (inteso<br />
tanto come patrimonio che<br />
retaggio) è più che giustificato<br />
sia nella cuffia, come abbiamo<br />
visto, che nell’amplificatore<br />
dedicato, come vedremo nelle<br />
pagine che seguono....<br />
In generale la convinzione di<br />
Grodzinskiy è che un sistema<br />
per l’ascolto in cuffia deve poter<br />
suonare ogni genere di musica<br />
in maniera ottima, inclusa<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 37
SELECTOR<br />
Ebis arum intiber umenem rem lis<br />
moditaspero idi vitataq uaspelit lacea<br />
nonectem experup taturest, isciatintq<br />
uaspelit lacea nonectem experup taturest,<br />
isciatint<br />
la condizione, un po destabilizzare<br />
per “il club degli audiofili”,<br />
in portatilità e attraverso<br />
uno smartphone. In questo<br />
senso il fruitore ipotizzato per<br />
la linea heritage e bifronte: da<br />
un lato il giovane abituato ad<br />
un uso non rituale della musica<br />
ma che ha più cuffie e amplificatori<br />
ed è bene in grado di<br />
valutarne il valore intrinseco;<br />
dall’altro un consumatore di<br />
alto livello abituato al lusso<br />
e sensibile anche agli aspetti<br />
esteriori (si preoccupa molto<br />
dei dettagli, del design, della<br />
bellezza) di un prodotto. Una<br />
tenaglia insomma che sembra<br />
voler bypassare la figura tradizionale<br />
dell’audiofilo attraverso<br />
l’appartenenza ad una delicata<br />
terra di mezzo dove tutto<br />
può essere compromesso alto o<br />
insoddisfazione selettiva.<br />
Solo il tempo ci dirà se le scelte<br />
e le performance dei Klipsch<br />
Heritage sono in grado di superare<br />
le umerose idiosincrasie<br />
che caratterizzano il segmento<br />
più elevato del mercato.<br />
E sarebbe un bene…<br />
I mobili Boltz, in acciaio di alta qualità<br />
e lavorati nella massa, sono fabbricati<br />
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38 <strong>SUONO</strong> marzo 2017
SELECTOR SPECIALE KLIPSCH<br />
a cura della redazione<br />
CUFFIA<br />
Klipsch Digital HP-3<br />
Sconvolgere il segmento<br />
top di gamma, partendo<br />
quasi da zero non avendolo<br />
frequentato, almeno per il<br />
segmento delle cuffie. Ecco<br />
il regalo pensato al tempo<br />
del suo 70° anniversario<br />
che Klipsch si è concessa:<br />
ha messo su uno staff, ha<br />
ricercato i componenti a<br />
suo dire idonei e ha “sforntato”<br />
una cuffia originale<br />
sia nelle scelte tecniche che<br />
nell’estetica sonora. Si fregia<br />
del termine “Heritage”<br />
attingendo all’iconografia<br />
aziendale ma al di là delle<br />
furbizie del marketing un<br />
po’ delle radici dell’idea<br />
sonora del colonnello sono<br />
qui ravvisabili!<br />
In un catalogo di oltre 10<br />
modelli di cuffie, la HP-3<br />
tanto nel nome che nella<br />
sua essenza fa storia a se e non<br />
solo per il fatto di appartenere a<br />
una neonata serie heritage che,<br />
in certa misura, festeggia i 70<br />
anni di vita dell’azienda ed è il<br />
frutto di una lunga gestazione<br />
(l’idea nasce nel 2015). Solo con<br />
il modello Reference, peraltro<br />
una cuffia chiusa, Klipsch aveva<br />
affrontato il segmento che si<br />
suppone sia dedicato a chi ricerca<br />
un ascolto in cuffia di qualità<br />
più che in movimento (anche se,<br />
vedremo, l’argomento non<br />
è ininfluente nemmeno<br />
nel nuovo prodotto),<br />
sebbene con un<br />
modello entry<br />
level.<br />
La HP-3 è un<br />
salto verso<br />
l’alto, verso l’Olimpo delle<br />
cuffie dove, sebbene la maggior<br />
parte di queste ultime costi decisamente<br />
di più, la casa americana<br />
intende operare con questo<br />
modello e non di più, ritenendo<br />
già raggiunto il costo e le qualità<br />
top di questo segmento, anche<br />
perché il punto di partenza è<br />
perlomeno ardito: “Ci dicevano<br />
che 1.200 euro non era un<br />
prezzo sufficiente a garantire<br />
un’attenzione da parte di quel<br />
segmento definito delle cuffie<br />
audiofile ma noi non crediamo<br />
nella determinazione dei<br />
prezzi dei prodotti a priori per<br />
strappare i clienti. Abbiamo un<br />
modello standard, prendiamo il<br />
costo del prodotto, aggiungiamo<br />
un margine di profitto per<br />
pagare le persone che lavorano<br />
su di esso, e lo vendiamo ai<br />
clienti per il prezzo più basso<br />
che possiamo!”. Parola del responsabile<br />
del progetto Vlad<br />
Grodzinskiy che, proseguendo,<br />
diventa ancora più tranchant:<br />
“Nel segmento sopra i 1.000<br />
euro buona parte dei prodotti<br />
sono costruiti in modo peggiore<br />
di quelli che costano la metà.<br />
Ma come, spendo 1.000 euro e<br />
quello che ho in cambio è una<br />
cuffia di plastica che una volta<br />
collegata al computer<br />
probabilmente non<br />
sarà in grado<br />
di garantire<br />
un<br />
40 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
CUFFIA KLIPSCH DIGITAL HP-3<br />
PREZZO: € 1.499,00<br />
Peso: 440 g<br />
Distributore: Exhibo S.p.A.<br />
Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854 Vedano al Lambro ()<br />
Tel.039 4984.1<br />
www.exhibo.it<br />
Tipo: aperta Trasduttori: dinamici Impedenza (Ohm): 25 Sensibilità<br />
(dB): 98 Potenza (mW): 1800 Cavo: staccbile con doppio attacco da<br />
3,5 mm Auricolari: full range KG-520 da 52 mm di diametro Note: Nella<br />
confezione cavo da 1.37m e 2.5m, adattatore 1/4” e stad per cuffia<br />
Sono disponibili due<br />
set di cavi di diversa<br />
lunghezza pensati<br />
uno per un<br />
ascolto in<br />
movimento e<br />
l’altro per uso<br />
domestico, Oltre alla<br />
lunghezza del segmento<br />
generale, varia anche quella dei due<br />
collegamenti diretti ai padiglioni con il giunto<br />
in alluminio del collegamento a Y che si trova<br />
molto vicino al collo in un caso e quasi sul petto<br />
nell’altro.<br />
giusto livello di emissione per<br />
un ascolto piacevole?”.<br />
Così il primo dato da verificare<br />
riguarda proprio la costruzione<br />
della HP-3 dove viene utilizzato<br />
acciaio pressofuso, padiglioni<br />
in legno massiccio (nelle versioni<br />
in ebano, noce, o quercia)<br />
e pelle vera per la copertura<br />
dell’archetto e per i cuscinetti<br />
ma anche per la confezione,<br />
lussuosamente “impacchettata”<br />
in forma di scatola di legno<br />
e plexiglass che contiene la cuffia<br />
con un suo sostegno e due tipi<br />
di cavo (staccabili), uno dei due<br />
più lungo ma entrambi con jack<br />
da 3,5 mm più un adattatore.<br />
Il jack mono, uno per ogni padiglione, si innesta nella presa solidale all’archetto in modo<br />
da non sollecitare il padiglione e trasmettere rumori del cavo. È necessario pertanto<br />
portare i cavi dal connettore all’interno del padiglione attraverso il giunto forato ad<br />
hoc, ma le implicazioni costruttive di tale scelta hanno un impatto sulla usabilità e<br />
comodità del prodotto.<br />
Il tutto risulta molto robusto,<br />
con meccanismi precisi e che<br />
sembrano poter durare a lungo<br />
Questa scelta ricalca l’identificazione<br />
fatta dall’azienda dell’ipotetico<br />
fruitore, un consumatore<br />
comunque di qualità. Piuttosto<br />
colpisce che in termini di collegamento<br />
si sia preferito l’uso in<br />
mobilità a quello in bilanciato,<br />
pur nelle possibilità tanto della<br />
cuffia che dell’amplificatore a<br />
essa abbinata nella medesima<br />
serie. Un’interpretazione un po’<br />
al limite ma che indica le scelte<br />
seguite dalla casa...<br />
Assolutamente nel solco della<br />
tradizione Klipsch (e qui il<br />
termine Heritage è del tutto<br />
meritato) il sound della HP-3<br />
che va annoverata tra le cuffie a<br />
maggiore efficienza presenti sul<br />
mercato e garantisce innanzi<br />
tutto (è l’aspetto più appariscente<br />
all’ascolto) un punch e una<br />
velocità notevoli che rendono<br />
realistica ogni tipo di incisione.<br />
Il tutto senza rinunciare a una<br />
apprezzabile correttezza timbrica,<br />
sebbene la rappresentazione<br />
sonora sia leggermente<br />
enfatizzata agli estremi gamma<br />
(ma questa caratteristica viene<br />
ben bilanciata nell’utilizzo abbinato<br />
all’amplificatore della<br />
stessa serie). Va detto che questa<br />
lettura rock del contenuto<br />
musicale è estremamente attraente<br />
e veritiera (e si accetta<br />
il fatto che sia, minimamente,<br />
“sporca”): una volta provata la<br />
HP-3 tutte le altre cuffie, anche<br />
le più altolocate, sembrano damerini<br />
azzimati, educati ma con<br />
poca anima (e in fondo il soul è<br />
l’argomento centrale di questo<br />
numero di <strong>SUONO</strong>, no?)!<br />
Semmai le eventuali critiche possono<br />
essere concentrate sull’ergonomia<br />
(più che sul comfort)<br />
della cuffia che tende a “cappottare”<br />
mentre dal punto di vista<br />
dell’isolamento da e verso la cuffia<br />
la soluzione semi aperta scelta<br />
e il modo in cui è stata perseguita<br />
risultano ottimali. E così, senza<br />
impedimenti (da e verso l’esterno)<br />
si può pompare quanto si<br />
crede ed è un bell’andare!<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 41
SELECTOR SPECIALE KLIPSCH<br />
Il trasduttore da 52<br />
mm ha la membrana<br />
in biocellulosa con<br />
la sospensione<br />
molto cedevole<br />
e ricorda molto<br />
da vicino quella<br />
di un altoparlante<br />
tradizionale a lunga<br />
escursione.<br />
Le lamine sono fissate ai due<br />
archetti di sostegno dei padiglioni<br />
piroettanti che consentono la<br />
rotazione di oltre 90° per riporre<br />
la cuffia con i padiglioni poggiati<br />
sullo stesso piano.<br />
La regolazione dell’altezza<br />
avviene attraverso le due<br />
lamine metalliche che<br />
scorrono nell’archetto,<br />
abbastanza sottili ma<br />
robuste ed elastiche che<br />
contribuiscono alla tenuta<br />
in posizione della cuffia.<br />
I pad sono in pelle liscia che non aderisce<br />
alla testa e tende a far scivolare la cuffia<br />
anche in seguito a una distribuzione<br />
delle masse posta verso l’alto in seguito<br />
all’archetto, anch’esso massiccio e con un<br />
cuscinetto di appoggio in pelle liscia.<br />
SCELTE DI LUSSO<br />
La HP-3 utilizza un driver Foster da 50<br />
mm con la membrana in bio cellulosa<br />
impiegato in sistemi prevalentemente<br />
chiusi. Una configurazione che invece<br />
ricorda più da vicino è quella scelta da<br />
Audioquest per la Nighthawk in cui<br />
l’emissione posteriore dell’altoparlante<br />
è lasciata abbastanza libera da<br />
ostruzioni e compressioni. Il guscio è<br />
realizzato con un elemento unico in legno<br />
tornito dal pieno su cui sono state<br />
ricavate le sedi di ancoraggio delle viti<br />
e la grande apertura posteriore di decompressione.<br />
L’apertura è comunque<br />
leggermente occlusa da setti porosi<br />
tenuti in posizione da una crociera<br />
in legno e dalla doppia rete esterna<br />
a maglia larga e a maglia più stretta<br />
realizzata con fili in PVC. L’altoparlante<br />
è inserito in un supporto elastico in cui<br />
sono praticati fori di comunicazione fra<br />
la camera interna e quella antistante<br />
all’orecchio, anch’essi parzialmente<br />
ostruiti con parti di tessuto microporoso.<br />
Il padiglione è sorretto da un<br />
archetto in alluminio pieno incernierato<br />
sul supporto plastico in cui da un<br />
lato scorrono i cavi di collegamento in<br />
quanto il jack si innesta sull’archetto<br />
senza gravare sul padiglione e senza<br />
trasmettere attraverso il cavo rumori<br />
di alcun genere. Nonostante un’impostazione<br />
semiaperta, infatti, la cuffia<br />
risulta abbastanza isolata e insensibile<br />
a rumori indotti dall’esterno.<br />
42 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
SELECTOR SPECIALE KLIPSCH<br />
a cura della redazione<br />
AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />
Klipsch Digital Headphone amp<br />
L’Headphone Amp fa<br />
parte del “pacchetto” Heritage,<br />
studiato da Klipsch<br />
per nobilitare, ricercando<br />
un effetto iconico trainato<br />
dalla storia aziendale, i<br />
prodotti di massimo pregio<br />
dedicati all’ascolto in<br />
cuffia della casa americana.<br />
Operazione complicata<br />
perché al netto di quella<br />
“magia” che contraddistingue<br />
i prodotti simbolo, non<br />
è facile traslare la fama<br />
conquistata in un settore<br />
(i diffusori) in un altro che<br />
ne è, anche se ciò appare<br />
strano, soltanto lontano<br />
parente. Ci è riuscita la<br />
casa del Colonnello?<br />
Definirlo “amplificatore dedicato”<br />
proprio no, basterebbe<br />
la presenza del selettore<br />
che stabilisce il livello dell’impedenza<br />
(nella posizione Hi si<br />
ottiene un guadagno di 10 db<br />
del tutto inutile con una cuffia<br />
come la HP-3 dalle caratteristiche<br />
elettriche estremamente<br />
marcate). “Pensato per” o, meglio,<br />
“pensato con” sarebbe più<br />
giusto perché è indubbio che<br />
nel momento in cui si è deciso<br />
di affrontare il segmento alto<br />
della riproduzione in cuffia<br />
(2015) i due prodotti, ampli e<br />
cuffia, sono risultati perlomeno<br />
sinergici. Ovviamente, quindi,<br />
l’Headphone amp è in grado di<br />
interfacciarsi con la maggior<br />
parte delle cuffie in commercio<br />
e il trait d’union o addirittura<br />
l’elemento più caratterizzante<br />
della serie Heritage. Il vero<br />
rappresentante di questa sorta<br />
di modernariato in realtà è proprio<br />
lui: design, impiallacciatura<br />
in noce per il top e la base, tutti<br />
gli interruttori, le manopole e i<br />
comandi in alluminio<br />
pesante e anodizzato...<br />
Tutto per un effetto nostalgia<br />
che però inevitabilmente cozza<br />
con gli effetti della modernità.<br />
Così la macchina (che è un<br />
ampli cuffia, un DAC e può funzionare<br />
da pre Hi-Fi) annovera<br />
sul frontale la presenza di una<br />
serie di led che segnalano la<br />
frequenza di campionamento<br />
e tramite differenti colori, se si<br />
sta riproducendo un file PCM (in<br />
bianco) o DSD (in blu). Generalmente<br />
si sa quasi sempre quale<br />
file si vuole riprodurre e quasi<br />
mai cosa effettivamente accade<br />
nei vari passaggi ed eventuali<br />
ricampionamenti digitali! due<br />
i possibili collegamenti per la<br />
cuffia: un 4-pin XLR bilanciato<br />
e un tradizionale jack da 6.3<br />
mm Single Ended. Un selettore<br />
infine seleziona l’ingresso “Line”<br />
mentre l’amplificatore silenzia<br />
l’uscita cuffie e abilita l’uscita linea<br />
sul retro dell’amplificatore.<br />
Scorrendo inoltre l’interruttore<br />
sul retro dell’unità (da “Fixed” a<br />
“Va-<br />
riable”) si<br />
ottiene<br />
il controllo del guadagno<br />
attraverso la manopola del volume<br />
sulla parte anteriore.<br />
Alcune di queste soluzioni che<br />
tentano di evocare approcci full<br />
analog ottengono l’effetto di<br />
abbassare di fatto il valore percepito<br />
più del valore reale. È il<br />
caso dello chassis in alluminio<br />
spazzolato che ha un aspetto<br />
molto cheap, mal lavorato e con<br />
una superficie molto riflettente<br />
ma con segni importanti della<br />
spazzolatura: costoso e al tempo<br />
stesso di poco impatto estetico.<br />
Le levette di selezione, troppo<br />
lunghe e con troppa corsa quando<br />
poi la commutazione avviene<br />
tramite relè azionati da una unità<br />
logica, attivata dalle levette<br />
stesse. Solo la regolazione del<br />
livello del volume avviene in<br />
modo analogico tramite un potenziometro<br />
del volume azionato<br />
“a mano”: la sensazione della<br />
regolazione del livello è molto<br />
piacevole e restituisce quel rassicurante<br />
movimento preciso<br />
e leggermente frizionato di un<br />
tempo. Per tutte le altre regolazioni<br />
e commutazioni, è avvertibile<br />
in modo<br />
evidente una<br />
certa latenza fra<br />
l’azionamento e<br />
l’attivazione, sia<br />
per la scelta degli<br />
ingressi che<br />
per la scelta<br />
dell’uscita linea<br />
44 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />
KLIPSCH DIGITAL HEADPHONE AMP<br />
PREZZO: € 590,00<br />
Dimensioni: 20 x 5,8 x 14,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 0,77 Kg<br />
Distributore: Exhibo S.p.A.<br />
Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854 Vedano al Lambro ()<br />
Tel.039 4984.1<br />
www.exhibo.it<br />
Tipo: classe AB Potenza (W/Ohm): 0,5 su 16 Risp. in freq. (Hz): 20<br />
- 40.000, +0 / -0.1 dB THD (%): < 0.009 Ingressi: USB Type B, ottica, coassiale,<br />
RCA analogico Uscite: bilaciata e sbilanciata Impedenza cuffie:<br />
16, 32, 150, 300, 600; S/N (dB): 118 Note: convertitore D/A a bordo fino a<br />
192/24 e DSD 11,2M. Alimentatore separato.<br />
o per l’interfacciamento con<br />
l’impedenza alta o bassa della<br />
cuffia. In pratica, spostata la<br />
levetta, la commutazione avviene<br />
dopo un tempo lungo e con<br />
il click del relè. L’apparecchio<br />
non è dotato di telecomando o<br />
di altro sistema di controllo remoto<br />
anche se, ad eccezione del<br />
controllo del volume che non<br />
è di tipo motorizzato, tutte le<br />
funzioni di selezione sarebbero<br />
potute essere “telecomandabili”.<br />
Persino i due pannellini di chiusura<br />
in questo senso mostrano<br />
una filosofia “curiosa” in quanto<br />
si tratta di lastre in MDF molto<br />
sottili con tutte le superfici impiallacciate<br />
in legno: soluzione<br />
costosa, delicata e soggetta a<br />
mutazioni nel tempo, magari<br />
più stabile di un “massello” ma<br />
meno “concreta”.<br />
Per quanto riguarda invece le<br />
scelte nell’architettura circuitale<br />
colpisce il fatto che l’alimentazione<br />
esterna sia a 5VoltDC anche<br />
se all’interno troviamo un<br />
circuito DC-DC converter che<br />
dovrebbe innalzare la tensione<br />
a +/-15V. I risultati sono molto<br />
validi sia in termini di pulizia<br />
che di livello di uscita anche se le<br />
complicazioni conseguenti a tale<br />
scelta e anche un certo innalzamento<br />
dei costi fanno pensare<br />
che i requisiti di progetto fossero<br />
“altri” oppure che i progettisti<br />
siano partiti da un abbozzo sul<br />
quale hanno poi implementato<br />
quel che man mano veniva richiesto.<br />
Il livello di uscita molto<br />
alto consente comunque abbinamenti<br />
anche con cuffie poco sensibili<br />
e ad alta impedenza. Con il<br />
selettore posto nella posizione<br />
a basso guadagno comunque il<br />
livello di uscita rimane alto ma<br />
i risultati migliori si ottengono<br />
con la posizione ad alta uscita<br />
che restituisce un suono con<br />
più piglio e ritmo anche se in<br />
certi casi e certi abbinamenti la<br />
gamma media è più fluida nella<br />
soluzione a bassa uscita a condizione<br />
che la regolazione del<br />
volume non sia in prossimità<br />
del massimo. Gli abbinamenti,<br />
anche con cuffie molto differenti<br />
fra loro, hanno evidenziato una<br />
gran flessibilità dell’apparecchio<br />
che non mostra idiosincrasie e<br />
criticità, anzi: ad eccezione della<br />
lieve variazione timbrica in funzione<br />
della scelta del guadagno,<br />
non sembra risentire di variazioni<br />
importanti dell’impedenza<br />
di carico. L’abbinamento con la<br />
HP-3 mostra addirittura una sovrabbondanza<br />
di energia.<br />
Dal punto di vista sonoro va segnalata<br />
la particolare fisionomia<br />
dell’apparecchio che sembra enfatizzare,<br />
con tinte calde, la porzione<br />
centrale delle frequenze<br />
pur mantenendo la porzione più<br />
alta a fuoco e corposa ma non in<br />
primissimo piano mentre verso<br />
il basso si mantiene un’ottima<br />
articolazione ma non ci si spinge<br />
fino all’estremo gamma. In<br />
questo senso l’impronta sonora<br />
è speculare a quella della cuffia<br />
HP-3 saldandone l’abbinamento<br />
da un punto di vista elettivo. Le<br />
prestazioni del DAC sono adeguate<br />
alle scelte circuitali intraprese<br />
e forse anche qualcosa di<br />
più: utilizzando l’apparecchio<br />
in questo senso siete sicuri di<br />
TEST<br />
portare a casa una performance<br />
particolarmente soddisfacente.<br />
Buone anche le prestazioni<br />
dell’apparecchio utilizzato come<br />
pre: l’opzione dell’uscita preamplificata<br />
lascerebbe presupporre<br />
un eccellente abbinamento con<br />
diffusori amplificati che, però,<br />
con l’assenza di un telecomando<br />
potrebbero risentire in termini<br />
di usabilità.<br />
Nel complesso la valutazione<br />
dell’apparecchio deve tenere<br />
conto di due elementi decisivi. Il<br />
primo è l’eventuale abbinamento<br />
con la cuffia della stessa linea che<br />
crea un sistema particolarmente<br />
performante in relazione al costo<br />
complessivo dove le eventuali remore<br />
nell’abbinare una cuffia “di<br />
una classe in più” sono completamente<br />
annullate dalla prova dei<br />
fatti. L’altro è l’esame della classe<br />
di prezzo di appartenenza dove ci<br />
sono prodotti che probabilmente<br />
svolgono singolarmente ciascuna<br />
delle funzioni dell’Headphone<br />
amp in modo migliore ma se si<br />
esclude questo approccio selettivo<br />
e se parte o tutte le funzioni<br />
offerte (ampli cuffie, DAC, pre)<br />
sono utili e prevedibilmente utilizzabili,<br />
l’apparecchio si pone<br />
come una delle migliori scelte in<br />
merito, sia per le evidenze al banco<br />
di misura (ottimo il rapporto<br />
segnale rumore) che in termini<br />
di versatilità e qualità sonore...<br />
I connettori di ingresso<br />
digitali sono saldati sul<br />
circuito e posti nelle aperture<br />
sul pannello posteriore<br />
mentre i connettori RCA per<br />
l’ingresso linea e l’uscita pre<br />
sono fissati direttamente sul<br />
pannello con i cavi di segnale<br />
saldati al PCB. L’uscita è<br />
selezionabile fra fissa e<br />
variabile. L’alimentazione è<br />
a 5VDC da 4A.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 45
SELECTOR SPECIALE KLIPSCH<br />
Il DAC è un ESS SABRE<br />
ES9018K2M appartenente<br />
alla classe Reference<br />
pensato per applicazioni<br />
di livello auiophile in<br />
dispositivi portatili e a<br />
basso consumo. Supporta<br />
formati PCM a 384kHz a<br />
32 bit e DSD a 11,2 MHz.<br />
La sezione di alimentazione<br />
adotta sistemi di<br />
stabilizzazione e di<br />
separazione dalla rete<br />
tramite circuiti integrati<br />
di conversione DC-DC<br />
con benefici sia sulla<br />
riduzione del rumore<br />
indotto dall’esterno<br />
che sulla stabilità della<br />
tensione a prescindere da<br />
quella in ingresso da 12VDC.<br />
I due amplificatori integrati Texas<br />
TPA6120A2, indipendenti per<br />
l’uscita SE e quella bilanciata, sono<br />
implementati su un PCB indipendente con<br />
una piazzola maggiorata per lo smaltimento<br />
del calore e sono alimentati a tensione duale per<br />
consentire l’uscita a 6Vrms anche su carichi bassi.<br />
CUORE MODERNO<br />
Le dimensioni piuttosto contenute<br />
dell’apparecchio hanno reso necessaria<br />
un compattazione molto spinta<br />
dei circuiti e dello chassis. Tuttavia, il<br />
corpo portante è costituito da un profilo<br />
estruso in allumino a sezione rettangolare<br />
con i supporti integrati sul quale<br />
sono state realizzate le aperture delle<br />
connessioni sul retro e dei comandi sul<br />
frontale. I PCB interno sono fissati ai<br />
supporti laterali e in un certo sospesi<br />
e collegati a loro volta ai connettori da<br />
pannello o ai connettori da stampato<br />
collegati a loro volta su piccoli PCB di<br />
scambio. La parte superiore e quella<br />
inferiore sono chiuse da due pannelli<br />
in MDF molto sottile impiallacciato in<br />
legno su tutte le facce.<br />
Sul PCB principale è presente la sezione<br />
più delicata del sistema, quella di<br />
alimentazione, cui fa capo un convertitore<br />
DC-DC TPS6 5131 della Texas che<br />
fornisce una tensione di uscita duale<br />
regolabile fino a +/-15VDC a partire<br />
da una tensione singola che parte da<br />
un minimo di 2.7 VDC a 5.5 VDC. In<br />
questo modo è stato possibile usare<br />
un alimentatore standard a +5VDC e<br />
isolare completamente il sistema dalla<br />
rete con un convertitore DC-DC e una<br />
batteria di condensatori in una sorta di<br />
pila virtuale a monte dell’apparecchio.<br />
Il ricevitore degli ingressi digitali è un<br />
PCM9211 con il DAC ESS ES9018K2M<br />
mentre l’USB è affidata ad un Xmos.<br />
46 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
SELECTOR<br />
di Nico Candelli<br />
L’accoppiata totale<br />
Ci sono amori a prima vista e passioni che maturano più lentamente (e spesso sono le più durature)<br />
ma comunque in Hi-Fi solo con l’uso si apprezzano le straordinarie capacità delle fuoriserie che a<br />
volte ci capitano tra le mani.<br />
Distributore: MPI ELECTRONIC SRLVia De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI) - Tel. 02 9361101 - Fax 02 93562<br />
Negli anni Ottanta la<br />
Celestion presentò un<br />
diffusore mid size dalle<br />
indubbie qualità: si trattava<br />
del modello SL 6 (quello con il<br />
tweeter in rame); successivamente<br />
si aggiunse il più performante<br />
Celestion 600 del quale,<br />
nella ultima versione “Si”, posseggo<br />
ancora una coppia, usata<br />
di rado ma ancora in grado di<br />
darmi molte soddisfazioni, soprattutto<br />
nella zona media, con<br />
sonorità vicine a un pannello<br />
