Esperienza estetica A partire da John Dewey - Università di Palermo
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cui si è creduto <strong>di</strong> poter <strong>da</strong>r conto – per esempio – dell’arte. Ma tutto<br />
questo ha per noi il vantaggio <strong>di</strong> metterci sotto gli occhi posizioni ben<br />
delineate e implicazioni molto chiare, il che è sempre istruttivo.<br />
In terzo luogo, credo che il momento sia propizio per una riconsiderazione<br />
del problema. Dopo decenni in cui il tema dell’esperienza<br />
<strong>estetica</strong> era stato guar<strong>da</strong>to con sospetto e <strong>di</strong>ffidenza, gli ultimi anni<br />
hanno portato ad una sua riproposizione, anche in ambito analitico. Le<br />
tesi liqui<strong>da</strong>torie non mi pare go<strong>da</strong>no più <strong>di</strong> molta fortuna. L’esperienza<br />
<strong>estetica</strong> riconquista centralità, si torna a <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> come si possa caratterizzare,<br />
descrivere e utilizzare questa nozione, mentre si fa stra<strong>da</strong><br />
la consapevolezza che la sua eliminazione crea molti più problemi <strong>di</strong><br />
quanti ne risolva. Per <strong>di</strong>rla in una battuta, oggi molti filosofi analitici<br />
pensano che parlare <strong>di</strong> esperienza <strong>estetica</strong> può sì implicare che ci si<br />
muova in un circolo, magari vizioso, ma non parlarne, presumere <strong>di</strong><br />
poterne non parlare, ci chiude in qualcosa <strong>di</strong> peggio, un vicolo cieco.<br />
Il pendolo torna a oscillare <strong>da</strong>l lato dell’esperienza <strong>estetica</strong>.<br />
Non ho usato a caso la metafora del movimento pendolare. Infatti<br />
è possibile <strong>di</strong>re che alla filosofia angloamericana della prima metà del<br />
Novecento la nozione <strong>di</strong> esperienza <strong>estetica</strong> era tutt’altro che estranea,<br />
e che quin<strong>di</strong> la situazione che si sta delineando negli anni a noi<br />
più vicini rappresenta in qualche misura un ritorno, se non su vecchie<br />
posizioni, almeno a temi tra<strong>di</strong>zionali. Non credo sia necessario<br />
insistere a lungo su questo punto, <strong>da</strong>to che qualche semplice rinvio<br />
basterà a chiarirlo. È noto per esempio che all’inizio del secolo scorso<br />
un autore inglese, fortemente influenzato però <strong>da</strong>ll’<strong>estetica</strong> tedesca,<br />
come Edward Bullough, aveva teorizzato la “<strong>di</strong>stanza psichica” come<br />
caratteristica essenziale dell’esperienza <strong>estetica</strong>. Nello scritto del 1912<br />
Psychical Distance as a Factor in Art and an Aesthetic Principle, Bullough<br />
interpretava appunto in termini <strong>di</strong> “<strong>di</strong>stanza psichica” il tra<strong>di</strong>zionale<br />
concetto <strong>di</strong> “<strong>di</strong>sinteresse estetico”, e se ne serviva per marcare<br />
l’opposizione tra fatti <strong>di</strong> mero piacevole ed esperienze estetiche vere e<br />
proprie, fino a vedere nella <strong>di</strong>stanza psichica il principio fon<strong>da</strong>mentale<br />
<strong>di</strong> quella che chiamava “coscienza <strong>estetica</strong>”: «È la <strong>di</strong>stanza <strong>estetica</strong> a<br />
rendere l’oggetto ‘un fine in se stesso’. Ed è ciò che innalza l’arte al <strong>di</strong><br />
sopra della sfera dell’interesse in<strong>di</strong>viduale […]. È proprio la <strong>di</strong>stanza a<br />
fornirci uno dei criteri per <strong>di</strong>scernere i valori estetici <strong>da</strong> quelli pratici<br />
(utilitaristici), scientifici o sociali (etici) […] pertanto la <strong>di</strong>stanza <strong>estetica</strong><br />
incarna uno dei tratti <strong>di</strong>stintivi della ‘coscienza <strong>estetica</strong>’, <strong>di</strong> quella<br />
particolare mentalità o sguardo sull’esperienza e sulla vita che […]<br />
nella sua forma più significativa e sviluppata condurrà all’arte» 1 .<br />
Né si può <strong>di</strong>menticare che proprio l’<strong>estetica</strong> <strong>di</strong> <strong>Dewey</strong>, poco più <strong>di</strong><br />
vent’anni dopo, aveva fortemente contribuito a orientare la riflessione<br />
su alcuni caratteri dell’esperienza, ponendo quest’ultima in primo piano.<br />
Certo, è ben noto, ed è ben riba<strong>di</strong>to nella Presentazione scritta <strong>da</strong><br />
Giovanni Matteucci per questa nuova, importante e<strong>di</strong>zione dell’opera<br />
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