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Batsceba Hardy - The-Apartment

Maria manages her bar in Berlin. Here she meets Sebastian, a real estate agent, and Emma, a foreign girl who arrived in Berlin almost by chance. Maria firstly is a spectator, then advisor and finally a participant in their love encounters. An inebriating trip in the apartments of old Ost Berlin. Batsceba Hardy, in other words when the poetry of the ordinary becomes extraordinary. And it acquires a golden color, a pastel hue that accompanies us in this story. While the reader forgets about what is happening around him and finds himself as if by magic in the Berlin 'apartment' where this sensual story is set, supported by an intriguing plot

Maria manages her bar in Berlin. Here she meets Sebastian, a real estate agent, and Emma, a foreign girl who arrived in Berlin almost by chance. Maria firstly is a spectator, then advisor and finally a participant in their love encounters. An inebriating trip in the apartments of old Ost Berlin.

Batsceba Hardy, in other words when the poetry of the ordinary becomes extraordinary. And it acquires a golden color, a pastel hue that accompanies us in this story. While the reader forgets about what is happening around him and finds himself as if by magic in the Berlin 'apartment' where this sensual story is set, supported by an intriguing plot

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Emma. Aveva di fianco una vecchia valigia di pelle, come quelle che trovi<br />

al Trödelmarkt di Arkonaplatz. Indossava un vestitino a pois bianchi e blu,<br />

anni Cinquanta, e un cappellino in testa con la veletta. Anche le scarpe le aveva<br />

comprate usate, leggermente più lunghe del suo piede, con la punta in su e i<br />

tacchetti consumati. Nemmeno lei aveva l’aria di essere italiana. Francese forse.<br />

Tedesca no. Troppo minuta, con i capelli castani e le mani bianche. Si era comunque<br />

perfettamente adattata alla città. Berlino è la patria di questi esseri<br />

fuori tempo, li incontri sui mezzi pubblici, nei parchi, nei locali. E ogni volta<br />

li noti, ma non pensi che siano ridicoli o fuori luogo, come ti capiterebbe di<br />

pensare a Milano, e persino a Parigi o Londra, dove le stranezze sono di casa.<br />

Questi personaggi hanno cucita addosso la rete Senhsucht che intreccia le vite<br />

della città. Una serena tristezza che sgocciola dal cielo, quasi sempre bianco. Inspiegabile.<br />

Fuoriesce dalle cantine, dai pavimenti delle strade. La respiri nei<br />

parchi, sulle rive dei laghetti. E l’attraversi con leggerezza, perché non si può<br />

essere più tristi della tristezza.<br />

Emma da quel primo giorno è sempre tornata nel mio locale. Praticamente<br />

ci soggiornava, taccuino sulle ginocchia e valigia al fianco. Aveva tre vestiti e li<br />

indossava a turno. Solo le scarpe restavano immutate, anche durante i tipici<br />

acquazzoni berlinesi, quando solo uno scafandro da immersione potrebbe salvarti.<br />

Mi ero limitata a chiedere nome e provenienza, come si fa con qualsiasi<br />

cliente. – Arrivo da Milano e non so nemmeno una parola di tedesco – mi ha<br />

risposto, e poi ha continuato come per prevenire ogni altra mia domanda: –<br />

Forse mi sono fermata qui a Berlino, perché per raggiungere i treni non esistono<br />

barriere da attraversare e non si ha la sensazione di far parte di una mandria<br />

diretta al macello. E il suono delle voci straniere diventa un tappeto su<br />

cui i miei pensieri rotolano senza distrazioni. Mi piace questo stato di non<br />

appartenenza. È come avere la patente di invisibilità. E io mi sono sempre sentita<br />

invisibile.<br />

Ho colto il messaggio. Non le ho più rivolto la parola se non per i soliti grazie<br />

e prego e mi sono limitata a spiare i minuscoli segni con cui riempiva il taccuino,<br />

ogni volta che mi piegavo per portarle il latte macchiato e il solito<br />

brownie. E l’annusavo. Profumava di biscotto allo zenzero. All’ora di chiusura,<br />

con la maniglia della valigia stretta nel pugno, arrivava in fondo al marciapiede<br />

L’appartamento / 9

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