elettrostatico. Eppure all’epoca,<br />
nei negozi in cui questi<br />
diffusori erano disponibili, in<br />
virtù di una bassa efficienza,<br />
un suono tendente leggermente<br />
allo scuro, in commutazione<br />
con altri diffusori anche<br />
di qualità più modesta ma<br />
dal suono più brillante dove<br />
la scena sonora era proiettata<br />
più in avanti, quei diffusori<br />
venivano snobbati dai molti<br />
ascoltatori presenti. Una volta<br />
a casa, però, i diffusori si prendevano<br />
la loro rivincita: dopo<br />
aver assimilato le loro doti<br />
di grande musicalità, messi<br />
a confronto con diffusori dal<br />
costo simile e anche superiore<br />
vincevano su tutto, in pulizia,<br />
in micro e macro contrasto e<br />
soprattutto in magia di ascolto!<br />
Quell’esperienza mi ha fatto<br />
venire in mente il DirectStream<br />
DAC, il convertitore della<br />
PS Audio che, con modalità<br />
diverse, in negozio si comporta<br />
quasi allo stesso modo dei<br />
Celestion. Un livello di uscita<br />
basso (6 db meno della media)<br />
e un suono straordinariamente<br />
naturale, privo di fuochi di<br />
artificio, in un confronto poco<br />
attento e veloce possono segnare<br />
il passo rispetto ad altri<br />
ottimi convertitori ma dal suono,<br />
diciamo, più “ digitale “.<br />
Una volta a casa, però, dopo<br />
un breve periodo di rodaggio<br />
si crea un feeling particolare<br />
con l’ascoltatore e man mano<br />
che si va avanti negli ascolti<br />
si scoprono sonorità di una<br />
tessitura straordinaria, una<br />
grande ricchezza di informazioni,<br />
una precisione timbrica<br />
sicuramente ai livelli massimi,<br />
soprattutto con l’apparecchio<br />
dotato dell’ultimo firmware<br />
disponibile “Red Cloud” (per<br />
questo un grazie a Ted Smith<br />
che a ogni aggiornamento regala<br />
apprezzabili miglioramenti...).<br />
Normalmente utilizzo il DirectStream<br />
DAC sia con un<br />
lettore Teac VRDS che con un<br />
Marantz 94 mk2 (di cui ovviamente<br />
utilizzo solo la meccanica)<br />
oltre che con un computer<br />
ASUS con Jriver 24 per l’ascolto<br />
della musica liquida. Con<br />
questa “formazione” il suono<br />
prende nuova vita. Perfetta la<br />
collocazione degli strumenti<br />
posizionati in un palcoscenico<br />
virtuale ampio e ben delineato,<br />
la parte bassa riproposta<br />
in modo superbo, intellegibile<br />
con una grande capacità di<br />
dare colore, presenza, precisione<br />
e soprattutto grande pulizia<br />
per tutti quegli strumenti che<br />
orbitano in quell’area portando<br />
il suono a livelli decisamente al<br />
top. Le voci, poi, sia maschili<br />
che femminili, sono eccellenti,<br />
mai una brillantezza di troppo,<br />
48 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
ESPERIENZE SUL CAMPO: PS AUDIO DIRECSTREAM MEMORY PLAYER E DAC<br />
Meccanica PS Audio DirectStream Memory Player<br />
Prezzo: € 9.000,00<br />
Dimensioni: 43,1 x 9,5 x 35,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 12 Kg<br />
www.mpielectronic.com<br />
Tipo: doppio laser per lettura CD, DVD e SACD con supporto a: AVCHD,<br />
HRx, SACD, CD, CD-R/RW, DVD±R/RW, DVD±R DL Caricamento: frontale<br />
con vassoio Uscite: AES/EBU, 3 x coax, 3 x IIS Note:supporto a formati<br />
FLAC, APE, WMA, MP3, M4A, AAC, DTS, AC3, WAV, DSF, MKA, PCM, OGG<br />
contenuti nel disco ottico o nella memoria di massa collegabile alla presa<br />
USB frontale.<br />
(Provato su <strong>SUONO</strong>: N.519 del 09/2017)<br />
il tutto virato verso un timbro<br />
molto naturale con una grande<br />
ricostruzione olografica. Tutti<br />
gli strumenti, poi, godono<br />
di un buio da primato, segno<br />
che il rumore digitale è stato<br />
portato a livelli molto bassi.<br />
Questo fa si che, se durante<br />
l’esecuzione c’è una breve<br />
pausa tra una nota e l’altra, si<br />
ha la sensazione che manchi<br />
il collegamento tra diffusori e<br />
amplificatore. Ma il bello viene<br />
durante i pianissimi, dove<br />
tante piccole informazioni di<br />
ambienza vengono fuori e vanno<br />
a ricollocarsi nel posto giusto<br />
del palcoscenico virtuale,<br />
donando un effetto presenza,<br />
ampiezza, profondità e collocazione<br />
degli strumenti da primato.<br />
Con il CD Fonè Icon Of<br />
Music, ad esempio, tra il primo<br />
e il secondo brano c’è una<br />
pausa di 5 o 6 secondi dove i<br />
musicisti riposizionano i loro<br />
strumenti creando inevitabili<br />
rumori. Un convertitore tradizionale<br />
questi passaggi li fa<br />
comunque sentire e, anzi, direi<br />
che li evidenzia in maniera<br />
marcata; il DirectStream DAC,<br />
invece, grazie alle sue notevoli<br />
doti di estrarre tante micro<br />
informazioni e riverberi, fa<br />
si che questi “rumori” siano<br />
perfettamente ricollocati nel<br />
palcoscenico in modo da sembrare<br />
più reali, più palpabili e<br />
soprattutto più convincenti.<br />
Molti affermano che questo<br />
convertitore si discosta dal<br />
suono digitale, risultando più<br />
simile al suono analogico. Di<br />
certo la sua natura è più vicina<br />
al suono analogico ma direi che<br />
ha una forte personalità fatta<br />
di grande sonorità e una naturalezza<br />
al top.<br />
Sempre alla ricerca di miglioramenti<br />
sono riuscito a mettere<br />
le mani sull’ultimo lettore<br />
Ps Audio, il Memory Player,<br />
sebbene i risultati raggiunti<br />
dal DirectStream DAC in accoppiata<br />
con le mie fonti di<br />
lettura erano tali e tanti (e il<br />
suono mi appagava a pieno)<br />
che il mio interesse verso questo<br />
lettore era più una curiosità<br />
che un’esigenza. Questo,<br />
almeno, quanto la logica lasciava<br />
supporre ma, come si<br />
sa, in Hi-Fi mai dare qualcosa<br />
per scontato! Non appena<br />
collocato il Memory Player nel<br />
mio sistema e ascoltato il primo<br />
CD che mi è capitato tra le<br />
mani, ecco una doccia fredda<br />
per me e il mio set-up e la nascita<br />
dei tipici dubbi: forse il<br />
nuovo collegamento più performante<br />
“I2S” mette in vantaggio<br />
il Memory rispetto al<br />
collegamento SPDF utilizzato<br />
per i miei apparecchi? Per correttezza<br />
di confronto ricollego<br />
l’apparecchio via “SPDF” e<br />
riprovo. Nulla da fare: le mie<br />
fonti sono sottotono, il confronto<br />
non regge. Non mi pare<br />
possibile invece un confronto<br />
diretto con il suono del computer<br />
perché lo stesso è collegato<br />
al DAC attraverso la presa USB.<br />
Nel computer però ho diversi<br />
file FLAC ad alta risoluzione e,<br />
per farne un confronto, potrei<br />
Il collegamento elettivo I2S si è dimostrato estremamente performante sia nel test (<strong>SUONO</strong> 519 - settembre 2017) che nell prova sul campo...<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 49
SELECTOR<br />
Su <strong>SUONO</strong> n.519 (settembre 2017) il confronto tra DirectStream e DirectStream Junior, una soluzione quest’ultima che preserva gran parte della “magia” del sistema<br />
farne una copia su un CD in<br />
modo da far leggere gli stessi<br />
dati anche dal Memory (legge<br />
anche i dati!) sebbene, a causa<br />
della bassa capienza del supporto,<br />
sarei probabilmente costretto<br />
a comprimerli…<br />
Convertitore PS Audio DirectStream<br />
Prezzo: € 8.500,00<br />
Dimensioni: 43 x 10 x 36 cm (lxaxp)<br />
Peso: 13,5 Kg<br />
Provo allora a trasferirli, in relazione<br />
alla grandezza del file,<br />
su un DVD o su un Blu-Ray e<br />
vediamo cosa ne viene fuori.<br />
Il Memory Player accetta tutti<br />
questi supporti e, soprattutto,<br />
in un confronto alla pari<br />
Sistema di conversione: DSD Sovracampionamento: 10xDSD -<br />
20xDSD (new firmware) Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000 +/- 0.25dB THD<br />
(%): 0.03 Ingressi digitali: XLR, RCA, TosLink, USB asincrono 24/192 e DSD<br />
DoP, due I2S Uscite analogiche: 2 RCA (low 1.41V/100 Ohm e high 2.81/100<br />
Ohm) 2 XLR (low 3.15V/200 Ohm e high 5.3V/200 Ohm) Note: Display touch<br />
screen. Telecomando. Modulo di rete Bridge II opzionale 1.500 euro installabile<br />
nello slot.<br />
(Provato su <strong>SUONO</strong>: N.519 del 09/2017)<br />
tra i dati trasmessi al convertitore<br />
dal computer e gli stessi<br />
trasmessi dal Memory Player<br />
via DVD, Blu-Ray o anche CD<br />
stessi ( se la capienza lo permette<br />
) non c’è storia: il lettore<br />
suona di tutto e di più a livello<br />
fantastico! E ho l’impressione<br />
che una perfetta sinergia con il<br />
DirectStream DAC porti le due<br />
macchine davvero ai massimi<br />
livelli oggi disponibili. Così,<br />
come sempre accade quando<br />
la qualità di riproduzione è superlativa,<br />
continuo la mia carrellata<br />
di ascolti inserendo nel<br />
Memory alcuni Blu-Ray audio<br />
della L2 e NAXOS. Risultato<br />
eccezionale. Ho inserito anche<br />
alcuni Blu-Ray video e il<br />
risultato sonoro è altrettanto<br />
magnifico.<br />
E i SACD? Manco a parlarne.<br />
E per concludere riproduce<br />
perfettamente anche file<br />
compressi e non, inseriti in<br />
una pen-drive. Ma quello che<br />
più mi colpisce è la riproduzione<br />
dei CD: il livello qualitativo<br />
con cui vengono riprodotti<br />
è tale che stento a distinguerli<br />
da quelli ad alta risoluzione<br />
e questa è una cosa fantastica,<br />
anche perché se la lettura<br />
dei supporti ad alta risoluzione<br />
è un importante a tout, è il CD<br />
che fa la parte del leone perché<br />
nel panorama digitale è<br />
questo il supporto preponderante,<br />
con una disponibilità di<br />
musica praticamente illimitata.<br />
È quindi bello sapere che<br />
il Memory riesca a ottenere il<br />
massimo dai CD garantendo<br />
un livello qualitativo confrontabile<br />
direttamente con i più<br />
performanti Hi-Res, assolutamente<br />
limitati nella scelta.<br />
Riscoprire nuove frontiere di<br />
ascolto di tutta la discografia<br />
CD, SACD, Blu-Ray e Hi-Res<br />
in mio possesso è stata davvero<br />
una meravigliosa esperienza.<br />
Certo il prezzo dell’accoppiata<br />
meccanica + DAC della<br />
casa americana non è proprio<br />
economico ma queste macchine<br />
rivaleggiano con i migliori<br />
due telai presenti sul mercato,<br />
anche con quelli molto più<br />
costosi, con il plus impagabile<br />
del costante aggiornamento<br />
“gratuito” delle due macchine<br />
e, non ultima, la possibilità di<br />
riprodurre praticamente tutti i<br />
supporti oggi disponibili.<br />
Se poi la spesa è davvero troppo<br />
onerosa, è possibile e interessante<br />
risparmiare sensibilmente<br />
un po’ di denaro acquistando<br />
il DirectStream Junior,<br />
che utilizza la stessa tecnologia<br />
e gli stessi aggiornamenti<br />
di firmware ed è in parte sovrapponibile<br />
dal punto di vista<br />
sonico al fratello maggiore.<br />
50 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
SELECTOR<br />
di Carlo D’Ottavi<br />
FONORILEVATORE<br />
Soundsmith Strain Gauge e SG 210<br />
Un artigiano, un artigiano<br />
“puro” come pochi<br />
ne sono rimasti ma anche<br />
qualcuno con una “meravigliosa<br />
idea per la testa”.<br />
Così Peter Ledermann dal<br />
suo piccolo è riuscito a offrire<br />
un punto di vista inedito<br />
nella lettura analogica,<br />
settore che si presta alle<br />
performance anche delle<br />
piccole realtà, se passione,<br />
genialità e un pizzico<br />
di follia le pervade. Non<br />
per tutti, anzi per pochi<br />
ma ecco il primo prodotto<br />
che ha fatto strike assoluto<br />
sulle pagine di <strong>SUONO</strong>!<br />
Uno dei due costruttori di<br />
fonorivelatori americani,<br />
curiosamente Soundsmith<br />
ha sede a New York come<br />
il suo omologo (Grado) e la medesima<br />
dimensione di carattere<br />
artigianale, legata all’estro del<br />
suo creatore Peter Ledermann.<br />
Inizialmente, alla fine degli anni<br />
Sessanta, si tratta di un’officina<br />
audio che progetta e sviluppa<br />
dispositivi elettronici conto terzi;<br />
la decennale collaborazione<br />
con IBM porta Ledermann ad<br />
acquisire specifiche conoscenze<br />
nel campo dei semiconduttori.<br />
Poi, a partire dal 1991, Ledermann<br />
si dedica totalmente<br />
alla Soundsmith, producendo<br />
soprattutto fonorilevatori, un<br />
campo nel quale si dimostra particolarmente<br />
abile e originale per<br />
le scelte tecnologiche intraprese.<br />
Il grosso della sua produzione<br />
si basa su modelli ferro mobili<br />
i quali, avendo sia le<br />
bobine elettriche che i<br />
magneti<br />
fissi, sfrutta il movimento del<br />
cantilever metallico all’interno<br />
del campo elettromagnetico per<br />
modulare l’intensità della tensione<br />
elettrica. Uno dei vantaggi<br />
di questa soluzione è proprio<br />
l’equipaggio mobile, costituito<br />
solo da stilo e cantilever e quindi<br />
molto leggero, che favorisce una<br />
elevata tracciabilità, prontezza<br />
di risposta e smorzamento. Dal<br />
2000, inoltre, Ledermann ha cominciato<br />
a sviluppare un nuovo<br />
sistema di lettura analogica basata<br />
sulla tecnologia degli estensimetri<br />
chiamati Strain Gauge.<br />
Un fonorivelatore di questo<br />
tipo non genera corrente ma è<br />
un resistore variabile. Meccanicamente<br />
lo stilo è collegato a<br />
due cristalli in silicio; a causa del<br />
movimento dello stilo nel solco<br />
del disco uno dei due elementi è<br />
compresso e l’altro subisce un’estensione.<br />
Di fatto il sistema si<br />
comporta come una resistenza<br />
elettrica variabile a seconda di<br />
quanto si allungano e si accorciano<br />
i due elementi in silicio.<br />
Se facciamo attraversare questa<br />
resistenza da una determinata<br />
corrente, fornita da uno specifico<br />
pre-phono, questa verrà<br />
modulata in funzione delle sollecitazioni<br />
meccaniche, dovute al<br />
movimento dello stilo, alle quali<br />
è sottoposto l’estensimetro. Di<br />
fatto il sistema SG è sensibile<br />
all’ampiezza del segnale registrato<br />
e non alla velocità con<br />
cui il segnale viene inciso. Così<br />
se i tradizionali sistemi di lettura,<br />
siano MM, MC o FM, sono<br />
sensibili alla velocità e quindi<br />
necessitano di un pre-phono<br />
che comprenda una curva RIAA<br />
inversa che compensi quella seguita<br />
per incidere il disco, il prephono<br />
Soundsmith abbinabile a<br />
questo tipo di fonorilevatore non<br />
ha bisogno di questo circuito!<br />
Nella realtà la curva RIAA prevede<br />
per le frequen- z e<br />
medie, dai 500<br />
a i<br />
Prezzo: € 11.995,00<br />
Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
FONORILEVATORE SOUNDSMITH STRAIN GAUGE E SG 210<br />
Tensione di uscita (mV): fissa 0,775, variabile fino a 3,6 Forza di<br />
appoggio (g): 2,3 Stilo: Conical Elliptical Shibata Contact Line O.C. /<br />
cantilever in rubino Impedenza di carico (Ohm): 600 Note: sistema<br />
costituito da fonorilevatore Strain Gauge e pre-phono SG-210 con<br />
uscite linea fissa e variabile. Stilo sostituibile anche con altri modelli<br />
52 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
2100 Hz, e per quelle inferiori<br />
ai 50 Hz, una zona ad ampiezza<br />
costante. I primi tentativi fatti<br />
da Soundsmith per superare<br />
questo problema richiedevano<br />
complessi circuiti di compensazione<br />
ma l’aggiunta di<br />
circuiti al percorso del segnale<br />
non è l’ideale. Per Soundsmith<br />
l’udito umano è molto più tollerante<br />
verso gli errori di lettura<br />
in ampiezza rispetto agli errori<br />
temporali, quindi l’intervento<br />
di correzione delle imprecisioni<br />
sopra accennate è stato minimizzato<br />
senza alcun circuito<br />
aggiuntivo lungo il percorso del<br />
segnale (anche se il costruttore<br />
non ci dice come...). In sostanza<br />
un sistema di lettura analogica<br />
Strain Gauge prevede un fonorilevatore<br />
con equipaggio mobile<br />
di minime dimensioni e massa,<br />
dunque con gli stessi vantaggi<br />
dei modelli ferro mobile, abbinato<br />
a un circuito di preamplificazione<br />
phono della massima<br />
semplicità comprendente due<br />
generatori di tensione separati<br />
per fornire il segnale necessario<br />
all’estensimetro e un circuito<br />
di rilevamento e correzione del<br />
segnale. Il segnale in uscita può<br />
essere collegato a un ingresso<br />
linea di un amplificatore. Se si<br />
usa un pre phono SG 210, come<br />
nel nostro caso, si può scegliere<br />
tra l’uscita fissa e quella variabile<br />
utile nel caso di collegamento<br />
diretto a un amplificatore di potenza.<br />
Da segnalare che Strain<br />
Gauge è realizzato in modo tale<br />
da rendere sostituibile lo stilo.<br />
Sono disponibili ben cinque sistemi<br />
stilo/cantilever diversi che<br />
si possono montare sullo stesso<br />
fonorilevatore. Quello montato<br />
di serie è del tipo Nude Contact<br />
Line montato su cantilever in rubino;<br />
il più costoso SGS-6 ha un<br />
profilo diverso chiamato Nude<br />
Optimized Contour Contact Line<br />
e ci sono anche quelli per i 78<br />
giri e a profilo conico per registrazioni<br />
monofoniche vintage.<br />
Il montaggio e il set-up del fonorilevatore<br />
nello shell è del<br />
tutto simile ma presenta alcune<br />
difficoltà. L’attenzione deve<br />
essere massima considerato<br />
il fatto che non viene fornito<br />
nessun elemento di protezione<br />
dello stilo. Lo stilo può essere<br />
preventivamente smontato dal<br />
corpo del fonorilevatore tramite<br />
una micro vite posta tra i puntali<br />
di collegamento del segnale. Nei<br />
primi modelli il supporto dello<br />
stilo era tenuto solidale magneticamente<br />
al corpo, in seguito si<br />
è aggiunta una vite per meglio<br />
tenere assieme le due parti stilocorpo.<br />
Lo stilo, molto piccolo e<br />
sottile, è piazzato in posizione<br />
molto arretrata rispetto al corpo<br />
del fonorilevatore. Questo<br />
comporta una sua scarsa visibilità<br />
e notevoli difficoltà ad<br />
allinearlo nella griglia di una<br />
dima. La forma squadrata dell’SG<br />
in compenso aiuta a trovare<br />
il suo giusto allineamento. Due<br />
micro file verticali di led, poste<br />
sul frontale del corpo metallico<br />
della SG, aiutano a controllare<br />
la perfetta verticalità del sistema<br />
montato, angolo di azimuth<br />
a 90°. Una volta effettuate tutte<br />
le connessioni, per ultima quella<br />
dei due trasformatori alla presa<br />
di rete a muro, si accenderanno<br />
i due led, uno verde e uno rosso,<br />
che segnalano il corretto funzionamento<br />
dell’SG-210. Alzata la<br />
levetta di sinistra si accendono i<br />
led blu del fonorilevatore e quello<br />
arancio asservito al mute. La<br />
funzione di silenziamento Mute<br />
può essere abilitata o meno tramite<br />
lo switch posto a destra del<br />
controllo di volume. In posizione<br />
On funziona automaticamente<br />
e solamente quando si pone lo<br />
stilo sul disco si disattiva dopo<br />
mezzo secondo e il led passa da<br />
arancio a blu per attivarsi nuovamente<br />
quando si alza lo stilo.<br />
Switchando il selettore di muting<br />
su Off rimane in funzione un<br />
altro tipo di mute che potremmo<br />
definire di sicurezza; entra<br />
in funzione quando il segnale<br />
viene a mancare per qualche<br />
problema, tipo falsi contatti tra<br />
fonorilevatore e/o cavo phono,<br />
per esempio.<br />
Come detto l’SG-210 ha due<br />
uscite RCA: una fissa e l’altra<br />
variabile. All’ascolto si nota<br />
come quella fissa, bypassando<br />
il controllo di volume, fornisca<br />
un suono più trasparente, con<br />
un’immagine meglio definita e<br />
dovizia di particolari ancora più<br />
accentuata. Nel caso “peggiore”,<br />
cioè utilizzando il volume dell’SG-210,<br />
si registra un leggero<br />
appannamento, ma le differenze<br />
sono davvero minime perché la<br />
qualità della riproduzione è davvero<br />
altissima. Piuttosto l’utilizzo<br />
dell’uscita variabile può essere<br />
utile con quei pre che hanno<br />
una bassa sensibilità<br />
d’ingresso e che possono gradire<br />
un segnale più elevato dal<br />
pre-phono. Insomma ci si può<br />
divertire con tutte le variabili<br />
d’uso di questo sistema!<br />
Una delle prime cose che colpisce<br />
del sistema è la sua silenziosità:<br />
senz’altro l’SG di Soundsmith è<br />
uno dei sistemi più silenziosi che<br />
ci sia mai capitato di ascoltare.<br />
Nessun ronzio, nessun rumore<br />
di circuito, e il sistema di muting<br />
che taglia completamente il<br />
segnale quando la cartuccia non<br />
sta suonando funziona perfettamente.<br />
Ovvio che questo non<br />
significa che questa silenziosità<br />
elimini gli scricchioli e i rumori<br />
dovuti a graffi o sporcizia nei<br />
solchi ma il livello così basso<br />
ottenibile in assenza di segnale<br />
non fa che aumentare la sensazione<br />
di dinamica e nettezza dei<br />
suoni registrati. In altre parole,<br />
trasparenza, immagine tridimensionale,<br />
risoluzione sono<br />
rese tutte al meglio. Non è caldo<br />
e non “romanticizza” nessuna<br />
parte degli alti o dei medio alti.<br />
Tutte le informazioni musicali<br />
dal disco fluiscono senza produrre<br />
enfatizzazioni nelle ottave<br />
superiori tipiche di molte bobine<br />
mobili che cercano di essere<br />
ultra estese.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 53
SELECTOR<br />
Il corpo della testina è ricavato da un blocco<br />
unico di alluminio fresato e lavorato in cui<br />
sono state ricavate le sedi dei componenti e<br />
gli innesti per la sostituzione dello stilo. I led<br />
indicano la presenza dell’alimentazione. La<br />
massa complessiva oltrepassa di poco i 10g.<br />
Gli Strain Gauge, alla base del<br />
funzionamento del trasduttore,<br />
sono installati su due supporti<br />
immediatamente sopra il cantilever e<br />
coperti con un coperchio in alluminio<br />
molto spesso.<br />
FUORI DAL CORO<br />
Fonorilevatori e amplificatori<br />
fono in genere vengono pensati<br />
e progettati quasi mai uno in funzione<br />
dell’altro, anzi! In passato<br />
son stati definiti dei parametri<br />
standard di riferimento per l’interfacciamento<br />
elettrico degli<br />
apparecchi e poi, i prodotti si costruivano<br />
cercando di rispettare<br />
tali standard.<br />
Invece, è evidente che tali standard<br />
non sono sufficienti ed è<br />
per questo, che “empiricamente”<br />
si testano sul campo gli interfacciamenti<br />
migliori. Eppure, un<br />
sistema “all in one viene” sempre<br />
visto con diffidenza. In questo<br />
caso, si tratta di un sistema che<br />
non si basa su alcuno standard<br />
se non quello del livello di uscita<br />
che, stranamente è stato fissato<br />
dal costruttore a 0,775 Volt, effettivamente<br />
un po’ basso rispetto<br />
alla norma. Il cuore del sistema<br />
quindi non è tanto la testina<br />
quanto l’apparato elettronico<br />
che invia e preleva la tensione<br />
di riferimento.<br />
La realizzazione appare estremamente<br />
artigianale con componenti<br />
che sembrano far parte<br />
di altre apparecchiature e utilizzati<br />
come infrastruttura. Alcune<br />
sezioni del circuito sono molto<br />
curate con componenti scelti e<br />
isolamenti in mumetal ma altre,<br />
come ad esempio la sezione di<br />
preampllificazione variabile, appaiono<br />
estremamente minimali<br />
e posticce.<br />
Inoltre l’aria, la vita e l’eccitazione<br />
musicale sono davvero eccezionali<br />
in tutta la gamma media e<br />
alta. Se nella riproduzione sonora<br />
hai sempre desiderato le ottave<br />
superiori lisce e la vita e l’energia<br />
dinamica, il sistema Soundsmith<br />
rappresenta davvero un punto di<br />
arrivo. Ottimo con qualsiasi genere<br />
musicale, l’impressione è<br />
che dia il meglio nel riprodurre<br />
strumenti acustici naturali come<br />
i legni, gli archi, gli ottoni e le voci<br />
femminile e maschile arrivano<br />
con un realismo eccezionale.<br />
Questo fa anche la differenza con<br />
gli strumenti “difficili”. Lo stesso<br />
clavicembalo, che spesso tende a<br />
indurirsi nei sistemi più radiografanti,<br />
in questo caso risulta<br />
molto musicale. Davvero eccitante<br />
è l’ascolto della grande orchestra<br />
sinfonica dove Soundsmith<br />
produce uno dei più dettagliati<br />
e tridimensionali palcoscenici<br />
sonori che rivela tutti i dettagli<br />
dei soliti sforzi in studio. Ottimo<br />
il lavoro di rivelazione del palcoscenico<br />
sui vecchi dischi RCA,<br />
Everest e altri dischi classici che<br />
utilizzavano tecniche di mixaggio<br />
più semplici. Il fonoriveltore non<br />
aggiunge ciò che non c’è e molti<br />
dischi analogici sono solo bidimensionali.<br />
Con buoni LP tuttavia la combinazione<br />
di dettagli, dinamica di<br />
basso livello, gamma dinamica<br />
complessiva e timbro naturale,<br />
può essere straordinariamente<br />
rivelatrice. Il Soundsmith mostra<br />
che un LP correttamente masterizzato<br />
e una registrazione digitale<br />
ottenuta dagli stessi nastri master<br />
originali possono essere notevolmente<br />
simili. Con i migliori<br />
LP, Soundsmith mantiene le cose<br />
competitive con le migliori ver-<br />
54 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST SOUNDSMITH STRAIN GAUGE E SG 210<br />
Il segnale per la sezione<br />
variabile viene prelevato<br />
all’uscita fissa con due cavi<br />
coassiali collegati a loro<br />
