20.05.2013 Views

Esperienza estetica A partire da John Dewey - Università di Palermo

Esperienza estetica A partire da John Dewey - Università di Palermo

Esperienza estetica A partire da John Dewey - Università di Palermo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

cui si è creduto <strong>di</strong> poter <strong>da</strong>r conto – per esempio – dell’arte. Ma tutto<br />

questo ha per noi il vantaggio <strong>di</strong> metterci sotto gli occhi posizioni ben<br />

delineate e implicazioni molto chiare, il che è sempre istruttivo.<br />

In terzo luogo, credo che il momento sia propizio per una riconsiderazione<br />

del problema. Dopo decenni in cui il tema dell’esperienza<br />

<strong>estetica</strong> era stato guar<strong>da</strong>to con sospetto e <strong>di</strong>ffidenza, gli ultimi anni<br />

hanno portato ad una sua riproposizione, anche in ambito analitico. Le<br />

tesi liqui<strong>da</strong>torie non mi pare go<strong>da</strong>no più <strong>di</strong> molta fortuna. L’esperienza<br />

<strong>estetica</strong> riconquista centralità, si torna a <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> come si possa caratterizzare,<br />

descrivere e utilizzare questa nozione, mentre si fa stra<strong>da</strong><br />

la consapevolezza che la sua eliminazione crea molti più problemi <strong>di</strong><br />

quanti ne risolva. Per <strong>di</strong>rla in una battuta, oggi molti filosofi analitici<br />

pensano che parlare <strong>di</strong> esperienza <strong>estetica</strong> può sì implicare che ci si<br />

muova in un circolo, magari vizioso, ma non parlarne, presumere <strong>di</strong><br />

poterne non parlare, ci chiude in qualcosa <strong>di</strong> peggio, un vicolo cieco.<br />

Il pendolo torna a oscillare <strong>da</strong>l lato dell’esperienza <strong>estetica</strong>.<br />

Non ho usato a caso la metafora del movimento pendolare. Infatti<br />

è possibile <strong>di</strong>re che alla filosofia angloamericana della prima metà del<br />

Novecento la nozione <strong>di</strong> esperienza <strong>estetica</strong> era tutt’altro che estranea,<br />

e che quin<strong>di</strong> la situazione che si sta delineando negli anni a noi<br />

più vicini rappresenta in qualche misura un ritorno, se non su vecchie<br />

posizioni, almeno a temi tra<strong>di</strong>zionali. Non credo sia necessario<br />

insistere a lungo su questo punto, <strong>da</strong>to che qualche semplice rinvio<br />

basterà a chiarirlo. È noto per esempio che all’inizio del secolo scorso<br />

un autore inglese, fortemente influenzato però <strong>da</strong>ll’<strong>estetica</strong> tedesca,<br />

come Edward Bullough, aveva teorizzato la “<strong>di</strong>stanza psichica” come<br />

caratteristica essenziale dell’esperienza <strong>estetica</strong>. Nello scritto del 1912<br />

Psychical Distance as a Factor in Art and an Aesthetic Principle, Bullough<br />

interpretava appunto in termini <strong>di</strong> “<strong>di</strong>stanza psichica” il tra<strong>di</strong>zionale<br />

concetto <strong>di</strong> “<strong>di</strong>sinteresse estetico”, e se ne serviva per marcare<br />

l’opposizione tra fatti <strong>di</strong> mero piacevole ed esperienze estetiche vere e<br />

proprie, fino a vedere nella <strong>di</strong>stanza psichica il principio fon<strong>da</strong>mentale<br />

<strong>di</strong> quella che chiamava “coscienza <strong>estetica</strong>”: «È la <strong>di</strong>stanza <strong>estetica</strong> a<br />

rendere l’oggetto ‘un fine in se stesso’. Ed è ciò che innalza l’arte al <strong>di</strong><br />

sopra della sfera dell’interesse in<strong>di</strong>viduale […]. È proprio la <strong>di</strong>stanza a<br />

fornirci uno dei criteri per <strong>di</strong>scernere i valori estetici <strong>da</strong> quelli pratici<br />

(utilitaristici), scientifici o sociali (etici) […] pertanto la <strong>di</strong>stanza <strong>estetica</strong><br />

incarna uno dei tratti <strong>di</strong>stintivi della ‘coscienza <strong>estetica</strong>’, <strong>di</strong> quella<br />

particolare mentalità o sguardo sull’esperienza e sulla vita che […]<br />

nella sua forma più significativa e sviluppata condurrà all’arte» 1 .<br />

Né si può <strong>di</strong>menticare che proprio l’<strong>estetica</strong> <strong>di</strong> <strong>Dewey</strong>, poco più <strong>di</strong><br />

vent’anni dopo, aveva fortemente contribuito a orientare la riflessione<br />

su alcuni caratteri dell’esperienza, ponendo quest’ultima in primo piano.<br />

Certo, è ben noto, ed è ben riba<strong>di</strong>to nella Presentazione scritta <strong>da</strong><br />

Giovanni Matteucci per questa nuova, importante e<strong>di</strong>zione dell’opera<br />

112

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!