Libera - Associazione Generale Cooperative Italiane
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Novembre 2011<br />
14 Archivio Storico-Culturale<br />
Luigi Mussini<br />
Luigi Mussini è considerato il protagonista della scena culturale senese<br />
nella seconda metà dell’Ottocento ed esponente di spicco della corrente<br />
purista.<br />
Figlio di Natale Mussini, maestro di cappella presso la corte prussiana,<br />
nacque a Berlino il 19 dicembre 1813. A soli sette anni, trasferitosi a<br />
Firenze, fu iniziato alla pittura dal fratello maggiore, Cesare. Qui ebbe<br />
l’opportunità di frequentare personalità di spicco, quali Giuseppe Giusti,<br />
Massimo D’Azeglio e Giovanni Battista Niccolini.<br />
Nel 1840, dopo aver studiato per dieci anni all’Accademia di Belle Arti di<br />
Firenze, si trasferì per quattro anni a Roma, dove si avvicinò alla cultura<br />
purista italiana e soprattutto a quella francese di Jean Auguste<br />
Dominique Ingres. Quattro anni dopo aprì a Firenze con lo svizzero<br />
Adolfo Stuerler, allievo di Ingres, una scuola d’arte in cui si proponeva la<br />
ricerca del modello artistico e figurativo dell’epoca tramite lo studio della<br />
tradizione figurativa italiana.<br />
Nel 1849, dopo essere stato volontario nella prima guerra di indipendenza,<br />
si trasferì a Parigi dove frequentò gli allievi di Ingres, Jean<br />
Hippolyte Flandrin e William Haussoullier. Due anni dopo si propose<br />
come direttore dell’Istituto di Belle arti di Siena. In questo periodo, il pittore<br />
fu occupato in una riforma dell’insegnamento accademico sullo<br />
sfondo dei lavori critici di Guasti, Milanesi e Pini, e in un’attività che prevedeva<br />
il riassetto della Galleria dell’Istituto ed ebbe culmine con l’edizione<br />
di due cataloghi cronologici. Morì a Siena il 18 giugno 1888 e fu<br />
sepolto nel cimitero della Misericordia nella tomba della moglie Luigia<br />
Piaggio, che era stata da lui eseguita nel 1865.<br />
Dopo la morte, nel 1880, su suggerimento dell’amico pratese Cesare<br />
Guasti, furono pubblicati gli Scritti d’arte, un insieme di corrispondenze<br />
e pensieri dell’artista.<br />
Virna Conti<br />
Chemins de fer en Italie, sostenendo che non si potesse prescindere<br />
da tale prezioso strumento di comunicazione.<br />
Insomma, in Italia, all’esordio degli anni ’40 dell’Ottocento, si<br />
creò un vortice culturale, vuoi di importazione vuoi autoctono,<br />
che cambiò i connotati alla società civile. Non vi fu<br />
ambiente culturale, professionale, artistico, artigiano, di aristocrazia<br />
liberale, che fosse immune dall’influenza delle novità<br />
scientifiche e delle innovazioni tecnologiche. Tutto ciò concorse<br />
a comprendere meglio lo stato reale dell’economia dello<br />
<strong>Libera</strong><br />
Stivale, i limiti che derivavano dalla divisione doganale, commerciale<br />
e produttiva dei sette Stati della penisola, l’arretratezza<br />
che i governi autoritari, in buona parte discendenti da<br />
monarchie straniere, imponevano con la loro visione autoritaria,<br />
quando non assolutistica, del governo. E la conoscenza<br />
dei problemi dei popoli divenne occasione di confronti e bilanci<br />
nonché anticamera di profondi sconvolgimenti. Nel volgere<br />
degli anni ’40 dell’Ottocento, l’Europa sarebbe diventata una<br />
polveriera, e l’Italia con essa. Giovanni Conti jr.<br />
cooperazione