volta ad un potenziometro<br />
ALPS e con un ulteriore<br />
buffer di uscita realizzato<br />
con un OPA2227.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO.................... 3<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ................................ 3<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA......................... 3<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA................... 3<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ.................. 3<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE............................ 3<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE........................... 3<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI........................................ 3<br />
9 VELOCITÀ................................................................ 3<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 3<br />
11 FREQUENZE ALTE.................................................... 3<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE..................................... 3<br />
13 FREQUENZE BASSE.................................................. 3<br />
14 TIMBRICA................................................................ 3<br />
15 COERENZA............................................................... 3<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE................................... 3<br />
Il contenitore è di tipo standard<br />
con due gusci in alluminio che<br />
si innestano a scorrimento l’uno<br />
nell’altro. Il contenitore è inserito<br />
in un involucro in MDF impiallacciato.<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />
Unico, ardito e al limite del talento che però<br />
deve fari i conti con una realizzazione al limite<br />
del prototipo di “fortuna”. Al limite dell’inaccettabile<br />
per un prodotto “ufficiale” a prescindere<br />
dalla classe di prezzo.<br />
L’apparecchio viene alimentato con<br />
due unità “vintage” Andrew AD-<br />
2430B da 24VDC ciascuna con presa<br />
a muro per ottenere una tensione<br />
duale in tutto l’apparecchio..<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Una marcia in più in termini di abbinamento<br />
con bracci e giradischi ma ancor di più con i<br />
vari“generi musicali”. Il pre merita di meno...<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Il prodotto risponde magnificamente a molti<br />
bisogni del “vinilista” che tanti altri costruttori<br />
nemmeno intuiscono.<br />
sioni in digitali, in qualunque<br />
formato siano prodotte. L’estensimetro<br />
Soundsmith funziona<br />
molto bene anche dalla gamma<br />
media fino ai bassi più profondi.<br />
Non ha problemi a riprodurre,<br />
senza distorsioni, la dinamica e i<br />
bassi più profondi. Ascoltate l’entrata,<br />
prima in sottofondo e poi<br />
più imperiosa, dell’organo nella<br />
Sinfonia n.3 di Saint Saens, che<br />
si diffonde per tutto lo spazio a<br />
disposizione, oppure il Respighi<br />
nei suoi Pini o Belkis la Regina di<br />
Saba (RR magistrali). Si tratta di<br />
uno dei pochi sistemi analogici<br />
che valga la pena di ascoltare a<br />
lungo e con attenzione, non solo<br />
per la sua qualità assoluta ma<br />
per il modo con cui la traduce in<br />
sonorità veramente spettacolari<br />
quanto originali. Rapporto qualità<br />
prezzo?<br />
Possiamo cavarcela vigliaccamente<br />
con la frase che stiamo<br />
parlando di oggetti per i quali il<br />
costo non è il primo obiettivo. È<br />
chiaro che si tratta di una dream<br />
car o di un orologio di lusso ma,<br />
almeno in questo caso, possiamo<br />
parlare di un sistema davvero<br />
originale, risultato di una ricerca<br />
tecnologica unica che affonda le<br />
sue radici nella vasta esperienza<br />
lavorativa del suo creatore. Tanta<br />
l’invidia per chi potrà goderselo.<br />
FATT. CONCRETEZZA<br />
n.c.<br />
Ci si consenta di sospendere il giudizio, stretti<br />
tra la traballante messa in pratica di criteri fuori<br />
dalle righe e la constatazione che funzionano<br />
persino al di là del ragionevole....<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Un outsider da ogni punto di vista, ma certi<br />
aspetti non possono essere ingorati quando si<br />
va oltre l’eccellenza! Clamoroso nell’interpretazione<br />
sonora, discutibile nella realizzazione e<br />
“deludente” per l’uscita variabile!.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 55
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
STREAMING PLAYER<br />
Lindemann Audiotechnick<br />
Musicbook 25 DSD<br />
Il matrimonio tra elettronica<br />
e informatica ha<br />
generato nuove categorie<br />
di prodotto tra cui alcune<br />
commistioni che ibridizzano<br />
i prodotti (è più questo<br />
o è più quello?) ma non ci<br />
era mai capitato un modello<br />
che fosse cinque/sei<br />
apparecchi in uno. Siamo<br />
di fronte al concetto moderno<br />
di (quasi) tutto-inuno<br />
di qualità?<br />
C’era un ragazzo che come<br />
me amava i Beatles e i<br />
Rolling Stones...<br />
Onestamente non sappiamo se<br />
Norbert Lindemann amasse da<br />
giovane i due super gruppi degli<br />
anni ’60 ma per certo suonava<br />
il basso in una band e la realizzazione<br />
dei primi amplificatori<br />
per strumenti musicali<br />
può essere ascritta<br />
come l’inizio della<br />
sua carriera di produttore<br />
seppur in<br />
nuce. Bisognerà infatti<br />
aspettare il 1980<br />
perché Lindemann si appassioni<br />
anche all’audio puro e un altro<br />
decennio e oltre prima che vedano<br />
luce i primi prodotti marchiati<br />
Lindemann: Amp 1 e Box 1 che,<br />
con una certa mancanza di immaginazione<br />
sono, indovinate un po’,<br />
un amplificatore integrato e un<br />
diffusore. Da lì in poi la crescita<br />
è rapida: il primo amplificatore<br />
con feedback in corrente nel 1993,<br />
il primo lettore CD nel 1999, il<br />
primo lettore SACD in Germania<br />
nel 2001... Tutte soluzioni dove<br />
più che creare ex novo soluzioni<br />
se ne scelgono le più adeguate e<br />
le si adatta alla bisogna. Sta qui<br />
l’intelligenza di Lindemann così<br />
come nel fatto di non cedere alla<br />
necessità di trovare definizioni<br />
(stravaganti nella sostanza, pedissequamente<br />
nell’applicazione)<br />
per quel che si fa cercando, semplicemente,<br />
di farlo bene.<br />
Manifestazione del lindemann<br />
pensiero la serie Musicbook lanciata<br />
in occasione del ventennale<br />
dell’azienda (2013) e oggi giunta<br />
a piena maturità e assoluta sintesi<br />
(sei prodotti in tutto, quattro<br />
fonti e due finali di potenza) sia<br />
per griglia di prodotto che per<br />
dimensioni, essendo piena convinzione<br />
di Norbert Lindemann<br />
che l’Hi-Fi di larghe dimensioni<br />
sia superato, finito, kaput! Scelte<br />
maturate anche in funzione<br />
di ragionevoli opportunità: chi<br />
sono io per fare di tutto (ipotesi<br />
di ragionamento teutonico,<br />
equivalente al milanese “Ogni<br />
ofelè al fa el so mestè“)? Meglio<br />
dedicarsi a quel che si sa<br />
fare o a quel che serve fare<br />
e così via i DAC, almeno<br />
come apparecchi separati<br />
e, soprattutto, via gli ampli<br />
integrati, i diffusori, i cavi...<br />
Scelte radicali che si riflettono<br />
su prodotti dalla<br />
forte personalità tanto per<br />
Prezzo: € 4.980,00<br />
Dimensioni: 28 x 6,50 x 22 cm (lxaxp)<br />
Peso: 3,50 Kg<br />
Distributore: Audioplus S.r.l.<br />
via F.Crispi 77 - 63074 San Benedetto del Tronto (AP)<br />
Tel.0735-593969 - Fax<br />
www.audioplushiend.it<br />
STREAMING PLAYER LINDEMANN AUDIOTECHNICK MUSICBOOK 25 DSD<br />
Supporti compatibili: CD, CD Text Formati audio compatibili:<br />
PCM, AIFF, WAV, MP3 cbr, Web Radio Display: OLED Tipo: stereo<br />
Tecnologia: a stato solido Risp. in freq. (Hz): 0 - 200.000 -3 dB THD<br />
(%): < 0,001 Ingressi analogici: 2 RCA Uscite analogiche: 2 RCA 2<br />
XLR Ingressi digitali: Ottico (2), Coassiale (2), USB High resolution<br />
(1), Ethernet (1), WiFi (1) Convertitore D/A: 2 x AKM AK4490E Sistema<br />
di conversione D/A: 32 bit - 384 kHz Accessori: Telecomando,<br />
Ingr. cuffia Note: lettore CD, compatibile DLNA, Bluetooth aptX,<br />
radio digitali. USB fino a 24/384 e DSD 256, volume analogico.<br />
56 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
Nonostante l’esiguo spazio utile a<br />
disposizione (di soli 26 x 5,5 cm), trovano<br />
posto due ingressi analogici, due uscite<br />
analogiche una RCA e l’altra XLR, quattro<br />
spdif, di cui due coassiali e due ottiche, una<br />
USB e la RJ-45 ethernet e le due antenne<br />
una per il Wi-Fi e l’altra per il Bluetooth.<br />
Da un lato la vaschetta IEC con tasto di<br />
accensione. Sul pannello frontale invece<br />
la presa USB per collegare una memoria<br />
con archivio musicale.<br />
estetica, algida ma la tempo stesso<br />
piacevole (anche nelle scarpe<br />
le taglie piccole sono più belle!),<br />
che nel posizionamento. Che cosa<br />
è, infatti, il Musicbook? Un melange<br />
tra un preamplificatore, un<br />
DAC, un ampli cuffia, un lettore<br />
CD, uno streamer di rete, un media<br />
player e un modulo di comunicazione<br />
wireless Bluetooth. La<br />
presenza di questo o di quello tra<br />
gli elementi determina uno dei<br />
quattro modelli di fonte offerta<br />
mentre il Musicbook 25 DSD li<br />
comprende tutti.<br />
L’apparecchio è dotato di due ingressi<br />
analogici, quattro digitali<br />
spdif uno USB e connessione verso<br />
l’esterno in Wi-Fi, Bluetooth e<br />
residente con USB. La modalità<br />
pre la si apprezza grazie all’alto<br />
valore di accettazione del segnale<br />
analogico in ingresso e un altrettanto<br />
valore massimo in uscita sia<br />
per la modalità single ended che<br />
per quella bilanciata. Le scelte per<br />
l’amplificazione sono raffinate e<br />
pensate per essere Hi-Fi ma al<br />
contempo rigorose e rispettose<br />
delle prestazioni al banco di misura<br />
almeno per quel che riguarda<br />
rumore e filtri di rete. Anche la<br />
sezione DAC presenta soluzioni<br />
specifiche con una filosofia ben<br />
precisa e delineata. Per questo<br />
motivo, se non si intende usare<br />
l’apparecchio come pre, si sceglie<br />
l’uscita fissa e si usa l’apparecchio<br />
come DAC, con l’opzione<br />
eventualmente di poter commutare<br />
oltre ai segnali digitale anche<br />
due analogici che si aggiungono<br />
al sistema posto a valle! La scelta<br />
di upslamping in DSD, fruibile<br />
da tutte le sorgenti, rappresenta<br />
un’ottima opportunità e ancor di<br />
più lo è quella di supportare file<br />
nativi ad alta risoluzione sia PCM<br />
che DSD; solo attraverso la rete o<br />
il collegamento USB però...<br />
Va messo in evidenza (girovagando<br />
in rete abbiamo visto che<br />
nessuno lo fa) che l’apparecchio<br />
è anche un ottimo ampli cuffia:<br />
la sezione di amplificazione è realizzata<br />
a componenti discreti e<br />
alimentata stabilmente a una tensione<br />
alta con un alimentatore dedicato.<br />
Opzione quasi solitaria nel<br />
panorama Hi-Fi quella di sommare<br />
alla commistione liquida anche<br />
lo strumento di lettura più tradizionale,<br />
perlomeno nell’ambito<br />
della lettura dei segnali digitali,<br />
il CD: il lettore a bordo dell’apparecchio<br />
è sistema tradizionale di<br />
lettura CD, anche se di tipo slot in,<br />
ottimizzato e che beneficia anche<br />
delle potenzialità di connessione<br />
alla rete per la visualizzazione dei<br />
metadati. Al contempo l’apparecchio<br />
offre le funzioni di streamer<br />
con notevole versatilità: gapless,<br />
DLNA e UpNP. Si interfaccia<br />
bene con i server multimediale<br />
anche se non è la parte migliore<br />
in merito a gestione e visualizzazione<br />
dei contenuti. La sezione<br />
più complessa resta quella che<br />
consente all’apparecchio di comportarsi<br />
come un media player:<br />
innanzitutto è quella che mostra<br />
il fianco a un’eventuale rapida obsolescenza,<br />
visto che si tratta di<br />
un settore in rapido sviluppo. In<br />
questo ambito i fornitori esterni<br />
di servizi e contenuti stanno evolvendo<br />
a velocità impressionante<br />
lasciando i piccoli costruttori<br />
indietro anni luce per quel che<br />
riguarda UX e metodi di classificazione<br />
e suggerimento. La app è<br />
minimale sia per grafica che per<br />
funzioni e al momento sembra disponibile<br />
solo il supporto a Tidal<br />
e Quobux, mentre Spotify e Roon<br />
no. Ovviamente non è escluso che<br />
un aggiornamento futuro possa<br />
risolvere il limite. Al momento<br />
questa soluzione non regge il paragone<br />
con oggetti esterni, come<br />
ad esempio un media renderer<br />
con connessione USB al DAC<br />
interno al lindemann (leggi raspberry<br />
con Volumio o altri Vs.<br />
connessione interna di rete). Il<br />
Bluetooth, infine, è una “comodity”<br />
e nulla più, come d’altronde<br />
è il collegamento BT: non è Hi-Fi,<br />
non è user friendly (squilla in telefono<br />
e succede di tutto…), non è<br />
energy saving, in quanto succhia<br />
la batteria dello smartphone ma<br />
è comoda e immediata per ascoltare<br />
qualcosa al volo o per condividere<br />
musica con ospiti in casa.<br />
A partire dalla versione presentata<br />
nel 2016 l’apparecchio è stato<br />
quasi stravolto a livello hardware<br />
e supporta il DSD. La parte gestionale<br />
dei contenuti sembra però<br />
ancora poco sviluppata e da qui<br />
si apre la diatriba se uno streamer<br />
deve essere anche un gestore di<br />
contenuti o deve fare solo lo streamer<br />
e demandare ad altri questa<br />
complessa funzione. Tuttavia, è<br />
anche poco d’aiuto pensare una<br />
macchina come uno streamer<br />
passivo che ha non solo velleità<br />
di essere “l’Hub” ma in gran parte<br />
lo è veramente. In altri termini<br />
un apparecchio che oggi vorrebbe<br />
essere il collettore e convogliatore<br />
di contenuti deve anche occuparsi<br />
della raggiungibilità e gestione<br />
degli stessi. L’argomento è piuttosto<br />
delicato ma Lindemann ha<br />
affrontato la problematica in un<br />
modo che non sembra precludere<br />
nessuna via, né interna all’azienda<br />
né, soprattutto, alternativa, in<br />
modo da poter coniugare i vari<br />
universi che vanno dall’analogico<br />
al digitale e dal fisico al liquido! Ci<br />
riferiamo, ad esempio, a un aspetto<br />
che spesso viene sottovalutato<br />
come la riproduzione del CD fisico,<br />
che da un lato oggi sembra<br />
far parte di un modo lontano ma<br />
fa parte attivamente della riproduzione<br />
sonora nelle collezioni<br />
degli appassionati. L’atto in un<br />
certo senso di coraggio a nostro<br />
avviso è quello che la riproduzione<br />
avvenga tramite lettore CD e<br />
che non siano state pensate e implementate<br />
modalità di ripping<br />
e di salvataggio dei contenuti.<br />
Questo aspetto ha sollevato ampi<br />
dibattiti interni alla redazione fra<br />
sostenitori, detrattori e scettici sugli<br />
effettivi benefici di un ripping<br />
“assistito” senza approdare a nessuna<br />
conclusione ma definendo<br />
i punti critici di tale operazione:<br />
per rippare non basta trasferire i<br />
dati del CD in un hard disk - questo,<br />
a differenza di quanto si possa<br />
pensare, è il passo più semplice e<br />
privo di “errori” - ma bisogna organizzare<br />
i contenuti in modo “razionale”<br />
ed è questo qui il punto<br />
più critico dell’operazione su cui<br />
grandi aziende stanno investendo<br />
risorse non alla portata dei piccoli<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 57
SELECTOR<br />
Lo schema di amplificazione utilizza prevalentemente<br />
componenti discreti di tipo SMD con amplificatore in classe<br />
A. Fra i circuiti integrati utilizzati in ambito analogico c’è<br />
il regolatore di volume Muses 72320 e gli amplificatori<br />
operazionali Analog Device con ingresso jfet.<br />
La rete di alimentazione<br />
è differenziata per i vari<br />
stadi partendo da una linea<br />
comune a 12VDC. le tensioni<br />
trasformate sono adattate in<br />
funzione della parte funzionale<br />
del circuiti e dell’energia<br />
richiesta. L’ON NCP3170 è in<br />
grao di fornite tensioni da 4,5<br />
a 18V a 3A partendo anche da<br />
tensioni molto basse.<br />
Il modulo di comunicazione di rete utilizza un Network Meida Processor Microchip<br />
DM860A che supporta il collegamento di rete fisico e si appoggia a moduli esterni<br />
per la connessione Wi-Fi presenti sullo stesso PCB e collegati all’antenna RF esterna.<br />
Anche il modulo BLuetooth, un BC127-EXT è indipendente e collegato all’antenna<br />
esterna tramite connettore coassiale schermato e ultraminiaturizzato.<br />
HI-TECH GLOBALE<br />
Lo chassis impiega vari elementi<br />
in alluminio fresato e lavorato dal<br />
pieno assemblati fra loro tramite<br />
elementi di raccordo in acciaio avvitati<br />
alle parti. Eccellente la finitura<br />
e la precisione delle lavorazioni.<br />
L’interno appare estremamente<br />
curato con lo spazio utilizzato in<br />
modo razionale considerate le dimensioni.<br />
L’alimentazione principale<br />
è affidata a un convertitore<br />
AC-DC Meanwell IRM-30-12 con<br />
un’uscita a 12VDC e una serie di<br />
ulteriori stabilizzatori e convertitori<br />
DC-DC che hanno funzione<br />
di isolamento innalzamento delle<br />
tensioni per le sezioni in cui è necessaria<br />
anche un’alimentazione<br />
duale. La sezione analogica di ingresso<br />
e quella di uscita utilizzano<br />
circuiti a componenti discreti e un<br />
regolatore del volume di tipo ladder<br />
controllato elettronicamente<br />
della JRC MUSES 72320. La sezione<br />
digitale impiega un transceiver<br />
AKM AK4118AEQ per l’ingresso dei<br />
segnali PCM, un SRC AKM AK4137E<br />
con il supporto alla conversione<br />
PCM/DSD e due DAC sempre AKM<br />
AK4490E configurati in dual mono<br />
con uscita differenziale. La sezione<br />
di comunicazione di rete è implementata<br />
in parte su un PCB<br />
indipendente collegato con un<br />
connettore a pettine sullo stam-<br />
58 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST LINDEMANN AUDIOTECHNICK MUSICBOOK 25 DSD<br />
La sezione di controllo dell’unita<br />
di comunicazione di rete e<br />
di gestione dei contenuti<br />
multimediale è in parte gestita<br />
da un microcntrollore Atmel<br />
32UC3A0512 con la RAm<br />
dedicata saldato direttamente<br />
sul PCB principale. I modelli che<br />
non supportano la modalità<br />
di comunicazione di rete, non<br />
dispone della scheda aggiuntiva<br />
e i chip non sono saldati sull<br />
stampato.<br />
L’Analog Devices ADP5071 è in<br />
grado di fornire alimentazioni<br />
duali o indipendenti con tensioni<br />
positive e negative anche<br />
a tensioni molto alte e alta<br />
corrente. L’implementazione<br />
segue le indicazione del fornitore<br />
e utilizza componentistica di<br />
elevata qualità con ottimi risultati<br />
su contenimento di rumore e di<br />
disturbi RF.<br />
pato in cui è presente anche il<br />
modulo di trasmissione Wi-Fi e<br />
il microprocessore principale,<br />
un Atmel 32UC3A0512, installato<br />
sul PCB principale. Anche<br />
il modulo Bluetooth e quello<br />
USB con XMOS sono removibili<br />
e facilmente sostituibili.<br />
corruttori!<br />
Ciò premesso e anche per valorizzare<br />
il nome impegnativo dato<br />
all’apparecchio, Musicbook, il sistema<br />
di gestione e di controllo è<br />
abbastanza evoluto e versatile anche<br />
se non si occupa “direttamente”<br />
della gestione dei contenuti se<br />
non in seguito alla necessità di organizzare<br />
quelli presenti in una<br />
memoria di massa collegata in<br />
USB e quelli presenti sul CD fisico.<br />
Infatti, per quanto riguarda la<br />
musica in rete, l’apparecchio è totalmente<br />
conforme agli standard<br />
UpNP e DLNA con l’opzione della<br />
riproduzione gapless, ancora non<br />
ampiamente supportata anche da<br />
grandi aziende, ma demanda al<br />
server DLNA l’organizzazione e<br />
la manutenzione dei contenuti.<br />
In altre parole, la app di gestione<br />
dell’apparecchio è molto utile<br />
per l’accesso alle funzioni della<br />
macchina e per la scelta degli ingressi<br />
ma il raggiungimento dei<br />
contenuti è demandato ad altri!<br />
Da notare, però, che sono supportate<br />
alcune funzioni collegate alla<br />
gestione dei metadati collegati ai<br />
CD e per i titoli “ufficiali” sono visualizzati<br />
sulla app la copertina<br />
e i titoli dei brani, una funzione<br />
più evoluta della CD-Text ma<br />
pur sempre discussa in redazione<br />
sulla reale utilità o piacevolezza<br />
quando si riproduce un CD. È innegabile<br />
che è piacevole ma, tutto<br />
sommato, una volta inserito il disco<br />
e premuto il tasto play, è più<br />
gratificante ascoltare il disco che<br />
contemplare<br />
una copertina. Semmai è utile<br />
nella fase che prelude la scelta<br />
del disco…<br />
Dal punto di vista hardware, invece,<br />
si apprezzano molti cambiamenti,<br />
uno fra tutti la scelta<br />
di un front end tutto AKM per la<br />
conversione di formati effettuata<br />
con un processore esterno ai DAC<br />
e una coppia di DAC in grado di<br />
supportare flussi nativi PCM ma<br />
soprattutto DSD in quanto per<br />
Lindemann la soluzione di trasformare<br />
ogni flusso in DSD256 è<br />
la più musicale. Comunque, questa<br />
soluzione consente anche di<br />
aggirare il re-sampling e andare<br />
direttamente nei DAC effettuando<br />
all’esterno ricampionamenti o<br />
conversioni di formato (soluzione<br />
comunque più performante): una<br />
marcia in più da non sottovalutare<br />
in quanto sono pochi gli apparecchi<br />
che oggi consentono questa<br />
possibilità e sta aumentando la<br />
facilità di effettuare upsampling<br />
anche al volo durante lo streaming.<br />
I cambiamenti hardware<br />
coinvolgono anche la sezione di<br />
alimentazione e quella di amplificazione<br />
con un design in linea<br />
di principio molto simile al precedente<br />
ma con una implementazione<br />
molto più curata anche<br />
nella scelta dei componenti.<br />
Usare l’apparecchio è un piacere!<br />
Piccolo, compatto ma senza parti<br />
“fuori posto”. Il display, quando<br />
si usa per la configurazione<br />
dell’apparecchio è poco leggibile<br />
mentre nell’uso comune i<br />
La ruota multifunzione di<br />
selezione collocata sul<br />
pannello superiore: si può<br />
ruotare con il pollice e<br />
pigiare per funzioni<br />
aggiuntive alla rotazioni<br />
o indipendenti. Un solo<br />
tocco e si attiva il mute,<br />
la semplice rotazione<br />
controlla il volume<br />
ma per accedere ad<br />
altre funzioni bisogna<br />
ruotare la ruota tenendola premuta e<br />
leggere le istruzioni sul display.<br />
dati sul brano in riproduzione e<br />
le informazioni sullo stato della<br />
macchina sono chiare e sufficienti.<br />
Molto comoda anche la grande<br />
ghiera di selezione posta sul<br />
pannello superiore e azionabile<br />
con il pollice della mano destra<br />
per la regolazione del volume e<br />
l’attivazione del mute con un solo<br />
tocco della ghiera. Molto meno<br />
comoda, invece, è la selezione<br />
degli ingressi in cui bisogna tenere<br />
premuta la ghiera e al contempo<br />
ruotarla in senso orario o<br />
antiorario. D’altronde, volume e<br />
mute si possono anche attivare<br />
rapidamente agendo sull’apparecchio,<br />
mentre tutte le altre<br />
funzioni si possono raggiungere<br />
in modo più comodo dalla app o<br />
dal telecomando.<br />
In termini sonori l’apparecchio<br />
predilige le atmosfere soffici<br />
esaltate nel caso di un programma<br />
musicale dedicato alla<br />
classica mentre con generi più<br />
dinamici, pur rimanendo all’interno<br />
di una correttezza formale,<br />
si avverte il desiderio di una dinamica<br />
maggiore in più, sensazione<br />
che sembra rappresentare<br />
la cifra stilistica dell’apparecchio<br />
visto che si riscontra generalmente<br />
nelle varie condizioni di<br />
utilizzo sebbene un attento interfacciamento<br />
con un finale di<br />
potenza (nessuna remora o idiosincrasia)<br />
possa risolvere il tutto<br />
mantenendo il tocco morbido,<br />
accenni di ruvidezza lì dove<br />
serve e usando come additivo<br />
qualche muscolo in<br />
più. Ottimi i risultati<br />
con il re-sampling,<br />
specialmente di<br />
contenuti musicali a<br />
44/16 con un suono<br />
liquido, mai appuntito.<br />
Con la conversione<br />
esterna in DSD e<br />
l’invio dei file nativi<br />
al DAC si possono<br />
ottenere prestazioni<br />
più definite ma con<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 59
SELECTOR<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
La risposta in frequenza della sezione analogica di uscita<br />
risulta estremamente ampia e lineare senza variazioni né<br />
in funzione del carico né in funzione della regolazione del<br />
livello di uscita, molto elevato, e con un tappeto di rumore<br />
molto contenuto anche ad alti livelli di amplificazione.<br />
La distorsione si attesta entro valori non significativi e<br />
non sono presenti componenti spurie in banda e fuori<br />
banda. Nel dominio digitale la risposta, a seconda dei<br />
filtri utilizzati, mostra un’attenuazione comune con i 50<br />
kHz a 3dB mentre con i file nativi DSD e convertiti con il<br />
