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da Paolo Steffan, Alcune «lucciole» per Nievo poeta

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Ahi, quel Scirocco è un nostro<br />

Peculiar nemico,<br />

Che certo al tempo antico<br />

Non osava fiatar.<br />

(Ippolito <strong>Nievo</strong>, Bozzetti veneziani, XIII, Lo scirocco [pp. 327-8])<br />

Lo scirocco si annuncia subito «spurio figliuol», dunque 'figlio reietto', modo poetico<br />

<strong>per</strong> <strong>da</strong>rgli del 'bastardo', poi è «Circe dei sommi ingegni», dunque un vento maliardo, che<br />

devia gli intelletti e li addormenta, causando la caduta «de' regni», nel nostro caso della<br />

Serenissima.<br />

Insomma, in poesia lo scirocco risulta essere <strong>per</strong> <strong>Nievo</strong> decadimento di Venezia e della<br />

sua grandezza politico-economica e culturale, un vento «che certo al tempo antico | non<br />

osava fiatar», come recitano gli ultimi due versi del Bozzetto; <strong>da</strong> qui parte il legame con<br />

un'immagine insistita nelle Confessioni, che così entra in gioco, nel capitolo XIX,<br />

accompagnando sempre poi lo stesso <strong>per</strong>sonaggio e, successivamente, intaccando lo stesso<br />

narratore:<br />

Monsignore Orlando invece ci accolse così tranquillo e sereno come appunto tornassimo<br />

allora <strong>da</strong>lla passeggiata d'un'ora. La sua nobile gorgiera si era stradoppiata, e camminava<br />

strascicandosi dietro le gambe, e lo<strong>da</strong>ndosi molto della propria salute, se non fosse stato quel<br />

maledetto scirocco che gli rompeva i ginocchi. Era lo scirocco degli ottant'anni, che ora<br />

provo anch'io e che soffia <strong>da</strong> Natale a Pasqua e <strong>da</strong> Pasqua a Natale con una insistenza che si<br />

fa beffa dei lunarii.<br />

Mentre la Pisana buona e spensierata faceva festa allo zio, e si divertiva di inquietarlo sulla<br />

durata del suo scirocco, io riuscii pian piano a rappiccar conoscenza colle vecchie camere del<br />

castello.<br />

(<strong>da</strong> Ippolito <strong>Nievo</strong>, Le confessioni di un italiano, cap. XIX [pp. 725-6])<br />

E ancora, in un dialogo tra Monsignore e Carlino:<br />

Monsignore mangiava come avesse vent'anni; io, vicino a lui e un po' sbalordito <strong>da</strong>gli<br />

inopinati accidenti che m'intervenivano, lo doman<strong>da</strong>i non so quante volte della sua salute<br />

durante il pranzo. Mi rispondeva fra un boccone e l'altro:<br />

- La salute andrebbe a meraviglia se non ci fosse questo benedetto scirocco! Una volta non<br />

era cosí. Te ne ricordi, Carlino?...<br />

Peraltro non pioveva <strong>da</strong> un mese; e fra tutti i popoli d'Italia Monsignore era il solo che<br />

sentisse lo scirocco.<br />

(<strong>da</strong> Ippolito <strong>Nievo</strong>, Le confessioni di un italiano, cap. XIX [pp. 737-8])<br />

Da quest'ultimo commento si intuisce un legame con il distico conclusivo della poesia,<br />

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