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n° 2 dicembre 2011 - Ifuw Italia – Fildis sez. di Pavia

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150 ANNI DELL’UNITÁ D’ITALIA<br />

Francesca Di Caprio Francia*: “Lo sfruttamento minorile nella<br />

letteratura italiana dall’Unità al primo Novecento”<br />

<strong>di</strong> Paola Bernar<strong>di</strong>ni Mosconi<br />

1868, Parigi: la Società <strong>Italia</strong>na <strong>di</strong> Beneficienza lancia un appello affinché si ponga fine alla vergognosa,<br />

inaccettabile speculazione sulla tratta dei bambini.<br />

2009, Washington: Kailash Satyarthi richiama ognuno <strong>di</strong> noi al senso <strong>di</strong> responsabilità, invocando<br />

il forte impegno delle istituzioni e dei citta<strong>di</strong>ni nel contrastare la perdurante violenza contro i<br />

bambini.<br />

Dopo oltre centoquarant’anni dobbiamo constatare<br />

che, nonostante un crescente, <strong>di</strong>ffuso ed<br />

evidente miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />

dell’infanzia, milioni <strong>di</strong> bambine<br />

e bambini nel mondo sono ancora<br />

oggetto <strong>di</strong> soprusi e <strong>di</strong> sfruttamento.<br />

Muovendo da questa<br />

considerazione, Francesca Di Caprio<br />

Francia ricostruisce la storia<br />

della tratta dei minori italiani<br />

all’estero dall’Unità al primo Novecento,<br />

cui si affianca un’articolata<br />

e originale indagine su numerosi<br />

scrittori italiani che, nella<br />

propria opera, hanno affrontato<br />

il tema dello sfruttamento minorile.<br />

A partire dalla seconda metà<br />

dell’Ottocento una lenta, ma<br />

inarrestabile evoluzione del “sentimento dell’infanzia”<br />

coinvolge anche la letteratura, imponendole<br />

una <strong>di</strong>versa maniera <strong>di</strong> affrontare il problema<br />

dei fanciulli maltrattati e trasmettendole una<br />

nuova sensibilità, positivo riflesso <strong>di</strong> una società<br />

maggiormente comprensiva e rispettosa nei<br />

confronti dei bambini.<br />

Dal 1919, data della sua istituzione, il Bureau<br />

International du Travail si sforza <strong>di</strong> combattere il<br />

lavoro minorile, che considera violazione tra le<br />

più condannabili dei <strong>di</strong>ritti dell’uomo; la sua<br />

azione rimane però limitata perché in molti Paesi<br />

il lavoro dei bambini è in<strong>di</strong>spensabile alla sopravvivenza<br />

economica della famiglia. Non solo:<br />

250.000 bambini sono arruolati in eserciti e milizie<br />

e costretti a combattere e uccidere, mentre<br />

14,6 milioni <strong>di</strong> ragazzi al <strong>di</strong> sotto dei 14 anni profughi<br />

a causa <strong>di</strong> conflitti o <strong>di</strong> catastrofi<br />

ambientali e talvolta restano<br />

senza genitori.<br />

Senza parlare dei bambini vittime<br />

<strong>di</strong> violenze fisiche o sessuali,<br />

a volte attuate dagli stessi familiari<br />

(Si chiede l’autrice: la memoria<br />

del passato è servita per<br />

migliorare l’avvenire?).<br />

In <strong>Italia</strong> nel XIX secolo i bambini<br />

vennero sempre più sottratti al<br />

lavoro poiché la scuola faceva<br />

utile concorrenza alla fabbrica<br />

anche se tale cambiamento fu<br />

più lento, per maggiore arretratezza e povertà.<br />

E la prima legge è solo del 1886.<br />

Anche l’emigrazione gioca un ruolo importante<br />

sia per la “tratta dei bianchi” (migrazione <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni<br />

per esercitare mestieri girovaghi, <strong>di</strong> accattonaggio<br />

e <strong>di</strong> sfruttamento del lavoro minorile)<br />

sia nella “tratta dei fanciulli” ingaggiati per la<br />

questua o ridotti in schiavitù da gelatai, spazzacamini<br />

in tutta Europa, in particolare in Francia<br />

(vetrerie) o in Inghilterra (piccoli musicanti).<br />

Molto interessante nel testo è la bibliografia<br />

riportata, con esempi dei cosiddetti “contratti”<br />

che talvolta accomunano padri e figli, avviati<br />

entrambi ad una morte precoce.<br />

*Francesca Di Caprio Francia, nata a Genova, specializzata in Filologia, ha avuto esperienze professionali in <strong>Italia</strong> e<br />

all’estero; ha insegnato nei licei. È stata coor<strong>di</strong>natrice FILDIS delle Relazioni Internazionali (CRE); è socia FILDIS <strong>di</strong> <strong>Pavia</strong>.<br />

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