DSP a bordo si verifica un’attenuazione che inizia il suo<br />
effetto già a 10 kHz. La sezione di uscita cuffia mantiene<br />
gran parte delle eccellenti caratteristiche di rumore<br />
e insensibilità al carico della parte linea ma si notano<br />
alcune spurie di entità molto bassa ma che affiorano in<br />
seguito ad un rumore complessivo dell’apparecchio più<br />
contenuto della norma dovute probabilmente alle lievi<br />
emissioni degli stabilizzatori e dei convertitori DC-DC.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................1<br />
8 Risposta ai transienti....................................1<br />
9 Velocità........................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse...........................................1<br />
14 Timbrica.......................................................2<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Eccellente esempio di scelta dei componenti e<br />
materiali in funzione del risultato con effetto<br />
che oltrepassa ampiamente i requisiti previsti.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Notevole il dimensionamento delle filtrature e<br />
delle alimentazioni. Assenti anche distorsione e<br />
intermodulazione. Parametri elettrici nel dominio<br />
analogico da primo della classe.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Al vertice assoluto e fuori scala per quanto riguarda<br />
la sezione pre e quella digitale.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
L’apparecchio mostra un carattere molto ben<br />
definito e comune in tutte le modalità di ascolto.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
25 anni di onorata carriera e una filosofia decisa<br />
e inflessibile sono garanzie e valore nel tempo.<br />
lo stessa impostazione leggermente<br />
smussata.<br />
Nel complesso sicuramente il<br />
miglior (quasi) tutto-in-uno<br />
sul mercato: certamente per<br />
versatilità, probabilmente per<br />
prestazioni sonore ottenibili a<br />
ben altri costi con apparecchi<br />
separati. Da apprezzare infine<br />
il concetto di modularità di offerta<br />
più che di prodotto (visto<br />
che i modelli base non sono<br />
upgradabili pur assolutamente<br />
sovrapponibili con quelli top<br />
per le performance presenti)<br />
declinato sorprendente con un<br />
modestissimo gap di costo tra<br />
un apparecchio dall’altro, che<br />
fa pensare a una destinazione<br />
d’uso precisamente ipotizzata<br />
dal costruttore.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Per certi versi un apparecchio senza concorrenti<br />
anche se manca quacosa per renderlo “incondizionato”.<br />
Se si considera quello che occorrerebbe<br />
per svolgere le stesse funzioni, però...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
60 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />
Primare I35 Prisma<br />
Una “P” o una “M”?<br />
Scandagliare l’alfabeto<br />
è una questione di lana<br />
caprina o fondante, visto<br />
che in Primare la definizione<br />
Prisma per la nuova<br />
serie di prodotti deriva<br />
dalla stessa immagine<br />
che abbiamo di un prisma<br />
(celebre l’immagine della<br />
copertina di The Dark Side<br />
of the Moon), ovvero con<br />
il raggio di luce che entra<br />
e viene scomposto nello<br />
spettro completo dei colori;<br />
allo stesso modo i prodotti<br />
Prisma hanno l’obiettivo<br />
di diventare l’hub tra<br />
il segnale digitale da una<br />
parte e le sue diverse applicazioni<br />
e uso dall’altra. E,<br />
soprattutto, la emme che<br />
c’entra?<br />
Al momento la linea Prisma<br />
è costituita dai tre<br />
amplificatori I15, I25 e<br />
I35, il pre SC 15 (che non è altro<br />
che l’integrato I15 senza la sezione<br />
di potenza) e il lettore CD35. Per<br />
definire Prisma i prodotti Prisma,<br />
l’elemento saliente è un modulo<br />
opzionale che ospita la piattaforma,<br />
controllabile da smartphone,<br />
di accesso ai contenuti liquidi. La<br />
modularità, d’altronde, è anch’essa<br />
un elemento fondate nella filosofia<br />
della casa svedese che a<br />
partire dagli anni ’80, quando l’eclettico<br />
Bo Christensen dette vita<br />
ad uno staff di progettisti, è sempre<br />
stata un punto nodale dei prodotti.<br />
Il credo aziendale è condensato<br />
in un detto svedese, Lagom<br />
är bäst (non troppo, non troppo<br />
poco, il giusto), un concetto, un invito<br />
alla sobrietà, dove si apprezza<br />
la giusta misura e si rifugge ogni<br />
eccesso. L’insieme (l’algido design<br />
svedese e il Lagom) in terra di eccessi<br />
come è l’agone Hi-Fi ha forse<br />
fatto apprezzare meno di quello<br />
che meritano i prodotti Primare,<br />
il cui catalogo è abbastanza definito<br />
(solo elettroniche e nemmeno<br />
ogni tipologia) e di modeste dimensioni<br />
(dieci prodotti in tutto).<br />
La piattaforma network utilizzata<br />
è la stessa per i vari modelli<br />
compatibili: è stata sviluppata da<br />
Libre Wireless Technologies, una<br />
delle società del terzo millennio<br />
capitanata da uno dei pochi guru<br />
indiani conosciuti (Hari Bojan ingegnere<br />
con esperienze in Microchip/<br />
SMSC, BridgeCo, Kyocera<br />
Wireless, Symbian e Roamware)<br />
e in stretto rapporto con lo staff di<br />
Audio Design Expert, la struttura<br />
messa in piedi da Thomas Rikki<br />
Farr, a sua volta guru emergente<br />
di Riva Au- dio.<br />
Cambiano nelle tre amplificazioni<br />
integrate la sezione di potenza, affidata<br />
al modulo di amplificazione<br />
Hypex nell’entry lever Prisma<br />
I15 mentre I25 e I35 utilizzano la<br />
seconda versione, UFPD 2, di un<br />
modulo sempre in classe D ma<br />
sviluppato internamente (UFPD:<br />
Ultra Fast Power Device). Interessante<br />
notare due particolarità<br />
relative a questo segmento delle<br />
elettroniche. Innanzitutto, come<br />
accennato, l’I15 dà vita all’SC15,<br />
la versione pre del tutto simile<br />
all’integrato se non per la mancanza<br />
del modulo di potenza e<br />
per ciò stesso offerto a un prezzo<br />
minore. Coerente direte, ma del<br />
tutto inusuale nelle logiche audiofile<br />
dove un pre, noblesse oblige,<br />
“deve” costare di più! In secondo<br />
luogo notiamo una netta sovrapposizione<br />
tra l’I25 e l’I35 dove in<br />
termini di dati di targa la potenza<br />
differente è più indotta che effettiva<br />
e i due apparecchi differiscono<br />
concretamente per l’assenza<br />
dei due ingressi XLR in<br />
luogo di due RCA. In<br />
sostanza il numero<br />
di ingressi analogici<br />
rimane pressoché invariato,<br />
solo che invece<br />
di cinque RCA nel<br />
modello “maggiore”<br />
ci sono 3 RCA e due<br />
XLR a fronte di una<br />
Prezzo: € 4.500,00<br />
Dimensioni: 43 x 10,60 x 42 cm (lxaxp)<br />
Peso: 11 Kg<br />
Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />
Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO PRIMARE I35 PRISMA<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 150 W su 8 Ohm<br />
(300 W su 4 Ohm) in classe D UFPD Accessori e funzionalità aggiuntive:<br />
Telecomando Risp. in freq. (Hz): 20-20.000 -0,2 dB THD (%): 0,01<br />
S/N (dB): 100 Ingressi analogici: 3 RCA 2 XLR Uscite analogiche: 2<br />
RCA Convertitore audio D/A: AKM AK4497 Sistema di conversione<br />
audio D/A: 24 bit - 348 kHz Note: Modulo Prisma integrato con DAC e<br />
connessioni digitali (input 4x ottico, 2x coassiale; output coassiale; USB<br />
A e B; 2xLAN; RS232); connessioni wireless di tipo WLAN, AirPlay, Bluetooth,<br />
Chromecast. Compatibilià con PCM fino a 384kHz e DSD256<br />
62 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
differenza di costo di 900 euro<br />
che suggerisce quanto importante<br />
sia considerata da Primare la<br />
differente destinazione d’uso e<br />
quanto, altrettanto, il problema<br />
debba porselo l’utente finale che,<br />
in soldoni (ma anche in... solido!)<br />
se non ha certe esigenze può risparmiare<br />
una discreta sommetta<br />
mantenendo un livello qualitativo<br />
che, in entrambi i casi è davvero<br />
elevato! L’aspetto un po’ austero<br />
e minimale dell’apparecchio, infatti,<br />
non tragga in errore, visto<br />
che si contrappone a una consapevolezza<br />
delle funzioni “utili” da<br />
valorizzare che solo pochi costruttori<br />
sono riusciti a implementare<br />
negli apparecchi a cavallo fra il<br />
tradizionale e l’innovativo. L’I35<br />
è completamente servoassistito e<br />
se ciò non costituisce una garanzia<br />
di massima usabilità (come abbiamo<br />
spesso notato, non sempre i<br />
costruttori usano in modo efficace<br />
questa grande opportunità), sul<br />
telecomando è presente una funziona<br />
veramente rara, anzi, a memoria<br />
della redazione, quasi unica<br />
nel suo genere: la selezione degli<br />
ingressi sia analogici che digitali<br />
avviene in modo sequenziale da<br />
due pulsanti, ma anche attraverso<br />
i tasti numerici posti in alto al telecomando<br />
che in genere servono<br />
per la selezione delle tracce in un<br />
lettore CD! Sembra un dettaglio<br />
marginale ma con a disposizione<br />
più di dieci ingressi fra analogici,<br />
digitali e di altra natura, può essere<br />
una gran scocciatura selezionarli<br />
in modo sequenziale e non<br />
in modo diretto, considerando<br />
che i tasti sul telecomando certo<br />
non scarseggiano. Una scelta così<br />
efficace, versatile ed elegante non<br />
l’avevamo mai incontrata... Tramite<br />
i comandi posti sul pannello<br />
anteriore, è possibile accedere a<br />
tutte le funzione dell’apparecchio<br />
anche se con le limitazioni inerenti<br />
alla riduzione al minimo dei stati<br />
multifunzione. L’utilizzabilità<br />
della macchina viene massimizzata<br />
dalla presenza della app di<br />
gestione (Android e iOS) in cui<br />
l’apparecchio viene completamente<br />
gestito in remoto attraverso un<br />
buona interpretazione estetica dei<br />
comandi e una buona organizzazione<br />
degli spazi sul tablet. Nella<br />
app è anche presente la sezione<br />
dedicata al controller DLNA con<br />
cui è possibile navigare all’interno<br />
dei contenuti dei server DLNA<br />
e inviarli all’amplificatore che in<br />
questo caso si comporterà come<br />
un renderer puro anche se i dati<br />
relativi ai brani in riproduzione<br />
vengono visualizzati sia sul display<br />
dell’apparecchio che sull’applicazione.<br />
Il sistema appare molto valido<br />
anche considerando che è a<br />
disposizione da pochissimo tempo<br />
e si trova ancora nella fase dei “rilasci<br />
iniziali” e quindi in una fase<br />
potenzialmente migliorabile. Le<br />
cose sono comunque migliorate<br />
sensibilmente rispetto al passato,<br />
in parte grazie al contributo del<br />
nuovo fornitore della infrastruttura<br />
di gestione ma anche in merito<br />
alla realizzazione della app di<br />
gestione della quale si è occupata<br />
Primare con un salto epocale rispetto<br />
ai prodotti precedenti.<br />
La scheda di interfacciamento<br />
con la rete e la trasmissione dei<br />
contenuti wireless offre anche altre<br />
opportunità non trascurabili<br />
visto che è prodotta da un fornitore<br />
specializzato proprio nell’ambito<br />
della connettività e della fruizione<br />
dei contenuti, aspetti non<br />
alla portata di una piccola o media<br />
impressa ma appannaggio solo di<br />
grandi aziende che sono anche in<br />
grado di interfacciarsi con colossi<br />
come Goolge o Amazon. Il sistema<br />
di comunicazione, infatti, supporta<br />
Chormecast built in e Alexa e,<br />
per questo, Primare dovrà solo<br />
occuparsi della distribuzione<br />
degli aggiornamenti necessari<br />
per adeguare l’apparecchio alle<br />
nuove opportunità e ottimizzazioni<br />
implementate dal fornitore.<br />
Tutto questo, unito al fatto che la<br />
scheda di comunicazione e quella<br />
digitale sono estraibili dall’esterno,<br />
aumentano la vita del sistema<br />
che potenzialmente non soffrirà<br />
più di ineluttabile obsolescenza<br />
endemica: almeno sulla carta, il<br />
tutto sembra più alla portata e<br />
meno a rischi che in precedenza,<br />
calcolando inoltre che l’architettura<br />
dell’apparecchio mostra<br />
una versatilità fuori dal comune.<br />
Tant’è che il sistema, anche a poca<br />
distanza dal lancio, supporta lo<br />
streaming di file sia PCM che DSD<br />
1x e 2x dalla rete e risulta essere<br />
compatibile con Roon, anche se<br />
attraverso la modalità Chromcast<br />
che invece supporta file nativi<br />
PCM fino a 96 kHz e tutti gli altri<br />
vengono ricampionati da Roon<br />
per consentire la riproduzione. A<br />
prescindere dalla usabilità della<br />
app fornita da Primare, l’apparecchio<br />
risulta ben interfacciato<br />
nonostante ancora oggi non sia<br />
supportata la riproduzione Gapless,<br />
peraltro una funzionalità in<br />
programma con i prossimi rilasci<br />
degli aggiornamenti. L’app sembra<br />
abbastanza stabile e fornisce<br />
molte informazioni sul brano in<br />
riproduzione inerenti ai metadati<br />
ma anche relativi al tempo trascorso<br />
e rimanente. È possibile<br />
collegare sul modulo Prisma anche<br />
una memoria di massa USB<br />
con archivio musicale che verrà<br />
indicizzato dal sistema e visualizzato<br />
sulla app. Tuttavia, nonostante<br />
il sistema supporti i metadati<br />
contenuti nei brani, il sistema di<br />
gestione sembra ancora in una<br />
fase di sviluppo in quanto i contenuti<br />
non vengono classificati e<br />
la funziona di ricerca scandaglia<br />
solo i nomi dei file e non i metadati.<br />
Al momento si può usare solo<br />
per ascoltare “rapidamente” pochi<br />
brani archiviati su una chiavetta<br />
USB! Un vero peccato in quanto il<br />
sistema comunque supporta i file<br />
a piena risoluzione anche DSD e<br />
la possibilità di ascoltare “al volo”<br />
un file è un’opzione sottovalutata.<br />
La resa all’ascolto dell’apparecchio<br />
è notevole (scordate ogni preconcetto<br />
rispetto ai Classe D!), con<br />
una capacità dell’amplificatore di<br />
assicurare un ritmo alla riproposizione<br />
sonora davvero elevato,<br />
il linea e anche oltre la classe di<br />
appartenenza. Su una ipotetica<br />
tavolozza sonora l’apparecchio<br />
preferisce le tinte fredde, soprattutto<br />
nella porzione alta delle<br />
frequenze, mentre al contrario in<br />
basso l’articolazione è notevole e<br />
il corpo degli strumenti elevato;<br />
Due ingressi linea bilanciati, tre single<br />
ended una uscita linea e una pre sono le<br />
dotazioni nel dominio analogico; ancor<br />
più folte quelle digitale con addirittura<br />
quattro ottici spdif a pieno formato, due<br />
coassiali e uno USB. La connettività si<br />
amplia con l modulo Prisma dotato di<br />
doppia connessione di rete passante,<br />
collegamento Wi-Fi, Bluetooth e USB per<br />
collegare un archivio musicale residente.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 63
SELECTOR<br />
Sulla scheda digitale sono implementati tutti<br />
i sistemi di ricezione del segnale digitale<br />
proveniente dalle varie sorgenti, quattro uscite<br />
ottiche e due coassiali, una USB con XMOS, il DAC,<br />
un AKM 4497EQ e il buffer di uscita analogico.<br />
Curiosamente sono impiegati due transceiver Cirrus<br />
Logic CS8416 e un trasmitter CS8406 per il dig out<br />
spdif a 192 kHz. Le connessioni digitali elettriche<br />
sono isolate galvanicamente con trasformatori<br />
Pulse PE-65612NL.<br />
La regolazione del livello è<br />
implementata con due JRC NJW1195,<br />
uno per ogni canale, in modalità<br />
differenziale. La regolazione avviene<br />
in modo analogico ma controllata<br />
del processore con cui si possono<br />
personalizzare i guadagni degli<br />
ingressi e altre funzioni.<br />
Il modulo Prisma si basa su un modulo LS9AD-AC11DBT prodotto dalla Libre<br />
Wireless in cui sono implementati i sistemi di connessione alla rete, quelli di<br />
comunicazione wi-fi e Bluetooth. Il modulo integra il supporto a Chromecast e<br />
altri aggiornamenti futuri. Sono presenti due antenne indipendenti a 2.4GHz<br />
una per il Wi Fi e l’altra per il Bluetooth. La connessione di rete cablata dispone<br />
di due RJ-45 per poter usare in cascata altri apparecchi con lo stesso cavo.<br />
L’AMPLI MODERNO<br />
Lo chassis è realizzato con una lamiera<br />
ferrosa ripiegata su cui sono<br />
installati i PCB e il supporto modulare<br />
per l’inserimento dei moduli aggiunti<br />
dall’esterno attraverso un sistema<br />
a slitta e una coppia di connettori<br />
rapidi proprietari. All’interno del supporto<br />
modulare, che ha anche una<br />
ulteriore funzione di schermatura<br />
elettromagnetica oltre alla lamiera<br />
esterna dello chassis, sono collocati<br />
i PCB che ospitano la sezione analogica<br />
di ricezione del segnale e di<br />
regolazione del livello nel dominio<br />
analogico affidata a circuiti integrati<br />
JRC NJW1195 e di preamplificazione<br />
e gran parte dei sistemi di controllo,<br />
gestione dall’apparecchio e aggiornamento<br />
tramite una porta RS-232<br />
ormai passata alla “storia”. Al centro<br />
è posizionato il modulo di amplificazione<br />
in classe D con la sezione<br />
di alimentazione Active PFC e quelle<br />
lineari per le sezioni di preamplificazione<br />
analogica e quella digitale. A<br />
ridosso dei connettori di potenza è<br />
collocato il PCB con il filtro in uscita e<br />
il punto di prelevamento del segnale<br />
di controreazione, di 26 dB dichiarati,<br />
per la correzione delle variazioni di<br />
risposta in funzione del carico e per<br />
la correzione della risonanza del filtro<br />
di uscita in alta frequenza che dai test<br />
di laboratorio risulta estremamente<br />
linearizzato e compensato.<br />
64 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST PRIMARE I35 PRISMA<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................2<br />
9 Velocità........................................................3<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................3<br />
13 Frequenze basse...........................................1<br />
14 Timbrica.......................................................1<br />
15 Coerenza......................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche...............................1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
L’hardware di ottimo livello costruttivo anche<br />
se emergono alcune sovrapposizioni (come ad<br />
esempio gli ingressi bilanciati e lo sdoppiamento<br />
della sezione preamplificatrice).<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ottima insensibilità al carico e parametri elettrici<br />
di alto livello sia in a analogico che in digitale.<br />
La risposta in frequenza, anche in accordo con quanto<br />
dichiarato dall’azienda circa l’evoluzione del modulo di<br />
amplificazione UFPD, appare molto lineare ed estesa con<br />
un andamento rettilineo fino a 40 kHz in cui si presenta<br />
un’attenuazione importante con una leggera sovra oscillazione<br />
in prossimità dell’inizio della discesa. Le curve di<br />
risposte sono pressoché sovrapponibili a prescindere dal<br />
carico o dal livello di attenuazione del segnale. La distorsione<br />
è estremamente contenuta in tutto il range utile con un<br />
innalzamento abbastanza repentino in prossimità del livello<br />
di uscita massimo che oltrepassa abbondantemente il dato<br />
appena limitata l’estensione verso<br />
il basso. L’abbinamento non presenta<br />
particolari problemi e, nel<br />
caso di interfaccia con diffusori<br />
tendenti a colorare o arricchire<br />
il suono, l’equilibrio che ne<br />
consegue può essere di estrema<br />
qualità. Notevoli dal punto<br />
di vista sonoro le prestazioni<br />
come streamer, tangibilmente<br />
migliori di quelle tramite USB.<br />
Se il rigore di approccio e negli<br />
dichiarato con circa 195 Wrms su 8 Ohm per una THD+N<br />
dell’1%. La distorsione armonica e da intermodulazione si<br />
attestano su valore bassissimi in gran parte del range utile<br />
e si nota anche un tappeto di rumore altrettanto contenuto<br />
con la presenza però di alcune frequenza spurie fuori<br />
banda e fenomeni di battimento in presenza di segnali di<br />
alto livello. A seconda del formato in riproduzione, della<br />
frequenza di campionamento ma anche in relazione al<br />
segnale analogico tramite l’ingresso linea, le curve di risposta<br />
presentano delle leggere differenze in prossimità<br />
del limite superiore. Le componenti fuori banda vengono<br />
obiettivi svedese ammettesse<br />
qualche deroga (quel che la mala<br />
information definisce “magia”),<br />
un prodotto che per piacevolezza<br />
e godibilità potrebbe ambire<br />
al top assoluto.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Una delle macchine più versatili del momento<br />
anche se, con l’architettura a bordo, oggi quello<br />
che si potrebbe considerare il punto di arrivo<br />
altro non è che un ottimo punto di partenza.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Eccellente l’incedere. il ritmo e il timing, ancora<br />
poco coinvolgente il timbro e il calore.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Un apparecchio virtualmente “eterno” per struttura<br />
modulare e in quanto ad aggiornabilità,<br />
per altri versi a rischio di obsolescenza.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Manca solo un pizzico per stupire il mondo;<br />
almeno adeguato alla classe di appartenenza..<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 65
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Elac Adante AS-61<br />
L’origine del sistema<br />
Adante è difficile da collocare<br />
e da inquadrare,<br />
soprattutto se si pensa<br />
alle pietre miliari nella<br />
carriera di Andrew Jones<br />
all’esterno ma anche all’interno<br />
di ELAC. Il suo punto<br />
di approccio fù costituito<br />
da un diffusore di bassissima<br />
fascia, ben al di sotto<br />
dell’entry level tipico per la<br />
casa tedesca.<br />
IDebut, anche se abbastanza<br />
caratterizzati e con qualche<br />
limite, hanno con forza<br />
irrotto nella classica categoria<br />
“ben al di sopra della fascia di<br />
appartenenza” e lo hanno fatto<br />
con un differente metodo di<br />
rappresentare il campo sonoro,<br />
magari poco luminoso ma per<br />
nulla affaticante e soprattutto<br />
coinvolgente. Poco dopo abbiamo<br />
apprezzato il piccolo salto,<br />
ancora sconvolgente per certi<br />
aspetti, spiccato con gli Uni-Fi,<br />
in cui compare il primo altoparlante<br />
coassiale che, forzatamente<br />
o no, evoca il passato di Jones in<br />
TAD. Ancora una volta, il sistema<br />
si distingue per un suono molto<br />
compassato, senza eccessi, e anche<br />
per una finitura estetica non<br />
appariscente ma di lusso e una<br />
serie di dettagli sobri ma anche<br />
d’impatto. Di nuovo, una proposta<br />
che ha veramente poco di sensazionale<br />
se non la realizzazione<br />
di un progetto di pregio offerto a<br />
un prezzo veramente aggressivo,<br />
con un atteggiamento frutto di<br />
scelte costruttive ottimizzate.<br />
Gli Adante mostrano invece una<br />
variazione molto interessante di<br />
quanto proposto finora, con l’elemento<br />
comune alla precedenti<br />
serie di appartenere a un segmento<br />
di prezzo ancora terrestre e di<br />
averlo interpretato nel modo più<br />
ricco possibile: siamo di fronte<br />
a un sistema molto complesso,<br />
laccato con finitura brillante ad<br />
alto spessore, tra l’altro molto<br />
ben rifinita (bianca lucida, epossidica<br />
nero brillante oppure con<br />
essenze in legno) e un progetto<br />
non banale realizzato anche con<br />
trasduttori ad hoc!<br />
La serie è al momento costituita<br />
da soli tre elementi: un modello<br />
a torre, un bookshelf e un centrale,<br />
questi due ultimi corredati<br />
da piedistalli specifici.Utilizza il<br />
sistema tweeter / midrange coassiale<br />
sviluppato da Jones ma si<br />
avvale anche di un nuovo sistema<br />
di carico denominato Interport<br />
che consiste di una cavità accoppiata<br />
internamente sulla quale<br />
vengono applicati i woofer utilizzati<br />
(uno nella versione da scaffale,<br />
tre nella torre) che emettono in<br />
una camera “interna” sulla quale<br />
sono applicati altrettanti passivi<br />
che, a loro volta, emettono verso<br />
l’esterno.<br />
Il bookshelf Adante AS-61 (difficile<br />
trovare un nome più brutto!)<br />
è un due vie e mezzo; per<br />
utilizzare il woofer nella configurazione<br />
Interport si è dovuto<br />
realizzare un cabinet con pannelli<br />
interni di rinforzo che rendono la<br />
struttura estremamente rigida e<br />
sorda, soluzione necessaria per<br />
Prezzo: € 3.125,00<br />
Dimensioni: 24,37 x 48,4 x 40,17 cm (lxaxp)<br />
Peso: 16 Kg<br />
Distributore: LP Audio di Luca Parlato<br />
Via della Tesa, 20 - 34138 Trieste (TS)<br />
Tel.040.56.98.24 - Fax<br />
www.lpaudio.it<br />
DIFFUSORI ELAC ADANTE AS-61<br />
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza (W): 50<br />
- 160 Impedenza (Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 41 - 35.000 Sensibilità<br />
(dB): 85 Altoparlanti: 1 tw da 1’’ cupola morbida concentrico con 1<br />
mid da 5,25’’ con cono in alluminio, 1 Wf da 6,5’’ con cono in alluminio,<br />
1 passivo da 8’’<br />
66 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
utilizzare questo tipo di caricamento.<br />
