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da Paolo Steffan, Alcune «lucciole» per Nievo poeta

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S'allarga verdeggiando<br />

Dall'una ban<strong>da</strong> il prato,<br />

E pieno di muggiti entra e s'asconde<br />

Tra pioppi e argentei salci;<br />

E vengono le viti all'altro lato<br />

D'olmo in olmo <strong>da</strong>nzando<br />

A dondolar sull'onde;<br />

Sicchè l'alghe coi tralci<br />

Intessono ghirlande, e sembra il rivo<br />

An<strong>da</strong>rne via giulivo.<br />

(<strong>da</strong> Ippolito <strong>Nievo</strong>, Rosa, in Le lucciole, 1858 [pp. 361])<br />

Le «virtù dell'acqua» nelle Confessioni <strong>da</strong>nno subito un carico di positività alla<br />

fontana, positività che c'è anche nell'incipit della poesia, con «la bell'acqua azzurra», che<br />

più avanti si fa allegramente «rivo [...] giulivo»; i «bell'orizzonti di prati» di Venchieredo,<br />

poi, erano già in quel «prato» che «s'allarga verdeggiando | <strong>da</strong>ll'una ban<strong>da</strong>» a Romans,<br />

dove «ombreggiata spon<strong>da</strong>» rima con «fron<strong>da</strong> a fron<strong>da</strong>», aprendo a ricchezza di verdi<br />

varietà arboree autoctone, specificate pochi versi dopo in «pioppi e argentei salci», nonché<br />

un an<strong>da</strong>re «d' olmo in olmo»: così nelle Confessioni, il «bell'orizzonte [...] di boschi» si<br />

specializza, a<strong>per</strong>to anche qui <strong>da</strong> «una ombra così ospitale», in «ontani» e «saliceti» 27 .<br />

Anche soffermandosi solo su questi elementi, il quadro è visibilmente lo stesso; e<br />

altrettanto chiara appare la su<strong>per</strong>iorità estetica del brano del romanzo, seppure anche Rosa<br />

si confermi un idillio piuttosto godibile.<br />

Questa godibilità si deve alla grande capacità narrativa di <strong>Nievo</strong>, che, se già dà buoni<br />

frutti in questi versi, non poteva che farsi doppiamente manifesta nel romanzo. La vicen<strong>da</strong><br />

di Rosa e Gildo (vv. 49 sgg.) segue alla parte paesaggistico-descrittiva, la quale preludeva<br />

già ad una storia d'amore: dunque questo tipo di contesto, di fontane e rogge in pieno<br />

gorgogliante rigoglio, pare essere <strong>per</strong> <strong>Nievo</strong> la <strong>per</strong>fetta anticamera poetica del dialogo<br />

d'amore, ancor prima che del «puro Amore, oh della vita nostra | idillio vero eterno!» (vv.<br />

113-4); così infatti recitano i versi conclusivi di Rosa, dove il «tu» è l'Amore:<br />

Talvolta nei palazzi ancor tu guidi<br />

27 Curiosamente si tratta – <strong>per</strong> ovvie tangenze tra paesaggi geografici friulani e veneti – delle stesse<br />

alberature che, là «fratte e irrelate», qui invece edeniche, avevo trovato studiando l'ultima poesia di<br />

Andrea Zanzotto sia nei testi di a<strong>per</strong>tura di Meteo che in quelli di Conglomerati (si ve<strong>da</strong>no in particolare i<br />

testi di Morèr Sachèr e di Crode del Pedrè); come se la lettura del paesaggio fatta <strong>da</strong>i poeti, più che<br />

quella fatta <strong>da</strong>i pittori, ci fosse d'aiuto nella ricostruzione attenta della storia evolutiva, o nel nostro caso<br />

involutiva, del paesaggio a Nordest.<br />

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