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Craving - Friuli Occidentale

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<strong>Craving</strong> e<br />

sensitizzazione:<br />

tra neurobiologia<br />

e stato d’animo<br />

vigore a quest'ipotesi a partire dalle ricerche di Niaura e di Kennedy sui markers neurovegetativi<br />

e quindi inconsci del craving.<br />

Sicuramente questo scontro ad alto livello fra ricercatori deve insegnare a noi operatori a diffidare<br />

delle troppo facili verità che ogni giorno ci vengono proposte ed imposte sulla tossicodipendenza,<br />

dove il metodo scientifico ha cominciato ad essere timidamente di casa solo da ieri o<br />

ieri l'altro.<br />

Ma l'argomento su cui sembra esserci più accordo, quello riguardante il rapporto tra sensitizzazione<br />

e psicosi, merita sicuramente alcune importanti riflessioni.<br />

In primo luogo l'ipotesi che un insulto neurobiologico continuato da parte di una sostanza<br />

tossica possa scatenare una psicosi attraverso un meccanismo apparentemente inusuale nelle tossicodipendenze<br />

quale la sensitizzazione, deve farci ulteriormente riflettere su questo tipo di pericolosità<br />

misconosciuta delle droghe. Va quindi inserita nell'educazione sanitaria la nozione che<br />

in alcuni soggetti predisposti, forse geneticamente, i guasti possono essere molto più gravi che<br />

per altri.<br />

In secondo luogo va tenuto presente che sul piano clinico poco ancora sappiamo su che cosa<br />

potrebbe realmente produrre l'uso cronico di grandi quantità di un composto come la MDMA<br />

(ecstasy), che ricordiamolo è una metanfetamina, dotata di neurotossicità, accertata negli animali,<br />

sui neuroni serotoninergici.<br />

In terzo luogo la sensitizzazione è un modello interessante anche per le psicosi da assunzione<br />

cronica di alcool. Sappiamo che l'alcool è detto "sostanza senza recettori" perché pare agisca<br />

su tutti. Sappiamo già che una parte della sindrome da astinenza alcoolica è dovuta alla attivazione<br />

- detta appunto eccitotossica - dei recettori per il N-metil-d-aspartato (NMDA), che sono<br />

invece depressi nell"intossicazione acuta.<br />

Sappiamo anche che - al contrario - l'assunzione cronica di alcool aumenta l'espressione di<br />

recettori degli aminoacidi eccitatori - NMDA appunto, e kainato (25) -, e probabilmente induce<br />

anomalie nella trascrizione e nell'espressione genica delle cellule. Nella letteratura, i dati relativi<br />

alle psicosi paranoidi da alcool sono ancora molto scarsi, se paragonati alla messe di dati relativi<br />

alle altre forme di tossicità proprie di questa sostanza. Eppure il fenomeno è sicuramente più<br />

consistente, e quindi più degno di interesse e, se possibile, di interventi preventivi e farmacoterapeutici,<br />

di talune psicosi da droghe illegali.<br />

Ma soprattutto vorrei fare un' altra considerazione, purtroppo molto più legata alla cronaca.<br />

Taluni ipotizzano che anche la cannabis in soggetti predisposti possa scatenare dei disturbi<br />

psicotici, anche se non si hanno strumenti per individuare a priori i soggetti predisposti. (26)<br />

Il fatto che il rischio di psicosi da cannabis è al momento statisticamente contenuto può farci trascurare<br />

quest'eventualità nel dibattito sulla legalizzazione? E se un'eventuale legalizzazione rendesse<br />

più drammatico questo rischio nella popolazione giovanile?<br />

In definitiva, credo che il problema delle psicosi da uso di sostanze andrebbe tenuto in maggiore<br />

considerazione, non solo sul piano della ricerca, ma anche su quello della clinica, della prevenzione<br />

e delle politiche sociali.<br />

B O O K S E I 20

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