Ne risulta un mobile di<br />
abbondanti dimensioni per un<br />
diffusore classificato “da scaffale”<br />
ma di dimensioni e peso molto<br />
significativi.<br />
Vien da sé che questa nuova impresa<br />
sia piena di aspettative e<br />
le ipotesi sulla nuova serie coinvolgono<br />
non tanto le “presunte”<br />
prestazioni strumentali o di altra<br />
natura ma, più arditamente, l’idea<br />
di Jones e del suo staff e di<br />
come dovrebbe evolvere il campo<br />
sonoro in un ambiente domestico,<br />
anche in funzione delle<br />
risorse messe in campo. In questi<br />
termini, la prima risposta ovvia è<br />
quella in cui il limite a cui tende il<br />
modello di riproduzione proposto<br />
da questo staff “delle meraviglie”<br />
sia quello dei TAD, di ognuno di<br />
essi, in quanto, in via del tutto generale,<br />
potremmo ipotizzare che<br />
esiste un suono TAD ma, al contempo,<br />
ogni sistema ha un suo<br />
carattere! La curiosità di quali<br />
caratteristiche siano mantenute,<br />
quali esaltate e invece quali altre<br />
attenuate, prevarica abbastanza<br />
tutti gli altri aspetti inerenti vita,<br />
morte e miracoli di Adante: sia<br />
negli ascolti effettuati nelle fiere<br />
di settore che in ambienti controllati,<br />
abbiamo potuto identificare<br />
che un sorta di matrice<br />
comune esiste davvero, quella<br />
che dà forma a un campo sonoro<br />
controllato,<br />
definito,<br />
coinvolgente<br />
ma mai<br />
prevaricante<br />
e con la<br />
ricerca di<br />
un’interazione minima con l’ambiente,<br />
in particolar modo per<br />
l’emissione della gamma bassa<br />
e per l’influenza delle riflessioni<br />
sulla ricostruzione della scena<br />
sonora...<br />
Per una valutazione complessiva<br />
delle caratteristiche sonore del<br />
diffusore, occorre però mettere<br />
nelle migliori condizioni l’intera<br />
catena di riproduzione, tenendo<br />
conto del fatto che il tipo di carico<br />
e le conseguenti dimensioni hanno<br />
portato il sistema molto lontano<br />
da una facile collocabilità in<br />
ambiente. Tutto ciò nonostante<br />
siano state mese in campo risorse<br />
e materiali molto al di sopra<br />
della fascia di prezzo. Il modulo<br />
dell’impedenza e soprattutto la<br />
sensibilità molto bassa suggeriscono<br />
una scelta attenta dell’amplificazione.<br />
Il biamping potrebbe<br />
essere la soluzione più semplice e<br />
“giusta”, non tanto per i benefici<br />
del doppio cavo di collegamento,<br />
quanto per la bassa sensibilità del<br />
diffusore. In casi come questo, la<br />
biamplificazione passiva risolve<br />
in modo evidente le caratterizzazione<br />
del funzionamento al<br />
limite dell’amplificazione, soprattutto<br />
in gamma bassa in cui<br />
l’impedenza degli AS-61 rivela<br />
la sua criticità. Ne consegue una<br />
trasparenza più marcata della<br />
gamma medio-alta e una pulizia<br />
che però tendono a far alzare<br />
ancora il volume, rischiando di<br />
avvicinarsi al limite fisico del diffusore<br />
senza percepire per tempo<br />
i segnali premonitori, anche<br />
perché una delle caratteristiche<br />
più marcate (oltre la necessità<br />
di muscoli grossi e potenti) è<br />
quella di un’estensione in basso<br />
in una certa misura penalizzata,<br />
probabilmente dal sistema di<br />
caricamento scelto. Il problema<br />
è ipotizzabile anche in funzione<br />
della potenza dell’amplificatore<br />
che, per ottenere pressioni adeguate,<br />
si troverà in un punto di<br />
lavoro spostato in alto, nella maggior<br />
parte dei casi al limite. In fin<br />
dei conti abbiamo un sistema<br />
che per esprimersi come si deve<br />
“vive al limite, suo e di chi gli sta<br />
intorno”! Risultati soddisfacenti<br />
si ottengono con amplificatori di<br />
pari potenza in configurazione<br />
passiva, considerando che l’incrocio<br />
fra il woofer e il gruppo<br />
I morsetti sono installati su un pannello in<br />
allumino fissato al mobile. La meccanica,<br />
oltre ad essere di impatto sotto il profilo<br />
estetico, risulta molto efficace con una<br />
presa salda che consente un serraggio<br />
molto tenace con sforzo minimo. La<br />
posizione a filo del pannello con i morsetti<br />
che sporgono, nel caso di terminazioni a<br />
forcella o a banana, tendono occupare<br />
molto spazio fra diffusore e parete.<br />
medio-alti è collocato molto in<br />
basso, circa a 200 Hz, con una<br />
pendenza molto accentuata.<br />
Per fortuna, nonostante le dimensioni<br />
in ambiente, l’emissione<br />
sembra non essere influenzata<br />
dalla vicinanza della parete posteriore,<br />
con un’immagine complessivamente<br />
inalterata e un lieve<br />
incremento della parte bassa<br />
che non guasta assolutamente,<br />
anzi, a fronte di nessuna perdita<br />
apparente in articolazione e<br />
velocità della parte bassa dello<br />
spettro, l’incremento di emissione<br />
all’estremo inferiore da corpo<br />
al campo sonoro.<br />
Alla luce di questi elementi (e<br />
delle migliori condizioni possibili<br />
in cui far operare l’apparecchio)<br />
si ottiene un’impronta<br />
sonora certamente particolare<br />
e che, in certa misura, ricorda<br />
i sistemi a caricamento pneumatico<br />
di molto tempo fa, ca-<br />
L’unità è composta da due altoparlanti indipendenti: un il tweeter con cupola in seta<br />
trattata e magnete in neodimio incastonato all’interno della bobina da cinquantadue<br />
millimetri del medio. La curiosa struttura a maglia larga di fronte al tweeter ha la funzione<br />
di protezione della cupola del tweeter. La membrana del medio è in alluminio e la<br />
sospensione in gomma rovesciata a bassa escursione.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 67
SELECTOR<br />
Per il passivo<br />
è stato utilizzato<br />
un woofer senza<br />
magnete e senza<br />
bobina mobile; per<br />
il resto gli elementi<br />
sono tutti quelli<br />
dell’equivalente<br />
attivo, ma con<br />
la massa mobile<br />
“accordata” con il<br />
resto del sistema di<br />
carico.<br />
I due condotti reflex<br />
presentano ampie<br />
svasature ai bordi,<br />
tuttavia rumori e<br />
turbolenze presenti<br />
all’interno delle due<br />
camere vengono<br />
molto attenuate<br />
grazie alla presenza<br />
di un woofer passivo<br />
che fa da filtro<br />
meccanico.<br />
Il gruppo coassiale mostra<br />
una realizzazione ad hoc<br />
dei cestelli e dei magneti<br />
in modo che il tweeter si<br />
incastri al centro del medio<br />
e a filo della bobina mobile<br />
che risulta molto ampia. Il<br />
design, rispetto agli altri<br />
altoparlanti più “comuni”<br />
rispecchia una competenza<br />
rara nel campo specifico.<br />
Il cestello è in alluminio<br />
pressofuso aerodinamico<br />
e con equipaggio mobile<br />
a vista, membrana in<br />
alluminio e sospensione<br />
in gomma.<br />
CHIAMALO INTERPORT<br />
Il progetto abbastanza articolato di<br />
carico del woofer e di collocazione<br />
del coassiale rende necessaria la<br />
scelta di ricavare delle pannellature<br />
interne per la separazione dei volumi<br />
ma anche per il sostengo degli elementi<br />
all’interno, come ad esempio<br />
il woofer e il filtro crossover. Il woofer<br />
attivo collocato all’interno ha il<br />
diametro inferiore rispetto quello<br />
passivo collocato all’esterno, “a vista”,<br />
favorendo l’installazione, mentre il<br />
pannello con il filtro crossover, di<br />
grandi dimensioni e con uno schema<br />
anch’esso complesso e articolato,<br />
ha evidenziato tutte le difficoltà<br />
di passaggio e di movimentazione<br />
all’interno, in quanto fissato dietro<br />
alla camera del mid coassiale.<br />
Sullo stesso pannello interno in cui<br />
è fissato il woofer sono posti i due<br />
condotti di accordo che mettono in<br />
comunicazione le due camere, quella<br />
posteriore al woofer e quella anteriore<br />
in cui è posto il woofer passivo. Ne<br />
deriva una struttura molto complessa,<br />
con un volume complessivo che<br />
vede tener conto anche delle esigenze<br />
costruttive: la parte posteriore è<br />
leggermente trapezoidale anche se<br />
per motivi probabilmente estetici<br />
che funzionali, con una robustezza<br />
e solidità superiore alla norma in seguito<br />
al rinforzo strutturale dei setti<br />
di separazione.<br />
68 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST ELAC ADANTE AS-61<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................0<br />
8 Risposta ai transienti....................................0<br />
9 Velocità........................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci................................1<br />
11 Frequenze alte..............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse...........................................0<br />
14 Timbrica.......................................................1<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................1<br />
Il filtro impiega<br />
componenti di qualità molto<br />
superiore alla classe di appartenenza,<br />
con gli<br />
induttori avvolti in aria libera e i condensatori<br />
in poliestere metallizzato anche di elevato valore, ad eccezione di uno di tipo<br />
bipolare da 70uF. L’induttore in serie al woofer ha una elevata resistenza interna<br />
che favorisce l’allineamento con la risposta del gruppo coassiale.<br />
Il sistema è un tre vie con uno schema di filtro ad alta<br />
pendenza per le vie superiore e uno molto blando per<br />
woofer interno in cui gran parte della filtratura viene<br />
effettuata in modo meccanico dall’altoparlante passivo<br />
anteriore. La risposta è molto lineare anche se si notano<br />
i punti di incrocio dei tre altoparlanti sia in asse che fuori<br />
asse. È presente anche una attenuazione importante dei<br />
tre altoparlanti che riducono la sensibilità del sistema,<br />
già non particolarmente alta. L’impedenza non scende<br />
mai al di sotto dei 4 Ohm ma presenta rotazioni di fase<br />
e componenti reattive di un certo rilevo anche in prossimità<br />
della risonanza del mid, caricato in camera chiusa.<br />
ratterizzati da alcuni parametri<br />
formalmente corretti ma un costante<br />
desiderio di una dose di<br />
vitalità in più. Quella stessa sensazione<br />
che porta, magari scordando<br />
alcuni aspetti positivi , della<br />
riproposizione sonora (vedi il<br />
suonogramma), a “pompare” sul<br />
volume! In sintesi una costruzione<br />
(materiali e finitura estetica)<br />
di altissimo livello, al servizio di<br />
un progetto tecnico meno definito<br />
(come la destinazione d’uso) e<br />
condizionato sensibilmente dalla<br />
scelta dei partner da utilizzare.<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Materiali eccellenti e soluzioni molto complesse<br />
si contrappongono a risultati che per certi versi<br />
non soddisfano le aspettative.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Risposta molto lineare con una buona dispersione<br />
angolare e una altrettanto interessante<br />
estensione in basso senza particolari enfasi.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Aspetti contrastanti fra abbinamento con ampli<br />
e posizionamento in ambiente richiedono abbinamenti<br />
oculati.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Anche nelle migliori condizioni riscontrate la<br />
riproposizione sonora appare non esprimersi<br />
completamente.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Un mezzo passo falso (il form factor del modello<br />
da stand è “incomprensibile”) all’interno di una<br />
realtà in estremo movimento.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Nonostante alcuni aspetti unici, rende al massimo<br />
solo con partner potenti e costosi che rendono<br />
meno concorrenziale l’abbinata.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 69
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Indiana Line Tesi 561<br />
Campione nel rapporto<br />
qualità/prezzo, il costruttore<br />
italiano per ciò stesso<br />
non si distacca abitualmente<br />
troppo dal solco<br />
medio espressione del mercato.<br />
Ma ogni regola ha la<br />
sua eccezione e con i Tesi<br />
561 arriva qualche cosa “al<br />
di fuori della norma”, perlomeno<br />
per caratteristiche:<br />
costa meno e offre di più.<br />
Abbastanza raro in questo<br />
settore....<br />
La serie Tesi è quella<br />
più vicina alle tradizionali<br />
esigenze<br />
dell’appassionato audio offerta<br />
dal costruttore italiano<br />
ed è costituita da un catalogo<br />
assai intricato e, a tratti,<br />
poco comprensibile che si<br />
basa fondamentalmente su<br />
due macro-categorie, Vinyl<br />
e Hi-gloss che caratterizzano<br />
prodotti non solo meramente<br />
differenti per finitura<br />
ma anche per configurazione<br />
e costruzione (ad esempio<br />
i prodotti Vinyl hanno<br />
gli angoli stondati mentre<br />
in quelli Hi-gloss il mobile è<br />
più massiccio anche se offerti<br />
ad un prezzo leggermente<br />
superiore).<br />
Ognuna delle due serie è<br />
composta da 4 prodotti: un<br />
centrale, due bookshelf e una<br />
torre che, come detto non<br />
sono sovrapponibili ai corrispettivi<br />
della serie “quasicomplementare”,<br />
offrendo<br />
così una griglia di prodotto<br />
molto ampia anche se in<br />
grado di generare qualche<br />
confusione.<br />
Appurato ad esempio che<br />
la serie Vinyl è quella più<br />
economia tra le due, in essa<br />
trova posto il modello qui in<br />
prova che però in qualche<br />
modo dirazza da una progressione<br />
logica in termini<br />
di performance (almeno sulla<br />
carta) in seguito all’utilizzo,<br />
per la prima volta in casa<br />
Indiana Line di una coppia<br />
di mid woofer da 16 cm con<br />
membrane differenti fra loro<br />
(un dettaglio che, pure, nella<br />
serie Diva era stato già introdotto<br />
da tempo).<br />
L’approccio ricorda quello<br />
utilizzato per i ProAc DT8<br />
in cui i due midwoofer sono<br />
molto differenti fra loro, declinato<br />
qui in un segmento di<br />
mercato molto più consumer.<br />
Questa caratteristica, unità<br />
al segmento merceologico<br />
di appartenenza, merita una<br />
minima riflessione...<br />
Partiamo dal prezzo che,<br />
associato alla tipologia (diffusore<br />
a torre), rende il prodotto<br />
abbastanza unico (poco<br />
più di una ventina di modelli<br />
sul mercato) oggi più che in<br />
passato dove ne veniva annoverato<br />
un maggior numero.<br />
Meno della metà adotta woofer<br />
da 16 cm o maggiori (un<br />
paio...) e una parte significativa<br />
di questo sparuto gruppo<br />
può essere annoverato<br />
nei boom boom box, ovvero<br />
in quei diffusori dichiaratamente<br />
destinati ad una fascia<br />
di pubblico giovanile, interessata<br />
principalmente alla<br />
dinamica e a generi musicali<br />
poco raffinati.<br />
Dunque pochissimi possono<br />
essere considerati effettivamente<br />
dei concorrenti dei<br />
Tesi 561! Fatto che rimarca<br />
Prezzo: € 585,00<br />
Dimensioni: 18 x 89 x 30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 13,7 Kg<br />
Distributore: Coral Electronic Srl<br />
Corso Allamano, 74 - 10098 Rivoli (TO)<br />
Tel.011.959.44.55 - Fax 011.957.23.55<br />
www.coral-indianaline.com<br />
DIFFUSORI INDIANA LINE TESI 561<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: reflex N. vie: 3 Potenza<br />
(W): 30 - 150 Impedenza (Ohm): 4 - 8 Frequenze di crossover<br />
(Hz): 180 / 2800 Risp. in freq (Hz): 35 - 22000 Sensibilità<br />
(dB): 92 Altoparlanti: 160 mm woofer, 160 mm mid-woofer,<br />
26 mm dome-tweeter Rifinitura: vinile rovere nero / vinile<br />
noce Griglia: si<br />
70 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST<br />
I morsetti accettano qualunque tipo di connessione e sono disposti in modo facilmente<br />
accessibile anche grazie alla posizione inclinata. Il corpo in plastica consente un buon<br />
serraggio del cavo o della forcella anche in merito ad una ghiera antifrizione.<br />
almeno due aspetti: il primo<br />
è che è difficile “stare nei costi”<br />
con un prodotto simile<br />
(ma qui, lo abbiamo detto,<br />
la casa italiana è maestra);<br />
il secondo, in parte conseguenza<br />
del primo è che è ancora<br />
più difficile realizzare in<br />
queste condizioni un diffusore<br />
audiophile, cosa che è<br />
invece nel DNA aziendale di<br />
Indiana Line.<br />
Una sfida? Una opportunità?<br />
Un azzardo? Di certo vi<br />
è il fatto che per realizzare<br />
un diffusore che adotta un<br />
woofer di queste dimensioni,<br />
Indiana Line ha dovuto<br />
rinunciare a quella particolare<br />
caratteristica “filante”<br />
dei suoi prodotti (anche<br />
perché ridotti di dimensioni)<br />
che è quasi una caratteristica<br />
fondante e attesa nel<br />
prodotto Indiana Line. Va<br />
detto però che i bordi arrotondati,<br />
la scelta del rapporto<br />
dimensionale del prodotto<br />
un “abbellimento” (l’effetto<br />
monoblocco è mitigato dalla<br />
conformazione del plinto integrato<br />
nel mobile, separato<br />
da resto da una sottile scanalatura<br />
alta 5 mm lungo tutto<br />
il perimetro) lo rendono comunque<br />
gradevole: certo più<br />
ingombrante da quanto ci si<br />
aspetta da una Indiana Line<br />
ma ancora ampiamente nel<br />
campo del “gradevole”...<br />
Nel solco della tradizione<br />
invece la qualità di costruzione,<br />
sempre molto elevata<br />
in relazione al prezzo del<br />
prodotto che mai come questa<br />
volta si presenta “tosto”<br />
e raffinato al tempo stesso,<br />
tanto che occorre pizzicarsi<br />
(si, sono sveglio!) per ricordare<br />
quale sia il prezzo di<br />
listino assegnato.<br />
D’altronde una attenzione<br />
molto intensa all’incidenza<br />
dei costi di produzione sembra<br />
essere sempre tenuta<br />
da conto da Indiana Line. I<br />
prodotti, si sa, vengono pensati<br />
in occidente e realizzati<br />
in oriente ma con fatti tangibili,<br />
sembra che questo<br />
si riversi in larga misura<br />
nell’interesse del cliente grazie<br />
anche ad una politica che<br />
rifugge “prezzature” di fantasia<br />
o correttivi di marketing.<br />
Approcciare i Tesi 561 insomma<br />
genera una bella sensazione,<br />
per paradosso persino<br />
migliore (ricordano in parte<br />
certi iconici prodotti della<br />
scuola “value for money”<br />
inglese).<br />
De gustibus magari ma l’ascolto<br />
è ancora meglio, una<br />
conferma di trovarsi di fronte<br />
ad un prodotto fuori dalla<br />
norma: sorprendente fin dalle<br />
prime battute, in particolare<br />
per le performance in gamma<br />
bassa, ben presente, estesa<br />
e articolata, abbastanza<br />
corretta anche in termini di<br />
timbrica. Il messaggio sonoro<br />
viene riproposto con rapidità<br />
e precisione negli attacchi<br />
e nei rilasci, generando una<br />
pressione sonora sull’ascoltatore<br />
apprezzata con i generi<br />
musicali più movimentati.<br />
All’altro estremo della banda<br />
la voce è forse un po’ grossa<br />
(più tonda che grossa) ma al<br />
limite della banda il bilanciamento<br />
tra una corretta messa<br />
a fuoco e un possibile eccesso<br />
di dettaglio è ben bilanciato.<br />
Non è facile definite il diffusore,<br />
per certi versi molto<br />
rock ma con una marcata<br />
propensione ad una raffinatezza<br />
non comune in questa<br />
fascia di prezzo, abbastanza<br />
“lento”, attingendo alle categorie<br />
inaugurate da Adriano<br />
Celentano, da farsi apprezzare<br />
con generi come la classica<br />
in generale e la musica da camera<br />
nello specifico, comunque<br />
dove la rappresentazione<br />
sonora scorre tranquilla...<br />
In termini di interfacciabilità<br />
tradizionalmente i prodotti<br />
della casa italiana sono sempre<br />
ad ampio spettro ma ci ha<br />
comunque stupito il risultato<br />
ottenibile con un Classe D se<br />
pur di classe come il Primare<br />
oggetto di un test in questo<br />
stesso numero di <strong>SUONO</strong>.<br />
Si tratta di un abbinamento<br />
elettivo, forse ridondante<br />
in una ottica puramente<br />
Forma molto compatta con magnete in neodimio, cupola in seta trattata e camera<br />
di decompressione posteriore con sistema di dissipazione messo a punto da Indiana<br />
Line per abbassare la frequenza di risonanza e assorbire le riflessioni sulla membrana.<br />
L’altoparlante è fissato su una flangia molto ampia di raccordo fra pannello e woofer<br />
con i centri di emissione ravvicinati.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 71
SELECTOR<br />
il filtro crossover applica attenuazioni a 12dB/oct su tutti<br />
gli altoparlanti con una cella di compensazione in serie al<br />
mid woofer. I due woofer hanno lo stesso tipo di taglio ma a<br />
frequenza molto differenti risultando in parallelo fino a circa<br />
200 Hz. I componenti sono saldati e incollati al PCB fissato a<br />
ridosso della vaschetta dei contatti. Il condensatore in serie al<br />
tweeter è in poliestere metallizzato, gli altri di tipo elettrolitico<br />
e gli induttori a bassa Re sono avvolti su lamierini.<br />
il cestello dei due woofer<br />
è in lamiera stampata, la<br />
sospensione in gomma<br />
include anche la ghiera di finitura,<br />
sempre in gomma, fissata al cestello<br />
con un funzione estetica di raccordo<br />
con il pannello. Il woofer installato in alto<br />
a differenza di quello in basso ha il gruppo<br />
magnetico schermato. La frequenza di<br />
risonanza dei due altoparlanti è molto<br />
simile anche se le membrane sono molto<br />
differenti per forma e materiali utilizzati: in<br />
polpa di cellulosa quella dl woofer basso con<br />
parapolvere rovesciato e polipropilene e mica per l’altro dotato<br />
anche di ogiva fissa al magnete.<br />
OTTIMIZZAZIONE AL TOP<br />
Il mobile è realizzato con una struttura<br />
in pannelli di MDF ad alto spessore<br />
ma con una massa non eccessivamente<br />
alta e la contempo incollaggi<br />
strutturali eseguiti a regola d’arte<br />
fra i pannelli e i setti di rinforzo interni.<br />
Ne deriva una struttura non<br />
eccessivamente pesante ma molto<br />
solida e abbastanza smorzata nel<br />
trasferimento delle vibrazioni. I setti<br />
di rinforzo, per irrobustire il pannello<br />
anteriore, sono collocati in prossimità<br />
degli ampi fori dei due woofer. I<br />
due woofer, molto differenti fra loro<br />
in merito alla composizione della<br />
membrana e alla struttura del magnete,<br />
esibiscono tuttavia parametri<br />
elettrici paragonabili e condividono<br />
lo stesso olume di carico risultando<br />
in parallelo per una ampia gamma<br />
di frequenza.<br />
Tuttavia, il filtro crossover è indipendente<br />
per i due woofer e sopratutto<br />
le due connessioni sperano il woofer<br />
inferiore da quello superiore che<br />
invece rimane abbinato al tweeter.<br />
In caso di collegamenti bi-wiring o<br />
bi-amplificazione passiva bisogna<br />
fare attenzione al fatto che i segnali<br />
applicati siano elettricamente identici<br />
per non innescare delle variazioni<br />
sul carico acustico de due altoparlanti<br />
pensati per lavorare in parallelo.<br />
72 <strong>SUONO</strong> settembre 2018
TEST INDIANA LINE TESI 561<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
economica ma che non fa<br />
ripiangere all’eventuale proprietario<br />
di un amplificatore<br />
così di averlo abbinato ai Tesi<br />
561 e non a un diffusore di<br />
maggior lignaggio.<br />
Anche il posizionamento<br />
sembra molto user frendly<br />
soprattutto a ridosso della<br />
parete posteriore, con un incremento<br />
della emissione in<br />
gamma bassa e ancora una<br />
ottima ricostruzione della<br />
scena anche con i diffusori<br />
paralleli alla parete e non<br />
inclinati verso l’ascoltatore.<br />
Si tratta di condizioni da non<br />
sottovalutare soprattutto per<br />
quelle installazioni non “elettive”<br />
in cui devono convivere<br />
più realtà all’interno del locale.<br />
Invece, si sono ottenuti<br />
risultati molto validi con la<br />
configurazione in biamplificazione<br />
passiva in quanto<br />
l’impedenza balza da quattro<br />
Ohm a oltre otto, con un fattore<br />
di stress molto meno importante<br />
anche per amplificazioni<br />
poco robuste. Quindi,<br />
La risposta in frequenza appare molto lineare in asse, mentre<br />
la dispersione angolare evidenzia una lieve attenuazione angolare<br />
all’estremo superiore tuttavia molto contenuta e con<br />
una andamento graduale. I punti di lavoro e di filtratura sono<br />
efficaci e ottenuti con il minimo dei componenti a riprova<br />
del lavoro effettuato sugli altoparlanti sia dal punto di vista<br />
elettrico che della modellazione della risposta. È presente<br />
solo una linea di compensazione sul midwoofer per ottimizzare<br />
l’incrocio, collocato abbastanza in alto con il tweeter. Il<br />
modulo dell’impedenza in basso scende sotto i 4 Ohm ma<br />
con la separazione del bi wiring le due sezioni si collocano<br />
oltre gli 8 nominali.<br />
a patto di utilizzare due amplificatori<br />
di potenza identici<br />
fra loro anche in funzione<br />
della configurazione dei woofer,<br />
con i Tesi 561 la formula<br />
“due ampli medi al posto di<br />
uno robusto” vale moltissimo<br />
e continua a dare emozioni di<br />
rara portata. Oggi è ancor più<br />
semplice allestire dei piccoli<br />
sistemi con DAC dotati anche<br />
di ingresso linea e uscite pre<br />
al quale collegare non uno<br />
