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sentenza - La Privata Repubblica

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Le indagini ricevevano un altro fortissimo impulso quando Andriotta<br />

Francesco, un anno dopo, chiedeva di conferire con gli inquirenti e riferiva<br />

che durante un comune periodo di detenzione, tra il giugno e l’agosto 1993,<br />

Scarantino, dopo avere appreso dell'arresto di Orofino Giuseppe, gli aveva<br />

confidato di avere effettivamente ordinato il furto della 126 utilizzata come<br />

autobomba per la strage di via D'Amelio; che il furto della targa della Fiat<br />

126 della Sferrazza era stato deliberatamente denunciato il 20 luglio 1992<br />

da Orofino, nella cui autofficina era stata effettivamente caricata<br />

l’autobomba, per giustificare con la chiusura domenicale il ritardo<br />

nell’apprendere e denunciare il furto; che nella fase preparatoria<br />

dell'attentato era stata operata un'intercettazione telefonica per conoscere<br />

gli spostamenti del dottor Borsellino ad opera del fratello di un esponente<br />

mafioso vicino ai Madonia e che ai preparativi della strage e alle operazioni<br />

di caricamento dell'esplosivo aveva partecipato anche il cognato Salvatore<br />

Profeta.<br />

Sulla base delle dichiarazioni di Andriotta l’8 ottobre '93 veniva emessa nei<br />

confronti del Profeta ordinanza di custodia cautelare per strage e reati<br />

connessi. In precedenza, sulla base di altri elementi investigativi erano<br />

“caduti” nella rete degli inquirenti Giuseppe Orofino e Scotto Pietro,<br />

fratello di Scotto Gaetano, l’esponente di Cosa Nostra legato ai Madonia, al<br />

quale pareva riferirsi, a conferma degli elementi investigativi già acquisiti,<br />

la confidenza di Scarantino.<br />

Le rivelazioni di Andriotta su Orofino e Scotto Pietro suonavano riscontro<br />

agli elementi di prova già raccolti.<br />

<strong>La</strong> <strong>sentenza</strong> si soffermava, quindi, sugli elementi che inducevano a ritenere<br />

fondata l'ipotesi di un’ intercettazione abusiva sull'utenza telefonica della<br />

famiglia Fiore - Borsellino.<br />

Richiamava, in particolare, le testimonianze di Fiore Cecilia, nipote di<br />

Paolo Borsellino, abitante con la propria famiglia (in particolare con la<br />

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