ma due piccoli finali con una<br />
resa “inimmaginabile”!<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................1<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................1<br />
9 Velocità........................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci................................1<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................2<br />
14 Timbrica.......................................................1<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxxx<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxxx<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxxx<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxxx<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxxx<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Xxxxxxx xxxxx xxxxx xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx<br />
xxxxxxx xxxx xx xxxxxx xxx xxxx xxxx xxxxx xxxx<br />
xxxxx xxxx xxxxxxx xxxxx xxxxxxx xxxx x.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2018 73
COOP.GIORNALISTICA MONDO NUOVO<br />
Sede in: VIALE BRUNO BUOZZI, 72 - 00197 - ROMA (RM)<br />
Codice fiscale: 04028131003 Partita IVA: 04028131003<br />
Capitale sociale: Euro 1.500,00 Capitale versato: Euro 1.500,00<br />
Registro imprese di: Roma N. iscrizione reg. imprese: 04028131003<br />
N.Iscrizione R.E.A.: 727347<br />
Bilancio al 31/12/2017<br />
STATO PATRIMONIALE ATTIVO<br />
al 31/12/2017 al 31/12/2016<br />
B ) Immobilizzazioni, con separata indicazione di quelle<br />
concesse in locazione finanziaria:<br />
I ) Immobilizzazioni immateriali: 4.601 4.917<br />
II ) Immobilizzazioni materiali: 9.768 14.679<br />
TOTALE Immobilizzazioni, con separata indicazione<br />
di quelle concesse in locazione finanziaria:<br />
14.369 19.596<br />
C ) Attivo circolante:<br />
I ) Rimanenze: 983 1.125<br />
II ) Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce,<br />
degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo:<br />
Entro l’esercizio 470.807 514.871<br />
Oltre l’esercizio (3.000) (3.000)<br />
TOTALE Crediti, con separata indicazione, per<br />
467.807 511.871<br />
ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio<br />
successivo:<br />
III ) Attivita’ finanziarie che non costituiscono<br />
20.000 20.000<br />
immobilizzazioni:<br />
IV ) Disponibilita’ liquide: 60.964 64.048<br />
TOTALE Attivo circolante: 549.754 597.044<br />
D ) Ratei e risconti, con separata indicazione del disaggio<br />
177 189<br />
su prestiti:<br />
TOTALE ATTIVO 564.300 616.829<br />
STATO PATRIMONIALE PASSIVO<br />
A ) Patrimonio netto:<br />
I ) Capitale 1.500 1.500<br />
IV ) Riserva legale 604 604<br />
VII ) Altre riserve, distintamente indicate: 77.904 79.732<br />
IX ) Utile (perdita) dell’esercizio (1.870) (1.829)<br />
TOTALE Patrimonio netto: 78.138 80.007<br />
B ) Fondi per rischi ed oneri: 320 320<br />
C ) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato - 48.863<br />
D ) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce,<br />
degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo:<br />
Entro l’esercizio 465.326 443.431<br />
Oltre l’esercizio 20.516 44.208<br />
TOTALE Debiti, con separata indicazione, per<br />
485.842 487.639<br />
ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio<br />
successivo:<br />
TOTALE PASSIVO 564.300 616.829<br />
CONTO ECONOMICO<br />
A ) Valore della produzione:<br />
1 ) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 212.981 212.981<br />
2), 3) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di<br />
(142) (129)<br />
lavorazione, semilavorati e finiti e dei lavori in corso su<br />
ordinazione<br />
2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di<br />
(142) (129)<br />
lavorazione, semilavorati e finiti<br />
5 ) altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei<br />
contributi in conto esercizio:<br />
contributi in conto esercizio 166.826 99.361<br />
altri 6.422 102.688<br />
Totale altri ricavi e proventi 173.248 202.049<br />
TOTALE Valore della produzione: 329.628 414.901<br />
B ) Costi della produzione:<br />
6 ) Costi materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 30.939 28.827<br />
7 ) Costi per servizi 220.485 189.567<br />
8 ) per godimento di beni di terzi: 1.897 3.030<br />
9 ) per il personale:<br />
a ) Salari e stipendi 5.594 113.509<br />
b ) Oneri sociali 1.708 34.383<br />
c), d), e) trattamento di fine rapporto, trattamento di<br />
1.176 8.613<br />
quiescenza, altri costi del personale<br />
c ) Trattamento di fine rapporto 1.176 8.613<br />
TOTALE per il personale: 8.478 156.505<br />
10 ) Ammortamento e svalutazioni:<br />
a), b), c) ammortamento delle immobilizzazioni<br />
10.241 9.517<br />
immateriali e materiali, altre svalutazioni<br />
delle immobilizzazioni<br />
a ) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali: 4.711 6.564<br />
b ) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali: 5.530 2.953<br />
TOTALE Ammortamento e svalutazioni: 10.241 9.517<br />
14 ) Oneri diversi di gestione 46.979 20.853<br />
TOTALE Costi della produzione: 319.019 408.299<br />
Differenza tra Valore e Costi della produzione 10.609 6.602<br />
C ) Proventi e oneri finanziari:<br />
16 ) Altri proventi finanziari:<br />
d ) proventi diversi dai precedenti<br />
altri - 16<br />
Totale proventi diversi dai precedenti - 16<br />
TOTALE Altri proventi finanziari: - 16<br />
17 ) interessi e altri oneri finanziari<br />
altri 7.797 5.540<br />
Totale interessi e altri oneri finanziari 7.797 5.540<br />
TOTALE Proventi e oneri finanziari: (7.797) (5.524)<br />
Risultato prima delle imposte (A - B + - C + - D) 2.812 1.078<br />
22 ) Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite<br />
e anticipate<br />
imposte correnti 4.682 2.907<br />
Totale delle imposte sul reddito dell’esercizio,<br />
4.682 2.907<br />
correnti, differite e anticipate<br />
23) Utile (perdite) dell’esercizio (1.870) (1.829)<br />
Anno: 2017 DETTAGLIO RICAVI<br />
1 Vendita di copie: € 90.877,07<br />
2 Pubblicità: € 62.282,00<br />
- Diretta: € 62.282,00<br />
- Tramite concessionaria: €<br />
3 Ricavi da editoria on line: € 2.121,98<br />
4 Abbonamenti € 2.121,98<br />
5 Pubblicità €<br />
6 Ricavi da vendita informazioni e servizi : € 1.241,10 (1)<br />
7 Ricavi da altra attività editoriale: €<br />
8 Totale voci 01 + 02 + 05 + 06 + 07: € 156.522,16<br />
(1) Proventi per royalties, brevetti, marchi<br />
Il presente bilancio corrisponde al vero.<br />
Il Legale Rappresentante<br />
Marta Nicoletti
BELA<br />
BARTÓK<br />
L’UOMO DALLE<br />
MILLE ARMONIE<br />
FRANK<br />
SINATRA<br />
IL RITORNO<br />
DI “THE VOICE”<br />
LA NUOVA<br />
VITA DEL<br />
VINILE?<br />
INTERVISTA A<br />
PAOLO MAIORINO<br />
DELLA SONY<br />
STORIE<br />
ROCK’N’<br />
BLUES<br />
RORY GALLAGHER<br />
QUANDO LE VISIONI SPOSANO I SUONI
76 I COLORI DEL<br />
«BARTÓK INIZIO<br />
COL ROMANTICISMO,<br />
SCRISSE IN MODO<br />
NEOCLASSICO,<br />
ADOTTÒ UNA SCALA<br />
DI DODICI TONI, NON<br />
ADERÌ MAI ALLA<br />
DODECAFONIA»
Bela Bartók<br />
L’uomo dalle mille armonie<br />
BELA BARTÓK È UNO DEI PIÙ IMPORTANTI COMPOSITORI<br />
DI MUSICA DEL ’900, OLTRE CHE STRAORDINARIO<br />
RICERCATORE, DEDICATOSI ALLA MUSICA POPOLARE<br />
BALCANICA, E UN INSEGNANTE DI GRANDE FAMA. SPIRITO<br />
GUIDA DELLA GENERAZIONE RIVOLUZIONARIA DEI<br />
MUSICISTI NATI NEI PRIMI ANNI 80 DEL XIX SECOLO È<br />
CONSIDERATO IL MAGGIORE COMPOSITORE UNGHERESE.<br />
testo: Carlo D’Ottavi<br />
Bartók nacque il 25 marzo 1881<br />
a Nagyszentmiklos, ora in<br />
Romania. Fu un talento precocissimo,<br />
tanto che a dieci<br />
anni fece la sua prima apparizione come<br />
compositore e pianista. Gli studi lo portarono<br />
a conoscere in particolare Johannes<br />
Brahms e, quando entrò nella Accademia<br />
Musicale Reale di Budapest (1899/1903)<br />
subì il fascino di Franz Liszt, Richard<br />
Wagner e Richard Strauss. Uscito dalla<br />
accademia compose la sinfonia Kossuth,<br />
essenzialmente su temi ungheresi. In collaborazione<br />
con Zoltan Kodaly, iniziò una<br />
ricerca sistematica sulla musica popolare<br />
ungherese che fu pubblicata congiuntamente<br />
nel 1906 con il titolo di Canzoni<br />
popolari ungheresi per voce e piano.<br />
Seguirono altre due sue raccolte, a suo<br />
nome, che ne evidenziarono l’approccio<br />
metodico e scientifico, ampliandone l’interesse<br />
alla cultura dei gruppi linguistici<br />
limitrofi. In tutto raccolse oltre 6.000<br />
canzoni di origine magiara, slovacca, rumena,<br />
transilvana e nel 1913 riportò 200<br />
melodie arabe da una visita a Biskra, in<br />
Algeria. Tutto questo lavoro, testimonianza<br />
di fervore e passione patriottica, sfociò<br />
nel volume Musica popolare ungherese,<br />
che influenzò in modo decisivo la sua creatività<br />
nella composizione musicale.<br />
Nel 1907 fu nominato professore di pianoforte<br />
all’Accademia di Budapest. Nel<br />
1911 fondò con Kodaly la Nuova Società<br />
Musicale Ungherese, che si proponeva di<br />
presentare le nuove proposte sonore nazionali.<br />
L’accoglienza del pubblico rimase<br />
piuttosto fredda fino al 1917, quando arrivò<br />
il successo con il balletto Il principe<br />
di legno e l’opera Il castello del principe<br />
Barbablù. In questi lavori l’influenza di<br />
Claude Debussy è evidente. L’incontro<br />
con il compositore francese si tradusse in<br />
una visione più innovativa e radicale delle<br />
opere di Bartók. Abbandonato il roman-<br />
Erik Chisholm, direttore d’orchestra e compositore scozzese,<br />
accoglie Bartok alla Queen Street Station di Glasgow.<br />
Chisholm aveva molto in comune con il compositore<br />
ungherese, tanto da essere soprannomimato MacBartók.<br />
ticismo iniziale divenne uno dei primi a<br />
scrivere in modo neoclassico. Contemporaneamente,<br />
iniziò a usare le antiche<br />
scale che aveva scoperto, così facendo si<br />
trovò a introdurre altre armonie che portarono<br />
all’adozione di una scala di dodici<br />
toni, capace di ogni sorta di combinazioni<br />
armoniche… ma non aderì mai all’atonalità<br />
e alla dodecafonia.<br />
Bartók arrivò negli Stati Uniti per la<br />
prima volta nel 1927. Il 22 dicembre.<br />
Alla Carnegie Hall, con la Philharmonic<br />
Orchestra diretta da Willem Mengelberg,<br />
suonò come solista la sua Rhapsodie, Op.<br />
1. Il Concerto per pianoforte e orchestra fu<br />
invece eseguito l’anno dopo dalla Cincinnati<br />
Orchestra, sotto la direzione di Fritz<br />
Reiner e con Bartók ancora al piano. Nel<br />
1928 suonò altre sue composizioni presso<br />
la Pro-Musica Society al Gallo Theatre,<br />
assieme al violinista e connazionale Jose-<br />
I COLORI DEL 77
BELA BARTÓK<br />
ph Szigeti. Poco dopo tornò in Ungheria.<br />
La nazione stava precipitando verso una<br />
deriva di stampo nazista. Le opere di Bartók,<br />
tra le quali lo “scandaloso” Il Mandarino<br />
Meraviglioso, di stile espressionista,<br />
vennero osteggiate dal nuovo regime: per<br />
lui il clima non era più favorevole.<br />
Il Concerto per Violino e Clarinetto, scritto<br />
in Ungheria da Bartók per Joseph Szigeti<br />
e Benny Goodman, fu l’occasione per<br />
il suo ritorno a New York. L’esecuzione<br />
avvenne con i due solisti alla Carnegie<br />
Hall. Le occasioni di promuovere la sua<br />
musica negli USA divennero sempre più<br />
numerose e nel 1940 si esibì assieme alla<br />
moglie, Ditta Pasztory, nella prima mondiale<br />
della Musica per due pianoforti e<br />
percussioni, forse uno dei suoi lavori più<br />
sorprendenti e di rottura.<br />
Nel 1940, quando la Seconda Guerra<br />
Mondiale sconvolse l’Europa, scelse la via<br />
dell’esilio, trasferendosi definitivamente<br />
negli Stati Uniti a New York. A 59 anni la<br />
vita di New York gli sembrò troppo frenetica<br />
e le distanze per dare concerti esageratamente<br />
grandi. La sua musica aveva<br />
un successo limitato, neppure la laurea<br />
honoris causa della Columbia University<br />
lenì il suo stato di profonda malinconia.<br />
Gli era riconosciuto il grande talento di<br />
compositore e pianista, accettò di dare<br />
lezioni private. Per incoraggiare l’anziano<br />
e reticente musicista l’Associazione del<br />
Compositori Americani gli offrì una residenza<br />
sul lago Saranac. Il direttore d’orchestra<br />
Serge Koussevistsky, ungherese<br />
ed esule anche lui, gli commissionò un<br />
lavoro sinfonico. Proprio a Saranac compose<br />
il lavoro orchestrale più importante:<br />
Il Concerto per Orchestra. Il direttore con<br />
la sua orchestra, la Boston Symphony<br />
Orchestra, il primo dicembre 1944 lo eseguirono<br />
per la prima volta. In questa composizione<br />
ogni gruppo strumentale trova<br />
un momento di effettivo protagonismo:<br />
la scrittura altamente virtuosistica viene<br />
riservata ora agli archi, ora ai legni, ora<br />
agli ottoni. Nel secondo movimento, Gioco<br />
delle coppie, Bartók moltiplica i piani<br />
strumentali e contrappone, dividendoli,<br />
fagotti, oboi, clarinetti e trombe.<br />
Nel contempo Il Concerto presenta,<br />
in modo totalmente disinvolto<br />
e assertivo, citazioni da quello che era<br />
stato il substrato più profondo dello stile<br />
di Bartók: ritmi e figure proprie della<br />
tradizione popolare, spunti descrittivi e<br />
umoristici, che denotano l’influsso russo,<br />
ma anche formule e cadenze più<br />
moderne, aperte ai suggerimenti della<br />
musica non colta di stampo americano.<br />
Tutti questi stimoli sono elaborati con la<br />
Concerto per Orchestra & Concerto<br />
per pianoforte e Orchestra N. 3<br />
Javier Perianes (piano),<br />
Münchner Philarmoniker,<br />
Pablo Heras-Casado (direttore)<br />
Harmonia Mundi HMM902262<br />
In download 96 kHz/24 bit<br />
www.prestoclassical.co.uk/<br />
classical/formats/hi-res<br />
a disillusione per l’esilio negli Stati Uniti e la<br />
Lsalute in declino non impedirono a Bartók di<br />
adempiere alla commissione per il Concerto per<br />
orchestra, oltre a scrivere il Terzo concerto per pianoforte,<br />
il suo ultimo lavoro, destinato a garantire<br />
il futuro di sua moglie. Da qui le cupe circostanze<br />
portarono a due capolavori che gli guadagnarono<br />
finalmente il tanto atteso successo americano.<br />
Sono magnificamente eseguiti qui da Javier Perianes<br />
e dai musicisti del Münchner Philharmoniker<br />
con la direzione di Pablo Heras-Casado.<br />
Il Concerto per orchestra di Bartók non è solo<br />
un entusiasmante tour de force orchestrale; è<br />
anche un lavoro sorprendente e profondamente<br />
espressivo, che assimila senza sforzo le melodie<br />
e i ritmi popolari ungheresi come un imprinting<br />
personalissimo nella sua colonna sonora accattivante<br />
e raffinata. A volte cupo e misterioso è il<br />
lavoro più popolare ed edificante di Bartók, che<br />
finisce in un turbinio di allegria. L’interpretazione<br />
di Heras-Casado è ricca di vitalità in questo nuovo<br />
incontro. Diventa vivace specie nei momenti in cui<br />
è protagonista la sezione fiati dell’orchestra monacense<br />
nel movimento Il Gioco delle Coppie, a<br />
cui risponde il suono intenso e saturo degli archi<br />
nell’Elegia.<br />
Perianes suona il pianoforte nel Concerto per pianoforte<br />
N.3 con grazia quasi mozartiana eppure,<br />
come lui stesso chiarisce nelle note di copertina,<br />
in questa magnifica interpretazione non si può<br />
eludere la tipica scrittura pianistica di Bartók,<br />
tanto singolare e originale, frutto maturo della<br />
sua frequentazione con le radici balcaniche.<br />
C’è una magia sommessa, una specie di voluto<br />
contenimento che, paradossalmente, provoca<br />
un senso di eccitazione. Quella stessa intensità<br />
cristallina che troviamo nella lettura finemente<br />
risolta di Heras-Casedo del Concerto per orchestra.<br />
Bartók, contemplando da lontano la sua terra<br />
natia, immette le melodie ricordate in un canto<br />
espressivo alle quali Javier Perianes porta un<br />
grande calore. I due spagnoli diffondono la brama<br />
di vita del finale con il necessario brio.<br />
78 I COLORI DEL
BELA BARTÓK<br />
Targa sulla statua<br />
di Bartok a Londra.<br />
sensibilità rigidamente austera che gli era<br />
propria, con un senso altissimo della moralità<br />
che la musica deve sempre avere in<br />
sé; l’autore segue in questo caso un percorso<br />
ad arco che parte da atmosfere rigide e<br />
notturne, pervenendo alla fine del lavoro ad<br />
una sostanziale e serena oggettività.<br />
Lo spirito vitale di questa composizione<br />
non lascia intuire i tormenti personali che<br />
l’autore incontrava in quel momento. La<br />
guerra, la malattia e la povertà sono tralasciati<br />
in favore della ricerca verso l’eternità<br />
della vita. Ascoltando questa monumentale<br />
opera, costituita da cinque movimenti,<br />
è facile intuire che una forza potente,<br />
cruda, creativa è stata scatenata. Il titolo,<br />
apparentemente contraddittorio, descrive<br />
il modo in cui gruppi di strumenti in tutta<br />
l’orchestra prendono vita in modi audaci e<br />
virtuosistici. I suoni, sorprendenti e disparati,<br />
emergono in questo “ultimo concerto”<br />
– tutto pervaso dai ritmi popolari ungheresi,<br />
dai colori impressionisti e dai modi<br />
antichi, fughe e a corali di Bach.<br />
Il Concerto for Orchestra contiene anche<br />
alcune delle musiche più inquietanti che<br />
si siano mai immaginate. Questi passaggi<br />
silenziosi, noti come musica notturna, appaiono<br />
in numerose opere di Bartók: evocano<br />
il mormorio inquietante e notturno<br />
della natura. Questi sono i suoni spettrali<br />
che sentiamo nell’apertura del primo movimento:<br />
colori e armonie oscure e velate<br />
che hanno indubbiamente influenzato<br />
numerose colonne sonore del cinema di<br />
Hollywood. Verso la fine del primo movimento<br />
le corde simulano atmosfere<br />
ascoltate da gruppi di zingari rumeni.<br />
Il secondo movimento Allegro scherzando<br />
è intitolato Gioco di coppie. In ciascuna<br />
delle cinque sezioni è presente un diverso<br />
paio di strumenti. Ogni coppia è separata<br />
da un intervallo distinto. Si ascoltano in<br />
successione coppie di fagotti, di oboi, clarinetti,<br />
flauti e trombe.<br />
Il terzo movimento, Elegia, Andante non<br />
troppo ritorna l’inquietante musica notturna<br />
mentre riemergono temi angosciosi<br />
del primo movimento. Segue un breve<br />
quarto movimento, Intermezzo interrotto,<br />
Allegretto. L’interruzione è uno sberleffo<br />
del pacifista Bartók alla Sinfonia di Leningrado<br />
di Shostakovich, grande successo<br />
radiofonico negli USA, diretto da Toscanini<br />
nel 1942 con la NBC Symphony Orchestra.<br />
Il tema dell’invasione, pomposo e drammatico,<br />
nella sinfonia viene richiamato da<br />
un clarinetto e un trombone tra trilli e glissando.<br />
Nella realtà Bartók non conosceva,<br />
o forse non comprendeva, la diversa scelta<br />
di vita di Shostakovich, quella di rimanere<br />
sotto il regime di Stalin in Unione Sovietica,<br />
che gli imponeva ferree restrizioni nella<br />
composizione, costringendolo a ricorre<br />
all’ironia, pur di criticare la tirannia.<br />
Il movimento finale esplode con vorticose<br />
danze popolari e fughe celebrative.<br />
È una corsa, selvaggia ed euforica, che<br />
spinge il Concerto per Orchestra nella<br />
sua eccitante trascendenza finale. Negli<br />
ultimi istanti torniamo nella nebbia<br />
della musica notturna prima di tornare<br />
alla luce. Bartók ha scritto queste ultime<br />
battute come parte di una revisione<br />
poco prima della sua morte. Le note finali,<br />
giubilanti, salgono nella stratosfera,<br />
salutandoci con un sonoro, affermativo,<br />
“Si!”. Bartók morirà di leucemia a New<br />
York il 26 settembre 1945.<br />
I COLORI DEL 79
Frank Sinatra<br />
Il ritorno di “The Voice”<br />
UN NUOVO CD “EVENTO”<br />
DELLA UNIVERSAL<br />
DOCUMENTA TRE<br />
CONCERTI, TOTALMENTE O<br />
PARZIALMENTE INEDITI, DI<br />
FRANK SINATRA, TENUTI FRA<br />
GLI ANNI 60 E 80. ED È COME<br />
SE IL RE DI LAS VEGAS FOSSE<br />
ANCORA FRA NOI.<br />
testo: Massimo Bargna<br />
80 I COLORI DEL<br />
Ol’ blue eyes è tornato. O per<br />
meglio dire non se n’è mai andato.<br />
Sì, perché il mito di Frank<br />
Sinatra, il più grande cantante<br />
pop e intrattenitore del XX secolo, ha avuto<br />
dei periodi di appannamento in vita ma<br />
non dopo la morte. Per celebrarne la grandezza<br />
gli eredi del suo lascito artistico, le<br />
figlie Nancy e Tina, hanno pubblicato il<br />
nuovo Cd triplo STANDING ROOM ONLY,<br />
testimonianze live di tre importanti della<br />
sua straordinaria carriera. Il titolo del cofanetto<br />
(corredato da un libretto fotografico)<br />
fa riferimento al “tutto esaurito” che<br />
caratterizzava molte delle esibizioni dal<br />
vivo di “The Voice”, tanto da costringere<br />
gli ammiratori ad accontentarsi dei posti<br />
in piedi, pur di non perdersi lo spettacolo.<br />
Il Sinatra che incontriamo qui non è l’idolo<br />
delle ragazzine degli esordi, fenomeno che<br />
generò una profonda isteria di massa, paragonabile<br />
alla beatlesmania. Non è nemmeno<br />
il Sinatra del rilancio che, negli anni<br />
50, inanellò per la Capitol una lunga serie<br />
di album indimenticabili, che hanno fatto<br />
la storia della musica americana. Questo<br />
lavoro si concentra sulla seconda metà<br />
della sua vicenda artistica, che cominciò<br />
all’inizio degli anni 60, quando abbandonò<br />
la Capitol per fondare la propria casa discografica,<br />
la Reprise Records: coraggiosa<br />
dichiarazione d’indipendenza che permise<br />
al cantante italo americano di ottenere<br />
il pieno controllo dei propri progetti artistici,<br />
sebbene ciò non coincise sempre con<br />
risultati qualitativi di alto livello. All’epoca<br />
Sinatra era anche il re di Las Vegas, l’uomo<br />
che insieme agli altri componenti del “Rat<br />
Pack” (soprattutto Dean Martin e Sammy<br />
Davis Jr.), faceva sì che schiere di ammiratori<br />
accorressero nella città del vizio per<br />
assistere ai suoi show o semplicemente<br />
per incontrarlo al tavolo da gioco.<br />
In quell’atmosfera unica, con bulli, pupe e<br />
gioco d’azzardo, si cala il live del primo Cd,<br />
registrato al Sands, il casinò di Las Vegas<br />
di cui Sinatra deteneva il 9% delle quote<br />
di proprietà. Si tratta di uno dei concerti<br />
nella leggendaria Copa Room, mentre<br />
l’orchestra di Count Basie alle sue spalle<br />
manda fuoco e fiamme con gli stupendi<br />
arrangiamenti di Quincy Jones. Una registrazione<br />
di questi spettacoli era stata già<br />
assemblata nel 1966 in SINATRA AT THE<br />
SANDS, l’unico suo live ufficiale pubblicato<br />
in vita, diventato un classico (i sinatrofili<br />
lo considerano il suo miglior live, insieme<br />
a LIVE IN AUSTRALIA del ’59 e LIVE IN<br />
PARIS del ’62). Qui ritroviamo, con una<br />
scaletta di canzoni simile ma più breve, la<br />
seconda esibizione del 28 gennaio 1996,<br />
per la prima volta nella propria interezza.<br />
Non mancano cavalli di battaglia come<br />
I’ve Got You Under My Skin, Fly Me To<br />
The Moon, Luck Be A Lady e You Make<br />
Me Feel So Young, oltre i brillanti monologhi<br />
a cui aveva abituato il pubblico. La<br />
performance è eccellente, dato che Frank<br />
è al meglio dal punto di vista canoro (nonostante<br />
un po’ di raucedine che però ben<br />
si addice all’atmosfera fumosa del locale).<br />
È evidente che Frank si trova nel suo ambiente<br />
ideale. A renderlo ancora più sicuro<br />
e disinvolto è la consapevolezza di poter<br />
contare su un’orchestra jazz che “spinge”<br />
a più non posso sui brani ritmici, più un<br />
pianista, Bill Miller, che nelle ballate contribuisce<br />
a stabilire la giusta atmosfera<br />
d’intimità con gli spettatori seduti ai tavoli.<br />
Anche la qualità della registrazione è superlativa,<br />
come lo era nel vinile del 1966.<br />
Count Basie riguardo al collega cantante,<br />
con cui registrò due dischi in studio, disse:<br />
“Sinatra è fantastico, una forza continua.<br />
Non c’è mai stato un solo momento<br />
di disaccordo. Alle prove sa esattamente<br />
cosa vuole e mi ha costretto veramente a<br />
lavorare, facendomi leggere più musica<br />
di quanto ne abbia letto negli ultimi anni.<br />
Mi godo ogni minuto di ogni show. Come
potrei perdere interesse, visto che mi sento<br />
come se dovessi pagare il coperto ogni<br />
sera?”. Complimento ricambiato da Sinatra<br />
che disse: “Lavorare con Basie e Quincy<br />
è stato probabilmente il più eccitante<br />
ingaggio della mia vita”.<br />
Il giudizio sugli altri due concerti del cofanetto<br />
è più sfumato, come lo è il giudizio<br />
sull’ultima parte della carriera di Sinatra.<br />
Nel 1971, dopo il fiasco dell’album WA-<br />
TERTOWN, Frank aveva deciso di ritirarsi.<br />
Lo aveva fatto con una teatrale uscita di<br />
scena nel Retirement Concert tenuto il 13<br />
giugno all’Ahmanson Theater di Los Angeles.<br />
Prima di volgere le spalle al pubblico<br />
e sparire dietro le quinte, aveva sussurrato<br />
l’ultimo verso di Angel Eyes: “Excuse me<br />
while I disappear...”. Difficile dire se si trattasse<br />
di un ritiro strategico, una mera operazione<br />
di marketing o se Sinatra avesse<br />
realmente capito che dopo più di trent’anni<br />
sulla cresta dell’onda era giunto il momento<br />
di mollare. Sta di fatto che a partire<br />
dal 1973 tornò ad esibirsi. Questa fase è<br />
documentata dal secondo Cd, il concerto<br />
allo Spectrum di Philadelphia del 7 ottobre<br />
1974. Frank non riusciva a stare lontano<br />
dal palco, questo è certo. Purtroppo i due<br />
anni di inattività (passati a fumare e a bere,<br />
oltre che a giocare a golf) non avevano<br />
giovato alla sua voce, diventata più scura<br />
e roca. Anche il controllo vocale non era<br />
più lo stesso ma a ciò sopperiva la consueta<br />
presenza scenica, unita a una maggiore<br />
espressività, frutto dell’età e dell’esperienza.<br />
All’epoca del rientro si era ormai lasciato<br />
alle spalle il periodo più turbolento della<br />
sua vita, i primi anni 50. In quel periodo la<br />
sua celebrità era colata a picco, si era imbarcato<br />
in una relazione, tanto passionale<br />
quanto distruttiva, con Ava Gardner. Aveva<br />
superato anche gli eccessi degli anni<br />
successivi, quando era tornato ad essere<br />
una star internazionale. E tuttavia l’allora<br />
sessantenne Sinatra, nonostante il decadimento<br />
fisico e la collezione di parrucchini<br />
che si portava sempre dietro, continuava a<br />
essere quello di una volta: perennemente<br />
inquieto e grande animale da palcoscenico.<br />
Allo Spectrum reinterpreta con vigore i<br />
vecchi successi (The Lady Is A Tramp, Ol’<br />
Man River, I Get A Kick Out Of You) con<br />
nuovi arrangiamenti e aggiunge qualche<br />
nuova chicca, come la malinconica Send<br />
In The Clowns. La grande hit My Way, che<br />
Sinatra non amava molto, era nel frattempo<br />
diventata l’acclamato pezzo di chiusura<br />
degli spettacoli.<br />
A completare il cofanetto è il concerto alla<br />
Reunion Arena di Dallas, Texas, del 24 ottobre<br />
1987. L’implacabile trascorrere del<br />
tempo si fa sentire eccome: non potrebbe<br />
essere altrimenti. Per i fan del Sinatra<br />
dei tempi d’oro, quello dalla voce flessibile<br />
e intonata, dal fraseggio ammaliante<br />
e dal caratteristico “legato” che conferiva<br />
un’impronta unica alle sue interpretazioni,<br />
sarà doloroso prendere atto di come<br />
la magia fosse scomparsa. Le corde vocali<br />
ormai non reggevano più. La voce<br />
era debole e incrinata, non solo nel canto<br />
ma anche nel parlato. Eppure, l’uomo in<br />
smoking che si aggirava col microfono<br />
sul palco, manipolando a suo piacimento<br />
gli umori del pubblico, di cui ha sempre<br />
avuto grande rispetto, è ancora lui, lo<br />
stesso di sempre, con la sua inesauribile<br />
energia e il suo enorme talento artistico.<br />
Per i più era ormai una specie di monumento<br />
nazionale ma, a ben guardare, nel<br />
candore del suo sorriso, si scorgeva ancora<br />
il ragazzo italo-americano che, a metà<br />
degli anni 30, si esibiva nei locali di Hoboken,<br />
la sua città natale nel New Jersey,<br />
sognando la gloria e il successo.<br />
I COLORI DEL 81
Kate Bush,<br />
Londra 1989.<br />
82 I COLORI DEL
Wall of Sound<br />
GUIDO HARARI È UNO POCHI FOTOGRAFI CHE È RIUSCITO<br />
A VIVERE NELLA MUSICA, ESPRIMENDONE LE EMOZIONI<br />
PIÙ INTENSE, SENZA FARSI STRANGOLARE DA QUEL<br />
MONDO. NON A CASO HA SAPUTO ALLARGARE I PROPRI<br />
ORIZZONTI FOTOGRAFICI OLTRE LA MUSICA, ANCHE SE NE<br />
RIMANE, INEVITABILMENTE, UN AMANTE APPASSIONATO…<br />
testo: Guido Bellachioma foto: Guido Harari<br />
info: www.wallofsoundgallery.com<br />
Nato il 28 dicembre 1952 in<br />
Egitto (Il Cairo), nei primi<br />
anni 70 comincia l’attività<br />
di giornalista e fotografo, e<br />
in poco tempo si fa apprezzare per la sua<br />
capacità di lettura della musica abbinata<br />
all’immagine. Le sue visioni hanno<br />
impreziosito le pagine di «Ciao 2001»,<br />
«Giovani», «Gong», «Rockstar», «Rock<br />
& Folk», «Mojo», «Linea Uomo», «Sette»,<br />
«Max», «King», «SportWeek», «L’Uomo<br />
Vogue». Ovviamente lavora anche a molte<br />
copertine, come quelle, tanto per citarne<br />
qualcuna di Kate Bush, Acqua Fragile,<br />
Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele,<br />
Bob Dylan, B.B. King, Mia Martini, Paul<br />
McCartney, Osanna, Klaus Schulze, Stomu<br />
Yamash’ta, Mauro Pagani, Michael<br />
Nyman, PFM, Banco, Lou Reed, Simple<br />
Minds e Frank Zappa, Soft Machine,<br />
Santana, Mia Martini, Fabrizio De André.<br />
Guido Harari ha conosciuto e fotografato<br />
i più grandi miti della musica, anche<br />
molto diversi tra loro: Fabrizio De<br />
André a Bob Dylan, Bob Marley, Vasco<br />
Rossi e Frank Zappa. Lou Reed ha detto<br />
di lui: “Sono sempre felice di farmi fotografare<br />
da Guido. So che le sue saranno<br />
immagini musicali, piene di poesia e di<br />
sentimento. Le cose che Guido cattura<br />
nei suoi ritratti vengono generalmente<br />
ignorate dagli altri fotografi. E poi un<br />
certo genere di immagini è possibile<br />
solo con una persona amica, non con un<br />
estraneo. Io considero Guido un amico,<br />
non un fotografo, ed è per questo che riesce<br />
a cogliere immagini come le sue”.<br />
Nel 2011 Guido e Cristina Pelissero hanno<br />
inaugurato ad Alba (Cuneo) la Wall<br />
Of Sound Gallery, colmando una lacuna<br />
nell’ambito del collezionismo fotografico<br />
in Italia. Con l’obiettivo di creare una<br />
specialissima capsula del tempo dove<br />
l’immaginario collettivo può riconnettersi<br />
con l’emozione visuale della musica e<br />
Guido<br />
Harari<br />
insieme<br />
a Brian<br />
Eno.<br />
«SENZA<br />
L’IMMAGINE<br />
SAREBBE<br />
IMPENSABILE POTER<br />
CAPIRE A FONDO<br />
LA MUSICA»<br />
GUIDO HARARI<br />
della sua cultura, Guido e Cristina hanno<br />
dato vita ad un luogo ideale per gli appassionati<br />
di musica e di fotografia, per collezionisti<br />
abituali e anche per chi vorrebbe<br />
muovere i primi passi in questo ambito.<br />
Tra fotografie di gran qualità delle icone<br />
leggendarie della musica e anche immagini<br />
meno conosciute o finora non disponibili,<br />
preziosi volumi in edizione limitata<br />
e manifesti d’epoca, la galleria è in grado<br />
di soddisfare qualunque esigenza anche<br />
per chi è alla ricerca di un regalo speciale<br />
per sé o per altri. Forte di un’esperienza<br />
più che quarantennale come fotografo,<br />
autore di libri e curatore di mostre, Guido<br />
ha ampliato i propri orizzonti procedendo,<br />
insieme a Cristina e alla grafica Anna<br />
Fossato, al restauro di archivi dimenticati,<br />
contribuendo a riaccendere l’interesse<br />
di pubblico e media per fotografi storici,<br />
come ad esempio Art Kane e Joe Alper,<br />
rendendo le loro incredibili immagini<br />
di nuovo o per la prima volta disponibili<br />
sul mercato. Rappresentando un numero<br />
sempre crescente di fotografi internazionali<br />
di chiara fama e la crema degli autori<br />
italiani del genere, Wall Of Sound Gallery<br />
è divenuta rapidamente il punto di riferimento<br />
per qualunque acquirente di fotografie<br />
musicali fine art. La galleria pubblica<br />
inoltre i suoi libri/cataloghi e cura/<br />
produce mostre per musei.<br />
Dal 29 giugno al 26 agosto la Galleria<br />
Nazionale dell’Umbria di Perugia ha allestito<br />
la mostra Wall of Sound con oltre<br />
100 foto di Guido Harari: corposo viaggio<br />
in cui perdersi letteralmente dentro<br />
visioni irresistibili.<br />
I primi passi<br />
Sin da piccolo ho amato le immagini<br />
che mi affascinavano sulle copertine dei<br />
dischi, specialmente degli artisti che più<br />
amavo musicalmente. Probabilmente mi<br />
sono avvicinato alla fotografia per riuscire<br />
ad entrare in contatto con loro. Allora<br />
questo sembrava possibile, oggi, probabilmente,<br />
a nessuno verrebbe in mente,<br />
I COLORI DEL 83
GUIDO HARARI<br />
visto che gli artisti sono sempre più lontani<br />
dai propri fan. Proprio questa passione<br />
profonda per la musica mi ha portato ad<br />
essere identificato specializzato in quel<br />
settore. Nel corso degli anni 90 sono riuscito<br />
ad aprirmi ad altri settori, come il<br />
ritratto, la pubblicità, la moda, il reportage,<br />
anche se non ho mai abbandonato il<br />
primo amore.<br />
Esperienza negli anni 70…<br />
Ho cominciato nel 1971-72, proponendo<br />
interviste e fotografie a storiche testate<br />
musicali come «Giovani» e «Ciao 2001».<br />
I miei modelli di riferimento erano l’americano<br />
«Rolling Stone» per le interviste,<br />
lunghe ed esaurienti, e il francese<br />
«Rock & Folk», all’epoca l’unico mensile<br />
di musica patinato con foto a colori del<br />
grande Jean-Pierre Leloir. Era tutto più<br />
semplice. I discografici ti ricoprivano dei<br />
vinili più pazzeschi, da Tim Buckley a<br />
Frank Zappa, da Captain Beefheart a Ry<br />
Cooder: nessun giornalista mainstream<br />
avrebbe degnato quegli artisti di un minimo<br />
di attenzione. Fu la fortuna di giornalisti<br />
come Riccardo Bertoncelli, Enzo<br />
Gentile e fotografi come me e Armando<br />
Gallo, invitati in tutto il mondo per interviste,<br />
foto e concerti incredibili.<br />
Poi mi trasferii per un periodo a Londra,<br />
quando, a causa dell’eccessiva politicizzazione<br />
dei concerti, i grandi gruppi smisero<br />
di esibirsi in Italia per diversi anni.<br />
Conobbi così Bob Marley, i Clash, i Police<br />
e tanti altri. In quegli anni realizzai anche<br />
le mie prime copertine di dischi: in Italia<br />
i primi due dischi di Gianna Nannini e<br />
all’estero una serie di copertine di Klaus<br />
Schulze, da MOONDAWN a MIRAGE e<br />
BODY LOVE.<br />
Sei stato per molti anni vicino a Fabrizio<br />
De Andé…<br />
Sono entrato in contatto con Fabrizio grazie<br />
a Franz Di Cioccio della Premiata Forneria<br />
Marconi. Nel 1979 doveva partire il<br />
tour Fabrizio/PFM, che sarebbe diventato<br />
Peter Gabriel,<br />
Sanremo 1983.<br />
84 I COLORI DEL
GUIDO HARARI<br />
leggendario, e io ne sono stato il fotografo<br />
ufficiale. La nostra collaborazione ventennale<br />
venne interrotta solo dalla sua<br />
morte. Nel 2008 io e Franz abbiamo realizzato<br />
il libro Fabrizio De André & PFM.<br />
Evaporati in una nuvola rock, che raccontava<br />
l’esperienza proprio di quei concerti<br />
insieme. In realtà fu il primo tour di<br />
De André, almeno come s’intende una serie<br />
di concerti rock, programmati poi con<br />
un gruppo storico come la PFM. Ovvio<br />
che ci fosse una enorme attenzione, sia da<br />
parte dei media che del pubblico. Il risultato<br />
artistico fu notevole, più importante<br />
di quello commerciale. Oggi sarebbe tutto<br />
militarizzato come organizzazione, mentre<br />
allora la divisione tra artisti e il pubblico<br />
era praticamente nulla. Mancavano<br />
persino i pass di servizio: ognuno doveva<br />
riconoscere tutti, altrimenti ci si sarebbe<br />
dovuto affidare agli odori personali. Certo<br />
era anche il periodo delle forti contestazioni,<br />
per quello tanti artisti stranieri non<br />
venivano in Italia, pure a Fabrizio e alla<br />
PFM ne toccò qualcuna ma non avevano<br />
certo paura. Sul palco viaggiavano che<br />
era una meraviglia, la loro unione era ormai<br />
consolidata anche dai molti concerti<br />
di un tour lungo. Il concerto del tre gennaio<br />
a Genova fu interamente ripreso dall’emittente<br />
televisiva Tivuesse e trasmesso,<br />
ma purtroppo se ne sono perse le tracce.<br />
Non ci siamo visti quanto mi sarebbe piaciuto<br />
perché nei suoi confronti provavo<br />
sempre un po’ di timore, forse dovuto alla<br />
sua profonda cultura, però ero riuscito a<br />
rompere un po’ della sua diffidenza verso i<br />
fotografi, forse perché mi ponevo in modo<br />
autentico e lui, probabilmente, riconosceva<br />
questa sincerità nei miei scatti. Certo<br />
non è stato facile fotografare “oltre” il<br />
palcoscenico come avrei voluto. Fabrizio<br />
dormiva sempre fino a tardi, arrivava per<br />
le prove e dopo il concerto scappava via<br />
con l’autista.<br />
Francesco Di Giacomo /Marcello Todaro –<br />
Banco del Mutuo Soccorso, Genova 1973.<br />
«LA BELLEZZA DI<br />
POTER SCAMBIARE<br />
EMOZIONI AL<br />
DI FUORI DELLA<br />
FOTOGRAFIA DA<br />
REALIZZARE È<br />
STATO UN VERO E<br />
PROPRIO REGALO<br />
DELLA VITA»<br />
GUIDO HARARI<br />
Quale era la tua attrezzatura e cosa usi<br />
oggi, come si è trasformata la fotografia<br />
dalla pellicola al digitale?<br />
Lo sguardo, la capacità di leggere la realtà<br />
e “vedere” il prossimo, non è cambiato nel<br />
passaggio dall’analogico al digitale. Oggi<br />
però si scatta a costo zero, e questo purtroppo<br />
va a detrimento del pensiero che<br />
dovrebbe essere alla base di ogni immagine.<br />
Agli inizi ho usato delle Pentax ES,<br />
che avevo visto in mano ai Beatles, poi<br />
sono passato alle Nikon FE e FE2 per il<br />
formato 35 mm, soprattutto ai concerti. In<br />
studio usavo una Hasselblad per il medio<br />
formato e le copertine di dischi, sostituita<br />
in seguito da una Mamiya RZ6x7. Con<br />
l’avvento del digitale mi sono spostato su<br />
Canon EOS Mark II e, ultimamente, su<br />
Leica V-Lux.<br />
…gli artisti con cui sei più entrato in sintonia?<br />
In Italia con Mia Martini, PFM, Fabrizio<br />
De André, Pino Daniele, Branduardi, Finardi,<br />
Vinicio Capossela, Vasco Rossi.<br />
All’estero con Lou Reed, Laurie Anderson,<br />
Kate Bush, Peter Gabriel, Joni Mitchell,<br />
Frank Zappa, Simple Minds. Ho<br />
imparato ad apprezzare Joni Mitchell per<br />
la profondità dell’autoanalisi nei suoi testi,<br />
che abbina alla musica in modo sublime.<br />
Probabilmente la prima artista femminile<br />
a rendere così manifesto il proprio<br />
percorso di crescita attraverso le canzoni<br />
composte e incluse nei suoi album. Da<br />
BLUE a MINGUS il viaggio è notevole,<br />
ma ne potrei citare altri e il risultato non<br />
cambierebbe. La bellezza di poter scambiare<br />
emozioni al di fuori della fotografia<br />
da realizzare è stato un vero e proprio<br />
regalo della vita. Anche con Lou Reed, il<br />
cui percorso personale era decisamente<br />
più difficile e lo aveva reso più riservato,<br />
il rapporto è stato molto intenso. Abbia-<br />
I COLORI DEL 85
GUIDO HARARI<br />
mo condiviso la passione per la musica e<br />
per la vita, vivendo nel presente e non nel<br />
passato. Ogni artista ama catapultarsi in<br />
avanti, immaginare aperture nuove per la<br />
sua forma d’arte, e io ho scelto di non fare<br />
mai riferimento al loro glorioso passato.<br />
Questo, forse ancor più delle mie foto, ha<br />
creato una sintonia unica.<br />
Fotografare dal vivo e in studio…<br />
Il grande Art Kane, uno dei miei maestri,<br />
considerava la fotografia live una perdita<br />
di tempo. Per lui era cruciale “possedere”<br />
il soggetto delle sue foto, in maniera totale<br />
ed esclusiva. Per me il live è importantissimo<br />
perché ti permette di studiare<br />
a fondo la gestualità dell’artista e allenare<br />
il tuo sguardo a funzionare come una<br />
seconda natura. Il che ci porta al discorso<br />
del ritratto, a un’indagine intima dell’altro,<br />
sia esso musicista o altro. Per anni ho<br />
montato il mio studio portatile in alberghi,<br />
sale d’incisione, sottoscala, palasport, camerini<br />
e perfino parcheggi, pur di ritrarre<br />
i musicisti che amavo. L’ho fatto con gioia<br />
e costanza, anche solo per scattare in una<br />
manciata di secondi. Ne valeva la pena.<br />
Da tempo però preferisco rinunciare a<br />
occasioni così precarie, per concentrarmi<br />
sul soggetto con tutto il tempo possibile a<br />
disposizione.<br />
Il ruolo dell’immagine nella musica…<br />
Totale! Senza l’immagine sarebbe impensabile<br />
poter capire a fondo la musica,<br />
qualsiasi musica. È stato così inizialmente<br />
per il jazz: pensa alle fotografie di Gjon<br />
Mili, William Claxton, Herman Leonard,<br />
Jim Marshall. Ascoltavi Charlie Parker<br />
o Thelonious Monk, avendo negli occhi<br />
quei completi gessati fuori taglia, il fumo<br />
dei locali, il sudore, e la discriminazione<br />
razziale, ovviamente. E poi, nel rock,<br />
Hendrix e la chitarra incendiata a Monterey<br />
nel 1967, le chitarre spaccate dagli<br />
Who, il festival di Woodstock… e ancora<br />
il punk degli anni 70. Per non dire della<br />
grafica per copertine di dischi e manifesti,<br />
dalla psichedelia al progressive, da Rick<br />
Griffin a Roger Dean (Yes, Gentle Giant),<br />
Paul Whitehead (Genesis) e Hipgnosis<br />
(Pink Floyd, Peter Gabriel, Led Zeppelin).<br />
I tuoi gusti musicali negli anni 70 e<br />
oggi. Cosa ti rimane della musica di<br />
quel periodo?<br />
I miei gusti sono un caleidoscopio in<br />
costante evoluzione. Ho amato e amo<br />
tutt’ora Marvin Gaye e Peter Gabriel,<br />
Nina Simone e Cocteau Twins, Zappa e<br />
Nusrat Fateh Ali Khan, Leonard Cohen e<br />
Radiohead. Ma, come sosteneva Jaco Pastorius,<br />
la musica è arcobaleno puro, nessun<br />
confine. La musica è il massimo paradigma<br />
di inclusività (una volta si usava<br />
il termine “contaminazione”): una lezione<br />
civile, prim’ancora che artistica.<br />
Pink Floyd,<br />
Londra 1977.<br />
86 I COLORI DEL
GUIDO HARARI<br />
Patti Smith<br />
I COLORI DEL 87
L’uomo<br />
del vinile<br />
ha detto sì!<br />
LA SONY MUSIC ITALIA NEL CORSO DEGLI ULTIMI ANNI<br />
HA AVUTO GRANDE CURA DEL PROPRIO CATALOGO,<br />
CHE PUÒ CONTARE SU ETICHETTE CHE HANNO FATTO<br />
LA STORIA DELLA MUSICA, ITALIANA E INTERNAZIONALE.<br />
INTERVISTIAMO IL CURATORE PRINCIPALE DEL NUOVO<br />
CORSO DEL VINILE IN SONY, COMPRESA LA COLLANA,<br />
CHE A NOI INTERESSA PARTICOLARMENTE, A 24BIT/192<br />
KHZ: PAOLO MAIORINO<br />
testo: Guido Bellachioma<br />
Steve<br />
Hackett<br />
Come arrivi alla discografia e<br />
qual è il tuo ruolo oggi?<br />
Provengo dal giornalismo<br />
musicale e sono entrato in<br />
discografia nel 1992. Inizialmente ho lavorato<br />
in Emi, nel 1995 sono passato alla<br />
Columbia e nel 2000 alla Bmg-Ricordi.<br />
Sono andato sotto l’ombrello Sony intorno<br />
al 2004, quando ha inglobato la BMG.<br />
Nella mia carriera mi sono occupato di<br />
repertorio italiano ed internazionale, sia<br />
marketing che promozione; dal 2011<br />
sono a capo della divisione catalogica di<br />
Sony Music. Le mie aree di competenza<br />
sono estese all’immenso catalogo Sony,<br />
dato che ha una marea di etichette, tra<br />
cui mi piace ricordare Epic, Columbia,<br />
RCA, Ricordi, Cramps, Numero Uno.<br />
Quanto è importante la musica ancora<br />
oggi nella sua vita?<br />
La musica per me vale veramente tanto,<br />
tantissimo. È la mia passione prima di<br />
tutto, diventata lavoro e professione gra-<br />
Da sinistra: Nicola Di Già,<br />
Tony D’Alessio, Vittorio Nocenzi,<br />
Marco Capozi, Fabio Moresco,<br />
Filippo Marcheggiani.<br />
88 I COLORI DEL
zie anche agli studi effettuati negli Stati<br />
Uniti nella seconda metà degli anni 80.<br />
Sono entrato nel mondo della musica<br />
come appassionato consumatore in età<br />
giovanissima, visto che già a nove anni<br />
acquistavo i miei primi 45 giri; mentre<br />
lavorativamente ho iniziato a 20 anni.<br />
Motivo per cui mi sento di dire a pieno<br />
titolo: una vita per la musica.<br />
Ho avuto la fortuna di conoscere la musica<br />
attraverso i vinili prima e i Cd dopo,<br />
naturalmente ho seguito la parabola<br />
che la tecnologia ha comportato. Adesso<br />
con la riscoperta del supporto in vinile<br />
provo una sensazione di flashback,<br />
che ovviamente stimola in me la curiosità<br />
di riscoprire e far riscoprire tesori<br />
del passato.<br />
Quanto è significativo oggi il vinile nel<br />
mercato odierno, non solo a livello di<br />
numeri?<br />
Il mercato del vinile è in costante ascesa<br />
ed è oggi una splendida realtà. Costituisce<br />
il 20-25% del mercato fisico ed è un dato<br />
destinato a crescere, anche considerando<br />
il declino del supporto digitale. Nell’ottica<br />
generale delle quote di mercato il vinile<br />
ha preso idealmente il posto del downloading,<br />
che a sua volta è stato spazzato via<br />
dallo streaming. Poteva essere interpretato<br />
come un fenomeno passeggero e legato<br />
alla riscoperta del vintage, ma il tasso di<br />
crescita, verticale e costante, testimonia<br />
che in realtà è ben più un momento occasionale.<br />
In paesi come la Svezia, nazione<br />
madrina di Spotify, costituisce il 7% del<br />
mercato complessivo, quando il restante<br />
93% è rappresentato proprio dallo streaming.<br />
Sono dati importanti, che fanno<br />
riflettere. In Italia già da qualche tempo<br />
è stata istituita una classifica ufficiale dei<br />
vinili, composta di 20 posizioni. È un altro<br />
segnale di quanto e come il supporto vinile<br />
stia incidendo sul mercato discografico.<br />
Sul lato produttivo per noi è stato un cambiamento<br />
notevole, che ha comportato<br />
un riassetto totale della filiera di lavoro.<br />
Abbiamo stilato una tabella di marcia su<br />
base biennale, che prevede la ristampa di<br />
tutta una serie di titoli del repertorio italiano<br />
iconico degli anni 60, 70 ed 80, ma<br />
anche cose più recenti; senza considerare<br />
la mole di prodotto di artisti internazionali<br />
che ci arrivano dagli Stati Uniti e<br />
dall’Inghilterra, che si basano per la maggior<br />
parte su produzioni a 180 grammi e<br />
spesso in pasta colorata. Come business<br />
è indubbiamente un cambio significativo,<br />
che sta vivendo la nascita di nuove<br />
aziende e fabbriche in Italia ed in Europa,<br />
perché il fenomeno è ampiamente esteso<br />
a tutto il Vecchio Continente.<br />
Come nasce l’operazione vinile a 192<br />
kHz e come si è sviluppata? Quali sono<br />
gli artisti che in questo campo ti hanno<br />
dato più soddisfazioni? Nel senso che<br />
sono stati recepiti meglio dagli addetti ai<br />
lavori e dal pubblico?<br />
Nasce da una precisa esigenza di qualità.<br />
La rinascita del vinile inizialmente era<br />
Maiorino e<br />
De Gregori<br />
«LA RISCOPERTA DEL VINILE È LA MOLLA<br />
CHE GIUSTA PER RIPORTARE IN VITA<br />
CAPOLAVORI DEL PASSATO, OLTRE A<br />
SCOPRIRE MOLTE COSE DEL PRESENTE»<br />
legata alla riproduzione delle lacche, non<br />
utilizzavamo i master analogici originali,<br />
bensì le copie digitali, che nel frattempo<br />
venivano utilizzate per stampare i Cd.<br />
Dunque, almeno all’inizio, non c’era reale<br />
differenza di suono tra i due supporti. Ma<br />
il vinile doveva tornare a vivere nella sua<br />
dimensione originale. E per farlo doveva<br />
restituire agli appassionati quel calore<br />
che solo una riproduzione fedele, tratta<br />
dall’analogico, poteva dare. Da lì nasce l’idea<br />
di ulteriormente migliorare la qualità<br />
con il 24 bit/192 kHz, perché, di fronte al<br />
dilagare degli mp3 e della fruizione della<br />
musica spesso da mobile, abbiamo deciso<br />
al contrario di puntare su una qualità<br />
mai raggiunta prima. I media e il pub-<br />
I COLORI DEL 89
PAOLO MAIORINO<br />
Sons of<br />
apollo<br />
blico hanno dimostrato di apprezzare<br />
oltre ogni più rosea previsione questa<br />
iniziativa: una soddisfazione enorme,<br />
concepita e realizzata da appassionati<br />
per la fruizione di altri appassionati. La<br />
qualità sonora espressa da MASTERS di<br />
Lucio Battisti ha probabilmente espresso<br />
un nuovo parametro in Italia, regalandoci<br />
un Battisti nuovo, più caldo e profondo. E<br />
da lì siamo passati a TU CHE MI ASCOL-<br />
TI INSEGNAMI di Fabrizio De André e<br />
COME È PROFONDO IL MARE di Lucio<br />
Dalla. Tutti e tutto con la qualità, inconfondibile<br />
ed a questo punto irrinunciabile,<br />
del 24 bit/192 kHz. Un livello qualitativo<br />
a cui prima i media poi gli appassionati<br />
si sono velocemente abituati.<br />
Quali sono i progetti futuri in questo<br />
settore ?<br />
È logico che per proseguire su questa<br />
strada dobbiamo poter disporre dei master<br />
originali. Per questo motivo stiamo<br />
andando regolarmente in Germania, dove<br />
tutto l’immenso archivio di Sony Music è<br />
conservato. Nella maggior parte dei casi<br />
i master sono stati ritrovati e rigenerati;<br />
purtroppo in alcuni, per fortuna pochi<br />
casi sporadici, sono risultati smarriti o<br />
90 I COLORI DEL<br />
«UN ADEGUATO<br />
IMPIANTO HI FI<br />
PUÒ FAR RENDERE<br />
AL MEGLIO<br />
QUALSIASI<br />
VINILE»<br />
danneggiati. Stiamo procedendo per priorità,<br />
concentrando la nostra attenzione<br />
sui cataloghi di Lucio Battisti, Fabrizio De<br />
André, Rino Gaetano, Francesco De Gregori,<br />
Lucio Dalla. Ma è solo questione di<br />
tempo arrivare anche agli altri.<br />
C’è poi un capitolo a parte dedicato al<br />
prog italiano degli anni 70. Pfm, Banco,<br />
Trip, Rovescio della Medaglia, i classici<br />
della Cramps, dagli Aerea ad Arti & Mestieri,<br />
poi Demetrio Stratos e tanti altri…<br />
Quindi nel momento in cui la musica liquida<br />
e lo streaming sembrano ormai<br />
killer del Cd il vinile “rilancia”?<br />
Come detto prima il vinile si è ritagliato<br />
il suo spazio ed è ovviamente oggetto<br />
da collezione e di qualità. Però sarebbe<br />
errato pensare che sia un supporto<br />
destinato a fasce d’età alte. Le nuove<br />
generazioni stanno scoprendo per la<br />
prima volta questo fantastico supporto,<br />
dimostrando di apprezzarlo molto.<br />
E poi c’è da dire che c’è stato un decennio<br />
intero, a cavallo tra gli anni 90 ed i<br />
primi 2000, dove un numero consistente<br />
di titoli non furono mai realizzati in<br />
vinile. E naturalmente stiamo pensando<br />
anche a quelli. In assoluto non credo sia<br />
corretto demonizzare la musica liquida,<br />
sebbene io sia un accanito sostenitore<br />
del “fisico”. Cambiano le generazioni. La<br />
tecnologia inevitabilmente influenza la<br />
fruizione della musica, ma i due mondi<br />
possono tranquillamente coesistere.<br />
Il vinile sembra avere le carte in regola<br />
per continuare a crescere ed affermarsi<br />
sul mercato italiano cosi come in quello<br />
Europeo. I prossimi due anni saranno<br />
ovviamente di vitale importanza per legittimare<br />
queste aspirazioni.<br />
Ascolti musica a casa con un impianto<br />
hi fi?<br />
Assolutamente sì. Ascolto musica in<br />
prevalenza da supporto vinile. Il suo
PAOLO MAIORINO<br />
suono caldo si lascia sempre preferire.<br />
Detto questo non mi considero un talebano.<br />
A mio avviso lo streaming e la<br />
musica liquida in generale, che la tecnologia<br />
ci ha portato, sono solo un modo<br />
diverso di fruire quel fantastico tesoro<br />
che è la musica. Ed i due mondi possono<br />
tranquillamente andare avanti insieme.<br />
Nella discografia continuerò strenuamente<br />
ad impegnarmi nel lavoro di ricerca<br />
e riscoperta del nostro patrimonio,<br />
che mi piace pensare sia culturale prima<br />
ancora che artistico. Tra l’altro anche<br />
nelle autovetture prodotte negli ultimi<br />
due tre anni stanno sparendo i lettori<br />
Cd a vantaggio delle connessioni wi-fi e<br />
bluetooth. È solo uno specchio dei tempi<br />
che cambiano, ma è logico pensare che<br />
all’interno delle mura domestiche un<br />
buon impianto hi fi resti la fonte più autorevole<br />
per l’ascolto della musica.<br />
È logico che ci siano degli artisti che su<br />
vinile rendano più di altri. Mi viene in<br />
mente Rino Gaetano, i cui collezionisti<br />
si contendono ogni nuova release. Ma ci<br />
sono anche delle chicche, come i picture<br />
disc di Raffaella Carrà che esauriscono<br />
le nuove tirature in pochi giorni. Ci sono<br />
poi le nicchie di mercato, che in realtà<br />
hanno mantenuto sempre un flusso di<br />
vinile costante nel tempo. Parlo del jazz,<br />
dell’heavy metal, del blues e, appunto,<br />
del prog. Da un paio d’anni abbiamo<br />
comprato l’etichetta tedesca Century<br />
Media, che per ogni sua release, al ritmo<br />
di circa 6-7 titoli a settimana pubblica sia<br />
la versione Cd che vinile, spesso in edizioni<br />
particolarmente lussuose e costose.<br />
La Inside Out, label di prog moderno<br />
di Century Media ha pubblicato nel corso<br />
di questi anni gruppi fortunati come i<br />
Sons of Apollo di Mike Portnoy, i Kaipa,<br />
Spock’s Beard, Beardfish, Transatlantic,<br />
ma anche i dischi solisti di tre grandissimi<br />
chitarristi, tutti curiosamente di<br />
nome Steve: Hackett, ex Genesis, Howe,<br />
ex Yes, e Rothery, mente dei Marillion.<br />
Ecco tre perfetti esempi di successo di<br />
vendita in supporto vinile. Senza considerare<br />
che la Inside Out ha avuto il coraggio<br />
di volgere la propria attenzione<br />
ai grandi gruppi del passato, tuttora in<br />
attività, come gli americani Kansas o gli<br />
italiani PFM, tornati ad incidere un nuovo<br />
album di brani inediti, EMOTIONAL<br />
TATTOS, 11 anni dopo lo strumentale<br />
STATI D’IMMAGINAZIONE.<br />
E sono felice di poter anticipare il solido<br />
e concreto interesse della stessa etichetta<br />
anche per il potenziale nuovo album concept<br />
del Banco del Mutuo Soccorso. Potrebbe,<br />
ed è davvero d’obbligo utilizzare<br />
il condizionale, vedere la luce nel 2019.<br />
Il titolo è TRANSIBERIANA. Restando in<br />
Italia Lucio Battisti e Fabrizio De André<br />
la fanno da padroni, insieme a Rino Gaetano,<br />
ma anche Francesco De Gregori,<br />
Lucio Dalla e Ivano Fossati restano tra le<br />
discografie più apprezzate su vinile.<br />
Steve<br />
Rothery<br />
I COLORI DEL 91
Rory Gallagher:<br />
una storia Rock’n’Blues<br />
RICORDIAMO IL CHITARRISTA IRLANDESE NEL 40ENNALE<br />
DELL’ALBUM PHOTO-FINISH, UNO DEI SUOI MIGLIORI<br />
LAVORI. RILEGGIAMO INSIEME L’INTERVISTA CHE IL<br />
GIORNALISTA MARK STEVENS GLI FECE IL 1° DICEMBRE<br />
1978, PUBBLICATA NEL NUMERO DI FEBBRAIO 1979 DA<br />
TRIAD, RIVISTA DI LOS ANGELES.<br />
Rory Gallagher nasce a<br />
Ballyshannon (2 marzo<br />
1948), quasi sul confine<br />
tra la Repubblica d’Irlanda<br />
e il Nord Irlanda, più vicino<br />
a Belfast che a Dublino, anche se<br />
cresce a Cork. Muore a soli 47 anni<br />
al King College Hospital di Lon-<br />
dra (14 giugno 1995) in<br />
seguito alle complicazioni<br />
per il trapianto del fegato, dovuto ai<br />
problemi creati dall’alcolismo. Il chitarrista<br />
dallo strumento volutamente scrostato<br />
(Stratocaster Sunburst del 1961,<br />
numero di serie 64351, acquistata usata<br />
per 100 sterline al Crowley’s Music<br />
Center di Cork) ha avvicinato il rock al<br />
blues con purezza d’intenti, raramente<br />
riscontrabile in altri artisti, pure più<br />
celebrati, prima coi Taste (1966-1970)<br />
poi da solista. Aveva notevole tecnica,<br />
aggressiva e sofisticata, supportata da<br />
una voce sofferta e tagliente. Nel 1972<br />
la rivista Melody Maker lo incorona miglior<br />
chitarrista dell’anno, al secondo posto<br />
un certo Eric Clapton. Ancora oggi è<br />
considerato uno degli eroi più splendenti<br />
della sei corde, sia dal pubblico che dalla<br />
critica e dai colleghi. Joe Bonamassa,<br />
forse il chitarrista rock-blues più popolare<br />
al momento, non ha mai nascosto il<br />
profondo amore per lui; in concerto esegue<br />
a volte brani di Rory, tra cui Cradle<br />
Rock da TATTOO, potente rock blues,<br />
che evidenzia le radici di Bonamassa,<br />
molto vicine al blues revival europeo. Il<br />
21 ottobre 2011 Sandi Thom, cantante<br />
scozzese e ragazza di John, invita Donal<br />
e Dan Gallagher, rispettivamente fratello<br />
e figlio di Rory, al concerto di Bonamassa.<br />
Loro gli portano la leggendaria<br />
Stratocaster al London Hammersmith<br />
Apollo per suonare proprio Cradle Rock:<br />
ripeteranno il gesto il 30 marzo del 2013<br />
TOP ALBUM TASTE<br />
ON THE BOARDS (1970)<br />
TOP ALBUM GALLAGHER<br />
RORY GALLAGHER (1971),<br />
DEUCE (1971),<br />
BLUEPRINT (1972),<br />
TATTOO (1973),<br />
IRISH TOUR ‘74/LIVE (1974),<br />
CALLING CARD (1976),<br />
PHOTO-FINISH (1978),<br />
FRESH EVIDENCE (1990)<br />
In alto a sinistra Rory Gallagher a Manchester nel 1977.<br />
Sopra la copertina di PHOTO-FINISH.<br />
92 I COLORI DEL
Rory nel backstage<br />
all’Ulster Hall, Belfast,<br />
6 gennaio 1979.<br />
«ALCUNI<br />
MI VEDONO COME<br />
L’ULTIMO CROCIATO<br />
DEL BLUES PERCHÉ<br />
MI COMPORTO A MODO<br />
MIO, FREGANDOMENE<br />
DELLE REGOLE»<br />
RORY GALLAGHER<br />
alla Royal Albert Hall. Bonamassa ricorda<br />
quei momenti: “Amavo Rory. Da<br />
ragazzo rimasi impressionato da Cradle<br />
Rock. Pensai: Voglio essere così da<br />
grande. Guardavo le foto sui suoi album:<br />
sembrava uno dei ragazzi che lavorava<br />
nella fabbrica di mio padre. Aveva l’atteggiamento<br />
del working class hero. Un<br />
giorno Sandi, mi ha detto che mi avrebbe<br />
fatto il regalo di compleanno e di Natale<br />
insieme. Non avevo idea di cosa intendesse!<br />
Poi mi ha rivelato che Donal mi<br />
avrebbe portato la Stratocaster di Rory<br />
per suonarla. Ricordo di aver pensato: mi<br />
stai prendendo in giro? Invece era vero.<br />
Nel camerino ho trascorso un paio d’ore a<br />
guardarla: mi sembrava di stare insieme<br />
a Rory. Ho cambiato le corde, probabilmente<br />
era la seconda volta dalla sua morte.<br />
Poi l’ho collegata e iniziato a suonarla.<br />
Immediatamente ero in modalità Rory.<br />
Le armoniche, la sensazione di tenerla al<br />
collo. Era una grande chitarra, soprattutto<br />
era la SUA chitarra: prenderla in mano<br />
è stato il momento più bello che ho vissuto<br />
da fan. Lui ha suonato così tanto quello<br />
strumento che i contorni sono rovinati in<br />
molti punti. Potevo quasi percepire dove<br />
si erano posate le sue mani. È stato commovente.<br />
Avrei voluto suonarla tutta la<br />
notte, invece ho dovuto passare a una Les<br />
Paul per le mie altre canzoni”.<br />
Dal vivo Rory Gallagher era una potenza<br />
della natura e il pubblico ne era letteralmente<br />
affascinato, dall’inizio coi Taste<br />
(con cui suonò davanti a una folla oceanica<br />
all’edizione 1970 del festival dell’isola<br />
di Wight) alla fine nei club più piccoli.<br />
Eppure non era mai soddisfatto delle<br />
proprie performance, come testimoniato<br />
dal suo bassista Gerry McAvoy (poi nei<br />
Nine Below Zero): “Non discutevamo mai<br />
a proposito di quello che avremmo suonato.<br />
Rory semplicemente lanciava i brani<br />
senza avvertire: serviva l’aiuto di Dio<br />
se tu non eri pronto. Ogni performance<br />
era al massimo, proprio al limite, spesso<br />
ai confini del disastro. E noi alla fine lasciavamo<br />
il palco, dopo il terzo o il quarto<br />
bis, esausti e fradici di sudore, tra i rumorosi<br />
applausi dei fan, adoranti ed esausti<br />
anch’essi. Ma, qualsiasi fosse la reazione,<br />
era raro per lui essere veramente soddisfatto<br />
dell’esibizione”.<br />
Nel 2017 la Chinaski Edizioni ha pubblicato<br />
Il bluesman bianco con la camicia a<br />
quadri, primo libro italiano su Rory Gallagher,<br />
scritto da Fabio Rossi.<br />
I COLORI DEL 93
RORY GALLAGHER<br />
Locandina programmazione del Piper 2000 di Viareggio,<br />
estate 1972.<br />
The Venue,<br />
Londra, 1980.<br />
«CONOSCO TUTTI I TIPI DI BLUES... QUELLO<br />
DELLA CAROLINA, DI CHICAGO, DEL DELTA,<br />
IL RAGTIME BLUES, PERÒ AMO EDDIE<br />
COCHRAN, DJANGO REINHARDT O IL<br />
FLAMENCO. NON CREDO SIA SBAGLIATO»<br />
RORY GALLAGHER<br />
Come mai suoni allo Starwood Ballroom<br />
e non in una grande sala davanti ad un<br />
pubblico più vasto?<br />
Se avessi voluto avrei potuto suonare al<br />
Civic o allo Shrine. Questo tour è nato per<br />
i club, anche se qualcuno potrebbe pensare<br />
che sia dovuto a un calo di popolarità,<br />
ma non è così. Volevo solo andare nei<br />
club senza essere coinvolto in un grande<br />
guazzabuglio di concerti con Aerosmith<br />
e simili, cosa successa precedentemente.<br />
Volevo ritornare all’essenzialità della<br />
musica, vivere la mia musica nei piccoli<br />
posti per divertirmi. È una sensazione<br />
grandiosa, soprattutto ora con la nuova<br />
formazione. È dura suonare due volte a<br />
notte, perché non è per 45 minuti bensì<br />
per due o tre ore. È stato fantastico all’<br />
Elmer Campbell di Torontoe e al Bottom<br />
Line di New York per un paio di notti.<br />
Questo contatto diretto con la gente ti rimette<br />
coi piedi per terra. Ma la prossima<br />
il tour sarà più grande.<br />
Che cosa hai fatto negli ultimi due anni?<br />
Sei stato via per tanto tempo rispetto al<br />
tuo solito.<br />
Avevo pensato di pubblicare un album<br />
entro il primo gennaio 1978, infatti sono<br />
stato in studio l’anno scorso. Pensavo<br />
davvero che ci sarei riuscito, però mi<br />
sbagliavo. Ho lavorato duramente per<br />
riuscirci ma le cose si sono complicate<br />
in studio. Ho dovuto tornarci per un altro<br />
paio di settimane, in modo da incidere<br />
ancora. Non è servito a catturare la scintilla<br />
giusta: ho perso altri tre mesi in sala.<br />
Ad ogni modo ero stufo della situazione<br />
anche se quel lavoro mi costava una fortuna.<br />
Alla fine ho letteralmente rottamato<br />
l’album. Non avrei mai pensato che<br />
succedesse una cosa simile, c’era anche<br />
molta pressione per pubblicarlo ma non<br />
ero soddisfatto della qualità delle canzoni,<br />
anche se circa la metà sono finite<br />
nel nuovo. Proprio mentre il 33 giri stava<br />
per essere stampato ho preferito cancellare<br />
tutto. Intorno a febbraio mi sono<br />
rotto il pollice destro. Non riesco ancora<br />
a piegarlo completamente ma posso<br />
suonarci. Per sei settimane ho dovuto<br />
medicarmi e cancellare un tour tedesco.<br />
Ora il mio pollice è migliorato e mi ha<br />
permesso di effettuare un tour inglese.<br />
In estate, mentre mi stavo preparando a<br />
incidere nuovamente, ho deciso di cambiare<br />
la formazione della band dopo sei<br />
anni. Ho preso Ted McKenna alla batteria<br />
(The Sensational Alex Harvey Band,<br />
Greg Lake, Gary Moore, The Michael<br />
Schenker Group, Ian Gillan), eliminato le<br />
tastiere e sono andato in studio. Trovare<br />
un nuovo batterista è stato difficile. Non<br />
mancano i bravi musicisti a Londra ma<br />
molti non sentono il ritmo e il blues. Possono<br />
suonare indifferentemente come<br />
Billy Cobham o musica da discoteca.<br />
Sono stato fortunato nel trovarlo all’ultimo<br />
momento. Stavo effettuando audizioni<br />
ai batteristi quando l’ingegnere<br />
con cui lavoravo nello studio di Londra<br />
lo ha chiamato. Ci siamo subito presi. È<br />
venuto in tour e abbiamo inciso l’album<br />
in quattro settimane in Germania. Abbiamo<br />
lasciato lo studio di Londra perché<br />
non c’era l’atmosfera adatta. Londra<br />
è una grande città e, considerando tutti<br />
i casini che erano accaduti, avevo ca-<br />
94 I COLORI DEL
RORY GALLAGHER<br />
pito che mi sarebbe piaciuto lavorare ai<br />
Dierks Studios in Germania. Un piccolo<br />
villaggio, solo un hotel e due bar. Non<br />
dovevo guidare per andare in studio, dovevo<br />
solo alzarmi la mattina e camminare<br />
fino alla sala di registrazione.<br />
Lo studio è buono tecnicamente?<br />
Perfetto e ha 24 tracce, è situato a 13<br />
chilometri da Colonia. Abbiamo portato<br />
Alan O’Duffy, ingegnere irlandese che<br />
ha lavorato in Venus and Mars (Paul Mc-<br />
Cartney), Let it Bleed (Rolling Stones) e<br />
in molti lavori dei Kinks. Tutto eccezionale:<br />
posto e band. Abbiamo aggiunto<br />
alcune nuove canzoni e risistemato le<br />
altre. Tutto ha funzionato.<br />
Quali sono le nuove canzoni di PHO-<br />
TO-FINISH e cosa succederà a quelle che<br />
hai scartato?<br />
Mi piacciono ancora quelle, però mi<br />
sono reso conto che avevo scritto molto<br />
materiale dopo quelle sedute di registrazione,<br />
secondo me più in sintonia con<br />
alcune delle più vecchie. Le nuove canzoni<br />
sono così immediate: Shadow Play,<br />
Shin Kicker, The Last of the Independents<br />
e Cloak and Dagger. Le superstiti<br />
dal precedente sono Mississippi Sheiks,<br />
Brute Force And Ignorance, Fuel to the<br />
Fire e Cruise On Out. Ne sono rimaste<br />
fuori quattro. Quindi siamo tornati dal<br />
vivo: sei settimane in Europa, il miglior<br />
tour europeo in cui abbia mai lavorato. È<br />
stato molto divertente andare sul palco<br />
dopo i molti alti e bassi. Quando ti guardi<br />
indietro ti accorgi che del 1977 in fondo<br />
non erano proprio alti e bassi, ma a quel<br />
tempo lo sembravano davvero. Pensavo<br />
che la gente avrebbe detto: dove diavolo<br />
è l’album? Non sai più scrivere canzoni?<br />
Cosa c’è che non va in te? A volte vale la<br />
pena rifare qualcosa. Devi essere soddisfatto<br />
fino in fondo.<br />
Recentemente hai lavorato sulla tua voce<br />
con lezioni o altro?<br />
Per un periodo ho inciso troppi album e<br />
troppo velocemente. Questa volta ci ho<br />
messo due anni: un lavoro pesante, oltre<br />
a un sacco di concerti. Nel corso degli<br />
anni diventi più consapevole di cantare<br />
meglio. Stai semplicemente migliorando,<br />
diventi più forte. Non volevo troppe<br />
sovraincisioni vocali, preferivo fare tutto<br />
dal vivo. Mi sentivo terribilmente a disagio<br />
in studio mentre cantavo senza la<br />
chitarra tra le mani.<br />
The Last of the Independents sembra il<br />
seguito di In Your Town. In qualche modo<br />
parla di te?<br />
Alcune persone me l’hanno chiesto. Pensavano<br />
che fossi l’ultimo di un particolare<br />
gruppo di persone o qualcosa del genere.<br />
La canzone in realtà è nata dopo il titolo. A<br />
metà ho capito di essere stato influenzato<br />
da Chi ucciderà Charley Varrick?, film di<br />
Don Siegel del 1973 con Walter Matthau<br />
che rapina le piccole filiali bancarie dei<br />
paesi insieme alla moglie Nadine e ad un<br />
paio di complici. La storia è fondamentalmente<br />
questa. Il film di Charlie Varrick è<br />
stato sottotitolato The Last of the Independents.<br />
Ho amato la storia ma non ho<br />
mai visto il film, quindi posso solo cercare<br />
d’indovinare di cosa si trattasse. È una<br />
canzone che ha il buon suono di Bo Diddley.<br />
Ero consapevole del fatto che con<br />
quel titolo alcune persone mi avrebbero<br />
identificato come l’ultimo crociato del<br />
blues o l’indipendente duro e puro.<br />
Molte cose sono cambiate nel R’n’R negli<br />
ultimi due anni…<br />
Le cose sono diventate molto formali.<br />
C’è troppa musica da discoteca, molte<br />
band sono solo società di business nate<br />
a tavolino In Inghilterra si sentono così<br />
grandi che devono avere lo Shea Stadium<br />
oppure non suonano, oltre a 15 limousine<br />
e un palco stile Cecil B. DeMille.<br />
Ammiro la sobrietà che la new wave ha<br />
portato. Ma poi alcuni artisti della nuova<br />
ondata fingono di essere nati ieri, di non<br />
aver mai sentito parlare di Eddie Cochran<br />
o Muddy Waters. Questa cosa non<br />
è bella. Se guardo le classifiche ameri-<br />
Da sinistra Gerry McAvoy<br />
(basso), Rod de’Ath (batteria) e<br />
Rory Gallagher (chitarra). Marzo<br />
1973 , Musikhalle, Amburgo.<br />
Foto di Heinrich Klaffs.<br />
I COLORI DEL 95
RORY GALLAGHER<br />
«LA MIA AMBIZIONE<br />
FINALE, IL MIO<br />
PUNTO DI ARRIVO?<br />
SUONARE VERO»<br />
RORY GALLAGHER<br />
Quali canzoni del nuovo album ti piacciono<br />
di più. In che modo si integra con<br />
alcune produzioni del passato?<br />
Penso che sia diverso dal precedente<br />
CALLING CARD, che ancora mi piace.<br />
Ha buon suono e stimolante feecane<br />
gli unici dischi che mi piacciono<br />
sono quelli dei Rolling Stones e di Bruce<br />
Springsteen, mentre In Inghilterra le<br />
cose sono andate fuori dal seminato con<br />
new wave e punk. Infatti ci si trovano<br />
96 I COLORI DEL<br />
Rory a Milano a metà anni<br />
‘70. Foto di Renzo Chiesa.<br />
Hai citato i media. Molti musicisti rock<br />
creano un’immagine pubblica ben precisa<br />
ma tu non l’hai mai fatto. Anche<br />
Bruce Springsteen se ne frega.<br />
Springsteen e Bob Seeger. Il loro successo<br />
è incoraggiante, perché non ce l’hanno<br />
fatta con una canzone costruita a<br />
tavolino ma rimanendo se stessi. Credo<br />
che si possa riuscire ad avere successo<br />
senza tradire quello che sei. Che immagine<br />
ha Bob Seeger con i suoi lunghi<br />
capelli e barba? Sappiamo che ha una<br />
grande voce e una grande band. Non<br />
cerca di essere dieci persone diverse per<br />
piacere a tutti. Springsteen è un ragazzo<br />
che lavora sodo, però possiede un granpresenze<br />
meno istituzionali. Elvis Costello<br />
mi piace. Riesco a sentirci tanto<br />
del passato, ma lui non lo cita in modo<br />
un po’ furbesco, mentre Bruce Springsteen,<br />
che ammiro molto, è più onesto. È<br />
stato un fan del rock per anni, anche se<br />
ora propone le sue cose.<br />
ling generale; non ha, però, l’energia di<br />
PHOTO-FINISH, Penso che questo sia<br />
il miglior album che ho inciso. Le canzoni<br />
sono importanti e possiedono il<br />
ritmo giusto. C’è molta chitarra, ovvio,<br />
ma è funzionale al sound generale, non<br />
è il trip del mio ego; la cosa è più evidente<br />
perché ho eliminatole tastiere. Ho<br />
escluso le canzoni meno potenti perché<br />
volevo che fosse davvero una specie di<br />
calcio in faccia.<br />
Sai dove sei diretto?<br />
Questa volta ho avuto una bella visione<br />
prima di registrare: è diventata più chiara<br />
col passare del tempo. Adoro suonare<br />
la chitarra acustica, ma in questo momento<br />
è stata penalizzata dalla scelta<br />
di produrre un album ritmato e duro,<br />
non normale hard-rock & heavy-metal;<br />
come se la musica provenisse da un tirapugni.<br />
Alcuni critici dicono di me: suona<br />
un po’ di rock e blues, non sta cambiando,<br />
non sta progredendo. Le persone si<br />
aspettano che io cambi, ma sarebbe un<br />
falso cambiamento. Potrei incidere un<br />
disco fusion, potrebbe essere divertente,<br />
oppure reggae e indossare un cappello<br />
country & western. Così tutti direbbero:<br />
sta progredendo. In verità non sarebbe<br />
andare avanti ma solo giocare con<br />
i mass media. D’altra parte non voglio<br />
semplicemente ricreare la vecchia musica<br />
blues: voglio nuovi suoni. Ovviamente<br />
chiunque ascolti i miei album<br />
può capire che sono un fan del blues e<br />
del rock. Questa è la mia ambizione finale,<br />
il mio punto di arrivo: suonare vero.
RORY GALLAGHER<br />
de talento altrimenti il lavoro non basterebbe.<br />
Nel mio caso, ho avuto un certo<br />
grado di pubblicità in Europa, anche se<br />
mai grande come altri artisti. Sono stato<br />
abbastanza fortunato: ho avuto un seguito<br />
fantastico in Europa e in Giappone.<br />
Il tempo scorre molto velocemente, sai<br />
cosa intendo? Non penso alla fine della<br />
vita perché sono preoccupato per le cose<br />
più immediate, apparentemente piccole:<br />
concerto, sound check, viaggiare fino<br />
al prossimo locale. A lungo termine mi<br />
piacerebbe sicuramente essere popolare<br />
come Springsteen o Bob Seeger, anche<br />
se dubito che resisterei alla pressione<br />
nervosa che si creerebbe. In verità sono<br />
un musicista che vuole solo suonare<br />
quello che gli piace per un buon pubblico.<br />
Mi basta un ragionevole successo.<br />
Questo è il mio obiettivo principale, ma<br />
naturalmente sono un essere umano e<br />
ho un ego come tutti gli altri. Mi piace<br />
essere grande quanto penso di meritare.<br />
Bene, sono felice di quello che ho, non<br />
sono organizzato mentalmente per il<br />
successo come tanti altri artisti: questo<br />
infastidisce alcune persone che hanno a<br />
che fare con me.<br />
Cosa ti passa per la mente, ora e sul palco?<br />
Pensi alla musica, al blues o cosa?<br />
Non lo so. Anche quando salgo sul palco<br />
sono nervoso come agli esordi. Troppe<br />
cose a cui pensare: il suono della band,<br />
la gente, l’aspettativa che immagino, il<br />
piacere d’imbracciare la chitarra. Poi l’inizio<br />
del concerto spazza via tutto. Non<br />
riesco davvero a capire cosa sto pensando.<br />
Quando salgo sul palco, voglio dare<br />
divertimento e divertirmi a mia volta.<br />
Ovviamente se fossi spettatore sarei<br />
più rilassato, penso. Se hai il pubblico<br />
davanti devi colpirlo con le unghie per<br />
arrivare alla sua anima.<br />
Sei ottimista per il futuro del rock?<br />
Sono sempre ottimista riguardo alla<br />
musica in generale. Penso che finisca<br />
fuori strada di tanto in tanto. Mi preoccupa<br />
un po’ l’eccessivo controllo del<br />
business sulla musica, anche nelle radio.<br />
M’infastidisce il fatto che il sistema<br />
radio AM sia così rigido, che i DJ non<br />
siano autorizzati a riprodurre i dischi<br />
che amano per trasmettere ciò che la<br />
proprietà ordina. I controllori pensano<br />
di conoscere i gusti del pubblico, in realtà<br />
vogliono solo indirizzarli nella direzione<br />
più redditizia. Quindi trasmettono<br />
Grease e Disco Fever per 15 ore al<br />
giorno. Questo è troppo in stile Grande<br />
Fratello. Anche la radio FM è stata colpita<br />
da questo virus, secondo le richieste<br />
pubblicitarie. Non voglio tornare<br />
agli anni ‘60, che non erano neanche<br />
perfetti, però avevano la voglia di sperimentare.<br />
Le radio non suonavano solo i<br />
primi venti dischi della classifica.<br />
E in futuro cosa farai?<br />
Ho numerosi demo pronti che devono<br />
essere rimpolpati. Ho molte buone idee<br />
per le canzoni, alcune sono finite ma non<br />
sono ancora state provate. Dopo queste<br />
quattro settimane americane torneremo<br />
a suonare in Inghilterra, faremo anche<br />
qualche data irlandese per Natale. Quindi<br />
un piccolo tour spagnolo e portoghese.<br />
Per quanto riguarda il prossimo album,<br />
dipende dai risultati di PHOTO-FINISH.<br />
Potremmo registrare un altro 33 giri a<br />
gennaio/febbraio e pubblicarlo in estate<br />
o all’inizio dell’autunno (in effetti TOP<br />
PRIORITY uscirà a settembre 1979; ndr).<br />
Potremmo persino trasferirci qui, a New<br />
York o a Los Angeles. Altrimenti andrebbe<br />
in malora il duro lavoro che abbiamo<br />
svolto per farci conoscere in America.<br />
Mi piacerebbe essere conosciuto come<br />
Springsteen o Seeger, avere un album<br />
tra i primi dieci classifica: per ottenerlo<br />
devo essere ambizioso. Il pericolo è che<br />
se l’ambizione prevale sul divertimento<br />
sei nei guai. Alcune persone mi vedono<br />
come l’ultimo crociato del blues perché<br />
mi comporto a modo mio, fregandomene<br />
delle regole. Non m’importa essere un<br />
indipendente a tutti i costi, ma non voglio<br />
essere l’ultimo di niente.<br />
Cork, seconda città della Repubblica<br />
d’Irlanda come numero di abitanti,<br />
è situata alla foce del fiume Lee, che<br />
l’attraversa separandola in due.<br />
I COLORI DEL 97
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98 <strong>SUONO</strong> luglio 2018